E dire che era iniziato tutto con l’ennesimo, normale, litigio. Futilità come al solito, tant’è che non si ricordava neanche il motivo della discussione, erano arrivati però agli schiaffi e agli spintoni poi, c’era stata un’improvvisa caduta sul pavimento coperto dalla morbida moquette blu sul quale aveva trascinato anche America nel tentativo di restare in piedi.
Da lì in poi tutto era stato come un giro sulle montagne russe. Forse era stata la posizione un po’ compromettente, forse la frustrazione e le piccole lacrime che erano nate agli angoli degli occhi dell’inglese - da attribuire un po’ alla botta e un po’ ai due bicchieri di Brandy che si era scolato poco prima - o forse, come sperava Inghilterra, era colpa del reciproco desiderio che li univa, fatto sta che le loro labbra si erano incontrate e tutto il resto era scomparso. Ed era finalmente felice.

Si avvicinò al compagno gattonando nel letto, con il labbro inferiore tirato leggermente verso l’esterno e i grandi occhioni lucidi con un principio di lacrime. Avrebbe fatto tenerezza a chiunque quella sua espressione, soprattutto se accompagnata quel pigiama di tre taglie più grandi che lasciava anche scoperta una spalla candida e liscia, ma non a Porn. Lui considerava Fluff solo un subdolo tentatore che, con quella sua voglia di coccole e affetto, lo spingeva a perdere la pazienza e a possederlo ovunque e senza troppi complimenti - ovviamente non gli dispiaceva: lui era Porn.

[Maora/Maguri] “ Sai Maguri...”, esordì Maora, mangiando un cioccolatino. “ L’altra sera con le ragazze abbiamo fatto un pigiama party.”
“ Sì, e non mi avete invitato.”, si lamentò il ragazzo, fissando l’altro con una punta di gelosia mal celata. Non gli dava fastidio l’amicizia di Maora con Haine e Ushio, ma non gli piaceva non essere in camera con il suo fidanzato - o fidanzata come si definiva l’altro - e soprattutto non accettava di non essere invitato a quelle feste.

C'erano sempre stati affettuosi baci, soffocanti abbracci e tante altre piccole dolcezze - talvolta miste all'imbarazzo - nel loro rapporto.
Era tenero e quasi fraterno il legame tra Lituania e Polonia, con i rituali bacini della buona notte e del risveglio, quelli di ringraziamento per qualche favore ed anche quelli scherzosi, scoccati in modo rumoroso e spesso umido, accompagnati da degli abbracci che parevano non finire mai.

Cina, era quello che si poteva definire un buon genitore: preferiva essere chiamato 'fratello maggiore', ma il suo ruolo era molto sempre a quello di un padre e di una madre. Era gentile, cucinava bene, leggeva ai bambini delle favole e giocava con loro, inoltre sul viso aveva sempre un così bel sorriso che spesso riusciva a rilassare anche gli spiriti più accesi di quelle piccole Nazioni troppo agitate.

Osservava il vino all’interno del suo bicchiere.
Lo faceva ondeggiare, soffermandosi di tanto in tanto a scrutare ogni singolo riflesso creato dalla luce che filtrava dalla finestra: il liquido pareva quasi carminio, come il sangue.
Fortunatamente mentre lo saggiava, posando le labbra sulla fredda superficie, poteva notare che il suo sapore era decisamente lontano da quello ferroso che il suo colore ispirava.

“ Rigiro il consiglio a te, America.”, soffiò delicatamente Vietnam al suo orecchio. “ Non urlare se vuoi vivere.”

Roma andava spesso in Oriente.
Amava quel luogo così esotico, dai così interessanti profumi e le morbide sete. Tra l’altro, la compagnia di Cina era sempre ottima e, come da etica, dopo il pasto - che aveva condiviso insieme allo stato orientale - passarono alla frutta. Scoprì con gioia - ed anche un poco di stupore - che c’era di tutto, di frutti tipici di quel luogo a quelli caratteristici della sua terra occidentale. Sicuramente, il tutto, era stato preparato in suo onore: per accoglierlo con tutti gli agi e i piaceri che quel paese poteva donargli.

[FrUK] Nel vocabolario di Francia non esistevano le negazioni e, scioccamente, Inghilterra cercava sempre di insegnargli il significato del: “ No.”.
Questo perché era sempre lui il soggetto di quell’ignoranza, e nonostante tutto l’impegno che ci metteva nel fargli entrare in testa quella semplice nozione, finiva sempre per fallire.

[FrUK] Aveva provato a trattenere le risate, ci aveva tentato ma aveva fallito miseramente. Non poteva fare a meno di sorridere - d’accordo: era ridere, in realtà - dinnanzi alla principesca visione di Inghilterra.

Un bicchiere per ogni suo rimpianto.
Era tipico di Inghilterra affogare negli alcolici i rimorsi e i dolori della sua eterna esistenza e, ironicamente, rammaricarsi anche di quella sua debolezza.
Il primo bicchiere lo mandò giù per le guerre mai vinte, le sconfitte e gli armistizi: si era pentito di tante delle sue scelte da perderne quasi il conto.

La pioggia scrosciava forte fuori dal loro improvvisato rifugio. Era un semplice tronco cavo, umido e pieno di infiltrazioni d’acqua - forse opera di qualche Caterpie o di qualche altro coleottero -, non era il luogo ideale per nascondersi ma era l’unico che sua madre aveva trovato prima di crollare distrutta al suolo.

[Kiba/Nejiko] Nejiko Hyuuga, agli occhi di chiunque, era un vero e proprio genio.
Uno di quei talenti impossibili da ignorare.
Apparteneva a uno dei più nobili clan di Konoha, gli Hyuuga - per alcuni la sua 'discendenza' nella Casata Secondaria era solo un dettaglio insignificante se messo a confronto con le sue capacità - e, nonostante fosse una ragazza, risultava tra i ninja esordienti più promettenti del villaggio, il che era anche particolarmente raro.

[Ungheria/OC!Romania] " Les Cendres de la Seine.
Stanza 49."
Ricordava perfettamente il biglietto che aveva mandato alla compagna un solo mese prima - non sapeva esattamente dove si trovasse ma era certa che quel suo messaggio sarebbe arrivato a destinazione: come ogni secolo.
Erano sette concise parole scritte con inchiostro, rosso come il sangue - forse era un paragone inesatto, perché quello era effettivamente sangue -, su un anonimo bigliettino rettangolare, fatto con del cartoncino liscio e bianco: elegante ma semplice.

[Prussia/Cina] Gli era saltato letteralmente addosso e l’aveva baciato - aveva anche sentito la sua birichina lingua carezzare la sua in quello strano assalto -, poi si era lasciato andare ad una cristallina risata che aveva lasciato Prussia senza fiato.