(please, non rubate immagini (o le parole) da questa presentazione, ho fatto tutto io. Se volete qualcosa, prima ditemelo thanks.)


 

Words, words and words (without any sense)
 

Quando ero piccola credevo che il mondo fosse fatto di amore e caramelle. Credevo che la felicità esistesse per tutti, vivevo nel castello di Cenerentola, dormivo con la Bella Addormentata, scappavo via dalla gente cattiva con Biancaneve, nuotavo con Ariel, sognavo il principe azzurro e il cavallo bianco come tutte. Era bello poter leggere le favole, poter guardare le principesse e credersi una di esse, con imponenti e costosi vestiti e una vita perfetta nel castello incantato. Era bello poter credere che sarei riuscita a riscattarmi dal mondo. 
Quando si è bambini è tutto più semplice. Quell'ingenuità e quella sincerità che si possiede non tornano più.
Quanto è bello non doversi preoccupare di apparire perfetta ed impeccabile ogni volta che si esce da casa, non curandosi del proprio peso, dei vestiti, del trucco, dei capelli?
Quanto è bello addormentarsi sul divano e lasciarsi portare a letto dal proprio papà, lasciando che quello ti prenda tra le sue braccia?
Quanto è fantastico chiedere a mamma un nuovo gioccatolo, sentirsi dire di no e poi vederlo sul tavolo il giorno dopo?
E' semplicemente bello essere bambini. Essere spensierati, non capire quanto il mondo sia crudele, quanto possa deludere, lasciare che i grandi si occupino di te perché tu sei troppo piccolo per farlo.
E' facile parlare e descrivere le cose quando gli unici aggettivi che sai sono "bello" e "brutto", "cattivo" e "buono" e con questi sei capace di descrivere l'intero universo e alla tenera età di dieci anni tutto ha ancora un senso solo con quelle due parole. 
E poi a un certo punto, così, dal nulla, ti ritrovi adolescente, in un corpo che non vuoi avere, in una mente che non senti nemmeno tua, in pensieri autodistruttivi e l'autostima sotto terra. A un certo punto Biancaneve, Cenerentola, Ariel e la Bella Addormentata diventano solo favole e non sono più una speranza. Cominci a non soprenderti più se una farfalla vola, se vedi un cane abbaiare o un gatto miagolare. Gli occhi non brillano mentre cammini per strada. Perché dovrebbero farlo, d'altronde? Ormai ci siamo abituati al mondo, nulla ci sembra più fantastico, anzi tutto sembra proprio uno schifo.
Devi trovare la tua strada, capire cosa devi diventare, affrontare le sfide più difficili, delusioni, dolore, ma non vuoi, desideri tornare a giocare con le Barbie, perché diventare grandi è difficile, troppe responsabilità, troppa fatica. 
Tutto quello che ti rimane da fare è sfogarti in qualche modo, trovare un'appiglio. Allora cominci a piangere abbracciata al tuo cuscino perché non sai da dove iniziare, i tuoi pensieri ti confondono, tutti pretendono qualcosa da te e tu non ti senti all'altezza, perciò piangi fino allo sfinimento, fino a quando i tuoi occhi ti bruciano come non mai e vorresti strapparti via il cuore. Arriva un giorno in cui sei talmente a terra, talmente esausta e stanca che vorresti sparire per sempre o partire nell'isola che non c'è con Peter Pan e restare lì per sempre.
E allora ritorni a credere nelle favole, perché non ti resta altro. Perché sai che nelle favole, al contrario della vita reale, c'è sempre il lieto fine, c'è sempre il "vissero per sempre felici e contenti" e tu hai solo bisogno di questo, di essere sicura che sarai felice e contenta. Ritorni quindi dalle tue principesse, anche se stavolta sai che non potrai mai essere una di loro. Ma si sa che la speranza è sempre l'ultima a morire e allora non sai fare altro che sperare, in cosa nemmeno lo sai, ma intanto speri che tutto vada diversamente da com'è.
Proprio come facevano le tue principesse, perché non si sa mai, potrebbe sempre apparire la fata madrina.

NON passo dalle vostre storie. SI' faccio banner, basta chiedermeli e poi mettermi i dovuti credits.

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