Ogni mattina in America un professore si sveglia, sa che deve correre più in fretta del vento o troverà la sua scuola vandalizzata da una testa di cazzo. Ogni mattina in America un losco figuro incappucciato si sveglia, sa che deve manomettere una telecamera di sicurezza o non riuscirà a vandalizzare in tutta tranquillità una scuola. Ogni mattina in America, non importa che tu sia Howard Brackett o Ezio Auditore: sei comunque un idiota.
[Sequel di A pair of winged Nike]

Ogni mattina in America uno sfigato si sveglia, sa che deve correre più in fretta del figo di turno o le prenderà di brutto. Ogni mattina in America un figo si sveglia, sa che deve correre più in fretta dello sfigato o non riuscirà a spaccargli il culo. Ogni mattina in America non importa che tu sia un figo o uno sfigato: è meglio che cominci a correre.

Dal testo:
"Kuroko vedeva i suoi ex compagni di liceo sedere in un cerchio scomposto. In quel cerchio c’ era anche lui. Tutti loro a quanto pare erano dei “ragazzi problematici”
NOTA: tra gli avvertimenti non ho potuto inserire i seguenti perchè se ne possono scegliere max 3. Gli avvertimenti che non ho potuto aggiungere sono non-con (che per quanto mi riguarda, benche faccia parte di tematiche delicate e contenuti forti, preferisco specificare) e SPOILER!

"Lui non era morto per malattia, incidente, suicidio o omicidio. Soprattutto non era morto per omicidio.
Un uomo che toglie la vita ad un altro essere umano, nulla sarebbe stato più lontano dalla realtà.
Da quel dannato giorno, da quando aveva stipulato il contratto, non un solo uomo aveva potuto seriamente alzare le mani su di Lui, figuriamoci togliergli la vita."
Dimenticatevi dell'anime, di angeli assessuati, demoni che ballano il tip tap e di ragazzini sociopatici.
Questa fic si svolge dopo 10 anni dall'incontro tra Sebastian e Ciel e narra ciò che potrebbe succedere alla fine del contratto.
La traccia base è stata scritta inizialmente dalla mia amica Hitomi, io l'ho messa nero su bianco.
Ho reputato di mettere l'avvertimento OOC per scrupolo. Faccio di tutto per restare IC, ma certe situazioni diventerebbero ingestibili... quindi qualcosa di OOC c'è.

«Perché deve sempre girare tutto attorno a lui?»
«Hai ragione» questa volta Makoto si limita a sorridere «sei mancato ad entrambi» e lo lascia andare tornando a sedersi. «E’ solo che per lui sarà più difficile ammetterlo, quindi pensavo fosse giusto che lo sapessi».
[MakoHaruRin] Ovvero tutte quelle volte in cui Rin non ha avuto speranza e l'unica volta in cui si è permesso di crederci.

La stanza che li ospita è una camera piuttosto spartana di un hotel a ore.
In quel quartiere ce ne sono tante come quella, dove la gente consuma del sesso veloce senza rinunciare ad un minimo di confort.
La luce che proviene dai comodini è bassa, ha un alone giallo, ed esaspera il colore della pelle degli occupanti della camera.
Kise ha il respiro pensante, sembra che sia reduce da una maratona durata giorni, è completamente sudato, si passa la lingua sulle labbra in continuazione, sembra non voler smettere pur essendo quasi senza forze.
Kasamatsu è di fronte al ragazzo biondo, lo guarda con occhi rapaci, guarda solo lui mentre cerca di non pensare a come è finito in quella stanza e cosa stanno facendo.

[Imayoshi Shoichi x Hanamiya Makoto]
-Ricordami perché sono qui.
Mentre lo pronuncia, per la prima volta, una folata di vento gelido gli scompiglia tutti i capelli e si intrufola senza appello dentro la giacca pesante, fino a farlo tremare di freddo lungo la schiena. Imayoshi rabbrividisce e nasconde il naso sotto la sciarpa, avvicinandosi di un solo passo all'altro ragazzo.
Hanamiya si tiene stretto in un abbraccio le gambe e lo guarda in malo modo, come suo solito. Ha la voce ferma, di chi è convinto delle proprie intenzioni. Non lo guarda ancora in volto.

Salve a tutti è da un pò che non mi faccio viva su questo fandom con una Long Fiction ( per quanto long possa essere questa ) ma ho intenzione di scrivere la mia prima storia a sfondo Rosso con due personaggi che non ho mai utilizzato prima in vita mia. Della serie: "a tutto c'è una prima volta"
Siate clementi.
Dal capitolo:
"Perchè?"
"Perchè penso sia giusto."
Non avevano avuto bisogno di altro, le orecchie di William, per uscire da quella stanza per dirigersi a grandi falcate dentro il proprio ufficio sbattendo la porta, attirandosi gli sguardi curiosi dei colleghi, e poggiando quel foglio sulla scrivania.
Si mise a fissare per un tempo infinito quel pezzo di carta. Quel composto chimico che permetteva al legno di prendere altra consistenza e forma. Mise le mani, con il palmo aperto, ai lati di quel foglio cercando di carpire dalle singole consonanti e vocali una qualche richiesta sottointesa che, per sua sfortuna non trovò.
Sospirò pesantemente sedendosi sulla poltrona continuando a guardare il foglio su cui Grell aveva vergato la propria richiesta di trasferimento in Italia.