Era l’essere più lontano da Ben in tutto l’universo.
Eppure lo attraeva a sé, come nient’altro nella sua vita.
se questo non è un sentimento forte, non so cosa altro possa essere, credimi... io penso che, quando si riescono a descrivere certe cose con una tale poesia, significa che i personaggi sono lì, incastrati tra le dita, e sono loro a volere che tu possa esprimerli, sia nel singolo che nell'insieme, come loro vogliono essere visti. Qui si parla ancora di altro, di un rapporto che non è amore, all'inizio nemmeno amicizia, ma si tratta di salvezza mia cara Violet.
Mi piace da impazzire come sei riuscita a costruire in modo così umano questa storia, fino ad ora. Ma la cosa che più apprezzo è il lessico. Si tratta di bambini, dunque tu ci narri la storia attraverso di loro. Non parlo di uno stile semplice, perché non lo è. Parlo delle introspezioni. Sono vivide: piene di paura, quella che è legata a cose che forse non si possono capire. O un entusiasmo, come quello di Poe, fatto di iperattività comune tra i ragazzini molto svegli che, in futuro, dimostrano grandi abilità. Laddove poi Poe è impulsivo e agisce senza pensare, Ben è tutto il contrario: fa di tutto per tenere a bada i propri potere, col ricordo di Kane (e sono felice che ce la racconterai nel prossimo capitolo) e di ciò che è stato capace di fare ma, malgrado questo, il suo stato d'animo non gli permette sempre di trattenersi. Lo sente, sa che c'è qualcosa che lo smuove, che quasi prende iniziativa al posto suo, e Ben, come è giusto che sia, ne è spaventato. Ecco cosa mi piace di questi personaggi: sei riuscita a renderli bambini mantenendo però le loro caratteristiche in potenza. Sappiamo che saranno loro e non ci è difficile pensare che da bambini fossero così.
Per quanto riguarda invece Nathaniel, ho trovato geniale la parte della battuta di Poe, al quale tutti ridono, ma è una provocazione che Nathaniel raccoglie e laddove una battuta su una fidanzata è tollerabile, quello su una madre – anzi, su entrambe le madri dei due ragazzini, non lo è. Non lo è perché Poe combatte alla pari, e sa dove fermarsi, e invece tu affronti un tema terribilmente attuale, anzi, un tema che purtroppo sarà sempre forte, specie in un'età come la loro: il bullismo. Dove Poe difende, Nathaniel attacca con la sua lingua velenosa, nel tentativo di ferire e basta, sapendo di essere forte e che sono numericamente maggiori.
La sfida contro lo "sfigato", Ben, è quella di mostrare i suoi poteri come se appunto dessero per scontato che non li possiede, quando il ragazzino fa di tutto per nasconderli, per tenerli a bada, e si ritrova ad usarli senza volerlo, solo mosso però dalla rabbia e, concedimelo, anche un forte senso di giustizia, nei riguardi delle cose dette su sua madre.
E Poe è sempre il cuore. Poe è il cuore tra i due, quello che pensa poco e si esprime con l'anima. Ben il cervello, che però tenta di spegnere per paura di ferire. E quando Poe si prende le responsabilità dell'altro, si capisce davvero perché funzionano assieme, mia cara Violet, e perché li vedi così affini... e qui lo vediamo perfettamente anche noi – o, parlo per me, io lo vedo.
Poe si prende la colpa, ma in verità è un modo per ricambiare il favore. Vuole che Ben sappia che gli è grato per averlo salvato, ma sa anche che chi ci rimetterebbe meno, tra i due, è lui. Perché un conto è azzuffarsi consapevolmente, un conto è spezzare un polso senza nemmeno usare le mani. Poe sa.
E, nel finale, con questo Poe che sviene, ma ancor prima di farlo DEVE parlare per forza, mi ha intenerito e divertito allo stesso tempo. Proprio da lui ♥
E nulla, ho aspettato molto, ma ogni volta ne vale decisamente la pena. So che questo capitolo ti ha fatto dannare, ma se può tirarti su, sappi che l'ho adorato e che i tuoi sforzi sono stati ripagati con la mia anime, che ti voglio donare, basta che me ne dai ancora ** Ne voglio ancora, di questi due, per favore **
Dunque a presto, spero,
Un abbraccio (da un metro ma pieno d'affetto)
Miry |