Carissima, metto subito le mani avanti e mi scuso anticipatamente per il solito ritardo.
Stavolta non ho beccato subito il tuo aggiornamento appena pubblicato. Nonostante ciò ne sono rimasta affascinata come al solito.
Ammetto che per il momento avevo lasciato Luth e i suoi compagni di viaggio in un angolino della memoria. Tu hai tantissimi personaggi interessanti e dalle vicende ricche. Ero rimasta risucchiata dalle peripezie degli altri, soprattutto di Rowen (il cui secondo nome potrebbe essere sfiga un po’ più di tutti in questo periodo), Mano e Golgoth (stavolta spero di non aver confuso i nomi. Purtroppo il rincoglionimento avanza…).
Tornando al capitolo corrente, mi è piaciuto scoprire il punto di vista di Luth perché fra tutti è forse il personaggio che, finora, è più lontano dal mio sentire.
Appare un po’ come il “figlio di papà” (passami il termine. Lungi però da me sminuire la tua opera) ed è senza dubbio lodevole che sia in grado di riconoscere apertamente questa sua condizione agiata rispetto al resto delle persone.
Questa sua caratteristica, che ha plasmato il suo essere e la sua vita, è causa sia della sua debolezza iniziale (il non saper riconoscere ed affrontare la crudeltà e l’asprezza dei demoni, quando questi sono nemici. Ne saper resistere agli stenti di una vita meno fortunata). Davvero, se dovessi descrivere Luth in una sola parola, direi consapevole. Sa fare un’analisi così profonda e spietata di se stesso che quasi viene voglia di andare li, mettergli una mano sulla spalla e rassicurarlo che no, non ha affatto sbagliato finora, sono state le vicende della vita a renderlo così ed ha tutto il margine possibile di miglioramento. Che sicuramente ce la farà, ne è perfettamente in grado (basta non soffermarsi sulla fine del capitolo, ma andiamo per ordine con lo svolgimento degli eventi, almeno tentare…).
Luth incolpa l’educazione paterna, quel volerlo preservare a tutti i costi dalle brutture del loro mondo per quella sua incapacità di resistere alle avversità, per essere così succube della paura ma direi pure terrore atavico verso i demoni. Non conosco questo padre. Posso fare poche supposizioni ma non so perché non mi sento di dire che lo abbia storpiato fino al punto di renderlo incapace di tenere fronte alle difficoltà della vita. Insomma, non è proprio come il Siddartha in gioventù. Sbaglio o li le fonti parlavano di un principe a cui non erano state fatte conoscere per nulla malattie e morte? Ecco, Luth è stato si cullato… ma non penso così tanto. Sbaglio? In fondo è sempre il figlio di un capo. Qualcosa di pratico, per rivestire quel ruolo in futuro, devono almeno averglielo insegnato… a meno che quel ruolo non gli sarebbe stato precluso. Ma qui si apre un altro ventaglio di possibilità e mi sa che andrei pure fuori tema.
C’è poi quella parte buona di Luth, quella sua bontà che lui sente distrutta da ciò che gli è accaduto nel tempo da poco trascorso. Si sente più duro Luth, in tutti i sensi, sia per la vita dura che ha condiviso con gli altri, sia per come le privazioni l’hanno portato ad essere. Ha una corazza ora. Ma gli sembra che la sua essenza sia stata corrotta. Non lo so… se uno è buono, un po’ buono lo deve restare sempre. Diventa forse più duro, più resistente, con la lacrima meno facile. Ma mi voglio illudere che una scintilla di bontà resti sempre, anche in chi ha conosciuto il trauma e le atrocità della guerra… a meno di non sfociare nella pazzia. Ma pure li si apre un altro mondo e io di psicanalisi ne so meno di zero. C’è una parte distruttiva si… non a caso la gente che assiste o vive certe cose a volte finisce pure per suicidarsi… tuttavia, per ogni impeto distruttivo mi illudo ci sia anche una parte creatrice che scalcia e si dibatte. Un istinto primordiale alla sopravvivenza che prima di essere luminoso è pure forza impetuosa e indomabile, animalesca. Una spinta pari a quella di soccombere al male, bensì opposta. Sarà forse un discorso che sa di filosofia, non so… ma Rowen non è forse anche questo? La vita che non si abbandona alla morte? Ecco, in piccolissima parte credo e spero sia così anche per Luth.
Tornando a questo personaggio, l’altra conseguenza interessante dello stato è il suo interfacciarsi con i due fratelli ladri. Certo, procedono tutti e tre insieme per rispettive necessità ma pure li, poveri e con le pezze al sedere tutti e tre… riescono a rimbeccarsi sui natali. Ecco, questo è un aspetto della stupidità tipica degli uomini. In caso di necessità infatti gli animali cooperano per la sopravvivenza comune. Noi invece riusciamo a darci addosso per la diversità di ceto.
Mi torna in mente quella bella poesia del principe sulla morte, “La livella” o qualcosa di simile.
In un certo senso, anche qui, a fare una bella figura o una figura migliore sono comunque quelli del popolino. In fondo al capitolo abbiamo la loro rivincita.
La cosa si dipana lentamente, nella titubanza delle guardie, nel loro imbarazzo che Luth, vuoi perché poco abituato a scorgere il pericolo, vuoi perché inebriato dalla dolcezza dell’aria di casa, proprio non riesce a scorgere. In parte mi è giunto inatteso questo risvolto, lo ammetto. Non mi aspettavo un ritorno sereno ma neppure la cattura. Chissà cosa è successo nel frattempo nella sua città. Spero di non sbagliare e di aver dimenticato qualche particolare che hai citato nei capitoli scorsi. Purtroppo in geografia sono sempre stata una frana, reale o fantasy che fosse: i nomi dei posto mi sfuggono. Eventuali dettagli di guerra che riguardano Geela potrei averli dimenticati.
Insomma, Luth finirà in catene mentre Arys e Wes riguadagnano la macchia. Per i due fratelli sarà una vita ancora di stenti ma per il momento evitano le catene.
Tra questi due, tra Arys che ha una lingua tagliente ed esterna il proprio malcontento in battute sarcastiche e taglienti e il silenzio di Wes, senza dubbio, la mia simpatia va al secondo, a questa sua apparente saggezza che stona in modo così dissonante rispetto alla sua giovane età. Ho ancora il dubbio che sia qualcosa di insito nella sua indole e rafforzato dalla vita difficile ed eventuali traumi che hanno coinvolto sicuramente lui e pure la sorella. Chissà quali oscuri segreti condivisi si nascondono nell’irriverenza di lei e nel misterioso mutismo di lui. Che poi, chissà… se non erro Wes non ha pronunciato una sola parola finora… stress post traumatico o proprio non è in grado di parlare? Davvero, spero di rincontrarlo ed avere dettagli sul suo trascorso e, perché no, anche sul suo futuro. Potenzialmente potrebbe essere un personaggio forse dotato di qualche potere particolare… o forse, come al solito, fantastico troppo. E’ che la sua aura di mistero, per certi versi, mi ricorda quella della tua guaritrice che si è tra i carcerieri di Mordhen nei capitoli scorsi. Li però mi avevi accennato, sempre se non sbaglio che qua la vecchiaia è impietosa con la memoria, di una donna che non ha umili origini, qualcuno che ha un’istruzione insomma. L’intelligenza patrica, tuttavia, pare che a Wes non manchi.
Sono curiosa insomma di scoprire, al solito, come confonderai e dipanerai le trame che avvolgono questo tuo variegato ed interessantissimo universo.
Scusa ancora per il ritardo. Ci sentiamo al tuo prossimo aggiornamento. Un abbraccio <3 |