Non ho né il coraggio di respingerlo nella voglia di farlo, lui lo sa bene. È questo che mi inquieta davvero – lo sa, mi tocca, mi bacia, ma in fondo lui ha la scusa della droga. Io che scusa ho? Non sono mai stato così lucido, né così consenziente.

L'americano ci pensa per la prima volta, cosa vuoi dell'altro? Vorrebbe che gli rivolgesse la parola, tanto per cominciare, e che qualora si incrociassero per caso in un corridoio durante un meet mondiale, evitasse di ignorarlo come se non l'avesse mai conosciuto. Vorrebbe anche abbracciarlo, sentire quel corpo caldo così presente e vivido nei suoi ricordi di bambino contro la sua pelle, ancora una volta. Vorrebbe sentire l'odore buono dei suoi capelli sul cuscino e quello buono della sua pelle dall'altra parte del letto.
Lo realizza per la prima volta. Quello che vuole davvero, infondo, è solo Arthur.

«Vuoi che continui, mh? Non pensi di starti divertendo solo tu?» Uchiha prese il labbro del biondo trai denti e lo strinse piano «Tu parli davvero un sacco, e pensavo che la tua bocca potesse avere, come dire, abilità particolari.»
«Nnh?»
«Se vuoi venire, devi succhiarmelo.»

Tra lui e il Senpai era finita, Masaki era tornato a casa sua e Morinaga si era fatto ospitare da un amico. Il dolore, le illusioni e quella storia assurda sarebbero divenuti solo ricordi lontani, dolorosi, ma effimeri. Presto sarebbero spariti, come le foglie appassite sarebbero cadute dagli alberi.
• Oneshot ambientata dopo il capitolo 7.6
• Fanfiction ispirata al manga The Tyran Who Fall in Love da Hinako Takanaga

Quando ero piccolo vivevo in una casa con un piccolo campo di pomodori. Mi ricordo che la nonna passava molto tempo a prendersi cura di loro perché voleva crescessero sani e diventassero buoni. Quando la nonna si ammalò, però, non poté più prendersi cura dell’orto, per questo motivo iniziai io a occuparmene. Non avrei mai potuto immaginare, allora, che proprio quel frutto avrebbe fatto sì che io conoscessi il mio Principe Azzurro.

Lo guardava da lontano immaginando il sapore dei suoi baci e maledicendosi perché le sue fantasie non potevano – sicuramente – nemmeno essere paragonate alla realtà.

«Esprimi un desiderio», aveva sussurrato Yamamoto abbracciandolo da dietro, prima di depositare un dolce bacio nell'incavo del collo.

Axel se n'era andato dove non poteva raggiungerlo, era sparito dalla memoria di tutti e l'unica cosa a testimoniare la sua esistenza era una lastra di marmo con inciso sopra il suo nome in un regno che non esisteva.

Quelle due semplici paroline, quelle dannate cinque lettere avevano un peso tale da togliergli il respiro. [...] Poteva sentire il suo respiro a pochi centimetri dalla sua pelle e il cuore esplodergli nel petto. Voleva baciarlo, ne aveva bisogno. Non fece nulla, rispose solo. «Perché ho un fidanzato stronzo»

Era passato così poco tempo da quando avevano finito di fare l'amore da riuscir ad avvertire ancora l'uno il calore dell'altro sulla propria pelle.

«Congeleremo.» disse solamente.
«A chi importa? Tanto sai bene che passeremo la notte a scaldarci a vicenda!»

Takeshi lo spinse lentamente contro la parete della doccia e gli alzò il viso, obbligandolo a guardarlo negli occhi. Hayato desiderò esser acqua per sprofondare giù dallo scarico della doccia.

Nei due giorni successivi dedicai tutto me stesso in un'unica estenuante impresa: ottenere le attenzioni di Takeshi Yamamoto.

«Tornerò tardi per cena questa sera, stupida mucca, quindi vedi di tenere il cibo caldo per quando sarò di ritorno. Probabilmente sarò stressato e non avrò voglia di parlare, quindi evita di chiuderti in stanza tutta la notte a piagnucolare per i miei modi bruschi.»

Un uomo, una ragazzina e una bottiglia di Porto.
Terza classificata al contest di poesia indetto dal Kingdom Hearts Forum