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Autore: sayuri_88    01/09/2011    6 recensioni
Bella è una normale ragazza che vive a Forks da sola e un giorno d'estate scopre che il mondo in cui è vissuta fino ad ora era solo una piccola parte di quello che è realmente...
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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E' un esperimento mi è da una settimana che mi ronza in testa e non ce la facevo più così l'ho messa su PC sperando che mi dia un po di tregua. Saranno due o forse tre capitoli ma non di più. Fatemi sapere che ne pensate!!! Non siate timide!
Titolo ispirato da "Anna and the King" o per i moderni "Harry Potter e il principe mezzosangue"
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“ Isabella and the half-vampire”







Era una giornata di giugno, il venti per la precisione. Avevo deciso di passare la domenica pomeriggio in mezzo ai boschi, immersa nella pace e nel silenzio della natura, incoraggiata dal sole che spendeva senza ostacoli nel cielo. Strano per il tempo di Forks.
Accidentalmente mi ero imbattuta in una radura stupenda, dalla forma circolare e piena di fiorellini di campo dai mille colori, in lontananza si sentiva lo scorrere placido dell’acqua di un ruscello. Si stava bene.
Mi stavo inebriando di tutte quelle emozioni quando un urlo disumano squarciò la pace del luogo. Allarmata mi guadai attorno cercando di capire da che punto provenisse.
Ancora un altro urlo. Proveniva dall’interno del bosco, lasciai cadere lo zaino e iniziai a correre ma mi bloccai dopo pochi metri. E se fosse l’aggressione di un animale? Ci sono lupi, puma e altri animali pericolosi nei dintorni, venni attraversata da un flusso intenso di paura. Che potevo fare io, giovane diciassettenne contro uno di quegli animali feroci? Avrebbe aggredito anche me!
Indietreggiai, mi dissi che forse era meglio chiamare qualcuno, la guardia forestale o la polizia, memore dell'episodio di papà,ma il rimbombo di un altro grido, più lungo e disperato degli altri, mi convinse a correre in soccorso del malcapitato. Sul terreno trovai un ramo abbastanza spesso da provocare dolore e lo raccolsi, sarebbe stata la mia arma.
Ricominciai a correre cercando di orientarmi e non perdermi tra quegli alberi e sassi che sembravano tutti uguali. E la trovai. Una donna era sdraiata in modo scomposto sul terreno, la schiena poggiata a un grande albero, le braccia lungo i fianchi e le mani artigliate al terreno in una morsa forte e disperata. Il volto era sudato e sconvolto, il sorriso che le increspava le labbra stonava con il suo aspetto desolato. Ma la cosa che più mi lasciò sconvolta fu il grande squarcio all’altezza della pancia e da cui fuoriuscivano fiumi di sangue. Era come se qualcosa le avesse tagliato dall’interno e fosse uscita dalla sua pancia. Era uno spettacolo disgustoso, la bile premeva per uscire, mi dovetti portare una mano alla bocca e tapparmi il naso per evitare di vomitare all’istante. Chi poteva essere stato a fare quello scempio? Una folata di vento mi portò l’odore di quel liquido rosso e del puzzo di quella persona ormai cadavere e non resistetti. Raggiunsi un albero e mi appoggiaia esso, vomitando tutto quello che avevo nello stomaco e forse anche l’anima.
Poi successe una cosa inattesa, qualcuno iniziò apiangere. C’era un bambino!
Malferma mi alzai e mi guardai attorno per individuare il punto da cui proveniva quel lamento, vicino al corpo della donna un fagotto era seduto e mi guardava con occhi sbarrati e disperati, di un verde intenso come quello delle fronde degli alberi. Era completamente coperto di sangue e mi pietrificai quando nella mia mente si fece largo il pensiero che fosse stato quell’innocente piccolo a fare quello scempio. Ma era impossibile mi dissi, il bambino non sembrava appena nato, era già abbastanza grande, di due mesi almeno, e poi era impossibile che per nascere il piccolo abbia scavato dall’interno.
— Ehi — sussurrai mentre mi avvicinavo con calma lanciando occhiate circospette attorno, per vedere se l’animale era ancora nei paraggi. Sì, perché quello poteva essere solo un attacco di un animale.
Il piccolo mi guardava con occhi socchiusi da cui cadevano calde lacrime. Non sapevo perché ma quella vista mi strinse il cuore dal dolore, non volevo che quel piccolo piangesse, il mio istinto materno aveva preso il controllo di me e il desiderio di proteggerlo da tutto e da tutti era forte. Lentamente tolsi la giacca, quel piccolo doveva avere freddo.
— Piccolo non piangere. È tutto a posto ora — continuai con tono basso e dolce, che sembrava sortire l’effetto desiderato. Il pianto convulso del bambino andò a scemare piano piano, fino a diventare un semplice singhiozzo. Il piccolo sembrava annusare l’aria, a un certo punto protende le sue manine verso di me, in un gesto di conforto e sostegno, e senza farmelo ripetere corsi per annullare i pochi centimetri che ci dividevano e lo avvolsi nella giacca. Rimasi stupida di quanto pesasse, nonostante fosse un frugoletto. Gli accarezzai il capo e delicatamente lo ripulì dalle foglie e dal terriccio che si erano attaccati al suo corpo e mi stupì di quanto fosse alta la temperatura, doveva avere la febbre. Mi guardai attorno e intanto lo cullavo cercando di tranquillizzarlo, nonostante apparisse calmo, il suo cuore batteva a ritmi frenetici. Dovevo tornare in paese e chiamare subito un medico. Ma non ebbi il tempo di fare neanche un passo che fui colpita da una folata di vento freddo, innaturale.
— Buon pomeriggio, madame — disse una voce melliflua ma dolce come il miele alle mie spalle. Mi scansai allarmata e non lo avessi mai fatto, di fronte a me si stagliava l’uomo più bello e inquietante che avessi mai visto. I capelli erano lunghi e biondi e raccolti in una coda bassa, il volto era fine e aristocratico con due smeraldi, rossi come il sangue, al posto degli occhi. Ne ero attratta e intimorita allo stesso tempo.
— Chi è lei? — chiesi in un sussurro, la voce faticava a uscire.
— Il padre del piccolo che ha in braccio. Quindi sarebbe così gentile da ridarmelo — era il padre? Non riuscivo a credere che quel piccolo fosse suo figlio. Abbassai il capo per osservarlo ed era impossibile non riconoscere in alcuni particolari del viso del piccolo quelli più adulti dell’uomo. I lineamenti erano dritti e regolari come quello di suo “padre”, i capelli invece erano mossi di uno strano colore bronzo ramato, molto simili a quelli della donna. La donna!
— Che cosa è successo a sua moglie? — non sapevo perché ma la paura di sapere quello che era successo era forte e avevo come il sentore che quello che avrebbe detto non mi sarebbe piaciuto. L’uomo rise maligno.
— Quella cosa non era mia moglie. Era solo un’insulsa umana che usavo per il mio piccolo esperimento — e mentre lo diceva guardava intensamente il bambino che ancora tenevo in braccio. D’istinto lo strinsi maggiormente al mio petto.
Che cosa voleva dire con quella frase? Insulsa umana? Esperimento?
Sembrava di ascoltare i deliri di uno scienziato pazzo.
— Chi diavolo è lei? — gli chiesi mentre indietreggiavo lentamente. Non mi fidavo, dovevo scappare da li, andare dalla polizia e denunciare l’accaduto.
— Chi sono non t’interessa. E ora da brava, che ne dici di ridarmi mio figlio?
Ero sempre più spaventata, quell’uomo non aveva nulla di normale, quello sguardo duro e freddo, il sorriso diabolico sulle labbra, la pelle bianca come porcellana, quegli occhi rossi che mi guardavano famelici, come se fossi il suo pranzo.
— Il bambino viene con me alla polizia — dissi con voce ferma e sicura. Avevo paura, anche se paura è un eufemismo, ma non gli avrei dato il bambino, era come se sapessi che sarebbe stato in pericolo con lui.
Il volto dell’uomo divenne una maschera di odio e malvagità, lo vidi piegarsi sulle sue ginocchia in una qualche posizione di attacco e fare un salto verso di me. Urlai dal terrore mentre nel tentativo di indietreggiare inciampai in una radice e caddi a terra, il piccolo sempre stretto al mio petto. Chiuso gli occhi in attesa della morte ma questa non arrivò. Al suo posto sentì ringhi e ululati, un corpo che veniva azzannato e suoni sinistri che non riuscivo a decifrare. Successe tutto molto velocementeepresto tornò il silenzio e un forte odore dolciastrosi diffuse nell’aria. Tremavo come una foglia e non avevo il coraggio di aprire gli occhi. Sarebbe toccato a me ora?
— Bells — la voce del mio amico mi fece aprire gli occhi di scatto. Jake mi osservava preoccupato, indossava dei semplici pantaloncini e nient’altro.
— Jake, copriti o prenderai freddo — gli disse preoccupata. Lui mi guardò storto prima di iniziare a ridere.
— Bells sei incredibile. Sei appena stata attaccata da un vampiro e ti preoccupi della mia salute.
Un momento vampiro? Che voleva dire?
— J… Jake che significa?
Il mio amico fa un lungo respiro, sembra indeciso quale sia la cosa giusta da fare ma quando sembra essersi deciso a parlare, i suoi occhi cadono sul piccolo che era ancora stretto al mio petto.
— Ehi piccolo hai avuto paura? — ma lui non mi ascoltava, troppo intento a guardare torvo il mio amico, — l’uomo ha detto che era suo figlio ma io non mi sono fidata — Jake spalancò gli occhi alla mia rivelazione ma non ebbi il tempo di chiedere nulla perché un enorme lupo argentato sbucò dal folto della foresta. Emisi un urlo di terrore quando lo vidi avvicinarci a noi. Ringhiava così forte che sembrava stesse tremando tutto. Il piccolo in risposta emise quello che doveva essere un ringhio, lo guardai stupita e scioccata. Stava ringhiando davvero come un piccolo leoncino.
Jake si frappose tra me e quel lupo iniziando a parlargli. Ma come poteva un lupo capirlo? E la consapevolezza che anche se non ero morta per mano di quel pazzo lo sarei stata di sicuro per opera di quell’animale. Era stato lui a ridurre la donna in quel modo?
— Paul calmati! — Paul? Il ragazzo antipatico che era nella compagnia di Jake?
— Parleremo col consiglio okay? E si deciderà il da farsi. Non possiamo uccidere un bambino!
— No! — lo urlai, non avrei permesso a nessuno di fare del male a quelbambino. Il piccolo si attaccò con le sue manine alla mia felpa e mi sorrise, come se volesse rassicurarmi.
— Bells cerca di ragionare…
— No. Ascoltami tu Jacob Black! Non permetterò a nessuno di fare del male a questo bambino sono stata chiara? — non ammettevo repliche, lo avrei protetto a tutti i costi.
— Okay va bene, non gli faremo del male ma tu ora vieni con noi alla riserva e…
— Non gli faremo del male?! Jacob, è un succiasangue! — disse una voce profonda e arrabbiata. Paul fece il suo ingresso nel piccolo spiazzo, anche lui con addosso solo dei pantaloncini, e quando cercai con lo sguardo il lupo nero che Jake aveva chiamato come il ragazzo, non lo trovai. Una strana inquietudine iniziava a farsi strada dentro di me.
— Niente storie Paul, faremo come ho detto. È un ordine — il tono autoritario che usò il mio amico troncò qualsiasi altra protesta del ragazzo indiano che dopo un’occhiata di fuoco alla sottoscritta, o forse al bimbo, il suo corpo iniziò a tremare vistosamente, lanciò indietro la testa per poi sporgersi in avanti di scatto e poi con il rumore di uno strappo violento la sua pelle venne sostituita da una folta pelliccia argentata che ricopriva un corpo di lupo cinque volte più grosso del normale.
— Paul! Vattene! — urlò Jake, anche lui stava tremando. Ma che cosa erano?
Un ringhio acuto da parte del lupo e se ne andò.
I tremori di Jacob andarono a placarsi fino a che sul suo volto tornò il sorriso tenero e amorevole di sempre.
— Vieni Bells, ci sono delle cose che ormai devi sapere — disse porgendomi una mano per aiutarmi ad alzarmi.
Il piccolo emise un vagito per attirare la mia attenzione, mi guardava con occhietti di un verde smeraldo, vispi e interrogativi. Povero piccolo, non riusciva a capire che cosa stesse succedendo.
— Andrà tutto bene piccolo. Ci sono io — dissi accarezzandogli la guancia, il piccolo, sorrise felice e mi sembrò di vederlo annuire, come se avesse capito quello che gli avevo detto.
 
 
— Billy mi stai dicendo che i vampiri, licantropi e tutti quegli esseri che si credono delle leggende sono invece reali? — lui annuì.
Ero arrivata al villaggio da tre ore e subito venni portata da Billy, il padre di Jake e capotribù della comunità, che mi mise al corrente di questo grande segreto che avevano custodito gelosamente per secoli.
Era incredibile da credere, era assurdo per una che, come me, è sempre stata una persona razionale e logica. Fate, folletti, Babbo Natale, la fatina dei denti,… non erano mai esistiti per me ma questo, questo era impossibile da ignorare. Avevo visto con i miei occhi i canini dell’uomo, Paul trasformarsi in lupo, nemmeno San Tommaso poteva negare la loro esistenza.
— Bella ora è importante che ci spieghi del bambino e della donna — la voce di Sue mi riscosse dai miei pensieri. Da quando ero arrivata ho tenuto il bimbo con me, non ho permesso a nessuno di allontanarmelo, anche perché a ogni segnale di un mio possibile allontanamento il piccolo arpionava con forza la mia felpa e mi guardava con occhi spauriti che mi stringevano il cuore.
— Prima vorrei sapere che ne è stato della donna — volevo sapere dove l’avessero portata e che cosa ne avessero fatto. Quella donna certamente aveva una famiglia che si preoccuperà se non avrà sue notizie…
— Abbiamo trovato un documento d’identità. Si chiama Elisabeth Masen e viveva a Port Angeles. Abbiamo fatto in modo che la guardia forestale la trovasse, pensano che sia stato un attacco di un animale,…
— È quello che sono. Animali, mostri — ruggì la voce di Paul, era seduto poco distante da Jake che lo teneva sotto controllo. Per quello che avevo capito, il mio amico era per diritto il capo branco e a lui tutti i membri dovevano obbedienza. Paul, Sam, Quil, Seth, Leah, Jared ed Embry sono i membri della tribù che hanno ereditato il gene del licantropo.
— Ma ora dicci del bambino. Che cosa è successo prima che arrivassero i ragazzi? — la voce dolce di Sue tonò a chiedere la mia attenzione.
— Ho sentito delle urla disperate e sono corsa verso le urla per soccorrere quella persona ma quando sono arrivata la donna era già morta e il piccolo era di fianco a lei e piangeva. Poi ho sentito un vento gelido e quell’uomo…quel vampiro è comparso intimandomi di consegnargli il bambino perché era suo figlio. A quanto ho capito ha usato la donna come un’incubatrice — sputai disgustata dalle sue azioni. Un mormorio di disapprovazioni si alzò dal gruppo ma furono subito sedati dalla voce di Billy che li richiamò all’ordine.
— Allora i vampiri possono procreare — mormorò pensieroso Jake che fino a quel momento non aveva distolto lo sguardo da mio.
— Non era mai successo prima — intervenne ancora Billy in risposta. Tutti erano sconcertati dalla notizia e nessuno riusciva a crederci, nelle loro leggende nulla di tutto ciò era mai stato detto.
— Quindi il bambino è un vampiro? — chiese Seth intervenendo per la prima volta. Tutti lo guardano sconcertati nessuno aveva considerato quel piccolo particolare, in primis io. Guardai il piccolo che disinteressato da tutto il resto ciucciava e mordeva il cappuccio della mia felpa. I denti bianchi e affilati l’avevano ridota in brandelli.
— Deve morire — un’imposizione che non ammetteva alternative quella di Sam e che mi fece ghiacciare il sangue nelle vene.
— No! Non potete è solo un bambino! — protestai con vigore.
— È un’anomalia. Non sappiamo se sarà una minaccia per i musi bianche e per noi. Non possiamo rischiare — per quanto sapessi che Sam o stava dicendo pensando al bene degli altri io non potevo accettarlo. Quel bambino non era un pericolo
— È un bambino Sam! Un bambino che non ha colpe! — continua nel disperato tentativo di salvare la vita a un innocente.
— Bella…
— No Jake! — lo urlai gettando fuori tuta la mia disperazione — lo terrò io — proposi stupendo tutti.
— Cosa? Bells ma sei impazzita? È un vampiro! — Jake cercava di farmi ragionare ma io avevo preso la mia decisione e non avevo intenzione di cambiare idea.
— Come puoi terno dopo quello che hanno fatto a…
— Jacob! Zitto! — tuonò Billy adirato. Lo guardai interrogativa, non si era mai comportato così con Jake. Ma non ci diedi peso, avevo una priorità più importante.
— È un vampiro ma non del tutto! Insomma la madre era umana, no? E poi è caldo, i vampiri non dovrebbero essere freddi? E il suo cuore? Batte, Jake! Il suo cuore batte forte.
Tutti ammutolirono alla mia confessione.
— Batte? — sussurrò Sue tanto piano che feci fatica a udirla. Annuì e lei si alzò lentamente per venire verso di me, accarezzo il piccolo che la guardava curioso e non poté che concordare con me. Il bambino era “vivo”
— E come lo ciberai? — mi chiese ancora, sapevi di averla finalmente convinta ma questa sua domanda mi spiazzò. Già, come lo avrei nutrito?
— È umano no? Gli darò del cibo — risposi come se fosse una cosa ovvia.
— E se non basta? — fu Jake a parlare — e se volesse del sangue? Che fai? Ti tagli una vena e lo nutri? — chiese con tono sarcastico.
— No,… — mormorai scervellandomi per trovare una risposta adatta a zittire le sue proteste. Poi l’illuminazione — le case del sangue! Si possono comprare sacche di sangue.
— Certo ma devi essere un medico per comprarle — la risposta di Leah ebbe l’effetto di far crollare il mio entusiasmo.
— Il sangue di maiale! — esclamò Seth avvicinandosi, — nei film i vampiri bevono sempre il sangue di maiale quando non c’è quello umano.
— Sei sicura Isabella? — la voce di Billy era seria e severa. Annuì e dal suo viso potevo vedere che non concordava con al mia scelta ma sapeva che quando prendevo una decisione non cambiavo idea tanto facilmente. “Cocciuta come tuo padre” era solito ripetermi.
— Allora si ciberà di animali come i Cullen — sentenziò dopo alcuni minuti di silenzio.
— Chi sono i Cullen? — chiesi interessata.
— Vampiri, che all’epoca di mio padre vennero ad abitare qui e sotto il giuramento di cibarsi solo di animali, stipulammo un patto di non belligeranza.
Se dei vampiri potevano cibarsi di sangue animale, anche il bambino poteva farlo…
 
 
Era notte fonda quando finalmente tornai a casa. Come ormai da due mesi a questa parte non c’era nessuno ad accogliermi. Charlie era morto durante una battuta di caccia, a quei tempi un puma aveva mietuto diverse vittime ed essendo lui lo sceriffo si era messo in prima linea. Reneé avrebbe voluto che tornassi a Jacksonville con lei e Phyl ma non accettai, mancava un anno alla fine del liceo e poi sarei andata all’università ma soprattutto non volevo allontanarmi da Forks, lì avevo tutto, la mia vita, i miei ricordi. Avevo ricevuto una borsa di studio molto consistente e quella mi avrebbe permesso di andare dove volessi: la Columbia di New York, Yale, … ancora non mi ero decisa ma l’arrivo di questo piccolo aveva cambiato tutte le mie prospettive.La mia mente ritornò a un’ora prima a un frammento del discorso tra Sue e me.
 
— Isabella sei sicura della tua decisone? — mi chiese Sue una volta che fummo sole.
— Sì, non so perché ma ho come un legame con lui, capisci? Non me lo so spiegare ma non potrei sopportare di separarmene e so che sarà dura, ma voglio farlo.
 
Non so se Sue riuscì a capire le mie emozioni ma accettò la mia risposta e mi condusse a casa sua, dove mi regalò alcuni completi usati da Seth, quando era bambino, promettendomi di aiutarmi in qualsiasi momento.
Il vagito del piccolo mi fece ricordare che non aveva mangiato nulla, così frugai tra i diversi sacchetti che Sue mi aveva fatto alla ricerca di latte liofilizzato.
Rifiuta il latte.
Rifiuta gli omogeneizzati. Quelli mi rifiutavo anch’io di mangiarli da piccola, non erano cibo quelle schifezze.
Piccolo qualcosa la devi mangiare però borbottai quando rifiutò l’ennesimo cucchiaio di pastina.
Mi rimaneva solo un’altra alternativa. Rapidamente mi diressi in cantina dove Charlie teneva un secondo frigorifero e lo aprì. La scena che mi si parò davanti avrebbe fatto disgusto a molti ma se volevo tenermi un mezzo vampiro, dovevo fare questo e altro. Il frigorifero era pieno di sacche di sangue animale. I ragazzi erano andati a caccia e avevano raccolto più sangue possibile. Reprimendo il senso di vomito cha mi attanagliava recuperai una sacca e la portai in cucina. Appena il piccolo vide la sacca con il liquido rosso mi prestò la sua più totale attenzione, seguiva ogni mio gesto. Ne versai il contenuto il un biberon  e appena glielo avvicinai alla bocca il piccolo bevve avidamente. Mi sedetti sulla sedia a fianco al seggiolone e lo guardai bere appuntandomi mentalmente di fargli imparare a mangiare del cibo vero.
 
 
— Dovrò darti un nome… — gli dissi mentre lo osservavo bere il terzo biberon.
Il piccolo smise si ciucciare e mi guardò curioso.
— Andrew? — il piccolo fece una smorfia di disapprovazione — No, non ti piace… okay, vediamo… — incrociai le mani sul tavolo e vi poggiai sopra la testa.
— Bart? — altra faccia imbronciata.
— Okay… Caleb? Jarred? Michael? Vince? — il piccolo scosse energicamente la testa.
— Mmmm… Daniel? — chiesi speranzosa. Avevo sempre adorato quel nome, ma il piccolo non era d’accordo con me. Vagliai nomi su nomi, ma nessuno sembrava piacergli.
L’occhio cadde su un libro voluminoso, posizionato sulla mensola sopra il microonde. La raccolta delle opere di Jane Austen.
— Edward — lo mormorai così piano, che anch’io feci fatica a capire se lo avessi solo pensato o detto, ma il piccolo lo capì e si esibì in gridolini e gesti di esultanza. Risi divertita dalla scena.
Il nome lo avevo trovato ora mancava il cognome che, nonostante il desiderio di usare il mio, sapevo che ce n’era un più adatto e che sicuramente gli avrebbe fatto piacere.
— Bene. Allora piacere di conoscerti Edward Masen, io sono Isabella Swan. Bella per gli amici.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Fa tanto schifo? Grazie di aver letto!



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[ Categoria: Storie originali > Soprannaturale > Vampiri ] [ Leggi le 3 recensioni ]

    Red Fairytale - Ultimo capitolo
C’era una volta una bambina tanto vivace quanto sbadata, correva sempre anche per andare da una stanza all’altra, i genitori non sapevano come farla stare ferma soprattutto perché aveva la tendenza a sbattere contro oggetti fermi e inciampare sui suoi stessi piedini ed erano preoccupati che potesse farsi molto male, ma la amavano tanto e quando la vedevano a terra a piangere per l’ennesima caduta la rassicuravano e le davano un bacino sulla bua per fargliela passare e la piccolina rassicurata tornava felice a saltellare per la casa o il giardino mentre i genitori amorevoli, aspettavano la successiva caduta.
In un girono di fine giugno correva nei campi col suo fratellone, quando….
[ Autore: sayuri_88 ] [ Rating: Verde ] [ Genere: Generale ] [ Capitoli: 3 ] [ Personaggi: Bella/Edward, Un po' tutti ] 
[ Pubblicata: 30/04/11 ] [ Aggiornata: 03/05/11 ] [ Note: Nessuna ] [ Completa ]
[ Categoria: Libri > Twilight ] [ Contesto: Nessun libro/film ] [ Leggi le 16 recensioni ]

    Chi l'ha vista? 
“Ennesima tragedia! " così ha esordito questa mattina Emilio Fede al TG4.
Non vuole essere offensiva o altro è solo una cavolata scritta dopo aver visto "una notte al museo 2" dove i doppiatori italiani hanno modificato alcune battute
[ Autore: sayuri_88 ] [ Rating: Verde ] [ Genere: Demenziale ] [ Capitoli: 1 ]   
[ Pubblicata: 24/04/11 ] [ Aggiornata: 24/04/11 ] [ Note: One-shot ] [ Completa ]
[ Categoria: Storie originali > Comico ] [ Leggi le 4 recensioni ]

    La ragazza che viaggia nel tempo - Ultimo capitolo
Non ha mai rischiato tanto, ma è la prima volta che si trova in una situazione simile e ha come il presentimento che qualcosa debba accadere e così rimane a guardare.
Sa chi è quella ragazza, poco più grande di lei, vestita secondo la moda della metà dell’ottocento, oh si…lo sapeva bene.
[ Autore: sayuri_88 ] [ Rating: Arancione ] [ Genere: Azione ] [ Capitoli: 4 ]   
[ Pubblicata: 28/03/11 ] [ Aggiornata: 16/04/11 ] [ Note: Nessuna ] [ In corso ]
[ Categoria: Storie originali > Fantasy ] [ Leggi le 1 recensioni ]
   
 
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