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Autore: Lela White    16/12/2011    18 recensioni
A volte è molto più facile scappare. A volte, è l’unica possibilità che ci si presenta. A volte la vita ti mette davanti a l’unica eventualità che non puoi sopportare e tutto diventa semplicemente troppo doloroso…
Michela è una studentessa universitaria, semplice, dolce ed ingenua. Alessandro è colui che c’è sempre stato, il suo migliore amico, che la sempre protetta da tutto, tralasciando l’unico, imprevedibile pericolo, se stesso! Il loro è un legame possessivo, completo, disarmante, che li lascia entrambi persi di fronte l’inevitabile. Nulla però è scontato, non lo sono loro…non ne sono capaci e quando Michy fugge…tutto cambia!
Una storia narrata tra presente e passato, perché nulla di adesso può essere spiegato senza ricordare ciò che erano stati, ciò che non sono più….ma cosa è accaduto? Non più quelli di ieri, ma solo quelli di oggi…
Può l’amicizia trasformarsi in amore? Può l’Amore trasformarsi in rabbia e dolore? E se tutto ciò per cui hai lottato, vissuto…sparisse portandosi via tutto, cosa faresti?
Dal capitolo 1-( “..perchè se l’amicizia è uno dei tesori più grandi, l’Amore è uno dei dolori più forti che una persona possa provare..”)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fuga cap 15

FUGA

CAPITOLO 15

Toccarsi




Avete mai avuto la sensazione che il tempo si fermasse?
O di riuscire a vedere un’immagine al rallentatore, visualizzando ogni singolo dettaglio che ad un occhio estraneo, potrebbe risultare inesistente o persino innocuo?

Beh, fu ciò che accadde a me, quando incrociai gli occhi di Alessandro, ben lontani dall’essere innocui, che se ne stava fermo ed impalato come se gli avessero fatto una doccia gelata.
La stessa espressione che probabilmente avevo io.
Sentii il cuore esplodermi nel petto, mentre un fischio continuo ed assordante mi andò a riempire le orecchie. Il volto prese fuoco ed il respiro si mozzò. Fermo ed incapace di raggiungere i miei polmoni e lasciando che quel nodo terribile che sentivo allo stomaco, corresse su, sino alla gola e mi bloccasse le parole.
Mi voltai di scatto, dandogli le spalle e aggrappandomi al lavandino come un’ancora di salvezza. Era troppo e non ero preparata. Non era giusto, non ne avevano il diritto. Di colpo l’imbarazzo e l’umiliazione che sentii, si strinsero tutt’uno con una rabbia accecante.

Non ne avevano il diritto!
Ero e mi sentivo in trappola ed anche se Ale non aveva ancora aperto bocca, il suo silenzio mi stava facendo ancora più male.
Scattai come un felino in gabbia, incurante di sembrare una sciocca ragazzina, ero arrabbiata e ferita. Così senza riflettere agii d’istinto. Mi staccai dal lavandino, dirigendomi come un treno verso la porta, anche se ciò voleva dire scontrarmi con lui, era la mia unica via d’uscita.
Con gli occhi bassi e con le lacrime di rabbia che premevano per uscire, non lo degnai di uno sguardo. Non potevo farcela.
Solo quando sentii una morsa bollente prendere il mio polso mi voltai, come ustionata ed in parte lo ero.

“Michy aspetta” chiese la sua calda voce, quasi come la stessa preghiera che avevo usato io la sera prima e mi bloccai.
Nascondendogli ancora il viso, sentii la sua stretta scaldarmi tutto il braccio, come uno strano formicolio a cui non sapevo come rispondere. La mia sciocca mente da innamorata,  pensò solo che stavo toccando di nuovo Ale, dopo due anni, e per quanto avrei voluto scappare da quella situazione, il mio cuore diede un piccolo, leggero, battito di felicità.
Avevo dimenticato che sapore avesse.

“Aspetta” ripeté con forza e non resistetti ancora.

“Perché? Non mi sono umiliata abbastanza?” risposi di getto voltandomi ad incontrare il suo viso.
Le sue pupille si dilatarono ed il petto si alzò ed abbassò, più velocemente.

“Cosa? Credi di esserti umiliata? Credi che non mi faccia piacere ciò che hai detto?” disse veloce, quasi sconvolto. Ma se la furia e l’orgoglio non mi avessero accecato, in quel momento mi sarei accorta di come gli brillavano gli occhi. Erano di nuovo gli occhi del mio Ale, ma ovviamente non lo capii, anzi. Fu proprio in quell’attimo, che realizzai, quanto avessi mentito a me stessa. Ero arrabbiata. Furiosa con Ale e questo sentimento, esplose senza che potessi controllarlo.

“Certo è solo questo l’importante. Credi che lo abbia detto per farti piacere? O per adulare il tuo ego?” dissi ferita mentre gli occhi pungevano.
Lui mi guardò, per poi lasciarmi andare il polso, deluso. Ma prima che fossi libera un’altra voce mi si affiancò.

“Michela non devi arrabbiarti in questo modo, è colpa mia. Io volevo che tu…che voi due..” cercò di dire Stefano ma lo interruppi ancor prima di finire.

“Cosa? Volevi cosa?”

“E’ tempo che voi due vi chiariate, insomma è palese l’affetto che vi lega e non capisco perché voi due non possiate stare…”

“Non dirlo” dissi e quasi urlai. Mi guardarono entrambi scioccati dalla mia reazione.
Scossi la testa e sorrisi amaramente trattenendo ancora per poco le lacrime.

“Sai cos’è che mi dà più fastidio? E’ che tu ti sia approfittato di una mia confidenza, di un mio momento di debolezza, perché io non sono più quella persona. Dannazione, non lo sono, e non mi farò schiacciare ancora da questa storia. Lui sa bene ciò che provo, non c’era bisogno che gli dessi ancora altre conferme. Tra noi, sono sempre stata io ad espormi” sputai con rabbia.

“E come lo avresti fatto? Te ne sei andata, cazzo!” mi urlò Ale con gli occhi furiosi, come se ciò bastasse a spiegare tutto e non vidi più nulla.
La furia prese il posto della razionalità e fregandomene di tutto gli urlai di rimando.

“Perché tu non mi hai voluto!” e scoppiai in lacrime, mentre Stefano guardava Alessandro con aria confusa.
A quanto sembrava era una parte della storia che gli mancava!

“Dannazione!” urlai voltandomi e scappando su per le scale.






***********************


ESTATE 2007


“Salti tu, salto io” disse Ale afferrandomi le mani.
Scossi la testa terrorizzata.

“La parte di Di Caprio non ti si addice” sussurrai spaventata.

“Ah no? Va bene riproviamo. Ti fidi di me?”

“Guarda che pure questa è sua” commentai guardando al di sotto dei miei piedi, sentendo l’adrenalina scorrermi nelle vene.

“Allora facciamo in un altro modo. Guardami” sussurrò sul mio volto.

“Non posso, non ce la faccio ho troppa paura” dissi chiudendo gli occhi istintivamente.

“No, no, non così, guardami” mi prese il mento tra le mani e incontrai i suoi occhi.
Il blu del mare non era nulla in confronto alla bellezza del verde degli occhi di Ale, sorrisi ed arrossii imbarazzata quando mi accorsi di quanto i nostri volti si stavano sfiorando.
Mi circondò le spalle e prese ad accarezzarmi dal collo in giu.

“Brava, guarda me e respira” continuò.
E’ una parola! Pensai.
Prese un mio braccio e se lo passò intorno al collo, per poi fare lo stesso con l’altro. Al contatto della mia pelle con la sua rabbrividii. Avevo solo un semplice costume a separarmi completamente da quel corpo perfetto che catturava, ormai come una calamita, il mio sguardo ad ogni suo movimento.

“Ora aggrappati a me. Non aver paura e continua a guardarmi”.
Scese con le mani ad accarezzarmi la schiena per poi correre sulle mie cosce e il respiro accelerò. Con uno scatto mi strinse le gambe e mi alzò, portandomi a circondargli la vita, mentre gli occhi non smettevano di sfidarsi. Il mio respiro, davanti quell’ulteriore contatto così intimo, si fermò del tutto.
Ale continuò a guardarmi sorridendo tranquillo ma per un attimo, per una frazione di secondo, il sorriso sparì dal volto di entrambi e ci guardammo seri, quanto mai lo eravamo stati. In quel momento ero sua, lo sentivo io e lo sentiva lui. Un gesto nato innocente, al contatto dei nostri corpi divenne…diverso.
Deglutii appena spostando lo sguardo dagli occhi alle sue labbra, e lui lo seguì, mentre entrambi trattenemmo il respiro.

Avete mai avuto la sensazione che il tempo si fermasse?
O di riuscire a vedere un’immagine al rallentatore, visualizzando ogni singolo dettaglio che ad un occhio estraneo, potrebbe risultare inesistente o persino innocuo?


“Ehi vi buttate o no?” una voce interruppe il momento ed il tempo sembrò tornare a scorrere normale.

“Trattieni il respiro, pulce. Fidati sarà bellissimo” disse Ale tornando a sorridere.

“Mi fido” sussurrai, buttandomi nel vuoto…con lui.



La giornata era trascorsa così, in mare, tra tuffi, nuotate, risate…lasciandoci al tramonto distrutti, abbronzati e felici.

“Chi vuole il gelato?” chiesi in piscina mentre tutti chiacchieravano davanti una birra fresca.

“Tutti” commentai sorridendo. Andai quindi in cucina a prendere tutto l’occorrente seguita dalle altre.

“Ragazze sono distrutta” esordì Gaia sedendosi vicino Daniela.

“Anch’io ma vedrai che una bella doccia ci rimette al mondo e poi stasera si balla no?”
Il programma della serata era infatti quello di andare a ballare dopo cena.

“Non ci credo mancano tre giorni alla fine della vacanza” disse Ilaria sbuffando.

“Non dirlo, pensa a oggi chissà quante cose possono accadere in tre giorni!” dissi ridendo e mai parole furono più profetiche.

Quando tornai verso la piscina i ragazzi erano concentrati in un discorso tanto da non accorgersi di me.

“Ragazzi c’è sesso e sesso! E lei è proprio da sesso violento!” commentò Davide. Stefano ed Ale scoppiarono a ridere, mentre Riccardo scuoteva la testa.
Ecco il discorso era interessante, davvero. Mi fermai ad ascoltarli.

“Io non posso parlare, sono felicemente fidanzato” commentò Riccardo “E poi smettetela che se vi sente si arrabbia”.

“Figurati è lei la prima a dirlo. E poi le vogliamo bene è solo un opinione oggettiva” insistette Davide.

“Il sesso non è mai oggettivo, ragazzi” esordì Ale "ma è piacere totale e possesso. Sei tu e la tua donna e non c'è niente di più appagante, per un uomo, che sentirla urlare sotto di se!" e sorrise in quel modo così sexy che mi fece tremare le gambe.

Gaia si avvicinò e le feci cenno di tacere, ma lei capendo di cosa stavano parlando chiamò anche Daniela ed Ilaria. Si, eravamo delle curiose ed impiccione! Ma cavolo, chi poteva resistere?

“Ok quindi la serata di sesso selvaggio la vince Daniela” concluse Stefano.
Noi ragazze ci guardammo ridendo mentre Daniela sorrise alzando il pollice.

“La bella Ilaria, a me non dispiace” commentò Davide.

“Ma se la odi?” chiesero in coro ridendo.

“Che centra, il sesso è un'altra cosa. Secondo me non è male per niente” continuò offeso.
Mentre noi ragazze ci trattenevamo dallo scoppiare a ridere di fronte l’espressione sconcertata di Ilaria.

“E’ rimasta Michy, che ne pensate ?” chiese Riccardo.
Sentendomi chiamata in causa mi sporsi di più verso la porta-finestra.

“Che c’entra adesso?” chiese Ale abbassando la voce.
Gli altri lo guardarono curiosi.

“Scusa ma stavamo parlando di sesso e ragazze, e dato che di Gaia non si può parlare, visto il qui presente fidanzato, rimane Michela che vi dirò secondo me è proprio…” disse Davide venendo subito interrotto da Alessandro.

“Falla finita ok? Questo discorso mi ha stufato!”
L’ennesima uscita di Ale, gli costò lo sguardo confuso di tutti e tre i ragazzi, ma anche di noi.
Sentivo una sorta di agitazione salirmi nel petto e capii che dal gioco il discorso si stava facendo serio. E il soggetto in questione ero io, perché ? Cosa voleva significare ?

“E sentiamo, perché ti sei stufato proprio ora che parliamo di Michy, se fino a poco fa dettavi legge sul sesso?” chiese Stefano dando voce ai miei pensieri e sentii gli occhi di Gaia al mio fianco puntati su di me. Immaginai che anche le altre stessero facendo lo stesso. Io invece mi ritrovai a trattenere il fiato, di nuovo in quella giornata.

“Perché Michela non è una ragazza da sesso. Non sa nemmeno cosa voglia dire e di certo un ragazzo non ci si può divertire per una sera e basta. Ci sono donne che sono sexy ed ammiccanti e donne più semplici che invece…”

“Michela è bella” lo interruppe Stefano guardando serio Alessandro.
Lui per tutta risposta ammutolì, mentre io sentivo il cuore spezzarsi.

Non ero una ragazza da sesso. Che voleva dire?
Non ero sexy ed ammiccante. Che significava, era un pregio o un difetto?
Non sapevo nemmeno cosa voleva dire fare sesso. Era questo ciò che pensava di me come Donna?

Mi voltai di scatto, indietreggiando e trattenendo la delusione che sentivo nascere sempre di più.
Gaia mi guardò e capì il mio turbamento. La vidi scuotere la testa e venirmi incontro ma fui più veloce e corsi su per le scale, in camera, chiudendomi in bagno.


Quando si fa l’amore per la prima volta, di solito, lo si fa con la persona che crediamo di amare.
Io quando decisi di fare quel passo importante con Fabio lo feci credendo fosse amore ma in realtà non era quell’Amore, con la A maiuscola e capii subito dopo, di aver sbagliato.
Avevo passato la notte da Ale, una delle poche sere passate a casa sua visto che di solito la mia camera era il nostro posto speciale.
Alessandro si era limitato a dirmi che sarebbe andato tutto bene; che avrei trovato qualcuno con cui sentirmi totalmente a mio agio e che avrei provato sensazioni indescrivibili perché sarei stata innamorata davvero.
Erano tutte bugie? Era solo il sesso e l’aspetto fisico che contava?

Asciugandomi davanti lo specchio del bagno, lo pulii con la mano per dar luce al mio viso.
Mi guardai cercando di trovare qualcosa di “bello e sexy” ma aveva ragione Ale, non ero una di quelle donne. Sospirai sentendo gli occhi pungermi ma mi imposi di non piangere. Non volevo che gli altri mi vedessero così.
Presi un respiro profondo e mi guardai intorno, accorgendomi, tardi, di essermi chiusa in bagno senza aver portato il cambio.
Al diavolo! Borbottai.
Aprii la porta ed uscii in camera solo avvolta nell’asciugamano. Ne presi un altro ed iniziai a tamponarmi i capelli cercando di non pensare alle parole di Ale ma fu quasi impossibile.
Mi sedetti sbuffando sul letto. Lo stesso letto che condividevo con Lui e pensai a tutte le sere, in cui prima di addormentarmi, sognavo di essere stretta dalle sue braccia in modo diverso. Lui invece, non aveva mai fatto certi pensieri. Le lacrime tornarono a spingere e sbuffando, tirando su con il naso, come la bambina che tutti mi dicevano di essere, presi la crema e cominciai a spalmarla lenta e concentrata con la mente nel nulla.
Era inutile, volevo piangere ancora.

“Pulce sei qui ?” chiese una voce entrando in camera come un tornado. La sua voce.
Alzai gli occhi di scatto mentre Ale sorridendo mi guardò per poi spalancare la bocca e voltandosi di scatto.

“Oddio scusa non sapevo fossi nuda” disse ridendo e grattandosi la testa.
Io, che in una situazione del genere e in un altro momento, mi sarei imbarazzata da morire, sorrisi amaramente abbassando gli occhi su me stessa. L’asciugamano legato al seno era ancora lì, solo più lento. Le gambe invece erano completamente scoperte mentre continuavo a spalmarmi la crema.
Ma le sue parole tornarono a galla.

Non sono né bella né sexy. Punto.

“Non preoccuparti, lo so che non ti da fastidio. E poi non sono nuda” commentai con la voce leggermente incrinata, ma celando bene il mio stato d’animo.
Ale si girò lentamente e mi guardò incerto, mentre io continuavo a spalmarmi la crema sulla pelle e guardare il lenzuolo del letto, divenuto improvvisamente interessante.

“Che vuoi dire che non mi da fastidio? E’ logico sono un uomo. E’ per te che lo dicevo” affermò confuso e potei percepire dal tono della sua voce una nota di curiosità.
Probabilmente si stava sforzando come un matto per capire cosa intendessi.
Perciò presi aria, e coraggio, e sorrisi appena. Solo con la bocca però.

“Voglio dire che, so che non ti metto a disagio che…si va bene hai capito che non ti faccio effetto…come..come donna ecco, in fondo siamo amici ed è meglio così..perchè”

“Ma che cavolata è mai questa?” disse con una certa enfasi avvicinandosi al letto.
Io alzai lo sguardo ed incontrai i suoi occhi di verde liquido e persi un battito.
Mi alzai tremando appena e confusa.

“Ale lo so, capito? So che non mi vedi come una donna e…”

“E da cosa lo avresti capito?” chiese con tono più arrabbiato.
Io temporeggiai abbassando lo sguardo e mordendomi un labbro. “Non fa niente è una cavolata” dissi superandolo diretta alla mia valigia, ma lui fu più veloce e mi afferrò per un polso.

“Che sia chiara una cosa” disse inchiodandomi con gli occhi nei suoi, “sei la mia migliore amica e la persona più importante della mia vita, oltre mio fratello e quello che sto per dirti non è giusto per niente, ma si da il caso io debba fare delle precisazioni, o la tua testolina bacata continuerà ad elaborare strane teorie” .

Deglutii appena, mentre il cuore prese a martellarmi nel petto, come sapesse già, che tutto, in quel momento, stesse per cambiare.
Io evito di guardarti come una Donna, perché…perché se davvero lo facessi, non so cosa accadrebbe”.

Mi lasciò sola, nella nostra camera, con queste sue parole a riempirmi la mente ed il cuore.




***************************





Allora, prima di tutto un GRAZIE INFINITE  a tutte coloro che si sono fermate a recensire lo scorso capitolo. Siete state in 18 e per me è un traguardo grandissimo. So che il più delle volte ci si sofferma a leggere e poi passare oltre, ma per un "autrice emergente" come me, le vostre opinioni sono davvero davvero importanti, perciò Grazie davvero! anche a chi mi segue o mette tra le preferite, è una gioia ogni volta :D

Ora passiamo al capitolo, solo poche cose perchè è tardissimo e ho gli occhi che mi bruciano.
Allora in linea di massima questa era l'idea generale ma nel dettaglio è stato tutto diverso, devo dire che non mi convince molto, ma non mi possono piacere tutti i capitoli in egual misura, giusto? Ma questo mi stona un pò e non lo dico per farmi coccolare :P no davvero, mi è già accaduto con un altro in questa storia, non so dirvi cos'è solo non mi convince...bho fatemi sapere se vi va!!

Grazie per l'affetto che riservate a me e a questa storia ogni volta, sei bellissime *_*
Vi abbraccio tutte,
Lela

PS: il prossimo capitolo dovrebbe essere....curioso e passionale....vedremo ;)




   
 
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