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Autore: Semplicemente G    08/03/2012    1 recensioni
Un' intrigante storia con protagonisti la nostra amata Detective Beckett e il nostro scrittore preferito Richard Castle...
Un corpo viene ritrovato in un cantiere vicino ad un Ristotante, con una ferita d'arma da fuoco e una coltellata...
Riusciranno a risolvere l'intricato caso e i loro problemi di cuore?
Per scoprirlo basta leggere.... R&R
Genere: Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Omicidio Di Un Paparazzo

Omicidio Di Un Paparazzo

Capitolo 11

 

 

Entrammo in casa di Rick sorridendo.

- Oh, guarda chi si vede!! – esclamò Martha correndoci incontro.

- Madre. – salutò Richard.

- Figlio. – rispose lei chinando leggermente il capo in avanti. – Kate!! Cara! Come stai? –

Martha mi abbracciò, separandomi leggermente da Richard, che nonostante tutto mantenne il braccio attorno alla mia vita.

- Kate! Papà! – Alexis ci corse incontro e ci abbracciò contemporaneamente. – Che bello vedervi insieme!! –

Arrossii leggermente, ma sorrisi.

- Come va a scuola, Alexis? – le domandai.

- Benissimo grazie. – rispose lei sorridendo. – Mangiamo? – disse indicando la tavola imbandita.

- Certo! – esclamò Rick trascinandomi in cucina.

- Mancano ancora cinque minuti alle fine della cottura dell’ultima pizza. Le altre sono pronte. – disse Martha, indicando il forno alle sue spalle.

- Sediamoci. – esclamò.

Prendemmo posto. Io e Rick da un lato e due eccitate Martha e Alexis davanti a noi.

- Che carini… - sentii Alexis dire guardando sottecchi a sua nonna. Arrossii come non mai e lei mi rivolse un’occhiata allegra.

Mangiammo con spensieratezza, ridendo e scherzando. Quando arrivarono le undici di sera, Rick spedì Alexis a dormire.

- Ma papà!! – si lamentò lei. – Voglio rimanere ancora un po’ con te, Kate e la nonna! Per favore!! – implorò. Rick fu irremovibile.

- A nanna, principessa. –

Alexis stampò un bacio sulla guancia a suo padre, sua nonna e infine a me, prima di correre nella sua stanza.

- Bene, vado anch’ io a dormire. – Martha si alzò da tavola e si spostò i capelli dietro la spalla, in un gesto molto teatrale. - Buona notte piccioncini! –

Avanzò fino alle scale e si voltò.

- Metterò a posto domani. Ora devo fare una pausa, la mia aura deve riposarsi. Ciao ragazzi! –

- Come al solito, lascia agli altri il lavoro da fare e ogni volta come scusa, usa la sua aura.

Spiegò Richard, cercando di non farsi sentire dalla madre.

Ridacchiai e afferrai il mio piatto. Mi alzai dalla sedia, camminando verso la cucina per depositare il tutto nel lavandino.

- Kate? Cosa stai facendo? – domandò Rick seguendomi.

- Bisognerà pur mettere a posto? – chiesi tornando alla tavola e raccattando i bicchieri.

- Kate? Basta! – mormorò afferrandomi i fianchi e spingendomi leggermente verso il frigorifero.

- Cosa stai facendo? – mormorai cercando di scappargli. Rick si avvicinò ancora di più al suo viso, sorridendo malizioso.

- Prima non sono nemmeno riuscito a darti un bacio… Direi che devo rimediare… -

Posò delicatamente le labbra sulla mia guancia, all’angolo della mia bocca. Gli sorrisi leggermente imbarazzata. C’era la possibilità che Alexis e Martha scendessero e se ci avessero trovato in quella posizione… non ci volevo neanche pensare. Era troppo imbarazzante.

- Smettila di giocare, Ricky… - lo presi in giro. Lui sorrise. Prima che potesse dire o fare qualcosa, gli stampai in bacio sulle labbra.

- Ah! Che monella!! – esclamò. Scoppiai a ridere e lo abbracciai, allungando le braccia dietro il suo collo.

Poggiai la testa sulla sua spalla e soffocai uno sbadiglio.

- Andiamo a dormire? – mi domandò Rick, sentendo lo sbadiglio.

- Ok. Ho sonno. È stata una giornata pesante e avrei voluto tanto arrestare qualcuno… - mormorai aggrottando le sopracciglia come una bambina.

- Va bene. Ti prendo un pigiama di Alexis… dovrebbe andarti bene… vai su in camera, intanto. – mi sussurrò accarezzandomi una guancia. Gli sorrisi e lo baciai con dolcezza.

- Grazie, Rick. –

Sbadigliai ancora e salii le scale lentamente e cercando di fare meno rumore possibile, non volevo svegliare o disturbare le altre abitanti della casa.

Mi intrufolai nella sua camera e mi sedetti sul letto, aspettandolo. Rick tornò poco dopo, con in mano il pigiama della figlia.

- Grazie. – gli sorrisi e mi spogliai velocemente, infilandomi il pigiama. Rick mi guardava malizioso e io arrossii.

- Buona notte, Rick. – gli dissi mettendomi sotto le coperte. Rick sbuffò.

- Ricky ho sonno… - mormorai abbracciandolo e posando la testa sul suo petto.

- Ok. ‘Notte, Katie. –

- ‘Notte. –

Mi addormentai quasi subito, stretta a lui.

 

Il mattino seguente, ci alzammo presto e facemmo colazione con i pancake preparati da Rick. Martha si ritirò subito dopo a studiare il copione del prossimo spettacolo teatrale, mentre Alexis corse a scuola, dopo aver schioccato sulla guancia del padre  un sonoro bacio. Mi abbracciò e mi sorrise, poi uscì di casa, chiudendo la porta dietro di se.

- Andiamo al Distretto? – chiese Rick dopo che ci fummo vestiti. Alexis, sempre previdente, mi aveva lasciato in camera di Richard alcuni abiti, in modo che potessi cambiarmi.

Li afferrai e corsi in bagno.

Alle sette in punto, eravamo al 12th Distretto, davanti alla lavagna a riguardare per la centesima volta tutti gli indizi e  gli indiziati.

Ryan ed Esposito arrivarono verso le otto, carichi di caffè e pasticcini.

- E a  noi non offrite? – domandò Richard non appena adocchiò ciò che avevano delle confessioni.

- Certo. Cosa credevi Castle? –

- Non si sa mai… - mormorò poi addentando una ciambella.

- Avete scoperto qualcosa di nuovo? – chiese Esposito.

- No. Siamo qui solo da un’ora. –

Kevin e Javier si guardarono preoccupati.

- Questo vuol dire che rimarremo a guardare questa lavagna per tanto tempo. – spiegò Rick, indicandomi.

- Meraviglioso… - commentò Kevin sarcastico.

- Già… - disse Richard.

 

Afferrai il polso di Ryan e controllai l’ora.

Le dieci.

Erano quasi due ore e ancora non avevamo scoperto nulla di nuovo. Avevo fatto controllare a Ryan ed Esposito tutti gli alibi di tutti le persone presenti nella nostra rosa dei sospettati, poi avevo richiesto l’impiego di altri agenti per la verifica degli alibi dei due maggiori sospettati.

- Ryan?? Hai controllato ciò che ti avevo chiesto? –

- Sì… ho richiesto le registrazioni delle telecamere a Thomas. Ha detto che me le darà appena possibile. –

- Perfetto. Grazie, Kevin. – gli dissi con un sorrisetto.

- Esposito, controlla un’altra volta l’alibi di Moore. Grazie. – Lui corse subito alla scrivania e si mise al lavoro.

- Detective Beckett? – mi girai e vidi un agente che mi porgeva dei fogli.

- Sì? –

- Ho stampato le fotografie che mi aveva chiesto e ho cercato la donna della foto nel Database. Nulla. –

Il ragazzo mi porse una cartellina rossa e continuò  a parlare.

- Ho controllato anche gli alibi di tutte le altre persone nelle fotografie. Tutte confermate dalle… -

si bloccò e mi guardò supplichevole. Non voleva dire “accompagnatrice” davanti a me, Castle e Ryan.

- Sì? –

- … dalle accompagnatrici. –

Ryan nascose un sorriso che per fortuna l’agente non notò.

- Ok, grazie. Puoi andare. – aggiunsi visto che non accennava a muoversi. Lui si mise sull’attenti e sparì.

- Ryan… - Richard chiamò Ryan - Hai controllato l’accompagnatrice di Willyard? –

- Sì, mi sono dimenticato di dirvelo. Si chiama Sarah Reply, ma non siamo riusciti a parlare con lei. Secondo Willyard erano a cena insieme. Lavora come segretaria del vice direttore dell’azienda immobiliare di Willyard – Afferrai velocemente il pennarello e scrivendo tutto sulla lavagna.

- Kate! – Javier mi chiamò, stranamente, per nome.

- Dimmi! –

- Ho chiamato il bar dove Moore dice di essere stato tutta la notte. – Esposito si avvicinò a noi, per non dover urlare da una parte dall’altra del Distretto. – Quella sera c’era anche una cameriera PartTime che lavora una volta alla settimana e lei ricorda di Moore. Ci ho parlato. Ha confermato che Moore era al bar. È rimasto tutta la sera all’angolo del bancone ad ubriacarsi. –

Sbuffai.

Stappai il pennarello e scrissi accanto alla foto Moore: Alibi confermato. Mancava ancora Jhonatan Willyard.

- Perfetto. Mi cerchi l’indirizzo della signorina Reply? – domandai.

- Già fatto. Ecco qua. – mi porse un foglietto e si sedette accanto a Ryan.

- Castle!! Andiamo! – esclamai contenta. Uno dei due era il killer. Ero sicura.

- Dove? – domandò lui.

- All’azienda immobiliare di Willyard. Dobbiamo parlare con la signorina Reply. –

 

- Buon giorno, Detective Beckett. Lei è Sarah Reply? –

Mostrai il distintivo ad una venticinquenne seduta dietro una scrivania di un ufficio lussuosissimo.

- Si, sono io. È successo qualcosa? – chiese lei continuando però a battere le dita laccate di rosso sulla tastiera del computer. Si vedeva che era impegnata, ma non era la tipica segretaria che se la fa con il capo. Era diversa. Ipotizzai che facesse quel lavoro per mantenersi gli studi, finché non avesse trovato qualcosa di meglio.

- Vedo che è molto impegnata, quindi le ruberò solo poco tempo. –

- Grazie. – disse lei gentilmente.

- Fa questo lavoro come ripiego, vero? – domandò subito Rick, prima che riuscissi a fare anche una sola domanda.

- Sì, è esatto. Sto studiando per diventare interprete e questo è il primo lavoro che ho trovato. –

Rick le sorrise e lei ricambiò di sfuggita, rispondendo probabilmente ad una mail.

- La sera del 29 aprile era a cena con Jonathan Willyard, a “Scaletta Ristorante” sulla 77th? – chiesi senza perdere tempo.

La ragazza arrossii e mi mormorò:

- Shhh… -

- Ci scusi… - sussurrò Richard.

- La prego parli a bassa voce, nessuno lo sa. – disse lei sottovoce.

- Ok. Ma lei era lì? –

- Sì.

- Quindi conferma il suo alibi? – chiesi ancora. Ancora poco e mi avrebbe dato la risposta definitiva. Avrebbe stabilito la risoluzione del caso, con solo una piccola risposta.

- Sì. –

Non riuscii a trattenere il sorriso.

- Grazie, signorina Reply. Arrivederci e buon lavoro. –

- Arrivederci e buon lavoro anche a lei, Detective! Arrivederci! – disse poi a Richard.

- Arrivederci. –

Uscimmo dall’enorme edificio in fretta e furia. Non appena mettemmo piede fuori, afferrai il cellulare e chiamai Ryan.

- Kevin, arresta subito Willyard. Anche se Reply ha confermato che era a cena con il signor Willyard, è possibile abbia mentito per proteggerlo. Arrestalo. -

- Subito. Vi aspettiamo in ufficio. –

Chiusi la comunicazione e salii in macchina come una furia. Stavo per risolvere il caso. Sentivo il sangue scorrere nelle vene e

I battiti del cuore erano accelerati. Catturare un colpevole e metterlo dietro le sbarre mi faceva entrare in circolo nel sangue un sacco di adrenalina e mi rendeva euforica.

Guidai fino al Distretto superando parecchie volte il limite di velocità consentito. Ero talmente eccitata che quasi travolsi due agenti che uscivano dal 12th.

Corsi fino alla mia scrivania e afferrai il mio quaderno nero. Richard era rimasto dietro di me per tutto il tempo, cercando di stare al mio passo.

- Beckett!! Rallenta! – esclamò con il fiatone.

- Castle, sta arrivando il signor Willyard! Muoviti! – gridai avviandomi verso la sala interrogatori 1.

Mi sedetti sulla sedia e poggiai il quaderno sul tavolo. Dovevo prepararmi ad arrestare un altro assassino.

Stranamente Castle non entrò. Arrivò camminando lentamente verso di me. Mancavano ancora dieci minuti circa all’arrivo di Ryan ed Esposito con il signori Willyard.

Arrivò sull’uscio della stanza e abbandonò la spalla contro lo stipite della porta, con un sorrisetto malizioso.

- Sai che sei bellissima? – mormorò. Spalancai gli occhi e arrossii.

- Castle! – mormorai imbarazzata. – Potrebbe  esserci qualcuno dietro lo specchio! –

Lui sorrise, ma non entrò nella stanza. Rimase solo a guardarmi.

- Castle!! Smettila di fissarmi!! – esclamai ad un certo punto. Rick non riusciva a togliermi lo sguardo di dosso. Era quasi inquietante.

- Ok. – disse lui, senza però smettere di fissarmi.

- Richard!!! – esclamai spazientita. Lui ridacchiò e finalmente si decise ad entrare.

- Non posso stare qui ancora per molto. A minuti dovrebbe essere qui il signor Willyard. –

Gli sorrisi. Poggiai i gomiti sul tavolo davanti a me e abbandonai la testa sulle mani intrecciate. Richard si sedette di fronte a me, dove di solito stavano i criminali.

- Vado a prenderti un caffè? – domandò dopo qualche secondo in cui nessuno parlò.

- Sì, grazie. Compri anche i pop corn? – chiesi sapendo bene quanto adorava assistere agli interrogatori mangiando schifezze.

- Certo. – asserì lui convinto.

- Ora muoviti Castle! – esclamai ad alta voce. – Vai a comprare il caffè e i pop corn. –

- Ok. Rimarrò a guardarti dietro lo specchio tutto il tempo. –

- CASTLE!!! – esclamai al alta voce. – Sparisci!! -

- Ciao! – si alzò repentinamente e uscì dalla stanza. Improvvisamente tornò dentro, mi si avvicinò e mi baciò. Lambì le mie labbra con dolcezza, posandomi una mano sulla guancia.

Mi staccai da lui e gli sorrisi.

- Ora sparisci davvero! – mormorai a pochi centimetri dalle sue labbra. Rick sorrise, ma non accennò a muoversi.

Gli posai un ultimo veloce bacio e mi allontanai da lui. Rick uscì definitivamente dalla stanza e proprio mentre varcò la soglia, sentì le porte dell’ascensore aprirsi. Il signor Willyard era arrivato.

Mi misi una ciocca di capelli dietro l’orecchio e mi preparai ad affrontare l’uomo.

Richard si sarebbe perso l’inizio dell’interrogatorio.

- Yo, Beckett! – Esposito fece capolino nella stanza.

- Sono qui, Javier. Portalo dentro. – dissi.

Willyard entrò, scortato da Ryan.

- Buon giorno, signore. Spero che i Detective le abbiamo spiegato il motivo del suo arresto. –

Se confessava, il caso era chiuso.

- Sì, mi hanno spiegato il motivo del mio arresto. E come io ho già detto loro: Non. Ho. Ucciso. Nessuno. – esclamò lui sedendosi e allungando le mani ammanettate verso Ryan perché lo liberasse.

Lui estrasse la chiave dalla tasca dei pantaloni e liberò l’uomo.

- Glielo chiedo per l’ultima volta e spero che mi dica finalmente la verità. Dov’era la notte dell’omicidio di Franz Galt? –

Il signor Willyard incrociò le mani davanti a se e scandì bene le parole.

- Quando è stato ucciso? – chiese corrugando le sopracciglia.

- Tra l’una e le tre di notte. – rispose Ryan, con la schiena poggiata sulla porta. Esposito si era rifugiato con Rick nella stanza dietro lo specchio magico, dove c’era da mangiare. Ero sicura che tra pochi minuti Ryan li avrebbe raggiunti.

- Ero a “Scaletta Ristorante” sulla 77th con la signorina Reply. So che l’avete già identificata.  – disse lui, dopo averci riflettuto per qualche secondo. Mi lanciò un’occhiata che non riuscii a capire.

- C’è qualcuno che lo può confermare? Oltre la signorina Reply? – chiesi ancora.

- Non lo so! – esclamò lui. – C’erano tante persone lì intorno!! Chiedete al cameriere!!! Gli ho chiesto di riportare indietro la zuppa perché era un po’ fredda. –  

- Va bene. Ha lo scontrino? –

- C… cosa? – domandò lui stupito. Ricordavo che Rick gli aveva fatto la stessa domanda e lui non aveva aperto bocca.

- Le ho chiesto se ha lo scontrino? Se lo ha conservato. –

Lui non rispose subito. Rimase qualche minuto zitto.

- Allora? – lo incitai.

- Sì, ho lo scontrino. – Cacciò una mano in tasca e ne estrasse il portafoglio. Lo aprì e tirò fuori il pezzettino di carta. – Prego. –

Me lo porse. Era strappato. Spalancai gli occhi, cercando di non farmi vedere dal sospettato. Mi voltai verso Ryan. Lui sorrise.

Mi tornò in mente il pezzettino di carta bagnato che avevamo trovato. Combaciava perfettamente. Ryan uscì velocemente. Willyard rimase a fissarmi con le sopracciglia aggrottate. Quando Ryan tornò, aveva in mano il sacchiettino con la prova dentro.

Me lo porse e poi uscì.

Lo tirai fuori dalla bustina e misi i due pezzetti accanto.

Combaciavano alla perfezione.

- Beckett! – Esposito entrò nella stanza di corsa, spalancando la porta.

- Dimm, Esposito. –

Non staccai gli occhi da Willyard. Sapevo che era stato lui. Lo scontrino era il primo indizio. Poi dovevo avvisare Ryan di perquisire la macchina di Willyard.

- Il telefono. È urgente. – precisò. Mi alzai lentamente. Afferrai il mio quaderno nero e uscii.

- Manda qui un agente. E dì a Esposito di perquisire la macchina di Willyard. Fatti dare un mandato a tempo record. – ordinai.

Corsi alla mia scrivania, sollevai la cornetta e risposi.

- Detective Beckett. –

- Buongiorno, Detective. Sono Sarah Reply. Sono l’… -

- Sì, sì… So chi sei. – le dissi veloce. Era imbarazzata. – Ciao, Sarah. Posso chiamarti per nome? –

- Certo.

- Ti sei ricordata di qualcosa di quel giorno? – chiesi. Avevo le dita incrociate dietro la schiena, speravo le fosse venuto in mente un piccolo dettaglio.

- Sì… - mormorò. – Ricordo che ad un certo punto, Jonathan è uscito dal Ristorante. Ha detto che aveva un questione molto importate da risolvere. –

Bingo.

- E quanto è stato fuori? – domandai con il cuore in gola. Non mi ero accorta che nel frattempo Castle mi aveva raggiunto. Gli feci segno di avvicinarsi e lui poggiò l’orecchio accanto alla cornetta per sentire cosa diceva Sarah.

- Non lo so di preciso. Ero molto indignata perché mi ha lasciato lì da sola. Quale gentiluomo fa una cosa del genere? –

Si aspettava che le rispondessi? Probabilmente sì.

- Mhh... Hai perfettamente ragione. E quanto tempo è stato fuori? –

Sarah ci pensò un po’ e poi rispose.

- Non ne sono sicura… Per venti minuti o forse di più. –

- Ok. È uscito dal ristorante? –

- Sì. Non gli era neanche squillato il cellulare! Sembrava avesse visto qualcosa fuori dal Ristorante. Mi è sembrato strano. –

Avevo la prova che Willyard era uscito dal Ristorante. Aveva avuto l’opportunità di uccidere Galt. Venti minuti o più era un tempo sufficiente per uccidere il paparazzo e tornare al Ristorante come se non fosse successo niente.

Ora avevo capito come si erano svolti i fatti. Era tutto estremamente chiaro.

- Grazie, Sarah. Mi ha aiutato a risolvere il caso. A presto. –

- Aspetti!! Perché tutte queste domande? È successo qualcosa a Jhon? –

- No, signorina. –

- Detective, io lo amo. – la donna sospirò. – Non è nei guai, vero? –

- No, signorina. Ci ha aiutato a risolvere il caso. Grazie e arrivederci. -

Misi giù la cornetta senza darle il tempo di replicare. Mi aveva già fatto perdere troppo tempo. Non feci tempo a girarmi che il telefono squillò di nuovo.

- Detective Beckett. –

- Beckett, sono Ryan. Indovina cosa abbiamo trovato nella macchina di Willyard? –

- Ryan non ho tempo per gli indovinelli!! – esclamai seccata.

- Scusa. Abbiamo trovato una pistola. Una calibro .45. E, tieniti forte, ha sparato di recente. Un solo colpo che è andato a conficcarsi nella gamba di Galt. La scientifica ha controllato le impronte digitali e ce ne sono solo di un tipo. Le prove sono tutte carico di Willyard. –

Sorrisi eccitata.

Ok. Il colpevole era Willyard.

Ora doveva solo confessare.

- Grazie, Kevin. Torna il prima possibile al Distretto. Non vorrai perderti il gran finale. – Ryan sorrise e mi salutò.

Presi il referto dell’autopsia che mi aveva consegnato Lanie. Ancora poco, mancava pochissimo alla soluzione del caso.

Dovevo farlo confessare prima che arrivasse il suo avvocato. Sapevo che non appena avesse capito che la faccenda si stava facendo seria, non ci avrebbe pensato due volte a chiamarlo.

Corsi nella stanza in cui si trovava Richard. Misi dentro solo al testa e dissi.

- È lui. Ryan ha controllato la macchina di Willyard. Ha trovato una pistola calibro .45 che ha sparato un colpo. È lui. –

Rick spalancò gli occhi.

- Davvero!?! –

- Sì. Sarah Reply ha confermato che Willyard è uscito per mezz’ora o più. Ha avuto il tempo per andare in macchina, prendere la pistola che aveva in macchina e uccidere Galt. Poi è tornato dentro e ha finto che non fosse successo niente, ma è stato così scemo da non pulire le impronte sull’arma. Mi chiedo dove abbia trovato il coltello… - mormorai, mentre l’entusiasmo svaniva lentamente.

- Probabilmente ce l’aveva Galt. Una volta ho visto un film in cui un paparazzo ha ucciso il soggetto che stava fotografando con un coltellino che aveva nascosto nella cintura. –

Alzai un sopracciglio, scettica.

- Non so, il suo ufficio sembrava quello di uno psicopatico… -

- Castle!! – esclamai.

Uscii dalla stanza di corsa ed entrai nell’altra.

- Allora, signor Willyard. Ha deciso di dirmi qualcosa di rilevante? – dissi decisa.

- Detective, glielo ripeto per la centesima volta. Non so nulla. –

- Davvero? E come mai il mio collega ha trovato un’arma nella sua macchina? Una calibro .45 che, caso strano, ha sparato un colpo… -

- Ho il porto d’armi. È tutto in regola. – mi interruppe lui. Gli lanciai un’occhiataccia, zittendolo.

- È nel mio portafoglio. –

L’agente annuì e uscì. Quando tornò dentro, aveva in mano gli oggetti che erano stati requisiti al signor Willyard al suo arrivo in centrale. Vi estrasse il portafoglio e me lo porse. Controllai dentro. Effettivamente, dentro c’era il porto d’armi. Lo lessi. Purtroppo per me, era tutto apposto.

- Ok. Va tutto bene. Resta il fatto che ha sparato. –

- Non so come sia successo. Non uso mai quella pistola. –

- Per la polizia scientifica è stata usata di recente. Quindi, ora voglio che mi dica quando l’ha usata. –

- Detective, - Willyard si appoggiò allo schienale e incrociò le braccia. Stava cominciando a diventare sulla difensiva e questo significava solo una cosa: avvocato in vista. – non ho usato quella pistola. –

- Non le credo. – dissi decisa.

- Un testimone ci ha confermato che lei era al Ristorante all’ora del delitto, ma anche che si è assentato per un periodo di tempo sufficiente a commettere l’omicidio. –

- Queste sono solo supposizioni. – esclamò aggrottando le sopracciglia e scuotendo velocemente la testa.

Aprii il referto dell’autopsia e lessi le prime righe. Poi intrecciai le dita davanti a me e gli sorrisi gelida.

- Il signor Galt l’aveva scoperto, vero? - Mormorai. – Quelle fotografie… l’avrebbero svergognata davanti a tutti. Avrebbe mandato in fumo il suo matrimonio perfetto, la sua vita sarebbe crollata e i soldi sarebbero spariti. –

Willyard cominciava a diventare ansioso. La fronte gli sudava e le dita tremavano.

- Detective, non sa cosa sta dicendo… - sussurrò. Non voleva parlare a voce alta, per far notare quanto gli tremava.

- Oh, invece sì! – assottigliai lo sguardo e lo fissai truce.

Stavo per parlare, quando la porta si aprì ed entrò Castle. Si sedette accanto a me, e guardò fisso l’uomo davanti a noi.

Poi si chinò verso di me e mi mormorò all’orecchio.

- I ragazzi della scientifica hanno trovato un coltello al Ristorante. Era finito in un secchio del cemento e gli operai hanno chiamato non appena se ne sono accorti. Era sporco di sangue, sangue che poi hanno esaminato ed è risultato appartenere a Galt. -

- Forse ho capito com’è andata… -

- Ok. Posso restare? – domandò lui, mentre Willyard ci scrutava sospettoso, cercando di captare la nostra conversazione.

– Credo di sapere come si siano svolti i fatti, signor Willyard. – L’uomo sbarrò gli occhi e il suo respiro si accelerò. Stava sudando molto e aveva cominciato ad evitare il mio sguardo. - L’ha seguito fuori e gli ha chiesto di consegnargli le fotografie che la incriminavano. Galt ha rifiutato e siete venuti alle mani. Voleva a tutti i costi averle, vero? –

Willyard aggrottò le sopracciglia, allontanandosi sempre di più da noi.

Era lui. Era lui. Sapevo che il colpevole era lui.

- Per sua fortuna, lei aveva parcheggiato la macchina davanti al Ristorante così è stato semplice per lei correre in macchina e prendere la pistola. Gli ha sparato un colpo, ma l’ha mancato e invece l’ha colpito alla gamba. Il signor Galt ha estratto il coltello che aveva in tasca per difendersi 

E l’ha minacciata e lottando, le ha fatto volare via la pistola. Poi avete cominciato a lottare a corpo libero. Ha messo le mani sul coltello e ha cercato di strapparglielo. Avete combattuto. Magari lei ha atterrato il signor Galt, che facendosi leva sul gomito, le ha sferrato una gomitata, colpendola sul collo, in modo da liberarsi… -

Indicai con il dito indice un livido che spuntava dal colletto della camicia, allacciato con la cravatta che un momento prima aveva allentato.  - …  si è alzato in piedi per fronteggiarla e lei gli ha conficcato il coltello nello stomaco. Quando si è accorto di ciò che aveva fatto, è scappato. Ha nascosto l’arma in macchina ed è tornato immediatamente dentro il locale. –

- Non può provarlo. – mormorò fissandomi con aria di sfida.

- Ne è sicuro? – domandò Rick.

- Lei cosa ci fa qui? È un civile… - cominciò a snocciolare.

- … che collabora con la polizia. Non sta a lei deciderlo. – commentai aspra.

- Voglio il mio avvocato. –

Mi alzai di scatto e chiusi il quaderno. Purtroppo era un suo diritto e non potevo negarglielo, non a questo punto dell’indagine. Aprii la porta e feci cenno all’agente di portare il telefono.

Ora dovevo solo aspettare l’arrivo del suo legale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Buon giorno a tutti!

E buona festa delle Donne a tutte le donne!! XXX

Spero che il capitolo vi piaccia.... Credete sia veramente Willyard? O è solo un buco nell'acqua? Qualcuno vuole incastrarlo?

Sta a voi decidere...

Mi piacerebbe sentire le vostre opinioni, su chi sia il killer, come sia avvenuto l'omicidio...

Come vorreste che finisse questo caso con Rick e Kate?

Vi ringrazio ancora per le recensioni... Mi mettono sempre di buon umore.

Con tantissimo affetto e un altro caloroso augurio,

Semplicemente G

 

 

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Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della rete televisiva ABC; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro. 

 

 

 

  
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