Questa storia narra dell’incontro tra il nostro Goku e Seiya, un’ex soldato di Freezer. Una donna misteriosa e inquietante che una volta cacciata dall’esercito dell’Imperatore del male, si unisce a una crudele organizzazione chiamata Cacciatori di teste, che recluta super criminali per usarli come mercenari in missioni pericolose in giro per lo spazio. Seiya, oltre a essere cinica, spietata e temuta da chiunque la conosca, sembra nascondere ben più di un segreto, ma, soprattutto sembra che cerchi disperatamente qualcuno da anni, con una furia che non sembra aver mai fine.
Un giorno Seiya si presenterà sulla Terra per sfidare Goku al torneo Tenkaichi…

Per Levi Ackerman, guerra e sopravvivenza sono sempre state il suo unico modus vivendi. Finito il conflitto con i giganti si ritrova forse per la prima volta a fare i conti con un'esistenza da uomo "ordinario" .
E qual è il tipo di vita che conduce Levi a Liberio?
Una vita normale, forse noiosa, fin quando Historia, a sorpresa, lo richiama urgentemente in patria con una scusa che sembra nascondere uno scottante segreto.
Ma che cosa potrà mai volere da lui, un uomo ormai fortemente segnato nel corpo e nell'anima, la regina di Paradis?
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[...] fece per chiudere l'occhio, ma improvvisa, quanto inaspettata, un'immagine evocata dal nulla apparve nitida nella sua mente: labbra carnose ... che delicatamente si poggiavano sul bordo di una tazza, la sensazione che provò fu vivida e avvertì "qualcosa" nel suo intimo di cui non sapeva spiegarsi[...]
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[Post fine manga] [Canonverse] [Levi x OC] [Slow burn]

Freya Ackerman, chirurgo d'urgenza a servizio del Corpo di Ricerca e moglie del Capitano Levi, vi porta con lei in un viaggio colmo di avventura, amore, dedizione al proprio lavoro e legami fraterni.

L’uroboro è il simbolo dell’eterno ritorno, della ciclicità del tempo, raffigurato da un serpente che si morde la coda in un perpetuo moto di causa e effetto.
Eren Yeager ad un certo punto ne aveva preso il posto, assecondando la ciclicità della storia ed affermandosi nell’universo come causa scatenante del genocidio di massa della Marcia dei Colossali.
Diciassette anni dopo, Armin trascorre una vita tranquilla a Marley assieme ad Annie ed i propri figli. Diana, la figlia di mezzo, fatica a trovare il proprio posto nel mondo, nonostante il suo spiccato talento nella meccanica. Un incidente apparentemente innocuo richiamerà i veterani a Eldia, in un viaggio al quale si unirà anche Diana, che da sempre si sente legata alla terra di suo padre.
Armin, Mikasa, Jean, Connie, Historia e Levi si ritroveranno a fronteggiare vecchi fantasmi che pensavano persi in un passato remoto, ma che si rivelano pericolosi per le nuove generazioni, messe a dura prova da un regno distrutto e arrabbiato, fomentato da semi del male che affonderanno in loro radici fatali.
Finché la storia continuerà a ripetersi, l’uroboro continuerà il suo moto.
A meno che qualcuno non lo spezzi.
[SPOILER finale di aot]

"Noi uccidiamo perché abbiamo paura della nostra stessa ombra, paura che se fosse usato un po’ di buon senso dovremmo ammettere che i nostri principi gloriosi erano sbagliati."
(Henry Miller)
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Una ragazzina venuta dallo spazio lascia dietro di sé una scia di sangue e vendetta, un'Oscurità sempre presente che deve imparare a domare per non soccombere.
Mentre la Terra pullula di demoni e sorgono nuove minacce che intaccano la vita degli innocenti, Miwa cammina tra la luce e le tenebre di un mondo corrotto dall'odio. Perdersi è un rischio, ma non è sola.
[ATTENZIONE: gli eventi della trama di DB sono leggermente alterati per mie esigenze; possibile OOC!Piccolo]

Tutti conosciamo il Corpo di Ricerca, i suoi obbiettivi e i metodi impiegati per raggiungerli. Conosciamo anche i suoi componenti, i loro sogni e le loro paure. Apparentemente sembra che le vicende che lo riguardano siano state sviscerate a dovere, avete avuto la vostra storia e l'avete accolta con entusiasmo, per poi fermarvi. Tuttavia qui vi chiedo: siete sicuri di sapere tutto? Siete davvero sicuri di essere venuti a conoscenza di tutte le carte in gioco? Gentili amici, la storia la raccontano i vincitori, i protagonisti, ma non avete idea delle ombre che si muovono sotto la superficie. E se il Corpo di Ricerca condividesse gli obbiettivi con qualcun altro?
Nascosti sotto una coltre di fumo si muovono ingranaggi che fanno girare l'ago della bussola a Sud, si muovono persone tra vicoli bui, si avventurano impavidi oltre le mura e si scoprono misteri disturbanti. Siete pronti a scoprire le vicende che girano intorno alle "Ali Spezzate" e il loro capo?
Seguitemi nelle tenebre e vi mostrerò la luce.

{ sequel di Dark Necessities | au | tematiche delicate }
Il pennello danza lentamente nell’acqua, lasciando scie di colore azzurro all’interno di essa.
Jude resta ad osservarlo, come incantato. Per un momento gli sembra di dimenticare la tela davanti a sé, su cui sta dipingendo un paesaggio dai colori freddi, una spiaggia deserta, dalla sabbia grigiastra, e un mare in tempesta, onde agitate e schiuma bianca che schizza nell’aria.
È un paesaggio invernale che ha imparato a conoscere bene, in quell’ultimo periodo. Ha la mente troppo piena di pensieri, di dubbi e di dolore, così, appena può, si rifugia a Back Bay, da solo, senza che nessuno sappia nulla. Si siede alla fine di un pontile, accoccolandosi alla ringhiera in ferro, e resta lì anche per ore, incurante del vento freddo che ruggisce e gli fa sbattere i vestiti contro la pelle, ad ascoltare lo sciabordio nervoso delle onde e cercando di trarre da esso le risposte di cui sente di aver così disperatamente bisogno, in quell’ultimo periodo, ma che crudeli continuano a sfuggirgli.

Continua "Paradis' Chronicle".
La guerra contro Marley è finita, si avviano i trattati di pace e i nostri protagonisti sono già al lavoro per trovare un rimedio e arginare il potere dei Titani: vogliono restituire al Diavolo i poteri che ha donato ad Ymir. Prima di questo, però dovranno vedersela con una questione che rischierà di mandare tutto al diavolo e far perdere loro il prezioso aiuto del Capitano di Vascello Talia Swan.
Dal testo:
"Talia era nella sua stanza. Indossò la sua alta uniforme. Non l’amava molto, non amava molto il bianco candido che la caratterizzava, ma quello era il colore della marina militare, che lo contraddistingueva dagli altri corpi d’armata. Indossò la sua casacca con le mostrine, i gradi e le decorazioni sul petto, risultato di battaglie, guerra, vite prese, vite salvate. Detestava quell’uniforme anche per la gonna stretta e le scarpe bianche, indumenti che raramente aveva il piacere di indossare. Agganciò la sciabola al fianco e indossò i guanti bianchi. I capelli li aveva stretti in una crocchia molto compatta, nessuna ciocca ribelle in vista, e aveva messo su anche il cappello. Si guardò allo specchio: avrebbe voluto essere mille miglia lontano da lì"

Lydia Hahn era a capo di una delle squadre dell’Armata Ricognitiva, una delle peggiori a detta di molti, un’innovazione a detta di Erwin Smith. La colpa, certo, non era da attribuirsi ai poveri ragazzi che con entusiasmo la seguivano, ma la verità era che Lydia difficilmente risultava apprezzabile alle nuove conoscenze con il suo carattere irriverente, irrispettoso, egoista, sciatto e apparentemente insensibile.
Per Levi era una fastidiosa zanzara, rumorosa e punzecchiante, ma geniale abbastanza da concederle di rivolgergli la parola e coinvolgerlo nei suoi progetti.
Per Hanji era una fidata complice, amica da sempre, con cui aveva condiviso scoperte, esperimenti e… qualche esplosione di troppo.
Per Erwin era una risorsa preziosa, che proteggeva e accudiva, permettendole di portare con le proprie invenzioni l’Armata Ricognitiva dove non era mai arrivata.
Sarah Roth, il secondo di Lydia, parlava della caposquadra come di un arcobaleno: piena di sfaccettature, di sorprese e meraviglie che mai avrebbe smesso di ammirare. A Lydia il paragone piaceva, glielo lasciava dire, ben consapevole però che qualora quei colori si fossero mescolati tra loro il risultato sarebbe stato un cupo, terrificante, nero oblio.
"Non importa quale sia il tuo colore... tanto al buio siamo tutti neri".

"Levi! " il chiamato arrestò i propri passi ma non si voltò.
" Là fuori, noi due ci rincontreremo sotto al sole " la voce tremante dall'emozione giunse così forte e chiara che non c'era bisogno d'aggiungere alcuna altra parola.
Levi andò avanti e un sorriso tirato si disegnò sul suo volto, voleva credere alla promessa silenziosamente stipulata.

Eccoti qua! Sai, mi aspettavo una tua visita. Ho visto come lo guardi, ho letto la curiosità e il disagio nei tuoi occhi. Hai bisogno di una guida, non è così? Un guida per poter leggere i pensieri del capitano Levi, perché vedere costantemente quel suo sguardo freddo, come se disprezzasse ogni cosa, ti turba. È normale, lui è fatto così. Ma, vedi, Levi in realtà è più semplice di quello che sembra e, che tu ci creda o no, nemmeno lui è immune ai sentimenti profondi di affetto. Posso assicurartelo, io c'ero, l'ho visto con i miei occhi.
Per il momento però tutto ciò che ti serve sapere è che ci sono tante cose che Levi può disprezzare, ma tra queste quelle assolutamente da evitare sono tre: lo sporco, il colore rosso e le Calendule.
Sii tenace, non demordere e avrai la meglio, perché, vedi, alla fine Levi ha il cuore tenero.
Adesso però siediti e lascia che ti racconti una storia...

"La tradizione vuole che i soldati che muoiono oltre le Mura diventino stelle" aveva iniziato lui con quel suo tono che aveva un che autoritario anche mentre suonava rassicurante, facendole alzare gli occhi sulla volta celeste con un cenno. "Il loro ardore non smetterà mai di risplendere e illuminare il cammino di coloro che verranno dopo. Per ogni vita che si spezza, si accende una luce."
Lei sapeva che quello era un contentino, una storia per bambini, ma per il cielo, la forza che le aveva dato quel discorso l'aveva rinvigorita. Suo fratello sembrava crederci sinceramente. Una tradizione della Legione, della loro gente, di quelle persone che conoscevano il dilaniante dolore della perdita come lo conosceva lei. Nina non aveva mai capito cosa significasse davvero appartenere a qualcosa, prima di tornare dalla sua prima missione e scorgere sul volto dei compagni lo stessa amarezza che provava lei. Ma anche la stessa forte determinazione nel voler davvero credere che, quelle luci, non si sarebbero mai spente o avrebbero smesso di vegliare.
[[ Levi x OC || Un sacco di OC, like un sacco davvero]]

“Cazzo”.
Levi non era un poeta, né mai lo sarebbe diventato. Eppure, neanche i più raffinati cantori di epoche remote, di ere ormai perdute nelle brume del tempo, sarebbero riusciti a formulare un'espressione che potesse racchiudere in sé, con tanta efficacia, la catarsi di quel momento. Nel silenzio denso che avvolgeva la stanza, quel "cazzo" era rimbalzato tra le austere pareti in calce, straordinariamente potente, autoritario persino. Insomma, era stato ben più di una mera imprecazione.