- Credo di essermi innamorato di te -
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- Va bene così Chanyeol, volevo solamente dirlo -
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- Non smetterai di piacermi, Chanyeol, dovresti tenerlo presente -.
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- Non ho mai chiesto nulla indietro -.
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- Se pensi che dovremmo allontanarci perché temi di ferirmi, dovresti avere più alta considerazione di me e di ciò che posso sopportare -.
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- E' così che sono sempre andato avanti nella vita, senza aspettarmi nulla dalle persone. Voglio solo sentire e posso farlo da solo. I sentimenti reciproci sono pericolosi, specialmente in situazioni dove si presuppone che non senta nulla -.
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Chanyeol viene investito così, all'improvviso, dalla confessione più inaspettata della sua vita.
Baekhyun appicca il fuoco e fugge, lasciandolo confuso e con una rabbia e una delusione cocenti. Una strada lunga verso l'accettazione che anche il rapporto più solido può cambiare radicalmente. Una strada ancora più lunga e tortuosa per smettere di temere la felicità, per capire che è giusto pretendere qualcosa per sé, che lasciarsi amare non rende deboli. Che amare rifiutando di ricevere qualcosa in cambio non può lasciare le cose invariate. Una lotta contorta iniziata una sera alle Hawaii e che li porterà a capire che loro due, insieme, sono sempre esistiti, solo che non avevano mai voluto vedere davvero.

Come fai a dire ad una tua amica che forse sei andata a letto con il suo fidanzato? Come fai a dire ad una tua amica che forse il ragazzo che le piace da sempre ha passato la notte con te?
Ayame potrebbe rovinare la vita di Rin e Kagome se solo pronunciasse il nome della persona con cui ha passato una serata di baldoria. Peccato che non si ricordi il suo volto.
Tuttavia, in questo gioco degli equivoci in cui è l'alcool che tira le fila, solo lo sfiorarsi di due mani potrà chiarire la questione. E vedere chi dice bugie e chi cerca di nascondere la verità.
**Fanfiction scritta per il contest “Immaginando...” indetto dal gruppo su Facebook “Takahashi Fanfiction Italia”**

[Capitolo 3]
..Alzo lo sguardo incontrando gli occhi grandi di Kim Jonghyun, che mi fissa con uno sguardo furbo e divertito.
Continuo a fissarlo fino a quando non parla -Ti propongo una sfida!- dice mostrando quel suo bellissimo sorriso.. Ehi no! Riformuliamo. Mostrando il suo ghigno irritante!
-Non m'interessano le sfide.- dico semplicemente abbassando lo sguardo e ritornando a fare quello che stavo facendo.
-No! Questa potrebbe interessarti..-
|JongKey| Accenni 2Min|

Non credeva ai suoi occhi.
Strinse fra le mani quella foto dai colori sgargianti. Lo sfondo di quell'immagine le era familiare, sarebbe stata in grado di riconoscerlo fra mille: erano in casa di Chul Moo. Il ragazzo sulla sinistra era così diverso da quello che vedeva tutti i giorni in libreria. I capelli biondo platino, le braccia piene di bracciali, l'aria di chi si stava divertendo. Il sorriso stampato sulle labbra. Al suo fianco, un Jonghyun dai capelli folti e castani, la pelle più ambrata di ora. Le sembrava quasi di sentire il suo profumo inconfondibile. Sembrava quasi una festa ma ciò che la colpì di più fu il suo sguardo.
Quello sguardo.
Fisso su Kibum che sembrava non essersi accorto di nulla.
Quello sguardo che gli aveva visto già un'altra volta.
**
- C'è qualcosa che voglio o meglio qualcuno. Voglio te, in cambio.- .
Le sue parole arrivarono come uno schiaffo in faccia. Fredde come il vento che si era alzato.
- Come...? - sussurrò la ragazza stordita.
- Voglio che tu venga via con me.- ripetè quello impassibile.

Un ragazzo rassegnato alla vita, un altro a cui della vita non importa granché.
L'incontro di due anime, la consapevolezza di un prossimo brusco addio.

[ARE YOU A LIAR?]
Taemin è sveglio e vivo e la sua mano calda è palpitante in quella di Minho. L’orizzonte è magnifico. Il cielo striato dalle nubi nasconde un lilla lucente, segno degli ultimi grammi di luce e oro rosso, dopo il tramonto. Sul mare si appoggiano le nubi scure e silenziose, galleggiano sopra un infinito azzurro, poi nero. Gli scogli sono dietro di loro e davanti a loro, le onde tranquille sciabordano come il respiro di un gigante. Gli ultimi bagnanti sono lontani, lungo la riva. In un altro mondo, in uno sereno, è stagione di vacanze. Le spiagge si svuotano lentamente dopo il tramonto, la vita si sposta in città.
Lasciatela spostare, qui c’è bisogno di calma e di solitudine. Una solitudine che non fa paura, tutta speciale, mitigata dalla sua mano stretta in quella di Minho.

**Fanfiction vincitrice del contest di Natale "Sfida a catena" indetto dal gruppo facebook "Takahashi Fanfiction Italia"**
Kagome è una studentessa all'ultimo anno di Belle Arti. E' quasi Natale e fra i ragazzi fervono i preparativi per le feste imminenti. L'ultimo giorno di lezione prima delle vacanze, il suo professore regala un esame a sorpresa. E cosa potrebbe accadere se il suddetto esame consistesse nel ritrarre un restio modello in carne ed ossa?

"Era un'ora indegna di quello che non si poteva più chiamare mattino, con fatica stava preparandosi un caffè e l'unica frase che continuava a trapanarle il cervello era: 'Ma come diamine ho fatto?!?'
Più stupida, irrazionale, azzardata di così non avrebbe potuto essere. Idiota, idiota, idiota. Rimpiangeva di non essersi sbronzata totalmente: sarebbe bastata un'altra tequila e avrebbe concluso la serata serenamente collassata su un divanetto. E avrebbe evitato di fare quella....diamine, non riusciva neanche a dirlo. Coraggio, Rin. Scommessa.
Lei aveva fatto una scommessa."
Era pronta, erano pronti, ad affrontarne le conseguenze?
{La scommessa è un pretesto, un'occasione, non il fulcro della storia, che invece si concentrerà su tutto ciò che ne conseguirà. Enjoy!}

Rin gemette dallo sconforto – Non credo sia una buona idea. Quando provo a cucinare, Sesshomaru ha sempre quell’espressione tesa e preoccupata, come se si aspettasse di vedere le pentole andare a fuoco da un momento all’altro… -
- Ma stavolta non sarà lì ad osservarti. – osservò l’amica – Stavolta sarà una sorpresa! –
Una sorpresa. L’idea era giusta, era perfetta. Ma nel pratico come avrebbe potuto evitare di trasformarla in un completo disastro?
(leggerissimo seguito di "50 e 50", piccola parentesi di vita coniugale)

Avevano continuato a parlare per un po’ e infine Rin si era alzata, anche piuttosto goffamente, strusciando la sedia sulle piastrelle e producendo uno stridio che gli aveva fatto venire i brividi.
Gli aveva sorriso a mo’ di scuse – Sono sempre così imbranata? –
- Un disastro. – aveva risposto, senza esitazione – Spesso inciampi sui tuoi piedi, a volte persino nel niente. E’ perché sei distratta. Hai tempi di reazione più lenti di quelli di un ghiro in letargo. –
Lei aveva arricciato le labbra – Che metafora forbita. –
- Si comunica per immagini. – aveva detto, con tono spicciolo e un lieve ghigno a increspargli le labbra.

Entrò nella stanza di Sango con un sorriso genuino a illuminarle il volto, ma si bloccò dopo appena un passo.
Appeso a una gruccia di legno torreggiava accanto al futon un bellissimo kimono rosa con stampe di fiori di loto bianchi. Loto: forza, purezza, determinazione. Crescita. L’obi, di un rosa più scuro, terminava con un grande fiocco bianco. Rin si avvicinò e sfiorò, tastò, toccò con mano quella stoffa liscia e luminosa, e sentì la seta rinfrescare le sue mani sudate. Si ritirò di scatto, per paura di poterlo rovinare anche solo guardandolo.
- Ti piace, eh? – la voce di Sango le giunse alle spalle.
- Lo adoro. – si ritrovò a dire in un sussurro. – Il signor Sesshomaru è stato qui? – chiese immediatamente, animata dal pensiero. Era tornato, e le aveva fatto una sorpresa? Se ne era ricordato? Voleva vederlo, e ringraziarlo, e chiedergli se adesso finalmente era pronta per una vera avventura insieme a lui.

Si dice che cogliendo la rosa, questa perda il suo valore, il suo fascino. Si dice che dopo aver assaporato il frutto, non ci sia più nessuna attrattiva in esso, perché non c’è più la voglia di scoprirne il sapore.
Si dice che il seme della giovinezza appassisca se colto troppo presto. L’innocenza è una cosa preziosa, che va coltivata col tempo.
Niente si spense in Minho, con la sua maturazione. Anche dopo che Jonghyun ne ebbe colto il fiore più bello, questo rimase vivo e attraente e di un rosso così profondo da avvolgere ogni cosa. Anche dopo averlo preso, non era sfiorito in lui il fascino del suo mistero.

Non mi serve vederti.
So tutto di te.
So che quando eri bambino volevi fare l'astronauta, ma poi ti hanno seduto davanti ad un pianoforte e ti sei scordato dello spazio in un battito di ciglia.

“Kibum, perché continui a pretendere che il giorno non nasca? L’alba non è poi così male.”
“Sì, se ti costringe ad andare via.”
Questa è una storia sull'amore e sul peccato.