Sapete, sono sempre andata in palla quando qualcuno mi chiede "raccontami qualcosa di te". Non perché non abbia nulla da dire sul mio conto [insomma non sono un mero contenitore vagante in questa valle di lacrime (e via con l'allegria)] ma presumo che sia per quel morbo spesso e volentieri diffuso fra chi ama scrivere: non si sa mai come iniziare.
Potrei incominciare proprio da qui. Dal scrivere? No, dall'amore e l'odio. Che poi l'intero universo (umano) ruota attorno a queste parole.
Amo scrivere, sognare, disegnare, leggere e creare. D'avverbi e nomi amo la natura (con le dovute orrende eccezioni fra cui i ragni), la cioccolata, l'Arte, l'amicizia e tutte quelle cose dolci e carine che di solito s'amano, con l'aggiunta dell'Italiano. Quello vero... avete presente la grammatica? Quel terrificante mostro a sette teste e dieci piedi, ma dal cuore tenero e bistrattato? Ecco, sì proprio lei. L'amo follemente e ogni giorno cerco di conoscerla meglio. Alla faccia dei pò e dei fù.
Per principio non odio. O per meglio dire cerco di non odiare. Da un sentimento così funesto l'umanità ne ha ricavato veramente poco che non sia dolore e lutti. Ma si sa che nessuno è un santo, figurarsi io! Ergo: odio l'ipocrisia, omofobia, i pregiudizi, il razzismo. Oh, beh... anche la cattiva cucina, le bestemmie, l'uso spropositato ed ingiustificato delle imprecazioni e l'egocentrismo seguito a ruota dalla megalomania. E detesto follemente le abbreviazioni da sms e i pò e i fù. Portatemi lontani da me o li scuoio. Per poi gettarli in pasto al congiuntivo.