Prendiamo una coppia standard come esempio. Ci siamo?
Okay, aggiungiamo ora che sono entrambi maschi. Nessun problema ancora, no?
Andiamo avanti: aggiungiamo cinque anni di differenza. Un po' forzato, ma l'amore non ha età. Posso ancora sorprendervi.
Aggiungiamo ora una di quelle storie tormentate, fatte di silenzi, litigi e ironia. Torniamo alle basi.
Infine, aggiungiamo un'uniforme del corpo speciale Swat, una pistola per ciascuno, una vita di strada e una tendenza a fare cazzate che farebbe paura ad un qualsiasi fuori di testa.
…
Ora stiamo esagerando.
Dal testo:
– Dovresti incanalare le tue energie, che so... in maniera positiva.
– Ah, sì? Illuminami.
– Datti all'ippica. O fai giardinaggio.
– Giusto, posso anche produrre da solo!
– Provaci e ti sbatto dentro di nuovo.
– E' una proposta?
– Sei... imbarazzante. Davvero imbarazzante.

Ilaria, una semplice ragazza di diciassette anni che, come la maggior parte dei suoi coetanei, usa spesso i social network. Facebook per gli amici, Twitter per sfogarsi.
Negli ultimi giorni estivi “fa conoscenza” con Anonymous. Entrambi sono all’oscuro dell’identità dell’altro.
Il nuovo anno scolastico non si apre nel migliore dei modi per Ilaria, costretta ad avere a che fare con Gabriele, trasferitosi da poco nella sua stessa città.
*Dal capitolo 2:
Per un secondo, incrociando quello sguardo color ghiaccio e quel volto di rara bellezza, mi dimenticai dell’istinto omicida dentro di me.
Non poteva essere vero. Era troppo bello per essere vero. Non poteva esistere un essere mortale così divino. Chi era la madre? Chi il padre? Dovevo assolutamente stringere loro la mano, avevano fatto un lavoro eccellente.
Si schiarì la voce “Posso passare o vuoi contemplarmi per altri dieci minuti?”
Mi pentii di aver sfornato così tanti complimenti tutti in una volta.

"Non dovresti essere ad un appuntamento a farti scovare il punto G?! Sei una sconsiderata e qualcuno deve infilarti un po' di sale in zucca a suon di mazzate!”
“Vivo a New York e ho avuto te come maestro di vita. Pensi che mi preoccupi di qualche balordo che cerca di rapinarmi o violentarmi?! Ma sii serio!”

Frank temeva i discorsi con Gerard. Erano sempre un po’ strani, e ora era troppo assonnato per difendersi brillantemente da ogni possibile attacco che Gerard avrebbe potuto sferrare alla sua autostima.
Quindi decise di chiudere gli occhi, rannicchiarsi di più in modo che il suo piede non sfiorasse minimamente Gerard e impedirgli di ricordargli di essere al suo fianco.
Ma si sentiva tremendamente osservato, quindi aprì di nuovo gli occhi e incrociò inevitabilmente quelli di Gerard.
Bene, si era dato una pedata sui coglioni da solo. Ora erano cazzi suoi.
- Che c’è? – sospirò, guardando Gerard con gli occhi gonfi di sonno e non del tutto aperti.
- Sono sotto stress. – confessò Gerard, esageratamente cupo. Problemi da diva. - Ho bisogno di un modo per scaricare la tensione. – mormorò. A Frank passarono davanti agli occhi l’ultima decina di concerti, spesi a flirtare con Gerard sul palco come se fossero decisamente poco etero. Non se l’era mai domandato, ma forse a Gerard non bastavano gli strusciamenti.

Gabriel non pretendeva che lei capisse. Nessuno aveva capito. Peter vi aveva assistito in prima persona e aveva fatto uno sforzo immane solo per accettare l'idea. E francamente, non gliene fregava niente. Non c'era posto, per uno come lui, nella nuovissima ed esclusiva sottocultura dei mutanti, proprio come non ce n'era stato prima. Non era cambiato niente. Non c'era mai stato un posto per lui, né prima né dopo la fottuta eclissi.
Claire non pretendeva che esistesse un posto per lei. Se l'era bruciata quella possibilità e non si tornava indietro. Ma doveva sopravvivere in qualche modo. Aveva lottato con le unghie e con i denti, in silenzio, per ritagliarsi quell'angolo tutto per sé. Era responsabile delle sue scelte e non accettava che la si giudicasse. E sopratutto, non accettava di dover ringraziare il suo macellaio.

Non era la prima volta che una donna puntava sull'uomo sbagliato, ma lei aveva avuto proprio sfiga.

"Tu sei Sylar! Tu ammazzi la gente per rubargli i poteri! Come accidenti fai a non ricordarlo?!"
“Hai bisogno di uno psicologo, non ci stai tutta con la testa!”
Erano le dieci del mattino. Erano soli in un motel sconosciuto, su una superstrada di cui non ricordava nome e numerazione. E lui non era Sylar, l'uomo che le aveva rubato il potere nel modo più cruento che riuscisse ad immaginare, ma uno sconosciuto senza memoria che l'aveva abbracciata nel sonno. Poteva reggere. Alla sua mente piaceva pensarla in quel modo. Le sopracciglia di Claire si contrassero in una linea unica. “Si, eh? Ora ti faccio vedere io.”

“Da dove arrivi?”
“Da un istituto di ricerca...”
“E come hai fatto a fuggire?”
“Ho fatto un servizietto ad una guardia di sorveglianza...”
Sylar chiude gli occhi per un istante sperando che sparisca. Lei è la sua nemesi, il passato tornato a tormentarlo. La punizione per tutto il male che ha fatto. “Claire, perchè sei qui?”
"Per una cavia mutante questo posto è il Nirvana... ma se avessi saputo che era opera tua, ci avrei pensato due volte.”
“Se lo avessi saputo, saresti venuta lo stesso. La disperazione fa fare molte cose spiacevoli... anche rimpiangere anche il tuo peggior nemico.”
"Cavolo, mi sei mancato."

Ogni essere umano ha un paio di ali. Ma per quelli che possono vedere le proprie, avere ali nere è una sciagura.

Ecco una differenza sostanziale tra lui e Gee. Gee era un uomo, maturo, adulto, che ragionava come tale. Frank invece era al primo anno, era ancora un ragazzino infantile che non sapeva da che parte girava il mondo, che aveva ancora paura del giudizio degli altri. Che aveva ancora paura di essere guardato come se non fosse all’altezza di niente.
E forse era vero.
Io ti...

Gabriel non ricorda di essere stato umano, Gabriel non ha più nessuno. C'è stato un tempo in cui era bello, molto bello, bellissimo, ma adesso quel tempo è passato. Gabriel viaggia con un armadio al seguito e quattrocento anni di ricordi perduti sulle spalle.
In una casa antichissima piena di cose rotte e di cose preziose avrà inizio la più bizzarra delle convivenze.
Prima classificata e vincitrice del Premio Attinenza al concorso Once upon a Bloody December indetto da storyteller lover.

Nel vedere che al posto della professoressa Tutcher sta entrando un ragazzo, nemmeno un uomo, proprio un ragazzo, davanti ai miei occhi si presentano soltanto tre alternative possibili: urlare, piangere, scrivere una lettera di lamentele al direttore di istituto perché, cielo, quello ‘Shakespeare’ non lo saprebbe nemmeno sillabare.

Il sogno più grande di una Romancer? Di sicuro ce ne sono molti, ma uno supera tutti gli altri: entrare nella Parata Nera. La sfortunata protagonista di questa storia ci sarà catapultata dentro per caso, ma non tutto è quello che sembra e forse il suo sogno potrà trasformarsi in un incubo… Mi è venuta in mente mezz'ora fa e non so nemmeno se avrà seguito, ma volevo sentire cosa ne pensate... enjoy! ^^

Sylar, Claire e un'isola deserta nell'azzurro mare d'agosto. Scordatevi Laguna Blu: stiamo parlando di mutanti con qualche problema di relazione.

"Se avessi collaborato, invece di darmi dello psicopatico e fare ostruzionismo, non...”
“Stai dicendo che ti ho costretto?!” sibilò con un lampo negli occhi. Claire si irrigidì e strinse le labbra. “Dovevo morderti!”
Gabriel annuì e saettò lo sguardo su di lei. Era quasi furiosa. "Stai dando troppa importanza ad una cosa di poco conto.”
"Sì, forse hai ragione. Non parliamone più” disse girando il viso da un lato. Si sentiva incredibilmente stupida.