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Julia ha ventisei anni, si mantiene grazie a un lavoro che non le piace e spesso la notte fatica a dormire, preda della solitudine.
Andrew vive alla giornata, sempre pronto a terminarla con una birra in compagnia degli amici al solito bar.
Non hanno nulla in comune, eppure la loro amicizia regge da anni, a dispetto di ogni previsione.
Cosa accadrà quando Julia ricomincerà a frequentare Richard, il suo ragazzo storico?
Tra gelosie, equivoci e visioni inaspettate, il loro rapporto subirà un grande colpo perché nessuno dei due ha fatto i conti con l’imprevisto.

E' mattina. Charles viene svegliato da un raggio di sole a causa delle tende lasciate aperte. Per fortuna c'è qualcuno insieme a lui che può rimediare senza doversi muoversi dal letto.

Se la vostra migliore amica vi incastrasse in un corso di cui voi neanche immaginate l’esistenza, cambiando radicalmente lo svolgersi dei vostri giorni, andando contro i vostri stessi principi, ma tentandovi nel profondo della vostra anima, cosa fareste? Rischiereste o rinuncereste?
Melanie Smith decide di rischiare, pur combattuta nel rinunciare.

" Ci si innamora non trovando la persona perfetta, ma vedendo perfetta una persona imperfetta. "
****
Anno 1942, Seconda Guerra Mondiale.
Una ragazza, Un ragazzo.
Miriam, Philipp.
Lei ha 16 anni, Lui 19.
Lei è il lato positivo, Lui è sul lato oscuro.
Lei è un'ebrea, Lui un ufficiale delle SS.
Eppure, si trovarono a vicenda, Loro troveranno l'amore.

"Cerchi sempre di salvare tutti tu..."
"Cerco solo di vedere la luce nell' oscurità..."
"A volte non c'è alcuna luce, solo tenebre. Solo che tu ancora non lo capisci."
Charles alzò il viso, fino ad arrivare all' altezza di quello del ragazzo.
"Non ci sono solo tenebre in te Erik... C'è anche la luce, una luce splendente. Io l' ho vista..."
Sorrise, mentre guardava accendersi un piccolo bagliore nei suoi occhi.
Erik accarezzò i suoi capelli castani, perdendosi nel suo sguardo. Poi scese con le dita fino a sfiorare la sua guancia, sempre guardandolo fisso negli occhi.
Quando passò l' indice sul contorno delle sue labbra, Charles fece un profondo respiro e istintivamente chiuse gli occhi, assuefatto dalle sue carezze.
In quel momento Erik Lehnsherr pensò di non aver mai visto qualcosa di più perfetto.

"Se è così, allora perchè non facciamo una scommessa? C'è una cosa che voglio da te, anche se tu continui a negarmela."
"Per l' ultima volta Erik, non addestrerò i mutanti per combattere contro gli umani..." Esclamò Charles seccato, che ormai doveva fare i conti con la stessa richiesta da mesi.
"Credi che discuterei del futuro del nostro popolo davanti ad una scacchiera?"
Charles fece una smorfia contrariata, prima di muovere il suo cavallo contro la torre di Erik.
Tuttavia Il tono di Erik era serio, così come il suo sguardo, perciò Charles si fermo un attimo a riflettere sulla natura di quella scomessa.
"Con te non si può mai sapere Erik... Ad ogni modo, cos' altro potresti volere da me?"
Erik lo studiò attentamente, poi fissò per qualche minuto i suoi occhi, scendendo lentamente ad osservare le sue labbra. Si lasciò sfuggire un sorriso malizioso, prima di mangiare il cavallo di Charles con la sua regina.

[SebaCiel con accenni AgnixSoma]
"Il demone continuò a guardare il suo padrone con aria stupita. Era la prima volta che lo vedeva comportarsi in quel modo e no, nei cioccolatini non vi era traccia di liquori. Eppure il ragazzo continuava ad atteggiarsi da perfetto ubriaco, passando da attimi isterici a momenti di risata cronica.
Alla fine, Sebastian sospirò rassegnato quando comprese il motivo di quel comportamento. In un qualche libro aveva letto che ingurgitare dosi eccessive di zuccheri rendeva eccitati ed iperattivi, cosa che, evidentemente, era appena capitata al suo piccolo padroncino data la numerosa quantità di incarti vuoti che volavano giù dal letto ad ogni movimento.
"

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"Voglio dire, quando gli era passato per la testa che Genetica potesse essere qualcosa di interessante da seguire? Doveva essere stato ubriaco. Possibile, pensò. Probabile, decise.
In ogni caso, se n’era pentito. Oh, se se n’era pentito. Alla fine, comunque, la cosa non fece molta differenza, perché se la sua paura era quella che avrebbe finito per addormentarsi durante le ore di lezione, ciò che non aveva programmato era che sarebbe arrivato ad addormentarsi ancor prima che esse iniziassero."

"Ho sempre guardato gli altri dall’alto in basso, disgustato dalla loro semplicità, dai loro aspetti banali, chi è questa creatura che in un momento di mia simile debolezza mi sta davanti?
Accenna un sorriso sulle labbra sottili, gentilezza ed eleganza solo nel modo in cui mi tende la mano guantata. Dev’essere l’alcool che mi fa sentire così in soggezione, che fa battere il cuore contro la cassa toracica, proprio a me che sono un’inarrestabile macchina da guerra, fatta per schiacciare gli altri sotto le scarpe."
Per chi mi conosce, prima ero Melian92! Buone feste a tutti!

“Gaius! Aspettate! Cosa...?” esclamò il mago, squadrandolo come se fosse impazzito.
L’uomo ricambiò lo sguardo. “Perdonate l’ardire, ma... potrei sapere chi siete?”
“Sono io!” sbottò allora, allargando le braccia “Gaius! Che scherzo è mai questo?!” domandò retorico, battendosi il petto. “Non mi ricono-” Merlin boccheggiò incredulo, accorgendosi di colpo del florido seno che stava toccando, e lanciò un gridolino terrorizzato. Fu per istinto che raccattò il lenzuolo e si coprì alla bell’e meglio.
Gaius se ne stava sull’uscio, sbigottito anche lui.
“Merlin?” bisbigliò alla fine, come se dirlo ad alta voce fosse davvero troppo.
“Sì, sono io!” pigolò l’altro. “O almeno credo!”
“Che diamine ti ha fatto Ardof?!” l’interrogò l’archiatra.
(...) Merlin si coprì gli occhi con le mani, mugolando. “Come spiegherò questo ad Arthur?”
[Arthur x Merlin, of course!]
NB: nel cap. 80 è presente una TRASFORMAZIONE TEMPORANEA IN ANIMALE (Arthur!aquila) e può essere letto come one-shot nel caso in cui vi interessi questo genere di storie.

“All’inizio ho pensato di dar via le tue cose perché non ce l’avrei mai fatta a vederle in giro per casa. Poi ho pensato che non sarei potuto rimanere più io qui, in questo posto che mi parlava di te costantemente. E infine ho deciso che non potevo abbandonare un’altra parte di te.” John parlò con tranquillità, accompagnando Sherlock dentro sospingendolo gentilmente con una mano sulla schiena. Sherlock rimase in silenzio e si adagiò sul letto, facendo qualche smorfia di dolore quando si appoggiava su determinate zone. John aveva una gran voglia di uscire, andare a cercare anche in un altro continente chi avesse fatto questo al suo amico, e ucciderlo lentamente. Ma invece rimase lì, ad aiutare Sherlock a sedersi il più comodamente possibile.
“È il caso di mangiare qualcosa.” fece John, spostando i capelli lunghi dalla fronte di Sherlock. Ma Sherlock negò col capo e si appoggiò alla testiera del letto, chiudendo gli occhi.

Cinque volte in cui John e Sherlock si sono baciati per un caso da risolvere ed una in cui si sono baciati per davvero.

Sherlock non è accostumato alle emozioni umane, né tantomeno al ritrovare John Watson addormentato sulla sua poltrona.

"Oh, per l’amor del cielo! Mi faccia il discorsetto e chiudiamola qui, dottore.”
“Il discorsetto di cui sta parlando, signor Holmes, normalmente lo affronto con adolescenti carichi di ormoni!”
“Ha intenzione di parlarmi di sesso sì o no?”

(John POV)
‘’John ti devo parlare’’
‘’Hai avuto qualche intuizione?’’ chiesi speranzoso.
Tu ti avvicinasti con cautela.
‘’No. Ti devo chiedere un favore’’
La cosa mi stupì: Sherlock Holmes non chiedeva mai favori. Agiva e basta.
‘’Certo, dimmi’’ ti dissi alzandomi.
Ti vidi tentennare. Ricordo che mi chiesi cosa ci potesse essere di così importante da chiedermi per farti vacillare.
‘’Non odiarmi’’ rimasi confuso a quella frase, non capì.
‘’Per quale motivo dovrei odiarti?’’
Tu ti avvicinasti e mi presi il viso fra le mani.
‘’Per questo’’ in un secondo annullasti le distanze fra i nostri volti e premetti le tue labbra sulle mie.
‘’E per questo’’ aggiunsi riavvicinandoti nuovamente...