Da quando era ad Auschwitz aveva visto trentasette cieli bianchi, sessantatré cieli neri e ottantacinque cieli grigi.
Era il suo modo per non impazzire, guardare il cielo mutare sopra di lui, e quello era il primo cielo azzurro che avesse visto da quando la sua conta era iniziata.

Steve e Tony non sono in grado di tenere le loro mani a posto e non sono nemmeno capaci di arrivare ad un dannato letto. Riusciranno nella loro impresa?

Maylor (Brian May/Roger Taylor)
1969/1988
Dal primo capitolo:
- Roger, ti sei mai preoccupato per i sentimenti di qualcuno che non sia Tim? – lo interruppe Brian, calmo. Tranquillo, anche troppo, ma il suo cuore era sprofondato. Non riusciva più ad ascoltare le sue parole, le sue urla, i suoi attacchi e le autocommiserazioni. Per lui importava solo Tim. Era solo, lo aveva appena detto. Solo, senza Tim. E lui cos’era, allora?
Il ragazzo dagli occhi azzurri socchiuse la bocca, fermandosi. Deglutì. – Io… sì. Che razza di…
Brian gli si avvicinò, guardandolo negli occhi, toccandogli leggermente il petto con un dito magro. – Io invece penso proprio di no.
Lo scansò prendendolo per le spalle, facendosi spazio dietro di lui, uscendo dalla camera e chiudendo delicatamente la porta.

«La vita è breve e se ci negassimo tutto ciò che può arrecarci felicità, cosa ne sarebbe di noi?»
Lo scrittore restò a bocca aperta, letteralmente, a quella frase a dir poco meravigliosa che lui stesso si era ripetuto più volte, quando si spaventava al punto tale da inibirsi fino a starci male per notti intere.
[ Maylor ]

Era appena scoppiata una specie di rissa nel locale.
Stupidi marinai tedeschi, mezzi ubriachi e mezzi strafatti di Dio solo sa cosa, avevano continuato a insultare loro e gli altri gruppi che si esibivano al Kaiserkeller, e avevano finito per far perdere la pazienza ad alcuni spettatori altrettanto ubriachi e insomma, ora se le stavano dando di santa ragione.
Se solitamente John adorava assistere a questo genere di spettacoli, quella sera non era dell’umore giusto.
[Buon compleanno, Anya!]

Tre one shot, autonome ma allo stesso tempo connesse tra loro, per raccontare l’amore di Jimmy e Robert attraverso gli anni.
Tre movimenti della stessa suite, indipendenti ma destinati a completarsi, come la voce di Plant e la chitarra di Page.
Tre fasi della stessa Opera alchemica, che può legare eternamente due anime nella magia dell'amore.

Dividere una mansarda con un estraneo è sempre impegnativo. Se però l'estraneo sveglia mezza città alle tre di notte perché facendo sesso grida come un pazzo, ti fa trovare i suoi calzini sporchi nel frigorifero, si dimentica di riciclare la plastica e ha i capelli tinti di rosa, la situazione diventa davvero complicata.
“E tu, Demian,” chiese Leonora “non hai paura di essere solo?”
“Io... no. Solo è chi chiude il suo cuore. Ciò che temo non è di non essere amato, ma di non trovare qualcuno a cui dare il mio amore.”
Il tema di questa storia è la devozione d'amore: quando si dona il cuore a una persona senza chiedere niente, ma proprio niente in cambio. E allora, se un ragazzo speciale ha dimenticato se stesso come in un lungo sonno, esiste qualcuno capace di ricordargli che, oltre il tetto, ci sono ancora le stelle. Perciò non fatevi ingannare dalle apparenze: comincia come una commedia leggera e frivola, ma se le date tempo, diventa molto di più. Come i suoi protagonisti.
[Finora (forse) la mia storia completa più bella]