Recensioni per
La leonessa di Francia.
di _Agrifoglio_

Questa storia ha ottenuto 1539 recensioni.
Positive : 1537
Neutre o critiche: 2 (guarda)


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Recensore Junior
03/09/23, ore 00:11

Ammiro la capacità che hai di inventare cose geniali ed allo stesso tempo divertenti, Agrifoglio! Nel capitolo precedente avevamo ‘Egli è’ al posto di ‘Ei fu’ mentre questa volta c’è la flotta navale di cui Napoleone è l’armatore e che si chiama Imperial Eagle Company! Dire che si tratta di un nome azzeccato è davvero riduttivo ed infatti se Napoleone avesse effettivamente armato una flotta l’avrebbe chiamata sicuramente così. E ci credo che la compagnia dell’aquila imperiale abbia dato del filo da torcere alla compagnia delle Indie, con un simile proprietario!
Napoleone si è dimostrato un uomo dalle mille risorse, destinato sempre a risorgere dalle sue ceneri. Qualunque cosa faccia la fa sempre bene ed ogni sua creatura è destinata a piazzarsi ai primi posti di tutte le classifiche. Il segreto di tanta genialità e di tanto successo secondo me sta nella compresenza di tante doti nella stessa persona. C’è chi è molto intelligente, ma magari è pigro o non ha studiato. C’è chi è intraprendente o addirittura iperattivo, ma è di vedute ristrette, è poco preparato o non sa interagire col prossimo. C’è chi ha studiato, ma è ottuso, lento, mentalmente poco elastico o pauroso. C’è chi ha coraggio, ma poco cervello e poca strategia come Gioacchino Murat. E c’è chi invece queste doti le riunisce tutte ed è intelligentissimo, laborioso, coraggioso, stratega, innovatore, ci capisce di politica ed ha vedute di ampio respiro che portano lontano. Tutti questi pregi riuniti in una sola persona compongono il genio.
Dalla tua retrospettiva emerge che Napoleone ha fatto parlare di sé anche nel viaggio oceanico che lo ha portato da Sant’Elena all’America iniziando una relazione con Jeanne de Valois, la grande avversaria di Oscar. I due si sono piaciuti istintivamente ed immediatamente per le affinità caratteriali ma poi si sono riscoperti incompatibili proprio perché troppo simili. Due forti personalità in effetti possono stare insieme assai difficilmente perché tenteranno sempre di prevaricarsi vicendevolmente. Nel caso di Napoleone e di Jeanne de Valois poi non c’era soltanto la forte personalità ma anche le manie di grandezza, l’immensa ambizione, le notevoli spigolosità del carattere ed una propensione a non accontentarsi mai di niente. Oserei dire che il loro non è stato un amore ma una passione travolgente nella quale ognuno ha visto se stesso riflesso negli occhi dell’altro. In questa situazione devastante credo proprio che l’accentuata differenza d’età sia stata l’ultimo dei problemi di questi due pavoni. Due narcisi non possono stare nello stesso vaso! Arrivati a New York il loro ‘amore’ era già finito ed ognuno è andato per la sua strada.
L’escalation di Napoleone in America è stata sorprendente. Malgrado fosse ormai un signore ultracinquantenne la sua verve non era affatto venuta meno ed in pochissimi anni ha conquistato il potere anche nel nuovo mondo. La sua grande genialità gli ha fatto capire che gli americani parlavano il linguaggio del denaro e quindi per ascendere doveva tentare la strada dell’imprenditoria. Nel vecchio continente Carlo Maria Bonaparte si prodigò per procurare alla famiglia delle patenti di nobiltà con cui aprire ai figli le porte delle migliori scuole francesi. Napoleone scelse l’esercito e, alla testa delle sue armate, conquistò il vecchio mondo. Nel nuovo mondo però le patenti di nobiltà non servono e non servivano a niente, se non a creare folclore perché lì occorrevano ed occorrono lo spirito di iniziativa, la spregiudicatezza, il fiuto per gli affari e la disponibilità a lavorare sodo. Napoleone possedeva tutte queste doti in abbondanza e le ha sfruttate per diventare ciò che gli americani rispettano di più: un tycoon pieno di soldi. La sua ascesa ha dell’incredibile: imprenditore del legname, costruttore edile, investitore in borsa ed armatore. L’Imperial Eagle Company come abbiamo già visto dà del filo da torcere persino alla Compagnia delle Indie, ma l’Inghilterra non vuole impelagarsi in una seconda guerra contro l’America e Napoleone cresce indisturbato ed ecco che rispuntano fuori i vecchi amori: la politica e l’esercito. Con le sue ricchezze illimitate il grande condottiero corso arma una milizia privata e poi viene eletto senatore. Da senatore avvia una campagna contro la schiavitù e qui vediamo che ritornano gli ideali moderni di cui si faceva esportatore anche in Europa. Come in Europa lui voleva esportare gli ideali della rivoluzione, così in America lui vuole abolire la schiavitù. In entrambi i casi è pura propaganda oltre che ‘carità pelosa’. Napoleone infatti vuole arruolare gli ex schiavi nella sua milizia reputando il mestiere delle armi più consono del lavoro dei campi per impiegare quegli africani robusti e soprattutto più utile a lui. Qui però iniziano a presentarsi le prime bucce di banana perché la proposta di abolire la schiavitù farebbe fare la cura dimagrante a troppi portafogli tanto che gli stati del sud iniziano a giocare a freccette col ritratto di Napoleone. Un portafoglio non è mai un nemico docile e quindi Napoleone non riesce a fare approvare la sua proposta di abolizione della schiavitù e perde anche le elezioni presidenziali. Non solo: quando un pittore fallito attenta alla vita del presidente i senatori accusano l’ex imperatore di essere lui il mandante del tentato omicidio. Conformemente al personaggio, Napoleone esce dai gangheri e sulla scia di un attacco di collera micidiale minaccia di scatenare una guerra civile, ma si auto scatena soltanto un colpo apoplettico così che il nipote di Cesare Beccaria dovrà modificare ‘Egli è’ in ‘Ei fu’.
Così facendo Napoleone cessa di essere un problema per gli americani, per gli stati del sud e per Andrew Jackson e torna ad esserlo per i francesi che non sanno che razza di funerali fargli e soprattutto dove seppellirlo. Nel frattempo infatti la delfina Elisabetta aveva sposato il duca di Reichstadt, ora duca di Berry, un tempo Napoleone iunior e questi aveva espresso il desiderio di portare nella sua nuova paria le ceneri di papà. Viene perciò interpellata l’ottuagenaria Oscar che dà subito dei buoni consigli, suggerendo di inumare l’ex imperatore all’Hotel des Invalides dove lo aveva incontrato molti anni prima. La delfina è ben contenta di seguire il consigli della sua mentore anche perché i suoceri sono spesso una patata bollente ed il suo non fa eccezione.
Dopo avere compreso con immenso sollievo che non le tocca la trasferta americana, Oscar va al porto di Cherbourg per accogliere il principe di Joinville e la fregata La Belle Poule che trasporta il feretro di Napoleone. La grandiosità ed oserei dire l’esagerazione non l’ha abbandonato nemmeno da morto tanto che a raccoglierne il corpo ci sono ben sei bare stile matrioske o scatole cinesi che pesano complessivamente milleduecento chili.
Anche i funerali a Parigi non sono da meno perché il carro funebre è alto dieci metri quanto un condominio ed è trainato da ben sedici cavalli che oltre a quel catafalco devono sopportare il peso anche dei loro ingombranti paramenti. La sfilata è grandiosa, l’oro della carrozza abbaglia e la gente è entusiasta ma in tutto questo fulgore colpisce anche una certa falsità: la vera bara infatti non è quella sorretta dalle cariatidi e coperta dal velo nero, in cima alla struttura, ma sta nascosta alla base della carrozza, probabilmente per il peso eccessivo che avrebbe spaccato le cariatidi e compromesso la statica di tutta quella torre di ostentazione. La cerimonia è solenne, le parole del re e del principe di Joinville ben pensate e, sulle note del requiem di Mozart, il corpo di Napoleone entra nell’immensa e complessa struttura dell’Hotel des Invalides per non uscirne più.
In tutta questa ostentazione ed in tutto questo sfarzo colpiscono i pensieri di Oscar, ben consapevole di essere giunta alla parte finale della sua vita e di avere perso una persona che nel bene e nel male questa vita l’ha ampiamente condizionata (giusto perché non sa chi dovrà perdere di lì a poco….). Un astro si è oscurato, ma anche la sua vita da leonessa è finita per sempre perché non ha più le forze per combattere e perché non ha senso una leonessa se non c’è un’aquila da combattere. Oscar riflette sulla stranezza della vita, in quanto aveva dovuto risalire la Senna dall’oceano Atlantico a Parigi anche in occasione del trasporto in patria di Re Luigi XVII dopo la liberazione dalla prigionia inflittagli proprio da Napoleone. Oscar rivede quei luoghi e tutto le pare mutato anche perché tante persone che c’erano allora adesso non ci sono più. I genitori che erano andati ad attenderla al molo di Parigi sono ormai due ombre del passato e lei non è più una donna nel fiore degli anni, ma una pensionanda affaticata.
Ai funerali, mi è piaciuta la preghiera che Oscar rivolge in suffragio dell’anima di Napoleone che dopo la morte non è più oggetto della sua bellicosità e della sua ostilità, ma una delle tante anime naufragate nel mare della vita. Non ci sono più nemici ma vecchi conoscenti, uno morto e l’altra molto anziana e, stante la simmetria della vita, la fine dell’uno pone fine anche la carriera dell’altra che si dimette da tutti gli incarichi.
E’ stato emozionante e commovente anche capire cosa la gente pensasse di quello stoico maresciallo di Francia che ad ottant’anni non demordeva e guidava il corteo funebre dell’aquila imperiale. Tutti avevano rispetto ed aggiungerei anche venerazione per quella sacra vegliarda che li aveva salvati in più di un’occasione e che ora è una grande vecchia collocata nell’Olimpo degli eroi. La considerazione della gente giunge ad affiancarla al re, quasi si trattasse di una regina guerriera a lui complementare.
Oscar quindi si dimette, ma all’indomani delle dimissioni la tragedia bussa alla sua porta perché la morte viene a prendersi André, pochi giorni dopo il suo ottantesimo compleanno.
Mai due morti sarebbero potute essere più diverse perché Napoleone spira incollerito ed André sereno, perché Napoleone ha avuto funerali solenni ed André li avrà forse di stato anche lui in quanto ex ministro di giustizia, ma di sicuro più sobri e raccolti. André poi muore circondato dalla sua famiglia, dai suoi amici e dai servitori che lo amano mentre Napoleone lascia questo mondo attorniato dai suoi accusatori. Ci sono indubbiamente delle grandi differenze, ma entrambi gli uomini sono stati molto significativi per Oscar e la loro dipartita ha portato via una parte importante della sua esistenza. Con Napoleone Oscar ha perso il suo antagonista e l’ultima ragione che l’aveva indotta a mantenere acceso dentro di lei lo spirto guerrier ch’entro le rugge. Con André Oscar ha perso il suo cuore, la sua vita, il suo sostegno morale ed in una parola se stessa.
Si tratta di un capitolo tristissimo che io ho adorato lo stesso perché ha avuto il potere di mettere a nudo i caratteri dei vari personaggi ed i loro sentimenti più segreti, reconditi, fragili, disperati ed irrinunciabili. Oscar, che col suo urlo disperato lacera il silenzio che resta, ricorda dolorosamente quella dell’anime che si sente improvvisamente ed irrevocabilmente lasciata sola. André invece muore con una serenità ed un sorriso, giustapposto alla lacrima dell’anime, che sono il frutto di un’esistenza lunga, appagata, pienamente vissuta e realizzata in tutti i campi. Quello dell’anime muore da soldato semplice disertore, povero, plebeo, mezzo cieco, stroncato ad un passo dal poter sposare la donna che ha sempre amato e senza neppure avere visto cadere la Bastiglia (destino quest’ultimo che condivide con Oscar). Questo qui invece muore come marito della suddetta donna, bisnonno, conte, ricco e ministro di giustizia emerito. Malgrado questa sua morte dolce, ci piace comunque ricordarlo con il calice in mano, intento a pronunciare le parole garbate ed affettuose del suo brindisi finale.
Bretzel Salato

Recensore Veterano
02/09/23, ore 16:47

Il resto è silenzio.
Le ultime parole pronunciate dal Principe Amleto sul suo letto di morte. E questa morte, cara Agrifoglio, dopo una vita intensamente vissuta con la sua Oscar, per quanto dolorosa non poteva essere più dolce. Riecheggiano nella nostra mente (è inevitabile) le ultime parole di André nell'anime e siamo felici che la sua vita sia stata assai più lunga e piena e felice.
Ma è doloroso e straziante per chi resta. Comunque è di chi resta la sorte peggiore e anche questa volta è toccata ad Oscar.
A Napoleone sono stati riconosciuti gli onori funebri militari, ma chi versa lacrime vere per l'uomo? Per André non c'è chi lo conosca che non si disperi. Non c'è elogio funebre migliore.
Ma dato che pensare alla morte non mi piace, di questo capitolo voglio ricordare l'ultima facezia di Andrè, immaginando i suoi occhi sorridenti mentre precisa ad Antigone che, a differenza della bismetica di Shakespeare, Oscar non l'ha mai domata nessuno.
Un caro saluto...




 

Recensore Junior
02/09/23, ore 02:08

Un altro splendido capitolo cara Agrifoglio ricco di eventi e purtroppo anche di morti Ci lasciano due pezzi da novanta e precisamente Napoleone ,l’antagonista per eccellenza ed infine Andrè che è il protagonista maschile della storia. Come hai scritto anche tu nelle note finali il capitolo inizia con una morte e si chiude con un’altra La prima morte ed i funerali che ne derivano sono all’insegna del nervosismo e della solennità più spinta . La morte di Andrè è invece ammantata di poesia ,di serenità e di affetto da parte di parenti amici e servitù Se non fosse per l’urlo disperato di Oscar che riecheggia l’anime sarebbe tutto come da titolo : il resto è silenzio………
Ma procediamo con ordine…… Napoleone è arrivato in America e già durante la traversata transoceanica si segnala un evento che fa parlare di lui L’imperatore od ex imperatore inizia una relazione burrascosa con Jeanne de Valois E’ una storia senza futuro ed infatti lei è molto più grande di lui ma lo era anche Joséphine de Beauharnais ed inoltre il carattere estremo ed accentratore di entrambi con ha consentito una pacifica coesistenza Magari quei caratteri così magnetici hanno agito reciprocamente come due calamite ma poi i magneti si sono invertiti ed i due si sono respinti ,capita ahahahahah!!!!!! fatto sta che a fine viaggio l’amore era già finito ed i due sono andati ognuno per i fatti suoi……..
Arrivato in America Napoleone ha subito mostrato di che pasta era E’ diventato imprenditore del legname costruttore edile , speculatore di borsa ed anche armatore di una flotta che ha ben presto dato del filo da torcere alla Compagnia delle Indie!!!!! L’Imperial Eagle Company che nome azzeccato ahahahahah!!!!! Col crescere della sua ricchezza Napoleone rispolvera le sue autentiche vocazioni e decide di armare una milizia privata e di rimettersi in politica Fioccano naturalmente le leggi ad personam ed alla fine il nostro eroe decide di farsi paladino dell’abolizione della schiavitù ,ma non per filantropia bensì per arruolare gli ex schiavi nel suo esercito La regina delle leggi ad personam ahahahah!!!!!!! Gli stati del sud però non glielo fanno fare se no chi lo raccoglie il cotone Rosella O’Hara ahahahah!!!!!! e boicottano le elezioni presidenziali facendo eleggere Andrew Jackson al posto di Napoleone Quando un pittore squattrinato attenta alla vita del presidente i senatori accusano Napoleone di stare dietro alla cospirazione e lui si arrabbia e …….. Ei fu siccome immobile ahahahahah!!!!!! Che brutta fine ma sempre meglio che a Sant’Elena con quel brutto ceffo di Hudson Lowe ahahahahah!!!!!!!!
Ci spostiamo in Francia dove capiamo che Napoleone dà fastidio da morto come da vivo ma procediamo con ordine La delfina si è sposata con il duca di Reichstadt che per l’occasione è stato insignito dal suocero del titolo di duca di Berry che un tempo era appartenuto al giovane Luigi XVI. Il matrimonio è sereno ed improntato al reciproco rispetto ma manca la passione perché lui ha lasciato il cuore in Austria e lei se ne è accorta ed inoltre è troppo impegnata per dedicarsi alla vita familiare Malgrado tutto tra un impegno e l’altro vengono messi in cantiere tre principini ed il duca di Berry si adatta ad un ruolo tipicamente muliebre Il duca di Berry vorrebbe portare in Francia le spoglie mortali dell’illustre padre e si pongono subito i problemi perché non si sa dove seppellirlo e che tipo di funerali fare .Oscar viene in soccorso alla delfina suggerendole l’Hotel del Invalides dove un tempo incontrò per la prima volta Napoleone ed il suggerimento va benissimo perché Napoleone aveva espresso il desiderio di essere sepolto davanti alla Senna e perché Luigi XVII proprio non ce lo vuole nell’abbazia di Saint Desis ahahahahah! Oscar per un po’ non va a raggiungerlo per il secondo colpo apoplettico del capitolo quando le dicono che deve guidare la spedizione ahahahah!!!!!!! In realtà però si era sbagliata ed infatti doveva recarsi soltanto fino al porto di Cherbourg sull’oceano Atlantico navigando comodamente via fiume…… meglio così…… Arriviamo perciò al punto della descrizione dell’attracco de La Belle Poule al porto di Cherbourg e della cerimonia di accoglienza della bara e delle operazioni di trasbordo dalla fregata al battello a vapore C’è poi la descrizione dei solenni funerali ed a proposito proprio non sapevo che ci fossero tutte quelle bare e che il sarcofago visibile in cima alla carrozza funebre fosse posticcio…….. ma in effetti come si sarebbe potuto reggere tutto quel peso lì su in alto?????? La carrozza sarebbe stata instabile e pericolante e magari qualcuno tra la folla si sarebbe potuto fare male………..
Mi sono molto piaciute le riflessioni di Oscar sulla simmetria della sua vita , su come le cose sembrino diverse a distanza di tanti anni ed anche sulla stranezza della somiglianza dei due viaggi ,quello per riportare a casa il re di trent’anni prima e quello per portare a Parigi le spoglie di Napoleone. Mi è piaciuto come Oscar abbia fatto tristemente i suoi bilanci ed abbia capito che la sua vita da guerriera sia finita con la morte del suo avversario numero uno quasi che eroe ed antieroe si giustifichino a vicenda ed infatti spesso è così……… Mi è piaciuta la pietas mostrata da Oscar verso Napoleone defunto quasi che la morte trasformasse i nemici in avversari……….. Mi sono piaciute pure le riflessioni della folla sulla figura di Oscar ed anche sono stati commoventi l’affetto e la considerazione che i francesi hanno per lei che sembra una grande vecchia una nonna nazionale ed una regina guerriera a cavallo che affianca il legittimo re sul trono
Oscar però malgrado tutto deve fare i conti con l’età e con i problemi di salute e dopo i funerali abbandona tutti gli incarichi seguita a ruota da Andrè La morte di Napoleone segna quindi la fine della vita professionale e della carriera militare di Oscar e la donna avverte profondamente questa svolta perché tutti gli anni e gli acciacchi se li sente addosso ,ma c’è un risvolto positivo :dopo avere comunque assicurato la sua disponibilità alla famiglia reale per ogni necessità ( sempre grande Oscar!!!!!) lei ed Andrè pensano con gioia che finalmente potranno dedicarsi a se stessi ed alla famiglia Le ultime parole famose ahahahah!!!!!!! perché si sa che l’uomo propone e Dio dispone……
E veniamo alla seconda tristerrima parte del capitolo………
Innanzitutto abbiamo scoperto che Oscar ed Andrè sono i nonni di Lara Croft ahahahahah!!!!!!! La nipote di Oscar e di Andrè è tutta un programma disprezza il matrimonio e vuole fare l’archeologa Ha già una discreta esperienza e in una specie di panoramica della sua vita futura ci dici che diventerà un’esponente di spicco dell’alta società europea oltre che un membro di varie società scientifiche e che addirittura da vecchia piloterà uno dei primissimi aeroplani a vapore ,scegliendo come pista d’atterraggio i viali della reggia! Meno male che non l’hanno arrestata ahahahahah!!! Questa Lara Croft in erba ragguaglia il parentado sulle sue prodezze ed in particolare sul suo ultimo viaggio in Grecia Oscar allora desidererebbe organizzare un viaggio in Grecia (bellissima la battuta di Andrè sulle Pizie!!!! ) ma ecco che un riferimento classico sofocleo le riporta alla mente vari problemi .Innanzitutto Andrè accusa dei disturbi di appannamento alla vista (ecco il riferimento ) e poi ci sono dei problemi logistici perché palazzo Jarjayes è vecchio come chi lo abita e numerosi operai lo stanno invadendo per ristrutturarlo La Grecia è da dimenticare , non è per loro e l’immagine della grande clessidra che lentamente si sta esaurendo è da brividi….. Deve essere proprio tremendo per Oscar accettare la realtà della vecchiaia!!!!
Arriva infine il giorno dell’ottantunesimo compleanno di Andrè ,l’ultimo momento veramente sereno e felice della vita di Oscar. A palazzo Jarjayes si organizza una grande festa che vede riuniti un po’ tutti C’è chi va d’accordo e chi no ,vero Alain e marchesa d’Amiens ahahahahah????!!!! ma nel complesso si tratta di una festa riuscitissima Al punto clou dei festeggiamenti Andrè fa un brindisi che è un capolavoro di affetto e di amicizia Mi è piaciuto quando si è rivolto a quelli della sua generazione ed anche ai giovani che dovranno continuare l’opera di chi è ormai stanco e mi è piaciuto l’augurio di speranza forza perseveranza e riposo applicato alle varie fasi della giornata ed anche della vita Bellissimo e struggentissimo ( alla luce di ciò che succederà pochi giorni dopo) lo sguardo carico d’amore che Oscar ed André si scambiano!!!!!! Sempre irriverente è Alain con le sue battute “e uscite lo champagne forza!!!!!” ed esilarantissima è la marchesa d’Amiens che alza gli occhi al cielo!!!!!!!
Ecco però che arriva uno dei momenti più dolorosi ma inevitabili della storia……. Sembrava che tu avessi graziato Andrè ma in realtà gli avevi solo sospeso la pena di quarantasei anni e non poteva che essere così dato che highlander non abita qua ahahahah!!!!!! L’invasione di operai ha risvegliato il nervosismo di Oscar e quando è così meglio smammare .Andrè ed Antigone si rifugiano al laghetto e si concedono una passeggiata di inizio settembre Sembrerebbe tutto molto bello, complimenti del padre accertamenti sanitari della figlia , battute di spirito e soprattutto Oscar è lontana ed il suo nervosismo non può nuocere Ma ecco che la cecità di Andrè che sembrava definitivamente archiviata grazie al compianto dottor Lucilio Vianello si ripresenta a quarantasei anni di distanza complice anche una brutta caduta in quel di Waterloo e la testa sbattuta a terra. Andrè non vede ed è sempre più stanco ed Antigone lo guida e lo sorregge e qui c’è tutta una serie di rimandi classici col boschetto la pietra e l’uomo che padre e figlia incontrano Bella l’immagine del villico che si tormenta il cappello tra le mani!!!!!!!!!!!!! Antigone non sa che pesci prendere o manda il villico a palazzo Jarjayes affidandosi alla sua velocità ed al suo zelo o deve affidargli il padre ed andare lei La scelta però è obbligata perché il villico non sa andare a cavallo come quasi tutti i popolani di un tempo ed a partire deve essere Antigone .Bella bella bella e poi bella l’immagine di Antigone che entra nell’atrio di palazzo Jarjayes in groppa al suo cavallo scarmigliata come una menade e veloce come una saetta!!!!!!!!!! E’ splendida Oscar che contro il parere di tutti si vuole recare sul posto a cavallo anziché in carrozza!!!!!!!
Arriviamo all’atto finale di questa immensa tragedia Andrè ha avuto sicuramente un ictus come lo ha avuto Napoleone ed infatti non muove più le gambe e muove a stento le braccia……… Però ha riacquistato la vista ed ha conservato l’uso della parola ed è lui che consola gli altri Mi sono piaciuti i servitori che piangono come bambini e mi è piaciuto quell’omone di Alain che ,distrutto dal dolore cerca di darsi un contegno riuscendoci malissimo Tremendo è il dolore di Oscar che richiama quello dell’anime complici anche le frasi riportate dalla trentottesima puntata Una cosa che suscita una forte compassione è Oscar che nega la realtà fino alla fine e cioè fino a quando non ci sbatte necessariamente il naso. L’addio è tristissimo ma addolcito dal fatto che è tutto naturale e non ingiusto perché quella chiesetta di campagna c’è stata ed i due hanno formato una bella famiglia ed il mondo migliore lo hanno costruito insieme Il distacco è necessariamente dolorosissimo, ma è arrivato alla fine di una vita pienamente vissuta e carica di soddisfazioni ed Andrè infatti non muore piangendo ma con un sorriso beato tanto che i presenti lo vedono già santo in paradiso . Oscar però non se ne fa una ragione lo stesso e prorompe nella notoria frase urlata Troppo forte è stato il loro lunghissimo legame simbiotico per essere lasciato andare ed il brutto è che neppure la famiglia e gli amici possono consolarla .Una barriera la separa da ogni forma di contatto umano. Da brividi è la frase per cui l’ultima battaglia era stata vinta dall’ultimo nemico che è la morte perché è andata proprio così…. Indovinatissima è stata anche la citazione finale dell’Amleto che è la naturale prosecuzione del titolo!!!!!!!
Mi è piaciuto tantissimo questo tuo novantanovesimo capitolo cara Agrifoglio anche se mi ha lasciato col classico magone in gola!!!!!!! Ed anche se temo che questa volta la tua leonessa di Francia sia davvero giunta al capolinea….. Due pezzi da novanta ci hanno lasciati ed Oscar sembra annichilita perché con la morte di Napoleone ha chiuso la sua vita professionale mentre con quella di Andrè ha perso la vita e basta Hai descritto benissimo i sentimenti e gli stati d’animo dei personaggi ed hai ben reso la bipartizione del capitolo ,la fase solenne ed enfatica dei funerali di Napoleone e quella più intimista e familiare del decesso di Andrè Ora per Oscar la vita è un immenso ricordo ed un affannoso e dolorosissimo guardarsi indietro Senza di lui la vita è finita ,senza di lui nulla ha più senso e lei è troppo vecchia per farsene una ragione Cosa ne sarà di Oscar adesso? Andrà incontro alla lunga e triste agonia tanto cara al conte di Fersen? Morirà subito o ci vorrà del tempo oppure farai calare il sipario prima della sua morte? E che ne sarà dei pochi superstiti? Cara Agrifoglio grazie per questo capitolo elegante e bellissimo che ha un solo difetto :è troppo vicino alla conclusione ed io non voglio rimanere orfana della leonessa!!!!!! A questo punto sono io a non farmene una ragione e non soltanto l’inconsolabile Oscar!!!!!!

Recensore Junior
31/08/23, ore 22:34

….proseguendo nella lettura non posso non farti i complimenti per l’accuratezza storica delle descrizioni anche degli abiti e degli ambienti
Ormai questa ff è un vero e proprio libro a se stante
Grazie

Recensore Junior
28/08/23, ore 21:48
Cap. 4:

Avevo già iniziato a leggere la tua ff e non vedo l’ora di arrivare ai capitoli nuovi!
Grazie

Recensore Junior
28/08/23, ore 18:59

Questo capitolo è simmetrico proprio come è simmetrica la vita di Oscar! Esso inizia con una morte e finisce con un’altra. Alfa ed omega, amore e morte. Ad inizio ed in fine capitolo muoiono i due uomini più importanti -per motivi diversi- della vita della nostra soldatessa.
La morte di Napoleone segna la fine della vita professionale di Oscar. Le forze diminuiscono di giorno in giorno e poi la morte dell’ultimo nemico rende superflua la presenza della leonessa. E’ come se i due, eroina ed antieroe, si giustificassero a vicenda.
La morte dell’amato marito André segna invece la fine della vita umana di Oscar. Lei rifiuta di ascoltare l’archiatra e si chiude a riccio di fronte all’ineluttabile, ma negare un male non vuol dire scongiurarlo ed infatti André muore ed Oscar viene come imprigionata da una barriera che le impedisce di sentire il contatto umano con la famiglia.
Il bello è che col pensionamento Oscar ed André pensavano di ritagliarsi del tempo per dedicarsi a se stessi ed alla famiglia ed invece il destino era in agguato ed Oscar era destinata a perdere, nel giro di pochi mesi, le due cose a cui teneva di più ed a cui aveva dedicato l’intera sua vita: la carriera militare ed André.
La simmetria del capitolo la si nota anche nel fatto che sia Napoleone che André muoiono di ictus. Il colpo apoplettico che viene a Napoleone infatti altro non è che il nome che in passato si dava all’ictus mentre i sintomi di André: paralisi agli arti inferiori e quasi paralisi a quelli superiori farebbero anch’essi pensare all’ictus. E’ intenzionale questa parte?
Quando Oscar riflette sul suo rapporto con Napoleone e ricorda che il genio militare del grande condottiero l’aveva affascinata fino al punto di ingelosire André mi è venuta la folgorazione. Questi due uomini sono stati entrambi importantissimi per Oscar, l’hanno plasmata e l’hanno tenuta occupata. Senza André Oscar sarebbe stata sola ed infelice, ma senza Napoleone che l’ha costretta ad affinare tutte le sue doti per combatterlo non sarebbe stata la leonessa che è ed infatti i giorni da leonessa terminano con la morte di Napoleone mentre quelli da donna e da persona felice finiscono con la dipartita di André.
Anche qualche mese prima di morire André aveva avuto uno dei suoi appannamenti alla vista che erano iniziati a Waterloo, a causa della testa battuta a terra. Che Napoleone sia indirettamente responsabile anche della morte di André?
La morte coglie Napoleone come conseguenza di un’arrabbiatura colossale. Quest’ultima era a sua volta la conseguenza del comportamento fortemente aggressivo ed imperialista dell’ex imperatore che cercava il potere come un cane il tartufo. Non sappiamo se Napoleone stesse davvero dietro l’attentato ad Andrew Jackson, ma l’accusa dei senatori ha comunque scatenato la rabbia del grande corso spingendolo nella bara.
La morte coglie invece André all’indomani di un evento importantissimo. Pochi giorni prima infatti si era festeggiato l’ottantunesimo suo compleanno, occasione che aveva riunito a palazzo Jarjayes tutti i parenti e gli amici, vecchi e giovani. Gustosissimi sono i siparietti di Alain da solo o in coppia con la vecchissima marchesa d’Amiens, ma il pezzo forte della giornata è sicuramente il discorso che accompagna il brindisi di André. E’ bello che lui riconosca l’importanza degli amici e soprattutto di Oscar nella sua vita e nella vittoria di tutte le battaglie affrontate ed è anche molto bello lo sguardo di infinito amore che lui ed Oscar si scambiano alla fine. Mi è molto piaciuta la considerazione di André per cui sarebbe eccessivamente idealistico augurare la felicità mentre le vere gioie stanno nell’onestà e nella coerenza.
Questo discorso rappresenta molto bene André ed anche la sua morte silenziosa e garbata, in punta di piedi come ha sempre camminato lui quasi a non voler disturbare descrive molto bene il personaggio in contrasto con l’uscita di scena fracassona di Napoleone.
All’uscita di scena fracassona di Napoleone si aggiungono i suoi monumentali funerali. Sono stati dei funerali grandiosi ed a tratti un po’ kitsch se si pensa a quella mastodontica carrozza dorata trainata da quelle sedici povere bestie. I funerali di André al contrario saranno stati molto più sobri anche se magari trattandosi di un ex ministro saranno stati anche essi di stato. Andrè non ha assunto mai il rilievo di Napoleone, non è mai stato imperatore e non era destinato a passare alla storia, ma anche se in ipotesi lo fosse stato sarebbe stato sempre molto sobrio. Due uomini e due stili completamente diversi.
Un’altra cosa mi colpisce e cioè che l’ultimo legame di Napoleone, almeno quello qui testimoniato perché non gli saranno di certo mancate le donne in America, è con Jeanne de Valois l’anti Oscar per eccellenza. Così i due nemici maggiori di Oscar -Napoleone Bonaparte e Jeanne de Valois- sono stati una coppia anche se per breve tempo. Anche questo tratto distingue i due uomini, Napoleone ed André e le loro diverse inclinazioni. Andrè sta con Oscar mentre Napoleone fra le sue varie conquiste annovera anche la tacca della nemica più grande di Oscar.
André morendo ha lasciato dietro di sé una bella famiglia che lo ama e lo rimpiange. Napoleone ha lasciato tanti adoratori e tanti nemici ma di legami profondi molto pochi.
Tutte queste differenze trovano secondo me il culmine nella narrazione ed infatti nella prima parte prevale il registro solenne agevolato dalla descrizione dei monumentali funerali mentre nella seconda parte il tono è molto più poetico ed intimista. Tra suggestioni classiche e letterarie, tra Sofocle e Shakespeare gli ultimi momenti di vita di André sono molto commoventi. La solennità della prima parte si stempera nella delicatezza poetica della seconda.
Mi chiedo ora cosa rimanga nelle mani di Oscar. La sua carriera militare è terminata, ai suoi incarichi ha rinunciato, i suoi nemici sono morti e la delfina ormai è adulta e formata. Suo marito è morto ed i figli non hanno più bisogno di lei così come del resto i suoi nipoti non hanno più bisogno dei loro genitori. Oscar è vecchia, bisnonna, madre di figli che per l’epoca sono anziani e soprattutto è vedova. Cosa ne sarà di lei adesso che la luce più importante della sua vita si è spenta e che il suo sole è tramontato? Non vedo spazio per nessuna consolazione, ma solo per un grande lutto che si protrarrà per il resto della vita. Che Oscar rimanga sola come nell’anime o che abbia una grande famiglia intorno a lei poco cambia, la sua è una solitudine tanto più grande in quanto è cercata e non combattuta. Oscar nelle sue sofferenze si chiude a riccio, nega l’evidenza finché questa non la schiaccia e sopporta tutto stoicamente finché non stramazza a terra.
La vita sicuramente andrà avanti anche senza di lei perché tutti siamo utili ma nessuno è indispensabile. La dinastia dei Borbone ringiovanita dal sangue nuovo e guerriero dei Bonaparte andrà avanti a lungo ed anche i figli ed i nipoti di Oscar e di André cammineranno fieri ed a testa alta con le loro gambe in questa grande avventura che è la vita. Cosa ne sarà della nostra leonessa ora che ha finito di ruggire? Possibile che ogni spirito guerriero si è spento in lei per sempre ed irrimediabilmente? Deve fare la fine della vedova indiana?
Come sempre mi complimento per queste pagine che toccano più registri, che appassionano, che commuovono e che danno anche da riflettere. Qualsiasi esistenza, dalla più brillante alla più anonima, ha degli alti e dei bassi. Qualunque uomo, anche il più grande e geniale, può scivolare sulla prima buccia di banana e finire i suoi giorni nelle grinfie del suo personale Hudson Lowe o stroncato da un colpo apoplettico a seguito di una violenta ed evitabilissima arrabbiatura. Qualunque sia la parabola vitale delle persone e qualunque sia il loro funerale, semplice o grandioso, l’esito per tutti è il cimitero. L’importante quindi è quello che uno ci ha messo nello spazio che separa la culla dalla bara. Napoleone, Oscar ed André hanno disegnato le loro vite in modo completamente personale e differente da quello di ogni altro. Ai posteri l’ardua sentenza!
Alla prossima!
Match Point

Recensore Master
27/08/23, ore 23:35

Un capitolo particolarmente emozionante. Il destino alternativo di di Napoleone oltre oceano è verosimile, avrebbe potuto diventare uno dei Presidenti degli Stati Uniti. La sua morte a causa di un accesso d'ira è in linea col personaggio! La panoramica sulla famiglia di Oscar e André e sui discendenti anche più lontani mostra persone decisamente sopra le righe e sempre speciali, in un modo o in un altro. Il compleanno di André è oltremodo commovente poiché è il preludio alla sua dipartita. Ho capito dove volevi andare a parare e nonostante fossi preparata la commozione è stata tanta. La sua morte è stata diametralmente opposta a quella di Napoleone, come lo è stata la sua vita specchiata e integerrima. Nonostante abbiano passato una lunga e felice vita insieme per Oscar perderlo è come perdere una parte di sé, hai inserito molto bene le frasi che ben conosciamo e che da quarant'anni ci commuovono. Ho finito la lettura con un senso di struggimento incredibile, mi hai emozionata moltissimo. Chapeau.

Recensore Master
27/08/23, ore 11:38

Mia cara Agrifoglio, veramente un altro capitolo, dei tanti scritti, emotivamente molto coinvolgente, già a partire dal titolo, che lasciava presagire ciò che poi sarebbe accaduto, ma che tu hai ammantato, per uno dei due personaggi in particolare, di delicatezza, nonostante il momento tragico che veniva vissuto, mitigandone l’amarezza.
Ma andando con ordine: ho apprezzato la panoramica che ci hai offerto della vita di Napoleone al di là dell’oceano. Era indubbio che una personalità forte come la sua si sarebbe imposta anche a quelle latitudini. L’arguzia e l’intelligenza sono sempre state un suo punto di forza e dalle posizioni che si è conquistato possiamo ben comprendere come siano state messe a frutto. E’ diventato un personaggio di spicco, ricco possidente e armatore, nonché politicamente interessato ad ottenere una posizione importante che facesse accrescere ulteriormente, tramite le idee che aveva in animo di far mettere in atto, anche la sua figura di uomo che sogna una società al passo con i tempi e più moderna. Al contempo, tutto quanto stava ponendo in essere era finalizzato ad accrescere anche il suo smisurato ego, tanto da candidarsi all’elezione quale presidente degli Stati Uniti, trovando però un forte ostacolo nei potenti stati del sud che non vedevano di buon occhio la sua idea di abolire la schiavitù, che per loro significava la forza lavoro su cui far progredire i loro stati. Quando poi fu messo in scena un attentato alla vita del presidente eletto, contro il quale Napoleone si era scontrato aspramente, molti pensarono che ad armare la mano dell’attentatore fosse stato proprio Bonaparte che andò su tutte le furie, minacciando i senatori che lo accusavano di poter scatenare una guerra civile, e con l’enorme ricchezza accumulata avrebbe potuto benissimo mettere in atto la minaccia, ma la rabbia con cui si svolse tutta la situazione gli fece venire un colpo apoplettico che se lo portò via. E così ebbe termine la vita di un uomo dal grande intuito, che aveva tenuto in scacco due continenti con le sue gesta, tenendo sempre sul chi va là tutti coloro che gli attraversavano la strada, portando anche un vento di cambiamento che, presto o tardi, avrebbe scardinato l’ordine prestabilito a cui ancora e strenuamente ci si aggrappava.
E mentre in America la vita del grande Corso giungeva al termine, dopo svariate peripezie, iniziate praticamente subito dopo l’attracco e dopo aver intessuto una intensa quanto improbabile liason con la volitiva Jeanne de Valois destinata a non avere il seguito sperato per via delle personalità egocentriche dei due protagonisti in questione, in Francia, saputa la notizia della sua morte, si stanno per predisporre dei funerali di stato, essendo il defunto padre del marito della Delfina. I due giovani si erano sposati per ragioni di stato e il matrimonio era sereno, pur se entrambi erano consapevoli che l’amore, quello vero e profondo, non li avrebbe mai lambiti. Il matrimonio era però stato allietato dalla nascita di tre bambini e ognuno ottemperava ai suoi obblighi legati alla posizione che ricopriva.
Anche per l’organizzazione del funerale viene chiesto l’ausilio di Oscar che, nonostante l’età e gli acciacchi, non si tira indietro dal servire il suo Re e la Francia, ma specificando che un viaggio oltre oceano non si sentiva in grado di affrontarlo. Sarebbe stata comunque disponibile ad accogliere e accompagnare la salma fino al luogo prescelto per la tumulazione. Interessante tutto quanto hai riportato sulla bara di Napoleone, di come fu accolta, trasportata con tutti gli onori e lasciata a disposizione del pubblico che avesse voluto porgere l’ultimo omaggio a colui che era stato un grande, indiscusso e controverso condottiero. Ad Oscar fa un po’ specie il fatto che Napoleone sia morto, finendo, per così dire, un altro ciclo che ha riguardato la sua vita e che li ha visti affrontarsi più volte dando onore al merito. Subito dopo le esequie solenni, Oscar e André rassegnano ognuno le dimissioni dai rispettivi incarichi, avendo dato molto e comprendendo che fosse giunto il momento per vivere più serenamente e senza obblighi gli ultimi anni che il Fato avrebbe concesso loro.
Ci hai dato anche una panoramica delle vite dei figli con le loro famiglie, posando l’accento sulla figlia di Antigone e Gregoire Henry de Girodelle, la balla Helene, ragazza sui generis che si è distinta per intelletto, forza di carattere, interessi e che avrebbe fatto parlare di sé anche raggiunta la vecchiaia tramite le sue gesta, che erano quelle di una donna con idee progressiste, all’avanguardia e addirittura oltre la sua stessa epoca.
E infine arriviamo al compleanno di André, festeggiato con tutte le persone che gli sono più care, con tutti coloro che gli sono stati vicini nel corso della sua lunga vita e che hanno beneficiato della sua presenza sempre discreta ma forte e puntuale quando era il momento di agire e/o di decidere. Ha dato vita, insieme alla sua Oscar, ad una splendida famiglia che lo ama infinitamente per la sua unicità di uomo e di padre nonché di nonno. Ha potuto avere accanto a sé una schiera di persone che sono diventati amici veri su cui poter contare e il brindisi che ha fatto durante il suo discorso riunisce davvero il pensare di André: sono proprio da lui quelle parole schiette e semplici che narrano come dovrebbe essere la vita, regalando uno sguardo speciale alle giovani leve che cavalcheranno i giorni futuri. Molto sentito l’augurio che fa sia ai vecchi sia ai giovani presenti, affinché possano avere dall’Alto, quali compagni durante le loro giornate, speranza, forza, perseveranza e alla fine il meritato riposo.
E dopo aver compiuto i suoi ottantuno anni André si spegne con la serenità nel cuore, dispiaciuto di lasciare la donna della sua vita da sola senza poter continuare ad essere la sua ombra protettiva. Anche in questa tua versione sono molto d’impatto le parole pronunciate da entrambi e che riportano la mente ad altra situazione. Un nodo di commozione sempre mi coglie in questo drammatico frangente e mi sembra di udire le loro voci, con l’addio di André e la disperazione che subito dopo coglie Oscar. Temevo il momento, che sapevo sarebbe arrivato, e che continua ad essere emozionante come la prima volta che ho visto l’anime. Ora per Oscar in particolare è veramente sceso il silenzio tutto intorno, è calato il sipario e non credo che riuscirà a sopravvivere a lungo senza avere accanto la sua presenza confortante e sicura soprattutto dopo aver vissuto una esistenza praticamente insieme.
Suppongo che con il prossimo e centesimo capitolo potrebbe chiudersi un’epopea, degna di un romanzo magistralmente scritto, interpretando e calandoti nei caratteri dei personaggi con cura, sensibilità, acume e raffinatezza.
Grazie sempre e un caso saluto.

Recensore Master
26/08/23, ore 11:58

È un cerchio che si chiude, Oscar dice bene, in ogni senso. I suoi ottant'anni sono ricchi di avvenimenti come lo sono stati gli anni della gioventù; è bello averli visti invecchiare insieme, anche se fatico un po' a immaginarmeli ottantenni.

Recensore Junior
21/08/23, ore 01:57

Il Rosso e il nero, due colori così contrastanti per il titolo di un libro. Uno è l'assenza totale di luce, l'altro è spesso identificato col fuoco della passione. È un romanzo molto intrigante e, a suo tempo, mi colpì molto. Tu sei riuscita a farlo amalgamare al tuo racconto in maniera perfetta. L'amore di Julien e Mathilde è l'opposto di quello tra Oscar e André. E Sorel è l'opposto di André, rappresenta tutto ciò che André detesta. La dichiarazione di Oscar è veramente bella. In età matura ha finalmente fatto la quadratura del cerchio e ha compreso di quale portata sia l'amore che la unisce ad André. Spero che per la Delfina vada tutto per il meglio. I miei complimenti più sinceri.

Recensore Junior
20/08/23, ore 17:00

Sono in grande ritardo nelle recensioni ma non smetto mai di leggere. Questo capitolo è straordinario. Trovo che l'eredità che si appresta a lasciare Oscar sia di gran lunga più grande di quella di Napoleone stesso, poiché mentre la prima è integertima e trasparente l'altro è un crudele guerrafondaio. Complimenti vivissimi e scusa il ritardo.

Recensore Veterano
11/08/23, ore 15:22

Cara Agrifoglio, questo capitolo è una vera sorpresa, un intreccio formidabile tra il capolavoro di Stendhal e la tua Leonessa.
L’ostilità di André per Julien Sorel, così dissonante rispetto al suo carattere, è pienamente giustificata. André ha visto oltre le pose melodrammatiche di Julien e di Mathilde ed ha intuito il profondo egoismo dei due giovani che hanno avuto la disgrazia di innamorarsi. “Ogni vera passione non pensa che a se stessa”: non sono d’accordo con queste righe di Stendhal, ma per Julien e Mathilde è stato proprio così.
Alla fine de "Il rosso e il nero" Mathilde compare indossando un lungo abito da lutto, mentre fa gettare alla folla franchi a profusione. La prova provata di quanto quella passione fosse nutrita da puro e narcisistico egocentrismo. Difficilmente si potrà trovare un amore tanto diverso da quello tra Oscar e André.
E difficilmente si potrà leggere una dichiarazione d’amore di Oscar più schietta delle parole che le fai pronunciare: “Sei la maggior fortuna che mi sia capitata e benedico il Cielo di averti incontrato! Vivessi cento vite, vorrei trascorrerle tutte con te!”.
Ed infine l’idea che l'Aiglon (che dunque mai acquisirà quel soprannome?) non perisca giovane vittima delle tisi e possa (forse) sposare la Delfina mi intriga moltissimo. Ma di nuovo l’amore vero sarà sacrificato alla ragion di stato?
Un caro saluto!
PS: “Egli è” è un colpo di genio.

Nuovo recensore
06/08/23, ore 14:05

In che avventura complessa e particolare sono andati ad immischiarsi Oscar ed André, ma del resto si sa, noblesse oblige! La tua vis narrativa, amica mia, non ha eguali ed anche quando c’è da fuoriuscire dai soliti ambiti per avventurarti in quelli della grande narrativa te la cavi benissimo, oserei dire alla perfezione!
La storia triste e sfortunata di Julien Sorel è andata a tamponare ed a scontrarsi con la triste e sfortunata storia di Oscar ed André, qui un po’ meno triste non fosse altro che perché sono sopravvissuti alla presa della Bastiglia che non c’è stata, alla rivoluzione francese che non c’è stata ed alle guerre napoleoniche che ci sono state e come e che hanno lasciato il segno fisico e morale sull’Europa e sui nostri protagonisti.
Il giovane seminarista pallido e scaltro, con la feroce determinazione di emergere ed un senso del dovere sviluppato all’eccesso ha visto crollare le sue ambizioni ed ha commesso un delitto, tentando di consumarne uno peggiore. Il fatto è che una volta avevano la ghigliottina facile e si finiva sul patibolo anche per avere inflitto una lieve ferita ad una spalla. Julien Sorel commette la follia dell’anno e si ritrova in galera in attesa di essere giudicato. In carcere perde le sue ambizioni, la sua feroce determinazione ed il suo spiccato senso del dovere e si comporta come se il processo non lo riguardasse e la testa da tagliare non fosse la sua. Questa situazione non piace a Versailles dove sono convinti che un processo ormai inevitabile ed un’eventuale condanna a morte potrebbero portare soltanto guai perché l’imputato è un giovane popolano, per di più fervente ammiratore di Napoleone. L’eco di un delitto così particolare e romanzesco potrebbe quindi riverberarsi oltre i suoi ambiti e sollevare dibattiti e rivolte di cui non si sente alcun bisogno. I giacobini infatti sono sempre sul piede di guerra ed i bonapartisti sono accaniti nel perorare la causa del loro beniamino a scapito di quella dei Borbone.
Julien Sorel in effetti è molto napoleonico, nell’unione con due donne, una più grande di lui e di provincia ed un’altra giovanissima, di grande nobiltà, che aspetta un figlio da lui. Anche lui come Napoleone arriva dal nulla e si innalza con la sua intelligenza, la sua forte determinazione ed il suo senso del dovere. Come Napoleone è audace, osa, inganna, manipola ed ha un forte senso di sé, un orgoglio immenso e l’umiliazione facile. Tante persone gravitano intorno a lui, lo ammirano o lo detestano, ma non ha veri amici. Manca però l’ingombrante e carismatica figura materna, la cui assenza è la causa della fragilità di base del giovane Sorel. Maria Letizia Ramolino non abita nelle pagine del rosso e il nero e sebbene Julien Sorel tenti di sostituirla con un’amante più anziana, il giovane resterà un orfano a vita.
Oscar ed André si trovano nella difficile situazione di chi deve far cambiare idea ad un testardo patentato che di aprirsi non ne vuol sapere e di sopravvivere nemmeno. A complicare la situazione c’è una giovane snob della capitale, una ricca e viziata marchesa che avendo in uggia il suo bel palazzo vorrebbe vivere nel medioevo, tra teste mozze e grandi battaglie ed in parte sarà accontentata. La ragazza in teoria sarebbe dalla parte di Oscar e di André, ma rischia di essere più che altro una pietra d’inciampo per il carattere fanatico ed il fare insistente e martellante che induce Julien Sorel a rifiutarne l’aiuto ed a fare tutto il contrario di ciò che lei gli chiede.
Mathilde de La Mole si è presentata a Besançon vestita da popolana, ma non l’ha data a bere a nessuno, a partire dal carceriere pettegolo ed untuoso che la vede passare ogni giorno e ricama sulla sua identità e sui suoi rapporti col bel Julien.
Julien Sorel è diventato una vera star, si parla di lui ovunque e si vendono i suoi ritratti per la strada. Un po’ come Jeanne de la Motte, raggiunge l’apice della sua fama soltanto all’interno delle mura di un carcere mentre la gente è in gran fermento.
Oscar ed André vorrebbero intervenire, ma il giovane imputato non dà spazio ad alcun tipo di aiuto e come se non bastasse scatena anche la rabbia di André che eccezionalmente perde le staffe e non si controlla, mal sopportando i modi di fare di chi con lui ha in comune soltanto la nascita svantaggiata.
Il processo va in una direzione tutta particolare con il pubblico in gran parte femminile che parteggia per l’imputato ed una giuria presieduta da una vecchia conoscenza di Julien Sorel che deve regolare dei conti con lui. L’imputato, con un tempismo fenomenale, fa l’unico discorso che non avrebbe dovuto fare, insistendo sulla lotta di classe e sui presunti tentativi di mantenere in povertà la gioventù di belle speranze colpendo lui. Oscar ed André si disperano ma non possono farci nulla e nell’aria risuona il grido acuto di Mathilde de La Mole a fare da eco ad una condanna a morte ormai inevitabile.
Ciò che segue all’esecuzione capitale è una cerimonia funebre che ha del surreale ed insieme del macabro con la gente di montagna che segue la processione fino ad una piccola grotta sul monte Giura e Mathilde de La Mole che armeggia con la testa mozza del suo amante come alcuni secoli prima la regina di Navarra aveva fatto con quella del suo antenato. La rievocazione di quell’antico fatto di sangue chiude Il rosso e il nero ed anche la vicenda trasportata in questo capitolo e qui sottolineata dallo scoramento di Oscar e di André che devono tentare di fronteggiare delle rivolte per la verità solo temute e mai realizzate ed un avvilimento totale per il sangue inutilmente versato e per una giovane vita che si sarebbe potuta salvare a partire da casa sua. Se Sorel senior fosse stato un padre degno di questo nome infatti le cose sarebbero potute andare in modo del tutto diverso.
Oscar ed André assistono a questo scivolare inesorabile verso una morte annunciata, a scenate fuori del comune ed a picchi di follia da romanzi gotici all’epoca molto in voga. Contemporaneamente devono tentare di riportare la situazione sui binari della normalità, tenendo sempre informata la regina Maria Antonietta. La loro interlocutrice finale però è la delfina fresca di nomina che suggerisce loro le mosse finali, anticipando che avrebbe inviato a Besançon una compagnia teatrale con l’incarico di distrarre gli abitanti e voltare pagina una volta per tutte. Oscar, André e la bella Mathilde lasciano infine la città teatro di tanto dolore ed altro se ne aggiunge perché la bella marchesa ha un aborto spontaneo, perdendo così un figlio che difficilmente, viste le premesse, sarebbe stato il benvenuto. Il finale la vedrà ripiombare nella noia dalla quale aveva sempre tentato di evadere, ma almeno a differenza di Julien Sorel e di madame de Renal conserverà la vita.
Notevole è anche la vicenda del giovane duca di Reichstadt e della bella e volitiva arciduchessa Sofia che segue quella principale su di un binario spazio temporale parallelo la cui funzione si riesce a comprendere soltanto alla fine. Nell’ultimo paragrafo infatti i due filoni convergono e la giovane delfina Elisabetta, per evitare l’inasprirsi di contrasti infiniti tra borbonici e bonapartisti, chiede la mano del duca di Reichstadt che, deluso da una relazione extramatrimoniale senza futuro con la bella arciduchessa Sofia, acconsente suo malgrado a diventare il primo principe consorte della storia francese.
La storia è come sempre molto bella e coinvolgente, interessante nella descrizione dei personaggi ed intelligentemente eseguita.
BdP

Recensore Junior
05/08/23, ore 23:12

Come al solito ho apprezzato molto questo tuo capitolo così intenso e questa volta così eccezionalmente lungo. Mi è piaciuto come hai ricostruito Il rosso e il nero e come lo hai saputo adattare senza snaturarlo alle esigenze de La leonessa di Francia (e viceversa). Mi è piaciuto come hai sviluppato i dialoghi e gli attriti tra i vari personaggi. Quello che è emerso dalla lettura del capitolo è un rapporto estremamente conflittuale tra André e Julien Sorel che sono uno la nemesi dell’altro. Questi due uomini, accomunati da una nascita plebea, dal servizio in una dimora nobile e da uno stretto rapporto con una donna aristocratica sono però diversissimi nell’anima, nei sentimenti, nella correttezza e nelle scelte di vita.
Mi ha subito colpito, in questa tua strepitosa ricostruzione, il ruolo giocato dal personaggio di André che ci saremmo aspettati di vedere più paziente ed anche più umano nei confronti di Julien Sorel. In realtà, se la pazienza non c’è stata, l’umanità non è detto che si debba manifestare sempre e comunque nelle sdolcinatezze e nella comprensione arrendevole.
André mostra inaspettatamente un atteggiamento duro e sarcastico, quasi rude nell’approccio con il carcerato subito dimostrando che tutto o quasi tutto di lui gli dà fastidio.
Cominciamo perciò a fare delle ipotesi cercando di focalizzare le tante cose che di Julien Sorel non vanno bene:
1) L’atteggiamento processuale remissivo per non dire del tutto apatico a lassista. In questo senso André potrebbe essere stato interessato a spronare il giovane ed a riinfondergli un po’ di spirito battagliero.
2) La biografia del personaggio che sin dalla fine della sua adolescenza si è riempita di profonde scorrettezze nei confronti delle persone, tutte finalizzate a salire. André, che ha dato un occhio per amore, non sopporta chi l’amore lo tradisce e lo strumentalizza ed inoltre, essendo profondamente onesto e più esigente con se stesso che con gli altri, non sopporta chi è sleale, chi inganna e chi manipola.
3) Julien Sorel è un giovane povero di famiglia contadina come André ed ha tentato di salire sgomitando da arrivista e simulando da ipocrita. In questo modo il ragazzo ha contribuito ad infangare l’intera categoria dei giovani poveri. In tal senso l’atteggiamento di André è frutto dello sdegno e nasce dalla necessità di prendere le distanze da qualcuno che non lo rappresenta.
4) Come ha scritto un’altra lettrice suscitando in me una riflessione, Julien Sorel potrebbe rappresentare la parte brutta di André, il suo lato oscuro, un André selvaggio e non addomesticato che obbedisce agli istinti primordiali della lotta per la sopravvivenza e che non è stato civilizzato dall’amore, dal senso morale, dall’onore e dall’altruismo. In questo senso, l’atteggiamento di André assumerebbe un significato più profondo del semplice sdegno, ma costituirebbe una fuga dai suoi istinti peggiori ed inconfessabili, dalla faccia nascosta della Luna che non si vorrebbe mai portare alla luce.
André ha più di un alterco con Julien Sorel.
Inizialmente egli tenta soltanto di scuoterlo e di spronarlo: “Avrete tempo di trincerarVi dietro il cinismo o il sarcasmo, a Vostra scelta, quando questo putiferio sarà terminato – si inserì André, con espressione insolitamente severa – Ora, fate la prima cosa sensata che Vi sia capitato di compiere da un mese a questa parte!” e poi “Ma lo capite che, così, rischiate l’osso del collo e non soltanto le bacchettate del precettore, giovanotto?! – sibilò André, con aria infastidita”.
Successivamente nel carcere di Besançon e dopo la condanna a morte, André tenta di far mutare atteggiamento al condannato, spronandolo ad un maggiore altruismo o perlomeno ad un minore menefreghismo verso gli sforzi ed i sentimenti degli altri. Lo invita anche a farsi un esame di coscienza ed a mutare atteggiamento mentale e visione del mondo in modo da capire di non essere al centro di una cospirazione, ma soltanto una vittima della propria concezione della vita a dir poco paranoica. La parte sicuramente più commovente è quando André, al termine della dura reprimenda, afferma di essere anche lui un figlio del popolo ma che questo non ha fatto di lui un arrivista, un manipolatore o peggio un bieco sfruttatore.
Anche durante il processo la durezza di André lascia interdetti: “Alea iacta est! – sibilò André – Il pazzo si è sdraiato da solo sull’asse della ghigliottina!” e poi “Lo farà (presentare la domanda d’appello), se vorrà conservare la testa – le rispose André – Altrimenti, affari suoi!”.
Anche il giudizio che André dà della psicologia di Julien Sorel è molto tranchant e sicuramente insolito per lui: “Io penso, invece, che ci troviamo al cospetto di una persona malata nello spirito che ha un’idea esagerata di sé e nessuna considerazione dei sentimenti e del pensiero degli altri – disse, con severità, André – Egli non accetta di essere giudicato e, malgrado il palese favore della folla e la non iniziale ostilità della giuria, preferisce pensare che tutti cospirino per perderlo piuttosto che farsi un esame di coscienza. Quando fui condotto dinanzi al Re per essere giudicato, rimasi in silenzio anche dopo la condanna. E’ troppo facile fare la vittima per scansare le proprie responsabilità”.
Saranno i chiarimenti intervenuti tra Oscar ed André a mettere in luce i suoi pensieri. André giudica Julien Sorel dannoso alla “causa” dei giovani poveri ed il cattivo comportamento del giovane gli ricorda tutte le illazioni di cui fu vittima in gioventù come se il contegno del carcerato avesse dato l’avallo a tutti i pregiudizi contro di lui e contro quelli come lui.
E’ a questo punto però che arriva l’appassionata dichiarazione d’amore di Oscar per il marito ed è molto toccante quando lei sinceramente dice di non avere certezza su chi dei due sia stato il più fortunato ad avere l’altro. Con una lucida analisi Oscar mette a confronto André e Julien Sorel, evidenziando tutti i difetti del secondo che esaltano il primo. E’ splendido quando Oscar dice ad André che se avesse cento vite le vorrebbe trascorrere tutte con lui. Questo lungo monologo di Oscar, notevole in una persona abituata a parlare il meno possibile, è un significativo bilancio della loro esistenza insieme ed un grande riconoscimento al compagno di una vita.
Ad un passo dalla fine il condannato riceve la visita dell’anziano padre ed è così che Oscar ed André hanno modo di udire fortuitamente le frasi pronunciate dal vecchio Sorel. Ciò che Oscar ed André comprendono è che il giovane condannato ha avuto un’infanzia solitaria e difficile, vissuta accanto ad un padre avido e piccino che anche in punto di morte del figlio pensa soltanto ad arricchirsi a sue spese. Il vecchio carpentiere non si accontenta del lascito, ma vorrebbe anche decurtare l’eredità degli altri due figli arraffando una sorta di risarcimento per le spese di mantenimento e di istruzione del figlio minore, come se quello che un genitore fa per crescere un figlio dia vita ad un credito verso di lui.
La presenza del vecchiaccio spinge Oscar ed André a rivedere le loro posizioni su Julien Sorel che ai loro occhi continua ad essere un esempio da non seguire, ma che potrebbe anche essere una vittima delle circostanze o perlomeno uno la cui vita sarebbe potuta essere migliore con altri esempi ed altre possibilità. Da questo momento in poi, sia Oscar che il più severo André si ammorbidiranno nei confronti di quella giovane vita spezzata, giungendo a soffrire per un’esecuzione capitale che si sarebbe potuta evitare con un po’ più di buon senso.
Green Tourmaline

Recensore Junior
05/08/23, ore 00:22

In questo capitolo che dà vita ad un cross over che mi è piaciuto moltissimo, troviamo delle figure femminili di grande spicco che riempiono la scena dall’inizio alla fine.
All’inizio c’è una Maria Antonietta che malgrado l’età è sempre in grande spolvero, dimostrando di essere diventata una perfetta donna di stato ed un’indispensabile spalla per il potere del figlio. L’analisi della situazione che fa la regina madre è perfetta, le parole che usa sono sempre misurate, precise, mai scelte a caso. Soprattutto e questa è una caratteristica che ha sempre avuto, sa risvegliare il senso del dovere in Oscar che, afflitta dall’età e dagli acciacchi, vorrebbe godersi un po’ di meritato riposo davanti ad un camino e con in mano un buon cognac, ma che accetta di buon grado la nuova defatigante missione per il bene della Francia.
Un incontro fugace ma significativo è quello che Oscar ed André fanno con madame de Renal, il motore immobile de Il rosso e il nero ed anche di questo capitolo. E’ intorno a lei che ruotano la solitudine di Julien Sorel ed il bisogno inappagato di una figura materna e protettiva. E’ quando questa figura protettiva diventa una delatrice che la furia di Julien Sorel esplode portando alla rapida ed inesorabile conclusione della storia. Oscar ed André la incrociano di sfuggita senza neanche rivolgerle la parola, ma sono subito colpiti dagli occhi buoni e dal volto gentile della signora. Julien Sorel l’aveva descritta come una madre e questo Oscar ed André percepiscono di lei. Un che di rassicurante e pacificatore, il paradiso perduto di Julien Sorel.
Tutto il contrario della precedente, perché di rassicurante è di pacificatore non ha nulla, è l’altra donna fondamentale nella vita di Julien Sorel. Si tratta di Mathilde de La Mole, la mia preferita di questo capitolo, la femmina folle, uno dei grandi archetipi dell’eterno femminino.
Oscar ed André la incrociano nel corridoio del carcere e nulla vedono in lei di sereno e gentile. Al contrario sono subito impressionati da due occhi scintillanti e da un contegno fiero ed altero, quasi sprezzante. Quando la porta si chiude dietro le sue spalle, subito percepiscono la scenata rivolta all’amante e si rendono conto di ciò che li attenderà nelle prossime settimane.
Mathilde è bella, è fiera, è orgogliosa, abituata ad avere tutto come se tutto le fosse dovuto e non avvezza a vederselo negare. Di certo, non si capacita di essere una seconda scelta e neanche della difficoltà della missione in cui si è imbattuta. E’ fenomenale il modo in cui tu la descrivi, il modo in cui fa irruzione in albergo, ospite inattesa di Oscar ed André che, stanchi morti, vorrebbero soltanto riposarsi ed invece devono sorbirsi la versione ottocentesca di questa valchiria scatenata. La ragazza li colpisce immediatamente per le sue contraddizioni, per il suo amore fanatico ed impetuoso, ma ahinoi non destinato a vivere più di una stagione, essendo condannato ad incagliarsi in una grigia routine o nella tomba del suo amato. Li colpisce per il suo coraggio, la sua determinazione, la sua intraprendenza e la sua follia. Mathilde de La Mole è fiera ed esaltata, ma c’è del metodo nella sua follia e soprattutto c’è molto coraggio.
Oscar riconosce in lei una leonessa giovane, per nulla rassegnata ad arrendersi e fieramente decisa a mettere in salvo il suo amante in una lotta disperata contro tutto e contro tutti. E’ sublime questa ragazza che non si arrende pur in una lotta che si fa sempre più disperata perché combattuta proprio contro il remare avverso del destinatario delle sue premure e contro la crescente disaffezione di lui che le preferisce la donna per la quale si è perso. Ancora più sublime è questa ape regina che dispensa nettare o colpi di pungiglione a suo piacimento davanti alla prima, terrificante sconfitta della sua vita. Regale e sublime appare nelle sue vesti nere, dove risalta ancora più scura la chiazza di sangue della testa del suo amante. E’ quando la giovane marchesa riesce ad emulare le gesta della regina di Navarra e del suo antenato che Mathilde de La Mole raggiunge il culmine della sua follia e della sua grandezza. Con la testa mozza di Julien Sorel fra le mani, sembra Crimilde dei Nibelunghi o Ecuba alla fine della sua vendetta. Credo che per alcuni istanti Oscar abbia riconosciuto in lei una sua simile degna di rispetto e di lode ed anche per questo lei ed André sono così protettivi verso di lei.
Ho trovato incredibile questo insistere di Mathilde là dove tutto si fa difficile ed ostile, il suo voler negare ostinatamente ad oltranza non soltanto che ormai Julien è perduto e nessuno potrà fare più nulla per lui, ma soprattutto la cosa più atroce e cioè che Julien non la vuole e che più lei si pende per lui ed immola su di un altare la sua reputazione, più lui la sopporta a stento e le preferisce un’altra che con lei non ha nulla in comune.
Probabilmente il cuore non le si sarà spezzato, per la sua capacità di resistere, di continuare a lottare, di negare a sé l’evidenza, di fare appello alle sue fantasie e forse anche per la sua incapacità di interiorizzare (c’è un che di molto superficiale in lei), ma qualcosa in lei è sicuramente cambiato in quei mesi frenetici di Besançon.
Un’altra donna di questo multiforme affresco è l’arciduchessa Sofia, qui libera dalla patina di suocera impossibile che la tradizione successiva le ha affibbiato. Qui è una donna giovane, gioiosa, felice di esistere e soprattutto innamorata. Leggendo scopriamo anche che è molto volitiva, determinata, intelligente ed ambiziosa e che poco o nulla ha in comune col suo tranquillo e noioso marito. Alla fine del capitolo la ritroviamo madre del futuro imperatore Francesco Giuseppe, ma anche al centro di fastidiosi pettegolezzi che inducono il duca di Reichstadt ad andare via, lasciandosi alle spalle una relazione che probabilmente rimpiangerà per tutta la vita. Aveva iniziato una liaison con una donna sposata e sapeva sin da principio che quella storia seppur così bella non aveva futuro. Ora partirà per il suo esilio volontario con la morte nel cuore.
Alla fine del capitolo troviamo la principessa Elisabetta, neo delfina grazie all’abrogazione della legge salica che aveva fatto il suo tempo e non era più adatta alle esigenze della Francia. La ragazza ha dimostrato subito un grande acume, inviando una compagnia di attori a Besançon affinché la gente assistesse a delle spassose commedie e dimenticasse al più presto l’affair Sorel. Subito dopo comunica ad Oscar la sua volontà di unire le due dinastie, Borbone e Bonaparte, affinché la Francia cessi di essere una nazione divisa e si perda la memoria dei conflitti tra seguaci dell’uno e dell’altro. Nel dire ciò la ragazza mostra tutta la sua determinazione ad una dubbiosa e tentennante Oscar. E’ rassegnata ad un matrimonio politico e lo accetta ben sapendo che difficilmente una principessa può avere altro, ma allo stesso tempo è consapevole di avere lei il coltello dalla parte del manico perché il monarca regnante sarà lei, perché è stata lei a chiedere la mano a lui e non viceversa e perché appartiene alla razza di quelli a cui nessuno riesce a mettere i piedi in testa.
Infine c’è sempre lei, Oscar, la leonessa anziana ma sempre coraggiosa e generosa nello spendere se stessa per il suo paese e per una giusta causa. Qui passa apparentemente in secondo piano, giustapposta a tanti giovani dalla personalità forte e dal modo di agire deciso o urlato. Oscar ascolta, comprende, soffre ed impara ad esercitare la pazienza, un’arte di cui in gioventù era assai sprovvista. Prova compassione per Julien Sorel molto più di André e verso di lui sviluppa un senso materno, dato che il giovane ha poco più della metà degli anni di Honoré ed Antigone. Prova un istinto di protezione anche nei confronti di Mathilde de La Mole, la bella ed impossibile e soprattutto insopportabile. La vediamo resiliente, coriacea, stanca, avvilita, ma soprattutto sempre fedele a se stessa e pronta a portare a termine la sua missione. Commovente e profonda è la dichiarazione di amore e di stima che rivolge ad André. Tutti noi l’avremmo voluta leggere e devo dire che quando è arrivata non ha affatto deluso.
Mi è piaciuto tantissimo questo capitolo lungo e ricco! Il cross over con Il rosso e il nero non è affatto forzato ed i protagonisti delle due storie si sono ben amalgamati come se fossero stati scritti per interagire insieme. Mi è piaciuta l’interpretazione che hai dato ai personaggi di Stendhal e mi è piaciuto come li hai fatti muovere sulla scena. Spero di rileggerti presto!