A prima vista Shikadai sembrava una fotocopia in miniatura del padre; capelli neri arrangiati nel tipico codino caratteristico dei Nara, stesso modo di vestire, stessi tratti del viso già visibili nonostante i suoi quattro anni. Ma i suoi occhi, i suoi occhi color smeraldo, erano definitivamente un dono di sua madre.

Silenzio.
Era questo che avvertiva, nonostante fosse circondata da una marea di Ninja. Ninja, che si erano radunati quasi come controllati dalle fila di un marionettista esperto, ninja che urlavano, piangevano, bestemmiavano. Ma lei non sentiva; l'unica cosa che riusciva a definire, seppur con difficoltà, erano le espressioni dei loro visi, le facce sconvolte e rese deformi dal dolore, dalla disperazione, dalla rabbia.
Perchè il tempo si era fermato per lei, così come tutto il resto, nell'istante in cui lo vide disteso, immobile, sull'erba.

L’ombra minacciosa decise di mettere in atto la sua vendetta. Aspettava da anni questo momento e ora ,finalmente , era arrivato.

Entrò nel loro appartamento, e notò la luce offuscata, e un piccolo rumore di sottofondo. La televisione era stata lasciata accesa. Entrò nel salotto e fu li che li trovò.

Strinse a sé ancora di più Matsuri, che ricambio l’abbraccio ancora intorpidita dal sonno.
Era tutto perfetto; aveva trovato la sua anima gemella, era tutto tranquillo, era una serena mattinata e loro stavano beatamente dormendo e..
“E’ NATALEEEEEEEEEEE!!! SVEGLIA E’ NATALEEEEEEEE!!!”

“Bene Gaara, devi sapere che TEMARI ha organizzato un pigiama party a casa nostra “ affermò Kankuro con un sorrisetto.
“ Abbiamo organizzato un pigiama party! “ puntualizzò subito lei.
“ …un pigiama che? “ chiese Gaara.
“ … “

E ti si forma un nodo alla gola, perché sai che non potrai esserci per lui. Sai che non potrai esserci a cambiarlo, a coccolarlo, o a tenerlo tra le tue braccia al sicuro.

“Matsu..”
“Sigh..che c’è adesso Gaara?”
In una mezz’ora buona, questa era la quarantesima volta che veniva chiamata dal suo ragazzo seduto accanto a lei.

Il kazekage continuò a seguire la traiettoria per arrivare alla sua meta, inconscio del fatto che qualcuno lo stesse osservando.
Grande errore.
Infatti si avvicinò al povero ragazzo, con passo furtivo e silenzioso, degno dei migliori sicari in circolazione.
Quando era a pochi metri dal capo villaggio, decise di scaraventarsi su di lui.
Un tonfo sordo echeggiò in tutto il corridoio, arrivando persino nel piano di sotto.
Seguito dall’urlo di Gaara.

“Ciao Matsu! …Lui dov’è?”
“E’ sulla lettiera!”
“Capisco che magari vuoi rompere con me che sono strano, ma scegliere uno che usa la lettiera non è esattamente sinonimo di “normale”…”

"Gaara dai per favore prendi sto sciroppo.."
"no no no no" canzonò lui.
"Ok allora vorrà dire che ti dovrò fare una bella puntura.."

Sapeva che non doveva muoversi. E se possibile, anche trattenere il respiro, perchè anche un minimo sussulto poteva fargli rischiare la vita. E non solo; avrebbe anche messo in pericolo i suoi stessi compagni di squadra. Compagni che ,a tutti i costi, voleva proteggere.

Gaara era nella sua stanza, mentre imprecava in turco e in greco. A bassa voce naturalmente, altrimenti c’era il rischio che i suoi fratelli lo sentivano. E se lo vedevano in quelle particolari “condizioni” sarebbe stato alquanto..imbarazzante.

Ogni mattina la stessa storia; per svegliare il kazekage, era necessario un baccano pari alla bomba di Hiroshima. E non c’era neanche la garanzia che funzionasse.

Perché ogni anno doveva finire così? Una figura giovane e magra era ferma al centro della stanza più importante del villaggio, sabbiosa e illuminata dal caldo sole di Suna. Ed ammirava sconsolata la pila di pacchetti dai mille colori riversati sulla sua ampia, ma ordinata scrivania. Possibile che le ragazze avevano superato le guardie del palazzo? Di nuovo?...