Recensioni per
Nevrè
di aurora giacomini

Questa storia ha ottenuto 11 recensioni.
Positive : 11
Neutre o critiche: 0


Devi essere loggato per recensire.
Registrati o fai il login.
Recensore Veterano
07/08/23, ore 00:25
Cap. 11:

Ciao <3

Ebbene, eccoci qui. Immagino che si debba sempre arrivare alla fine, in un modo o nell’altro. Sono stato interrotto un mucchio di volte, durante la lettura di quest’ultimo capitolo… forse qualcosa non voleva farmi arrivare in fondo troppo in fretta.
Conosciamo una, di queste cose. Via di I.N.R. di prepotenza!
C’è un certo signore di una certa età, di cui non riferirò il nome qui, che ha avuto la brillante idea di ammucchiare un mucchio di candele alla citronella – di quelle del tipo tea light, per intenderci – dentro un portaincenso di terracotta o qualcosa di simile insomma, per poi coprire il tutto con un altro portaincenso. “Tengono lontane le zanzare, perché lo zampirone da solo non basta”, sostiene. Ha acceso tutto, l’ha messo in giardino ed è venuto tranquillo tranquillo a cena. Oltretutto è già da qualche giorno che lo fa, infatti anche l’altra sentivo odore di bruciato e ho spento tutto in camera mia credendo che qualche presa elettrica stesse partendo. Risultato? Le fiamme hanno sciolto la plastica dei portacandele e l’hanno incendiata, hanno spaccato la terracotta e, se il sottoscritto fosse uscito soltanto qualche minuto dopo per portare fuori la spazzatura, si sarebbe trovato un bell’incendio in giardino. Ho preso l’annaffiatoio per spegnere tutto, e il ritorno di fiamma mi ha mancato per un pelo, se no adesso a scriverti sarebbe il celeberrimo Orso Tizzone Infernale. Me la sono cavata con una nuvola di fumo all’odore di plastica e un’urlataccia al signore di cui sopra. Perché okay, io sono un orsetto docile con il miele sulle zampette, e subisco, e non dico mai niente, e me ne sto buono, e tutto, ma se poi me le fanno girare… eh! xD
Morale della favola? Quando si ha una certa età, sopra i settant’anni, bisogna starsene quieti in poltrona e non prendere iniziative.
Altra morale: adesso i fiammiferi sono nascosti e se il signore deve accendere lo zampirone, chiama me.
Bambini e signori di una certa età: non si gioca col fuoco!
Okay, la smetto.

L’ho amata, questa storia. L’ho amata davvero tanto.

Ma prima…
Potevo forse cominciare una recensione senza una ulteriore I.N.R.? Suvvia…
Ieri mi hai parlato di aver sognato Ruby, giusto? Bene, allora io mi sono messo a riflettere che, a me, non è ancora capitato di sognare la mia macchinina. Almeno, non in un sogno di cui mi sia rimasta traccia. Detto fatto. Questa notte, facendo le nanne, è arrivata. Nulla di strepitoso, se non per il fatto che nel sogno ci fossi pure tu.
Eravamo lì, con bagagliaio aperto (immancabile il baule!) a fare robe. Per fare robe intendo che stavamo trafficando con qualcosa che dovevamo mettere/togliere dal baule, e di cui non ho memoria, eh! Ecco, questo è stato il sogno.
Oddio, dirai, sai che sogno emozionante?! Eh vabbe’, ma c’eri tu, dovevo raccontartelo, nonostante tutto .D
Pensa, se mi fossi bruciato, sarebbe stato il mio ultimo sogno. Non sono fatalista. Giusto un tantino.

Ora divento una personcina a modo e seria.

Vorrei davvero farti tanti complimenti. Hai costruito una storia meravigliosa e lo hai fatto con una capacità davvero unica di portarci più volte a credere qualcosa per poi farci comprendere solo a cose fatte che, la verità, era tutt’altra. C’è stato l’incredibile gioco del “è un fantasma, non è un fantasma, sì, no, forse, mah!”, ma non c’è stato solo quello.
Per tutta la durata del capitolo ci hai quasi fatto scordare che, il motore di tutta la vicenda, è la scomparsa di Lucrezia. Tendevamo a dimenticarcene e poi, quando uno meno se lo aspettava, puff, ecco che tornava di prepotenza.
E adesso scopriamo che, anche quella scomparsa, è stata tutta una farsa.

E gli indizi hai continuato a spargerli anche in questo capitolo.
C’è il ritorno a casa, dove ci sono tutti tranne lei; c’è Patrizia, che anche se è sempre Patrizia e non è mamma, è diventata la madre adottiva; c’è persino il genitore di Benjamin, il padre biologico, che ci ricorda che aver mischiato un po’ di sangue e qualche cellula non significa per forza essere genitore. I genitori sono ben altra cosa.

Quando si tratta di una mia storia, cerco di non dare giudizi sui personaggi. Ma questa non l’ho scritta io, quindi penso di poter parlare.
E quello che ho da dire è lo stesso che ho detto poco sopra: non basta il sangue, per fare un genitore. Quello che, però, ferisce davvero, è che Andrea abbia sofferto tanto a causa di una donna che non la voleva. Perché attendere tanto, dico io? Perché fingere in quella maniera? Perché, dopo aver partorito, Lucrezia non ha semplicemente detto “non fa per me” e ha mollato tutto? Sarebbe stato giusto? No, probabilmente no, però sarebbe stato mille volte meglio di ciò che poi ha fatto. Avrebbe potuto fare come il padre di Ben, semplicemente riconoscere di non essere adatta, e lasciare subito Andrea con una vera madre, con una donna che le avrebbe dato tutto il suo amore, come ha sempre fatto Patrizia.

Sono tanto felice di vedere che, nonostante questo, Andrea si riuscita a superare tutto e a trovare la felicità. Ma, in fondo, sembra sempre che il destino voglia metterci la mano. O il caso, chi può dirlo. Forse propendo più per il secondo, ma qualche volta è bello credere al primo. Se non avesse mancato l’appuntamento con Nevrè, se Lucrezia non fosse sparita un’altra volta chissà dove, se quel giorno non le fosse venuta voglia di un cappuccino… è tutto un cammino, in un certo senso. Un cammino che ci porta chissà dove e chissà quando, ma al termine del quale c’è la felicità.

Quando Andrea dice che Svenna la ribalta… per poco non mi ribaltavo io, perché questa frase non mi è nuova xD
Ma, comunque, ha perfettamente ragione e mi sento in completa sintonia con lei; anche se è apparsa così brevemente, Svenna mi è andata subito a genio, fosse solo per i suoi gusti musicali :D ma vogliamo dimenticarci del resto? Il suo modo di fare è assurdo, ed è vero, perché hai centrato alla perfezione il modo in cui gli americani ci vedono. E qui apro una parentesi; siamo un po’ noi, che li assecondiamo. Ho visto un film americano, di recente (immagino tu sappia quale :P) e, nelle scene ambientate italiane, c’erano appunto degli attori italiani: ebbene, tutti a sbracciarsi, a gesticolare, a parlare a un livello di voce assurdo. Gli americani ci vogliono così e noi questo gli diamo, sempre xD

Mi è piaciuto tanto anche il fatto che Andrea, per ricominciare, abbia deciso di andare in America.
Anche se, lo confesso, se mi capitasse l’occasione di trasferirmi ad abitare oltre oceano, preferirei l’altro lato del confine, rispetto a dove si trovano lei e Svenna. Adoro quella parte degli Stati Uniti che si chiama New England, quasi al confine con il Canada. Ma c’è troppa Europa, in Canada. Se devo lasciarmi qualcosa alle spalle, mi piace farlo in modo totale.
Invece, una cosa su cui sono completamente in sintonia con Andrea, è la sua considerazione del matrimonio. L’ho sempre detto e sempre lo dirò, il matrimonio non è altro che una firma, un contratto tra due parti. L’amore non ha bisogno di catene o di regole. La fiducia non si basa su questo.

Mi ha commosso, quel messaggio in bottiglia. Ed è inevitabile chiedersi che cosa sarebbe successo, se Andrea lo avesse trovato prima, o se fosse andata all’appuntamento. Probabilmente, quella con Nevrè sarebbe stata una grande amicizia, che non avrebbe portato a qualcosa di romantico – ma anche qui, chissà – però, certo, sarebbe stato tutto diverso. Basta un tic, sempre, un piccolo mutamento, e cambia tutto. È come la farfalla, lo dice anche Svenna.
E questo ci fa davvero capire come tutto sia un movimento continuo, che sfugge a ogni tentativo di ordine. Siamo in un labirinto, tutti noi. Un labirinto con migliaia e migliaia di possibilità di scelta; e il fatto è che è un labirinto dove, se prendi una strada piuttosto che un’altra, poi non puoi tornare indietro per correggerti. Vai avanti, sempre, imboccando nuove strade che chissà dove ti condurranno, e magari i varchi sono tanto vicini tra loro che, magari, neppure ti rendi conto di essere andato da un lato invece che dall’altro.
È la vita. E, con questa storia, l’hai rappresentata alla perfezione. Nevrè, in fondo, per come la vedo io, rappresenta tutte quelle strade che percorriamo – o non percorriamo – senza nemmeno accorgercene. E per ogni cosa che perdiamo, ne troviamo tante altre.

Te lo dico ancora: amo questa storia. La amo dalla prima all’ultima frase.
Hai fatto qualcosa di meraviglioso e hai dimostrato di possedere una bravura sconfinata, che ti permette di esplorare mille orizzonti fatti di storie e di situazioni con mille sfaccettature differenti. Mi sono affezionato ai personaggi, a tutti… sì, persino alla Lucrezia: e arrivare a quello che poi è stato ha reso ancora più dolorosa la faccenda. Mi mancheranno tutti, persino lui: il Buon Cittadino. Ah, immancabile, ogni paese ha il suo, e non ho potuto fare a meno di immaginarmelo tutto trafelato correre in casa a fare la telefonata – figurarsi se il Buon Cittadino ha un telefono cellulare – per riferire della scostumata straniera che gli ha rivolto il dito medio.

Complimenti, davvero. Te ne meriti tanti. Questa recensione non rende affatto giustizia alla tua bellissima storia.

Sei la mia preferita <3
Ti voglio bene <3

Recensore Veterano
05/08/23, ore 16:48
Cap. 10:

Ehi <3


“Non ero pronta. Non lo ero affatto”, dice Andrea, all’inizio del capitolo.
“Non sono pronto, non lo sono affatto”, ho detto io, quando mi sono reso conto che questo è il penultimo capitolo. Giuro che non me ne ero accorto. Ero così preso da tutta la storia, che mi sono accorto solo mentre iniziavo a leggerlo che ci stavamo davvero avvicinando all’epilogo.

Ma non ci siamo ancora, giusto? Non mettiamo le mani avanti prima del tempo, dico io!

E, te lo dico subito, questo capitolo è meraviglioso. Non che gli altri non lo siano, anzi – ogni capitolo lo è – però, ecco, mi ha lasciato addosso un senso di sollievo, di appagamento, di felicità.
Sei sempre tanto brava <3

Prima di cominciare, ho un paio di I.N.R. per te, perché so che le vuoi, sì!

La prima ti riguarda. Questa mattina e poi anche oggi pomeriggio, sono andato a passeggiare al parco, come al solito. È tutto umido perché questa notte ha piovuto, e la pioggia mi ha aiutato a dormire come si deve, finalmente. Comunque, al parco ho incontrato un topino. Ha fatto il prezioso e non si è lasciato fotografare, però mi ha detto di salutarti tanto! Ecco… okay, perdonami.

L’altra I.N.R. è per un sogno che ho fatto questa notte. Nel sogno sono entrato in un supermercato tutto brutto, con tutti i frigoriferi spenti e la roba che andava a male. Quindi, l’ho attraversato tutto di corsa e sono uscito nel parcheggio che era una specie di ritrovo di scambisti e altre amenità simili.
Mi pare che questa faccenda dei supermercati stia un po’ sfuggendo al controllo xD

Comunque, ora vengo alla storia.
Sai, al contrario di Andrea, non provavo più il timore che la mamma potesse essere morta. È stato l’atteggiamento di Antonio alla fine del capitolo precedente a suggerirmelo. Ora, io non ho figli e ho la vaga idea che non ne avrò mai, però di una cosa sono certo: se dovessi comunicare a una figlia una notizia così devastante, di certo non lo farei spalancando la porta ed esclamando: “Hanno trovato la mamma!”.
Se lo avessi visto entrare in silenzio, mettersi accanto alla figlia e sussurrare di doverle dire una cosa, allora avrei potuto credere, come Andrea, al peggio… ma il suo atteggiamento, ripeto, mi aveva già messo sull’avviso. Mentre il palloncino di Andrea scoppiava, io mi sono davvero sentito sollevato per lei, lo confesso.

Capisco perfettamente tutto ciò che Andrea ha fatto e detto. Non voglio giudicare Lucrezia, per niente, ma è impossibile non sentirsi solidali con sua figlia e con quel lungo sfogo a cui si è lasciata andare.
Ho ritrovato tutte quelle cose che mi permettono di riconoscere qualcosa di tuo, in queste frasi: i colori, i calori, gli abbracci, il bisogno di un contatto. Vedere Andrea insieme alla sua mamma è stato qualcosa di veramente dolce e speciale, che mi ha preso il cuore. Bisognerebbe davvero essere insensibili, per non farsi prendere dalla commozione in quel momento.
Perché okay, avevo compreso che Lucrezia fosse viva. Ma vederle insieme, abbracciate, è stato un enorme sollievo. Sono felice che la storia sia andata in questa direzione.

C’è qualcosa che Andrea ha detto che è per me davvero importante: la vita è troppo corta per essere trascorsa litigando, o anche solo arrabbiati. È già difficile così, ci sono tante cose che ci fanno stare male. Allora, se è possibile, cerchiamo di stare bene, di non lasciarci prendere da un’ira di cui non c’è affatto bisogno.

Mi ha fatto ghignare il medico che, all’improvviso, si ricorda che il suo sogno è sempre stato quello di voler abitare ai Tropici. Una passione che condivide con qualcuno che conosciamo bene xD
Comunque sia, io sono convinto che i medicinali, tolti quelli che servono a risolvere un problema momentaneo e fisico – dolori vari, per esempio – finiscano col fare peggio di quello per cui uno sborsa soldi per averli. Ma non mi dilungo su questo, perché poi magari sembra che voglia dire alla gente di non curarsi xD

C’è un fatto, emerso dalle parole di Lucrezia, che mi ha fatto sentire male. L’indifferenza. Mi sono immaginato quegli automobilisti che hanno visto una donna confusa e smarrita che cercava di farsi investire. E nessuno di loro si è fermato per soccorrerla. Si sono limitati a strombazzare e a ingiuriarla. È una fotografia disarmante della nostra epoca, purtroppo.
Ma per fortuna c’è gente come Brizio che ancora possiede un cuore, un’anima. Individui rari, ma preziosi, che ci fanno comprendere che c’è sempre speranza, c’è sempre qualcosa o qualcuno per cui valga la pena di continuare.

Con Nevrè è andata come è andata. Sospettavo che sarebbe potuto succedere, e forse è meglio così. L’incontro tra lei e Andrea è stato qualcosa di soffuso di magia e di mistero, qualcosa che andava oltre gli schemi di ogni giorno. Una volta venuta meno la magia e subentrata la normalità, forse un altro incontro non avrebbe fatto altro che banalizzare qualcosa che aveva trasceso la realtà e sfiorato i confini del soprannaturale.
Era tutto nella mente di Andrea, d’accordo. Ma era anche qualcosa di vero, allo stesso tempo. Qualcosa di davvero magico.
E poi, siamo qui su una palla che non fa che ruotare. Per quanto sia grande, ha dei limiti. E, come gira la palla, giriamo anche noi… insomma, in poche parole, sto dicendo che, quello tra Andrea e Nevrè, non deve per forza essere un addio.

Hai un grandissimo dono, e scusami se sono ripetitivo fino alla noia.
Sei un’autrice meravigliosa, riesci davvero a prendere al petto chi ti legge.

Ti adoro, se non si è capito <3

Recensore Veterano
04/08/23, ore 11:28
Cap. 9:

Ciao <3


Anche in quello stesso supermercato dei frigoriferi rotti riparati dopo due o tre giorni è piovuto dentro. Sono cose che tendono a capitare quando si fanno i supermercati in vecchi capannoni fatiscenti con il piano di sopra del tutto abbandonato. Avevano dovuto mettere secchi dappertutto, e c’era acqua ovunque. Stavo prendendo un barattolino di marmellata e anche quello era tutto bagnato. E, nonostante tutto, non pratica nemmeno prezzi più bassi rispetto ad altri supermercati. E una volta, me lo ricordo, stavano spostando un banco frigo per sistemarlo, e da sotto emerse sporcizia e polvere che sarà stata antichissima. Allora uno potrebbe giustamente domandare: “Ma allora, orsetto mio, perché ci vai?” Boh. Forse perché, non essendoci mai nessuno, almeno evito di fare la coda alla cassa xD e poi, secondo me, in un posto del genere puoi sperare di trovarci quella cosa che abbiamo detto e di cui qui non posso riferire perché sono un bravo orsetto.
Okay, basta sputtanare il supermercato XXX – non dico il nome perché altrimenti rischiano di perdere anche il loro unico cliente xD
Questa era offerta gratuitamente e gentilmente dalla rubrica I.N.R., sottorubrica “Supermercati Scadenti dell’Italia del Nord”.

Ora divento serio. Se! Come no!

Quando Andrea ha detto quella frase, alla fine dello scorso capitolo, non avevo idea da dove avesse tirato fuori quella faccenda del chiodo della porta. Ho letto qualche anno fa il Canto di Natale, ma non mi ha entusiasmato troppo, e di sicuro non ricordavo i particolari. Confesso l’inconfessabile: non amo la letteratura vittoriana. Però, in compenso, divento matto per “Il Canto di Natale di Topolino”, quello in cui Zio Paperone fa la parte di Scrooge – oltretutto, essendo in originale Scrooge McDuck, non c’era poi altra scelta. Se riesco, me lo rivedo ogni anno, in dicembre. Mi fa impazzire. Ma okay, torno sui binari xD

L’affondo di Andrea, comunque, mi aveva fatto dubitare ancora più del fatto che Nevrè fosse davvero un fantasma. Ti avevo già espresso alcuni dubbi, e in quel momento mi sono sembrati più forti che mai. Nel senso, non ce lo vedo proprio lo scontro finale con un fantasma cominciare a quel modo. Poi io sono quello che ha mandato una ragazza da un fantasma facendole dire “Brutto lenzuolo slavato”, ma okay, questo è perché io sono scemo, e qui non c’entra.

Quello per cui mi voglio davvero complimentare, ancora una volta, è la straordinaria capacità che hai dimostrato nel farci dubitare di ogni cosa: prima della realtà di Nevrè e poi del suo essere irreale. Fantastica! Io te l’ho detto di già, ma te lo ribadisco anche stavolta, sei un’autrice straordinaria!
Hai sparso indizi per portarci alla verità. Ma, se anche avevo notato che, sull’articolo, non c’era scritto Nevrè, ma soltanto “N.”, giuro che non mi ricordavo più di Nicole. Hai avuto davvero la bravura di nominarcela per poi farcela scordare quasi subito, persi dietro le riflessioni di Andrea. La stessa Andrea che, adesso, con le sue riflessioni, ragionando con la mente fredda, capisce che davvero tutto aveva un senso, senza bisogno di rincorrere idee paranormali.

Ho percepito la sofferenza di Nevrè, e l’imbarazzo di Andrea. Un imbarazzo che, però, non ha saputo celare la sua curiosità. Avevo paura che tra loro potesse finire tutto male per un piccolo errore di valutazione, ma era impossibile: Nevrè ha davvero dentro di sé una dolcezza sconfinata, e non poteva che risolversi tutto con quell’abbraccio finale, in cui si mischiano i loro calori – e colori, per guardare il mondo con Andrea – e in cui si scioglie ogni tensione, ogni paura, tutto quanto.

È stato davvero meraviglioso, e tutto ha lasciato dentro un senso di appagamento.
È stato così bello, anzi, che per un momento è stato possibile scordarsi del tormento interiore di Andrea, della scomparsa della sua mamma. Ma ecco che tutto torna a galla, annunciato dal papà, che dice che la mamma è stata ritrovata. Altro non ci dice e non ci dici nemmeno tu: viva? Morta? Sta bene? Non sta bene? È in sé o fuori di sé? Niente, non ce lo dici. Di nuovo ci lasci in sospeso, e se la tensione si era finalmente allentata, ecco che torna di nuovo con prepotenza ad avvinghiarci.

Quello che succederà adesso lo scoprirò presto. Ho un timore, però. Che Andrea non rivedrà tanto presto Nevrè, che il loro ultimo saluto alla Cascata dovrà per forza di cose saltare. Ma su questo timore non mi dilungo e attendo di scoprire anche questo.

C’è una cosa che dice Andrea che mi ha molto colpito. Non sa ancora se esistono i fantasmi, non lo saprà mai forse, però per un paio di giorni molto intensi ci ha creduto. Ci ha creduto con tutta se stessa. Non è forse, questo, un modo per comprendere che forse qualcosa di vero può esserci? Non è il caso di questa storia e non intendo perdermi adesso in lunghe considerazioni – anche perché, lo so, tendo a diventare incomprensibile, quando faccio il Manfredino della situazione con i miei ragionamenti astrusi – però è impossibile non fermarsi a pensarci almeno per un momento.

Come al solito, sono più che certo di non aver detto che una minima parte di quello che avrei voluto dirti davvero e che avresti meritato.

Sai, ogni volta che leggo i tuoi racconti mi sento davvero bene. Al di là delle situazioni spesso tragiche che ricostruisci, io tra le tue parole mi sento benissimo. Adoro perdermici dentro. Amo le tue storie come te.

Sei meravigliosa <3
Ti abbraccio <3

Recensore Veterano
02/08/23, ore 11:25
Cap. 8:

Ancora ciao <3


Sono appena tornato dal supermercato. In quel supermercato, l’altro ieri, ho visto un banco frigo con dentro tutta la roba completamente spento. Stamattina finalmente c’era qualcuno a sistemarlo, ma la roba fredda è rimasta dentro dall’altro ieri. Ma ti pare una roba normale? Poi ci credo che uno mangia qualcosa e sta male!
Eh, che vuoi farci, in un modo o nell’altro dovevo partire con una I.N.R. È un obbligo imprescindibile xD

Forse sto avendo un senso di “già detto”, ma non posso farci niente, ho amato alla follia questo capitolo.
C’è qualcosa di caldo e avvolgente, nel rapporto tra Andrea e la Lilla. La loro giornata insieme è stata bellissima, e per quello che mi riguarda avrebbe potuto prolungarsi ancora e ancora. Perché sì, ammetto che c’era la voglia di andare da Nevrè e di provare a scoprire la verità, eppure quel quadro così familiare tra le due sorelle è stato talmente bello che avrei voluto averne ancora e ancora e ancora.
Poi, ancora non penso di averlo detto, ma adoro la Lilla. Mi dà davvero un senso di felicità e di gioia, con la sua spontaneità tutta infantile. Una fanciullezza che, comunque, non riesce a nascondere un senso di consapevolezza di cui anche Andrea, qualche volta, sembra rendersi conto alla perfezione.

C’è un altro personaggio che penso si debba ricordare. Leonardo il gatto. Che sono certo di aver trovato già in un’altra tua storia, almeno. E poi, se non ricordo male, anche se si chiamava Leonardo, in realtà era una gatta. Fa cose da gatto, okay, ma anche lui (lei) è una presenza importante e di cui non si potrebbe fare a meno.

Ho adorato ogni particolare. La dinamo sulla bicicletta mi ha riacceso bellissimi ricordi. Quando pedalavo di sera con quel costante “vrrrr” nelle orecchie. C’era un che di magico e di misterioso. Sulla mia ultima bicicletta – ora è un po’ di anni che non pedalo, invero – c’erano invece quei fanalini a batteria che si usano oggi… e che non durano niente. Erano sempre scarichi, e dopo un po’ mi sono stufato di cambiare le pile.
Un’altra menzione speciale va a papà Antonio: il pranzo freddo che si fredda, se non arriva in tempo a tavola. E poi se la ride da solo. Ahh, grazie. Non sono solo io a fare battutine di questo tipo. Grazie, signor Antonio, mi fa sentire meno solo xD

Naturalmente, non possono mancare i discorsi un po’ anticlimatici di Andrea. Nelle sue condizioni attuali sono quasi inevitabili. E, nonostante la paura crescente, è andata ad affrontare il fantasma… e, lo confesso, Nevrè è tanto dolce che correrei ad abbracciare anche lei, fantasma o non fantasma.
Che poi, non so perché, ma mi è entrata una pulce nell’orecchio e per ora non vuole saperne di togliersi.
Ma siamo sicuri che sia un fantasma? Oddio, tutto punta a quello fin dall’inizio, ma da quando la cosa è venuta a galla, sto subendo il pensiero inverso, ovvero che non sia un fantasma, bensì che sia una persona reale, concreta, in carne, ossa e sentimenti.
Quell’affondo finale di Andrea, quando l’accusa di essere morta, mi fa presagire che stia per avvenire l’inevitabile patatrac… forse, la nostra amica non è pazza, mi dico, ma ha solo molta, molta immaginazione.

Non voglio saltare alle conclusioni, come al solito. Però mi piace dirti quale sia il mio punto di vista, di volta in volta. Un punto di vista che cambia in base a come procede la storia. Secondo me, hai davvero qualcosa di speciale, nello scrivere.
Prima hai lasciato intuire che la natura di Nevrè non fosse quella che ci si aspetta, che potrebbe essere un fantasma. E ora che la cosa dovrebbe essere certa e sicura, non c’è più davvero alcuna certezza o sicurezza. Non è mai chiaro nulla, riguardo a lei, e io adoro tutto questo. Fa davvero venire voglia di andare avanti, e ieri sera mi sono dovuto quasi sforzare per trattenermi dal saltare subito al capitolo successivo.
“Con calma”, mi sono detto.
E vado con calma.

Amo sempre di più questa storia. È bellissima, non so come altro definirla altrimenti. C’è dentro una cura rara, unica. Qualcosa che mi fa comprendere sempre di più quale grande e straordinaria autrice tu sia. E guarda, credimi, mica ti dico queste cose per darti una leccata (le mie solite frasi un po’ ambigue, vabbe’ perdonami xD). Se te lo dico, è perché lo penso per davvero.
Sei davvero bravissima. Riesci a ricreare un clima dolce e familiare in cui viene voglia di immergersi fino a perdercisi dentro, e poi ci trasporti in quel confine labile tra la “follia” e l’immaginazione, tra la realtà e qualcosa di sfuggente, in un insieme di incertezze inafferrabili, perché nulla è davvero certo.

Meriti tanto, davvero. Ma tanto tanto.

Ti voglio bene <3
E ti abbraccio come un orsetto <3

Recensore Veterano
01/08/23, ore 11:42
Cap. 7:

Ehi <3


Anche questo capitolo l’ho letto come di consueto ieri sera. E anche questo l’ho letto disteso nel lettino, mentre facevo riposare le zampette doloranti. Un giorno capiremo il perché del nostro soffrire. Certo, magari a camminare meno soffriresti meno, potrebbe dire qualcuno. Vabbe’, questa era la solita I.N.R. xD

Ti dico che questo capitolo l’ho amato particolarmente. Non che gli altri siano stati da meno, eh, però in questo ho trovato qualcosa di davvero emozionante. Forse perché stiamo assistendo a qualcosa di davvero importante, per Andrea.
L’abbiamo vista fin da subito, è un’adolescente con le sue paure e le sue debolezze, che cerca di mascherare dietro la facciata della tipa tosta che non si lascia mettere i piedi in testa da nessuno e che è sempre pronta a mandare in mona chiunque cerchi in qualche modo di ostacolarla.
Ma stavolta è stato diverso, perché la tipa tosta è finita chissà dove, e Andrea appare davvero giovane e fragile, bisognosa di affetti e di protezione. Hai davvero avuto la sensibilità meravigliosa per entrare nella testa di un’adolescente ancora bisognosa di comprendere come davvero vada il mondo.

È impossibile non sentirsi coinvolti nelle sue paure e nei suoi dolori. Che non sono più soltanto quelli legati alla scomparsa della mamma, bensì alla perdita di tutte le certezze in cui ha sempre creduto.
“I fantasmi? Mica esistono!” Eppure, eccola lì, a pensare e a ripensare di aver avuto una conversazione con una ragazza morta. Poi si potrebbe naturalmente che nulla è certo. Che nell’articolo non c’è affatto scritto che la ragazza morta si chiamava Nevrè, ma soltanto che aveva un nome che iniziava per N. E la foto potrebbe dire e non dire. Lo scettico per antonomasia potrebbe sedersi lì e dire: “Andrea, ti stai ponendo due quesiti: sono pazza, oppure ho visto un fantasma? E ancora non sei in grado di valutare quale delle due sarebbe preferibile: la certezza di dover finire come la zia (Manfredina .D) oppure la perdita di tutte le certezze in cui hai sempre creduto? E perché non prendere in considerazione la terza ipotesi, ossia che Nevrè sia davvero viva, che quello che hai visto non sia un fantasma? Una sorella della ragazza caduta dalla Cascata, magari?”
Questo è il discorso che uno potrebbe fare. La cosa che mi affascina è che non c’è alcuna certezza, fino a questo momento. Sei riuscita con una perfezione assoluta a mantenere intatta l’incertezza su quello che sta davvero accadendo.
All’inizio tutto sembrava puntare al fatto che Nevrè fosse un fantasma, o che comunque esistesse solo nella mente di Andrea; adesso che quel punto è venuto a galla, aleggia la vaga idea che, forse, non sia così. Perché, come ho detto prima, un N. puntato non significa per forza “Nevrè” e una foto è soltanto una foto.
Mi sembra che tu abbia davvero una grande capacità, e lo dico pieno di felicità. Non soltanto riesci a far emozionare di continuo, a far affezionare ad Andrea e a chi le sta attorno – specialmente a Patrizia: è lì per infondere calma a Andrea, ma finisce inevitabilmente per infonderla anche al lettore – ma riesci anche a mantenere viva la tensione, a fare sempre in maniera che l’incertezza resti lì dov’è. Quando si chiarisce una cosa, sorge un altro dubbio.

Andrea è presissima da Nevrè, questo è chiaro. Ed è inutile girarci attorno. Fantasma o non fantasma, si è presa una cotta sonora per lei. Mi domando se sia questo che la sconvolge davvero, più che la possibilità di aver incrociato il cammino con un’anima errante. Il fatto che la ragazza che le ha fatto girare la testa non sia reale. Questo, lo capisco, è persino peggio che dover ammettere che tutto ciò in cui si ha sempre creduto e avuto fede non sia davvero come si pensava.
E, in fondo, presumo che per lei Nevrè sia anche un diversivo. Pensare a lei le impedisce di pensare al vero dolore di questo momento, la scomparsa della mamma. E siamo così presi da Andrea e da Nevrè, che anche noi che leggiamo tendiamo quasi a dimenticarcene… finché, almeno, come un serpente sinuoso, il pensiero subdolo torna a far scoppiare il palloncino nel petto alla nostra amica, a farla piangere, e a far angosciare noi con lei.

Quando stava uscendo di notte per andare alla Cascata ho davvero avuto paura per Andrea. Non per il fatto che, se fosse tornata là, avrebbe potuto trovarci Nevrè. Non sono più così sicuro che Nevrè sia davvero un fantasma, ma poniamo che lo sia per davvero, di sicuro non fa paura. Nevrè chiama affetto, è dolce, buona. Incontrarla in pieno giorno o di notte non fa differenza.
No, ho avuto timore che Andrea potesse farsi male per davvero. Ero lì che pensavo: “Sei una ragazzina, cavolo, hai quindici anni! Dove te ne vuoi andare, di notte, e per di più con questo stato d’animo assurdo che hai addosso? Non sei Waverly che può permettersi di cacciarsi nei guai tanto poi arriva Nicole a salvarla”.
Per fortuna che l’assurdità di quello che stava per accadere è apparso subito chiaro e ha desistito.

C’è tutta una selva di particolari che ho notato qua e là e che rendono, se possibile, ancora più gradevole una lettura già di suo meravigliosa. Sono tutti quei dettagli che hai inserito e che rendono la storia viva, concreta. È tutto così umano, in questa storia bellissima.
Una cosa che mi salta in mente in questo momento: l’assorbente che Andrea si cambia quando si sveglia di notte. Questo, come tutto il resto, contribuisce a rendercela umana, a farcela davvero avvertire come una di noi, una persona viva e vera che, mentre si trova ad affrontare qualcosa di speciale e inedito come l’apparizione di un fantasma, è anche costretta a cedere a quelle cose quotidiane e fisiche – che, lo ripeto, troppo troppo spesso vengono censurate, per chissà quale astruso motivo.

Sono sicuro, come al solito, di non aver detto tutto quello che avrei voluto. Questo è il problema di leggere la sera, pensando in contemporanea a tutto quello che vorrei dire in proposito, e poi lasciar passare la notte e buona parte della mattina prima di mettermi qui a scrivere effettivamente.

Ah, ecco! Stavo per pubblicarti la recensione, poi mi è venuto in mente un altro dettaglio che dovevo almeno ricordarmi di citare. Il rapporto tra il papà e la mamma, tra Antonio e Lucrezia. Ma che dolcezza che è. È una cosa davvero rara, quella di riuscire a mantenere un rapporto di affetto e di calore, di amicizia profonda, pur avendo compreso di non essere fatti per stare vicini “in quel senso”. Ci sono troppe persone che si odiano per un matrimonio andato male, o comunque per una relazione finita. Ci si vuole bene fino a un giorno, poi tutto finisce perché non c’è più reciproca attrazione, e allora ci si odia. Non le capisco certe cose, come se l’affetto non fosse mai davvero esistito. Ma leggere di Antonio e Lucrezia mi fa davvero ben sperare per il mondo. E mi ha fatto anche capire che, il dolore di Andrea, non è un dolore solitario. Anche il papà, che fino a ora sembrava quasi un elemento che c’è e non c’è, sta provando lo stesso devastante dolore che prova Andrea (e che prova anche Pietro: tendo a dimenticare che Andrea ha un fratello più grande).
Ecco, questa parte ci tenevo a sottolinearla, perché mi ha molto colpito in positivo.

Complimenti come sempre, per davvero. Ma te ne meriti tantissimi e molti di più <3
Ma lo sai che io ti adoro? <3

Recensore Veterano
31/07/23, ore 11:22
Cap. 6:

Buongiorno <3


Partiamo dalle imprescindibili I.N.R.
Ho letto questo capitolo ieri notte nel lettino, prima di fare la nanna come un bravo orsetto. In realtà, per un po’, sono stato indeciso se scrivertela già ieri, la recensione, o aspettare questa mattina. Ma era quasi l’una e sapevo che, per scrivertela, mi ci sarebbe voluta almeno almeno una mezz’oretta, anche perché ero dal telefono. Allora ho calcolato che, dopo, mi ci sarebbe voluta come al solito almeno un’ora prima di riuscire ad addormentarmi, quindi si sarebbero fatte circa le 2.30. E sapevo che, alle 6.50, puntuali come poche altre cose, sarebbero iniziati i rumori dei vari cantieri in corso – per la precisione due: uno per distruggere la strada e l’altro per ultimare una casa. Insomma, per poter dormire un po’ di più, ho rimandato a questa mattina. Così ora sono tornato dalla spesa e sono qui xD

Ti dico la verità: io non ritengo affatto Andrea colpevole di qualcosa. Il fatto che si sia comportata in quel modo con Federico, per come la vedo io, è del tutto giustificato. Ma che razza di amico è, quello che tratta così una sua amica? Io non dico che non avrebbe dovuto farle capire che, forse, certe cose potrebbero essere solo frutto della sua immaginazione, però c’è modo e modo per fare le cose. L’arroganza con cui si è preso gioco di Andrea mi ha davvero fatto incavolare, e da parte di lei non mi sarei aspettato di meno, specialmente considerato il momento tragico che sta attraversando.
Direi che non è lei che ha deluso nessuno, bensì che è Federico che ha deluso lei.
Oltretutto, che razza di frignone è? Prima fa il bullo che si prende gioco della sua amica e che fuma di nascosto, magari sentendosi adulto per questo; e poi, però, appena una ragazza lo sbatte contro il muro, va a piangere dalla mamma. Se si è sentito umiliato, insomma, ben gli sta.
Di solito cerco di stare un po’ distaccato, ma quando ci vuole ci vuole.

Per qualche istante è stata vagheggiata l’idea che Andrea possa essere “pazza” come la zia che vede la sagome (scusa, non riesco mai a ricordare come si chiami la zia: Agnese, o Angelica, o più probabilmente nessuno dei due, e lo so che basterebbe pochissimo per controllare xD) e qui mi è sorto un quesito che c’entra e non c’entra con la storia in sé.
Quello che mi domando è questo: ma è davvero così devastante essere “pazzi”?
Viviamo in una società in cui sembra che tutto debba essere come è stato stabilito da chissà chi. Si parte da un punto e si arriva a un altro, e ci sono delle regole che devono valere per tutti; e non sono solo regole di comportamento, ma proprio di vita. Bisogna che tutto sia uguale per tutti. Si nasce, ci si sposa, si lavora e si muore, e non bisogna credere a nulla che non sia la mera materialità di ogni giorno. Se si fuoriesce da questi binari allora non si è normali, si è dei pazzi. Bisogna omologarsi, o si è fuori. Sembra quasi che sognare e credere a qualcosa di diverso sia una colpa, un delitto.
Ma è giusto? A me pare proprio di no.
E, grazie a Internet, che viene citato più volte anche in questa storia, mi sembra che stia venendo fuori di come molte più persone del previsto sentano la necessità di liberarsi da questi vincoli a cui ci hanno costretti. Basta andarsi a fare un giro su YouTube e guardare quanta gente, in fondo, crede nel paranormale, negli spiriti, nell’esistenza di qualcosa che trascende e esula dalle nostre certezze. Allora, dobbiamo dire che tutta questa gente è pazza? Non sarebbe forse meglio dire che, in fondo, la cosiddetta pazzia non sia altro che un desiderio di non voler essere per forza come gli altri vorrebbero che fossimo?
E poi, dopotutto, non è solo una cosa apparsa con Internet: è da sempre che gli scrittori, i drammaturghi, i registi, mettono in scena ciò che va oltre i nostri sensi. Credo che, per descrivere e rappresentare così bene certe cose, in fondo al proprio cuore ci si debba non dico per forza credere, ma almeno sperare.
E allora mi chiedo: cos’è la pazzia? Non è forse un modo per fuggire da un mondo che non ci vorrebbe lasciare liberi? Non è magari più negativo essere “normali” nel senso che oggi attribuiamo a questa parola?
Okay, mi sono fatto un po’ prendere la mano e non nemmeno sicuro di essere riuscito a esprimere troppo bene questo concetto. Magari, se ne parlassimo a voce, risulterebbe più chiaro, ma anche così spero di non aver fatto un pastrocco. Io comunque lo lascio.

Ora, comunque, resta il fatto che Andrea prima ha visto Nevrè, le ha parlato, ha interagito con lei, si è fatta prendere… e solo dopo ha visto la fotografia della ragazza morta nella Cascata. È avere qualche rotella fuori posto, questo? Certo, il Federico di turno potrebbe dire “Andrea ha visto la foto, poi ha rimosso questa informazione e si è immaginata tutto, perché è pazza”. Ma sulla pazzia non ci voglio tornare, adesso. E a Federico non gli do un calcione in quel posto solo perché è minorenne – anche se, a pensarci, nel frattempo sarà diventato maggiorenne.
Certo, adesso il mistero c’è. Se prima era solo una sensazione, adesso è una certezza. Nevrè sembrerebbe davvero essere un fantasma. So che “potrebbe esserci un’altra spiegazione”, ma non voglio indagare oltre, perché so che le risposte arriveranno un po’ per volta e sono davvero curioso di scoprire che cosa hai in serbo.
Una cosa che spero è che Andrea torni da lei. Sarà un fantasma, ma mi sembra che le abbia dimostrato più affetto di quello che non le hanno mostrato i suoi amici. Non accuso Mario: io penso che lui abbia davvero agito per quello che credeva fosse il bene della sua amica. Ma Federico… botte! xD

A proposito di botte, ho perso il conto di quelle che si è procurata fino a questo momento Andrea. Il ginocchio me lo ricordo, ci deve essere anche la caviglia, e ora pure la… signora che ha in mezzo alle gambe, diciamo. Ma poverina. Ho capito che non è esattamente il tipo e che la metterebbe più in imbarazzo che altro, ma un abbraccio glielo darei volentieri.

E poi, “vuoi un poster?” mi ha ribaltato e steso .D cioè, non me lo aspettavo proprio :D
Sì, io lo voglio, se non di Andrea, almeno della sua autrice <3

Come sempre ti meriteresti molte parole più belle di queste. C’è qualcosa di avvolgente, in questa storia. Credo proprio di adorarla, come adoro te <3

Ti abbraccio!

Recensore Veterano
30/07/23, ore 01:05
Cap. 5:

Ehi <3

Ho letto il capitolo questa sera, seduto al solito posto sulla mia mezza panchina, e ora sono qui steso a scrivere, così magari non sento i dolori alle zampette... e con la solita I.N.R. si parte xD

È stato un capitolo denso, che mi ha lasciato tante cose. Siccome non prendo mai appunti durante la lettura - forse una delle poche volte in cui il Capricorno non si fa vedere - non so mai da dove partire.

Allora parto da Nevrè. Fin dalla sua prima apparizione mi ha trasmesso un qualcosa di misterioso e intangibile. Come se, in un certo senso, non fosse reale. Che poi sia davvero così o non sia piuttosto tutto nella mia testa - e in quella di Andrea, soprattutto - è tutto da vedere.
Certo, gli indizi per pensare che sia una creatura misteriosa non mancano, dal modo in cui appare, al luogo, alla sua strana capacità di dire frasi difficili in una lingua che non dovrebbe conoscere (anche se è lei stessa a ricordarci che siamo nell’era di Internet. Mmm, io il traduttore di Google degli anni Duemila lo ricordo tutto fuorché affidabile :D).

C’è una cosa che Nevrè ha detto fin dalla sua prima apparizione e che, in questo capitolo, Andrea ha ripetuto al telefono con Mario: che la ragazza morta ha voluto saltare dall’altra parte. Ora, che un’adolescente voglia fare un gioco pericoloso e da incoscienti ci sta. Ma ti conosco abbastanza da sapere che “dall’altra parte” potrebbe assumere ben altri significati. Su questo non mi dilungo oltre, almeno per adesso; voglio vedere se è solo un caso o se è importante - per me, lo è.

Un’altra cosa che trovo curiosa, e sulla quale finora non avevo riflettuto, è il fatto che Nevrè sia spuntata fuori dopo la scomparsa di Lucrezia... basta, magari vedo misteri dove misteri non ci sono.

C’è un altro particolare che mi ha colpito. Quando Andrea dice “sono in fiore”. Ma è un’espressione comune? Perché ti giuro che, come l’ho letta, ho avuto l’impressione di averla già sentita adoperare in quel senso, eppure non saprei dirti da parte di chi, né tantomeno quando. È una di quelle cose vaghe che a volte ti affiorano lì e non hai idea di dove siano uscite, né perché, capisci?

Sai bene che sono un maschietto, e quindi per me certe cose non sono mai state troppo chiare. È la prima volta che capisco un po’ di più che cosa provi una ragazza in quel periodo del mese. Ho capito che non è solo il dolore - non solo quello, almeno. È qualcosa che colpisce molto più in profondità. Ma posso capirlo solo in piccola parte, naturalmente.
Non voglio mettermi a fare discorsi banali. Però ci tenevo a specificartelo, questo.

Ora vengo a discorsi più ameni. Il sacchetto di plastica della farmacia mi fa morire ogni volta che entra in scena. Mi riporta a quegli anni in cui le cose si ficcavano dove capitava. Io, in realtà, avevo la borsa da attaccare alla canna della bici e finiva tutto lì dentro, telefono, chiavi... non voglio fare il sentimentale che dice “bei tempi”... non l’ho detto.

Bon.
Non devo farmi contagiare dal bon.
Bon.

Di sicuro anche stavolta ti ho detto una parte piccolissima di quello che avrei voluto e che avresti meritato.
La storia mi piace, mi intriga. E mi fa riflettere tanto, che è una prerogativa rara.

Sei la mia scrittrice preferita <3
Ti abbraccio <3


P.S. Ho scritto dal telefono, quindi... ecco .D

Recensore Veterano
28/07/23, ore 00:05
Cap. 4:

Ehi <3


Visto che so che le vuoi, parto subito dalle I.N.R.: anche questo capitolo l'ho letto seduto sul balcone. Ormai è diventato l'angolo deputato alla lettura... anche se, fino a pochi giorni fa, leggevo comodamente seduto sulla mia panchinetta a due posti, mentre ora mi tocca stare stretto perché uno dei due posti ha pensato bene di macinarlo la grandine xD

Ora sto scrivendo al pc: dalla finestra aperta entrano i suoni dei grilli e degli insetti notturni… e una musica da discoteca rumorosissima e fastidiosa all’ennesima potenza, che ancora un po’ e divento il protagonista del film “Grizzly, l’orso che uccide”. Lo hai visto? Mi è piaciuto tutto tranne il finale :D

Sai, ci sono tantissime cose che mi hanno colpito in questo capitolo, ed elencarle tutte sarebbe pure inutile. Quello che mi è piaciuto molto, che ho trovato davvero confortevole e rassicurante, è il rapporto speciale che esiste tra Andrea e Patrizia, e che fino a qui era stato soltanto accennato. Trovo che Patrizia sia una donna molto dolce, che riesce a dare sicurezza e tranquillità pur senza rivelarsi invadente in nessun momento. È una donna adulta, consapevole dei propri limiti, ma anche del proprio ruolo. Mi piace molto.

Avevo scritto un delirio sul Nirvana ma l’ho tolto, perché ho le idee confuse in merito. Sono un brutto capricorno quindi mi piace mettere le cose in ordine e cercare di dare loro una disposizione precisa, ma su questo argomento faccio ancora molta fatica. Ti dico solo che, ancora, non sono riuscito a capire se sia uno stato positivo o negativo, giusto per intenderci fin dove arrivi la mia confusione mentale.

Comunque, mi è piaciuto tanto anche la digressione sui Cavalieri dello Zodiaco. Non l’ho mai visto – e per questo vengo settimanalmente rimproverato da un mio amico. Potrei dire adesso “un giorno farò in modo di recuperarlo”, ma sono quasi certo che mentirei sapendo di mentire, quindi mi attengo alla massima per cui “un bel tacer non fu mai scritto”.

Sai, le cure che la Patrizia riserva ad Andrea sono molto delicate e materne. E non è difficile comprendere perché la nostra ragazza, per un istante, si trovi a fantasticare su come sarebbe se Patrizia fosse davvero la sua mamma: le dà conforto, le dà sicurezza, le dà calore. Ma per quante cose possa darle, resta il fatto che la mamma vera è la Lucrezia, e nessuno potrà mai sostituirla. Poi magari non tutti saranno d’accordo con me, non dico di no, ma per come la vedo io, certi affetti, certi legami, specialmente quello con la mamma, non possono essere sostituiti mai, da niente e da nessuno.

Ho adorato anche questo capitolo e ho senza dubbio detto meno di quello che avrei voluto e, soprattutto, di quello che avresti meritato ti fosse detto.

In ogni caso, sappi che mi sono già affezionato a ogni singolo dettaglio e ho voglia di andare avanti.

Sei sempre bravissima, davvero <3
Ti abbraccio e a presto <3

Recensore Veterano
25/07/23, ore 11:55
Cap. 3:

Ehi <3

Ho letto questo capitolo stamattina perché ieri sera proprio non sarei riuscito a combinare – rubo l'espressione xD – nulla: cadevo dalla stanchezza, mi scoppiava la testa per l'emicrania, e continuo ad avere problemi in pancia che non aiutano granché :D
Quindi sono andato a letto presto. Stavo finalmente per addomentarmi – dopo aver risolto un dubbio esistenziale che mi stava tormentando e che qui non riferisco per rispetto a chiunque – quando ha cominciato a grandinare. "Grandinare": ossia sembrava una pioggia di pietre contro la casa. Risultato: giardini mezzi tritati, roba rotta qua e là, vetri delle macchine sfondati (vecchia Punto compresa). Così va il mondo!
Lì da te tutto bene? Tu stai bene?

Ho iniziato con queste I.N.R. per spiegarti come mai non sia passato ieri sera come avrei voluto!

Ora passo al capitolo.

Sei riuscita alla perfezione a ricreare un senso di disagio e di ansia che accompagna tanto Andrea quanto il lettore nella prima parte del capitolo. La paura che sia accaduto qualcosa a Lilla, il disagio del pensiero della bambina scomparsa chissà dove.

È qualcosa che cresce e aumenta, parola dopo parola, frase dopo frase, fino a quando la verità su Lilla ci viene buttata addosso quasi all'improvviso: la piccola sta bene. Ma la mamma... e ecco che ricomincia tutto, il turbine di paure e di disagi: e stavolta è persino peggiore di prima, perché prima era più un timore, le paure a volte irrazionali di un'adolescente, mentre adesso è qualcosa di reale e di concreto, qualcosa che trafigge come un coltello.

Di nuovo, ci facciamo largo sulle colline provando la stessa sensazione di Andrea. È impossibile non condividerla, non farsi prendere dalla sua stessa angoscia, a meno che di non essere dei pezzi di pietra insensibili. Hai reso tutto alla perfezione, hai comunicato con sublime maestria un vero e proprio terrore.

La riunione silenziosa nel salotto è probabilmente l'apice del capitolo. È qualcosa di stonato, di sbagliato: comunica subito l'idea dell'irreparabile. Persino l'unica cosa normale e quotidiana – Peppa Pig alla televisione – è ridotta ai minimi termini.
E mentre il palloncino scoppia dentro Andrea, c'è un momentaneo sollievo: la mamma è solo nei guai. Abbiamo abbastanza tempo per pensare che siano guai non troppo devastanti. Magari ha preso a schiaffi qualcuno e si è beccata una denuncia, magari ha bevuto e i Carabinieri l'hanno messa in cella a smaltire la sbornia... è un attimo in cui non ho potuto fare a meno di formulare ipotesi simili. Sarebbe stato un sollievo, per me, per Andrea, per tutti.

Niente da fare, abbiamo visto come è andata, e ora all'angoscia si aggiunge altra angoscia: qualcosa è accaduto, ma non si sa che cosa.

Ehi, che ti devo dire, sei veramente dotata. Riesci a far immedesimare chi ti legge, è impossibile non provare empatia verso i tuoi personaggi, non lasciarsi afferrare al petto dalla situazione che hai ricreato. Diventa un mondo altro con cui ci si trova ad avere a che fare e per il quale è inevitabile provare qualcosa di profondo, di concreto: è un mondo vivo e vero, quello che viene fuori dalle tue frasi.

Complimenti, come sempre. E sappi che te li meriti tutti quanti.

A presto <3
Ti abbraccio <3
(Recensione modificata il 25/07/2023 - 11:58 am)

Recensore Veterano
23/07/23, ore 23:04
Cap. 2:

Ehi <3


Mentre leggevo – sì, sempre seduto sul balcone, e ora sono entrato per scrivere al pc: anche perché sul balcone non ho un tavolino per appoggiarci il computer, e se anche lo avessi credo attirerei tutti gli insetti del circondario, quindi meglio evitare, per quanto simpatici mi stiano gli insetti: ieri ho incontrato uno scarabeo rinoceronte. Bellissimo! Ne hai mai visto uno? Sembra più un triceratopo che un rinoceronte, invero. E niente, ricomincio tutto da capo adesso, ma ormai sta roba qui è e qui la lascio, giusto per eternare la mia passione per l'entomologia xD

Dicevo. Mentre leggevo, continuavo a pensare a quale fosse la parola per indicare quello che fa Andrea, ossia associare sensazioni di vario genere a odori, colori e immagini. Non mi veniva in mente e però non volevo smettere la lettura per cercare la parola. Poi sei stata tu/lei finalmente a servirmela: sinestesia. Eccola qua. Come sai, ho sempre abbinato giorni e mesi a vari tipi di colori. Più in là di questo, però, non sono mai andato. Seguire il filo dei pensieri di Andrea scoprendo ogni colore, ogni forma, ogni odore che lei abbina a qualcosa è stato un viaggio interessante – e sono certo che continuerà a esserlo.

A proposito di Andrea, quando diventa un po' malefica mi ricorda un po' un altro tuo personaggio, Esmeralda. Ma credo che sia più che altro un'associazione di idee che mi sorge spontanea perché sono entrambe tue: direi che sono molto più i punti che divergono che quelli che convergono.

Ci sono tantissimi particolari che ho adorato. Non mi soffermo sulle varie descrizioni; ti basti sapere che le ho trovate meravigliose, che mi hanno restituito quella sensazione di qualcosa di perduto, che magari non ho mai nemmeno avuto, ma che associo comunque a un passato più o meno vero.

Mi diverte Andrea quando fa la vittima; quando si sente esclusa, quando dice che gli altri non fanno niente per avvertirla... pazienza se lei ha spento il cellulare. Colpevoli loro, innocenti lei.
Una cosa che mi ha fatto sbellicare, è il dare la colpa agli amici – assenti – per essersi fatta male con il rovo. Perché dare loro la colpa? Ma perché sì. Perché è così. È colpa loro. E quante volte lo avrà fatto, ciascuno di noi, di scaricare una colpa addosso a qualcun altro, pur sapendo che quel qualcuno non c'entrava assolutamente?
Ricordo che una volta, da adolescente, una mia compagna di classe mi chiese di andare con lei un pomeriggio al lago. Tutto bene. Alla sera, quando tornai a casa e mi feci la doccia, scoprii di avere tutta la schiena e le spalle bruciate dal sole. Un tormento che non ti dico. Fu forse colpa mia che non mi misi la crema solare? Ma quando mai! Mentre soffrivo, era tutta un'imprecazione rivolta alla mia compagna di classe (che, oltretutto, si chiama proprio Andrea)! Leggere che anche Andrea (la tua) si comportava esattamente così, da adolescente, mi fa sentire meno solo e meno colpevole xD

L'entrata in scena di Nevrè ha un che di magico e insieme di misterioso. Una pulce nell'orecchio ce la mette subito Andrea, con la questione delle "sagome" che vedeva la zia. E poi subito ne arriva un'altra: lì è morta una ragazza e Nevrè sembra ben informata sui fatti. C'è qualcosa di magico, in tutto questo: un normalissimo incontro tra due adolescenti quasi coetanee, che però potrebbe nascondere un mistero. Un mistero che magari nemmeno c'è, eppure si è subito costretti a pensare che ci sia. Fila il ragionamento?
Io, in questo, ci trovo davvero tutta la tua bravura. Si seguono le tue parole e si vorrebbe non arrivare mai alla fine, ci si immerge appieno in questo mondo che hai ricostruito tanto bene, eppure non si può dare nulla per scontato. Complimenti anche per questo!

Il finale, eh... (cit.) Il finale, con quelle ventitré chiamate perse, lascia addosso parecchia apprensione. Mi sono davvero risentito adolescente, quando bastava trovare due o tre chiamate perse per sentirsi in pericolo. Quando poi cominciavano a superare quella soglia, erano guai seri. Viene inevitabile pensare che sia successo qualcosa di poco bello, e che possa c'entrare la sorellina. Ma con te non si piò mai sapere davvero quello che ci aspetta, quindi non metto le mani avanti.

La tentazione sarebbe di leggere adesso. La voglia pure. Sono sincero: mi ha già preso del tutto questa storia, e vorrei divorarmela. Sono già stato conquistato. Però, dall'altra parte, mi dico che voglio gustarmela, un pezzo alla volta, sera dopo sera. Credo di aver appena trovato un angolino in cui immergermi per alcune di queste lunghe sere d'estate, e non voglio bruciarmelo tutto in una volta. Così, per qualche sera, saprò di avere un meraviglioso appuntamento con te: e chi potrebbe desiderare di più?

Complimenti, sei davvero bravissima, meriti tantissimo <3
A domani sera, quindi.

Intanto ti abbraccio come un orsetto <3

Recensore Veterano
22/07/23, ore 22:50
Cap. 1:

Ehi <3


Ti ho detto che avrei approfittato del temporale per cominciare a leggere questa storia a cui hai dedicato tanto impegno. In realtà stasera c'è sereno, c'è pure una falce di luna – gobba a ponente luna crescente – e sono stato fuori sul balcone a leggere dal telefono. Ora però sono entrato perché per scrivere devo usare il pc: e fa niente se è un portatile e potrei appunto "portarlo" fuori; no, sono entrato io.

Questa è la più inutile delle premesse, ma è da qualche tempo che non lascio recensioni qui su Efp e ho bisogno di riprendere un po' la mano xD

Allora, ero proprio curioso di scoprire questa storia di cui mi avevi accennato qualche volta ma di cui, in pratica, non sapevo assolutamente nulla al di fuori del fatto che la stessi scrivendo. E devo dire che, anche se con la premessa lo avevi già anticipato, è stato strano leggerti in una maniera così differente dal solito. Strano in senso del tutto buono, lasciamelo sottolineare. Strano e interessante.
Ci ho forse trovato qualcosa dei tuoi primi racconti che ho letto qui sul sito, ma magari è solo un'associazione che mi viene spontaneo fare.
La verità, e lo si intuisce fin dalle primissime righe, è che stai dimostrando di essere davvero una grandissima scrittrice, in grado di abbandonare gli schemi che ti sono più familiari per calarti in un tipo di narrazione del tutto nuovo. Tra l'altro, ti devo fare i complimenti per essere stata in grado di scrivere una storia da un punto di vista adolescenziale: io, per farti un esempio, ci ho provato qualche volta, ma non ne sono davvero capace. Lo trovo una cosa davvero difficile, per chi adolescente non lo è più: quindi ancora complimenti!
Sono davvero curioso di scoprire come tutto questo evolverà – e che cosa porterà – nei prossimi capitoli.

Ho parlato un po' in generale, ora vengo a questo Prologo.
Andrea si sta presentando fin da adesso come una tipica adolescente, ribelle ma fino a un certo punto – le sigarette ma senza dirlo, le birre sì ma i superalcolici no (fase, questa, che ricordo benissimo anche io: e ora le birre mi distruggono .D) – con una sua sensibilità che però non deve essere mai mostrata, e quella specie di vittimismo che tende a rendere gli adolescenti come il centro del mondo (quando dice che "mi avevano dimenticata, perché tanto non ero importante"). Oltrettutto, adoro il fatto che Andrea stua raccontando adesso che è diventata adulta, mischiando così le sue riflessioni di ragazzina a quelle di donna più matura e di conseguenza (forse) consapevole.
Su di lei, non vedo l'ora di scoprire molto di più.

Sono curioso anche di incontrare gli altri personaggi, specialmente Patrizia, che hai tratteggiato come molto dolce, ma pure ironica e pacata. QUello che mi preoccupa un po', è la bambina di cinque anni lasciata così in mezzo alla strada: magari non succederà nulla, ma potrebbe anche portare a qualche sviluppo poco divertente... non so, vedremo, e non faccio troppe ipotesi: la storia è qui da leggere.
Poi c'è quell'assenza dei due amici, che spinge a chiedersi: perché non sono lì, dove dovrebbero essere? Magari in tutto questo non c'è alcun mistero, ma in un certo senso lo hai comunque creato, e la voglia è quella di saltare al prossimo capitolo per saperne di più. Lo trovo intrigante.

Sei davvero molto brava, te lo ripeto. Fin da queste prime righe, stai dimostrando tutta la tua abilità. Riesci a catturare l'attenzione e a trasmettere la sensazione di essere lì, in strada sotto la pioggia, nel vecchio mulino a fumare, a guardare la bicicletta buttata lì in terra, ad ascoltare la suoneria di uno di quei Nokia che resteranno intatti quando il mondo intero sarà ridotto a polvere cosmica, parola mia... ogni più piccolo gesto e ogni dettaglio è lì non per caso, bensì per creare tutto un contesto che trasmette pura e semplice realtà. Te l'ho detto e te lo ripeto ancora, quello che hai tu per la scrittura è un vero dono, non lo lasciare mai andare.

Scommetto che ci sarebbero un sacco di altre cose che dovrei dire. Intanto ti rinnovo i complimenti meritatissimi!

Ci sentiamo presto!