Recensioni per
Nel nome del padre
di Dark Sider

Questa storia ha ottenuto 391 recensioni.
Positive : 391
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
11/09/20, ore 19:30
Cap. 20:

The Mentalist spostati proprio.
Giuro non so come abbia fatto Rowen a capire che il punto debole di un demone, voglio dire un dannato demone, fosse la sua preoccupazione per un'altra creatura. Il rapporto fra Mano e il balor è davvero complesso ma sotto sotto un po' di sentimento, che in mancanza di una definizione migliore potremmo definire affetto, c'è. Forse attaccamento sarebbe una definizione migliore. O... interesse, boh. Di certo Rowen sembra capace di capire le persone con la stessa abilità con cui un predatore capisce la sua preda, si è perfino accorto che Mano è ancora un essere umano, intendo non semplicemente a livello biologico ma anche nell'anima, per quanto sia spezzata è ancora un'anima umana. Forse ora il balor un pochino lo ha instradato con quel "eppure non si può uccidere tutto di voi". Gli ha confermato che Mano ha ancora qualcosa del suo animo umano, fosse anche solo la paura di essere debole. Ma poi semplicemente corpo e anima sono interdipendenti, non puoi avere un corpo fragile e mortale senza che qualcosa nel tuo modo di pensare non ne venga influenzato.
Capisco benissimo l'odio di Rowen verso i suoi carcerieri ma è curioso che sia accompagnato anche da questa sorta di capacità di comprenderli. Di solito quando odiamo qualcuno diventiamo anche del tutto incapaci di capirlo, come se la persona odiata fosse un odore sgradevole che ci costringe a tappare il naso e che quindi non possiamo identificare. Finiamo per vedere non davvero la persona odiata ma soltanto la nostra immagine di essa. Per questo davvero mi tolgo il cappello davanti a Rowen che riesce a rimanere vigile e capace di analizzare, anche in una situazione così terribile. C'è davvero qualcosa in lui che non si può uccidere, magari nel suo caso è solo la voglia di libertà e sopravvivenza, ma secondo me è più profondo di così, la cosa in lui che non si può uccidere è la sua identità, di cui fanno parte sia la voglia di libertà che il sentimento di rivalsa che prova nel voler usare le sue abilità per liberarsi. C'è una parte di lui che gli dice che è tutto inutile, ma c'è anche una parte di lui che testardamente cerca una via d'uscita. Io a questo punto sono veramente curiosa, e poi se intendono usarlo come facciata per cercare informazioni ad un certo punto dovranno per forza concedergli un pochino più di libertà, se lui vuole cercare i maghi facendosi dare informazioni sulla base del fatto di essere il figlio di uno di quei maghi, non può far sapere alle persone che interroga che lui è controllato dal figlio del tiranno, altrimenti sarebbe uguale se andassero direttamente Mano e Golgoth, e loro questo probabilmente lo sanno. Forse il motivo per cui lo stanno schiacciando così tanto in questa prima fase del viaggio è proprio per schiacciare il suo spirito, per fargli passare qualsiasi potenziale idea di fuga anche quando gli daranno un pochino più di libertà. Forse è proprio per guerra psicologica che in questo momento gli stanno lasciando le manette anche se non potrebbe scappare, proprio perché hanno intuito che lui si sentirebbe un pochino più libero e un pochino più coraggioso.

Recensore Veterano
10/09/20, ore 11:01
Cap. 20:

Per Rowen si prospetta proprio un'allegra gitarella nei boschi eheheh
Incatenato e condotto al guinzaglio come un cagnolino, il nostro povero ex cacciatore si trova ad arrancare stremato dalla fame e dalla stanchezza, ma noto con piacere che, nonostante le privazioni, riesca a mantenere la mente lucida. Se c'è una cosa che apprezzo molto di lui è il fatto che non si lasci mai completamente abbattere dalle avversità. Insomma, come lui stesso ammette, da quando ha lasciato l'odiata Syrdin, gliene sono successe di tutti i colori e forse forse in quel cumulo di macerie non si stava poi così male. Almeno aveva a che fare solo con altri esseri umani disperati quanto lui. La riflessione che compie è giusta: i demoni sono imprevedibili, creature di cui ha sempre e solo sentito parlare ma che non si è mai trovato a fronteggiare di persona. Con gli umani è diverso: bene o male sono mossi tutti dalle stesse esigenze e dagli stessi sentimenti. Possono provare odio e sono capaci delle azioni più efferate, certo (basti vedere il comportamento di quelle simpatiche carogne dei razziatori) ma le loro paure sono comuni alla fine. Per questo è instintivamenre portato a cercare la comprensione di Mano Insanguinata che, anche se fa di tutto per nasconderlo, è umano quanto lui. Paure o almeno punti deboli deve averli per forza.
Ma nonostante i tentativi , Mano si dimostra meno clemente rispetto a Golgoth, anzi in lui pare esserci un sadico piacere nell'ignorare le richieste del suo prigioniero. In fondo, finora non c'è stato ancora modo per i due di instaurare un tipo di legame diverso da quello di prigioniero e carceriere e Mano è animato dal terrore verso suo padre. Insomma ritenta Rowen e magari più in là sarai più fortunato. Interessante che Golgoth si dimostri incuriosito e interessato a Rowen più di Mano. I demoni sono creature talmente al di là che pare strano questo tipo di interesse, e infatti Rowen è sospettoso (vabbe, ma Rowen effettivamente è SEMPRE sospettoso XD). Golgoth dimostra di riconoscere una certa forza di spirito negli umani, e probabilmente è ciò che ha impedito ai demoni di eliminare qualsiasi forma di resistenza da parte loro ( il fatto che esista un gruppo di ribelli, come si è visto nel precedente capitolo, lo dimostra). Gli umani sono fragili nel corpo, giustamente, non avranno la magia (non tutti) o la resistenza dei demoni e nemmeno la loro forza sovrannaturale. Eppure resistono stoicamente. È subito chiaro che Golgoth non si stia riferendo direttamente a Rowen, e che la sua ammirazione sia tutta per Mano, che è l'umano con cui ha avuto più a che fare. Il rispetto che il demone prova per il suo compagno traspare sempre in maniera evidente. E anche Rowen se ne rende conto. Mi chiedo adesso come deciderà di sfruttare questa cosa, adesso che ha chiaro chi tra i due carcerieri è più incline al "sentimentalismo " (se così possiamo chiamarlo XD) . Golgoth tiene a Mano, ma non è detto che questo legame sia ricambiato dal figlio del tiranno. Forse cercherà di metterli l'uno contro l'altro? Rowen è sicuramente astuto, sono ansiosa di scoprire cosa si inventerà!
Altra cosa che sono ansiosa di scoprire è dove siano diretti i nostri "eroi". Hanno già una meta precisa? O stanno semplicemente aspettando di trovare indizi strada facendo?
Non dimentico che ci siano demoni ribelli che già in passato hanno causato problemi a Mano e Golgoth e della profezia pronunciata da uno di loro prima di essere ucciso dal figlio del tiranno. Rowen giustamente si chiede cosa accidenti possa incutere paura o nervosismo in due guerrieri imbattibili e potenti come loro, ma temo che presto lo scopriremo.
Mi piace molto come hai saputo tessere le relazioni tra i personaggi all'interno di questa storia. Hai caratterizzato molto bene ciascuno di loro, così che il lettore possa già immaginare o almeno avanzare supposizioni sulla base di quanto scoperto finora. È una cosa molto bella perché è come se i tuoi personaggi siano persone familiari e non semplici sagome sulla carta.
Ti rinnovo i complimenti anche per le splendide atmosfere che riesci a creare: questa foresta così tenebrosa e piena di insidie mette paura sul serio, e riesco davvero a percepire tutto il disagio e le difficoltà patite da quel poveraccio di Rowen ahahah
Un altro capitolo molto bello e interessante, sono curiosissima di vedere cosa succederà adesso!
Alla prossima cara, un abbraccio :*

Zob
(Recensione modificata il 10/09/2020 - 11:49 pm)

Recensore Master
10/09/20, ore 09:31
Cap. 20:

Ma cara mia, buongiorno!
Eccoci di nuovo qui, questa volta con un capitolo dedicato al mio personaggio spreferito: la cosa che mi risolleva, oltre al vederlo in compagni di Golgoth e Mano, è il fatto che sia prigioniero, incatenato e costretto a sottostare a ordini e ritmo di cammino imposti dai suoi carcerieri. Questo mi piace un sacco e poi, parliamoci chiaramente: Rowen cosa ti aspettavi? Di essere trattato come una principessa in gita? Sei un prigioniero, neanche troppo utile fino a questo momento. China il capo e obbedisci, se vuoi restare in vita (per quanto mi riguarda puoi anche tentare una fuga ed essere malamente ucciso, ma so già che, per mia sfortuna, la tua meravigliosa autrice mi negherà a lungo questa gioia).
Mi pare che Rowen, nonostante tutto, resti l'arrogante di sempre: crede in qualche modo di essere capace di sfuggire a Mano e Golgoth, di poterli ingannare, soprattutto per quanto riguarda l'umano. Forse potrebbe anche avere ragione, ma solo per il fatto che è Rowen, io spero che si sbagli alla grande.
Terrore. Bene, è questo che ti spetta, perchè mi resti antipatico principalmente, perchè sopravvaluti te stesso e le tue capacità (e infatti sei prigioniero, tua madre è morta e la tua città distrutta) e tendi a sottovalutare gli altri, ma concordo con te quando dici che della vita non te fai nulla, se non hai anche la libertà. Ecco, forse qui è il primo momento in cui, per un allineamento di pianeti, mi trovo a comprendere Rowen. La libertà è fondamentale e se non si ha, beh, non so quanto quella che si finirebbe per condurre possa essere chiamata vita. E da qui, mannaggia a te, è un avvicinarsi a piccoli passi a Rowen, iniziando a comprendere ciò che è adesso. Una madre pazza, un mondo in rovina, abbandonato a se stesso fin da bambino...chi sarebbe cresciuto in modo diverso? Chi sarebbe riuscito a diventare meno egoista, manipolatore e infame? Nessuno, credo, e Rowen alla fine non è che un ragazzo che vuole almeno sopravvivere. Non ti dirò che mi piace, ma devo ammettere che forse lo capisco un po' di più, anche se la mia antipatia nei suoi confronti resta abbastanza salda.
In compenso, ma immagino lo immaginerai, cresce il mio affetto per Golgoth: primo, perchè non usa parole a caso e mi ricorda molto me stessa quando, puntigliosamente, faccio notare che non ho usato un termine, ma un altro, dal significato simile e al tempo stesso diverso; secondo perchè si preoccupa per Mano e questo in qualche modo lo rende più umano ai miei occhi e mi fa preoccupare, perchè ho l'impressione che quell'idiota di Rowen farà qualcosa (anche se non so ancora cosa).

Cara, che io la tua storia la adori, beh, mi pare chiaro e che tu sia un'autrice davvero in gamba mi pare giusto ribadirlo. La storia continua a procedere con calma, alternando i vari scenari e i vari personaggi, ma non è mai nè confusa nè lasciata al caso: è chiarissimo che tutto - TUTTO - sta procedendo con un senso che si rivelerà poi e io non posso fare altro che aspettare che tutto si riveli, intanto ritrovandomi a ballonzolare sulla sedia in attesa degli aggiornamenti (che spero arriveranno presto T-T).
Complimentissimi, per tutto, anche per avermi fatto un pochino - pochissimo - apprezzare quella tassa di Rowen.
Un bacio grande e a presto, L.

Recensore Master
09/09/20, ore 18:36

Carissima *_______*
Quando torno qui, su questi lidi, è sempre Natale! Sempre, sempre ** E' come farmi un enorme regalo da sola, nutrendo il mio bisogno di belle storie e, come sempre, non mi deludi.
Come sai, poi, Mordhen è uno dei miei personaggi preferiti (anzi, forse per ora è il mio preferito in assoluto) e leggere di lui mi strazia ogni volta.
Questo capitolo ha varie sfaccettature, sfumature. Comincia con la speranza che quasi si sgretola sotto i piedi di Mordhen, continua con la speranza che invece si anima ancora e poi finisce per spezzarla un'altra volta, stavolta per sempre.
L'introspezione di Mordhen in questo capitolo è dolorosa e micidiale. Lo vediamo ripercorrere quello che è successo, tutto il dolore che ha dovuto sopportare da quando sono scappati da Syrdin, la separazione con Rowen, la paura di perdere Thoan, il tiranno che spalanca ogni giorno la sua mano un po' di più sopra a quella terra, quel mondo, e la espone all'ombra del male. Davvero, una caduta dentro un imbuto dal quale non si riesce a vedere un'uscita, per Mordhen, ma questa donna, l'unica con cui si può ragionare a quanto pare, porta scossoni elettrici in questa vita pregna di incertezze e paure, che un po' fanno sentire Mordhen di nuovo costretto a imparare a vivere, come se la vita l'avesse iniziata ora. Cede e dice loro che viene da Syrdin, come se fosse una vergogna, come se questo potesse complicare le cose, come se ammetterlo fosse la condanna a morte che si scaglia su di loro, ma dopotutto quanto hanno da perdere, ancora?

Di fatto ci troviamo di fronte a dei ribelli? Ho pensato subito a questi. Non sono semplici persone che sopravvivono e basta, mi sono sembrati attivi nella causa di liberare il mondo dalla minaccia di Mano e di suo padre. Qualcuno che recluta papabili persone disposte a rimetterci pure la vita, purché il bene vinca. Non so se ho sbagliato tutto, e se sono fuori strada ma in caso fammelo sapere così la prossima volta ci penso due volte prima di dire cazzate ç.ç
Ho notato poi quanto, a differenza di quel che pensava Mordhen, in verità il fatto che venga da Syrdin sembra quasi dar loro più motivo di aver fiducia. Forse per quel fatto che "chi viene da Syrdin non lo direbbe mai, dunque è così disperato da averlo detto" (e seriamente avrebbe pure potuto dire che veniva dalla provincia di Taranto a quanto pare XD); ma io ho un sentore che proprio il fatto che venga da Syrdin abbia una sua valenza nella storia. Non so ho questo sensazione e io mi sbaglio sempre con le sensazioni, però è anche colpa tua che ti leggo e mi fai fare centomila congetture diverse, io non lo so guarda! Non dovresti tipo un po' vergognarti??? (XD)

Anyway la libertà, però, ha un caro prezzo. Io ci ho sperato un po' che Thoan stesse meglio, che stesse guarendo. Speravo che lo avessero curato, ma è anche vero che lo hanno trovato in fin di vita e che dunque magari non dovevo sperare troppo, ma la vita è anche questo. La speranza a volte è vana, e qui fa male perché il lento declino di Mordhen alla notizia e poi quando lo vedo, lo trasforma. Da arrogante e ostico che era diventato, per tutto quel marasma di emozioni che ha provato, alla fine si trova a supplicare, come un bambino, che nessuno gli porti via Thoan. Che nessuno lo separi da lui, mentre il peso della solitudine lo schiaccia.
Una lacrima ghiaccia, alla fine, l'ho pianta anche io e non so che altro dirti... adoro Mordhen, lo trovo talmente ben caratterizzato che il suo male è il mio. Non so, lo sento vicino a me... un po' mi somiglia, in qualche modo, dunque è straziante vivere sulla mia pelle le sue stesse torture ma questo, mia cara, significa che la mano che c'è dietro questo racconta, dentro, ha tanto da esternare ♥
Come sempre mi lasci senza parole, non vedo l'ora di proseguire **
Un abbraccio fortissimo
Miry

Recensore Junior
09/09/20, ore 01:05
Cap. 2:

Eccomi ^^
Bel capitolo.
Interessante il bestiario.
Povero Rowen, aveva pensato a tutto per la fuga ma gli è andato tutto storto visto che non solo è stato scoperto ma la madre e morta.
A presto ciao ^^

Recensore Master
07/09/20, ore 20:04
Cap. 4:

Ehm, ehm ehm * si schiarisce la voce.
Improvvisarmi giudice è stata una mossa dispendiosa. Mi spiace non essere passato prima, perché volevo davvero andare avanti.
Non siamo ancora al momento clue, la storia deve ancora dispiegarsi e con essa il suo potenziale. Siamo solo al quarto capitolo, dopotutto, ma il quadro dei personaggi inizia a delinearsi. Mordhen e il suo momento di incertezza, dovuto. Mano Insanguinata, che inizia finalmente a prendere una direzione. O meglio: una non direzione. Non ho le conoscenze per comprendere cosa esattamente sia il Ricettacolo di Kyr, ma ammettiamolo, la situazione ha del paradosso interessante: il padre è riempito da qualcosa che lo rende malvagio, il figlio è vuoto dentro. A meno che non salti fuori che Mano Insanguinata in realtà è nato per essere una pagina bianca e rendere più agevole il passaggio del ricettacolo da padre a figlio, questa coincidenza, o semplicemente questo dettaglio, è molto evocativo. 
Ad ogni modo, i Razziatori portano il panico, i Demoni il silenzio. Come il loro comandante, come il comportamento di Mordhen in loro presenza. Si accusa di essere codardo. In realtà, io lo interpreto come livella sul potenziale pericolo che rappresentano i Demoni rispetto alle altre specie di questo mondo. Persino un uomo duro e inflessibile come lui si piega, come le porte dell'Accademia. A proposito... Non è Rowan che le ha quasi aperte, nevvero? Se avesse delle braccia così possenti, la madre l'avrebbe riportata a casa con l'unghia; a meno che non abbia un potenziale, magico o fisico, che non conosce nemmeno lui. Fino ad allora, mi vien da pensare che ci sia stato un altro aspirante razziatore; o magari vecchio inquilino.
Voglio dire. Gorgoth, che un cristone alto quanto un cavallo su due zampe, la apre a fatica. Da mezza aperta. Decisamente, Rowan non poteva riuscirci.
Quella dei Razziatori è una scelta di trama che ci sta. Diversamente, sarebbe stato come se Eragon fosse stato catturato già nel primo libro e portato da Galbatorix: game over.
Solo una cosa. È bello che hai inventato una lingua per i Demoni, ma non si potrebbe far nulla in futuro per leggerla sul vivo? Mi si stavano incrociando gli occhi a furia di andare in fondo e poi tornare. Purtroppo Efp non divide il testo in pagine e questo penalizza molto le note a piè di pagina T.T
Al prossimo capitolo
Spettro94

Recensore Junior
29/08/20, ore 19:06
Cap. 5:

Come si suol dire, chi non muore si rivede. Mi spiace davvero tanto non essere riuscita a passare prima e vorrei sinceramente poter leggere questo tuo scritto avendolo tra le mani, anziché attraverso uno schermo (di pc, tablet o telefono che sia), perché sono sicura che lo terminerei nel giro di una giornata in tal caso (e senza che i miei occhi muoiano a causa della luce artificiale di un qualsiasi dispositivo), MA VABEHHH, ecchime, finally.

LIETO è IL RITORNO.
Dunque, ho ovviamente dovuto riprendere le fila, ma finalmente mi sono potuta immergere ancora una volta in questo tuo racconto. Il capitolo si apre laddove il precedente si era chiuso: chissà, se il gesto di Thoan gli abbia effettivamente fatto guadagnare tempo o se li abbia esposti soltanto a un incrementato rischio di morte. Certamente la situazione in cui si trovano non è delle migliori e l'impressione è quella si una sottovalutazione della situazione da parte di Thoan: a Syrdin sono praticamente sprovvisti di combattenti, i pochi rimasti sono feriti o comunque non al meglio della forma, in quale modo ritiene di poter "sopraffare" i demoni?
Nel momento in cui Mordhen sottolinea come l'altro avrebbe potuto e dovuto evitare di fare i nomi di Rowen e Nerya, l'impressione che ho avuto è che egli sia ben più conscio di quanto queste due figure giochino un ruolo rilevante all'interno dell'intera vicenda. Dall'altra parte un poco riesco ad ammirare e invidiare Thoan per la sua determinazione, per il suo essere così combattivo; il punto però è che ogni situazione necessita di essere analizzata con rigore e oggettività e, alle volte, tirarsi indietro non è sintomo di debolezza, ma piuttosto una presa di coscienza maggiormente saggia.
Asserito ciò, mi ha ovviamente fatto gongolare il fatto che poche righe sotto avvenga un ulteriore scambio di battute tra Thoan e Mordhen dove quest'ultimo pare pensarla all'incirca come me.
"Che c’è una grande differenza tra incoscienza e coraggio, tra saggezza e spavalderia. Nessun atto intrepido avrebbe fatto la differenza: forse avrebbe fatto morire gli altri con un senso di rivincita nel cuore, ma la conclusione sarebbe stata la stessa" ecco: queste tematiche mi portano sempre alla mente il ricordo della me di 17/18 anni che un giorno guardò il suo professore di tedesco contraddetta di fronte a "Vita di Galileo" di Brecht e, in particolare, alla sua abiura. Non riuscivo a capire come avesse potuto rinnegare se stesso, le sue ricerche, la sua intera vita in pratica. Il professore mi spiegò che se non lo avesse fatto sarebbe stato ucciso e se fosse accaduto... allora che fine avrebbero fatto le sue scoperte? Ha rinnegato se stesso, sì, questo gli è risultato utile per far sì che potesse continuare a lavorarvi e trasmetterle celatamente a qualcuno.
Da quel momento la mia mentalità è chiaramente cambiata e il mio sguardo si è ampliato e trovo un netto parallelismo tra la situazione sopracitata e quella narrata nel tuo scritto. Thoan, ti capisco, ma alle volte è necessario andare contro se stessi per riuscire al meglio.
In più, ci concedi uno spaccato sul modo di essere di Mordhen, l'attuale e quello passato; spaccato che fa acquisire ancor più valore alle sue scelte ("Un uomo piegato dagli eventi, fiaccato dalla vita, che forse aveva visto oltre").

Più il capitolo procede più la situazione diviene insostenibile e spigolosa: tutti gli attori in gioco hanno delle ragioni valide e altre di difficile condivisione. Dovranno sicuramente identificare il loro obiettivo principale e di conseguenza ideare la strategia che lo persegue al meglio. August, a tal proposito, si dimostra colui che maggiormente ha le idee chiare, sia chi e cosa vuole proteggere e su come farlo. Mordhen, invece, colui maggiormente afflitto e angosciato da ciò che succederà; è bastato arrivare al termine del paragrafo per capirne il perché (non lo avevo mica capito eh ahahah).
Nel frattempo torniamo su Golgoth, Mano Insanguinata e la ricerca di Rowen. Inutile sottolineare ancora una volta, quanto io trovi affascinante Mano Insanguinata: in questo frangente non si aggiunge molto a ciò che sapevamo già del suo conto, certo, ma resto ammaliata dalla sua figura, soprattutto ricordandomi del suo tormento. Tormento che, almeno stavolta, è condivido anche da Golgoth: il timore nei confronti del ricettacolo di Kyr è tangibile. Lo scambio tra i due mi è piaciuto molto: la paura, volenti o nolenti, ci alimenta e in parte ci protegge, quanta aspettativa di vita potremmo avere senza di essa?
Non da meno è la conclusione: sicuramente una delle parti più introspettive del capitolo, mi è ovviamente piaciuta molto. In fondo mi ha anche fatto ritenere che Mano Insanguinata possa (debba) essere la vera unica speranza nei confronti del ricettacolo; che dovrà partire da lui, dal suo essere così distante da tutto ciò che ha conosciuto, da quel suo desiderio che ciò di cui lui sa non debba essere necessariamente la normalità.
"Aveva il sapore delle cose perdute. Sepolte": questa affermazione mi ha messo molta amarezza addosso, quanta infinita tristezza nei confronti del modo in cui è cresciuto e di ciò che la vita gli ha riservato.

Sono stata davvero molto molto contenta di essere finalmente tornata qua, stavolta spero di lasciar passare molto meno tempo prima di leggere il capitolo successivo.
Ancora a presto, quindi,

Bongi! :)

Recensore Master
26/08/20, ore 09:58

Ciao cara! Che bello tornare qui! E grazie (davvero) per avermi risparmiato quel viscido di Rowen <3
Quello che mi piace di Mordhen è che non si illude. Mai. Fa i suoi conti, calcola le possibilità/probabilità di riuscita e poi pensa a come poter fare tenendo sempre ben presente la sconfitta. Mordhen è leale e anche in una situazione simile, scomoda, spaventosa, pensa all'amico di una vita, che magari è morto, ma magari no e quindi nel dubbio si preoccupa. Mordhen è fedele verso chi ama e l'unico che gli è rimasto è Thoan, di cui non sa neanche che fine abbia fatto veramente.
Alla fine però la verità viene a galla. Mordhen ammette di essere fuggito da una Syrdin caduta in mano ai demoni e questo, in qualche modo, pare accomunarlo alla carceriera, bellissima e crudele almeno inizialmente. Una volta considerata vera la "confessione" di Mordhen, la donna cambia volto: si fa più gentile, lo libera dalle catene che gli stanno mangiando la carne e si propone di curarlo. C'è un avvicinamento, quell'avvicinamento tipico di chi, di base, non ha più nulla da perdere.
Piccoli passi l'uno verso l'altra vengono compiuti durante il breve momento della cura. Piccole e scarne confessioni, un nome (di altri), un po' di passato stando attenti a non rivelare troppo. Una sensazione di corrispondenza (?) data dall'aver vissuto esperienze, se non uguali, simili.
Thoan è vivo, Mordhen rinuncia alla possibilità (scarsa e stupida a mio parere) di una fuga per vederlo. Che poi, parliamo chiaramente, fuggire e vivere col rimorso di aver abbandonato per l'ennesima volta una persona amata? Ah ah ah. No, non ce lo vedo Mordhen, non dopo tutto quello che ha passato, non dopo tutto quello che ha fatto per l'amico, caricandolo a cavallo nonostante fosse già all'epoca condannato. Supplica Mordhen e io vorrei abbracciarlo, ma sono in guerra e le medicine, le cure, il tempo, il cibo non possono essere impiegati per chi è ormai condannato. Mi dispiace, davvero. Soprattutto perchè "Aveva condiviso con lui la maggior parte della sua vita, ogni singolo istante delle sue giornate. Aveva diviso con il suo animo irruento e vivace ogni cosa, ogni segreto, gioia, dolore e sconfitta. Ogni volta che si era voltato, lui era al suo fianco, come un’ombra silenziosa e ridente, sempre orgogliosa di lui, in qualche modo che non era mai riuscito a comprendere del tutto. Non poteva morire perché era una parte di sé, l’altra metà della sua anima, e se lui continuava a vivere, allora avrebbe dovuto farlo anche Thoan. Non poteva morire, perché sarebbe stato come tagliarsi a metà, spaccarsi, strapparsi. Sarebbe stato insopportabile."
E lo capisco, davvero, quel senso di vuoto che ti lascia la perdita di una persona amata in quel modo. Se ne esce diversi, cambiati e, in un qualche modo, anche incompleti.
Questo capitolo è di un'intensità mostruosa, sappilo, mi ha toccato nel profondo (perchè amo Mordhen e tu lo sai) e mi ha lasciato con una voglia di leggere il prossimo che non hai idea.
Quindi, mia cara che scrivi cose bellissime e crei personaggi di cui mi innamoro sempre di più, sappi che io resto qui, buona buona, in attesa dell'aggiornamento (anche se so che non sarà dedicato a Mordhen, ma a quel disgraziato di Rowen, Mi consolo sapendo che con lui ci sono Mano e Golgoth).
Un bacio grande e a prestissimo, L.

Recensore Master
20/08/20, ore 14:30

Ma ciao!
Finalmente eccomi qua, in realtà non vedevo l'ora di leggere il capitolo, ma ho avuto una settimana davvero frenetica e non mi piace recensire quando ho poco tempo a disposizione, o quando sono stanca, devo essere sveglia e lucida per scrivere recensioni decenti. 
Ammetto che speravo vivamente di vedere Rowen e Mano litigare male, picchiarsi - e solite cose che a noi piacciono tanto, insomma. Invece il capitolo è dedicato interamente Mordhen, che è un personaggio che mi piace tanto - penso onestamente che mi piacciano tutti quelli che hai creato per questa storia, in realtà - e per tanto non posso certo lamentarmi. 
Mordhen, come tutti i tuoi personaggi (a parte il ricettacolo di Kyr) non se la passa bene, e anzi si ritrova incatenato, spaventato, ma soprattutto disperso: non sa cosa succederà, dov'è Thoan, non sa se riuscirà a scappare né dove potrebbe andare, anche se ci riuscisse. Le sue introspezioni sono rese benissimo ed è ammirevole come riesci a destreggiarti in scene di questo tipo, che non sono semplici da scrivere soprattutto dal punto di vista più psicologico dei pg. Mordhen sta perdendo le speranze, d'altra parte tutto sembra andar male e la prospettiva di salvare Thoan sembra sempre più lontana. E' da spezzare il cuore la sua situazione, soprattutto perché lo abbiamo visto dire che non vuole morire e ogni volta che ci penso è una stretta al cuore.
Rivediamo la donna del capitolo precedente, lei che è sempre misteriosa, intrigante, e di cui non comprendiamo totalmente le idee né i piani per il futuro, lo scopo che ha, ma ogni volta che la descrivi me ne innamoro, affascinata tanto quanto lo è Mordhen. 
Alla fine la situazione non sembra poi tanto male, nel momento in cui Mordhen dice la verità e spiega da dove provengono lui e Thoan, la donna pare 'calmarsi', fidarsi di lui, sembra essere certa che le abbia raccontato la verità e poi lo libera per medicarlo. Mi ha fatto ridere la battuta che lei fa a lui riguardo l'essere un guaritore, nessuno di noi dimenticherà ciò che ha combinato impiastricciando le erbe per provare a salvare Thoan. Dunque Mordhen ora è più o meno libero, non lo lasciano andare, ma almeno sappiamo che sono tutti dalla stessa parte, e quindi contro il tiranno. Davvero bellissime le introspezioni di Mordhen su Syrdin, la metafora della madre che non si riesce a riconoscere più.
E infine gli lasciano anche vedere Thoan, mi chiedevo proprio come stesse... ma forse preferivo non scoprirlo, ecco. Capisco che una ferita del genere non è facile da guarire - insomma, mica siamo in La casa di carta dove gente fa interventi chirurgici difficilissimi senza averne le competenze e salva le persone - e temo proprio che non ci sia altro da fare per lui, anche se lei mi ha dato l'impressione di avere qualcosa in mente, ma cosa? Nel senso, io credo che effettivamente qualcosa che non ha tentato ma che potrebbe salvare Thoan esista, e spero davvero che decida di tentare perché mi dispiacerebbe troppo sia per Thoan che per il povero Mordhen, non so spiegare quanta tristezza mi ha trasmesso in questo capitolo. Magari un intervento super difficile? O, più probabile magari, qualcosa che riguarda la magia? Ho bisogno di sapere!
Come al solito ho amato il capitolo, scrivi sempre da Dio e mi lasci curiosissima. Spero di leggere presto il nuovo capitolo <3
Alla prossima!
fumoemiele

Recensore Master
18/08/20, ore 16:09
Cap. 15:

Ehilà!
Quanti feels in questo capitolo, sia per Rowen che per Mano Insaguinata. Il nostro eroe se la passa ancora peggio di quanto visto nella scorsa parte; la mancanza di acqua lo induce al delirio e alla visione di miraggi, vere e proprie illusioni le quali probabilmente sono una sua memoria inconscia di Sopravvissuto che non può lasciarsi andare alla morte se non dopo averle provate veramente tutte: i consigli "ricevuti" da madre e zio sono invero preziosi e se usati come si deve potranno quantomeno fargli guadagnare un po' di tempo. E per sua fortuna l'astuzia non gli fa difetto al momento del secondo incontro con Mano Insaguinata. Qualcosa di un lontano passato vissuto insieme comincia a risvegliarsi nell'animo contorto del figlio di Davian e con tutta probabilità è stato anche questo oltre alla poc'anzi citata furbizia a permettere a Rowen di salvare la pelle. Ciò che propone non è soltanto ragionevole, è anche l'unica possibilità per il Guerriero Nero di evitare l'ira paterna e una sempre più probabile sentenza di morte. I maghi saranno molto più facilmente rintracciabili dal nostro cacciatore provetto E figlio di Shandon piuttosto che dal capo di un'orda di demoni riconoscibile lontano 100 miglia e forse anche di più. Mano Insaguinata dice che valuterà ma è chiaro che dentro di sé ha già accettato, comincia ad apprezzare Rowen per il coraggio e per ciò che inizia a risvegliare nella sua mente. Ti faccio come sempre i miei più vivi complimenti per questa tua storia eccellente sia nella trama che nello stile.
Un caro saluto e a presto
Will D.

Recensore Master
17/08/20, ore 14:26

Eccomi qui!
Scusa per il terribile ritardo, mail periodo di Ferragosto mi ha tenuto davvero occupato. Per fortuna che avevo preso pochi scambi, la scorsa settimana!
Comunque sia, è sempre piacere riprendere questa bellissima storia. Proprio in questo mese sono un po' in vena di film horror, motivo per cui apprezzo sempre e volentieri leggermi quelle storie in cui la speranza è ( ironicamente ) la prima a morire, e questa è sicuramente in cima alla lista. In questo mondo, dove non esistono vincitori ma solo vinti e individui più fortunati di loro, l'atmosfera che si respira perennemente è quella di un inferno in terra, e non mi stancherò mai di sottolineare quanto adoro la cosa.
Così come non mi stancherò nemmeno di sottolineare quanto io ADORI assolutamente le tue bellissime descrizioni, sempre così cupe ed evocative, una prosa che si sposa perfettamente con il mondo lugubre in cui è ambientata la storia, dove nessuno dei protagonisti è al sicuro...nemmeno con i loro alleati.
In questo capitolo mi è particolarmente piaciuto come hai scelto di rappresentare i ribelli di questo mondo, coloro che si oppongono al Ricettacolo. Uno dei problemi che ho con la maggior parte delle rappresentazioni dei ribelli dei film o di altre storie...è che vengono quasi sempre mostrati come i buoni della situazione, senza macchia o paura, quando nella realtà non potrebbero assolutamente sopravvivere senza sporcarsi le mani, cosa che qui avviene senza vergogna. BRAVA! Questa è una Ribellione competente, i cui membri sono disposti a torturare e compiere scelte difficili pur di sopravvivere.
Thoan sembra ormai giunto alla fine della propria storia, ma il suo compagno non se la passa certo meglio. Laddove il suo amico rischia la morte, ecco che lui dovrà far fronte ad una situazione altrettanto disperata, costretto a sopportare la perdita di una persona che gli era molto cara. Certo, Thoan potrebbe sopravvivere...ma non ci spererei (lol), visto l'andamento di questa storia. Aspetterò con ansia i prossimi capitoli per scoprirlo!

Recensore Master
15/08/20, ore 19:24

Ma ciao Dark Sider!
Ricordo alla perfezione il modo in cui Thoan si ferì e ho apprezzato moltissimo questo capitolo incentrato su Mordhen perché ci offre un altro spiraglio di quello che è il mondo dopo l’avvento del Ricettacolo. Stai disseminando indizi e spiegazioni ampliando sempre più il punto di vista di Mano e di Rowen, i giovani protagonisti che non sanno niente oltre ciò che avviene sotto il loro naso e vivono in un mondo già profondamente distopico. Un altro elemento che mi è piaciuto pur considerando la sua gravità è senza dubbio la fine imminente di Thoan. È evidente che Mordhen non lo considera unicamente un amico, ma piuttosto un qualcosa di più, un amore, probabilmente, sebbene a Sirdyn concetti come amore siano esautorati del loro significato. E mi piace il fatto che nonostante l’abile e ancora misteriosa donna sia con tutta evidenza una guaritrice, non abbia gli strumenti per salvare il ferito, se non il rendergli meno dolorosa l’agonia. Questi elementi di realismo in un fantasy dalle tinte dark come questo sono dei tocchi perfetti: la morte non è solamente la fine che tocca ai comprimari inutili, alla gente intesa in senso vago e generico, ma tocca e può toccare i personaggi che conosciamo e amiamo e coloro che per questi ultimi sono importanti.


Ovviamente l’idea di una resistenza al Ricettacolo di Kyr è stuzzicante: le informazioni in nostro possesso sono ancora pochissime e io continuo a pensare che se c’è qualcuno che sa dove sono i maghi, questi sono i due forestieri che hanno salvato Mordhen. Ciò legherebbe nuovamente assieme i destini di zio e nipote, dato che Rowen ha il medesimo scopo. Anche l’atteggiamento dei forestieri mi piace molto e lo trovo coerente. L’idea di soccorrere uno sconosciuto traditore è, per loro, più agghiacciante di qualsiasi cosa e quindi debbono tutelarsi, ma non per questo rinunciano a prestare soccorso a dei viandanti in difficoltà. Un altro elemento che hai curato bene servendoti anche della gestualità dei personaggi è senz’altro il dialogo tra la bella guaritrice e Mordhen. Mi piace che lei abbia un ruolo di comando e che, pur avendo deciso per salvare la vita e curare il nostro, non si apra, così come mi piace che lui continui a essere guardingo nei suoi confronti. L’umanità non è stata semplicemente piegata dal Ricettacolo, ma ha anche perduto alcune delle sue caratteristiche principali, dando vita a un mondo dove aleggia sempre il sospetto. A livello di caratterizzazione, mi compiaccio di leggere di questa guaritrice con una forza che la fa sembrare più imponente di quello che è. La stai delineando con grande abilità, rendendola ferma quanto basta nelle sue decisioni e nelle sue analisi, ma non priva di pietà. Ne è una prova quando non si smuove di fronte al dolore di Mordhen, ma ha solamente un istante di incertezza che penso qualunque medico avrebbe nel dover dare la medesima notizia. Colgo l’occasione per augurarti buon ferragosto <3 e mi auguro di poter leggere prestissimo nuovi capitoli. Un abbraccio forte,
Shilyss

Recensore Master
14/08/20, ore 20:37

Devo dire che l'avevo intuito... Quando Mordhen si accorge che lei non aveva mai incluso Thoan nei discorsi eppure a suo dire era ancora vivo, ho pensato: "Game of Thrones insegna, il poveretto dev'essere in coma o qualcosa del genere". Anzi sta direttamente morendo, solo più lentamente. È molto vera e onesta la disperazione di Mordhen: dopo aver resistito a TUTTO quello, compresa la cavalcata di ore quando era già ferito, come può Thoan morire proprio adesso? Se fosse una fiction Thoan non morirebbe, invece per Mordhen questa è la vita vera ed esiste la possibilità molto concreta che l'amico muoia. In ogni caso i sentimenti di Mordhen sono descritti splendidamente, questa cosa che il suo migliore amico sia l'altra metà della sua anima è bellissima, di solito si parla in questi termini solo quando c'è di mezzo l'amore e non sai quanto io apprezzi che qualcuno inizi a parlare così anche delle amicizie.

Splendido capitolo, ma mi sa che la donna ha ancora un qualche asso nella manica che per qualche motivo ha paura a rivelare. Forse lei può usare della magia e non vuole rivelarlo? Andiamo, dimmi che dopotutto questa è una fiction e il povero Thoan non morirà T_T
(Recensione modificata il 14/08/2020 - 08:38 pm)

Recensore Master
12/08/20, ore 20:40
Cap. 18:

CARA **
Tu non sai quanto mi è mancato leggere questa storia ed è imperdonabile il fatto che io sia indietro di un capitolo, ma è stato un periodo un po' burrascoso e ho lasciato alcuni aggiornamenti per strada çç conto di recuperare anche il prossimo molto presto **
Che dire? Golgoth è un personaggio che, come sai, mi piace moltissimo e, in questo particolare capitolo non fai che confermare quanto lui, a differenza degli altri demoni, sia differente. Non solo per il fatto che è il "primo", ma è proprio l'approccio con le emozioni ad essere diverso. Mentre gli altri si prostrano senza alcuna dignità ai piedi di Kyr e del ricettacolo di Kyr, ubbidendo quasi senza nemmeno sapere il perché, Golgoth è fedele. Non mi viene in mente altro termine per definirlo: ha un legame con quella "famiglia", ma soprattutto ha un legame con Mano. Un legame che difende, perché è un po' come se Golgoth stesso lo avesse cresciuto, quell'umano che finge di essere un demone, che finge di aver perso la paura e la fragilità, che invece sono parte della sua esistenza e della sua mole, che appunto lo rende un bersaglio che può essere distrutto con una facilità disarmante.
In più il rapporto con Vorjah mette in luce proprio le differenze dei rapporti umani: laddove Golgoth sembra essersi integrato nella visione di un legame più affettivo. Vorjah non sembra riuscire a focalizzare la sua attenzione nient'altro che sul fatto che lui è il secondo, che questo è per lui quasi motivo di vergogna ma che, dopotutto, rispetta quella gerarchia forse solo per paura di subire delle conseguenze a riguardo... e questo mi riporta alla paura di Golgoth che proprio i fidati demoni stiano tramando contro Mano e lo porta ad avvicinarsi di più al ragazzo che vuole difendere, che lui stesso ha addestrato. Ho quasi la sensazione che, avendo avuto questo privilegio, Golgoth abbia acquisito da Mano quel lato umano che gli fa provare affetto e paura, invece Mano da lui ha imparato la distanza e il saper nascondere il dolore dietro occhi di ghiaccio, ingannando gli altri che la paura non fa parte di lui.
Meraivglioso il loro rapporto, sul serio. Amo questi due personaggi, sono intensissimi.

E invece, per uqanto riguarda Rowen, penso che il suo arrivo abbia spezzato ben più di un equilibrio. Quelle sensazioni che Mano sente – di un legame che non sa attribuire, che vede quel ragazzo come una sorta di sua nemesi, di riflesso di una libertà a lui privata; perché Mano è prigioniero del proprio potere, della propria posizione e Rowen, pur rinchiuso in una cella, non ha nulla da dimostrare a nessuno, non lo ha mai fatto e ha sempre vissuto la vita padrone della stessa. Sono davvero le due facce della stessa medaglia e questo viaggio che li attende, dove il cibo e l'acqua sono solo incentivi a renderlo malleabile e di certo collaborativo, immagino ci riserverà nuove domande da porci ma forse ci darà nuove risposte, sia per quanto concerne il legame tra Golgoth e Mano, sia per quello tra Mano e Rowen.
Sono tre personaggi che amo e non vedo l'ora di leggerli insieme, vedere tutto questo svilupparsi, evolvere e sorprendermi ancora.
Mi mancavi tu, mi mancava questa storia e mi mancava quello che mi lascia ogni volta che la leggo ** Spero davvero di tornare presto a leggerti, nel frattempo complimenti cara, ogni volta mi strappi l'anima e io non ne ho mai abbastanza
Miry

Recensore Master
12/08/20, ore 19:34

Carissima, ci metto un po’. Arrivo sempre con calma.
Capitolo completamente incentrato su Mordhen e che ci permette di apprendere moltissimo su di lui.
E’ come se le catene che lo tengono imprigionato sul piano fisico, mano a mano inizino a sciogliersi pure su quello emotivo, almeno per quanto gli è possibile nella situazione in cui è coinvolto. E tu sei stata magistrale nel condurre il lettore in questo “viaggio”.
E’ incatenato all’inizio dicevano Mordhen, non ne sa ancora nulla né di Thoan né di come potrà proseguire la sua vita, se essa proseguirà, tra l’altro. E’ nell’incertezza più assoluta che si fa strada un iniziale turbinio di pensieri, fumosi, pesanti.
Adoro la figura affascinante di questa tua… guaritrice? Questa donna ha effettivamente qualcosa di divino o comunque magico nel suo essere. O per lo meno sembra tale il suo aspetto quando lo vediamo attraverso gli occhi di Mordhen. Eppure in questo capitolo tradisce anche lei molti sentimenti. Compassione, pietà… una donna decisamente eclettica e completa.
Certo, quando chiede le informazioni pattuite a Mordhen è ancora la donna bellissima ed inarrivabile, che potrebbe farti fuori con un gesto.
Adoro soprattutto come descrivi i gesti dei personaggi, lo svolgersi degli eventi attraverso le loro azioni. Sembra di scardinare appena gli anelli delle catene dal muro insieme a Mordhen, mentre egli cerca di carpire le parole dei suoi carcerieri in modo da discernere cosa pensano ed hanno intenzioe di fare con lui, di lui.
Un po’ so intuiva dal trattamento comunque buono che gli avevano riservato che, sotto sotto, difficilmente l’avrebbero ammazzato a sangue freddo. Insomma, chi è che tratta così bene un prigioniero: cibo, vestiti, caldo, addirittura medicazioni?
Si non lo trattano in modo troppo amichevole ma parliamo sempre di un prigioniero. Non è che quelle catene fossero una costrizione così pesante, se siamo concreti, paragonate poi a quelle di Rowen, sono quasi nastri di seta.
E’ interessante poi apprendere di quella che è la situazione politica di questi esseri umani dissidenti nei confronti del tiranno. Insomma, c’è una resistenza, umana. Segno che non tutti gli uomini sono sottomessi al ricettacolo di Kyr, anzi. E la cosa, ammetto che non può che farmi piacere.
Mi pare di capire che sia una sorta di resistenza tra i boschi, una guerriglia? Non so se si può definire così. DI gente che ha sofferto comunque a causa dei nemici contro cui lottano, per cui non certo abituata ad una vita agiata. Nello stesso tempo, almeno per la guaritrice (di cui sapientemente non ci sveli neppure il nome… e la cosa intriga ancora di più il lettore, almeno me sicuramente) si parla anche di gente comunque istruita. Non certo il primo bifolco sfuggito dalla campagna. A giudicare non solo dalle competenze in ambito medico (se non magico ma su questo non posso ancora pronunciarmi. Di certo qualcosa saprà se, come mi pare di capire, è pure abituata a fronteggiare demoni. Non credo si possa affrontare nemici simili senza un minimo di attitudine/resistenza a ciò che non è tangibile) ma pure dalla raffinatezza e compostezza dei modi mi da l’idea di qualcuno pure nobile. Si si pulisce le mani su pantaloni lisi dopo la medicazione a Morden, quindi tanto delicata non è, ma credo che pure il nobile più raffinato, dopo un po’ di vita nei boschi e senza pecunia si adatti a vivere in modo molto più spiccio e spartano.
Resta comunque una libertà non assoluta quella di Morden. Una libertà acquisita a cui, però, deve dire grazie non una ma mille volte. Sarà che tengo sempre il povero Rowen come metro di paragone. :)
L’altro pezzo importante di questo capitolo è doloroso nella sua presenza come anche nell’assenza. Perchè Thoan ce lo mostri solo alla fine. Ma è presente da subito nei pensieri di Mordhen. E’ l’amico, il fratello, l’altra metà della propria anima addirittura. Forse, e qui magari sbaglio interpretando male il tuo scritto, non è tanto l’altra metà della sua anima letteralmente, quanto il suo passato, tutto ciò che Morden è stato ed ha compiuto. Radici, casa. Perchè tutti abbiamo bisogno del nostro passato, anche se brutto, per definire noi stessi. Per avere una ragione d’essere, nel bene quanto nel male. E’ straziante e chiara l’immagine di Thoan. Si intuisce dalle primissime battute che non abbia scampo. Sembra un cadavere che respiri ancora, flebilmente, a mala pena. Davvero, sembra di vederlo ed ascoltarlo, nell’attesa che smetta di respirare.
Commovente davvero l’immagine di Morden che implora, piange e supplica nella speranza atroce di riaverlo indietro, che la guaritrice possa davvero tentare qualcosa. Li per li, in effetti, mi era venuto il dubbio che lei stesse per tentare qualcosa… almeno dai l’idea che il pensiero l’abbia sfiorata per bene. Per qualche motivo, però, poi ci ha ripensato. Davvero perché si tratta di un tentativo inutile? O c’è dell’altro? A primo impatto, in situazioni così immagino sia per via di un prezzo troppo alto da pagare. Thoan ne uscirebbe pericoloso, snaturato? Qualcuno dovrebbe dare la vita per lui? Ma sono solo supposizioni di chi ha visto troppi cartoni animati e anche da vecchio li riguarda volentieri.
Alla fine, però, Mordhen è costretto comunque ad accomiatarsi da Tohan. Non sempre si ha scelta e, quando succede, si può solo accettare. Con tutto lo strazio che una condizione del genere comporta.
Sarà interessante vedere come intreccerai il futuro di Mordhen, dei suoi carcerieri, insieme poi a quello di Rowen e Mano. Non so, ma credo che presto o tardi si rincontreranno, vista la natura degli avversari dei carcerieri di Mordhen. Magari, per allora Mordhen sarà un combattente ancora più valido...o forse Rowen sarà riuscito a sfuggire a Mano&co. E potranno vivere non solo come consanguinei ma pure come alleati.
Insomma, mia cara, hai aperto molte porte. Mi hai intrigato con la magia delle tue parole, come al solito.
Tantissimi complimenti. A presto <3