questa storia l'ha scritta una mia amica e mi ha chiesto di pubblicarla. A me è piaciuta molto e spero piacca anche a voi.

Bill si zittisce, mentre le sue dita riprendono a giocare con una ciocca dei capelli di Fleur.
“Muriel?” propone infine, cercando di rimanere serio, ma i suoi tentativi risultano inutili quando scoppia a ridere, aggiungendo, in un sussurro, qualcosa del tipo ‘a quella pazza di mia zia farebbe davvero piacere’.
Fleur arriccia il naso in disapprovazione sentendo l’ultimo nome.

I pensieri di L, nel momento in cui Light rinuncia al Death Note.

Il mio futuro non lo sceglierò io.
Lo sceglieranno gli altri, guardando la mia facciata. Indicandomi, parlando di me, visualizzandomi con un unico aggettivo, etichettandomi.
Questo mondo mi sta stretto. Io mi sento stretta, stretta in una morsa da cui non posso uscire.
Intrappolata dentro me stessa. Pazzesco, vero?
Intrappolata nei miei stessi modi di fare.
Sono diventata quello che vogliono loro.
Non ciò che voglio io.

Maxxie ride, perché Tone è tornato davvero. La vita fa schifo lo stesso, ma Tony c'è. Non sa perché questo lo conforti così tanto, però lo fa, e lui si sente così bene, contro il suo corpo in una macchina rubata e distrutta, annebbiato dal fumo e dall'alcool, bene come non si sentiva più da mesi.
[E non ha più la forza di mentire a se stesso, non ha più la forza, non ora, non più]
Ci sono solo Maxxie e Tony.
~Scritta per il contest Dall'immagine alla storia di Lisachan.~

Lui si avvolse nel suo mantello nero nero nero, lo sguardo
gli cadde sul suo sangue, e sul piccolo bastardo peloso che scodinzolava vicino ad esso.

Le gomme, quelle sì che sono un'ottima invenzione, beato a chi è venuta l'originale idea di inventarle. Un oggetto che ti permette di cancellare ogni singolo errore, è fantastico.

Piccola drabble senza pretese su "Alice in Wonderland". Perchè il Cappellaio Matto è sempre stato il mio personaggio, prima ancora che me ne rendessi conto.

«Sei mio» disse lei pacatamente «Un giorno ti ucciderò», e non era quello che lei diceva a spaventarlo, era come lo diceva, dolce e sorridente «Ma fino a quel giorno appartieni a me»

Shottina di poche pretese, sul serio.
Mi piacerebbe qualche commento.

Lei mi amava.
Lei mi amava?
E cosa succede ora, perché sto cadendo?
Il vuoto è sotto i miei piedi, e io cado, sprofondo, annego in una gola abissale.
L’abisso della verità che sale a stringermi, e a maledirmi, e io stesso mi maledico, perché non ho saputo mai esserle utile, non ho saputo mai aiutarla, e mai l’ho amata, e mai l’ho salvata!

« Ho bisogno di parlarti, Severus »

Iniziò così la mia fine; lo sai, vero?