Lungo la strada della vita, incontriamo ogni giorno persone nuove che inconsapevolmente riescono a cambiarci indissolubilmente.
Alice scappa in continuazione dal ricordo di com’era da adolescente e basta poco a farla precipitare nell’oblio della tristezza e distruzione personale. Nonostante la perdita di quei sofferti 30 chili, Alice li sente ancora sulle sue spalle, contro lo stomaco: fino in fondo all’anima.
Michele vive per strada. Ha perso la bussola dopo la perdita di una persona amata. Porta con sé un’adolescenza sofferta; viaggi interminabili da un orfanotrofio all’altro fino ad arrivare a casa di una famiglia affidataria che non l’ha mai capito realmente.
Una volta adulto pensava di poter finalmente spaccare il mondo.... Ma così non fu.
Sullo sfondo di una Milano che sboccia con la primavera e una Como che comincia a sentire il vociare sempre più acceso dei nuovi turisti, incontreremo due ragazzi, due vite e due anime perdute.
“Nessuno può sconfiggere i propri pensieri intrisi di ansia e frustrazione, se non trova delle mani pronte ad afferrarlo e a rimetterlo nel proprio cammino dettato dal destino, ogni volta che barcolla verso l’argine sdrucciolevole della vita.”

Lui si chiama Edward. Non è di certo uno di quei ragazzi che prenderesti come coinquilino... occhiali a fondo di bottiglia, capelli dell'era perduta, petulante da morire... gay. Però ci sono alcune cose che sfuggono al nostro controllo e ti travolgono come un ciclone, facendoti ritrovare un giorno con gli occhi sbarrati a fissare il vuoto mentre la mente non fa altro che urlare... che diavolo sta succedendo qui?
Tratto dal capitolo 1 :
"Prendere o lasciare, bambolina. Io servo a te e tu servi a me. Ci aiutiamo reciprocamente, non dobbiamo andare per forza d'accordo. Trecento dollari con la fattura ", si avviò verso la porta con lentezza sfrontata e sguardo d’affarista.
" Sono stronzo, ma pensa che c'è gente peggiore di me, anche maniaci e assassini ", sogghignò, " Pensa se prendessi proprio uno di quelli al posto mio. Mi trasferirò domani mattina, se hai comunicazioni da farmi usa pure il mio numero. Ah, sono gay se ti venisse in mente qualche strana idea " , disse infine facendo la sua grande chiusura. Poi girandosi aprì la porta e se ne andò. Senza salutare.

I grandi occhi scuri guardavano oltre la finestra di casa sua, dandogli le spalle: non voleva che sapesse che stava piangendo.
«Hermione, sei troppo intelligente per non comprendere la gravità della situazione.»
Oh, ma lei comprendeva benissimo. Era proprio quello il problema: avrebbe desiderato rimanere all’oscuro, non sapere, non sentire niente del genere. Avrebbe preferito strapparsi occhi e orecchie pur di non ascoltare quella che non era altro che un’orribile verità.
Il Sole stava per tramontare: l’arancio e il rosso brillavano nel giardino, mutandone i colori. Quante volte era rimasta lì ad ammirare quel momento con lui?
Tante. Troppe per potere rispondere alla domanda di Ron.
«Mi spiace, Ron. Io non so niente.»
Un sospiro dietro di lei le lasciò intendere che non le credeva. «Va bene.» Si avvicinò e le posò un bacio sulla guancia, indugiando qualche secondo. «Non permettergli di farti del male.»
E poi, lentamente, uscì dalla stanza ed Hermione, tristemente sola, poté dar sfogo al suo dolore scoppiando in un sonoro pianto di disperazione.