Buttare via tutto, e di nuovo ricominciare

di sayuri_88
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ritorno alle origini ***
Capitolo 2: *** Ben tornata Helena! ***
Capitolo 3: *** A.A.A lavoro cercasi ***
Capitolo 4: *** Inizio di una nuova vita ***
Capitolo 5: *** E’ quando ti svegli dall'incubo che arriva il peggio ***
Capitolo 6: *** Il gioco della margherita ***
Capitolo 7: *** Giorno libero ***
Capitolo 8: *** Prima uscita? ***
Capitolo 9: *** Pungi come un’ape… vola come una farfalla ***
Capitolo 10: *** Un appuntamento per farla innamorare ***
Capitolo 11: *** The show must go on ***
Capitolo 12: *** Seconda possibilità ***
Capitolo 13: *** Il primo giorno e già iniziamo bene… ***



Capitolo 1
*** Ritorno alle origini ***


- Allora mostriciattolo! - inizia, cingendomi le spalle col braccio - pronta per entrare nella fosse dei leoni?-
Fossa dei leoni?.....magari, sarebbe meglio .
-Vorrai dire nido di vipere?- gli dico sbuffando e guardandolo di sottecchi e consapevole di non avere nessuna scelta -  si addice di più -
Mark, mio fratello, aggiungerei purtroppo, sghignazza mentre Cassy, la sua ragazza, alza gli occhi al  cielo.
Ormai è abituata alle nostre scenette.
E’ da quando mi hanno detto della, a detta loro,  “ meravigliosa sorpresa” ad attendermi al mio arrivo che non faccio altro che sbuffare e  malamente nascondere la mia riluttanza alla “meravigliosa sorpresa”, perché so già che non mi piacerà.
Che ho fatto di male?
 
Se avessi potuto farne a meno, non avrei mai lasciato le mie fantastiche praterie, i campi, l’aria frizzantina del mio paesino.
Per cosa poi?
Fracasso a ogni ora, smog , caos e tutto quello che comporta il vivere in una grande città:
 
San Francisco.
 
Dovrò passare 5 anni, sottolineo 5 anni, qui da sola, senza mio fratello o Cassy o i miei amici, anche se non erano molti.
Purtroppo qui c’è una delle migliori scuole di arte e spettacolo,dove  ho vinto una borsa di studio che mi permetterà di coprire la maggior parte delle spese.
Oddio… San Francisco è una città bellissima, non è così male, il problema è che ci sono troppi ricordi ma quello che più mi preoccupa ha un nome e un cognome : Ian Knight
Il figlio dell’avvocato di famiglia, nonché il mio tormento, la mia personale spina nel fianco e incubo personale, per tutta la mia infanzia. Un bambinetto dai capelli biondi e occhi azzurri di 2 anni più grande di me che sotto tratti angelici nasconde l’ anima di un diavoletto.
Quell’ essere diabolico rendeva le mie tranquille, o almeno così dovevano essere, giornate impossibili, trovata gusto a rovinarmi la vita con scherzi e battutine stupide ed io prontamente mi nascondevo nella mia cameretta a piangere con Mark che cercava di consolarmi.
Ora giustamente, perché si sa “la curiosità è donna”, vi starete chiedendo: Perché ero il bersaglio preferito dei suoi scherzetti? Bene…. da piccola non ero proprio un figurino.
Ero una bimba un po' tondetta, ma insomma quale bambino non ha qualche chiletto in più?  li rende più teneri, ma a quanto pare questa per Ian era una ragione più che valida per avercela per me, ma soprattutto ero molto timida, tanto che se qualcuno mi parlava piangevo!
Mark cercava di proteggermi, ma non poteva esserci sempre, lo stesso Daniel, il suo migliore amico.
Ahhh…. Daniel, mi ero presa una bella cotta purtroppo ero una sorta di sorellina per lui.
 
Fortunatamente o sfortunatamente il mio tormento ebbe termine all’età di 10 anni.
Fortunatamente perché da quel momento ho vissuto tranquillamente ma sfortunatamente perché mio padre morì in un incidente stradale e mamma per il troppo dolore dovuto ai ricordi legati a San Francisco decise che ci saremmo trasferiti in Texas dai suoi genitori.
 
Ed è proprio in Texas che conobbi Cassy, una ragazza della mia età, bionda con gli occhi azzurri. La conobbi al secondo anno delle medie e diventammo subito amiche, è una ragazza solare, estroversa non puoi essere di cattivo umore quando c’è lei nei paraggi e negli anni non è cambiata.
Decisi di presentarla subito a mio fratello, sarebbero stati perfetti insieme. Fu un colpo di fulmine per entrambi ma solo dopo la bellezza di 6 anni e sette camice sudate dalla sottoscritta, Mark ebbe il coraggio di invitarla a uscire, nonostante lei fosse palesemente interessata. E da quella sera ne sono seguite molte altre.
Gli uomini hanno le fette di salame sugli occhi quando vogliono…. E beh, anche noi.
 
Sempre in Texas abbiamo ritrovato Daniel, 3 anni dopo il nostro trasferimento. I suoi avevano divorziato e lui si trasferì a proprio nel nostro paese, dove suo padre aveva trovato lavoro presso la rete televisiva locale. Com’è piccolo il mondo.
E io? Che ho combinato nel frattempo?
Beh…sono cambiata molto, la timida, goffa e paffutella bimba ha lasciato il posto a una ragazza sicura di se, che non si fa mettere i piedi in testa da nessuno e con molti chili di meno, ovviamente rimanendo nel mio peso forma, l’anoressia non fa per me.
E sì, il tempo mi ha migliorato.
A scuola ero abbastanza popolare, erano ormai lontani i tempi dell’infanzia, e quando iniziai ad avere i primi inviti, il mio caro fratellino si trasformò nella mia personale guardia del corpo, assieme a Daniel.
L a sua sorellina era intoccabile, la sua giustificazione? “ non sono al tuo livello….ne riparliamo tra 20 o 30 anni!” ma vi rendete conto!?, non so quanti ragazzi che mi piacevano hanno fatto scappare.
 
Ma ora torniamo al presente, perché siamo fermi da 20 minuti davanti alla casa di nonno Matthew?

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Capitolo 2
*** Ben tornata Helena! ***



Piccola premessa
Questa è la prima storia che pubblico e avevo moooolta paura a postarla, veramente anche a scriverla, non sono una scrittrice ma leggendo le storie di alcune autrici davvero brave mi sono detta "perchè non provare? forse sarà un disastro ma se non provo non lo saprò mai" e quindi eccomi qui. Tutto questo per ringraziare tutte quelle che hanno letto la storia, sono davvero felice che la troviate bella e che vi abbia incuriosito, cercherò di fare del mio meglio e di non deludervi. A voi chiedo si essere spietate, se c’è qualcosa che non vi piace o altro, anche suggerimenti sullo sviluppo della storia, ditelo pure, sarà un colpo alla mia già precaria autostima, ma è un modo per imparare, “s’impara di più dai propri errori che dai successi” non si dice così?.
Dovevo postare settimana prossima ma oggi sono tanto felice che ho deciso di postare in anticipo... : )
Ora vi lascio alla storia, in questo capitolo avverrà il primo incontro e….leggete per scoprire.



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La “meravigliosa sorpresa”, era una festa, apparentemente senza nessun secondo fine .
“ era stata già organizzata da qualche tempo, il fatto che si svolge lo stesso giorno del tuo arrivo è una pura coincidenza…”
Certo, se fosse stato così, non c’era il bisogno di giustificarsi con tutte quelle parole.
Avevo il forte sentore che fosse più un debutto in società per la sottoscritta.
- forza! Via il dente, via il dolore- disse Cassy, forse per infondermi un po' di coraggio.
Uff…
Armata di tutta la mia buona volontà, muovo un piede davanti all’altro ed entro.
 
****
-Ehi Ian, guarda!- mi dice Kyle indicando con l’indice della mano che regge il bicchiere l’entrata - carne fresca- continua sghignazzando.
Mi giro a guardare.
Due ragazze fanno il loro ingresso e non sono niente male lo devo ammettere.
Una ragazza dai capelli corti e biondi con un abito stile impero color panna che le arriva al ginocchio è affiancata da una ragazza dai capelli ricci neri  con un corpo da favola avvolto in un vestito grigio perlato senza spalline che arriva poco sopra al ginocchio, sembra una modella. Troppo bella perché sia vera…
Mi viene da ridere quando la guardo il viso, non sembra felice di essere qui, anche lei, come me, vorrebbe essere da tutt’altra parte.
- davvero niente male, sai chi sono?- chiedo portando l’attenzione sul mio amico
- No… ma ho tutta l’intenzione di scoprirlo- dice continuando a guardarle, le sta spogliando con gli occhi. E’ irrecuperabile.
Riporto l’attenzione alle ragazze alle quali si è aggiunto un ragazzo, sembrano molto intimi, saranno venuti insieme….
 
Il ragazzo ha qualcosa di familiare, l’ho già visto da qualche parte? Mah, forse mi confondo.
Intanto le ragazze e il tizio si allontanano ed io continuo a seguire con lo sguardo la ragazza dai capelli neri.
 
Helena… mi paralizzo al pensiero, perché mi è venuta in mente lei?
 Mi riprendo dal momento di smarrimento ma ormai la ragazza è sparita. Uffa quella palla di lardo deve rovinare sempre tutto.
Un ghigno compare sul mio viso al ricordo di quella bambinetta cui ho reso la vita impossibile, una bimba timida e bruttina, il mio bersaglio preferito.
Chissà com’è diventata… sarà una ragazza cicciottella e brufolosa, che fai prima a saltare che passarle a fianco.
 
- Qualcosa di forte, per favore-  dice una voce alla mia sinistra.
Di fianco a me si è appena seduta una delle due ragazze di prima. Devo dire che da vicino è molto meglio.
Il barman gli poggia sul banco il bicchiere.
- affoghi nell’alcool i brutti pensieri?- le chiedo girandomi verso di lei solo con la testa. Magari possiamo fare conoscenza.
Lei mi guarda di sottecchi, forse non ha gradito la mia intromissione, ma poi mi sorride - gia…-
La osservo attentamente mentre porta il bicchiere alla bocca e ne beve un sorso, i suoi movimenti sono sensuali e provocanti, ma sono del tutto naturali non c’è finizione dietro a quei gesti. A letto deve fare scintille.
- magari riesco a superare indenne questa serata…tu invece?- chiede guardandomi dritto negli occhi, sono affascinanti ammalierebbero chiunque ma io non sono da meno.
- lo stesso-
-bene!- esclama con un entusiasmo che non riesco a comprendere.
Beve tutto d’un sorso quello il suo drink  e chiamando il barman ne ordina altri due. Ormai sono girato completamente verso di lei e la guardo tra il curioso e il divertito.
- allora brindiamo a che questa serata orrenda, finisca il prima possibile- e mi porge il bicchiere.
- cin…cin- facciamo scontrare i bicchieri.
- beh…. forse possiamo migliorare la serata- le dico avvicinandomi di più e sorridendole allusivamente.
La ragazza sembra aver capito e mi sorride maliziosamente.
- ma davvero? E come la vorresti continuare?- anche lei si avvicina maggiormente.
- per prima cosa potremmo svignarcela… andare in qualche posto carino…chiacchierare e conoscerci meglio… e alla fine, quello che sarà… sarà- concludo ormai sicuro di essermi aggiudicato il premio finale.
Lei non ha fatto altro che guardarmi dritto negli occhi sul suo volto un sorriso che non riesco a decifrare.
- adotti con tutte questa tattica?-  beccato.
- la maggior parte delle volte funziona -
- lo immaginavo….  sei carino, apparentemente un bravo ragazzo, chi non ci cascherebbe? Ma mi chiedo sei veramente così? Non si propone di andare a letto già al primo appuntamento- e si allontana, tornando alla posizione iniziale.
Forse ho parlato troppo presto….
- io non ho parlato di letti - ridacchia.
- non apertamente …-  ok forse devo cambiare tattica.
- senti non ci siamo neanche presentati- le porgo la mano - io sono Ian -
Lei che stava porgendo la mano si blocca come fulminata- I-Ian?- la guardo interrogativo non capendo il suo cambiamento repentino, che le è preso?
Si schiarisce la gola - Ian…Knight?- a quanto pare le hanno già parlato di me. Sorrido strafottente.
-il solo ed unico- sbianca completamente
 
****
Ian….Ian….. Ian Knight
Non.è.possibile!
 Ma con tutte le persone che potevo incontrare, pechè lui?
 
Ian Knight
Perché il destino mi è così avverso?
 
Ian Knight … Ian Knight
Che ho fatto di male nelle mie vite passate!
 
Lui continua a guardarmi, la sua faccia ormai è un grosso punto interrogativo. Mi avrà presto per matta.
 
Ian Knight … Ian Knight … Ian Knight
 La mia mente ormai ripete il suo nome come un mantra, mi passano davanti tutti gli episodi delle mie sventure che lo vedono protagonista. Tutta la rabbia repressa risale e s’impossessa del mio corpo, sembra di vedere tutto rosso.
 
****
Sto per chiederle se si sente bene quando la sua espressione passa da smarrita a rabbiosa.
Il suo volto è completamente rosso, sembra anche tremare..
Si alza di scatto - scusami…- fa una pausa, prende la sua borsetta, poi continua- …ma i miei amici reclamano la mia attenzione -
Detto ciò si allontana a passo di carica.
 
Ma che diavolo le è preso?
 
****
-Signori e signore, posso avere la vostra attenzione per un momento,…- dice mio nonno rivolto agli invitati.
Anche no, continuate a parlottare tra voi.
Tutti si ammutoliscono e posano la loro attenzione sulla figura del nonno.
Appunto.
- Buona sera a tutti, sono felice che siate così numerosi, questo dimostra l’affetto che ci lega - bla,bla,bla,… - ma se sono venuti solo per mangiare  gratis- bisbiglio verso mio fratello che in risposta ridacchia.
- Dai perché devi essere così cinica, magari è vero- ma dal suo tono ironico capisco perfettamente che la pensa come me. Sono tutti avvoltoi.
 
Tornando a guardare gli ospiti del nonno mi torna alla mente lo sfortunato incontro fatto al bar, al solo ricordo mi sale una rabbia! Che diavolo ci fa qui? Non aveva nient’altro da fare? 
“il solo ed unico” ma per favore! tipica frase da film da quattro soldi.
Il suo ego non ha fatto altro che gonfiarsi in questi anni.
- vorrei anche, cogliere l’occasione per presentare una persona a me molto cara che è finalmente tornata a casa per…-
In questi anni non è cambiato per niente, sia fisicamente, devo purtroppo ammettere che è proprio un bel ragazzo, che caratterialmente… un bel faccino sprecato, anche se non gli mancherà di certo lo stuolo di donne al seguito, si sa lo stronzo non passa mai  di moda.
Sbuffo meglio non pensare all’essere, peggiora solo la serata.
- Helena -
Una gomitata mi riporta alla realtà. Mark .
Lo guardo interrogativa, m’indica il nonno che con una mano è proteso verso di me.
A piccoli passi mi avvicino e di conseguenza tutti gli occhi degli invitati erano puntati su di me, che rossa come un peperone, accenno un saluto.
Dio, che imbarazzo!
 
Il discorso del nonno va avanti ancora una ventina di minuti con me al suo fianco che sfoggiavo un sorriso forzato giusto per mostrarmi fintamente entusiasta.
Non mi sbagliavo era un debutto in società bello e buono.
 
Per il resto della serata non ho più incontrato l’essere, a Mark non ho detto nulla, ormai sono adulta e so badare a me stessa.
- ma bene, bene…. - mi irrigidisco al suono della sua voce.
L’ho riconosciuta e so a chi appartiene. Il detto “quando parli del diavolo, spuntano le corna” è più che azzeccato.
- la piccola Helena Blackwood…prima sei scappata a gambe levate, è maleducazione mollare così una persona quando si sta parlando - disse canzonatorio.
- che vuoi Knight?- sbotto irritata
- ma come?- dice con finta aria sorpresa - dopo anni che non ci vediamo è così che tratti un vecchio amico?-  ma quanta mal celata ironia….
Alzo un sopracciglio - amico? Non definirei “amicizia” il nostro rapporto- se si poteva dire tale.
Lo guardo dritto negli occhi e mi avvicino molto lentamente e ancheggiando.
L’ idea che gli voglio dare è quella di una donna sicura e determinata che sa quello che vuole, ed infondo è quello che sono diventa.
Lui intanto non perde nessuno dei miei movimenti - ma la musica è cambiata Knight, non mi faccio più mettere i piedi in testa da nessuno- soffio a pochi centimetri da suo viso.
Ha lo sguardo un po' spaesato, non era preparato alla nuova Helana. Sorrido vittoriosa ma quando sto per allontanarmi con uno scatto repentino, che mi coglie di sorpresa, mi attira a se con un braccio.
Ok, questa non me la aspettavo.
-lo vedo- dice avvicinandosi al mio viso. Con un dito accarezza per tutta la lunghezza, il mio braccio per poi passare sulle spalle e alla fine sulla guancia, nel farlo i suoi occhi seguono il percorso del dito e alla fine si posano sui miei.
Non so che fare, sono bloccata, nonostante il rifiuto che provo non riesco a muovere un muscolo. Altro che donna sicura e determinata!
-prima non ti avevo riconosciuto e devo dire che sono rimasto piacevolmente sorpreso quando ho scoperto che la ragazza del bar, eri tu-
- come ho detto sono cambiata- gli dico in un sussurro. Ma che mi sta succedendo? Perché non lo allontano.
Dannazione Helena! Dov’è tutta la tua forza!
Con una nuova determinazione, appoggio le mani sul suo petto e lo allontano, spingendolo via.
Faccio per allontanarmi e tornare alla festa, quando mi afferra per un braccio. Lo fulmino con lo sguardo
- che ne dici di dimenticare il passato e dedicarci al presente?- sussurra a un centimetro dal mio orecchio.
Sono basita, un misto di disgusto e rabbia scuote il mio corpo, lui interpretandolo diversamente sorride maliziosamente e si avvicina maggiormente, intuendo le sue intenzioni strattono il braccio con forza e mi libero dalla sua presa.
- Non c’è niente per te Knight, quindi sparisci- sibilo e mentre di allontano mi sembra  di sentire forse la sua risposta ma sono troppo occupata ad insultarlo mentalmente per capire quello che dice.
 
****
 
Guardo la sua figura allontanarsi.
Già molte cose sono cambiate…ci sarà da divertirsi.
 
****
 
- dove sei stata? - incalza subito Mark appena lo raggiungo
- volevo un po' di tranquillità- rimango sul vago che è meglio.
Cassy mi sorride a 32 denti e i suoi occhi scintillano di una luce strana, quando fa così c’ è aria di guai, per me.
- incontrato qualcuno d’interessante?- sbianco all’istante e il fatto non passa inosservato al mio fratello inquisitore.
- chi hai incontrato?- dirglielo o non dirglielo?
Inconsciamente mi mordicchio l’angolo del labbro inferiore, segnale che sono in ansia e Mark lo sa.
Prendo un lungo respiro - hoincontratol’essere- lo dico tutto in un fato che nemmeno io ho capito quello che ho detto.
- chi?- chiede Cassy
Forza - ho incontrato l’essere - altro profondo respiro - due volte - bomba sganciata, tutti ai ripari!
- Cosa? Dove? Quando? Che ti ha fatto? è la volta buona che lo sistemo per le feste! - scatta un Mark infuriato, mi sembra di vedere fumo uscire dalle narici e dalle orecchie. Con sguardo omicida passa tutti i pochi ospiti rimasti.
- calmati…non è successo nulla, saluti di circostanza e basta - si certo come no…meno male che sono un’ottima bugiarda.
- ehm…scusate non ho capito nulla - Cassy ci guarda con un enorme punto interrogativo al posto della faccia. Meglio spiegare tutto.
- ho incontrato l’essere, ti ricordi che te ne ho parlato?- forse no - Ian Knight?- spero che colleghi tutto.
Cassy aggrotta la fronte, cercando di collegare tutte le informazioni. Alla fine una lampadina sembra accendersi nel suo cervello.
- Ahh! L’essere!... dov’ è quel farabutto? grrrrrr….- oddio ha ringhiato! - gli cambio i connotati se mi capita a tiro-
- è per questo che ti amo tesoro!- la fantastica uscita di mio fratello…. Sono senza parole.
- certo, certo….abbassate l’ascia di guerra, non è successo nulla e non credo di rivederlo molto presto, anzi spero mai più - mi guardano dubbiosi ma un mio sorriso li rassicura, o quasi.
- forza! - li prendo a braccetto- andiamo che ho sonno-
Ho visto serate migliori ma non è andata così male.

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p.s: volete le immagini dei vestiti, la musica e tutto il resto o preferite lavorare di fantasia?
p.p.s: come vorreste la loro prima uscita?

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Capitolo 3
*** A.A.A lavoro cercasi ***


Buon pomeriggio a tutte! non so voi ma io sono al settimo cielo, sono in giardino a prendere il sole e l'arietta fresca rende il caldo più sopportabile, non come a Milano....
Parlando del capitolo, la nostra Helena si darà da fare per trovarsi un lavoro, conoscerà qualcuno che potrebbe rivelarsi molto importante per lei.
Per il lavoro ho preso spunto da "Burlesque" se non lo avete visto fatelo subito!
Fatemi sapere che ne pensate e ora vi lascio al capitolo. Ciao!


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Mark e Cassy sono partiti da due giorni dopo avermi aiutato a trasportare tutti gli scatoloni del trasloco.
La casa del nonno era troppo lontana dall’università e quindi ho affittato un piccolo appartamento, dovrò anche trovare un lavoro per pagarlo, non voglio chiedere nulla al nonno, già il fatto che ha voluto pagarmi il primo anno di affitto è stato difficile da accettare, ma ha insistito così tanto che ho ceduto.
 
 “Lasciami pagare il primo anno… p
rendilo come un regalo di ben tornata, in tutti questi anni abbiamo avuto pochi contatti, voglio viziare un po' la mia nipotina”.
 
Come potevo dirgli di no? Ma per il resto voglio farcela da sola, e racimolare qualche solo per i prossimi anni.
Prevenire è meglio che curare, lo dice sempre la nonna.
 
Quindi…come risolvere il “problema lavoro”?
Primo, le lezioni mi porteranno via tutta la giornata, ergo devo trovare un lavoro serale, secondo, deve essere modestamente retribuito e terzo… non ho una terza opzione.
Bene, iniziamo.
 
 
 
E’ impossibile!
Sbatto la borsa per terra e chiudo la porta con poca delicatezza, è sera ormai e sono stanchissima e frustrata, ho passato tutto il giorno a cercare un lavoro e niente, nada. Pensavo che fosse più facile trovare lavoro in una grande città…insomma c’è sempre bisogno di una cameriera, di un lavapiatti!
 
E’ solo il primo giorno Helena non ti devo scoraggiare.
Primo giorno e parlo già da sola, fantastico.
 
Grogoglegrogl
A un certo punto nell’appartamento risuona uno strano rumore.
 
Cosa diavolo è stato?
 
Grogoglegrogl
Ancora…. Mamma mia è il mio stomaco! Penso mentre porto una mano sulla pancia.
Oggi non ho mangiato nulla per pranzo ci credo che faccia questo rumore. Meglio mettere qualcosa sotto i denti.
Finito di mangiare guardo fuori dalla finestra del salotto e un’insegna luminosa attira la mia attenzione.
Insegna luminosa è uguale a bar o pub, che è uguale a gente che è uguale a lavoro!
Sono le 10 passate… ok tentar non nuoce.
Nel giro di mezz’ora sono pronta. Incrociamo le dita.
 
Quando attraverso la strada posso vedere meglio il locale.
Una grande insegna rossa, da il benvenuto ai clienti  del “Red Devil Lounge“.
Non c’è coda, non deve essere molto famoso e magari non hanno bisogno di nuovi lavoratori e mi manderanno via a calci e oggi ho già ricevuto troppe porte in faccia.
Mentre sto per allontanarmi alzo lo sguardo e sulle scale antincendio noto una ragazza con indosso quello che sembra un costume di scena, decisamente molto sexy e provocante.
E’ questione di un attimo e carica di nuova determinazione, decido di entrare.
Scendo una rampa di scale, le luci soffuse creano una bella atmosfera.
Dopo aver attraversato un lungo corridoio tappezzato di manifesti e foto di spettacoli degli anni ’50, ma anche più recenti, intravedo una sala, abbastanza grande e occupata da tavolini, come immaginavo, non è molto affollato, sulla destra un palco con delle ragazze che stanno ballando vestite come la ragazza delle scale.
Sono strepitose, sprigionano sensualità da tutti i pori, ma i loro movimenti non sono volgari, sono seducenti, ti attirano come tante sirene.
 
Sulla sinistra la zona bar, con una grande specchiera appesa al muro di fondo.
Dal soffitto pendono dei fantastici lampadari, in ferro battuto con un cerchio più grande sormontato da uno più piccolo e decorazione a cerchi concentrici su entrambi.

- sono 20 dollari dolcezza-  sobbalzo al suono di questa voce estranea. Mi giro di scatto e mi trovo davanti un uomo vestito di nero seduto dentro una specie di gabbiola, indossa una bombetta ed è truccato con uno spesso strato di matita nera.

Truccato? Ma dove sono finita?
Lo guardo stranita mentre il tizio alza gli occhi al cielo - allora che fai, entri?- mi chiede leggermente scocciato.

- ma che posto è? - chiedo incuriosita

Il tizio mi guarda scandalizzato, come se gli avessi rivolto il peggiore degli insulti.

- è un locale dove si balla burlesque tesoro - come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

- Ah- credo che abbia capito che non so di cosa stia parlano.
- senti tesoro, io devo riempire il locale, non sono una guida turistica, se non t’interessa, esci, stai bloccando quelli che a differenza tua vogliono entrare - mi guardo alle spalle e non c’è nessuno… riporto l’attenzione al tizio e lo guardo con un sopracciglio alzato, ma non controbatto.
Mai contraddire i matti.
Gli porgo i 20 dollari e m dirigo verso la zona bar.
- cosa ti porto dolcezza?- mi chiede la barista
- qualcosa di non molto forte grazie - la ragazza mi sorride e mi mette davanti un bicchiere con dentro una sostanza verdognola...
Continuo ad osservare le ragazze sul palco, hanno appena iniziato un nuovo numero, anche questo niente male.
- è la tua prima volta?- sobbalzo alla voce della ragazza
- scusa? - questa frase potrebbe essere equivocata se isolata dal contesto.
- è la prima volta che entri in un locale come questo? -
- ehm si…non ho mai visto niente di simile -
- anche io la prima volta che sono entrata, anche se ne avevo già sentito parlare, ho avuto la tua stessa reazione- mi dice continuando a pulire i bicchieri.
- comunque io sono Melany ma chiamami Mel -
- Helena -
- Piacere Helena, che cosa ti porta qui?-
- la disperata ricerca di un lavoro, mi sono appena trasferita e ne ho un disperato bisogno - e guardando il palco continuo - cosa si deve fare per arrivare li?-
- sicura di avere quello che serve?- alzando un sopracciglio e un sorriso provocatorio stampato in faccia.
- basta mettermi alla prova, e poi imparo in fretta- sono determinata, il posto mi piace e se devo ballare per lavorare sono a cavallo.
Mel mi guarda attentamente, quando capisce che non cederò molto facilmente, si apre in un grande sorriso.
Era forse un test per vedere la mia determinazione?
- ok entra da quella porta, vicino al palco, chiedi di Roxy e dille che ti mando io- non posso che sorriderle grata, credo che diventeremo amiche senza difficoltà.
- grazie mille- dico scendendo dallo sgabello
- non ringraziarmi, non è detto che ti prenda- l’occhio le cade verso un qualcosa che la fa scattare - e tu muoviti! Non sei pagata per flirtare coi clienti!- seguo il suo sguardo e vedo che sta urlando a una cameriera ferma a uno dei tavoli della sala, questa alza gli occhi infastidita - certo come vuoi- risponde annoiata continuando a parlare col tizio seduto al tavolino. La ragazza prende il lavoro molto seriamente… rivolgo a Mel un sorriso di comprensione, la saluto e mi dirigo verso la porta.
E’ un delirio! costumi a destra e a sinistra, scenografie, ragazze che corrono ovunque.
Una sola parola, fantastico!
- ROXY SI È ROTTO IL CORSETTO! - Roxy… è lei che mi serve.
Mi dirigo verso la voce che imperterrita continua a chiamare la donna.
- arrivo, arrivo… Dio, che pazienza bisogna avere- una donna sulla cinquantina mi supera velocemente, l’ho trovata!
- ehm…mi scusi - dico rincorrendo la donna, cerco di attirare la sua attenzione ma non fa caso a me.
La seguo finché non si ferma vicino a una ragazza che si regge il corsetto che la guarda imbronciata.
- ok toglilo e metti questo- e le porge un nuovo corsetto.
Riproviamo - mi scusi lei è Roxy?-
- tu sei?-
- sono un’amica di Mel e sto cercando un lavoro e mi piacerebbe lavorare qui- determinata Helena, devi apparire determinata e sicura di te.
- come ballerina?- mi dice squadrandomi dalla testa ai piedi.
Rimane zitta per ben cinque minuti, inizio a credere di avere qualcosa che non va… per sicurezza mi do una rapida occhiata non trovando nulla la guardo dubbiosa.
- hai mai ballato in un posto così?-
- ho fatto danza classica quando ero piccola e qualcosa di contemporanea-
- ROXYYY!-
La donna sbuffa esasperata - senti, hai un bel faccino, ma… -
- ROXY!-
- ARRIVO! Ma non sapete fare nulla da sole? Mary occupatene tu - dice contro una ragazza appena apparsa da una porta. Riporta l’attenzione su di me.
- dicevo…. Sei carina e di bella presenza ma al momento ho molto lavoro da fare e non ho tempo di insegnarti i balli… quindi è stato un piacere- e nel dirlo si allontana verso la porta da cui sono entrata.
Eh no! Non mi faccio scaricare così.
- aspetti!- le dico seguendola - mi dia almeno una possibilità- non mi ascolta, ormai è vicina al piano bar - signora… Roxy la prego-
Roxy si blocca e si gira a guardarmi - ma cosa devo fare per liberarmi di te?... Carl porta dei drink alle ragazze che sono in pausa -

- mi dia una possibilità…se non le piaccio me ne vado - prendo un respiro profondo - senta… io amo ballare e cantare  e questo posto è incredibile, mi potrebbe insegnare molto- le dico con tono supplichevole.

Roxy esita, sposta lo sguardo da me, dove era rimasto per tutta la mia filippica, allo spettacolo che si stà svolgendo sul palco.
- forza Roxy…- interviene Mel, neanche avevo visto che aveva ascoltato tutta la conversazione - dici sempre che la passione è la cosa più importante e lei… - continua indicandomi - ne ha parecchia - il mio volto esprime tutta la gratitudine e un sorriso si allarga sempre più sul mio visto quando Roxy convinta dalle parole di Mel accetta.
Sono al settimo cielo, farò una statua in onore di Mel.
- ma ora abbiamo già abbastanza ballerine… tra due mesi Maddy si sposa e si trasferisce, presentati ai provini e vedremo quello che sai fare- non ragiono più e la abbraccio di slancio, appena mi rendo conto di quello che ho fatto mi stacco subito
- Oh scusi… ma sono troppo felice, non so come ringraziarla- ride
- piano non ti ho ancora assunto, prima c’è il provino -
- lo so ma è già qualcosa! -
Ma un tarlo fastidioso si insinua nel mio attimo di felicità, per i prossimi due mesi che faccio? Sul mio viso passa un’ombra e Mel se ne accorse e ne chiede il motivo.
- beh… devo trovare ancora un lavoro per i prossimi due mesi-
- e che problema c’è?... puoi lavorare qui come cameriera e nel mentre impari anche alcuni pezzi! - esclama tutta contenta.
- Da quando ti ho nominato responsabile delle assunzioni?- interviene Roxy
Proprio in quel momento sentiamo una risata fastidiosa, che riconosco subito,e provenire dalla nostra sinistra. La cameriera di prima sta civettando, ancora, con uno dei clienti.
Roxy non sembra gradire la cosa.
- Ok, sei assunta lavorerai come cameriera, ah e dammi del tu, non sono così vecchia, Mel spiegale tutto - raggiunge la cameriera ed insieme salgono al primo piano ed entrano in quello che deve essere l’ ufficio di Roxy.
Sono basita non so per quanto rimango ferma a guardare la porta dell’ufficio di Roxy 
- ho un lavoro - dico dando voce ai miei pensieri.
Mel ridacchia - benvenuta a bordo….allora domani alle 18.oo devi essere qui- mi punta il dito contro- puntuale mi raccomando -
- contaci, non so come ringraziarti, se non fosse per te ora sarei ancora senza lavoro- le dico piena di gratitudine.
- figurati, sei simpatica, sarà bello lavorare insieme, ah…. domani ti darò la divisa - e passa il successivo quarto d’ ora  a spiegarmi come mi dovrò muovere, i miei compiti e tutto il resto.
 
Ho finalmente trovato lavoro! Che botta di cu…ehm fortuna.

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Capitolo 4
*** Inizio di una nuova vita ***


Hola!
eccoci ancora con un nuovo capitolo, spero vi piaccia, ci saranno nuovi e vecchi incontri, come reagirà la nostra Helena?
ultima cosa, ringrazio tutti quelli che hanno messo la storia nelle seguire e preferite,  100000000 di grazie!
Ed ora pronti per ordinare?














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- un cuba libre, due Brooklyn Bombere e un bloody mary -

- arrivano subito -

 
Oggi è proprio una serata piena, i miei piedi mi stanno chiedendo pietà.

- c’è il pienone, neh! - Mel sembra avermi letto nel pensiero
- effettivamente…. Queste scarpe mi stanno ammazzando i piedi -
- un ultimo sforzo…tra poco meno di due ore chiudiamo-
- alleluia - così dicendo torno a servire ai tavoli.
 

****

- ragazzi che ne dite di andare da qualche altra parte?- chiede Kyle.

Siamo appena arrivati davanti al Jo’s, pronti ad iniziare una serata all’ insegna del divertimento.

- che hai combinato per farti già buttare fuori da qui? Chi hai fatto incazzare questa volta? - gli chiede Lucas, uno dei miei migliori amici.

Dio quel ragazzo deve sempre far incavolare le persone sbagliate.

- ma non ho fatto nulla, una sera ho conosciuto una tipa niente male, Shelly la tipa di Rich, una cosa tira l’altra e abbiamo passato la serata assieme intrattenendoci a vicenda- ergo, se la è portata a letto.

- sei un coglione - interviene Lucas

          - ma dai Lucas, che colpa ne ha lui se quella apre le gambe a chiunque…è Rich che dovrebbe fare una chiacchierata con la sua ragazza - dico rivolto a Lucas dando a Kyle una pacca sulla spalla.

- buon consiglio amico -

Kyle è come un fratello per me, quante ne abbiamo combinate insieme, mentre Lucas è un nostro carissimo amico, è sempre stato il più riflessivo e pacato tra tutti e tre, è quello che nonostante ci urli dietro a ogni nostra cazzata, è sempre pronto a tirarci fuori dai casini.
Gli affiderei la mia vita, a Kyle, meglio di no… .
 

- allora cerchiamo qualcosa di nuovo?- insiste Kyle
- andiamo al Red Devil Lounge- interviene Lucas. Red Devil Lounge?
- è un locale dove andiamo spesso io e Maggie -
- amico io voglio divertirmi - sbotta Kyle

         - dai un po' di fiducia è un bel posto, ci sono spettacoli dal vivo… e sono davvero bravi - cerca di convincerlo, ma vedendo che i suoi tentativi vanno a vuoto, si gira verso di me, sa che sono l’ unico che riesce a fargli cambiare idea.
Sbuffo e mi passo una mano tra i capelli - dai Kyle ci facciamo un salto e se non ci piace, ce ne andiamo - Lucas è tutto sorridente mentre Kyle acconsente di mala voglia dopo avermi strappato la promessa di chiamare due mie “amiche”.

- perfetto chiamo Maggie! - ora che la sua ragazza ha finito la sessione d’esami, ogni scusa è buona per stare in sua compagnia.

 
Dopo un’ora siamo di fronte al locale, Veronica e Gabriella sono già lì ad aspettare.

Il locale è un po' fuori dal centro, è un vecchio edificio, l’insegna rossa svetta sopra il cancello.
Gabriella si aggrappa al mio braccio e inizia a parlare a vanvera.
Perché l’ho chiamata!? È una piovra e non sta mai zitta!
Ah sì perché a letto è fantastica.
Veronica è vicina a Kyle che le cinge le spalle con un braccio mentre Lucas e Maggie sono già entrati .
 
Paghiamo e ci sediamo ai divanetti lungo le pareti, subito una cameriera viene a prendere le ordinazioni.
 Mmmm…carina.

In tanto che aspettiamo, ho tutto il tempo per guardarmi attorno, non sembra un gran chè… all’ingresso non abbiamo trovato molta coda ed infatti il locale non è molto pieno, mi sa che abbiamo sbagliato a dar retta a Lucas.
 
Dov’è la musica a tutto volume, le luci psicadeliche e i corpi accalcati che si muovo a ritmo di una musica frenetica…
 
Qui l’ambiente è illuminato da luci soffuse che ti faranno addormentare nel giro di pochi minuti, se poi ci aggiungiamo questa musica lenta, si ottiene un effetto soporifero micidiale.
 
Di fronte a noi c’è un palco, ma è vuoto, faranno dei concerti dal vivo? Meglio non sapere cosa suonano…
 
Dal soffitto pendono dei lampadari che saranno del secolo scorso, come per tutto l’arredamento del locale, ma non gli ha detto nessuno che siamo nel ventunesimo secolo?
 
Gabriella cerca di attirare la mia attenzione ma non le do retta, la sento sbuffare e iniziare a parlare con Maggie, povera non la può soffrire.
Una massa di capelli ricci, neri come la notte, attira la mia attenzione, mi sembra di avere un dejà vu, ma ancora prima di capire a chi appartenga sparisce così com’è apparsa.
 
Non mi sono neanche accorto che le luci si sono completamente spente e un occhio di bue illumina il palco, dove sono posizionate delle persone, e che la musica di prima è finita, Lucas si sporge verso di me - lo spettacolo inizia….vedrai che mi ringrazierai- mi fa l’occhiolino e torna ad abbracciare la sua ragazza.
 
Ed effettivamente tutto quello di negativo che ho pensato me lo rimangio.
Un gruppo di ragazze, vestite solo con della lingeria nera di pizzo, inizia a ballare sulle note di quella che mi sembra riconoscere come “the diamonds are the girl’s best friends” *. Le ragazze sono uno schianto, forse riesco a recuperare qualche numero di telefono.
Finito lo spettacolo, le luci si riaccendono e parte un lungo applauso, Kyle sembra entusiasta forse ha pensato la stessa cosa che ho pensato io, infatti mi guarda con un sorrisetto che la dice lunga  e a cui rispondo prontamente.

- furfante dove tenevi nascosto questo posto!? - chiede a Lucas scoppiando subito dopo in una fragorosa risata
- volevi tenere per te tutti quei bocconcini?- accennando alle ragazze.

Maggie lo guarda male, non ha mai accettato i nostri modi libertini, Veronica non ha preso bene l’uscita del suo accompagnatore e dopo averlo fulminato cn lo sguardo se ne va in bagno accompagnata da Gabriella.

- non pensavo che la tua ragazza ti lasciasse frequentare degli streap club -

         - idiota, questo non è uno streap club e quelle sono ballerine serie, quindi giù le mani se non vuoi fare la conoscenza del nostro buttafuori - dice una voce ferma e decisa, con una nota di rabbia, alle mie spalle .
Il tempo di girarmi verso la voce che rimango bloccato a bocca aperta a fissare la ragazza di fronte a me. L’ultima persona che mi aspettassi di incontrare in un posto simile.
Finalmente capisco il perché di quella sensazione di deja vu alla vista di quella chioma di capelli, già una volta li avevo visti allontanarsi da me.
Helena è di fronte a me e ci guarda con occhi ridotti a due fessure una mano sui fianchi e l’altra a reggere un vassoio.

- Ehi bellezza come mi hai chiamato !?- le chiede Kyle indignato, è una persona abbastanza rissosa e non prende bene certi atteggiamenti, specialmente dalle donne.

Helena lo guarda con disprezzo - col tuo nome - così però se le certa…
Lo blocco prima che scatti, ha una faccia che non promette nulla di buono, ma lei sta ferma a guardarlo senza battere ciglio.
Dove è finita la bimba timida di 8 anni fa?
Ma ora non m’interessa l’ego ferito del mio amico, voglio sapere che ci fa qui.
         - e tu che ci fai qui!?- i ragazzi mi guardano con uno sguardo interrogativo, ovviamente non l’ hanno riconosciuta, neanche Kyle che se ne era andato dalla festa prima del discorso del Signor Blackwood e Lucas era fuori città.

Con il tono più malizioso che posso, decido di provocarla- che c’è non riesci a starmi lontana? Sai perseguitare la gente è un crimine - dentro di me sto ridendo come un matto, anche se non nego di sperare che abbia cambiato idea riguardo alla mia proposta.

Helena non sembra prenderla bene, diventa rossa dalla rabbia e si morse il labbro inferiore con forza e non avrei mai creduto che un gesto come quello potesse essere così eccitante.
         - Knight! Io ci lavoro qui… Mi spiace per il tuo ego ma non sei al centro del mio mondo e francamente non stai neanche ai margini - rimango basito, la mia espressione s’indurisce, ma come si permette!
Lucas e Maggie a stento si trattengono dal ridermi in faccia, per poco non gli ringhio contro.

Dopo aver raccolto tutti i bicchieri ormai vuoti, ci chiede se vogliamo altro.
Tutti ordinano, quando arriva il mio turno, rimango in silenzio.

- e tu?- mi guarda spazientita - prendi altro?-
- si…te - sorrido divertito.

Sbuffa - ma per favore, cambia repertorio, ma davvero le ragazze cedono così?- mi chiede indignata, a quest’uscita Maggie scoppia a ridere a crepapelle guadagnandosi uno sguardo dal sottoscritto.

- beh… le tipe con cui esce non richiedono un grande impegno intellettivo - le dice guardando Gabriella di sottecchi.

- lo immaginavo…- le risponde guardando anche lei di sfuggita la ragazza, che le guarda spaesate per poi sfoggiare un gran sorriso.

Non deve aver capito l’allusione.

- ma lo sai che non si trattano così i clienti?... potrei parlare col tuo capo-
 - credimi Roxy mi darebbe ragione -

Ordino il mio drink, questa partita ormai è andata, alla prossima non mi farò mettere in ridicolo così.
Quando se ne va Maggie mi chiede chi fosse e  come facessi a conoscerla.

- Helena Blackwood -

Tutti sono sconvolti, nessuno credeva potesse cambiare così tanto e iniziarono a discorrere sul perché lavorasse lui, che cosa facesse ora, soprattutto Veronica e Gabriella tenevano banco ricordando gli episodi della nostra fanciullezza che la vedevano protagonista…

- ma la piantate, saranno fatti suoi, se lavora qui avrà i suoi motivi, quindi smettettela di fare le vecchie comare -

Maggie non ha mai sopportato la gente che parla alle spalle - e poi quella ragazza è simpatica, non ho mai capito perché la trattavate così male -

A servirci tornò la prima cameriera, ma non perdevo nessun movimento di Helena, la seguo con lo sguardo mentre serve i tavoli al piano superiore.
 
All’1.30 lasciammo il locale con l’intenzione, almeno per me, di tornare il prima possibile.


_______________________________________
Allora che mi dite? fatemi sapere che ve ne pare e ditemi come dovrebbe essere il loro prossimo incontro... : )
la canzone è del film  "Gli uomini amano le bionde"  del 1949, questa è la versione del film "Buresque"

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Capitolo 5
*** E’ quando ti svegli dall'incubo che arriva il peggio ***



Ciao a tutte! eccomi puntuale come un orologio svizzero ad aggiornare.
Ringrazio tutti quelli che hanno messo nelle seguite, preferite e ricordate la storia - Helena e Ian ringraziano - e anche Kumiko095 per avermi messo tra gli autori preferiti - lo sapete che vi amo? (platonicamente parlando, ovviamente) - e sapere che siete così tanti mi rende davvero felice. Spero di leggere qualche vostro pensiero, sono curiosa di sapere che ne pensate.

Parlando del capitolo, beh personalmente adoro Mel, spero piaccia anche a voi.

Pronti per ordinare? Buona lettura!

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Mi sto girando da 10 rimuti buoni nel letto.
 
Dannazione! Dannazione! Dannazione!
Sposto il cuscino in verticale, mi giro, scosto le coperte, mi metto a pancia in giù e affondo la testa nel cuscino.
 
Dannazione! Dannazione!
Mi giro di scatto a pancia all’aria e mi copro completamente con le coperte fino alla testa.
 
- Dannazione! - urlo alzandomi di scatto e rimanendo seduta sul letto col fiato corto.
 
Ho passato tutta la notte a rivivere nei miei incubi la serata, lui che entra con suoi amici o da solo ed ogni volta escogitava un nuovo scherzo per mettermi in imbarazzo e tutti ridevano e ridevano, io cercavo di scappare ma lui era sempre dietro di me e l’ eco delle risate dei clienti mi perseguitava… le risate di Roxy, di Mel e degli altri risuonavano nella mia testa e alla fine quando sto per svegliarmi lo vedo avvicinarsi lentamente, muove le labbra ma non capisco quello che dice e quando è ad un passo da me inizio a sentire suoni uscire dalla sua bocca ma prima che riesca a carpirne il significato mi svegliavo.
 
Ma perché e venuto proprio al “mio” locale! Con tutti quelli che ci sono in città… e mannaggia a Maya doveva stare male proprio in quel momento? Ed anche quando è tornata ed io potevo finalmente tirare un sospiro di sollievo, sentivo il suo sguardo addosso. Credevo fosse solo un modo di dire, invece è vero, la schiena sembrava bruciare dalla intensità del suo sguardo.
 
Basta Helena!
È stato solo un caso, non verrà più e se ritornerà, lo ignorerai, è semplicissimo.
Oddio… adesso parlo anche da sola.
 
Inevitabilmente i ricordi tornano prepotenti e nonostante siano passati 8 anni, tutto l’odio e il rancore verso di lui, non sono diminuiti, anzi… so che non è maturo e ormai dovrei aver superato tutto, ma per colpa sua ho difficoltà ad aprirmi con gli altri, non riesco a fidarmi completamente di un uomo e le amiche le posso contare sulle dita di una mano.
Il solo vederlo fa scattare in me istinti omicidi.
Grrrrr…. e come è arrogante, spocchioso, egocentrico, e chi ne ha più ne metta. Non è cambiato per nulla.
Come può essere figlio di Edward e Victoria? Sono così dolci e gentili…
 
- basta! Non posso farmi rovinare la giornata così -
Ho bisogno di sfogarmi, prendo un paio di pantaloni della tuta, una canottiera e il mio fidato I-Pod e mi dirigo al parco per una corsetta.
 
Nelle due ore successive ho corso e ho scoperto posti davvero carini, il più bello è un laghetto in mezzo al parco, c’era pace e silenzio proprio quello di cui avevo bisogno.
 
Il resto della giornata, lo passo a pulire e sistemare le ultime cose in casa e a cercare una palestra
 
Alle 22.00, crollo esausta sul letto e fortunatamente cado in un sonno senza sogni.
 
 
 
 
 
Nelle due settimane successive Ian non si è ripresentato al locale ed io ho recuperato la mia tranquilla.
Ma si sa, “ride bene chi ride ultimo” e, infatti, il sabato sera della terza settimana mentre stavo servendo i soliti tavoli, sento una strana sensazione, che purtroppo non mi è nuova.
E’ qui.
Mi guardo attorno ma non lo vedo, forse mi sono sbagliata e sto diventando paranoica.
 
 
 
 
****
 
 
Sono passate due settimane e non sono più tornato al locale, ogni volta succedeva un imprevisto. Cena in famiglia, allenamenti in palestra e in più Carl, un mio compagno di pugilato mi aveva informato di alcuni combattimenti clandestini, se vinci guadagni molto, non che ne abbia bisogno ma è un ottimo modo di scaricare la tensione, l’adrenalina che ti circola nelle vene ti fa sentire vivo, è la mia droga, colpire ed essere colpito, vincere e dimostrare che sei il più forte, il migliore.
Modestamente non ho mai perso un incontro.
 
Driiin….Driiin….
 
- pronto-
- ehi Ian! Ti va di uscire stasera?- Lucas
-Mi spiace ma stasera ho altri impegni… -
- fammi indovinare…questi impegni prevedono una ragazza - so a cosa pensa, ma non finirà come crede lui, non ora almeno, ma ho tutto il  tempo per farla cadere ai miei piedi.

- più o  meno -
- cosa?- ops… se scopre quello che abbiamo fatto io e Kyle ci uccide.
- ehm…si hai indovinato - 
- Ian, Ian….ma quando metterai la testa a posto? La monogamia non è così male -
- per te forse, sono uno spirito libero, prendo quello che voglio - non mi farò incastrare da nessuna e poi per stare con chi? Con
Gabriella o una delle sue amiche oche, non è ancora nata quella che mi metterà al guinzaglio come Lucas.

- alla fine dovrai fare i conti con le conseguenze delle tue azioni, spero che non rimarrai troppo scottato- Lucas…
- ti ringrazio per preoccuparti per ,ma… me ne preoccuperò quando arriverà il momento -  cioè mai… - ora scusa ma sono in ritardo, ci sentiamo, salutami Maggie - e riaggancio senza aspettare la risposta.
 
Pendo le chiavi della moto al volo e sfreccio per le strade di Los Angeles, destinazione: Red Devil Lounge
 
 
 
 
 
 
- ti porto qualcosa?-
- un martini pleasure -
Il locale non è molto pieno, sul palco si stanno esibendo in un balletto comico un uomo, e due donne piene di piume colorate.
-ecco a te - la ringrazio con un cenno del capo.
 
La cerco con lo sguardo e la vedo che sta servendo un tavolo al piano di sopra e poi spostarsi tra i tavoli a ritirare i bicchieri vuoti e prendere delle ordinazioni.
Prendo un sorso del mio drink e guardo di sottecchi la barista.
E’ una ragazza abbastanza alta, bionda con occhi azzurri, indossa un topo striminzito bianco con sopra un gilet nero, una cravatta, nera, e pantaloni attillati in tinta col gilet.  Non è male ci proverei se non avessi altro da fare.
Però lavora qui, potrebbe darmi delle informazioni…
 
- scusami- lei si blocca e mi guarda interrogativa - dimmi...il drink non va bene?-
- no, no, è ottimo…veramente vorrei chiederti delle informazioni-
- scordati il mio numero - rido, in un’altra occasione forse glielo avrei chiesto.
- no non è quello che voglio… volevo chiederti se conosci Helena -
- che vuoi da lei?- è dubbiosa - sei forse un maniaco? - ora si sta scaldando, meglio correre ai ripari.
- no, certo che no…sono un suo amico d’infanzia - accenna un sorriso che non riesco a capire.
- Amico? - mi chiede con un sorriso ironico, che gli abbia parlato di me?
- diciamo che siamo conoscenti… -  scuote la testa divertita
- e dimmi come vi siete conosciuti?-
- beh… eravamo piccoli, le nostre famiglie si conoscono da sempre e inevitabilmente ci frequentavamo , ma quando si è trasferita abbiamo perso i contatti, fino a quando è tornata… e ora vorrei riallacciare i rapporti e risolvere delle questioni… non ci siamo lasciati nel modo migliore -
 
La ragazza mi si avvicina, occhi negli occhi, è come se volesse leggermi dentro, scoprire se sto mentendo o sono sincero.
 
- non mi piaci - eh?
- stai nascondendo qualcosa, ma non so cosa… ma su una cosa sono certa…- si sporge verso di me e con una mano accarezza una mia guancia.
 
Non so che fare, ha detto chiaramente che non si fida e ora mi riserva uno sguardo languido? La sua mano è sotto la mia mascella. Succede tutto in un attimo, il suo sguardo s’indurisce, rivelandomi tutta la rabbia che aveva trattenuto fino a quel momento, e con fermezza mi prende per il mento, potrei liberarmi con facilità, ma sono ancora troppo sorpreso per reagire, mi guarda minacciosa
 
 - … se osi farle del male, in qualunque modo, te la dovrai vedere con me… - il tono basso che ha usato non fa altro che confermare la veridicità delle sue parole. Lancia un veloce sguardo verso le scale e poi riporta la sua attenzione verso di me, il suo sguardo si addolcisce, adesso so che è una maschera, ma non perde la sua determinazione
 
- …e io non sono molto gentile con le persone che fanno soffrire le mie amiche - deglutisco a vuoto e lei se ne accorge e un sorriso quasi sadico spunta sulle sue labbra.
Con la stessa mano che mi ha tenuto fermo il mento, mi schiaffeggia leggermente la guancia e se ne va, lasciandomi lì come uno stoccafisso.
 
No, non gli avrei mai chiesto il numero.
 
 
 
****
 
 
 
- Mel, ho bisogno di un jak daniel’s, un cuba libre e 2 birre medie-
- arrivano subito!-
a volte non so come faccio a non tirare il vassoio in testa a qualche cliente, non è possibile metterci mezz’ora per decidere cosa prendere e poi…
 
- buona sera- mi dice quella voce.

Non è possibile, non può essere vero. Mi giro con calma calcolata verso quella voce, cerco di prolungare il momento, magari quando mi sono girata, lui non c’è più o mi accorgo di averla solo immaginata.
 
Ed è proprio quando ti svegli dall'incubo che arriva il peggio…tutte le mie speranze si dissolvono e mi ritrovo di fronte un Ian Knight, in tutto il suo splendore e la sua strafottenza che mi sorride sornione, contento dell’ effetto che mi fa.
Lo fulmino con lo sguardo e spero che una nocciolina gli si blocchi in gola togliendogli quel ghigno divertito da quella faccia da schiaffi che si ritrova.
 
- cos’è non si saluta ?… te l’ho già detto se vuoi fare la cameriera, devi essere gentile -
Ok, calma Helena conta fino a dieci e rispondi.
1,2,3,…. Oh al diavolo!
 
- senti cavernicolo non ho tempo da perdere, come hai detto tu, sto lavorando e non sono pagata per intrattenere i clienti ma solo per prendere le ordinazioni…. E siccome tu non rientri nei parametri, sei gentilmente pregato di non infastidire me, o le altre cameriere che hai adocchiato, o mi troverò costretta a chiamare Rob, il buttafuori - .
Mel che ha seguito tutta la conversazione sghignazza alle mie spalle, deve averlo riconosciuto, quando se ne sono andati, ha voluto sapere il motivo del mio cambio repentino di umore e le ho spiegato tutta la storia.
Dopo lo sfogo mi sono sentita molto meglio e ho scoperto in lei un ottimo sostegno e spalla.
Mel mi porge le ordinazioni e, senza più degnarlo di uno sguardo, torno a servire i tavoli.
 
-mi scusi signorina….- non.è.possibile
- che diavolo vuoi ancora! Ti ho detto che sto lavorando e…- non mi lascia terminare la frase
- non sono pagata per intrattenere i clienti ma solo per prendere le ordinazioni - mi fa anche il verso! - lo so… infatti io dovrei ordinare- lo guardo stranito
- ok… che vuoi?-
- ehi…adesso sono un cliente devi trattarmi gentilmente- mi dice sorridendo in modo sardonico.
 Ma che b….
 
- che desidera signore? - dico usando un tono professionale che però non riesce a nascondere tutta la mia irritazione.
- non saprei…lei che mi consiglia?- addirittura!
 
Mettendomi il più falso sorriso che riesco a fare rispondo alla sua provocazione- la specialità della casa è arsenico, scecherato con ghiaccio con un goccio di ammoniaca il tutto spolverato con un po' di veleno per topi e una fetta di limone, glielo consiglio -
- beh se tratti così tutti i clienti ci credo che il locale sia vuoto…- dice sorridente - credo che mi limiterò a un martini pleasure - peccato…
- bene lo porto subito-
 
 
 
 
 
- un martini pleasure - sbotto alla mia amica barista
- per il tuo amico?- chiede con ironia
- certo, siamo amicissimi- usando un tono falsamente entusiasta.
 
Mel si fa subito seria - stai attenta, quel tipo non mi piace, prima ci ho parlato e non mi ha fatto una buona impressione- oh amica mia, si preoccupa tanto per me. La conosco da poco ma ci lega un forte legame.
 
- lo so, non preoccuparti- prendo l’ordinazione e torno dal mio incubo personale.
 
Sbatto il bicchiere sul tavolo - ecco a lei…- e m’incammino verso la parte opposta, col pensiero di avvicinarmi il meno possibile a questa zona.
Ma una mano mi blocca il polso, obbligandomi a girarmi verso di lui.
Ha una faccia seria, non c’è traccia di malizia o scherno - senti…abbiamo iniziato col piede sbagliato - faccio per rispondere ma mi blocca- lo so che la colpa maggiore l’ho io, e che anche nei nostri precedenti incontri non siamo partiti col piede giusto….ma dammi la possibilità di rimediare- mi guarda supplichevole.
Che sta succedendo?
 
- permettimi di farmi conoscere e lasciati conoscere, non siamo più bambini-
- sicuro di non aver bevuto troppo?- mi guarda stranito
-certo che no, sono lucidissimo e completamente serio- il suo ragionamento non fa una grinza è giusto, ma posso fidarmi?
Forse legge qualcosa nel mio volto e intuendo i miei pensieri aggiunge- senti… pensaci ok? Ti chiedo solo questo- e mi lascia andare.
 
 
Mi devo fidare?

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Capitolo 6
*** Il gioco della margherita ***




Ciao! eco il nuovo capitolo, "il gioco della margherita" da piccola lo facevo sempre per prendere una decisone -  a volte lo ammetto baravo e voi vi chiederete come si bara con la margherita? oh beh ci si riesce hihihihhiihiih -
Beh come capitolo non mi convince molto, ma è il meglio che mi è venuto quindi abbiate pietà.
Ringrazio tutti quelli che mi hanno inserito nelle preferite, seguite e ricordate : )
spero di leggere qualche vostro commento - vorrei tanto sapere cosa ne pensate, se avreste fatto diversamente, o se avete delle idee da proporre o se la storia è all'altezza delle aspettative - e ora buona lettura!

____________________________







Mi sembra di essere tornata bambina, quando pensavo di risolvere tutto con una margherita.
M’ama, non m’ama
Vado, non vado
Saluto, non saluto
….
 
Allo stesso modo sono imbambolata a guardare il corridoio da cui dovrebbe arrivare ripetendomi continuamente la stessa litania.
 
Mi fido, non mi fido…. Mi fido, non mi fido….
 
Ma questa margherita sembra essere infinita e la mia domanda non trova una risposta.
 
 
 
Da quella sera Ian è venuto spesso al locale, ormai ha un tavolo riservato visto che si siede sempre al solito posto, lo stesso della sera della “chiacchierata”.
 
In queste due settimane, non ci siamo scambiati nulla di più che frasi di circostanza, a volte lui sembra voler chiedere di più ed inevitabilmente mi si accende un campanello d’ allarme e in quei momenti mi dileguo con la scusa di servire altri clienti o qualche lavoro nel magazzino.
 
Nonostante il mio atteggiamento scostante Ian non si è arreso, al contrario cerca di rispettare i miei tempi e non posso che riconoscergli una certa maturità.
 
Ok a vederlo e parlarci sembra un bambino nel corpo di un ventitreenne ma sta di fatto che sta dimostrando più giudizio di me, che nonostante decantassi tanta maturità e capacità di affrontare i problemi, continuo a scappare come una lepre braccata dal cacciatore.
E un pensiero sorge spontaneo. Forse la bambina ero io….
 
E ancora il gioco della margherita torna a riempirmi la testa. Mi fido, non mi fido…
 
Sapevo che il mio atteggiamento era stupido e infantile, non gli stavo dando neanche una possibilità, lo avevo etichettato. Ma come posso fidarmi, come posso sapere che fa sul serio o se invece è tutta una sceneggiata come dice Mel e come la vocina che in fondo al mio cuore le dava ragione?
 
 
 
- Uff… ecco che arriva il bell’imbusto - la voce scocciata di Mel mi riscuote dai miei pensieri e mi risparmia una figura pietosa.
 
- Chissà che avrebbe pensato nel vedermi fissare l’ingresso.
Mi giro di scatto e scuoto la testa divertita e guardo Mel fulminarlo con lo sguardo.
 
Loro due proprio non si sopportano.
Mel non perde occasione per schernirlo e lui fa lo stesso, ho paura a lasciarli solo anche solo per un minuto, ma nonostante tutto mi diverto troppo a vedere i loro battibecchi.
Sembrano due galli nel pollaio.
 
Mel sa tutta la storia, gli ho raccontato tutto la sera che è venuto per la prima volta al locale, era inevitabile visto che aveva capito subito che qualcosa non andava.
Mi aveva ascoltato senza battere ciglio ma quando ho finito di raccontare è scattata come una molla e si era messa a inveire contro Ian, affibiandogli epiteti davvero coloriti.
 
E’ stata una scena molto divertente.
 
****
 
Dopo aver pagato, mi guardo attorno e la vedo al bar a parlare con Mel.
 
E’ davvero bella, ma ha un caratterino, è irritante, spocchiosa, sempre con la battuta pronta.
Beh questo va a suo favore è divertente stuzzicarla, ma quando penso di aver trovato la strategia giusta…lei cambia le carte in tavola.
 
Quando Kyle mi ha proposto la scommessa, ho capito subito che non sarebbe stata un’impresa facile, ma è proprio questo il bello, rende le cose più divertenti, un po' come negli incontri di box, vincere e dimostrare di essere il più forte.
E poi c’è da tenere in considerazione il mio orgoglio, io…Ian Knight che posso avere con un solo schiocco delle dita, tutte le ragazze che voglio, lei che fa? M’ignora, si prende gioco di me, lei e la sua amichetta.
 
Quella Mel è una vipera…forse ha fiutato qualcosa? No impossibile…
 
- Uff… ecco che arriva il bell’imbusto-
- adorabile come sempre Mel - mi rivolgo verso Helena sfoggiando uno dei miei migliori sorrisi - Ciao Helena - mi risponde con un sorriso.
 
Mel fa una faccia disgustata - certo…aspetto con trepidazione questo momento per tutta la giornata - mi rivolge un sorriso falsissimo, come un soldo bucato.
- non puoi proprio fare a meno di me eh…- e mi appoggio al bancone
- mi spiace ma non sei il mio tipo - dice sorridendo criptica.
 
Da parte di Helena proviene uno sbuffo spazientito - ok…. Mel, dammi la mia ordinazione così potete tranquillamente come due piccioncini -
-COSA!?-
-TI SEI AMMATTITA!- urliamo contemporaneamente io e Mel.
Non è una battuta divertente.
Ride - andate anche in sincrono, ma che teneri che siete - detto ciò prende il vassoio e se ne va.
 
Spazientito mi dirigo al solito tavolo, ordino e come sempre Helena si allontana subito.
Eh no…questa volta mi starà a sentire.
 
- Helena! -
- si? -
- tutto bene?- dico fintamente premuroso.
 
 La tattica migliore per avvicinare una donna è essere gentile e chiederle qualcosa su di lei, le donne apprezzano, si sentono importanti.
 
Mi guarda interdetta, non sa se rispondermi o no. Si morde l’angolo del labbro inferiore, come posso rimanere affascinato da un gesto così insignificante!
 
Dopo un respiro profondo mi risponde - tutto bene grazie, questa sera il locale non è molto pieno e per la salute dei miei piedi è un bene - è il discorso più lungo che mi ha rivolto da settimane.
 
Sento già il profumo della vittoria e dentro di me sto sghignazzando. Forse ho fatto progressi.
 
- bene… così ti puoi rilassare un po'-
- già….tra poco vado in pausa - bingo!
- allora lascia che ti offri qualcosa - è un modo per parlare un po'.
Ha un’espressione dubbiosa, non sa che fare. Continua a dare rapide occhiate verso il bancone del bar.
 
Ian batti il ferro finche è caldo.
 
- dai non mordo mica - e alzo le mani in alto.
- ok… vado a prendere un po' d’acqua, tu vuoi qualcosa?-
- no lascia faccio io…tu siediti - è basita, l’ho spiazzata con questa uscita.
Sorrido beffardo. Forse un modo per far breccia nel suo muro è questo.
 
 
****
 
 
mi fido, non mi fido….
 
 Ormai questa è diventata la colonna sonora di questa serata e di quelle precedenti.
Lo guardo mentre viene verso di me, ha uno sguardo sorridente e sicuro e ripenso alle sue parole, aveva uno sguardo sincero quando le ha pronunciate.
 
Se almeno ricevessi qualche segno, nulla di eclatante, come alberi in fiamme che non bruciano o la divisione delle acque, ma un piccolo, piccolissimo suggerimento per capire dove andare.
Non chiedo poi molto.
 
Mentre sono persa nei mie pensieri, Ian arriva e poggia la bottiglietta e il bicchiere sul tavolino di fronte a me e prende posto sull’altra sedia.
 
- hai pensato a quello che ti ho chiesto?- dritto al punto il ragazzo.
- si, ci ho pensato…- cerco le parole adatte da dire ma nemmeno io so come continuare la frase. Ci pensa Ian a togliermi da questa situazione
- ma non hai ancora capito se ti puoi fidare o meno, giusto?- sorrido imbarazzata, ha capito subito.
- già - forse se sono sincera con lui posso trovare una soluzione. Mi guarda intensamente negli occhi e mi sembra di annegare in quell’azzurro come il ghiaccio.
 
- Dimmi come posso farti cambiare idea -
- non lo so, ho pensato e ripensato al tuo discorso e per quanto lo trovo giusto non riesco a fidarmi e devi riconoscere che ne ho tutte le ragioni… -
- lo so ma il passato è passato, non siamo più bambini - non lo lascio continuare
 
- e l’atteggiamento della festa? E della prima volta che sei entrato qui?- non eravamo bambini, è successo poche settimane fa e col suo atteggiamento mi aveva dimostrato che non era cambiato per nulla…
- sai sono molto confusa… sembra che in te alberghino due personalità, quella spocchiosa e arrogante di quei momenti e quella con cui ho avuto a che fare nelle ultime settimane, e quella con cui sto parlando adesso…- e lo indico - che è l’opposto - mi guarda sbalordito e…preoccupato?
 - che ti aspettavi Ian? -
 
Abbassa lo sguardo colpevole - lo so, hai perfettamente ragione il mio atteggiamento nei tuoi confronti non è stato molto…coerente…- sembra indeciso, insicuro ed è strano vederlo in questo stato, ha sempre avuto un atteggiamento spavaldo e sicuro di se, ed ora vederlo seduto di fronte a me che cerca le parole adatte passandosi una mano nei capelli lo fa sembrare quasi tenero, indifeso….ma ho detto quasi.
 
- solo che quando ti ho “conosciuta” al bar non sapevo chi fossi e ti ho trovato una bella ragazza, e si è vero, lo scopo era portarti a letto…. è che non ho mai avuto una storia seria, solo storie di una notte o massimo una settimana -
 
E’ una macchinetta ora che ha iniziato il discorso non riesce a smettere.
Ma quello che dice mi sconcerta, in sostanza usa le donne per sfogare le sue esigenze, la mia espressione s’indurisce e lui se ne accorge
 
- lo so che non è corretto ma non ho mai trovato una ragazza per cui valesse la pena fermarsi, tutte quelle che ho conosciuto erano superficiali, belle si ma oltre quello non c’era altro - beh se ripenso alla brunetta con cui si era presentato al locale, non posso dargli torto, era un oca - e onestamente anche loro usavano me, era un tacito accordo “ io aiuto te, tu aiuti me” - effettivamente…
- ma tutto questo giro l’hai fatto per arrivare dove?- vorrei capire che ruolo occupo in questa storia
- tutto questo per dire che credevo fossi una ragazza del genere - dice imbarazzato.
Cosa!? I-io… ha pensato che fossi un’oca!
 
- ma non sei così, ora lo so - si sta arrampicando sui vetri? - insomma solitamente le belle ragazze non sono proprio intelligenti -
- ehi! Questa è discriminazione! È come se dicesi che tutti gli uomini ragionano con l’affare che hanno tra le gambe!- ma come si può essere così…. Agrhh.
Lo trucido con lo sguardo, meglio per lui se chiude il discorso ora, altrimenti non supera la serata indenne.
- ok, ok scusami mi dispiace… ma il punto è un altro -
- illuminami…- rispondo acida.
- allora….- Si risistema sulla sedia e si sporge verso il tavolo, io lo imito fino a che solo pochi centimetri ci dividono.
- pensavo fossi così, ma appena ti ho avvicinata hai tirato fuori gli artigli e mi hai tenuto testa, e credimi nessuna c’era mai riuscita. Poi quando ho scoperto che quella ragazza eri tu, sono rimasto basito, non potevo crederci, ero piacevolmente colpito. Sei completamente cambiata, in tutti i sensi - sorriso malizioso, ma sorvolo limitandomi ad un alzata degli occhi
- al locale ho voluto provocarti, mi avevi liquidato con un bel due di picche ed ero ferito nell’orgoglio, ma anche quella volta mi hai spiazzato e quando sono tornato a casa, ho ripensato a quando eravamo piccoli e tutto il resto, e mi sono fatto… un esame di coscienza. Non mi sono comportato bene con te e il fatto che eravamo bambini non mi giustifica, vorrei che mi dessi la possibilità di rimediare - dice supplicandomi.
 
Mi scruta attentamente in attesa di una mia reazione che non arriva.
La mia mente è in standby, e non da segni di ripresa.
 
-ti chiedo una possibilità…solo una e se poi pensi che ti stia prendendo in giro ti lascerò in pace - conclude tutto soddisfatto della sua arringa e  tornando alla posizione iniziale, con la schiena poggiata contro lo schienale.
 
Mi fido, non mi fido….
E al diavolo il gioco della margherita, forse la risposta non è né l’una né l’altra ma è nel mezzo.
Il mondo non è tutto bianco o tutto nero, mi basterebbe dargli un po' di fiducia.
Ma perchè mi è così difficile?
 
Dannazione avevo detto addio all’insicura Helena ed ora mi ritrovo punto e a capo. Agrrrr…perché mi fa questo effetto?
 
“ho ripensato a quando eravamo piccoli e tutto il resto, e mi sono fatto un esame di coscienza non mi sono comportato bene con te e il fatto che eravamo bambini non mi giustifica, vorrei che mi dessi la possibilità di rimediare… ti chiedo una possibilità”.
 
Forse è questo il segno che aspettavo, ha riconosciuto i suoi errori e mentre proseguiva con la sua filippica sembrava sincero…
Nonostante ciò non riesco a rispondere positivamente, la vocina dentro la mia testa, che ormai ha la voce di Mel, mi dice di non fidarmi.
 
Ma se fosse sincero?
 
Lo guardo cercando una risposta a tutte queste domande, ed inaspettatamente arriva, come un fulmine a ciel sereno.
Vulnerabilità.
Ho paura che fidandomi e aprendomi a lui, mi renda troppo vulnerabile nel caso le parole di Mel e la vocina abbiano ragione.
Ma la storia non si fa con i “se” e con i “ma”… urge una decisone.
 
- Io… -
- Helena, ho bisogno del tuo aiuto - una Mel tutta trafelata, sale dalle scale e mi blocca a inizio della frase.
Entrambi ci voltiamo nella sua direzione.
 
- che succede?- chiedo preoccupata
- verresti a darmi una mano al bar? La pedana si è allagata tutta, abbiamo un buco nel tubo del rubinetto - è ora di rinnovare il sistema idraulico, ormai dovrebbe andare in pensione.
-volete una mano?- interviene Ian
- meglio di no damerino…non vorrei ti rovinassi i tuoi bei vestitini - gli rimbecca Mel
- damerino…bell’imbusto…vai alla grande Mel - dice sarcastico Ian
- te lo ripeto…non chiamarmi Mel, non siamo amici -
- ok… miss acida -
 
Mel sta per ribattere ma la blocco subito e scusandomi con Ian la seguo al piano di sotto.
Effettivamente la pedana è completamente allagata e non sapevo proprio che fare.
Roxy nel frattempo imprecava contro il tubo, non so che volesse ottenere, ma era una scena alquanto buffa.
 
Chiamare l’idraulico era improponibile, alle 2 di notte era già bello che addormentato, Roky l’ altro barista non c’era e certamente ne io ne Mel sapevamo cosa fare.
 
- chiudete l’acqua- Ian compare nel mio campo visivo e lo vedo avvicinarsi al lavandino - mi passate una chiave inglese?- dice rivolto a tutti più che a qualcuno in particolare.
Poiché nessuno reagisce, mi dirigo sul retro e recupero la cassetta degli attrezzi, non sapendo cosa sia una chiave inglese meglio portare tutto.
Mazzate se pesa…
 
Quando ritorno al bar, trovo ad attendermi una scena da infarto.
Ian è inginocchiato davanti al lavandino intento ad armeggiare con un qualcosa d’indefinito, ma quello che più attira la mia attenzione è il fatto che si sia tolto la camicia e sia rimasto con in sola maglietta, sottolinerei attillata che gli fascia il torace e l’addome mostrando un fisico ben proporzionato e abbastanza muscoloso. Sembra uno di quegli idraulici che nei film, casualmente, arrivano quando il marito della signora non è in casa.
 
- Helena non sbavare- il sussurro infastidito di Mel mi riporta con i piedi per terra, facendomi arrossire di colpo, spero solo che lui non se ne sia accorto, anche se il sorrisetto che ha stampato sulla faccia mi suggerisce il contrario.
 
M’inginocchio vicino a Ian che prende quella che deve essere la famosa chiave inglese e cerca di stringere il bullone ma per un qualche motivo il tubo si stacca e sia io che Ian ci ritroviamo inzuppati. Lancio un gridolino di spavento e mi allontano di scatto mentre lui cerca di sistemare il tubo, lo vedo prendere un manicotto a vite e lo poggia sulla zona della perdita. Inserisce la vite nella sua sede e la stringe con la chiave, a detta sua è una soluzione provvisoria e consiglia a Roxy di chiamare il più presto possibile un idraulico.
 
Roxy mi chiede di accompagnare Ian nei camerini per farlo cambiare. Solo in quel momento mi accorgo del piccolo particolare. La maglietta bianca è ormaicompletamente zuppa sul davanti e lascia poco all’immaginazione. Che fisico…
Helena! Ti sembra il momento?
 
Più imbarazzata che mai lo accompagno agli spogliatoi.
- ecco… puoi cambiari qui, lì…lì c’è il bagno, ti aspetto… qui- concludo incerta.
Dio sembro una menomata mentale.
 
- ok, grazie- sorride amichevolmente ed entra nel bagno.
Il silenzio si cristallizza nella stanza, intercalato dal fruscio della sua maglietta e dal rumore dell’acqua che scorre.
- mi spieghi come mai uno come te sa riparare un tubo dell’acqua?- non sopporto questo silenzio è opprimente e non mi permette di evadere dai miei pensieri.
Ma lo ammetto sono anche molto curiosa.
 
- un anno era successo anche a casa mia. Era Natale e ovviamente nessuno lavorava, così papà si era impuntato di sistemare lui, “ sono un uomo è nel mio codice genetico”- scimmiottando la voce di suo padre, inevitabilmente immaginare Edward, vestito di tutto punto, chino sotto un lavabo  mi fa scoppiare a ridere - sta di fatto che non ha fatto altro che peggiorare la situazione e così, quando due giorni dopo è arrivato l’ idraulico mi sono fatto spiegare come sistemare almeno momentaneamente la perdita -
- oddio… tuo padre che ripara qualcosa? Me lo ricordo ancora quando gli è venuta la fantastica idea di costruire la casa sull’albero… - è il suo turno di scoppiare a ridere
- è vero me ne ero dimenticato, sembrava più una scultura astratta - ed esce dal bagno, solo che il signorino non si è abbottonato la camicia, no… lo fa di fronte a me.
 
E’ una provocazione!
 
Il primo istinto è di voltarmi, ma vuole giocare? Allora giochiamo.
Raccolgo tutta la mia determinazione e cercando di non arrossire mi avvicino senza togliergli gli occhi di dosso, le mie mani prendono il posto delle sue e lentamente dall’ alto verso il basso abbottono bottone per bottone e nel farlo non posso non vedere la sua pelle liscia e ambrata.
- ti piace quello che vedi ? - sussurra suadente al mio orecchio.
Rialzo gli occhi e nei suoi posso chiaramente vedere una scintilla di malizia che li attraversa.
 - ho visto di meglio - dico usando il suo stesso tono e gli sorrido, per poi tornare alla mia attività, lui mi guarda stupito e poi mi sorride divertito.
 
Il suo respiro, che si è fatto leggermente più accelerato, mi soffia sui capelli, ma non lo trovo fastidioso, è leggero e caldo.
Quando arrivo all’ultimo bottone e mi ci soffermo più del necessario e appena capisco che la mia mossa ha sortito l’effetto desiderato mi allontano.
 
- forza ormai il locale sta chiudendo - dico ormai vicina alla porta - “e non voglio rimanere chiusa qui dentro tutta notte con te Knight” aggiungo mentalmente.
 
Lui non si è mosso dal suo posto ma mi sorride maliziosamente - beh… magari potresti trovarla un’esperienza interessante - quel ragazzo non può fare ameno di certe uscite.
Incrocio le braccia al petto e lo guardo piegando la testa di lato e penso che questa, è la seconda chiacchierata civile che facciamo.
 
Forse posso provarci, forse posso accantonare i miei pregiudizi e ricominciare…
 
Ian, dopo una prima esitazione, mi raggiunge e come me si blocca sulla porta, aspettando che io esca.
Ma prima devo fare una cosa.
-Ian?-
- si?-
- hai una sola possibilità, giocatela bene - dopo un primo momento di smarrimento sorride vittorioso.
 
- Posso accompagnarti a casa?- mi chiede con voce baldanzosa
- No - gli rispondo secca ma divertita.
 
Ed esco dalla stanza senza aspettarlo.
 







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Red Fairytale                                             (Twilight) conclusa
Chi l'ha vista?                                            (demenziale) conclusa
La ragazza che viaggia nel tempo             (fantasy)

e due storie nuove sono sul fanworld sempre sotto questo nickname 






 

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Capitolo 7
*** Giorno libero ***


Buon Giorno! Oggi non succede niente di eclatante, sarà solo una giornata dedicata a loro stessi, quindi non mi perdo in chiacchere. Voglio solo ringraziare tutti quelli che hanno messo la storia tra le preferite le seguite e le ricordate - mi riempie il cuore di gioia - e in particolare pikkolaprincess per aver recensito l'ultimo capitolo  : )
ora ho davvero finito. Buona lettura!

p.s.    ditemi che ne pensate, sarò felicissima di leggere i vostri commenti!
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-pronto?- dico sbadigliando
Chi diavolo mi sveglia alle 8 di domenica mattina!
- buon giorno raggio di sole!-
- Kyle sei un coglione! - quel ragazzo peggiora di anno in anno - che ti salta in mente di chiamarmi alle otto di mattina, di domenica poi!- sbotto irritato
- amico… mi mandi ceri messaggi alle due di notte appena l’ ho letto ti ho chiamato, ieri sera ero leggermente occupato, oh…. Ian era una bomba, se vuoi, te la presento una sera - non posso non ridere.
- certo Kyle… -
- Allora la bambola ha abboccato all’amo?-
- già, ma non si fida ancora del tutto, devo giocarmi bene quest’uscita - devo escogitare qualcosa, ma chiedere Kyle è inutile, la sua concezione di appuntamento consiste nell’abbordare una ragazza in un locale e chiudersi nella macchina o direttamente in un privè, se non ha voglia di spostarsi, e farsela.
Certamente non è il soggetto più indicato. Lucas sarebbe perfetto ma rischierei di fargli scoprire della scommessa…
 
-ricordati che hai cinque mesi quindi, datti una mossa - non deve ripeterlo, lo so benissimo - senti hai da fare oggi?-
- dormire - come stavo facendo prima rompiscatole!
- Ian, non fare il vecchietto, il mese prossimo inizia l’università e non avremo tutto questo tempo libero…-
- da quando t’interessi all’università? - due anni e non ha dato neanche un esame!
- ehi, lo studio è importante se vuoi avere un buon lavoro - dopo due minuti di silenzio scoppiamo a ridere.
Kyle ha il posto assicurato quando uscirà dall’università, non è importante con quanto esca. Per quanto riguarda me, do il minimo indispensabile, finiti gli studi, lavorerò nello studio di papà, anche se lui non approva questa mia superficialità, così come mamma, ma ormai si sono arresi, si limitano a scuotere la testa per manifestare il loro dissenso.
 
- tornando al discorso principale, esci? Mi devi raccontare nei dettagli. Me la deve pagare quella stronzetta - non ha ancora digerito il suo comportamento di quella sera. La scommessa é il suo modo di vendicarsi.
-ok, ok... Tra due ore all’Arnold - riaggancio senza aspettare la sua risposta e mi rimetto a letto cercando di dormire almeno per in altra ora.
 
****
 
Un rumore fastidioso mi distrae dal mio sogno e mi lascia in uno stato di dormiveglia. Il rumore si fa più persistente. L’incoscienza del sonno sta svanendo, piano piano, riprendo contatto con la realtà.
 Mugolii di protesta escono dalla mia bocca.
 
No non voglio svegliarmi, so che se lo faccio, la realtà dei fatti mi piomberà addosso come un macigno, ma cosa mi é saltato in mente ieri sera! E non avevo bevuto nulla, non posso neanche dare la colpa ai fumi dell'alcool.
 
Apro gli occhi lentamente e subito vengo colpita dai raggi del sole che birichini fanno capolino dalla finestra.
 
Il susseguirsi degli eventi, le sue parole, il tubo dell'acqua,... Mi hanno fatto pensare che forse ero troppo dura, di essere accecata dai pregiudizi e che mi stessi comportando come una bambina ed ho pensato che era giusto dargli una possibilità.
 
Spero di non dovermene pentire.
 
Ancora quel rumore fastidioso, questa volta più insistente di prima. E’ il campanello, con uno sboffo lancio le coperte di lato e svogliata vado ad aprire.
Non guardo chi é, posso solo sperare che non sia un ladro o un assassino.
 
- Buon giorno bellezza!- esclama una Mel tutta sorridente che senza troppi convenevoli entra e si dirige in cucina.
Ma come fa a sprizzare energia da tutti i pori di prima mattina !?
 
- Mel - dico a mo di saluto
- che fai già in piedi? É prestissimo - Mel intanto sta togliendo qualcosa da delle buste e ha acceso la macchinetta del caffè.
- presto? Helena sono le 10... - é così tardi?
-... Il sole splende, il canto degli uccellini é nell'aria, tutti sono vestiti a festa. Non puoi passare la mattina a dormire! - cosa!? la guardo stranita.
- Mel sicura di stare bene? Hai sbattuto la testa da qualche parte? - forse devo portarla in ospedale, giusto per un controllo, per stare più sicuri.
- ah...ah..., molto spiritosa. Sto benissimo, ora...- e mi poggia davanti una tazza fumante di caffé e un gigantesco muffin - mangia, ho portato la colazione -
 
Così tra un morso e una sorsata abbiamo fatto colazione e le ho raccontato quello che é successo negli spogliatoi. Non ha perso occasione di mettermi in guardia, sembra quasi gelosa.
Passiamo la mattina così e quando arriva l'ora del pranzo, la invito a rimanere. Preparo un’insalata e della carne con patate al forno e ci sediamo sul divano a mangiare e commentare il nuovo episodio di Sex and the city.
 
****
 
Alle 10:00 io e Kyle siamo seduti al bar con due tazze di caffé fumante a parlare di ieri sera.
- hai recitato la parte del prode cavaliere che salva la donzella in pericolo, una storia vecchia come il mondo ma funziona sempre - mi dice scoppiando in una fragorosa risata, presto seguita dalla mia.
- già, spero solo che quella Mel non mi metta i bastoni tra le ruote-
- lasciala a me che gli do una ripassata -
- ahahh... É tutta tua se riesci a domarla, ha un bel caratterino -
- é più divertente cosi -
 
Dopo più di un’ora ci salutiamo e ci diamo appuntamento per la sera, mentre il pomeriggio lo passo in palestra ad allenarmi, fra tre giorni ho un incontro e voglio vincere.
 
****
 
- allora che facciamo questo pomeriggio?-
- non lo so, avevo in mente di fare un giro per negozi di arredamento, devo comprare delle tende per il soggiorno e poi cercare un negozio di sport per comprare quello che mi serve per le lezioni di danza, tra una settimana iniziano le lezioni e non ho ancora preso nulla, ma se non vuoi, possiamo fare altro. Ho ancora tempo - non voglio obbligarla
- no é perfetto ti do una mano ... -
- ok... allora due minuti mi cambio e andiamo, abbiamo molto lavoro da fare -
 
 
Mel mi ha aiutato a scegliere le tende e tutti il resto, e tra scherzi e risate arriva sera senza che ce ne accorgessimo.
 
- grazie della compagnia Mel, avevo bisogno di un’uscita tra amiche - sul suo viso solare compare un ombra di tristezza, ma cosi velocemente, come é venuta, scompare.
E' preoccupata per me, lo so bene, non ci conosciamo da molto ma é stato come con Cassy, amore a prima vista.
- non ringraziarmi anch’io mi sono divertita e quando ne hai bisogno, chiamami e io arrivo - mi accarezza delicatamente la guancia e mi abbraccia, riesco a  percepire tutto l'affetto che mi trasmette e non posso fare altro che ricambiare felice. Chi si aspettava di incontrare una ragazza come lei? Io certamente no.
 
****
 
Arriviamo al Beach Barsalle dieci di sera e appena entriamo, Kyle si guarda attorno alla ricerca del divertimento della serata.
E’ pieno di gente la musica sovrasta qualsiasi altro rumore, gente è seduta ai divanetti e parla animatamente, altri invece ballano dove trovano spazio.
 
- Kyle - dico per attirare la sua attenzione - vado a prendere da bere -
- certo, io intanto ho già adocchiato qualcosa - mi risponde divertito e con una mano m’indica un punto alle sue spalle.
- niente male fratello - e con una pacca sulla mia spalla, Kyle si allontana e si dirige verso un divanetto, dove ci sono tre ragazze che ammiccano nella nostra direzione.
 
Quando torno, trovo Kyle che tiene banco in mezzo a due ragazze a cui cinge le spalle e che ridono giulive a quello che sta dicendo. L’altra ragazza invece è leggermente in disparte, gioca con la cannuccia del suo drink e mi osserva mentre mi avvicino. Saluto e Kyle appena mi vede lascia le due ragazze e si alza e si mette al mio fianco  e posandomi una mano sulla spalla mi indica la ragazza della cannuccia.
 
- Ian lei é Clare, Clare lui é l'amico di cui ti ho parlato, sta affrontando una prova molto dura e ha bisogno di rilassarsi - la ragazza mi squadra dalla testa ai piedi e dal sorriso malizioso sembra gradire. Mi si avvicina ancheggiando e lascivamente mi accarezza il braccio.
- povero, non preoccuparti ci penso io a farti rilassare - soffia a pochi centimetri dal mio viso e delicatamente mi bacia sull'angolo della bocca.
 
Già pregustando il fine serata, ci buttiamo nella pista da ballo. Clare mi balla attorno e non perde occasione di strusciarsi addosso a me. Subito le mie mani corrono sul suo corpo formoso, così diverso da quello di Helena.
Ma che diavolo!Ho tra le braccia una tipa che non vedesse l'ora di arrivare al sodo e io penso a quella!
Subito accantono il suo pensiero e dopo poco più di un’ora io e Clare siamo in macchina. Destinazione il suo appartamento.
Senza inutili preamboli ci troviamo subito nudi nel letto a consumare il nostro amplesso.
 
****
 
Mel se né é andata e dopo aver mangiato qualcosa di leggero, mi metto a letto a leggere. Presto la stanchezza si fa sentire ma prima di addormentarmi due pensieri mi riempiono la mente.
Prima penso a Ian... Chissà che sta facendo? E subito dopo mi chiedo perché diavolo ho pensato una cosa del genere.
 
****
 
Clare si é addormentata quasi subito mentre io osservo il soffitto pensando a dove portare Helena.
Nel sonno, Clare, mi si avvicina e tenta di abbracciarmi, infastidito, mi scosto e scendo dal letto. Prendo le mie cose e velocemente esco dall'appartamento appagato e con un’idea su dove portare il soggetto della mia scommessa.
 




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Piccola dedica all' Arnolds cafè che mi sopporta quasi tutti i giorni e che ha visto nascere questa storia


Vi ricordo le altre mie storie - ne ho aggiunta una nuova "La donna giusta" se vi va fateci un salto

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Capitolo 8
*** Prima uscita? ***




Buon giorno!!!!!!!! avete visto che bella giornata? Milano è afosa però c'è un leggero venticello : )
Prima di tutto voglio ringraziare quelli che hanno messo la storia tra le preferite, le ricordate e le seguite GRAZIE 1000
Un ringraziamento speciale anche a Francesca_90 che mi ha inserito tra gli autori preferiti : )

Passando al capitolo oggi i due si ritrovano e come notate dal titolo si parlerà di uscite. Usciranno? non usciranno? leggete per scoprire!

p.s: spero di leggere qualche vostra recensione!!! o blocco la storia!!! muahahahahahh - no scherzo non la blocco ma era da tanto che volevo provare l'ebrezza di scrivere questa minaccia.

p.p.s: probabilmente ci metterò di più a postare il prossimo capitolo. Inzia la sessione esami per me e il tempo sarà limitato ma farò del mio meglio promesso.

Buona lettura!
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- Hai da fare domani? -
- ciao Ian, si tutto bene, te?- ma gli hanno insegnato le buone maniere?
- bene grazie, sono solo un po’ stanco - lo guardo a bocca aperta ma lui non sembra farci caso.
Questo ragazzo non sa dove sta di casa l'educazione?
 
Senza dargli corda continuo a preparare i cocktail, questa sera al bar c’è solo Mel e da  sola non riesce a preparare tutto… e così le do una mano.
Sono discretamente brava, fino ad ora nessuno è andato all’ospedale, è un buon segno no?
- comunque... hai da fare domani sera? - sbuffo
- forse, perché? - meglio avere delle uscite di sicurezza, non si sa mai...
- perfetto allora ti porto fuori, alle 8 sono da te - eh?
- scusami !? -mi fermo a guardarlo con gli occhi fuori dalle orbite.  Io a cena con lui!
- ah! mi devi dare il tuo indirizzo -  continua senza darmi retta
- COSA!?-
- il tuo indirizzo - scandendo le parole lentamente, come se si stesse rivolgendo a una menomata
- ho capito ma voglio sapere che succede, perché ti serve il mio indirizzo? -
- devo venire a prenderti se no come ti porto a cena, che c'é da capire? -
- COSA C’E’ DA CAPIRE? - ma è tonto di suo o lo fa apposta?Cerco di abbassare il tono di voce - beh non saprei, lasciami pensare… - e porto un dito sulle labbra con finta aria pensierosa - ah… forse prendi decisioni per me senza chiedermi nulla - mi ha scambiato per un cagnolino?
Mi guarda storto come se fossi matta.
 
Con irruenza sistemo i drink sul vassoio e infuriata servo i clienti. Chissà che faccia devo avere, alcuni clienti avevano una faccia spaventata.
- che differenza fa il come te lo chiedo! Non basta che ti porto fuori a cena? A voi donne piace fare queste uscite - sbotta esasperato, proprio non capisce.
 
Quando torno indietro, lo trucido con lo sguardo, se questi potessero uccidere lui, sarebbe già nella tomba - anche se fosse…. Ciò non toglie che devi chiedere, non puoi dare per scontato che quando schiocchi le dita tutti sono lì per te -
Alza gli occhi al cielo scocciato - quanto la fai lunga... Ok, riformulo la domanda. Domani sera se non hai impegni, usciresti con me? -
- visto? Era così difficile usare un po’ di educazione?-
Borbotta qualcosa d’incomprensibile forse anche a lui.
- allora esci con me o no? -
- mi spiace ma no -
- perché no? Mi sembrava che avessimo accantonato i comportamenti infantili - è irritato.
- infatti, ma domani lavoro, dovrò coprire il turno di una ragazza - mi riserva uno sguardo allucinato.
- eh tu hai fatto tutto questo casino sapendo già che non potevi! - dentro di me rido spudoratamente.
- primo all'inizio non me lo hai chiesto ma imposto, quindi era impossibile rifiutare, ed infatti, quando me lo hai chiesto, ti ho detto di no. Secondo, dovevi imparare un po’ di buone maniere, hai molto da imparare sulle donne - sorridendo soddisfatta del mio ragionamento.
- si può sapere che hai di strano? Tutte le ragazze farebbero a gara per uscire con me e tu mi tratti a pesci in faccia! - dice cerando mi mantenere la calma, anche se non posso non notare la vena che pulsa freneticamente sul suo collo.
 
- Non m’interessano le altre svampite -
- Ok, ma non mi dai neanche una possibilità anche se l’ultima volta hai detto il contrario. Tutti mi trovano simpatico, di buona, ottima oserei dire, compagnia -
- Beh, non sono affatto d’accordo. Primo il tuo taglio di capelli è orribile secondo cammini come un tacchino e quell’aria da super uomo che sfoderi ogni volta che mi vedi m’irrita e hai uno sguardo da pesce lesso -
 
Esasperato, si alza e si dirige al suo solito posto al piano superiore mentre io lo guardo salire le scale con l’amaro in bocca.
non mi dai neanche una possibilità anche se l’ultima volta hai detto il contrario”  su questo ha perfettamente ragione. Stupida, sciocca Helena.
Fantastico, m’insulto mentalmente da sola, che diavolo mi fai Ian?!
 
 
- che succede al damerino ? - ormai tutti lo conoscono con il soprannome di Mel
- Roxy - dico per salutarla - semplicemente ho smontato il suo ego immenso -
Mi guarda interrogativa e poi sorride amorevolmente.
- che ha combinato quel povero ragazzo? -
- povero non è proprio l’aggettivo che più gli si addice - e ridacchia.
Non c’è nulla da ridere.
Sospira e i suoi occhi sembrano perdersi nei ricordi. Conosco quello sguardo sognate, e non preannuncia nulla di buono.
- anch’io ho conosciuto un uomo tempo fa - ha ricominciato, qualcuno mi aiuti! - aveva quell’aria tenebrosa da bello e dannato, aveva quell’atteggiamento da uomo irraggiungibile, imperturbabile, ma in realtà era un uomo dal cuore dolce, dovevi solo guardare sotto quella scorza dura, non mostrava agli altri il suo lato gentile… -
- ok Roxy ho capito -  e gentilmente mi scosto dal suo abbraccio per guardarla in faccia, butto lo straccio sul bancone e con un amano sul fianco e l’altra a reggermi sul bancone la guardo dritta negli occhi - ma il nesso col mio problema? Ian sarebbe come quell’uomo? - sorride materna  e mi accarezza una guancia.
- sembra un bravo ragazzo, viene spesso qui e a quanto pare solo per te - dice ammiccando
- si per esasperarmi! - Roxy alza gli occhi al cielo
- ragazza mia sei troppo severa -
- non sono severa! Se sapessi quello che mi ha fatto passare otto anni fa non criticheresti - non voglio essere scortese con Roxy, le voglio bene come a una madre, ma questo tasto è molto dolente per la sottoscritta.
- otto anni fa!? - esclama sorpresa per poi addolcire lo sguardo - ma eravate bambini, non puoi portargli rancore per qualcosa successo tanto tempo fa…. -
- Si, ma non puoi imporre i tuoi comodi agli altri! - sbotto indispettita - pretendeva che uscissi con lui senza chiedermi se per me andasse bene! solo quando gli ho fatto notare la cosa mi ha chiesto se volessi uscire -
- ragazza mia è un uomo, il gene alfa gli impone certi comportamenti, se fosse per loro ci prenderebbero ancora per i capelli e ci trascinerebbero nella caverna…  - dice cingendomi le spalle con un braccio.
Rido alla sua battuta
- non siamo più nella preistoria! - l’uomo si è evoluto!
 
- e perché hai rifiutato quando te l’ha chiesto gentilmente? - perché?
- domani sono ancora qui per coprire il turno di Andrea -  mi giustifico
- vuoi che chieda a qualcun’altro di sostituirla? -
- NO! - stridetti e lei mi guarda con un sorriso canzonatorio
- non è che tu hai paura di scoprire che è diverso, e che potrebbe piacerti? -
- no…beh…ecco... non è quello - Roxy mi sorride apprensiva
Sbuffo, tanto vale dirle quello che penso, forse mi può dare un consiglio.
Le spiego quello che è successo, dal primo incontro alla sera del tubo dell’acqua, lei non fiata mi ascolta attentamente.
- ecco, sai tutto, più o meno. Ho paura di fidarmi di Ian, se mi sta prendendo in giro?- le dico sconsolata.
- beh… gli hai detto che gli avresti dato una possibilità - dice riprendendomi
Ha perfettamente ragione, ma tra dire e il fare c’è di mezzo il mare.
Dal mio sguardo legge tutta la mia indecisione e cerca di rassicurarmi.
 
- ragazza, la vita non è fatta solo di “se” e “ma”, dovrai prendere posizione prima o poi, e fino ad ora il ragazzo ha dimostrato di avere buone intenzioni - sospiro rassegnata.
Ancora una volta mi trovo a doverle dare ragione.
Con un’ultima carezza Roxy si allontana lasciandomi da sola con i miei pensieri.
 
Per tutta l’ora successiva preparo i drink, servo ai tavoli, torno al bar e ripeto il tutto.
Quando passo davanti al tavolo di Ian lo guardo, ha  sempre uno sguardo scuro e incazzato, so che è per colpa mia, gli avevo detto che ci avrei provato e poi l’ho trattato in malo modo.
 
Sto sistemando alcuni bicchieri al piano bar, quando un movimento alla mia destra mi fa scattare verso l’uscita del club.
 
Devo prendere una decisione
 
 
****
Ragazzina fastidiosa, bisbetica, saccente… che rabbia che mi fa venire, di questo passo non vincerò mai la scommessa.
E poi che vuol dire che ho la camminata da tacchino e lo sguardo da pesce lesso... non è assolutamente vero!

Perché non può essere come tutte le altre, che all’inizio si atteggiano a santarelline, si mettono in mostra con finti rifiuti per poi cedere. Il tutto solo per mostrarsi migliori di quello che sono veramente.
Lei no!... lei deve fare la sostenuta, perché lei deve dimostrare di essere superiore quan…
- Ian! - parli del diavolo…
- che vuoi Blackwood? Hai dimenticato di dirmi qualcosa? - dico girandomi verso di lei per poi ritornare sui miei passi e dirigermi verso la macchina.
- senti, mi dispiace! - cosa, cosa?
Mi blocco, ha chiesto scusa? Sta cedendo! Lo sapevo che era questione di tempo e anche lei avrebbe ceduto, come tutte.
Mi giro lentamente - scusami? Credo di non aver capito - dico con sguardo irrisorio.
Gonfia le guance, come una bambina - hai capito benissimo - e mi guarda con ira. La sua espressione non fa altro che aumentare il mio senso di vittoria e sorrido consapevole della mia vittoria. Lei non la prende bene e mi fulmina con lo sguardo.
- mi spiace ma con tutte questo rumore non ho sentito bene - e torno indietro, fermandomi a mezzo metro da lei.
Helena stringe i pugni, credo che mi picchierebbe volentieri e questo non fa che aumentare la mia ilarità.
- ho detto, e questa volta ascoltami bene, che mi dispiace, ti ho detto che ti avrei dato una possibilità e non te l’ho data - le costa molto ripetere le sue scuse, ma la cosa non mi dispiace il mio ego sta gongolando.
- scuse accettate -
- bene - sembra essersi tolta un peso di dosso - allora dopodomani facciamo questa uscita? -
ci penso un attimo, dopodomani… dopodomani, il combattimento.
- no - dico secco
Helena mi guarda accigliata per poi sbuffare sonoramente e incrociare le braccia sotto il seno, mettendo in evidenza il suo seno.
- mi sembra che avevamo superato i comportamenti infantili - sbotta alla fine.
Ridacchio e metto le mani nelle tasche dei pantaloni.
- il mio non è un comportamento infantile, semplicemente come te domani, io ho un impegno mercoledì sera -  la sua bocca si apre in una “O” muta e arrossisce, conscia della figura appena fatta.
- qualche ragazza? - chiede con un tono che dovrebbe sembrare distaccato ma che non riesce a eliminare quella nota d’irritazione, oserei dire di gelosia, ma so che è impossibile.
Decido di provocarla ancora un po', per quanto la trovi fastidiosa è troppo divertente vedere le sue reazioni.
- che c’è qualcuno qui è geloso? - dico canzonandola. Lei spalanca gli occhi scoccata e dopo un momento di smarrimento si riprende - ma sei pazzo Knight! Il tuo ego è davvero gigantesco, non tutte cadono ai tuoi piedi, renditene conto! - dice cercando di colpirmi la spalla, ma sono più veloce e la evito.
Scoppio a ridere, quella ragazza è incredibile, quasi tenera.
- ok…ok…- cerco di riprendermi dal momento e dopo un profondo respiro le spiego che devo trovarmi con degli amici, per un compleanno. Grande cavolata, ma meglio che non sappia nulla.
- che ne dici di domenica? Usciamo al pomeriggio, niente di eclatante, un uscita tra amici - le chiedo alzando le spalle.
- amici? - dice scettica. uff…
- va bene… conoscenti - sorride e annuisce - allora mi dai il tuo indirizzo? -
- no - secco
- mi sembra che avevamo superato i comportamenti infantili - dico facendole il verso.
Accenna un sorriso - per il momento accontentati dell’uscita - un passo alla volta.
- va bene, hai ragione - cercando di assecondarla, non voglio buttare all’aria quello che ho ottenuto - facciamo alle 2 davanti al Golden Gate Park, per te va bene? - un intero pomeriggio per scoprire qualcosa di utile. Esulto dentro di me.
- è perfetto - guarda l’orologio - scusa devo rientrare o Roxy mi licenzia, buona notte - e corre via
- notte - dico alla sua schiena che si allontana.
 
Lancio le chiavi per poi riprenderle e facendo dietrofront mi dirigo alla macchina esultante per la piega presa dagli eventi.
 
****
- dove sei stata? - sbotta una Mel leggermente alterata.
Non ha tutti i torti l’ho lasciata da sola.
- scusami,scusami, ma dovevo sistemare una faccenda -
- Ian? - perspicace la ragazza, annuisco.
- usciamo domenica pomeriggio - sgrana gli occhi
- stai scherzando vero? - nego col capo
- perché? - bella domanda
Quando l’ho visto imboccare l’uscita ho ricordato le parole di Roxy, non potevo comportarmi come una sciocca bambina.
- voglio dargli una possibilità, veramente, almeno posso dire di averci provato, se poi va male non avrò più sensi di colpa nel rifiutarlo - le spiego - e poi è solo un uscita tra conoscenti, non è un appuntamento -
- conoscenti? -
- esattamente -
per il resto della serata non ne parliamo più ma posso vedere che a Mel la cosa non fa molto piacere , la posso capire lo sarei anche io al suo posto.
 
Alle 2 chiudiamo e dopo aver pulito mi dirigo verso casa e appena poggio il capo sul cuscino crollo in un sonno profondo.

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Allora niente pomodori o verdure varie o oggetti contundenti o di altro tipo. Alla prossima!

Vi ricordo le altre mie storie, se vi va fateci un salto!!


 

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Capitolo 9
*** Pungi come un’ape… vola come una farfalla ***






Buona sera! finalmente ho finito il capitolo....wooooooo! 
scusate il ritardo ma il tempo era poco. Spero che ci sia qualcuno ancora che legge^^
non ho molto da dire anche perchè sono stanca morta quindi vi lascio al capitolo.
Spero di leggere qualche commento, mi farebbe davvero piacere sapere come la pensate.
 
AH!! ringrazio che ha aggiunto la storia tra le preferite, le ricordate e le seguite.
p.s non ho avuto tempo per rileggere, l'ho finito solo ora, spero non ci siano errori madornali. 
Buona lettura!
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Un colpo, lo evita indietreggiando

Altro colpo, e questa volta lo colpisco alla spalla

Cerca di colpirmi in faccia, alzo i guantoni e lo blocco.

 
- Muoviti sempre, non distogliere lo sguardo dal tuo avversario - m’incita Roky
Cerco di colpire ancora il mio avversario ma lo manco.
- Dio Knight! Sembri una signorina, hai paura di rovinarti le unghie? colpisci! - il mio avversario se la sta ghignando continuando a guardarmi con aria di sfida. Pensa di vincere? Do una rapida occhiata al coach e quando l'altro sta per colpirmi devio il colpo con il braccio sinistro e lo colpisco all'addome e un secondo sulla guancia destra che lo manda a terra.
 
La sua faccia passa dallo sbalordito all'incazzato e io non posso che ridere della sua espressione.
 
- bene basta cosi - interviene Roky quando l'altro cerca di alzarsi e sale sul ring.
- Ian buon incontro ma ricordati sempre quello che ti ho detto, non abbassare mai la guardia... Come invece hai fatto tu... - dice rivolgendosi all'altro ragazzo che nel frattempo si é alzato e si sta pulendo la bocca - Jordan, alla fine ti sei lasciato colpire come un principiante, non devi mai pensare di aver vinto fino a che l'arbitro non ti dichiara vincitore, questo sport può di tutto... E ora andatevene a casa -
Senza dire altro ci dirigiamo agli spogliatoi, dove mi fiondo subito sotto la doccia e i pensieri che ero riuscito a ignorare allenandomi, ritornano come un fiume in piena.
L'università, l'insistenza dei miei genitori,... Helena
La sua persona occupa, mio malgrado la maggior parte dei miei pensieri.
Avevo organizzato un fantastico appuntamento, prenotando nel più lussuoso ristorante della città acquistando un mazzo di 20 rose rosse la sarei andato  a prendere con la mia macchina, avrei fatto tutte quelle cavolate da appuntamento...Tutte le ragazze avrebbero voluto essere al suo posto.
Ma no! Doveva per forza irritarmi.
 
Ho passato il resto della serata di pessimo umore, sono rimasto al locale sperando che la sua fosse una mossa per fare la sostenuta, ma i minuti e poi le ore passavano e lei non faceva nulla.
Quella sera non avrei ottenuto nulla, ma potevo tentate un’ultima mossa e cosi dopo aver pagato un ultimo drink me ne andai.
E bingo! Helena mi corse dietro.
Imbarazzata cerca di scusarsi per il suo comportamento, credo che vedesse il scusarsi come una sconfitta, inizialmente neanche mi guardava in faccia.
Era... tenera, sembrava una bambina... Un momento, da quando dico che una ragazza é tenera? Scuoto la testa energicamente, nel tentativo di buttare fuori quello strano pensiero dalla mente.
 
Alla fine ho ottenuto quello che volevo, domenica finalmente la prima uscita... devo giocare bene le mie carte, ho già fatto troppi falli.
 
Spengo l'acqua ed esco dalla doccia, mi cambio e quando sto per usciere dalla palestra, il coach mi blocca.
Roky, é stato un grandissimo pugile, ha vinto più di una volta il titolo nazionale di pesi massimi e una volta ritiratosi dalle competizioniha iniziato ad allenare ed é il miglioreanche in questo.
 
- Knigth é da un po’ che non parliamo... - ecco questo non é un buon segno.
- dica coach -
- beh come va la vita? -
- non la prenda cosi larga se no tra due ore siamo ancora qui a parlare su cosa mangio a colazione - ed é successo veramente, avevo 14 anni, poi non so come siamo arrivati ai rapporti intimi tra le persone...
Sembra ricordare anche lui questo episodio e ridacchia imbarazzato - hai ragione, allora... So che gli incontri non ufficiali si svolgono ancora - augh... - e mi chiedevo se sapessi se c'é qualcuno che vi partecipa - finisce guardandomi seriamente, sembra volermi leggere dentro, deglutisco rumorosamente e inizio a sudare freddo.
 
Odia gli incontri clandestini, ritiene che diano un’idea negativa del pugilato,é  per colpa di quegli incontri se chi fa box é considerato una persona aggressiva.
Quando ha scoperto che avevo iniziato a partecipare si era infuriato come una belva, é stato uno dei pochi momenti in cui ho avuto veramente paura.
Mi aveva fatto giurare di non parteciparvi più, e per i tre mesi successivi non vi partecipai più ma per una scommessa, con Kyle, ho ricominciato, questa volta stando attento a non farlo sapere al coach.
 
- che io sappia della palestra nessuno - a parte me e Jordan, aggiungo mentalmente - ma non sono nel giro, molte cose non le so - il naso non si é allungato vero?
Muove la testa in segno affermativo.
- tu non mi mentiresti mai su queste cose, vero Knight?  - mi chiede con sguardo assassino.
Rido come se avesse appena detto la battuta più divertente del mondo - certo che no - e dopo aver preso il borsone, faccio per allontanarmi ma ...
- Ian! - oih, il mio nome, non é in vena di scherzi.
Prendo un respiro profondo e mi rigiro verso di lui - sono serio coach, non la prenderei in giro su queste cose - dico stampandomi in faccia la maschera da bravo e diligente ragazzo, sperando che abbocchi all'amo.
- sarà meglio - e si allontana per seguire gli altri ed io esco finalmente dalla palestra.
In macchina tiro un sospiro di sollievo e mi passo una mano sulla faccia, accendo la macchina e mi dirigo verso casa.
 
- ben tornato tesoro - la voce di mia madre arriva ovattata dalla cucina e dopo aver poggiato il borsone all'ingresso la raggiungo.
- mamma - e prendo il cartone del succo d'arancia dal frigorifero e inizio a bere a canna. Mamma interrompe quello che sta facendo e mi guarda con un sopracciglio alzato a mo di rimprovero.
- Ian Brendon Knight! Chi ti ha insegnato l'educazione! Prendi subito un bicchiere e bevi da lì -
- la prossima volta, ormai ho finito -
 - sempre la stessa storia, vorrei sapere da chi hai preso - dice scuotendo la testa sconsolata, ma con un sorriso materno sulle labbra.
Per farmi perdonare l'abbraccio da dietro e le lascio un sonoro bacio sulla guancia, cerca di mantenere un’espressione dura ma non riesce a impedire alle sue labbra di curvarsi in un sorriso.
- te lo prometto, la prossima volta bevo dal bicchiere - sciolgo l'abbraccio e mi porto una mano sul cuore e l'altra a fare il saluto scout - parola di lupetto -
- sciocco! - dice mamma ridendo e dandomi una pacca sul braccio.
- va a fare quello che devi e poi scendi che mangiamo, tuo padre arriva tra dieci minuti - mi urla dietro ricevendo un semplice "ok" come risposta.
 
Ancora ridendo, salgo in camera, lancio il borsone a terra e poco delicatamente mi lascio cadere sul letto. Mi copro gli occhi con le braccia e sbuffo.
 

"So che gli incontri non ufficiali si svolgono ancora ..."
 
"che io sappia della palestra nessuno, ma non sono nel giro, molte cose non le so"
 
"tu non mi mentiresti mai su queste cose, vero Knight? "

 
Odio mentirgli, ma non ho intenzione si smettere.
 
- IAN! E' ARRIVATO TUO PADRE, SCENDI! - urla mia madre prima di sentirla aprire la porta a mio padre e salutarlo.
- arrivo - dico sbuffando
 
- eccomi - dico per palesare la mia presenza in cucina, dove i miei genitori sono già entrati in modalità carini e coccolosi.
 
Una sola parola.Vomitevole
 
- per la mia sanità mentale potreste ridurre le vostre esternazioni d'affetto quando sono in vostra presenza? - la mia glicemia é alle stelle.
Finalmente si staccano e papa si siede tavola mentre mamma porta l'insalata.
 
- vedrai Ian... quando t’innamorerai anche tu, sentirai il bisogno di dimostrare il tuo amore alla tua fidanzata con gesti eclatanti o anche nelle piccole cose - mamma, la solita romantica, per lei é tutto fiori e cuoricini.
- cosa! Non mi comporterò come uno stupido sdolcinato senza spina dorsale - dico con faccia disgustata.
Dolcetti, fiori, canzoni romantiche. Per favore!
 
Dopo questa piccola parentesi mangiammo in religioso silenzio, con solo la voce dell’inviata della BBC a riempire la stanza.
- allora Ian che intenzioni hai per quest’anno? - mi chiede papa dopo che mamma ha portato in tavola il secondo.
Mi pareva strano che non avesse ancora tirato fuori l’argomento.
- come l’anno scorso e come quello prima papa -
- Ian… - il tono di rimprovero che usa mio padre m’irrita a morte.
- senti papa che problema hai? Gli esami li faccio, li passo e la tua reputazione è immacolata -
- non è la mia reputazione che mi preoccupa Ian - sbotta papà interrompendomi - sei intelligente, potresti raggiungere obbiettivi molto alti e invece che fai? Dai il minimo indispensabile. Lo capisci che ti si potrebbero aprire molte porte se mettessi più impegno nelle cose che fai? L’unica cosa che t’interessa sembra essere la box -
- senti possiamo evitare non ho voglia di discutere oggi - come non l’ho mai, ma oggi ho l’incontro e devo rimanere concentrato, niente distrazioni.
Mio padre era diventato rosso come un peperone, ha sempre odiato il mio atteggiamento, che secondo lui è da “scazzone”. Stava per controbattere quando mamma blocca ogni tentativo di ribattere.
- ecco qua una bella pasta ai frutti di mari - esordisce posizionando davanti a me e a papa un piatto fumante di pasta che metteva l’acquolina in bocca solo guardandolo
- il pescivendolo mi ha detto che sono freschissimi! -
- Viky starei…- ma mamma non lo lascia finire.
- Forza assaggiate! - ci incoraggia raggiante per poi fulminare papà con lo sguardo.
Papà la guarda tra il furente e l’indispettito mentre mamma gli sorride raggiante, sembra che lo sguardo di papà le scivoli addosso come l’acqua e finalmente il pranzo può ricominciare. L’argomento università è stato accantonato per tutto il tempo, anche se non mi sono passate inosservate le occhiatacce di mio padre.
 
- Ian - sto aiutando mamma a ripulire la cucina, papà se n’è appena andato.
- uh…? - sono impegnato a sistemare i piatti e bicchieri negli armadi e non potendola vedere emetto un grugnito giusto per farle sapere che la sto ascoltando.
- dovresti dare retta a tuo padre - smetto di impilare i piatti ma non mi giro a guardarla. Speravo che l’argomento fosse stato accantonato.
A differenza di papà mia madre non mi ha mai pressato molto, cerca di consigliarmi esprimendo il suo parere ma mai con l’intento di impormi le sue idee, a differenza di papà. È una madre e si preoccupa.
- mamma… -
- no aspetta… - la sento avvicinarmi, è alle mie spalle ed inizia ad accarezzarmi le braccia come quando ero bambino - … sei intelligente e potresti dare molto, non dico di lasciare la box o altro, so che l’ami e non ti chiederei mai di rinunciarci…. Ma solo non farti influenzare da altri per fare le tue scelte -
- che vorresti dire? - chiedo finalmente girandomi per guardarla in faccia.
- di ragionare con la tua testa e non dare troppo retta agli altri. Devi fare quello che è giusto per te senza vergognarti se queste non sono approvate dai tuoi amici -
- io ragiono con la mia testa… - mi sento punto nel vivo, non ho mai fatto niente perché me lo dicevano gli altri.
- si tesoro, lo so - dice accarezzandomi la guancia ma subito mi scosto e vedo il suo sguardo rabbuiarsi ma me ne sfrego.
- è per Kyle e Greg vero? - sputo con rabbia. Non ho mai capito il motivo ma i miei genitori non hanno mai visto di buon occhio nessuno dei due, solo Lucas è ben accetto. Mia madre non dice nulla e cose si dice chi tace acconsente.
- faccio quello che voglio e loro non hanno mai deciso per me. Sono miei amici e ci tengo a loro, come loro tengono a me -
- Ian… - cerca di parlare ma me ne vado prima che possa aggiungere altro. Salgo in camera prendo le mie cose e senza degnarla di uno sguardo esco.
 
****
- settimana prossima ci sono i provini - siamo sedute fuori ai tavolini di un bar a pranzare siamo a fine settembre e le temperature sono ancora alte e ci permette di pranzare godendoci i raggi del sole, in Texas ci saremmo dovute preoccupare per la pioggia e gli uragani. Alla notizia per poco non mi soffoco con la coca.
- ma Maddy non si sposa tra un mese? -
- si ma bisogna iniziare prima per farle imparare i passi e tutto -
I provini saranno la prossima settimana e non so se sono più eccitata o più impaurita.
Se facessi schifo? Se mi faccio prendere dall’agitazione e sbaglio i passi?
- ehi…ehi Helena - Mel poggia il suo panino sul piatto e mi prende le mani stringendomele - andrai benissimo capito? - io non posso che sorridere e ringraziarla per il suo sostegno.
- come fai a capirmi così bene? - le chiedo dolcemente rispondendo alla sua stretta.
- siamo amiche no? - dice come se fosse la cosa più ovvia, ma per me non è così. Un rapporto del genere dove ci si capisce al volo senza bisogno di parlare l’ho avuto solo con Cassy.
- Quindi… accantona quei brutti pensieri e festeggiamo per il successo del tuo provino con un dolce -
- ehi…Roxy può anche non scegliermi - Mel si limita ad agitare la mano e fare una smorfia di disappunto per poi chiamare il cameriere e chiedere il dolce.
La torta arriva presto e Mel ne in forchetta un pezzo e lo alza come a fare un brindisi - alla tua vittoria! - esclama facendomi ridere di gusto. La imito e facciamo toccare i pezzi prima di mangiarli - alla mia vittoria - fiduciosa del mio successo grazie alle parole di Mel.
A volte basta solo crederci e sei già a metà dell’opera no?
 
- allora adesso che fai? - abbiamo finito di pranzare e stiamo camminando tranquillamente per le vie del centro.
- vado a casa a recuperare il borsone e poi vado in palestra. Tra poco iniziano anche le lezioni e voglio arrivare pronta -
Mel sembrava voler dire qualcosa ma tentennava, come se avesse paura di quello che potrei dirle.
- Mel? Stai poco bene? -
- no….è….insomma… p…posso venire a vederti ? - le chiede imbarazzata.
- certo mi farebbe piacere - Mel parve rassicurata dalle mie parole e presami sotto braccio, s’incammina sorridente verso la fermata del tram, mentre io mi lasciavo trasportare per inerzia ancora confusa dal suo comportamento.
 
La palestra è poco affollata, il pomeriggio è il miglior momento per andare in palestra. La gente lavora e prima delle otto non stacca, così quelli come me, possono tranquillamente usufruire dei servizi con calma.
Alla fine sono anche riuscita a convincere Mel a provare un po' di danza classica.
- emh ma devo metterlo per forza questo… coso? - mi chiede schifata mostrandomi il completo di danza che tiene solo con la punta delle dita come se avesse in mano un paio di calzini che non vengono lavati da mesi.
Scuoto la testa divertita prendendoglielo dalle mani e mostrandole il verso giusto per indossarlo.
- certo se vuoi ballare - mi guarda dubbiosa mentre io faccio fatica a trattenere le risate.
- confessa che vuoi solo farti quattro risate su di me - e scoppio. Mi piego in due dalle risate mentre Mel mi guarda furiosa e borbotta imprecazioni contro di me prima di scoppiare a ridere anche lei.
 
La sala, che mi hanno messo a disposizione, è abbastanza grande, probabilmente alla sera si riempie di donne che fanno aerobica o pilates, che oggi va tanto di moda ma ora ci siamo solo io e Mel.
Mi posiziono in mezzo alla sala seguita dalla mi amica che dopo le prime lamentele ora non fa altro che rimirarsi sorridente allo specchio.
- specchio, servo delle mie brame…chi è la più bella del reame? - chiede allo specchio cercando di imitare il tono della regina cattiva. Certe volte mi preoccupo davvero…
- ok Grimilde, vieni qua che iniziamo -
- senti m’insegneresti anche ad andare sulle punte? - mi chiede parlando al mio riflesso mentre si posiziona di fianco a me.
- meglio di no visto che non hai neanche le scarpette e poi ci vuole tempo per imparare a stare in equilibrio -
 
Iniziammo con passi semplici, almeno per me. Mel cercava di imitare i miei movimenti ed inutili sembravano essere i miei consigli o tentativi di aiutarla e infatti dopo l’ennesimo tentativo fallito iniziò a scimmiottare i miei passi seguita presto da me. Passammo il pomeriggio tra risate e cadute, certo se mi avesse visto qualche insegnante della scuola, probabilmente mi avrebbero rispedito a casa ma fortunatamente non era quello il caso.
Stavo eseguendo alcuni pezzi abbastanza complicati quando la sua frase mi fece fermare.
- sai sei brava a ballare. Sai catturare l’attenzione - il complimento di Mel, nonostante non fosse la prima a dirmelo, mi fa arrossire per l’imbarazzo accentuato dallo sguardo estasiato e ammirato della mia amica.
- beh non sono chissà che… ho visto molte ballerine più brave di me - Mel scosse la testa e mi guardò con uno sguardo dolce e pieno di affetto.
- fammi vedere quello che presenti al provino - ci eravamo sedute.
Mi ero documentata, avevo visto filmati e osservato attentamente le esibizioni delle ballerine al locale e un’idea l’avevo.
- beh… non è nulla di definito, ci devo ancora lavorare un po'… - nonostante le tante prove che avevo fatto, mancava ancora qualcosa o forse era a me che mancava qualcosa. Ho sempre amato ballare e cantare, mi sono sempre impegnata a migliorare e questa del burlesque per me è un’altra sfida. E’ una cosa che non ho mai provato e mi affascina.
 
 
 
 
- giudicherò io… Dai, fammi vedere -
Mi guardo attorno e in un angolo trovo l’oggetto della mia ricerca. Attacco la spina e inserisco il CD con la base del mio pezzo, che ormai porto sempre con me. Mel distende le gambe davanti sorreggendosi con le mani e cerca di incoraggiarmi con lo sguardo.
Subito la musica parte, annullo tutto quello che mi circonda e mi concentro solo sul pezzo.
Alla fine dell’esecuzione mi giro speranzosa, aspettando un suo parere… forse mi saprà dire se davvero manca qualcosa o sono solo mie paranoie, Matt dice sempre che sono un’ossessionata dalla precisione.
- bello… - il mio morale cade a terra.
- ma… - incalzo con l’intento di incitarla.
- ma non mi ha trasmesso nulla… insomma hai fatto tutto benissimo, la coreografia era bella ma eri chiusa. Il burlesque è ironia è sensualità è femminilità  è erotismo. E tu sei una bellissima ragazza ma non esprimi tutto il tuo potenziale. Sei chiusa -
- sono chiusa - sono chiusa….bene… e che vuol dire?
- sei chiusa nei tuoi schemi che hai imparato nelle scuole di danza. Qui ti devi lasciare andare. Non devi tirare il freno a mano, devi andare a tutto gas - posso chiaramente vedere la lampadina che si è accesa sopra la sua testa. Mel si alza di scatto e fa ripartire il pezzo.
- forza! Alzati e balliamo - inizia a muoversi sensualmente, al confronto io sembro una scopa. Ogni gesto e sguardo catturano l’attenzione. A passo di danza mi si avvicina e mi porge le mani. Un invito ad alzarmi e seguirla. Un invito che accetto.
- libera la tua sensualità - mi dice continuando a ballarmi attorno.
Ballo e questa volta cerco di seguire il suo consiglio, ballo cercando di dimenticare le raccomandazioni delle mie insegnati, cerco di dare sfogo alla mia fantasia e libero la mia sensualità.
- si così Lena… devi essere morbida, sensuale - Mel è bravissima non capisco perché non balli al locale.
La musica scema e ci fermiamo. Entrambe ci guardiamo sorridenti e orgogliose.
- si….decisamente meglio. C’è ancora da lavorare ma siamo sulla buona strada -
- ma perché non balli al locale. Sei bravissima! - ma il mio entusiasmo scema quando il suo viso si rabbuia.
- ballavo ma poi un incidente mi ha impedito di continuare -
- oh…mi spiace - io e la mia maledetta boccaccia!
- no, mi piace ballare ma non era quello che volevo fare nella vita -
L’unica cosa che riesco a fare è abbracciarla.
- ti voglio bene Mel - le dico prima di darle un bacio sulla guancia.
- anch’io - mormora rispondendo al mio abbraccio, dal tono sembra triste ma quando mi allontano, sul suo viso c’è un dolcissimo sorriso. Sarà stata la mia immaginazione.
 
 
Mel è ancora sotto la doccia, le dico che l’aspetto nell’atrio e dopo un suo “ok” prendo il borsone ed esco. Sono quasi all’atrio quando dei colpi attirano la mia attenzione, dei colpi ovattati, continui e decisi.
Seguendo quei rumori mi ritrovo davanti a una stanza con un grande ring in mezzo e pesi sparsi un po' in giro. Devono fare box qui.
Dietro al ring un ragazzo con addosso solo dei pantaloncini si sta allenando con un sacco.
Entro nella stanza di qualche passo per osservarlo.
Un destro, un sinistro e poi ancora destro. Si muove saltellando sul posto. Posso vedere i suoi muscoli tendersi per lo sforzo, i muscoli delle braccia tendersi e gonfiarsi, goccioline di sudore che scendono lungo il suo corpo scolpito. I capelli scompigliati lanciano goccioline ovunque.
Non ho mai capito come possa piacere la box. Sono uomini che si prendono a pugni per divertimento! Amano così tanto gli ospedali che sono dipsosti a tutto pur di andarci il più spesso possibile?
E’ concentrato, la bocca serrata in un alinea sottile emette dei grugniti ogni volta che colpisce il bersaglio e gli occhi fissi sul sacco, due fari azzurri che trasmettono tutta la sua determinazione. Un momento… assottiglio lo sguardo cercando di capire perché quel ragazzo mi è familiare.
Poi l’illuminazione.
O.mio.dio.
Ian!
 
Si è fermato e ha tolto i guantoni, lo vedo piegarsi e raccogliere un asciugamano da terra. Ha gli occhi bassi e fortunatamente non mi ha visto, basta che non faccia nessun rumore e io me ne potrò andare senza che lui m i veda. Le ultime parole famose… mentre indietreggiavo, sono andata a sbattere contro una panca su cui ovviamente erano poggiati dei pesi che cadendo a terra produssero un rumore assordante.
Subito mi getto a terra e gattonando scappo fuori dalla stanza pregando in tutte le lingue conosciute che lui non mi abbia visto.
All’ingresso trovo Mel che si guarda attorno preoccupata. Senza perdere tempo la trascino, come una furia, fuori dal palazzo senza lasciarle il tempo di dire niente.
 
****
 
Sono le undici di sera. La fabbrica è già piena di gente tutti in attesa dell’inizio degli incontri.
Sono su di giri come ogni volta prima di un incontro. Dave, dice che molti hanno puntato su di me…
Mi trovo in uno degli spogliatoi, una stanza ai lati del grande magazzino che ospiterà gli incontri, anche prima, quando la fabbrica funzionava doveva avere lo stesso scopo. Una delle luci al neon va ad intermittenza, creando quasi un effetto psichedelico, come nei migliori film horror di terz’ordine. Gli armadietti sono ormai arrugginiti, come le panche nel mezzo della stanza su cui sono seduto. Alcuni neanche si possono usare. Le pareti sono incrostate e c’erano molte perdite d’acqua in diversi punti.
Siamo in cinque, tutti sono intenti a prepararsi, chi scalda i muscoli, chi stringe le fasciature alle mani,…
La porta si apre e la musica che prima arrivava ovattata, esplode, rimbombando sulle pareti, come le urla del pubblico e del Dj.
Ha inizio il primo incontro, poi il secondo e il terzo. Il quarto incontro era il mio.
Velocemente esco dalla stanza e vengo accolto da grida di incitamento e non. Intravedo Kyle che urla come un pazzo, in mano una bottiglia di birra.
- fallo a pezzi amico - scuoto la testa divertito. E’ un ottimo amico perché i miei non riescono a comprenderlo?
Appena io e il mio avversario saliamo sul ring la musica si abbassa. Il Dj ci presenta. A quanto pare il mio avversario sarà Big Jim, un uomo sulla trentina ben piazzato. Mi guarda come se sapesse già di avere la vittoria in pugno. Quanto si sbaglia…
Una ragazza, con addosso dei mini pantaloncini e una maglietta annodata sotto il seno che non lasciava nulla all’immaginazione, mostra il cartello del primo round.
Il gong annuncia l’inizio dell’incontro.
Pungi come un’ape vola come una farfalla
 
Sputo il sangue nel lurido lavandino dello spogliatoio. Alzo gli occhi per osservare il mio riflesso. Ho un labbro rotto e anche un sopracciglio mal ridotto, diversi lividi sul volto ma nulla di tanto grave. Guardo le mani ancora fasciate, alcune chiazze di sangue sulle nocche fanno bella mostra di se, sono delle ferite di battaglia. Ne vado fiero.
 
L’incontro era andato più che bene. all’inizio non abbiamo fatto altro che studiarci, girare in tondo, senza mai lasciare la posizione di difesa. Big Jim era molto più grosso di me, dovevo fare attenzione perché un attacco frontale sarebbe stato troppo avventato.
Sicuro di se fu lui ad iniziare. Cercò di colpirmi all’addome, al volto ma riuscì a bloccare tutti i suoi tentativi. Quando venne il mio turno riuscì a colpirlo al volto ma quando fece scattare il suo braccio destro verso di me non riuscì ad intercettarlo e finì contro i limiti del ring. Attaccò ancora ma riuscì a colpirlo all’addome con un gancio destro e ancora con il ginocchio sotto il mento.
Le urla d’incitamento mi davano la carica e mi rendevamo più agguerrito che mai.
L’incontro si protrasse per molto, colpi su colpi finché non riuscì ad avere l’ultima parola e l’arbitro dichiarò il KO.
 
Non ho voglia di uscire, sono le due di notte e ho corpo a pezzi. Quel tipo picchiava duro.
Mi cambio velocemente ed esco dalla porta secondaria, dove trovo Kyle ad aspettarmi.
- sei stato grande amico! - esulta Kyle quando lo raggiungo. Mi da una pacca sulla spalla e a stento trattengo un lamento di dolore.
- grazie, ma ora voglio solo andare a dormire -
- cosa! Ma dobbiamo festeggiare! E devi offrire come sempre - si lamenta. Ogni vittoria usciamo e spendiamo la vincita in bevute. Prendo dalla tasca i 400 dollari che ho vinto e gliene porgo la metà.
- festeggia tu per me ma dammi le chiavi del tuo appartamento - non posso andare a casa dei miei e farmi vedere conciato così. Kyle non fa altre storie e dopo avermi dato le chiavi si allontana. Io salgo in macchina e in poco tempo arriva a casa del mio amico. La prima cosa che faccio è prendere un sacchetto di piselli dal frizer e mettermelo sulla bocca in modo da evitare il gonfiore.
Con attenzione mi sdraio sul letto, sicuramente Kyle non tornerà, ma l’adrenalina non ha ancora abbandonato il mio corpo che è ancora su di giri per la vittoria.
200 dollari in più nelle mie tasche. Li potrei usare per l’uscita di domenica con Helena.
Si è perfetto. E con questi pensieri in testa cado in un sonno profondo senza sogni.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Mi ritiro sperando di non aver fatto un pasticcio. Spero che  vi piaccia.
Al prossimo capitolo! 




La donna giusta - Ultimo capitolo
Ancora prima di formulare un pensiero, il mio corpo scatta e il cervello da ordine ai piedi di muoversi e con l'ombrello copro la sua esile figura. Il suo profumo mi colpisce come un pugno in faccia, mi beo di quel momento.
Il mio corpo freme di desiderio, ne vuole di più, sempre di più, desidera un contatto più profondo, desidera prenderla e portarla in un posto solo per noi, dove lei é solo mia, dove io sono solo suo, dove lei suona solo per me.
- bisogno di aiuto signorina? - dico con voce resa roca dal turbinio di emozioni che sono in atto dentro di me.
Passione. Desiderio. Bramosia. Dolcezza. Tenerezza. Senso di protezione. Possesso. Devozione.
I suoi occhi, blu come un cielo d'estate, incatenano i miei e non posso impedire alla mia mente di ritornare al primo giorno che la vidi.

 

    Beastly - Ultimo capitolo
Ispirato alla Bella e la Bestia.... Isabel sta per partire per l'università dove farà nuove conoscenze, nuove amicizie e qualcosa di più.... ma non tutto è come sembra.
Dal capitolo:
Isabel s’imbarcò sull’aereo con sentimenti contrastanti. 
Gioia, per l’inizio di una nuova esperienza. Tristezza, per dover salutare suo padre e i luoghi dove era cresciuta e che l’avevano fatta sentire al sicuro. Timore, perché aveva come il presentimento che qualcosa sarebbe successo e che questo le avrebbe sconvolto l’esistenza, in bene o in male ancora non lo sapeva.
AGGIUNTO IL PRIMO EXTRA (1 DI 2 O FORSE 3, dipende da voi)

 

    Buttare via tutto, e di nuovo ricominciare Ultimo capitolo
lei era il bersaglio degli scherzi di lui, lei una bimba timida e ciocciottella che vedeva in lui il suo peggiore incubo. Che succede se lei se ne va, per tornare solo otto anni dopo? è tutto come prima o per una qualche ragione nascerà qualcosa di bello?
Dal capitolo:
Lei che stava porgendo la mano si blocca come fulminata- I-Ian?- la guardo interrogativo non capendo il suo cambiamento repentino, che le è preso? 
Si schiarisce la gola - Ian…Knight?- a quanto pare le hanno già parlato di me. Sorrido strafottente.
-il solo ed unico- sbianca completamente.

 

    Red Fairytale - Ultimo capitolo
C’era una volta una bambina tanto vivace quanto sbadata, correva sempre anche per andare da una stanza all’altra, i genitori non sapevano come farla stare ferma soprattutto perché aveva la tendenza a sbattere contro oggetti fermi e inciampare sui suoi stessi piedini ed erano preoccupati che potesse farsi molto male, ma la amavano tanto e quando la vedevano a terra a piangere per l’ennesima caduta la rassicuravano e le davano un bacino sulla bua per fargliela passare e la piccolina rassicurata tornava felice a saltellare per la casa o il giardino mentre i genitori amorevoli, aspettavano la successiva caduta.
In un girono di fine giugno correva nei campi col suo fratellone, quando….

 

    Chi l'ha vista? 
“Ennesima tragedia! " così ha esordito questa mattina Emilio Fede al TG4.
Non vuole essere offensiva o altro è solo una cavolata scritta dopo aver visto "una notte al museo 2" dove i doppiatori italiani hanno modificato alcune battute

 

    La ragazza che viaggia nel tempo - Ultimo capitolo
Non ha mai rischiato tanto, ma è la prima volta che si trova in una situazione simile e ha come il presentimento che qualcosa debba accadere e così rimane a guardare.
Sa chi è quella ragazza, poco più grande di lei, vestita secondo la moda della metà dell’ottocento, oh si…lo sapeva bene.

 

 


 

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Capitolo 10
*** Un appuntamento per farla innamorare ***












Aggiornamento lampo, sabato parto per la Francia e non ho ancora fatto la valigia^^ sempre all'ultimo arrivo  a fare le cose.
Spero vi piaccia. Buona lettura!
Ah! finalmente ho fatto il banner che ne dite?
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- un mese per un appuntamento - sghignazza Kyle seduto al mio fianco intanto che beve un sorso di birra.
- taci idiota - lo zittisco per poi bere anch’io il mio drink - e alla fine l’importante è che l’abbia ottenuto - Kyle scoppia a ridere guadagnandosi un’occhiataccia dal sottoscritto.
- certo ma se ci metti un mese solo per un appuntamento… ho il dubbio che perderai la scommessa -
- no, da adesso in poi sarà più facile -
 
Mi guardo attorno, il locale non è particolarmente pieno e posso vederla zigzagare in mezzo ai tavoli per portare le ordinazioni e mi chiedo come sarà domani. Una strana agitazione mi scuote il petto all’idea che saremo da soli per tutto il pomeriggio. Ovviamente perché l’appuntamento deve andare bene se voglio vederla ancora e quindi avvicinarmi alla vittoria, non per qualche altro strano motivo. Ovviamente no.
 
 
****
 
- chi è l’amico del damerino? -
La settimana è passata in fretta, dopo quell’inatteso “incontro” alla palestra ( sembro una ladra quando entro in quel posto, più di una volta ho visto alcuni dipendenti e frequentatori del posto guardarmi storto, ma mi darebbero ragione se sapessero il motivo del mio comportamento ) non l’ho più visto fino a oggi, come ogni sabato sera si è presentato al locale. Questa volta in compagnia di quel suo amico strafottente Kyle, che mi guarda divertito. Che avrà poi da ridere…
Quanto vorrei togliergli quel sorrisetto da schiaffi.
- Kyle Brody - dico disgustata - sono come pappa e ciccia. Inseparabili, tipo i gemelli siamesi per intenderci - quanti diabolici scherzi hanno organizzato quei due insieme ai miei danni.
- non mi piace - sentenzia con un cipiglio preoccupato - cerca di stargli alla larga -
- ok mammina, non ti devi preoccupare - lancio un’ultima occhiata al loro tavolo, dove vedo Kyle ridere come un pazzo - non piace neanche a me - ma non aggiungo altro perché le luci si spengono.
Ha inizio lo spettacolo.
 
http://www.youtube.com/watch?v=4SSWd50v7SU
 
Le ragazze sono molto brave si muovono sinuose ed eleganti per il palco una rapida occhiata al pubblico mi fa capire che hanno tutta l’attenzione, soprattutto quella maschile. Il mio sguardo corre al piano superiore, dove Kyle e Ian osservano l’esibizione, uno con sguardo, oserei dire da maniaco e l’altro con un sorrisetto di apprezzamento. Un groviglio di rovi sembra muoversi nel mio stomaco.
Che fastido!
 
Presto il numero finisce e le ragazze escono sotto uno scroscio di applausi, tra cui il mio, mentre immagino come sarebbe esibirmi su quel palco con loro. Una settimana mi separa da quel palco.
 
- allora domani è il grande giorno... - Mel butta la frase così, con fare indifferente ma ormai la conosco bene e posso vedere come si rode per avere qualche informazione. Non mi ha mai chiesto nulla dell’appuntamento anche se quando gliel’ho detto non si preoccupata di nascondere il suo disappunto.
- già - le rispondo atona.
- vedo che sei molto entusiasta - dice usando un tono canzonatorio
- no, è solo che non so cosa aspettarmi domani - ed è vero, ho promesso che gli avrei dato una possibilità ma non so che fare quando sarò lì, sola con lui. Insomma che gli dico “ehi ciao amico!” come se fossimo due amici che non si vedono da qualche tempo o “buon pomeriggio” con tono distaccato come se fossimo due estranei?
- se allunga troppo le mani, chiamami. Non ho fatto dieci anni di katare per nulla - ridacchio per la premura della mia amica e del suo tentativo di alleggerire la tensione.
- grazie Mel ma nel caso saprei cavarmela, siamo tipi tosti noi del Texas -
- certo basta vedere quel bel fusto del Ranger Walker -
E scoppiamo entrambe a ridere.
 
Verso l’una Ian e il suo fidato amico si decidono ad andarsene ma prima il biondino mi raggiunge davanti al bar. Poggia il gomito sul balcone e incrocia le gambe, una posizione all’apparenza casuale ma in realtà accuratamente studiata.
- Ehi! Senti, domani ci troviamo all’entrata sulla Great Highway? - ci penso un attimo. La Great Highway è l’entrata dalla spiaggia e vorrebbe dire allungare la strada.
Tolgo i bicchieri dal vassoio e li passo a Mel.
- facciamo sulla diciannovesima? - chiedo rispondendo con un’altra domanda.
- ok nessun problema. Alle due all’entrata sulla diciannovesima - concordiamo. Poi fa una cosa che mi gela sul posto. Mi sistema una ciocca di capelli che era fuggita dalla coda e poi deposita un leggero bacio sulla mia guancia.
- a domani - mormora con voce roca al mio orecchio. Il mio corpo traditore qual è si riempie di brividi e io non posso che annuire e spostarmi dietro al bancone iniziando a lavare i bicchieri come un automa. La salivazione a zero, il cuore che lavora a ritmi serrati.
Evito accuratamente di parlare giusto per non compromettermi ancora di più, al momento non mi fido della mia voce. Dio fa che non si sia accorto di nulla. Sorride a 32 denti. Dannazione se n’è accorto!
- ciao Mel - saluta sornione la mia amica da cui riceve un grugnito come risposta.
 
- a domani… - borbotta infastidita Mel scimmiottando la voce di Ian, dopo che è uscito dal locale.
Mi ridesto dallo stato di torpore in cui ero caduta e mi tocco la guancia, dove pochi minuti prima c’erano le sue labbra e avvampo imbarazzata. Mi sembra di sentire ancora la consistenza soffice e morbida della sua bocca. E’ stato piacevole… stop! Un momento cosa ho appena pensato? È stato piacevole!?
Ma mi sono ammattita tutto di un botto!?
 
Il rumore sordo di vetri che cozzano tra loro mi fa girare la testa verso Mel che sta asciugando con forza il bicchiere che ha in mano. Se lo stringe in quel modo ancora per un po’ lo distrugge.
- Dammi quel bicchiere che rischi di romperlo - e glielo sfilo di mano per sistemarlo sullo scaffale. - perché sei così infastidita? Insomma non ti ha mai fatto nulla... Risponde solo quando lo stuzzichi - è a me che vuole scombussolare la vita.
- non voglio che ti faccia del male - confessa imbronciandosi. Non so quante volte l'ho già detto, ma io amo questa ragazza.
- grazie, sei fantastica - le dico emozionata prima di darle un bacio sonoro sulla guancia. Mel sorride imbarazzata e le guance si tingono di rosso. Non riesco a trattenere una risata che la indispettisce e con lo straccio inizia a schiaffeggiarmi.
- ehi! - esclamo tra una risata e l'altra - piano! -
- beh, tu smettila di ridere -
- sc… scusa, ma la grande Mel, donna tutto di un pezzo che arrossisce è uno spettacolo unico - dico cercando di controllare il riso.
- signorine non è una sala giochi per bambini questa - la voce di Roxy ci fa scattare e riprendiamo a pulire scambiandoci sorrisi complici.
 
 
Lo metto o non lo metto? Questo è il dilemma.
E’ appena passata l’una ed io, dopo essermi fatta una doccia veloce e mangiato qualcosa di leggero, sono imbambolata a osservare l’interno del mio guardaroba, indecisa su cosa indossare.
Uno è troppo corto, l’altro è troppo lungo, quell’altro è troppo scollato, quello è da casa, quello non mi piace, …
 
Che si mette a un’uscita tra conoscenti?Ma la domanda cruciale è un’altra: perché mi sto facendo tutti questi problemi per un’uscita con Ian Knight?
Esasperata da me stessa, opto per una canotta color panna, sul petto una decorazione a linee verdi, un paio jeans chiari e ai piedi dei sandali marroni.
Semplice, casual e non troppo impegnativo. Direi che è Ok.
 
A un quarto alle due, chiudo con quattro mandate la porta di casa, da paranoici lo so ma meglio essere sicuri, e m’immergo nella marea di gente che cammina tranquillamente per le strade di San Francisco.
La giornata è perfetta, non fa troppo caldo e il cielo è completamente limpido. Neanche una nuvola.
Insomma è una di quelle giornate in cui non puoi impedire a un sorriso estatico, quello dei vecchi film anni ’50 per intenderci, di prendere possesso della tua bocca. Sorrideresti anche a uno che cerca di scipparti la borsa. No beh….forse in quel caso no.
 
Alle due ero all’ingresso del parco sulla 19th Avenue e Ian non è ancora arrivato. Nei dieci minuti che seguono, ho scoperto di avere un nuovo tic: alzare e abbassare l’orologio per controllare l’ora.
 
Non sono una fissata con la puntualità, sia chiaro, ci sono molte ragioni, ottime ragioni, perché uno si presenti in ritardo a un appuntamento. Si è allagata la casa, è morto il gatto, la macchina non parte, si è bucata una gomma lungo il tragitto, il traffico, un incidente, ha dovuto aiutare una vecchietta ad attraversare la strada, l’assenza di un parcheggio libero, … ma diamine Ian ha insistito così tanto per uscire che doveva presentarsi qui con venti minuti di anticipo per non farmi aspettare neanche un minuto!
Sbuffo dal naso facendo girare alcune persone vicine. I miei piedi sono diventati d’un tratto molto interessanti…
Che me la stia prendendo troppo?
E se avesse cambiato idea? Felicità, dispiacere, sollievo e rabbia si alternavano dentro di me a quella prospettiva.
 
- ehi! - l’urlo proviene da dietro le mie spalle e ancora prima di girarmi so benissimo chi mi sta raggiungendo. Mi volto lentamente stampandomi in faccia un’espressione imbufalita.
Ian cammina a passo svelto nella mia direzione. I capelli arruffati, il viso arrossato, forse per la corsa appena fatta e i vestiti leggermente stropicciati gli davano un aspetto trasandato. Per quanto sia uno spettacolo per gli occhi, ho altro per la testa.
- dammi un buon motivo per non infuriarmi del tuo ritardo -
- C’è un traffico pazzesco. In più c’è stato anche un incidente sulla Tavaral Street - dice per giustificarsi. Traffico e incidente. Bene.
Sbuffo, non posso certo prendermela con lui, anche se avrebbe dovuto pensare che a quest’ora le strade potevano essere trafficate.
- ok non importa… -
- davvero non volevo farti aspettare - e dal suo tono posso capire che gli dispiace davvero.
- ti credo e poi il traffico non è certo colpa tua - e m’incammino verso l’ingresso incitandolo a seguirmi.
- forza pelandrone - dico camminando al contrario, poco prima di voltarmi lo vedo scuotere la testa e con una corsetta è subito al mio fianco.
- come mai hai proposto il Parco per il primo appuntamento? -
- non è un appuntamento è un’uscita tra conoscenti - sottolineo per rimarcare il nostro “accordo”.
- ok, ok… allora riformulo la domanda. Come mai il Parco per la nostra uscita tra conoscenti? -
- perché è un luogo sicuro, con tanta gente, alla luce del sole, … -
- cos’è hai paura che ti rapisca! - chiede scioccato, teatralmente si porta una mano al petto e simula uno sguardo sofferente - così ferisci i sentimenti di un galantuomo -
- ma smettila - dico ridacchiando, tirandogli una gomitata sul fianco.
- anche violenta. Bene - sorride mostrando una fila di denti bianchi perfetti che sembrano riflettere la luce del sole. I suoi occhi sono un mare azzurro che sprizzano divertimento. Un vero speco che madre natura gli abbia dato un carattere da spaccone arrogante. Un vero spreco.
- è la tua presenza Knight - decisa ad avere l’ultima parola.
 
Passeggiamo tranquillamente lungo il viale alberato, senza parlare. Costeggiamo il Lago Stow, pieno di famiglie e coppiette felici che praticano l’attività per eccellenza di una tradizionale domenica pomeriggio americana: Il pic-nic.
Guardo Ian al mio fianco non posso che chiedermi se ci abbia mai portato qualcuna qui.
 
- allora… so che sei tornata per questioni di studio, che hai deciso di studiare? - esordisce all’improvviso, stanco del silenzio che è calato su di noi che iniziava a essere imbarazzante.
- danza e canto… ho vinto una borsa di studio per l’istituto d’arte e spettacolo. Sai…ho sempre amato ballare, sarebbe il mio sogno fare la ballerina - mi mordo la lingua. Dannazione sto parlando troppo, non posso raccontargli della mia vita come se fosse un vecchio amico ritrovato.
E’ sorpreso lo vedo dai suoi occhi spalancati - davvero? -
- non lo avresti mai detto otto anni fa, eh? - e sorrido amaramente. Otto anni fa non avrei potuto farlo, ma ora sì e non sprecherò quest’occasione.
Si schiarisce la gola - Senza offesa… ma sì, non lo avrei ma pensato - beh è stato sincero… - ma anche se fosse… avresti dovuto tentare lo stesso. Bisogna lottare per i propri sogni, qualcuno disse “bisogna lottare per ottenere quella felicità nascosta dietro una fantasia, dietro una realtà apparente o una follia concreta” non ricordo, dove l’ho sentita, ma mi è rimasta dentro e ho sempre cercato di metterla in atto -
Sono senza parole, non pensavo potesse essere così profondo.
- attento Knight se cerchi di esprimere pensieri troppo complessi rischi di perdere il tuo ultimo neurone - la metto sul ridere, per non dargli a vedere quanto la cosa mi abbia colpito. - beh… quello è già andato da un pezzo - anche autoironico…
Se riesce a mettere da parte il suo ego immenso e si controlla non è male, è quasi simpatico…
- e tu? Che sogno stai inseguendo? - Ian sembra accigliarsi per un attimo prima di rispondere, forse non si aspettava un mio interessamento? Ok che alle donne vogliono parlare di se ma personalmente mi piace interagire con il mio accompagnatore.
- più che sogno una passione -
La boxe?penso ricordando il pomeriggio in cui lo avevo visto allenarsi alla palestra.
- come fai a sapere che faccio boxe? - chiede sorpreso. Solo così mi accorgo di aver dato voce al mio pensiero e subito mi rendo conto della gaffe appena fatta.
- beh basta vedere il fisico che hai - e gli tasto il braccio - insomma è molto atletico e slanciato. Ho conosciuto dei ragazzi che la praticavano e tu me li ricordi molto. Ho fatto dei più due - cerco di giustificarmi ed è palese che mi stia arrampicando sugli specchi.
- e come mai questa passione? - continuo, alzando la voce di un’ottava. Ian mi guarda stralunato, scuote la testa diverse volte come a dire “ ci rinuncio a capirti” e risponde.
- beh… sai com’è, il periodo dell’adolescenza è il momento delle ribellioni, del desiderio di libertà e un giorno io e Kyle ci siamo trovati dentro una rissa…beh l’aveva provocata Kyle, neanche mi ricordo il motivo - dice ridacchiando - ma non potevo certo lasciarlo da solo -
- siete sempre stati molto uniti vuoi due - da quello che mi ricordo, li ho sempre visti assieme.
- è un fratello per me. So che se ne avessi bisogno lui per me ci sarebbe e lui sa che farei lo stesso - alla sua appassionata affermazione mi limito ad annuire. Non potevo certo dirgli che ritenevo il suo “fratello” un idiota se non peggio…
- quindi come sei passato dalle risse alla boxe? -
- in quella rissa eravamo messi male e se Rocky non fosse intervenuto, non so come ci avrebbero conciato… -
- Rocky? - ma che è? I genitori erano degli appassionati di Sylvester Stallone?
- è il proprietario della Sport Boxe ed è grazie a lui se ho iniziato a fare boxe -
- e quindi hai detto addio alle risse - sembra tanto uno di quei film, dove il ragazzo teppista di strada, è rimesso sulla retta via da un lottatore fallito e col suo aiuto, vince il torneo nazionale di turno. Ian ridacchia e si passa una mano tra i capelli.
- beh no, quelle sono finite verso i diciotto anni -
- beh effettivamente l’aria da cattivo ragazzo sembra destare più interesse nelle teenager dei nostri giorni -
- anche a te? - chiede malizioso
- mm…no anche perché Matt non faceva avvicinare neanche i bravi ragazzi figurarsi i cattivi ragazzi - ridacchio ricordando i tempi del liceo. Quanto m’infuriavo quando lui e Daniel facevano scappare i ragazzi che mi interessavano. Devo ammettere che però era divertente vedere le loro facce impaurite quando erano avvicinati da mio fratello seguito dall’intera squadra di football.
 
Nel frattempo siamo arrivati a un piccolo chiostro e stupendomi Ian mi offre un gelato. “Non sono un uomo delle caverne” è stata a sua giustificazione dopo l’ennesima a insistenza per pagare la mia parte, al che non potei più protestare e lo ringrazio quando mi porge il mio cono.
 
- e come mai li teneva alla larga? -
- è iperprotettivo quando gli chiedevo perché lo facesse, la sua risposta era sempre la stessa - mi schiarisco la voce e poi ricomincio a parlare cercando di imitare il tono di mio fratello - “ non sono al tuo livello….ne riparliamo tra venti o trenta anni!” - al che Ian scoppia a ridere.
- beh perché tutta quella fatica… bastava che ti conoscessero per scappare subito a gambe levate - la sua affermazione m’infiamma. Credo di essere diventata rossa, ma certamente non per l’imbarazzo. Per la rabbia, tanta rabbia.
Mi allontano e alle mie orecchie giunge un poco raffinato “ o cazzo”
 
Come si permette quello spocchioso, irritante, cafone...
- Helena aspetta! Mi spiace. Scusami - nonostante la mia andatura sostenuta lui non fa fatica a stare al mio passo. Un mio passo corrisponde a due dei suoi.
- taci Ian! -
- stavo scherzando! Volevo fare una battuta - mi blocco e gli rivolgo un’occhiata assassina prima di ricominciare a camminare con passo spedito. - ok… è stata una pessima battuta mi dispiace! -
Siamo tornati vicino al lago Stow, cammino lungo la sponda, senza rendermene conto finisco su un piccolo pontile. Arrivata alla fine mi blocco e mi guardo attorno. Mi sono messa con le spalle al muro da sola.
- Fantastico! - sbotto alzando le braccia in alto, in un gesto scocciato. Ian è fermo alle mie spalle. Posso sentire il suo respiro leggermente affannato. Rimaniamo in silenzio per un po'. Io con l’intenzione di ignorarlo, lui…
- Helena - mi chiama con voce calma, che ricorda tanto la voce di una mamma che richiama il proprio figlio. Mi irrita!
Non rispondo.
Spazientito mi afferra il gomito e mi obbliga a girarmi nella sua direzione.
- Lascia.Il.Mio.Braccio - sibilo scandendo ogni parola.
- prima ascoltami - dice con tono perentorio.
- per insultarmi ancora? No grazie - e con una spinta mi libero dalla sua presa.
Accade tutto velocemente. Il suo sguardo si fa sbigottito, poggia male il piede, inciampando. Non avendo un sostegno stabile, cade a peso morto dentro il lago.

- IAN! - urlo allarmata. M’inginocchio sul bordo e scruto l’acqua in cerca di qualche suo segno. È preoccupante che non sia ancora riemerso… infondo non dovrebbe essere molto profonda l’acqua in questo punto.
La superficie inizia a riempirsi di bollicine per poi essere squarciata dalla figura di Ian che riemerge. Annaspa in cerca d’aria, con poche bracciate si appoggia a un palo di sostegno e tossisce ripetutamente.
Gattonando lo raggiungo.
- Ian tutto bene? - annuisce ma continua a tossire. Deve aver bevuto molto…
- accidenti guarda che cosa hai fatto! - urla imbufalito con voce arrocchiata. Beh si è ripreso in fretta…
- scusami non l’ho fatto apposta - dico mortificata. La rabbia di prima è stata completamente sostituita dalla preoccupazione. Ian non è mai stato un gran nuotatore.
- Dannazione. Ma sei un impiastro. Questi vestiti sono costati un occhio della testa! - disse scoccandomi uno sguardo truce. Cosa!? Questo ragazzo non può essere così materiale!
- Ian, ti ho già detto che mi dispiace e poi è solo acqua si asciuga - dico riservandogli lo stesso trattamento. Se prima ero seriamente dispiaciuta e preoccupata, ora non più.
Intanto lui cerca di risalire ma ogni tentativo è un buco nell’acqua.
- dammi la mano che ti aiuto - dico spazientita.
Cerco di aiutarlo, prontamente afferro la sua mano protesa verso di me, ma un lampo sinistro nei suoi occhi mi fa raggelare sul posto. 
- I…Ian ch… - neanche il tempo di finire la frase che mi spinge giù. Alle mie orecchie giunge solo il tonfo sordo del mio corpo che si scontra con l’acqua.
Il tempo sembra rallentare, il mio corpo si lascia scivolare giù. I capelli ondeggiano attorno al mio viso mentre i miei vestiti si gonfiano a ritmo della corrente.
Attorno a me, il verde.
Quando non riesco più a trattenere il respiro ritorno in superficie con energiche bracciate e la prima cosa che sento è la risata divertita di Ian.
Mi giro di scatto, spruzzando schizzi d’acqua in tutte le direzioni, e lo fulmino con lo sguardo. La mia reazione fa aumentare le sue risate.
- non ridere stupido! Ma che diavolo ti è saltato in mente! Volevo aiutarti! - urlo riconoscendo a stento la mia voce tanto è acuta.
Sbracciando mi avvicino al ponticello. Credo di poter far concorrenza a una foca marina tanto sono goffa ma i vestiti mi impediscono di muovermi fluidamente. 
 
Quando gli sono vicino mi prende per la vita, facendomi aderire al suo corpo. Il freddo che sentivo prima è sostituito dal calore dei nostri corpi a contatto.
I nostri visi a pochi centimetri di distanza.
Le mie mani sul suo petto.
La sua mano stringe con forza il mio fianco.
Rabbrividiamo entrambi.
- ti aiuto a uscire - mormora dopo essersi raschiato la gola, senza riuscire a nascondere la nota roca nella sua voce.
- grazie - un sussurro il mio.
Mi issa senza troppe difficoltà e subito risale anche lui.
Gli abiti mi aderiscono come una seconda pelle, li strizzo con forza creando una mini cascata. Dopo aver fatto lo stesso con i capelli li lego in uno chignon improvvisato. Ian è alle mie spalle e dai suoni che mi arrivano sta facendo la stessa cosa. Non parliamo tra di noi è calato un silenzio opprimente.
- Sent… - stavo per dire che era meglio tornare a casa e salutarsi, rinunciando a un possibile bis quando lui apre la bocca simultaneamente a me.
- Scusami - sputa di getto. Mi giro per guardarlo in faccia. Sembra seriamente dispiaciuto - scusami per quello che ho detto prima, era una battuta di pessimo gusto e scusami anche per averti buttato in acqua - si gratta la testa, il viso deformato da una smorfia…buffa. Imbarazzata.
- non era così che volevo andassero le cose. Avevo tutt’altro programma in mente - lo guardo senza dire nulla. I vestiti gocciolanti, i capelli attaccati alla fronte, l’acqua li ha resi più scuri, quasi castani. Una pozza d’acqua ai suoi piedi.
- quindi… ti dispiace per la tua battuta stupida, per avermi insultato quando cercavo di aiutarti prima e anche per avermi buttato nell’acqua? -
- si -
- ripetilo -
- come? -
- ripetilo - insisto
- che cosa! - si è irritato.
- lo sai cosa - dico alzando gli occhi al cielo. Fa una smorfia ed io sorrido divertita dalla scena.
Si è scusato certo, ma Ian Knight non è uno che chiede scusa spesso e non posso certo perdermi quest’occasione.
- ti diverti vero? - assottiglia gli occhi sospettoso.
- io? - chiedo innocentemente.
- ok. Scusami - dice scandendo ogni lettera.
- Bene. Guarda c’è una panchina libera al sole - dico indicandola - comunque… - inizio quando lui mi ha già sorpassato obbligandolo a fermarsi e girarsi verso di me -… ti chiedo scusa anch’io. La mia reazione è stata forse esagerata - lui sorride semplicemente.
 
Siamo seduti su una panchina e la gente che passa ci guarda: chi storto, chi divertito, chi come se fossimo dei matti… siamo ancora mezzi bagnati e sicuramente rappresentiamo uno spettacolo bizzarro.
Ian, è comodamente stravaccato, un braccio poggiato sullo schienale e l’altro sulla gamba a reggere un bicchiere di caffè, le gambe leggermente divaricate. Io, sono seduta dalla parte opposta della panchina, una gamba piegata sotto il sedere e le mani sul grembo a reggere un bicchiere di carta con dentro del tè caldo.
- è stato un bell’appuntamento in fin dei conti no? - dice di punto in bianco. Ridacchio.
- il prossimo andrà meglio - sentenzia sicuro di se.
- forse è meglio evitare il sequel - dico scivolando ancora di più sulla panchina. Ian abbandona la sua postura disinvolta per sedersi rigidamente e scrutandomi agitato.
- Ian non fare quella faccia. Insomma, hai visto che abbiamo combinato? - alludendo alla sequenza poco fortunata di eventi.
- beh, ma abbiamo iniziato bene. Poteva andare peggio. Io, mi aspettavo di peggio -
- Ian - sconsolata scuoto debolmente la testa
- Con la pratica si migliora… - insiste
- Perché ti sei fissato così tanto!? -
- mi sembra di avertelo già detto - sbotta esasperato - e credevo avessimo anche superato questa fase -
- sì ma… -
- Helena abbiamo riso e scherzato, abbiamo parlato come persone civili poi abbiamo fatto dei passi falsi. Io per primo lo ammetto, ma tutto sommato mi sono divertito e tu? -
- all’inizio si - è stato bello chiacchierare tranquillamente e mangiare un gelato all’ombra delle fronde degli alberi.
- visto… - esclama soddisfatto del suo ragionamento - però la prossima volta scelgo io - puntandomi un dito contro e tornando a stravaccarsi sulla panchina.




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Come vi immaginavate il loro primo appuntamento? ho soddisfatto le aspettative o pensavate a qualcosa di diverso? Se vi va fatemelo sapere in un commento - le critiche sono sempre ben accette (anche i complimenti^^)
Buone vacanze a tutte!

P.s: ho scritto una nuova shot nel fandom di Twilight se vi va fateci un salto



Shade-Tolerant 
ONE SHOT DELL'ESTATE
Ho pensato a come deve essere passare le vacanze estive per una persona che non può, per cause di forza maggiore, passare una giornata sotto il sole come fanno tutti ed è uscito questo...spero vi piaccia^^
Dal capitolo:
Sognavo che un giorno avrei potuto correre sotto il sole, andare alla spiaggia a nuotare e poi asciugarmi sulla sabbia, pranzare in un parco mentre i raggi del sole sfioravano la mia pelle come delle carezze. Un sole che mi era amico insomma. Ma la realtà era ben diversa. 
Il sole era il mio nemico numero uno
[ Autore: sayuri_88 ] [ Rating: Giallo ] [ Genere: Generale ] [ Capitoli: 1 ] [ Personaggi: Bella/Edward ] 
[ Pubblicata: 25/07/11 ] [ Aggiornata: 25/07/11 ] [ Note: One-shot ] [ Completa ]

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Capitolo 11
*** The show must go on ***




Ciao a tutte!!
Sono tornata dal  mare con un nuovo capitolo e una nuova storia, un OS "
In barca a vela controvento - SIREN'S SONG" nelle originali e "Shade -Tolerant" nella sezione twilight (mi piacerebbe sapere cosa ne pensate se ci fate un salto). Comunque le vacanze sono state pessime e mi hanno provocato il blocco dello scrittore, per tutta la settimana non ho scritto nulla anche se avevo tutto nella testa... Ditemi voi se in un gruppo si decide di andare al mare tutti insieme : 7( alcune assenze quest'anno) - 5 ragazze e 2 ragazzi - e uno dei ragazzi scrocca il passaggio in macchina per non pagare il treno e poi passare la settimana con un altro gruppo di ragazzi e ragazze e non calcolarci per tutti il tempo. l'altro invece, rimasto solo con noi (ok le donne possono essere stressanti se in "branco" ma anche gli uomini non sono da meno) ci snobba!!! passa il tempo con gli altri, esce la mattina e torna la sera senza avvisare e magari noi gli prepariamo anche la cena. Compriamo il martini da bere tutti insieme e lui se lo porta via per berlo con gli altri. Organizzano per andare al principato di Monaco e ci invitano come se ci stessero facendo un grande onore (ignorate anche li tutto il giorno). Vanno a fare le grigliate senza dirci nulla... e dulcis in fundo quando torniamo a casa questo ci dice che lo stressiamo e non esce più con noi. E io dico : stressiamo? solo perchè a fine vacanza ti abbiamo fatto notare il tuo comportamento di M***a?
Certa gente è meglio perderla che trovarla....

Ora passiamo al capitolo^^ - scusate lo sfogo - Ian è alle prese con dopo- appuntamento mentre Helena si prepara per l'atteso provino. Cosa succederà? basta leggere^^

AH... grazie 1000 a Irine e _Clarita_ per aver commentato gli ultimi due capitoli. Vi adoro!! le vostre recensioni mi hanno fatto tener duro durante quella settimana!

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Che diavolo è successo?
Sono le cinque e ho appena salutato Helena all’incrocio tra la 19th e Lawton Street.
Cammino, assorto nei miei pensieri senza guardare dove vado. Le persone che mi passano affianco ma non le vedo, mi sono scontrato con qualcuno che mi ha rivolto colorite esclamazioni, ma non li ho degnati di uno sguardo.
Che diavolo è successo?
L’appuntamento è cominciato nel peggiore dei modi. Ho ritardato di ben venti minuti e pensavo di assistere a una reazione che rasentava l’isteria, ma stranamente non ha fatto come temevo e l’atmosfera si è alleggerita dopo qualche battuta.
All’inizio pensavo a come recuperare terreno e una delle cose fondamentali con le donne è farle parlare di se. Fingere che quello che ci dicono sui loro hobby o su certi attori famosi ci interessi, che teniamo in conto la loro opinione. Dispensare elogi e complimenti poi le fa andare in visibilio.
Pensavo che sarebbe stata una tortura ascoltarla, mi stavo già preparando psicologicamente a sentirla parlare di trucchi, la nuova collezione di quello o quell’altro stilista famoso, invece abbiamo parlato del motivo per cui è tornata abbiamo fatto un discorso serio sui sogni e sul lottare per essi. Abbiamo parlato anche di me della boxe. Ero tranquillo, in pace con tutto il resto. Non riesco ancora a spiegarmi quella strana sensazione. Non l’ho mai provata prima.
Quando ho visto il chiosco dei gelati, ho pensato di offrirgliene uno, pensavo di guadagnare punti e di essere un passo più vicino alla vittoria. Ma lei mi ha stupito…voleva pagare la sua parte.
Poi il passo falso, il preludio della rovinosa caduta: “beh perché tutta quella fatica… bastava che ti conoscessero per scappare subito a gambe levate“
Dio quarto sono stato stupido! Che mi è saltato in mente di dirglielo! Certo Helena non ha un carattere affabile, almeno con me. Ma dirglielo? È stata una pessima mossa.
Continuando per quella strada rischiavo di perdere…
 
La corsa per raggiungerla, il pontile, lei di spalle che non voleva saperne di darmi retta.
Odio essere ignorato, se poi è lei a farlo, è ancora peggio. Ancora un groviglio di emozioni contrastanti. In fine la caduta nel lago.
Guardo i miei vestiti ancora umidi e faccio una smorfia. Sono da buttare. Ma il farla cadere in acqua a sua volta è stata una piacevole vendetta. Sapevo che non l’ha fatto apposta ma una parte di me diceva che dovevo fargliela pagare.
Per quasi mezzo minuto non la vidi riemergere e quando tornò in superficie, muoveva le braccia per stare a galla e, appena entrai nel suo campo visivo, mi fulminò con lo sguardo. Sembrava una povera gattina bagnata che giocava a fare la tigre.
Si mise a nuotare verso di me, forse si voleva vendicare e annegarmi per davvero. Purtroppo per lei, io avevo altri progetti. La afferrai obbligandola ad aggrapparsi a me. La sera prima aveva avuto una strana reazione quando l’ho baciata. Attrazione? Non lo sapevo ma volevo accertarmene.
Volevo provocarla, scoprire l’effetto che avevo su di lei, ma l’imprevisto è stata la reazione del mio corpo che infreddolito si riscaldò a contatto col suo. Per il freddo?
Mi sembrava di andare a fuoco, a ogni secondo che passava, sembrava aumentare, ma non provavo dolore. Era piacevole e ne agognavo ancora e ancora.
La strinsi con maggiore forza. Frememmo entrambi.
 
Perché mi era dispiaciuto separarmi da lei in quel momento?
Mi ero scusato, fatto incredibile per me, e per quando continui a ripetermi che l’ho fatto solo per la scommessa una piccola parte di me mi dava del bugiardo. Non era quello il vero motivo. Allora perché l’avrei fatto altrimenti?
E quando aveva detto che era meglio non replicare, sono andato nel panico. Non potevo permetterlo!
Voglio vincere la scommessa. Nessuna mi ha mai rifiutato, chi prima, chi dopo ha ceduto. Il suo due di picche sarebbe stato una macchia.
Stringo i pugni con forza al ricordo di quel momento.
Quella piccola balenottera mi stava rifiutando! Come si permetteva?
Ero stato invaso dalla rabbia, solo perché ora il brutto anatroccolo era diventato un bellissimo cigno, seducente e affascinate, si credeva chissà chi.
No l’avrei conquistata e poi distrutta. Avrei sgretolato quella maschera di sicurezza e spavalderia e avrei riportato alla luce la bambina timida e impaurita dal mondo e da me.
 
****
 
Mel continua a ridere come una matta.
- Oddio! L’hai buttato nel lago! - riesce a dire tra un riso e l’altro.
- Non l’ho buttato io… è stato un incidente - dico per difendermi girando la testa di scatto, verso la mia amica.
- Signorina stia ferma -intima la sarta esasperata dai miei continui movimenti.
- Scusi Mrs Moore -
Torno a osservare il mio riflesso nello specchio di fronte a me mentre accarezzo la stoffa del vestito per lisciarla.
- Le accorcio di un paio di centimetri i pantaloni e poi abbiamo finito - Mrs Moore si alza da pavimento sistemando gli spilli avanzati nella pallina di stoffa attaccata al polso.
- Bene e quando posso venire a ritirare? - chiedo scendendo con attenzione dal piccolo sgabello e iniziando a svestirmi.
- Dopo domani, verso le due saranno pronti - risponde professionale e per nulla scandalizzata dal vedermi in intimo. Essendo una sarta deve essere abituata, in più Mel mi ha detto che ha lavorato anche in grandi Atelier di moda, prima di mettersi in proprio. E durante le sfilate si sa, non c’è spazio per il pudore.
- E alla fine che è successo? - chiede Mel una volta che siamo uscite dalla sartoria.
- Ci siamo seduti su una panchina. Tutti ci guardavano come se fossimo matti e non potevo dargli torto… - dico ripensando alle facce della gente che ci passava davanti - Stavo per dirgli che forse era meglio evitare uscite future quando si è scusato -. Un fatto che mi aveva lasciata scioccata e anche ora stento a crederci.
- Balle! - sbotta con tono sicuro.
- Perché? -
- Perché… - dice con tono sicuro e di chi ne sa una più del diavolo - …uno come lui, se fa una cosa è per un tornaconto -
- Non sei troppo severa? Okay non è stato l’appuntamento perfetto ma alcune parti mi sono piaciute - e il discorso si chiude li. Ma perché lo sto difendendo da Mel?
Nessuna delle due vuole continuare quell’argomento, che rischia di portarci su una brutta strada, e così Mel inizia a parlare dei provini e della coreografia.
Sono stati fissati per Venerdì e Roxy ci farà eseguire una coreografia di gruppo e una singola, preparata da noi, con i costumi e la scenografia. Della mia mi ritenevo pienamente soddisfatta e devo ringraziare Mel che mi ha aiutato e consigliato.
 
Accarezzo il raso del cappello prima di poggiarlo vicino alla giacca. Ho già sistemato tutto il necessario per la seconda coreografia davanti alla mia postazione nei camerini. Questa di solito è occupata da Clara.
Sono agitata è inutile tentare di negarlo ma è quell’agitazione che ti da la carica, che ti spinge per dare il massimo. Ballare è la mia passione essere libera di esprimermi attraverso il corpo e trasmettere emozioni coinvolgenti. Adoro questo momento, il mio cuore che batte a mille, le mani che sudano freddo, la mente che ripete i passi e i tempi.
Decisamente è il mio momento preferito.
 
 
Il dietro le quinte è silenzioso, in forte contrasto rispetto alla sera, dove il caos e il delirio regnano sovrani. E’ quasi inquietante, le luci soffuse, il ticchettio della pioggia sul tetto. È la location perfetta per un film dell’orrore.
- Bene ragazze, sistematevi pure sul palco a formare due file - Roxy fa il suo ingresso dalla porta laterale. Non etra, rimane in bilico, un piede dentro, la mano poggiata sulla maniglia e l’altra sullo stipite. Indossa una camicia bianca a balze infilata dentro un paio di pantaloni neri, larghi, un paio di sandali ai piedi.
Finisce di parlare e chiude la porta. È il momento, siamo in dieci ma solo una otterrà il posto. Mamma mia mi sembra di essere in uno di quei reality che vanno tanto di moda!
- Tu sei Helena? - a farmi la domanda è una  ragazza dai tratti ispanici, minuta, ma, mi si passi il termine, ben messa.
- Si - rispondo con tono pacato e gentile.
- So che lavori qui da un po' di tempo come cameriera - usa un tono apparentemente neutro e fintamente disinteressato ma il suo sorriso falso come una moneta bucata e i suoi occhi, mostrano altro. Accuse, sospetti, insinuazioni.
- Quindi? - il mio tono è duro, non permetto di insinuare che Roxy possa mostrare delle preferenze nei miei confronti solo perché lavoro da lei o che l’abbia in qualche modo corrotta.
- Oh nulla - liquidando la faccenda con un gesto della mano e dopo un veloce saluto si allontana per unirsi a un gruppo di ragazze, iniziando a ridere come delle oche.
Prendo un respiro profondo. Non devo dare peso alle illazioni di certa gente.
 
- Shila tocca a te - la ragazza che mi ha avvicinato prima della prova di gruppo, si alza e dopo avermi lanciato uno sguardo beffardo, sale sul palco.
Dopo la prova di gruppo, la ragazza ha continuato a lanciarmi occhiate veloci e spesso l’ho vista a parlottare con alcune ragazze per poi indicarmi.
- Non darci peso - mi dice una ragazza che prende posto sulla sedia accanto alla mia. È alta e molto magra, capelli e occhi scuri, un viso ovale dai lineamenti delicati. Credo che si chiami Nana, era nella fila davanti durante la prima prova.
- Scusa? - anche se ho capito a cosa si riferisce faccio finta di nulla. Non m’importa di quello che dicono o pensano, so di non aver fatto nulla di male e se sarò presa, sarà perché me lo sono meritato.
- Lasciala perdere. Tutte noi abbiamo visto che sei brava e che non sei certamente raccomandata. Non ne hai bisogno - a quella parole dette con tanta sincerità, sorrido felice. Mi fa piacere sapere che non tutte pendono dalle labbra di quella ragazza.
- Helena tra cinque minuti tocca a te - la voce di Gabe, il socio di Roxy che si occupa dei costumi e che oggi l’affianca nella scelta della nuova ballerina, mi avvisa che è il mio turno.
- Grazie - dico con voce riconoscente. Lei risponde con un’alzata di spalle e mi augura buona fortuna.
Mi osservo un ultima volta nello specchio. I capelli ricci, cadono liberi sulle mie spalle, gli occhi verdi sono evidenziati dalla matita nera che li circonda, il rossetto rosso mette in evidenza le labbra carnose. Il vestito gessato brillucicava sotto la luce della lampada posta sopra lo specchio. Sono pronta, chiudo in un cassetto, le accuse sussurrate, gli sguardi indagatori, purtroppo certe cose ci saranno sempre e l’importante è non lasciarsi sopraffare. Mi focalizzo solo sul motivo per cui sono qui.
Come si dice nel gergo teatrale, ” lo spettacolo deve continuare”
Recupero il cappello e salgo sul palco, nello stesso momento esce Shila che “accidentalmente” prende con la spalla la mia, spintonandomi.
Non le do peso e come se nulla fosse successo, prendo la sedia che mi servirà nella coreografia e la posiziono al centro del palco, dei ragazzi sistemano dietro di me sei specchi. Subito parte la musica.
 
http://www.youtube.com/watch?v=TpXRVB4xWtc&NR=1
 
- Molto bene ragazze, siete state tutte bravissime, purtroppo abbiamo bisogno di una sola di voi -
dopo venti minuti dall’ultima esibizione, Mel si è presentata nei camerini pronta ad annunciare chi diventerà la prossima ballerina del Red Devil Lounge.
- Helena sei stata favolosa, inizierai tra un mese - dice mentre il mio sguardo passava dall’incredulo all’entusiasta in meno di due secondi.Ho ottenuto il posto!
- Ringrazio le altre per essere venute. Abbiamo conservato le vostre credenziali, in futuro sarebbe bello lavorare alcune con voi - le altre ragazze iniziano a raccogliere le loro cose ed escono lentamente. Alcune mi guardano di sfuggita, altre con sospetto e altre, come Nana, escono facendomi i loro complimenti. Quando ormai sono uscite tutte, vengo chiamata da Mel che inizia a spiegarmi i programmi delle prove con le mie “colleghe”. Colleghe… fa un certo effetto pensarlo.
Mi fece entrare nella stanza adibita alla sartoria, il tempio in cui non avevo mai messo piede. Una cascata di tessuti dai mille e più colori, manichini, accessori sparsi per tutta la stanza, schizzi di vestiti e di scenografie appesi negli spazi liberi delle pareti. Macchine per cucire, posizionate sui tavoli pronte a partorire nuovi modelli. Una sola parola: magico.
 
****
 
- Ian! - sono seduto sulla spiaggia a osservare il mare, anche se l’intento, era quello di surfare. Purtroppo il mare non era d’accordo…
- Lucas - dico a mo di saluto e con poco entusiasmo, ma lui non ci da peso e si siede al mio fianco.
- E’ da un po' che non ti fai vedere - mi riserva un sorriso smagliante e anche gli occhi sembrano brillare.
- Io? Sei tu che sei sparito! Quando c’è Maggie ti dimentichi dei tuoi amici - il sorriso di prima è sostituito da uno di scuse. Scuoto la testa ridendo per la sua muta conferma.
- Beh… ma ti perdono perché è Maggie -
Qualcosa lampeggia nei suoi occhi, subito prima di darmi una gomitata nelle costole.
- Ahio! Ma sei matto?! -
- A proposito di ragazze. Fonti certe dicono di averti visto passeggiare per il Gate Park insieme a un’avvenente ragazza dai capelli scuri e occhi verdi - m’irrigidisco all’istante. Chi può avermi visto? Quel pomeriggio non ho scorto nessun volto familiare.
- Una ragazza dai capelli scuri e occhi verdi dici? Non so di che parli - dico con tono innocente.
Lucas assottiglia lo sguardo e sorride malizioso.
- Ian… ti abbiamo visto - abbiamo? È lui che mi ha visto? E chi c’era con lui? - e da quando fai il finto tonto su una nuova conquista? - e come se gli si fosse accesa una lampadina, spalanca gli occhi scioccato. Poggia le sue mani sulle mie spalle e mi scrolla leggermente.
- Non dirmi che questa ragazza ti piace! - il tono è pimpante e probabilmente si metterebbe a piangere dalla gioia. Ha sempre sperato in questa eventualità. Mi allontano bruscamente come scottato.
- Cosa! No! Ma sei matto! - io innamorato e di Helena poi! Prima si deve ghiacciare l’Inferno.
Lo sguardo di Lucas si spegne e china il capo con un sorriso amaro.
- Ah già… Il tuo motto è “perché impegnarsi quandoil mondo può essere il tuo buffet personale” -
- Esattamente. Anche se… - tiro il sasso e ritraggo la mano, metaforicamente parlando. Un’idea mi è balenata per la mente.
Il mio amico alza lo sguardo di scatto con una luce di speranza negli occhi.
Posso sfruttare a mio vantaggio “l’esperienza di corteggiamento” di Lucas, è sempre stato il romantico del gruppo, quello da relazioni serie e durature, e se c’è qualcuno che può aiutarmi a fare breccia nel cuore di Helena quello è proprio lui.
- Anche se? - m’incalza, la sua curiosità è più che evidente e la trattiene a stento. Dentro di me sto gongolando come un bambino dentro a un negozio di caramelle.
- Beh c’è una ragazza che è…particolare - si particolare è la parola giusta. Testarda, permalosa, timida, simpatica, rompiscatole. Aggettivi che stonano uno con l’altro ma che convivono nella sua persona.
- Particolare eh… è quella dell’appuntamento? - annuisco. Lucas si perde osservare l’oceano, lo sguardo assorto e pensieroso, forse cercando di capire chi possa essere la suddetta ragazza.
- e perché è particolare? - mi chiede dopo alcuni minuti di silenzio.
- Beh… non mi calcola - sbotto indignato facendolo ridere di gusto.
- Come! non è caduta ai tuoi piedi come una para cotta? Beh ma siete usciti no? Quindi gli interessi - magari fosse così facile…
Ma forse non dovrei scartare a priori la possibilità che non gli interesso. Il bacio sabato sera, l’episodio del lago domenica,…
- L’ho presa per esasperazione. Ha accettato dopo un mese - confesso con l’amaro in bocca e scatenando una seconda ondata di riso a quello che si professa mio amico e poi ride delle mie disavventure.
- Certo ridi di me, forza… - dico con voce sarcastica.
- Scusa ma sto cercando di immaginare questa ragazza che ti da due di picche. Deve essere una tosta! - è come un sassolino fastidioso nella scarpa…
Vedendo il mio sguardo assassino, Lucas cerca di ridarsi un contegno e riprende a parlare con tono serio e attento.
- Quindi t’incuriosisce? O è una sfida per te? - ecco Lucas è sempre stato bravo a intuire le cose, e la scelta della facoltà di psicologia è più che azzeccata.
- No non è una sfida - dico usando le mie raffinate doti recitative - lei è particolare te l’ho detto. Mi sembra di essere sulle montagne russe con lei. Una volta parliamo tranquillamente e subito dopo ci ritroviamo a punzecchiarci o litigare. Però, sì, lei mi interessa -.
- Ian, amico mio… - dice posando una mano sulla mia spalla con fare paterno - sei così ingenuo delle volte… - continua lasciando la frase in sospeso. Lo guardo interrogativo ma lui scuote la testa.
- E che intenzioni hai con lei? - continua curioso.
- Non lo so… Il primo appuntamento non è andato benissimo. Come ti dicevo prima stavamo bene, parlavamo tranquillamente poi senza un motivo - mento spudoratamente - ci siamo ritrovati a litigare - evito la parte del lago e tutto il resto - e poi ci siamo riappacificati. L’ho convinta a uscire ancora per riprovarci… ma non so che fare - ammetto dopo un attimo di esitazione. Negli ultimi giorni ho pensato e ripensato a cosa fare, a dove portarla, ma non mi è venuto in mente nulla di originale. - non hai qualche consiglio da darmi? Sei tu quello esperto in queste cose - è lui quello che organizza appuntamenti, che fa regali.
 
Forse è il tono sconfitto o la faccia da cane bastonato ma alla fine Lucas accetta.
- Sei un caso disperato questo lo devo ammettere ma hai buone possibilità. Lei ti piace… -
- Non ho mai detto che mi piace! - sbotto infastidito dal fatto che mi metta in bocca parole che non ho detto.
- Okay come vuoi. Però t’interessa o non ci avresti speso un mese dietro - dice con un’alzata di spalle. Un mese perché ho una scommessa da vincere. Ma questo è meglio tenerlo per me.
 
Molte delle proposte di Lucas sono molto, troppo, smielate ma alcune sono più che abbordabili. E forse mi potrò divertire anch’io.
 
 



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Ed eccoci alla fine. Piaciuto? ditemelo in un commentino, anche piccolino,piccolino : )
Se notate errori non mancate di dirmelo!

 

    In barca a vela controvento - Siren’s Song 
- ONE SHOT DELL'ESTATE -
Giocherellai con la piccola collana che portavo al collo. Era molto semplice, fatta con frammenti di corallo rosso da cui pende una metà di conchiglia, simile al nautilus ma più piccola, e al centro una bellissima perla. Non so com’era possibile, ma questa cambiava colore in continuazione, col tempo avevo associato la cosa all’influenza dell’umore, come quegli anelli che vedono lungo le spiagge o nei negozi di souvenir. Ogni volta che provavo forti emozioni, il suo colore cambiava.
Come ne ero venuta in possesso? Beh, questa è una bella storia.
[ Autore: sayuri_88 ] [ Rating: Arancione ] [ Genere: Avventura, Romantico ] [ Capitoli: 1 ]   
[ Pubblicata: 19/08/11 ] [ Aggiornata: 19/08/11 ] [ Note: One-shot ] [ Completa ]
[ Categoria: Storie originali > Soprannaturale ] [ Leggi le 1 recensioni ]

    La promessa di una bestia 
Extra dalla mia storia "Beastly". Daniel è un vampiro da molti secoli condannato a una vita di tenebre contro la sua volontà. E' una bestia. Tutto cambia quando, lungo il suo cammino incontra Isabel, giovane matricola della Dartmouth.
[ Autore: sayuri_88 ] [ Rating: Giallo ] [ Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale ] [ Capitoli: 1 ]   
[ Pubblicata: 14/08/11 ] [ Aggiornata: 14/08/11 ] [ Note: Missing Moments ] [ Completa ]
[ Categoria: Storie originali > Soprannaturale > Vampiri ] [ Leggi le 0 recensioni ]

    La donna giusta - Ultimo capitolo
Ancora prima di formulare un pensiero, il mio corpo scatta e il cervello da ordine ai piedi di muoversi e con l'ombrello copro la sua esile figura. Il suo profumo mi colpisce come un pugno in faccia, mi beo di quel momento.
Il mio corpo freme di desiderio, ne vuole di più, sempre di più, desidera un contatto più profondo, desidera prenderla e portarla in un posto solo per noi, dove lei é solo mia, dove io sono solo suo, dove lei suona solo per me.
- bisogno di aiuto signorina? - dico con voce resa roca dal turbinio di emozioni che sono in atto dentro di me.
Passione. Desiderio. Bramosia. Dolcezza. Tenerezza. Senso di protezione. Possesso. Devozione.
I suoi occhi, blu come un cielo d'estate, incatenano i miei e non posso impedire alla mia mente di ritornare al primo giorno che la vidi.
[ Autore: sayuri_88 ] [ Rating: Rosso ] [ Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale ] [ Capitoli: 5 ]   
[ Pubblicata: 11/05/11 ] [ Aggiornata: 29/07/11 ] [ Note: Nessuna ] [ In corso ]
[ Categoria: Storie originali > Romantico ] [ Leggi le 5 recensioni ]

    Shade-Tolerant 
CONCORSO ONE SHOT DELL'ESTATE
Ho pensato a come deve essere passare le vacanze estive per una persona che non può, per cause di forza maggiore, passare una giornata sotto il sole come fanno tutti ed è uscito questo...spero vi piaccia^^
Dal capitolo:
Sognavo che un giorno avrei potuto correre sotto il sole, andare alla spiaggia a nuotare e poi asciugarmi sulla sabbia, pranzare in un parco mentre i raggi del sole sfioravano la mia pelle come delle carezze. Un sole che mi era amico insomma. Ma la realtà era ben diversa. 
Il sole era il mio nemico numero uno
[ Autore: sayuri_88 ] [ Rating: Giallo ] [ Genere: Generale ] [ Capitoli: 1 ] [ Personaggi: Bella/Edward ] 
[ Pubblicata: 25/07/11 ] [ Aggiornata: 25/07/11 ] [ Note: One-shot ] [ Completa ]
[ Categoria: Libri > Twilight ] [ Contesto: Nessun libro/film ] [ Leggi le 4 recensioni ]

    La mia piccola fifona 
- Oddio!oddio! Edward ho paura - mormorai avvinghiandomi al braccio del mio ragazzo.
Mi aveva convinto a entrare in quell’edificio che sembrava aver scritto a caratteri cubitali “abbandonate ogni speranza voi che entrate” ma che il mio adorato ragazzo, a quanto pare, non aveva visto. Dovrò suggerirgli una visita dall’oculista mi appuntai mentalmente una volta che saremmo usciti da quell’inferno.
[ Autore: sayuri_88 ] [ Rating: Verde ] [ Genere: Commedia ] [ Capitoli: 1 ] [ Personaggi: Bella/Edward ] 
[ Pubblicata: 02/07/11 ] [ Aggiornata: 02/07/11 ] [ Note: One-shot ] [ Completa ]
[ Categoria: Libri > Twilight ] [ Contesto: Nessun libro/film ] [ Leggi le 3 recensioni ]

    Beastly - Ultimo capitolo
Ispirato alla Bella e la Bestia.... Isabel sta per partire per l'università dove farà nuove conoscenze, nuove amicizie e qualcosa di più.... ma non tutto è come sembra.
Dal capitolo:
Isabel s’imbarcò sull’aereo con sentimenti contrastanti. 
Gioia, per l’inizio di una nuova esperienza. Tristezza, per dover salutare suo padre e i luoghi dove era cresciuta e che l’avevano fatta sentire al sicuro. Timore, perché aveva come il presentimento che qualcosa sarebbe successo e che questo le avrebbe sconvolto l’esistenza, in bene o in male ancora non lo sapeva.
AGGIUNTO EXTRA
[ Autore: sayuri_88 ] [ Rating: Arancione ] [ Genere: Mistero, Romantico ] [ Capitoli: 4 ]   
[ Pubblicata: 05/06/11 ] [ Aggiornata: 08/06/11 ] [ Note: Nessuna ] [ Completa ]
[ Categoria: Storie originali > Soprannaturale ] [ Leggi le 3 recensioni ]

    Red Fairytale - Ultimo capitolo
C’era una volta una bambina tanto vivace quanto sbadata, correva sempre anche per andare da una stanza all’altra, i genitori non sapevano come farla stare ferma soprattutto perché aveva la tendenza a sbattere contro oggetti fermi e inciampare sui suoi stessi piedini ed erano preoccupati che potesse farsi molto male, ma la amavano tanto e quando la vedevano a terra a piangere per l’ennesima caduta la rassicuravano e le davano un bacino sulla bua per fargliela passare e la piccolina rassicurata tornava felice a saltellare per la casa o il giardino mentre i genitori amorevoli, aspettavano la successiva caduta.
In un girono di fine giugno correva nei campi col suo fratellone, quando….
[ Autore: sayuri_88 ] [ Rating: Verde ] [ Genere: Generale ] [ Capitoli: 3 ] [ Personaggi: Bella/Edward, Un po' tutti ] 
[ Pubblicata: 30/04/11 ] [ Aggiornata: 03/05/11 ] [ Note: Nessuna ] [ Completa ]
[ Categoria: Libri > Twilight ] [ Contesto: Nessun libro/film ] [ Leggi le 16 recensioni ]

    Chi l'ha vista? 
“Ennesima tragedia! " così ha esordito questa mattina Emilio Fede al TG4.
Non vuole essere offensiva o altro è solo una cavolata scritta dopo aver visto "una notte al museo 2" dove i doppiatori italiani hanno modificato alcune battute
[ Autore: sayuri_88 ] [ Rating: Verde ] [ Genere: Demenziale ] [ Capitoli: 1 ]   
[ Pubblicata: 24/04/11 ] [ Aggiornata: 24/04/11 ] [ Note: One-shot ] [ Completa ]
[ Categoria: Storie originali > Comico ] [ Leggi le 4 recensioni ]

    La ragazza che viaggia nel tempo - Ultimo capitolo
Non ha mai rischiato tanto, ma è la prima volta che si trova in una situazione simile e ha come il presentimento che qualcosa debba accadere e così rimane a guardare.
Sa chi è quella ragazza, poco più grande di lei, vestita secondo la moda della metà dell’ottocento, oh si…lo sapeva bene.
[ Autore: sayuri_88 ] [ Rating: Arancione ] [ Genere: Azione ] [ Capitoli: 4 ]   
[ Pubblicata: 28/03/11 ] [ Aggiornata: 16/04/11 ] [ Note: Nessuna ] [ In corso ]
[ Categoria: Storie originali > Fantasy ] [ Leggi le 1 recensioni ]

 

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Capitolo 12
*** Seconda possibilità ***


Ciao! Allora come è andata la prima settimana di scuola? io ne ho ancora una prima di tornare all'università e respirare la sana e pulita aria di Milano - si legge l'ironia? . Voglio ringraziare tutte le raazze che hanno messo la storia tra le seguite-preferite e ricordate e un ringraziamento particolare Irine , _Clarita_( visto che non l'ho abbandonata?; ) ) per le recensioni allo scorso capitolo.
Buona lettura e ci vediamo sotto!
_________________________________________________



















“Oh Mio Dio! Dobbiamo festeggiare assolutamente!” la voce di Mel esplode dal ricevitore del mio cellulare. È euforica come me. Ho appena lasciato Roxy e la prima cosa che ho fatto è stato chiamare Mel, mi ha supportato così tanto che doveva essere la prima a saperlo.
— Assolutamente. Roxy ha detto che sabato prossimo farò la prima esibizione. Maddie sarà sempre meno presente per via del matrimonio… — spiego eccitata all’idea di iniziare così presto.
“Allora dobbiamo andare il prima possibile! Che ne dici di andare questa sera? Abbiamo il giorno libero” propone iniziando a elencare diversi locali della città.
— Okay, che ne dici se andiamo al Swerwe? Quel locale sulla Folsom — propongo ricordandomi il volantino che mi hanno dato all’uscita del centro commerciale.
“Ah si ho capito! È perfetto. Preparati a una notte di follia” e detto questo ci salutiamo, dandoci appuntamento alle dieci di sera.
 
— Hai intenzione di fare conquiste questa sera? — mi chiede maliziosa Mel appena la raggiungo.
Dopo un quarto d’ora che osservavo il mio guardaroba, ho optato per un vestito a balze, blu notte, che si allacciava attorno al collo grazie a una fascia e un paio di sandali dello stesso colore.
— Questa sera niente ragazzi, solo due amiche che si vogliono divertire — prometto dandole un bacio sulla guancia.
Quando mi giro verso il locale però il mio morale cade a picco. Il grande murales che copre la parete d’ingresso del locale è completamente nascosto da una marea di gente che urla, ride e scherza. Come entriamo con tutta quella coda?
— Non preoccuparti — mi dice Mel entusiasta prima di raggiungere i buttafuori che controllano l’entrata.
— Ciao Kaleb! — saluta l’energumeno di almeno centocinquanta chili e un metro e novanta di altezza che in risposta l’abbraccia calorosamente.
— Melany che piacere vederti, vedo che sei in compagnia — esclama nella mia direzione. Lo sguardo malizioso e ammiccante che mi lancia, mi lascia spaesata.
Sta di fatto che dopo alcuni convenevoli Kaleb, ci fa entrare, scavalcando tutta la marmaglia di gente.
Il locale è pieno di gente e la musica rimbomba per tutta la sala. Le luci a intermittenza mi fanno sentire come dentro a un caleidoscopio.
— Di c’è il bar! Andiamo a prendere qualcosa — urla la mia amica per sovrastare la musica. Io annuisco e insieme cerchiamo di superare indenni la pista da ballo.
— Oddio! Ho bevuto troppo — lo dico tra una risata e l’altra, dopo il primo drink ne sono seguiti altri tre o quattro o più. Ho leggermente perso il conto.
— Cosa! Oh no, qui abbiamo bisogno di un altro giro. Dobbiamo festeggiare e per una sera possiamo trasgredire — e ordina un paio di bicchieri di chupito che non hanno nemmeno il tempo di essere posati sul bancone che li abbiamo già bevuti.
La serata scorre veloce e per una sera tutti i problemi e il mondo reale rimangono fuori da queste quattro mura, mi voglio solo divertire e ballare.
Siamo ancora al bancone a ridere e scherzare ma questa volta senza ordinare nulla, abbiamo già dato per questa serata, ma qualcuno non la pensa come noi, il barman si avvicina a noi posando due bicchieri pieni di un qualche liquido fosforescente.
— Da parte di quei due ragazzi laggiù.
Sia io che Mel ci voltiamo nella direzione indicata e dall’altra parte del bancone vediamo due ragazzi sui trent’anni alzare i bicchieri nella nostra direzione. Indossano entrambi dei pantaloni scuri e una camicia bianca sbottonata sul davanti, i capelli tenuti indietro da una dose massiccia di gel. Mel si volta verso di me e la vedo trattenere a stento le risate, io non sono messa meglio e senza più trattenerci scoppiamo in una risata rumorosa.
— O mamma mia! Ma li hai visti? — mi chiede scioccata e io non posso che annuire e ridere ancora più forte. Prendiamo i bicchieri e sempre ridendo brindiamo.
— Accidenti stanno venendo qui! — dico scocciata per la loro intrusione. Mel mi guarda con una strana luce negli occhi, prende i nostri bicchieri, li rimette sul bancone e mi guida a passo di danza verso la marmaglia di gente che sta ballando. Ridiamo e balliamo ma la spensieratezza del momento è spezzata dall’arrivo dei due tizi del bancone, a quanto pare hanno interpretato il nostro atteggiamento come un invito.
— Mel credo che tu abbia peggiorato la situazione — urlo accennando ai due ragazzi che si stanno facendo largo tra la folla. Appena Mel li inquadra sbuffa infastidita per poi accendersi in un sorriso divertito e malizioso. Sinuosamente poggia le mani ai miei fianchi e si struscia su di me e non so perché, forse per l’alcool e per la musica che mi rimbomba nelle orecchie, assecondo il suo gioco. Mel lentamente fa scivolare le sue mani lungo le mie braccia e mi fa fare una giravolta per poi abbracciarmi da dietro senza smettere di ondeggiare. È una ballerina fantastica ed è un peccato che non possa più ballare come professionista, riesce a trasmettere una miriade di emozioni. Il suo piano comunque sortisce l’effetto desiderato e i due ragazzi si allontanano scuotendo la testa.
— Andremo all’inferno — dico scoppiando a ridere e continuando a ballare con Mel.
— Veramente lo stiamo evitando — ribatte facendomi girare verso di lei. Io continuo a ridere sotto l’influenza dell’alcool e non mi accorgo subito delle sue mani che mi carezzano i capelli e il volto, e neanche il suo viso serio e vicino, molto vicino al mio. In meno di un secondo, le sue labbra sono sulle mie in un bacio lento e decisamente inaspettato. È la mia immaginazione o mi sta davvero baciando?
Mi blocco, ma la mia mente è così scioccata da non riuscire a reagire, Mel si stacca lentamente e solo in quel momento sembra rendersi conto di quello che è appena successo.
— I…Io, scusami — e se ne va, lasciandomi ancora immobile in mezzo alla gente.
Un mese che la conosco e non mi sono mai accorta di nulla. Come un automa, esco dal locale, all’uscita ritrovo Kaleb che mi fa un cenno di saluto cui rispondo con un sorriso tirato. Era per questo che mi aveva lanciato quello sguardo malizioso, pensava che fossi la ragazza di Mel.
E la testa è piena della mia amica quando torno a casa e mi butto sul letto senza cambiarmi.
A ripensarci, non ho mai visto Mel guardare nessun ragazzo, sia al locale sia in giro per la città, o dare corda a quelli che cercano di attaccare bottone, credevo solo che non fossero il suo genere di ragazzo ma a questo punto direi che capisco il vero motivo e mi maledico per non averlo capito. E tutti gli sguardi di fuoco, gli atteggiamenti esagerati verso Ian hanno acquisito un senso.
E sotto l’effetto dell’alcool mi addormento, in testa solo la voglia di rivederla e parlarle. Mel aveva capito molto di me senza che glielo andassi a dire, mentre non avevo capito nulla ma non voglio che imbarazzi o quant’altro rovini la nostra amicizia.
 
Sono ferma davanti alla palazzina dove abita la mia amica da una buona mezz’ora e non ho ancora trovato il coraggio di entrare. Che gli dico? Come mi comporto?
“Ciao Mel, bella serata quella di ieri, vero?” No, non va bene.
“ Mel, per quello che è successo ieri sera… mettiamoci una pietra sopra e non ne parliamo più, okay?”No, dobbiamo parlarne.
“ Ciao Melany, io non ho certe tendenze…”Non va bene, così è troppo diretto.
Non va bene niente.
— Helena? — la voce familiare di Roxy mi riporta alla realtà.
— Roxy? Che ci fai qui?
— Ci abito — dice ridacchiando.
— Mel non mi aveva detto che abitate nello stesso palazzo — mi giustifico, non sono mai stata a casa di Mel questa è la prima volta, è sempre stata Mel a raggiungermi.
— Direi anche appartamento, visto che la signorina vive a mie spese.
— Come? — chiedo sinceramente stupita. Perché Roxy aiuterebbe Mel?
— Mel è sempre stata la mia nipotina preferita e quando mi ha chiesto di accoglierla non potevo certo dirle di no — dice con un sorriso amaro, come se stesse ricordando qualcosa di poco piacevole.
— Nipotina? — esclamo con tono sempre più scioccato.
— Certo! Sua madre è mia sorella maggiore — Mel sarà la sua nipotina preferita ma la madre non sembra essere nelle sue grazie, ma forse è la solita diatriba tra sorelle, — comunque tu sai che le è successo? Questa mattina è strana.
— Beh, ecco… — e come glielo spiego? E se non sa delle scelte della nipote? Chi sono io per danneggiare il loro rapporto.
— Sali e chiarite, qualunque cosa sia successa — mormora con tono materno e mi lascia una lieve carezza sulla guancia prima di salutarmi e proseguire per la sua strada mentre io m’incammino verso la porta d’ingresso, gli ascensori e alla fine mi fermo davanti alla porta dell’appartamento. Suono il campanello una volta e da dentro arrivano i rumori di qualcuno che si alza da una sedia, trascinandola sul pavimento e passi rapidi avvicinarsi sempre di più. La porta si spalanca e una Mel sorridente mi appare in tutta la sua “magnificenza” mattutina: i capelli arruffati, il pigiama trasandato e delle babbucce a forma di coniglio ai piedi.
— Roxy, hai dimenticato ancora le chiavi — il tono giocoso va via, via scemando a mano che riconosce la mia persona, — C… ciao Helena.
— Ciao Mel. Ho incontrato Roxy qui fuori. Non sapevo fosse tua zia — rispondo gesticolando come un’incapace. Dentro di me, come una codarda speravo che la conversazione sfociasse il più lontano possibile dalla ragione per cui sono arrivata fino a questa porta e anche Mel sembra del mio stesso avviso. Cera di sistemarsi alla bell’e meglio.
— Entra. Non vorrai rimanere sulla porta — dice sorridendo imbarazzata. Imbarazzo, è quasi palpabile.
Esitante, come se dovessi entrare nella fossa dei leoni, varcai la porta dell’appartamento. Molto semplice, abbastanza grande, ma non troppo impegnativo da pulire e sistemare. I colori dominanti sono quelli naturali del legno e il panna delle tende e dei divani. La sala da pranzo sulla sinistra, a destra un divano con davanti un televisore e dritto davanti a me, un corridoio su cui si aprono tre porte. 
— Vuoi un caffè o qualcos’altro? — mi domanda gesticolando verso la cucina. Io nego con il capo, non oso aprire bocca, anche perché non saprei che dire.
Mel si volta e inizia a sistemare il tavolo, armeggia per diversi minuti davanti al lavandino, a rompere il silenzio solo il rumore dell’acqua e delle tazzine che cozzano tra di loro.
— Non sapevo che Roxy fosse tua zia — ecco brava Helena cosi si affrontano le situazioni: di petto.
— Già… — e ripiomba il silenzio e codarda come sono non ho il coraggio di emettere nessun suono, rimango ferma in mezzo al salotto a guardare la mia amica mentre sistema le stoviglie negli armadietti.
— Mi spiace per ieri sera — dice girandosi finalmente verso di me. È stata lei a rompere il silenzio imbarazzante, ha avuto più coraggio di me, — so che sei etero al cento per cento e non avrei mai fatto una cosa del genere se fossi stata lucida. — afferma con sguardo basso — Dio, non avrei mai voluto metterti in questa situazione. — borbotta passandosi le mani tra i capelli. — se non vorrai più parlarmi lo capisco  — cosa?
— Mel! No, perché? Sei una mia amica, certo sono rimasta un po' scioccata ma ci tengo alla nostra amicizia — dico bloccando il flusso di parole che escono dalla sua bocca. — e le tue preferenze non m’interessano. Per me non cambia nulla, certo io non posso ricambiare ma… — non finisco la frase perché mi trovo le braccia di Mel strette al collo.
— Lo so e mi basta la tua amicizia davvero — mormora sul mio collo — per me è importante.
Goffamente ricambio l’abbraccio e tutto l’imbarazzo scema fino a far tornare quell’aria spensierata e allegra che ha sempre caratterizzato i nostri incontri.
— Perché non me lo hai mai detto? — chiedo una volta che ci siamo sistemate sul divano.
— Non sono in molti che lo sanno. Io stessa ho realizzato questa cosa solo due anni fa e non è stata una bella esperienza — il suo viso si rabbuia a causa, forse, di qualche brutto ricordo.
— Che vuoi dire? — domando con l’ansia che cresce. Nonostante viviamo in una società che si proclama aperta a tutto, democratica e dove si garantisce libertà di pensiero e amore sono molti gli episodi che invece sostengono il contrario.
— I… I miei genitori non l’hanno proprio presa bene — mormora giocando nervosamente con la cerniera del cuscino che ha in grembo. Non ho mai visto Mel così esposta e vulnerabile, si è sempre dimostrata forte e sicura, fino a ieri credevo che niente l’avrebbe potuta scalfire e invece anche lei ha le sue ferite.
— Quando ne ho parlato con i miei, immaginavo che non l’avrebbero presa bene... Sono cattolici, molto credenti e non hanno mai visto di buon occhio gli omosessuali ma ero la loro figlia pensavo che avrebbero fatto un tentativo di capire… di provare — mi spiega con voce incrinata. È orribile vedere in amica soffrire e non sapere cosa fare, mi avvicino e la abbraccio. Non saprei che altro fare, non ho vissuto la sua situazione, non so come ci si sente a vedere i tuoi genitori che ti rifiutano perché hai fatto una scelta diversa.
— Mi hanno praticamente intimato di non presentarmi mai più sulla soglia di casa loro perche per quanto li riguardava io ero morta — strabuzzo gli occhi a quella confessione. Come possono dei genitori dire una cosa simile?
— E cosi che sei venuta da Roxy — lei annuisce mesta.
— Avevo perso i contatti da anni. Lei e mia madre non sono mai andate d’accordo, alle feste a mala pena si rivolgevano la parola ma lei mi ha sempre voluto bene e anche quando l’ho chiamata non mi ha negato il suo aiuto — finalmente vedo tornare il sorriso felice sul suo volto nel nominare Roxy.
— Come mai non mi hai mai detto che è tua zia? — chiedo curiosa.
— Lei dice che sentirsi chiamare zia la fa sentire vecchia e poi il nostro rapporto è sempre stato quello di due amiche.
— È un bel rapporto quello che avete.
— Già... Ma ora dobbiamo parlare di altro — dice sistemandosi meglio sul divano, io la guardo interrogativa — del secondo appuntamento con Ian!
Distolgo lo sguardo e mi passo una mano tra i capelli nervosamente, dopo queste confessioni sono leggermente in imbarazzo a parlarne con lei, ma mi dico che è stupido, abbiamo chiarito e lei stessa sapeva benissimo che non avrei mai potuto corrispondere.
— Ah... Beh non c'è molto da dire, dopo domenica non ci siamo più sentiti.
— Sabato si farà sicuramente vedere — borbotta tra se. — devi stare attenta, lo prometti? — mi chiede con tono serio.
— Perché sei cosi cinica? Secondo me ha buone intenzioni — per quanto abbia un carattere non proprio facile non si è comportato da vero bastardo come pensa Mel.
— Alla base può esserci una buona dose di gelosia — ammette imbarazzata per poi tornare seria — ma quel ragazzo non mi ha mai ispirato fiducia, c'è qualcosa nello sguardo… — afferma con enfasi.
In ogni caso dobbiamo aspettare sabato.
 
****
— Una birra chiara — dico alla cameriera bionda. Il locale è particolarmente pieno questa sera e una coppia ha rubato il mio solito tavolo e non ce ne erano altri nella zona servita da Helena e così devo sorbirmi gli sguardi della formosa bionda, in un altro momento ci avrebbe fatto un pensierino ma non posso fare passi falsi proprio in questo locale.
Helena si muove sicura tra i diversi tavoli e qualche volta la vedo lanciare veloci sguardi nella mia direzione. Sorrido, conscio che le dritte di Lucas mi saranno molto utili nella lotta a conquistarla.
Rimango tutta la sera seduto al tavolo guardando le ragazze che si susseguono sul palco. Sguardi languidi e movimenti provocanti, una sfilata di ragazze dal corpo mozzafiato e soprattutto facili.
— È di tuo gradimento? — la voce di Helena mi fa saltare sulla sedia e in risposta ridacchia piano per non disturbare lo show.
— Non male — mi limito a rispondere temendo di andare a finire in un campo minato. Uno spettacolo per gli occhi, penso nascondendo un sorriso sarcastico dietro a un sorso di birra.
— Comunque — dico poggiando il bicchiere sul tavolo con un leggere tonfo — noi due abbiamo un appuntamento in sospeso.
— Vero e se non sbaglio tocca a te decidere questa volta.
— Sì, e ho in mente un posto. Hai impegni per domani sera? — chiedo memore dell’ultima volta.
Lei ci pensa qualche secondo increspando la fronte con una piccola fossetta.
— No, nessun impegno ma lunedì incominciano le lezioni… — subito blocco le sue possibili scuse per un rinvio.
— Anch’io, inizio alle otto e trenta. Vedrai che non torneremo tardi, sarà una cosa tranquilla — prometto.
— E dove vorresti portarmi? — mi chiede cercando di non darmi a vedere la sua curiosità.
— È una sorpresa. Ti fidi? — il suo sguardo eloquente mi dice a chiare lettere “No”.— Okay non ti fidi, ma dammi il beneficio del dubbio — dico stampandomi in faccia un sorriso d’incoraggiamento.
— Il tuo sorriso da schiaffi non funziona — esclama guardandomi di sottecchi. — Comunque ti concederò il beneficio del dubbio.
— Mi basta, ci vediamo alle otto e trenta allo stesso posto dell’altra volta.
— AlGate Park? Che… — ma la interrompo.
— Niente domande, è una sorpresa.
Una cameriera la chiama, il suo turno è finito e lei si alza augurandomi una buona continuazione ed io torno a seguirla muoversi tra i tavoli e salire e scendere dalle scale. Molti esponenti del mio sesso le lasciano veloci sguardi ma lei non se ne accorge, continuando a disperdere sorrisi a tutti, indistintamente.
 
Fiori… ci sono.
Cioccolatini… ci sono.
Io… ci sono.
Helena… non c’è. Dove è finita?!
Questa volta sono stato puntuale come un orologio svizzero, alle otto e mezzo mi sono piazzato vicino all’entrata al Parco ma lei non era ancora qui, così ho aspettato pensando che sarebbe arrivata dopo poco tempo, visto come ama la puntualità, ma è da dieci minuti e più che aspetto.
E quando inizio a pensare che mi abbia dato buca, eccola spuntare tra la folla che corre a zig-zag per non andare addosso agli altri passanti. Subito nascondo i fiori e i cioccolatini dietro la schiena.
Si ferma a pochi passi da me col respiro ansante e un pallido rossore sulle gote.
— Scusami per il ritardo ma mentre uscivo, mi ha chiamato Max — Max, suo fratello maggiore, quando eravamo piccoli, mi sono spesso scontrato con lui quando mi vedeva prendere in giro la sua sorellina.
— E come sta il caro vecchio Max? Come ai vecchi tempi? — chiedo sardonico.
— Diciamo che se scopre che sto uscendo con te prende il primo aereo per prenderti a calci nel di dietro — beh saprei difendermi benissimo.
— Questi sono per te — dico mostrandole i fiori e i cioccolatini. Lei rimane interdette per qualche secondo, sbatte le ciglia diverse volte come a voler accertarsi che siano veri, e non un’allucinazione. Accenna un sorriso e li accetta esitante.
— Grazie, devo dire che mia sorpreso. Non me lo aspettavo — e affondò il naso nei piccoli fiori annusandoli. Non sapendo che cosa prendere avevo lasciato tutto nelle mani del fioraio che gestiva il più famoso negozio di tutta San Francisco.
— Lo so, ma volevo farmi perdonare — dico con un’alzata di spalle.
— Beh… grazie.
— Allora vogliamo andare? Lo spettacolo inizierà tra poco — dico invitandola a entrare nel parco. Camminiamo sotto le fronde ancora verdi degli alberi che costeggiano il sentiero fino a che svolto per fermarmi davanti all’ingresso ad arco su cui svetta la scritta: Shakespeare Garden, circondato da foglie d’edera in ferro battuto.
 
Il cancello si apre su un sentiero, nel mezzo un piedistallo di pietra su cui poggia una piccola meridiana di ferro battuto.
Lo scenario è molto suggestivo, tutto è coperto dal manto scuro della notte e solo delle piccole fiammelle poggiate ai bordi del sentiero illuminano la via.
— Che ci facciamo qui? — mi chiede non riuscendo più a trattenere la sua curiosità. Si guarda attorno sorridente, dentro di me esulto per questo piccolo successo. Lucas ha detto che le donne bisogna sorprenderle e soprattutto bisogna mostrare di ascoltarle e così quando ho letto la locandina della rappresentazione non ci ho pensato due volte. E così eccomi a sorprenderla portandola a una rappresentazione teatrale di un’opera di Shakespeare, di cui non ricordo il nome, nel giardino a lui dedicato.
— Ogni fine del mese una compagnia teatrale mette in scena delle rappresentazioni di Shakespeare in questo giardino. Un po' come a New York.
— E tu vai a vedere Shakespeare? — domanda senza nessun tentativo di nascondere lo scetticismo e l’incredulità che prova.
— Metti in dubbio il mio lato da ragazzo di cultura forse?
— Non mi sembri il tipo da Shakespeare, tutto qui.
— Effettivamente non ho mai visto nulla di questo tizio ma l'altra volta mi hai detto che hai scelto la danza dopo aver visto una rappresentazione di Shakespeare e così ho pensato di portarti qui — dico allargando le braccia come ad abbracciare l’intero giardino.
— E che opera rappresentano? — ecco la domanda che non avrei mai voluto che mi ponesse.
— È una sorpresa — per te e per me.
Finito di percorrere il sentiero acciottolato davanti a noi, si apre uno spiazzo su cui è stato installato un piccolo teatro temporaneo. Sul pannello a fianco dell’ingresso è appesa la locandina della serata “La commedia degli errori” è la rappresentazione di questa sera.
— Uaoh… — dice sospirando — è bellissimo e così suggestivo in mezzo a questo giardino.
Tutti i posti sono già occupati visto che lo spettacolo inizia tra cinque minuti. Estraggo dalla tasca i nostri biglietti per consegnarli alla maschera addetta al controllo. Sono posti abbastanza buoni, quinta fila posti centrali. Helena salutato la maschera mi precedette nella ricerca dei posti, sembrava una bambina al Luna Park e non posso impedirmi di sorridere al suo entusiasmo.
— A proposito quanto ti devo per il biglietto? — mi chiede mentre dopo aver frugato nella sua borsa estrae il portafoglio. Io la blocco prima che possa aprirlo e scuoto la testa in segno di diniego.
— Offro io. E non accetto proteste — mi affretto ad aggiungere quando la vedo aprire bocca per ribattere. — E ora zitta che inizia.
Fa come dico e porta tutta la sua attenzione alla scena, dove i primi attori hanno fatto il loro ingresso.
 
Per tutta la commedia non ha distolto lo sguardo dalla scena, era completamente rapita, io facevo passare lo sguardo tra lei e la scena. Devo ammettere che alla fine non è stato male, usavano un linguaggio strano e alquanto ridicolo ma, alcune scene sono state divertenti.
— Grazie per avermici portata — mi ringrazia quando siamo in fila per uscire dal giardino. — È stata una fantastica idea Ian non ho mai riso così tanto e a te? A te è piaciuto? — mi chiede sorridente. Sembra aver abbandonato gli atteggiamenti guardinghi e sospettosi per lasciarsi andare rivelando la ragazza spigliata e dalla battuta pronta che avevo conosciuto al party.
— È stato divertente, sinceramente mi aspettavo qualcosa di diverso. Più tragico, due che s’innamorano poi si ammazzano, quei Tronchetti e Copoleti o chicchessia e bla…bla… — dico ripensando all’unico film che avevo visto su un’opera di questo scrittore inglese alle medie. Era stato un tormento quel film, le ragazze piangevano e sospiravano mentre noi ragazzi lanciavamo palline o giocavamo al game boy.
— È “Romeo e Giulietta” una delle sue più famose opere ed è una tragedia e le due famiglie non si chiamano Tronchetti e Copoleti… — e scoppia a ridere, in modo quasi isterico.
— Sarà… ma a me paiono degli stupidi. E smettila di ridere — borbotto infastidito dal suo atteggiamento ma, la mia reazione non fa altro che aumentare le sue risate.
— Grazie — dico sarcastico, aumentando il passo. Oh le pagherà tutte… gongolerò di gioia quando la farò cadere dal suo piedistallo.
— Scusami, ma come si fa a non ridere quando… — ma la mi occhiataccia questa volta sortisce l’effetto desiderato — Okay la smetto ma tu hai bisogno di un corso intensivo di letteratura…
 
****
 
È stata una bella serata, abbiamo riso, parlato ed è stato davvero gentile a portarmi i fiori e i cioccolatini, non me lo sarei mai aspettato. Forse c’è qualcosa sotto quell’aria da cafone che si ritrova, penso mentre ci incamminiamo lungo la 19th.
— Beh grazie per la serata e per i fiori e i cioccolatini — e alzando in aria il mazzo di fiori, i cioccolatini sono finiti da un pezzo.
— Grazie a te. Visto che non è stato male il secondo tentativo? Abbiamo solo bisogno di pratica — dice sorridendo ed io non posso che concordare.
— Allora posso sperare in un altro appuntamento? Tra conoscenti s’intende — si affrettata ad aggiungere memore del mio ragionamento.
— Direi di sì — Ian sorride a trentadue denti e lancia in aria le chiavi della macchina per poi riprenderle in mano.
— Fantastico ti chiamo io allora… Oh, però settimana prossima ho da fare e non potrò venire al locale e per accordarci mi serve il tuo numero — già, non ho mai voluto darglielo, per ovvie ragioni.
— Okay, dammi il telefono — ma credo che non sussistano più, o almeno sono attenuate. Un’occasione…
— Quindi… tu non ci sarai? — chiedo conferma quando gli ridò il telefono.
— No, perché?
— Nulla… 





_______________________________________________________________________
Quante cose si sono scoperte in questo capitolo^^

Sono di poche parole -troppo stanca per fare un discorso coerente - scusatemi solo per il ritardo ma il capitolo non voleva scriversi per quanto fosse nella mia testa non mi piaceva mai : ( e questo è il risultato. Spero di non avervi deluso^^Che dite, mi lasciate un commentino?
Buona notte/giornata/serata in base a quando leggete^^





 

 

…: Fughe, scontri e biblioteche :… - Ultimo capitolo
Edward si è appena trasferito in una nuova città e durante una fuga si scontra con due occhi marroni come il cioccolato e....LEGGETE^^
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[ Pubblicata: 22/08/11 ] [ Aggiornata: 16/09/11 ] [ Note: AU, OOC ] [ In corso ]
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Ancora prima di formulare un pensiero, il mio corpo scatta e il cervello da ordine ai piedi di muoversi e con l'ombrello copro la sua esile figura. Il suo profumo mi colpisce come un pugno in faccia, mi beo di quel momento.
Il mio corpo freme di desiderio, ne vuole di più, sempre di più, desidera un contatto più profondo, desidera prenderla e portarla in un posto solo per noi, dove lei é solo mia, dove io sono solo suo, dove lei suona solo per me.
- bisogno di aiuto signorina? - dico con voce resa roca dal turbinio di emozioni che sono in atto dentro di me.
Passione. Desiderio. Bramosia. Dolcezza. Tenerezza. Senso di protezione. Possesso. Devozione.
I suoi occhi, blu come un cielo d'estate, incatenano i miei e non posso impedire alla mia mente di ritornare al primo giorno che la vidi.
[ Autore: sayuri_88 ] [ Rating: Rosso ] [ Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale ] [ Capitoli: 5 ]   
[ Pubblicata: 11/05/11 ] [ Aggiornata: 25/08/11 ] [ Note: Nessuna ] [ In corso ]
[ Categoria: Storie originali > Romantico ] [ Leggi le 8 recensioni ]

 

    La Bella Italia 
E se qualcosa non va come la Meyer ha deciso? E se Edward, dopo aver salvato Bella e dopo averla convinta a cenare alla "Bella Italia" incontrasse qualcuno che cambia le carte in tavola?
[ Autore: sayuri_88 ] [ Rating: Verde ] [ Genere: Generale ] [ Capitoli: 1 ] [ Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Sorpresa ] 
[ Pubblicata: 22/08/11 ] [ Aggiornata: 22/08/11 ] [ Note: Drabble ] [ Completa ]
[ Categoria: Libri > Twilight ] [ Contesto: Twilight ] [ Leggi le 1 recensioni ]

 

    In barca a vela controvento 
- ONE SHOT DELL'ESTATE -
Un viaggio in solitaria che porterà una ragazza alla scoperta di un mondo che neanche immaginava. Quello che pensava fosse solo una favola per bambini è in realtà un mondo nascosto, ai più. Un'avventura che la porterà a conoscere qualcuno che le mostrerà questo misterioso nuovo mondo.
Dalla storia:
Giocherellai con la piccola collana che portavo al collo. Era molto semplice, fatta con frammenti di corallo rosso da cui pendeva una metà di conchiglia, simile al nautilus, ma più piccola, e al centro una bellissima perla. Non so com’era possibile, ma questa cambiava colore in continuazione, col tempo avevo associato la cosa all’influenza dell’umore, come quegli anelli che vedono lungo le spiagge o nei negozi di souvenir. Ogni volta che provavo forti emozioni, il suo colore cambiava.
Come ne ero venuta in possesso? Beh, questa è una bella storia.
[ Autore: sayuri_88 ] [ Rating: Arancione ] [ Genere: Avventura, Fantasy, Romantico ] [ Capitoli: 1 ]   
[ Pubblicata: 19/08/11 ] [ Aggiornata: 19/08/11 ] [ Note: One-shot ] [ Completa ]
[ Categoria: Storie originali > Soprannaturale ] [ Leggi le 1 recensioni ]

 

    La promessa di una bestia 
Extra dalla mia storia "Beastly". Daniel è un vampiro da molti secoli condannato a una vita di tenebre contro la sua volontà. E' una bestia. Tutto cambia quando, lungo il suo cammino incontra Isabel, giovane matricola della Dartmouth.
[ Autore: sayuri_88 ] [ Rating: Giallo ] [ Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale ] [ Capitoli: 1 ]   
[ Pubblicata: 14/08/11 ] [ Aggiornata: 14/08/11 ] [ Note: Missing Moments ] [ Completa ]
[ Categoria: Storie originali > Soprannaturale > Vampiri ] [ Leggi le 2 recensioni ]

 

    Shade-Tolerant 
CONCORSO ONE SHOT DELL'ESTATE
Se su una spiaggia mentre osservi il tramonto facessi un incontro speciale?
Ho pensato a come deve essere passare le vacanze estive per una persona che non può, per cause di forza maggiore, passare una giornata sotto il sole come fanno tutti ed è uscito questo...spero vi piaccia^^
Dal capitolo:
Sognavo che un giorno avrei potuto correre sotto il sole, andare alla spiaggia a nuotare e poi asciugarmi sulla sabbia, pranzare in un parco mentre i raggi del sole sfioravano la mia pelle come delle carezze. Un sole che mi era amico insomma. Ma la realtà era ben diversa.
[ Autore: sayuri_88 ] [ Rating: Giallo ] [ Genere: Generale, Sentimentale ] [ Capitoli: 1 ] [ Personaggi: Bella/Edward ] 
[ Pubblicata: 25/07/11 ] [ Aggiornata: 25/07/11 ] [ Note: One-shot ] [ Completa ]
[ Categoria: Libri > Twilight ] [ Contesto: Nessun libro/film ] [ Leggi le 7 recensioni ]

 

    La mia piccola fifona 
- Oddio!oddio! Edward ho paura - mormorai avvinghiandomi al braccio del mio ragazzo.
Mi aveva convinto a entrare in quell’edificio che sembrava aver scritto a caratteri cubitali “abbandonate ogni speranza voi che entrate” ma che il mio adorato ragazzo, a quanto pare, non aveva visto. Dovrò suggerirgli una visita dall’oculista mi appuntai mentalmente una volta che saremmo usciti da quell’inferno.
[ Autore: sayuri_88 ] [ Rating: Verde ] [ Genere: Commedia ] [ Capitoli: 1 ] [ Personaggi: Bella/Edward ] 
[ Pubblicata: 02/07/11 ] [ Aggiornata: 02/07/11 ] [ Note: One-shot ] [ Completa ]
[ Categoria: Libri > Twilight ] [ Contesto: Nessun libro/film ] [ Leggi le 3 recensioni ]

 

    Beastly - Ultimo capitolo
Ispirato alla Bella e la Bestia.... Isabel sta per partire per l'università dove farà nuove conoscenze, nuove amicizie e qualcosa di più.... ma non tutto è come sembra.
Dal capitolo:
Isabel s’imbarcò sull’aereo con sentimenti contrastanti. 
Gioia, per l’inizio di una nuova esperienza. Tristezza, per dover salutare suo padre e i luoghi dove era cresciuta e che l’avevano fatta sentire al sicuro. Timore, perché aveva come il presentimento che qualcosa sarebbe successo e che questo le avrebbe sconvolto l’esistenza, in bene o in male ancora non lo sapeva.
[ Autore: sayuri_88 ] [ Rating: Arancione ] [ Genere: Mistero, Romantico ] [ Capitoli: 4 ]   
[ Pubblicata: 05/06/11 ] [ Aggiornata: 08/06/11 ] [ Note: Nessuna ] [ Completa ]
[ Categoria: Storie originali > Soprannaturale > Vampiri ] [ Leggi le 4 recensioni ]

 

    Red Fairytale - Ultimo capitolo
C’era una volta una bambina tanto vivace quanto sbadata, correva sempre anche per andare da una stanza all’altra, i genitori non sapevano come farla stare ferma soprattutto perché aveva la tendenza a sbattere contro oggetti fermi e inciampare sui suoi stessi piedini ed erano preoccupati che potesse farsi molto male, ma la amavano tanto e quando la vedevano a terra a piangere per l’ennesima caduta la rassicuravano e le davano un bacino sulla bua per fargliela passare e la piccolina rassicurata tornava felice a saltellare per la casa o il giardino mentre i genitori amorevoli, aspettavano la successiva caduta.
In un girono di fine giugno correva nei campi col suo fratellone, quando….
[ Autore: sayuri_88 ] [ Rating: Verde ] [ Genere: Generale ] [ Capitoli: 3 ] [ Personaggi: Bella/Edward, Un po' tutti ] 
[ Pubblicata: 30/04/11 ] [ Aggiornata: 03/05/11 ] [ Note: Nessuna ] [ Completa ]
[ Categoria: Libri > Twilight ] [ Contesto: Nessun libro/film ] [ Leggi le 16 recensioni ]

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Capitolo 13
*** Il primo giorno e già iniziamo bene… ***



Ciao! No, non è un'allucinazione. Sono ancora viva e sì, sto scrivendo. Mi spiace aver fatto passare due mesi per l'aggiornamento ma prima non avevo diciamo l'ispirazione, poi non avevo tempo di scrivere quando invece arrivava e infne il tempo è così poco che non ho nemmeno un po di tempo per me : ( 
In più si avvicina il periodo esami quindi credo proprio che i tempi di aggiornamento non avranno una accellerata...
Tornando al capitolo, l'ho finito giusto ora e lo posto subito visto tutto il tempo che avete aspettato e mi scuso per possibili errori.
Grazie a chi ha messo tra le seguite, preferite e ricordate la storia e chi ha recensito lo scorso capito.
Ancora una cosa: ho aperto un blog
 L'angolo dei perditempo, dove metto spoiler, avvisi. Adesso è in corso un piccolo sondaggio, ho in mente alcune storie che vorrei scrivere una volta terminate quelle in corso e se andate sul blog potete votarle. Nel mentre ve le lascio qui sotto così se vi interessa votate.

1. Storia di pirati: Agli inizi del 700 una nave spagnola viene assalita dai pirati. La storia di Isabella e Edward. Tra pirati, compagnia delle Indie e un vecchio amore vivranno molte avventure. ORIGINALE


2. Il beduino inglese: Giordania agli esordi della rivolta araba vedrà la nascita di una storia tra un inglese che sin da bambino ha vissuto con i beduini del deserto e una missionaria inglese. ORIGINALE


3. Becoming Elizabeth: Tutte vorrebbero vivere la storia d'amore tra Darcy e Elizabeth e se questo fosse possibile? JANE AUSTEN 
(se una cosa simile vi interessa potete guardare 
Lost in Austen , su youtube lo trovate. Breve serie inglese che nonostante i buoni spunti non è stata in grado di sfruttarli a pieno, parere personale,... - Darcy però è interpretato benissimo^^ - ma è guardabile, un Orgoglio e pregiudizio un po’ alternativo)
C'è anche una pagina FB dove potete contattarmi per chiedermi quello che volete.

Buona lettura!




















Sono eccitata ma allo stesso tempo preoccupata, devo essere all’altezza delle loro attese, i professori hanno fama di essere molto severi, ma voglio anche godermi questa esperienza senza fasciarmi la testa prima di romperla. A casa tutti hanno grandi aspettative e non voglio deluderli, voglio dimostrare loro che hanno riposto bene la loro fiducia. Sì, ce la farò e tra qualche anno potrò esibirmi nei più grandi teatri del mondo e tutti inizierà da qui, da questo vecchio edificio dai mattoni rossi e dalle finestre alte e strette.
Uno strombettio mi fa sussultare. Una vecchia BMW rossa, dalla linea slanciata, bassa e larga e con uno smisurato cofano è ferma a pochi centimetri da me, con il motore acceso che sovrastava qualsiasi altro suono della città.
— Allora ti sposti da lì o vuoi rimanere lì imbambolata?
Un uomo, a occhio e croce non deve avere più di trent’anni, dai capelli e occhi neri, ha la testa fuori dal finestrino, e mi lancia sguardi di fuoco. Imbarazzata, mi scuso e mi sposto di lato permettendo al simpatico signore di entrare con la macchina e lo vedo parcheggiare nello spiazzo riservato ai professori. Incrocio le dita e prego che non sia uno dei miei insegnanti.
Il primo giorno e già iniziamo bene.
 
I corridoi sono affollati da ragazzi che entrano ed escono dalle aule, alcuni indossano la calzamaglia o un leggero tutù altri sono carichi di spartiti e custodie per strumenti musicali. Ragazzi e ragazze che coltivano il mio stesso sogno e hanno le mie stesse speranze. Entrare in qualche balletto importante e magari diventare la prima ballerina…
Recupero il mio orario e mi dirigo all’aula della mia prima lezione subito dopo un trio di ragazze. La sala è una lunga navata, occupata da alcuni ragazzi e ragazze seduti a terra a scaldare i muscoli. Una serie di archi la separano da una navata più piccola dove sono sistemate delle panche su cui sono seduti alcuni ragazzi. Questi mi riservano solo un’occhiata veloce per poi tornare a fare quello che stavano facendo. Sposto lo sguardo a destra, dove le pareti sono occupate da grandi specchi, a sinistra invece si apre una piccola porta bianca che dava sugli spogliatoi, lì ritrovai le tre ragazze che si continuavano a parlare mentre si cambiavano. Le panche lungo la parete erano tutte occupate quelle centrali erano libere. Poggiai il borsone e indossai i vestiti per la lezione, ci misi più del dovuto cercando di rallentare il battito del cuore che sembra volermi uscire dal petto come quando avevo fatto i provini per l’ammissione. Prendo un respiro profondo e a passo sicuro tornai nella sala proprio mentre faceva il suo ingresso, una signora distinta, i capelli bianchi raccolti in un alto chignon, indossa abiti ampi dai colori sgargianti e nella mano destra regge un bastone di legno lucido con l’impugnatura argentata. Come richiamati a gran voce i ragazzi che sedevano sulle panche accorrono unendosi a quelli che erano seduti a terra e che ora si erano alzati per accogliere la donna la quale dopo averci riservato un sorriso affabile si dirige verso l’angolo nord della sala. Si ferma vicino a un tavolino, che prima non avevo visto e poggia dei fogli e si toglie lo scialle di un arancione acceso e finalmente si volta verso di noi.
— Buon giorno a tutti, io sono Madame Clarisse e sarò la vostra insegnate di danza classica. — la voce è ferma e autoritaria, tipica di chi è abituato a dirigere un’operazione e non ammette recriminazioni. Se il primo pensiero era stato quello che fosse una donna affabile ora devo rimangiarmi tutto. Lo sguardo è severo mentre illustra il programma dell’anno. Alla fine si registrerà anche un video, dove ci esibiremo in una coreografia creata da noi e la cosa mi esalta moltissimo.
Il cigolio della porta fa voltare il capo a tutti in sincrono, compresa la professoressa che interrompe il suo discorso per vedere chi ha interrotto la sua lezione. E la persona che era entrata era l’ultima che mi sarei mai aspettata di vedere.
— Nana! Ti sembra l’ora di arrivare — la riprende la professoressa picchiettando un paio di volte il bastone sul parquet lucido della sala. Nana, la ragazza che mi aveva detto di non dare peso alle parole della ragazza ispanica che mi aveva dato della raccomandata al provino. Sorrido al suo indirizzo e lei quando mi riconosce lo ricambia prima di raggiungere in fretta Madame e giustificando il suo ritardo causato da un incidente stradale lungo il percorso del tram.
— Lei è Nana, una studentessa del secondo anno mi aiuterà a farvi diventare dei ballerini discreti. Il fatto che siate potuti entrare non fa di voi dei professionisti. Per quello avrete molta strada da fare — il suo tono e le sue parole avrebbero abbattuto il morale anche al più fiducioso di noi.
Il primo giorno e già iniziamo bene.
 
Nessuno sconto anche se è il primo giorno, ci ha letteralmente ammazzato alla fine della lezione i piedi mi fanno un male cane e non solo quelli e anche gli altri sono nella mia stessa situazione.
— Madame Clarisse è una donna molto affabile solo che nella danza è peggio di un generale tedesco. Ama il balletto è tutta la sua vita e vuole sempre il meglio — mi spiega Nana una volta uscite dalla sala. Entrambe abbiamo un’ora libera giusto per mangiare qualcosa e in questo lasso di tempo mi racconta dei suoi studi delle sue aspettative e non posso che confermare l’idea che mi ero fatta di lei durante quella breve chiacchierata. Una ragazza gentile e simpatica con cui potrei costruire una bella amicizia.
Nana conosce i migliori posti per mangiare senza pagare troppo e credo proprio che le costruirò una statua, i prezzi in alcuni posti sono assurdi e se non sai dove andare rimani fregato.
— Sabato faccio la mia prima esibizione se ti va puoi fare un salto — le dico mentre stiamo tornado verso la scuola. Non vedo l’ora di presentarla a Mel, sono certa che le loro due andrebbero d’accordo. Intanto abbiamo raggiunto l’aula della mia lezione.
— Certo, ci sarò sicuramente — mi promette salutandomi con una mano e allontanandosi da me. Sabato farò la prima esibizione e sorrido felice all’idea, Ian non ci sarà e la cosa mi tranquillizza, l’idea che lui mi veda ballare mi mette quasi a disagio, ho come il timore di quello che potrebbe pensare. Lui considera tute quelle ragazze superficiali, le vede solo come un corpo e non voglio che lo pensi di me, come non voglio che nessuno lo faccia. 
— Signorina, vedo che ha la sgradevole abitudine di bloccarmi il passaggio — sobbalzo al suono di quella voce profonda che tradisce una nota di fastidio.
Lo stesso uomo cui avevo bloccato il passaggio questa mattina, mi guarda con un sopracciglio alzato chiaramente indispettito.
— M… mi scusi — balbetto affrettandomi a entrare nella sala, più piccola della precedente. La mia entrata ha attirato gli sguardi degli altri studenti ma è solo un attimo poiché subito la loro attenzione è catalizzata dal professore. Mr. Schreiber, l’uomo a cui ho bloccato due volte il passaggio, sarà il nostro professore di danza moderna e l’idea di non essere nelle sue grazie si è confermata giusto dieci minuti dopo l’inizio della lezione. “Questo non va bene”, “sembri un pezzo di legno”, “e quello che cos’era?” queste sono alcune delle frasi che mi ha rivolto per tutta la lezione, certo anche con gli altri non si è risparmiato ma con me sembra provarci gusto. L’unica spiegazione è che si è alzato con la luna storta non posso davvero pensare che faccia tutto questo solo perché gli ho bloccato il passaggio. Sarebbe assurdo!
Dopo tre ore di danza classica, altre tre di danza moderna e le prove al Red, i miei piedi sono doloranti e protestano a ogni passo ed è con sollievo che accolgo il freddo del ghiaccio che riempie la vasca appena torno a casa. E la routine per gli altri quattro giorni della settimana è la stessa e mentre il sabato si avvicina sono sempre più preoccupata di come sarà la mia esibizione.
— Troviamo un posto e sediamoci. I piedi mi stanno uccidendo — mi lamento con una smorfia mentre vago con lo sguardo per la piazza alla ricerca della mia salvezza e m’illumino quando la vedo. Una panchina di legno sistemata all’ombra di un albero. Senza aspettare la risposta né di Mel né di Nana, troppo attente a una vetrina d’intimo, m’incammino a passo spedito verso di essa e mi lascio andare a peso morto accogliendo con gioia, soprattutto le mie gambe, la sensazione di pace che mi pervade.
— Mi ero preoccupata quando non ti ho vista con noi — dice Mel appena mi raggiunge con una Nana che scuote la testa divertita.
— Sembra una mamma chioccia — mi sussurra all’orecchio dopo aver preso posto accanto a me e io sghignazzo. Non posso che essere d’accordo con lei.
— Ehi! Ti ho sentito benissimo! — la protesta di Mel non fece che aumentare la nostra ilarità. È la prima volta che usciamo tutte e tre insieme e a fare da cornice a questo bellissimo pomeriggio che per mia sfortuna stava volgendo al termine c’è  una leggera brezza che mi sfiora il viso come una leggera carezza e il sole è coperto da qualche ciuffo di nuvole bianche come il latte. Ci siamo divertite e l’incontro tra Mel e Nana è andato oltre le mie più rosee aspettative. Hanno legato subito come se si conoscessero da sempre.
— Allora, emozionata per sabato?
— Oh… sì, questa mattina avevamo la prova dei vestiti — dico con gli occhi lucidi dall’emozione. Quando sono entrata nella stanza dei vestiti, sembravo una bambina la notte di Natale che urla di gioia e strepita per aprire i regali.
Parlammo ancora per un po' di quello che sarebbe successo sabato, gli descrivo i costumi, parlo della coreografia di come sono state le prove con Mel di sottofondo che faceva qualche battuta su alcuni episodi divertenti delle prove.
— E ci sarà anche il damerino?
— No, a quanto pare non c’è — per fortuna, ma lo penso solamente.
— Chi è il damerino? — Nana si sporge in avanti per guardarci entrambe. Io mi alzo, improvvisamente con la voglia di ricominciare a camminare.
— Ehi! Non scappare — una cosa che ho scoperto di Nana è che è curiosa, molto curiosa quando capisce che qualcuno ha omesso qualcosa.
— Okay, ma intanto camminiamo. Devo muovermi — e così continuiamo la nostra passeggiata e a sommi capi le racconto di Ian.
 
****
 
Ottobre è arrivato e ancora si può camminare per le strade di San Francisco senza stringersi nel cappotto per proteggersi dal freddo. Sistemo meglio la tracolla del borsone sulla spalla e infilo le mani nelle tasche della felpa. Poco più avanti intravedo un chiosco, alcuni ragazzi si allontanano con in mano tazze di caffè fumante.
— Un caffè medio — dico lanciando i soldi sul piano. L’uomo versa la bevanda nera e bollente in un bicchiere di carta, lo chiude con il coperchio di plastica e me lo porge con un sorriso.
Mi guardo attorno alla ricerca di una panchina su cui sedermi quando poco distante su una panchina sistemata vicino a un albero vedo Helena insieme a Mel e a una ragazza che non ho mai visto ridere spensierata.
Non mi ha ancora visto e così passo dietro alla panchina, riesco a cogliere gli ultimi frammenti di conversazione di qualcosa che succederà sabato al Red. Ricordo che Helena alla fine del nostro appuntamento mi aveva chiesto se sabato ci sarei stato e ora che ci penso sembrava alcuno sollevata dalla mi assenza.
Poggio la schiena sul tronco dell’albero, il cappuccio della felpa alzato, e ascolto la loro conversazione, sono ben nascosto e anche se dovessero girarsi, Helena o Mel non mi riconoscerebbero. Non parlano più della serata di sabato ma origliare la loro conversazione mi può aiutare a scoprire qualcosa di più su di lei. È solare e allegra, scopro che mi piace ascoltarla sa essere ironica e spesso ho trattenuto a stento le risate per non farmi scoprire.
Poi proprio quando Mel le chiede di me, si alzano e se ne vanno lasciandomi a bocca asciutta e impreco mentalmente. L’idea di seguirle mi sfiora la mente ma la scarto subito, sarebbe rischioso e potrebbero vedermi.  Così, esco dal mio nascondiglio e sorseggiando il mio caffè, che è arrivato a una temperatura accettabile, guardando la schiena delle tre ragazze. Il mio occhio cade leggermente più un basso e mi lascio andare a un fischio di ammirazione. Niente male il loro lato B.
Mi siedo sulla loro panchina posso ancora sentire il calore di Helena ed è… piacevole. Interdetto scaccio quel pensiero e ripenso alla prima settimana di lezioni. Professori scocciatori, compagni secchioni e lezioni noiose, non ci ho messo molto a saltarle a parte quella di diritto civile, l’assistente del professore non è niente male…
Il cicalio del cellulare mi ridesta dai miei pensieri. Guardo il display su cui, sopra la cornetta verde, fa bella mostra di se una foto di Kyle, ricordo quando l’ho fatta; alla festa di Miranda l’anno scorso. Dopo un’ora era già mezzo ubriaco.
— Dimmi.
Nessun impegno per questa sera. Festa dalle Gamma. — è una confraternita dell’University of San Francisco, privata e retta da un gruppo religioso cattolico.
— Interessante — le Gamma sono famose per essere delle ragazze molto aperte e socievoli.
Ti passo a prendere alle dieci, okay?
— Certo.
Perfetto allora ti saluto.
 
Un rumore fastidioso mi trascina fuori dal mondo onirico e piano piano che prendo contatto con la realtà la mia testa inizia a pulsare ininterrottamente dalla mia bocca esce un lamento. Che è successo ieri sera? C’era una ragazza, si è presentata e mi ha chiesto se volevo salire e poi… poi… non ricordo cosa ho risposto. Mi muovo leggermente e il materasso si piega sotto il mio peso. Okay, sono in un letto e dai movimenti che provengono dall’altro lato, capisco di non essere solo e inizio a sospettare la risposta che le ho dato. Solo che non ricordo il suo nome e di solito non è un problema, me ne vado prima ma ora…
A fatica apro gli occhi e quello che vedo è un soffitto bianco immacolato, alzo il capo e con gli occhi ancora socchiusi focalizzo un arredamento femminile.
— Mm… — la ragazza si lamenta, la sento muoversi e subito dopo un suo braccio colpisce il mio petto. Ributto la testa sul cuscino e chiudo gli occhi per il dolore, a stento trattengo un lamento. Certo che è una ragazza mascolina…
La sconosciuta si avvicina fino a sfiorarmi e c’è qualcosa di strano. Il bracco è troppo grosso perché sia quello di una donna, con esitazione faccio uscire n braccio da sotto le coperte e con le dita sfioro l’avambraccio della ragazza. Un momento…penso prima di aprire gli occhi di scatto e alzare la testa. È peloso! Il braccio è coperto da tanti peli, lunghi e neri.
— Cazzo! — urlo, divincolandomi da quel corpo estraneo e scivolando a terra assieme a tutte le coperte.
— Che diavolo… — mormora l’altro con la voce ancora impastata poi lo vedo alzarsi e stropicciarsi gli occhi per poi guardarsi attorno. Spalanco ancora di più gli occhi quando lo riconosco. 
— Kyle? Che diavolo ci fai nel letto con me? — l’amico gli rivolse uno sguardo addormentato. Passò lo sguardo prima su di me poi sul letto. Un sorriso strano gli piega le labbra.
— Come, ti sei dimenticato della nostra notte di fuoco? —
— C…cosa? — iniziavo a sudare freddo. Le sue illazioni… no, non potevo crederci. — Smettila di fare il cretino. — gli ringhio contro.
Con gesti secchi mi libero delle coperte e alla bell'e megliosistemo i vestiti stropicciati a causa della nottata.
— Che ore sono? — mi chiede quell’idiota del mio amico. Mi tasto i pantaloni alla ricerca del mio cellulare, l’ultima volta che l’avevo controllato l’avevo riposto nella tasca posteriore dei jeans. Fortunatamente è ancora lì.
— Sono le otto di mattina.
Il tempo di rispondere a Kyle che la porta si apre e fa capolino una testa castana truccata e acconciata.
— Ehi, vi conviene andare. Tra poco verrà uno dell’università a controllare che tutto sia a posto.
— Okay, ce ne andiamo subito — le rispondo e lei sorride accattivante.
— La prossima volta chiamatemi. Mi piacciono le cose a tre — dice lasciandomi completamente spiazzato e dopo averci lanciato uno sguardo malizioso.  
— Lo terremo presente! — le urla il mio amico di rimando. Io invece lo fulmino con lo sguardo e amichevolmente, si fa per dire, lo colpisco a un braccio.
—  Muoviti.  
 
Questa cena è una vera noia.
Credo che sia la millesima volta che faccio questo pensiero. Sotto insistenza dei miei genitori ho dovuto infilarmi in un completo e sorridere gentilmente a tutti gli invitati e discorrere con i miei vicini su politica, economia, futuro e altri futili argomenti.
Finalmente dopo il secondo sono riuscito a uscire sulla piccola terrazza a prendere un po’ di aria. Mi appoggio alla balaustra di marmo e allento il nodo alla cravatta mentre appoggio il bicchiere sulla mano di una statua di un bambinetto vestito solo di un velo che copre le parti basse.
Ingoio l’ennesimo sorso di vino, probabilmente ho fatto fuori una bottiglia da solo da quando la cena è iniziata, forse una bottiglia no, ma metà sicuramente. Ma se voglio arrivare alla fine della serata, ho bisogno dell’aiuto dell’alcool per sopravvivere.
— Ian, basta con il vino — è l’ammonimento di mia madre appena mi raggiunge sulla terrazza. Indossa un elegante vestito viola che arriva fino ai piedi. Il viso, leggermente truccato, porta i primi segni della stanchezza.  Mi stacco dalla balaustra e mi giro a osservare il panorama. La città è illuminata a giorno e sembra non dormire mai. Così vivace, così energica.
— Non ne ho bevuto molto mamma — le rispondo.
— Strano, perché ogni volta che ti guardavo, avevi il bicchiere in mano — la voce profonda di mio padre fa voltare sia me che mamma verso la porta finestra. Fa il suo ingresso nella terrazza con sguardo severo. Borbotto il mio disappunto e quando lo vedo cingere la vita di mia madre e scoccarle un leggero bacio sulla bocca, distolgo lo sguardo verso l’orizzonte.
— Cerca di non esagerare — è il suo saggio consiglio. — Nessuna donna vuole un ubriacone al suo fianco.
Gli lancio un’occhiata di traverso ma non rispondo e non passa nemmeno un minuto che mamma preso papà per un braccio decide di rientrare in sala non prima di avermi raccomandato di non stare fuori troppo a lungo altrimenti avrei preso un malanno.
— Non preoccuparti. Secondo te perché bevo tanta vitamina C — le rispondo con tono divertito.
— Sciocco — è la sua risposta, accompagnata da un leggero colpo al braccio. Poi si allontana, mischiandosi tra la gente.
Una leggera brezza fredda mi fa rabbrividire, porta con se l’odore della città e anche il frammento di un discorso tra tre ragazze sedute su una panchina ignare di essere spiate.
Guardai l’orologio al polso, segnava le dieci. Rapidamente feci due calcoli. Il Red non era lontano in poco più di venti minuti l’avrei raggiunto.
Rientro e subito trovo sollievo nel tempore della stanza. Fa davvero freddo fuori…
Con lo sguardo cerco i miei genitori per avvisarli che me ne sarei andato ma non li trovai così raggiungendo l’ingresso e dopo aver recuperato la giacca, ordinai al responsabile dell’organizzazione, la riconosco solo grazie a quell’auricolare ficcato nelle orecchie e  con in mano un piccolo IPad, di avvisarli alludendo alla scusa di non stare bene.
È sabato sera e le strade di San Francisco sono affollate di macchine e moto che sfrecciano sinuose, evitando così tutte le code.
Raggiungo il locale in mezz’ora, davanti a me in attesa di entrare c’è solo un gruppo di cinque persone così non ci metto molto a pagare ed entrare. Le cui soffuse rendono il locale caldo e intimo. E diversamente dalla prima volta che vi ho messo piede, apprezzo l’arredamento e l’ambiente particolare e un po' retro.
Faccio passare tutta la sala ma di Helena nemmeno l’ombra, lancio un’occhiata al bar pensando che se non serve ai tavoli è perché sta aiutando la sua simpatica amica, ma nemmeno lì c’è. Mel preparando dei drink a fianco di due ragazzi e ride assieme a una ragazza seduta al bancone che assomiglia molto alla terza ragazza che ho visto il giorno prima in loro compagnia.
Mi incammino verso di loro immaginando già l’accoglienza che mi darà Mel quando ho solo il tempo di vedere il suo sguardo stupito, quando scorge la mia figura, quello incuriosito della ragazza con cui parlava che le luci si spengono. Lasciando solo un faro che illumina un divanetto nell’angolo destro del palcoscenico. E la musica parte.
 
****
 
— Cosa vuol dire che l’impianto è andato?
— Che è andato — E.J, non sa come comportarsi con Roxy che con le mani nei capelli cerca di trovare una soluzione al problema. Mancano dieci minuti all’inizio della mia esibizione e l’impianto audio si è rotto e non c’è tempo per chiamare qualcuno e ripararlo. Le ragazze avevano smesso di truccarsi e ascoltavano il discorso in silenzio. È strano, durante le prove questo posto era così chiassoso e ora invece sembra non volare nemmeno una mosca.
— Okay, dobbiamo annullare tutto — è la sua decisione dopo minuti di silenzio. Subito un coro di proteste s’innalzò alla decisione della proprietaria. Tra di loro c’ero anch’io. Tutte avevamo provato e riprovato fino a tarda notte, provato e riprovato i costumi e soprattutto io che avevo la parte principale avevo imparato quella canzone a memoria così da provarla a casa.
— Posso cantare io — dico azzittendo tutti.
— Sai cantare? — Roxy mi guarda come se fossi la sua ancora di salvezza, e forse è proprio quello che sono.
— Me la cavo bene e la canzone a furia di sentirla e risentirla l’ho imparata a memoria.
— Sicura? — mi chiede con tono dubbioso ma con una luce speranzosa negli occhi. Tanto che se mi rimangiassi quello che ho appena detto lei farebbe finta di non aver sentito.
Annuisco e subito si scatena il finimondo per sistemare gli ultimi accorgimenti e avvisare la band.
 
Okay… tiriamo le somme di quello che è successo in questo quarto d’ora. L’impianto audio si è rotto, Roxy è entrata in crisi e voleva sospendere lo spettacolo così io che avevo lavorato tanto sull’esibizione, così come le altre mi sono proposta di cantare dal vivo. Bene, ottimo, fantastico,… oddio sono nel panico!
— Helena tra cinque minuti s’inizia —  mi avvisa Gabe passandomi alle spalle e sfiorandomi una spalla. Gli lancio un’occhiata veloce e gli rivolgo un sorriso tirato. Sono nervosa come il giorno del provino.
— Andrà tutto bene, anzi benone — mi dico dopo aver preso un respiro profondo. — Hai provato e riprovato e sai tutti i passi quindi devi solo rilassarti.
Ecco, parlare da solo e a se stessi è il primo sintomo di pazzia…
Sistemo per l’ennesima volta la parrucca bionda, nonostante sia perfettamente ancorata alla mia testa e nelle prove non mi è mai caduta ho il terrore che durante lo spettacolo voli in mezzo al pubblico.
— Al tuo posto Helena. Iniziamo.
 
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La sala è completamente buia e silenziosa. Le luci che la illuminano sono quelle delle piccole candele sistemate sui tavoli e lungo la balaustra del primo piano. Canto e mi muovo a ritmo della musica. Solo la mia voce, accompagnata dalle note della canzone, risuona nel locale almeno fino a che tiro il grande cordone al lato del divanetto, che ho usato come appoggio per ballare, e nascono fischi e applausi che mi danno una carica in più facendomi perdere ogni inibizione. Le quinte si aprono rivelando una scalinata al centro del palco. Ballo e mi diverto, non m’interessa nient’altro. Dopo aver eseguito il pezzo lancio uno sguardo ammiccante al pubblico, che ancora rimane nel buio nonostante le luci sul palco siano tutte accese e un’altra tenda si apre in cima alle scale, rivelando le ragazze che iniziano a eseguire il loro pezzo come se fossero bambole. Dietro di loro un palo, di ottone, che mi fa da appoggio per muovermi e un grande specchio che sembra allungare il palco creando un bellissimo effetto scenico.
Le ragazze ballano sulle scale mentre io scendo fino a raggiungere il limite del palco dove due ballerini, in divisa del locale, mi attendono e come se fossi seduta su una lettiga mi portano fino al bancone del bar. Ed è quando in seduta sul piano di legno che mi accorgo di chi ho a fianco.  
Ian, seduto su uno degli sgabelli in giacca e cravatta, con il nodo allentato, che mi guarda a bocca aperta.
Io che non posso permettermi il lusso di fermarmi continuo a cantare e ballare ed è proprio mentre non lo perdo di vista che decido di giocare con lui. Una specie di rivalsa per gli anni passati, per fargli vedere chi sono ora e che cosa so fare. E lui non perde nemmeno un mio movimento e leggo preoccupazione, timore, quando con gesti lenti e sensuali apro una delle porte girevoli che compongono lo specchio dietro al bancone. Sorrido piena di orgoglio per l’effetto che gli ho provocato. Chiudo  la porta dietro di me e mi libero della gonnellina rimanendo in body. Ad aspettarmi le altre ragazze che appena sono pronta ed entriamo. La parte non prevede le parole e così posso sorridere ammiccante verso Ian che per il mio ego ha ancora la bocca spalancata. Con l’indice, chiamo uno dei baristi, lo faccio girare con un piede, questi si piega in avanti in modo da creare un piano di appoggio, e aiutata da altri due, salgo sul bancone. Mi giro dando le spalle alla platea e mi lascio cadere tra le braccia di due ballerini che mi riportano sul divanetto e termino lo spettacolo.
 
— Magnifica! — Roxy mi abbraccia e per poco non soffoco tra le sue braccia.
— Grazie, Roxy.
— Come ti senti?
— Sono… — non so come rispondere, sono tante le cose che provo in questo momento. — Sono al settimo cielo e felicissima e…
Roxy ride felice — Cambiati e vai a casa, finisci qui questa sera. Te lo sei meritato — e dopo una lieve carezza mi lascia per andare dalle altre, senza dare peso alle mie proteste.
— Helena, è stato bellissimo — la voce entusiasta di Nana fa nascere un sorriso genuino e imbarazzato. Lei e Mel si avvicinano e mi stringono in un forte abbraccio riempiendomi di mille complimenti.
— Abbiamo lasciato il damerino al bancone con ancora la bocca spalancata — mi dice Mel divertita.
— A proposito di damerini, — inizia Nana dandomi una leggera gomitata sul braccio con lo sguardo è acceso di malizia, — non mi avevi detto che era così carino.
Avvampo facendola sorridere ma mi riprendo subito, mi schiarisco al gola con un colpo di tosse.
— Sarà carino ma a volte si comporta da cretino. Se vuoi te lo cedo.
Lei accenna una leggera risata e scuote la testa — è tutto tuo. Diciamo che non è il mio tipo — è la sua risposta criptica mentre lancia un’occhiata divertita a Mel. Io le guardo interrogativa non capendo ma quando loro non mi danno altre spiegazioni faccio spallucce e lascio correre.
— Brava, Helena — una delle ragazze mi passa a fianco e la ringrazio con un sorriso.
— Vi va di venire da me dopo? Festeggiamo e poi potete rimanere a dormire da me — propongo tornando a guardare le ragazze. — Per la notte ho io le cose.
— Certo, per me va bene — accetta Mel e poi guarda la nostra nuova amica — Nana?
— Anche per me non c’è problema.
— Bene allora, io vado a sistemare alcune cose in magazzino così, appena finito il turno, sono libera.
— Ti faccio compagnia se vuoi — si propone Nana. È bello il rapporto che si è creato tra loro, anzi… ora che ci penso a volte ho la sensazione che stiano flirtando.
— Okay, allora? — la domanda di Mel mi riporta alla realtà.
— Cosa?
— Io finisco il turno tra due ore. Tu ti dai una sistemata e poi tu e Nana andate a casa tua. Io sarò sempre dietro il bancone e sarà di poca compagnia. Vi raggiungo appena finito il turno.
— Okay —  accettai anche se mi dispiaceva lasciarla da sola.
— Ma prima io andrei da quel bel ragazzo e ci giocherei un po' — mi suggerisce Nana con sguardo malizioso. La sua idea non è male effettivamente…
— Lo farò…
E se ne andarono lasciandomi sola. Più tranquilla tolgo la parrucca e libero i capelli dalle forcine e dalla cuffia. Mi sembra di sentire il loro sospiro di sollievo per essere stati liberati dalla loro prigionia e senza cambiarmi esco per completare la mia piccola rivincita.
 
****
 
Sto ancora guardando il punto in cui è sparita quando la sua voce divertita mi fa voltare di scatto.
— Ehi, Maschione, chiudi la bocca e asciugati la bava. Si sta formando un lago ai tuoi piedi.
— Maschione? — dico alzando un sopracciglio. Indossa ancora il costume di scena, solo che i capelli sono neri come sempre.
— I capelli, erano biondi — mormoro e lei ride. Certo che figura del cavolo che ho fatto, mi tirerei qualcosa in testa da solo se potessi.
— Era una parrucca.
— Stai bene bionda — le rispondo cercando di darmi un contegno e cercando di farlo apparire un gesto naturale mi porto una mano alla bocca per vedere se realmente ho della bava, ed effettivamente un po' ce né. Solo che Helena capisce e scoppia a ridere portandosi la mano alla bocca e poi prende un porta tovaglioli e me lo porge.
— Vuoi un tovagliolo?
La fulmino con lo sguardo e ordino qualcosa da bere e lei chiede una bottiglietta d’acqua. Affoghiamo nell’alcool le mie figure da idiota.
— Spiritosa — borbotto e slaccio la cravatta poggiandola sul bancone con un gesto stizzito. Nel frattempo il barista porta i nostri drink.
— Oh, Ian, non hai senso dell’umorismo — risponde sempre con un sorriso divertito sulle labbra. Mi sta spudoratamente prendendo in giro ma stranamente, rido e ordino qualcosa anche per lei. Probabilmente è il vestito che indossa a farmi questo effetto. Vestito poi… il corsetto evidenzia le sue forme e il seno coperto da quelle pietre che sembrano diamanti attirano molto l’attenzione, per non parlare poi dei pantaloncini corti, anzi cortissimi, che indossa lasciano poco o nulla all’immaginazione e le gambe coperte da delle futili, e inutili, calze a rete. Le accavalla quando nota il mio sguardo indugiare troppo a lungo.
— Ti stai divertendo a provocarmi, vero? — le chiedo una volta che torno a guardarla in viso. Gli occhi con molto truccati e per quanti stia davvero bene la preferisco acqua e sapone. Tutti quegli strati di trucco m’impediscono di vederla davvero.
Lei fa uno sguardo fintamente scioccato come se l’avessi accusata del peggiore dei crimini, ma è solo un secondo perché poi alza le spalle con fare ovvio.
 — È divertente — ammette. Sogghigno scuotendo la testa.
— Okay, beh, ora basta, va bene? O te la farò pagare — la minaccio additandola con l’indice della mano con cui reggo il bicchiere.
— Che paura — e rabbrividisce per finta.
— Allora, tu mica non dovevi venire? — mi chiede dopo aver bevuto un generoso sorso di acqua. Poggia la bottiglietta sul bancone e poggia il gomito su di esso sostenendo la testa con la mano. Nel farlo alza i capelli mettendo in mostra il suo lungo e candido collo. Mi sta deliberatamente provocando.
— E perdermi la tua performance? — rispondo senza far vedere quanto la sua provocazione ha effettivamente colpito nel segno.
— Ti ho fatto una domanda prima io.
— Okay. Ero a una cena dello studio di papà, colleghi, amici, clienti. Dopo due ore non ho più retto e sono scappato — confesso.
— Beh scusa ma se vuoi lavorare nello studio di tuo padre, ti servono gli agganci e conoscere le persone giuste — sì, se sono davvero interessato a diventare avvocato…
— Il punto ora è un altro. Io ho risposto ora tocca a te.
— Helena! Sei ancora vestita? Vatti a cambiare e fila a casa — la voce di una donna sulla quarantina cattura tutta la sua attenzione.
— Sì, Roxy. Stavo parlando con un amico — dice indicandomi con un gesto rapido della mano.
— Oh… lui. Ian te la devo rubare — aggrotto le sopracciglia. Come fa a conoscermi.
— per quanto è bello vedere la gioventù intraprendere la strada del corteggiamento, la mia ragazza deve riposare e tenere al caldo quella voce da usignolo che ha o la licenzio. Quindi… — e mentre parla, prende Helena per le spalle e la fa scendere dallo sgabello e dopo averle dato una pacca sul sedere che fa imbarazzare lei e ridere me se ne va così com’è venuta.
— Simpatica la signora — dico una volta che mi sono ripreso.
— Fossi in te, non mi farei sentire a chiamarla Signora. Ovviamente se tieni ai gioielli di famiglia — aggiunge con un sorriso che oserei dire diabolico.
— Grazie, per la dritta.
— Bene, ora vado o il capo mi licenzia. Buona continuazione Ian — mi saluta con la mano e si allontana con un’andatura seducente per poi scomparire dietro a una porta vicino al palco.










 

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