Cosa lo aveva risvegliato?
Non lo sapeva nemmeno lui con precisione.
Forse la rabbia nei confronti del cuoco.
Forse la voglia di dimostrare che lei apparteneva solo a lui.
Forse il desiderio di lei.
O, semplicemente, tutto questo fuso assieme.
Il mondo temeva quella belva, assetata di sangue e di violenza.
Ma lei no.
Lei amava quel demonio.
E lui si lasciava avvicinare solo da lei.
Solo lei era in grado di placarlo, una volta venuto alla luce.
Quella bestia che l’amava con tutta se stessa, trovando pace nel solo istante in cui poteva sentirla sua.
Gemeva, ringhiava, ruggiva sulla sua rosea bocca.
I rispettivi profumi di mandarino e alcol si fondevano all’odore di salsedine che aleggiava per la nave, dando vita a quella fragranza che sapeva di loro.
Ormai erano entrambi al limite.
Le pareti di lei si strinsero intorno al suo membro, gonfio e pulsante.
I gemiti si fecero più acuti.
Con un’ultima spinta, raggiunsero entrambi la meta ambita, quel paradiso fatto di tutto e di nulla.
Si riversò in lei, riempiendola del suo seme caldo.
E la bestia tacque.

Lo Specchio delle Brame è forse uno degli oggetti più interessanti che esistono nel mondo magico.
Cosa succederebbe se Hermione riuscisse a guardare dentro di esso?

Quegli occhi…
Era quasi impossibile sostenerli.
Solo pochi prediletti vi riuscivano.
Era un uomo cupo, silente e poco amichevole.
Tutto il contrario del suo Rufy.
Eppure…non riusciva a non incrociare il suo sguardo freddo…

Il primo vero tenero calore lo provo quando Miss. Linx mi si avvicina, facendo le fusa. Mi carezza una gamba con tutto il piccolo corpo, poi mi frusta leggermente con la coda quando si accorge di Ian. Lo ama, quasi quanto ama me ormai, ma non avevo mai provato tanta gelosia quanta ne provo adesso.
“Ciao cucciola, come stai? Non ci vediamo da un sacco di tempo” – comincia a dirle Ian, piegandosi sulle ginocchia per salutarla. Ha lasciato anche la porta aperta, troppo preso dai saluti. La chiudo io e tolgo gli ingombranti bagagli di giacca e borsa, occhiali da sole, deponendoli all’entrata sul mobile appendiabiti.
Sento la mia gatta rivolgergli un sacco di miagolii dolci, come di assenso, e mi guardo allo specchio sbadigliando.
“Non ti ho abbandonato, ma il tuo papà ha problemi con la mamma...” – soffia, facendomi scoppiare a ridere sarcastica.
“Quando avrai finito di spiegare la situazione alla gatta, magari potrai spiegarla a me.” – acidamente gli scocco un occhiata, scuotendo il capo come se quella scena fosse patetica. E lo è eccome.
“Nina ascolta...”