Recensioni per
Nel nome del padre
di Dark Sider

Questa storia ha ottenuto 391 recensioni.
Positive : 391
Neutre o critiche: 0


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Nuovo recensore
21/04/20, ore 20:06
Cap. 7:

Ciao cara!
Non vedevo l'ora di proseguire nella lettura, anche perché il capitolo precedente si era concluso con una suspense incredibile e le sorti di Rowen e dei suoi compagni di disavventure erano tremendamente in bilico.
Ora, da una parte ho fatto salti di tre metri nel leggere che Rowen è riuscito a salvarsi e a fuggire, ma dall'altra, non so il perché, ci sono rimasta malissimo per il modo in cui si è comportato.
Pensavo di essere pronta, perché comunque già lo sapevo: Rowen, durante la fuga, non avrebbe guardato in faccia nessuno, sarebbe scappato senza prestare soccorso e addirittura avrebbe usato uno o più compagni come diversivi per accrescere le sue possibilità di fuga – la quale, durante la lettura, più di una volta non equivaleva per forza a “salvezza”, infatti ho avuto paura sia quando il segugio e i Razziatori lo hanno bloccato, sia quando il Razziatore lo ha nuovamente bloccato nella foresta.
Addirittura, nella recensione al capitolo precedente avevo scritto che comprendevo il suo modo di pensare, che la situazione era critica e che mettere se stessi al primo posto senza guardare in faccia nessuno era necessario.
Leggendo della fuga, invece, ho realizzato che azioni del genere hanno lasciato in me il segno: è proprio vero che c'è una grandissima differenza tra il pensare a una cosa (e limitarsi a ciò) e metterla in pratica.
Ad ogni modo, scusa se salto da una parte all'altra, ma vorrei complimentarmi per il modo in cui hai descritto tutta la prima parte, incentrata soprattutto su Wes intento a sbloccare il lucchetto: ho trattenuto il respiro insieme a tutti gli altri e per la miseria, me la stavo per fare addosso quando la forcina gli è caduta di mano!
Sia in quel punto che più avanti, mentre leggevo della fuga, mi sono fermata più e più volte prima di proseguire nella lettura; non lo dico in senso negativo, sia chiaro, anzi, è l'esatto opposto: ero talmente coinvolta che la mia emotività era salita alle stelle e ho dovuto fermarmi alcune volte per paura di scoprire cosa sarebbe accaduto al paragrafo successivo, roba che solo King e pochi altri autori qui sul sito riescono a fare, tanto per dirti.
Poi ancora, il modo in cui la quiete e la tensione sono state spezzate nell'esatto momento in cui il lucchetto è stato sbloccato… ho davvero adorato quella parte, perché è bastato proprio un attimo e il mondo si è letteralmente capovolto.
Ora passiamo a scleri più leggeri [?]: no perché in questo capitolo è successa anche una cosa bella, almeno per me, ovvero Luth che salva Rowen dal Razziatore nella foresta.
È dall'inizio della storia che tengo d'occhio il tipo di coppia citata, la fujoshi che è in me sta bellamente saltellando e qui lo dico e qui lo nego [???] ma non è che una possibile coppia Slash sarà proprio la Rowen/Luth?
Inizialmente, ammetto di aver pensato a Kayle con Rowen, vuoi perché vengono entrambi da Syrdin e vuoi perché hanno già avuto dei “trascorsi”, ma leggendo questo capitolo ho completamente rivoluzionato il mio pensiero, sia per questo pezzo

“a Rowen non piaceva il modo in cui si accorgeva sempre di tutto, in cui vedeva ogni cosa; non gli piaceva il suo sguardo penetrante, che sembrava scavargli dentro, disseppellendo ogni segreto. Si chiese se avesse compreso le sue intenzioni di sfruttare gli altri prigionieri per fuggire”

sia perché a fine capitolo Luth lo salva pur essendo ben conscio delle intenzioni che Rowen ha avuto (e dimostrato) per tutto il tempo.
E okay che anche Luth mette subito in chiaro le cose con Rowen dicendogli che lo ha salvato perché potrà essere utile a lui e ai superstiti, però non so, credo che più avanti questi due si salveranno a vicenda per ben altri motivi – poi magari ho cannato di brutto tutto quanto e le mie supposizioni verranno stravolte, quando si tratta di ipotetiche ship ho sempre sfiga, quindi sono già psicologicamente pronta, lol

Detto ciò, io adesso ho molta ansia perché non sappiamo chi sia sopravvissuto, a parte Rowen e Luth.
E ho seriamente paura di scoprire in quanti sono rimasti, help
Non vedo l'ora di proseguire nella lettura ^^
Complimenti e alla prossima!

Harriet;

Recensore Veterano
21/04/20, ore 11:41
Cap. 12:

Oh, bene, riecco Mordhen.
Ti dirò, più leggo di lui più mi ci affeziono, e sono stata davvero contenta di ritrovarlo in questo capitolo.
Qui lo troviamo ancora in fuga con quel testone di Thoan, che nello scontro con i demoni ha pagato lo scotto delle sue azioni sconsiderate. E' stato interessante scoprire che Mordhen conosce l'esistenza e la posizione di almeno un'altra città; all'interno di Syrdin si aveva avuto l'impressione di un insediamento isolato da tutto e tutti, quasi che fosse l'unico esistente nel raggio di chilometri, ma poco a poco si sta svelando una realtà più complessa e variegata.
La fuga mi è piaciuta moltissimo. Nel leggerla percepivo la desolazione e la disperazione di Mordhen, che cerca un riparo senza sapere esattamente dove trovarlo. Si muove come se ad ogni passo potrebbe essere aggredito da una minaccia invisibile, e a conti fatti non è una sensazione poi così sbagliata. I demoni sono ancora vicini e i Razziatori hanno lasciato da poco Syrdin, condizioni che potrebbero portarlo a incontrare gli uni o gli altri lungo il cammino.
La sua è una situazione precaria, e comprendo benissimo la sua riluttanza a lasciare andare Thoan, nonostante ucciderlo subito e risparmiargli altre sofferenze sarebbe un comportamento più misericordioso che tenerlo in vita. In fondo, questo amico di lunga data è l'unica cosa che lo tiene aggrappato alla realtà e che gli permette di essere ancora presente a sé stesso; per lui, abituato a dirigere una comunità, avere qualcuno su cui concentrare le proprie energie deve essere moralmente un'ancora di salvezza.
E in un certo senso è quello che accade. Prendendosi cura della ferita di Thoan, dopo un primo istante di sbandamento pare diventare più lucido, anche se non perde quella leggera vena di disperazione che lo accompagna da quando era ancora a Syrdin e ha sentito dell'assurdo piano dei suoi concittadini.
Il fatto che Thoan abbia aperto gli occhi, sinceramente non l'ho trovato un buonissimo segno. Per tutto il tempo ho avuto l'impressione che sarebbe potuto morire da un momento all'altro, e i personaggi stessi sembrano aspettarselo. I loro discorsi in questo frangente sanno di chiacchiere inutilmente ottimiste, fatte per tenersi su a vicenda mentre aspettano l'inevitabile.
E' forse anche per questo, per queste chiacchiere su cui si concentrano troppo, che non si accorgono dell'imboscata imminente. Inizialmente, giudicando dalla voce di donna che sorge da sotto il cappuccio, avevo creduto che fosse il gruppetto di ragazzi con cui Rowen aveva tentato la fuga, ma poi mi sono detta che questi erano troppo organizzati e ben equipaggiati per essere loro (hanno mantelli e delle corde, mentre i ragazzi fuggitivi è già tanto se sono riusciti a riunirsi dopo l'arrivo di Vorjah).
La nenia che la donna canticchia mentre Mordhen scivola nell'incoscienza mi ha fatto sospettare che fosse un'incantatrice, magari una di quei maghi dell'accademia che si è inspiegabilmente ritrovata a fare la vita del bandito, ma per ora gli indizi sono davvero troppo pochi per fare altre ipotesi.
Come al solito, sono arrivata in fondo al capitolo quasi senza accorgermene. E' una bellissima storia, e la sto seguendo con grande piacere.
A presto! ^^

Recensore Veterano
21/04/20, ore 11:20
Cap. 15:

Ciao, cara!
Ho notato solo adesso che hai aggiornato e mi sono precipitata a leggere ahahah
Dopo il primo "tête-à-tête" con Mano Insanguinata, Rowen è stato abbandonato per un tempo imprecisato senza cibo ne acqua (ho apprezzato che tu abbia scelto di non specificare il tempo trascorso perché è interessante notare come, se per Rowen sembri essere trascorsa un'eternità a causa della fame e della sete, per Mano magari sono stati solo pochi giorni).

Per quanto riguarda la prima parte, ho apprezzato moltissimo il modo in cui hai descritto la fame come "corrosiva", hai reso questa sensazione molto vivida, così come l'arsura che sta facendo impazzire Rowen.

Il poveretto cerca in tutti i modi di restare lucido, di aggrapparsi disperatamente al ricordo di sua madre e di Mordhen per non sprofondare nell'oblio.

Bellissima la scena successiva, mi è sembrato di capire che la mente di Rowen, mossa dall'istinto di sopravvivenza, abbia creato due immagini familiari per dar voce ai pensieri del protagonista e guidarlo nel ragionamento, questa cosa mi ha ricordato un racconto di Stephen King, il "Gioco di Gerard": in poche parole, adoro!

Nel frattempo, Mano Insanguinata è alle prese con una furiosa battaglia interiore: una parte di lui è ossessionata da un ricordo e da un nome che lo riportano ad una vita lontana e perduta, ma verso cui sente ancora un forte legame. L'altra parte quella che vorrebbe solo annullare ogni sentimento, si sforza di restare fredda e impassibile di fronte a quel prigioniero che ha scatenato in lui questi dubbi. Alla fine, in Rowen si accende una lampadina e riesce a portare la situazione a suo vantaggio, proponendo a Mano una sorta di collaborazione.

Devo dire che sono molto in hype al pensiero di cosa combineranno sti due insieme! Complimenti, un capitolo davvero bel scritto e coinvolgente e che, si può dire, dà una svolta decisamente interessante alla vicenda.

Alla prossima!!

Zob
(Recensione modificata il 21/04/2020 - 11:23 am)

Recensore Master
19/04/20, ore 19:25
Cap. 15:

Carissima Dark, una domanda veloce che devo fare prima di iniziare la recensione vera e propria: è normale che io adesso mi sto ritrovando a shippare questi due? Devo dire che non mi era venuto in mente prima, ma la connessione tra Mano e Rowen è innegabile nell'ultima scena! 
bene, finita ora la parte da fangirl,  mi impongo di dare un taglio serio al mio commento. Ritroviamo Rowen ancora in prigione subito dopo il primo incontro con il figlio del tiranno: proprio come avevo intuito l'altra volta, lui farebbe di tutto per sopravvivere, sarebbe pronto a dire qualsiasi cosa e se è frustrato è solo perchè non sa cosa dire e inventarlo non avrebbe alcun valore. Appare infatti talmente disperato che addirittura desidera di rivedere il suo carceriere: desiderava che lui tornasse per dargli tutto ciò che voleva e ricevere in cambio dell’acqua. Lo vediamo qui ancora una volta come una persona ben poco integra e mossa esclusivamente dal proprio utile. La visione che ha di Nerya e Mordhen nella condizione di privazione in cui si trova, serve a proiettare al di fuori sottoforma di dialogo quello che invece sta avvenendo dentro di lui a livello mentale come ragionamento. Vuole salvarsi e per questo cerca di capire come fare: la soluzione vincente è quella di farsi credere importante e l'unica informazione in suo possesso è quella delle sue origini, rivelare cioè chi è suo padre.
Ma l'incontro ha turbato in un senso diverso anche Mano: dopo aver passato tanto tempo (e tanti capitoli) alla ricerca di questo Rowen, si aspettava giustamente una persona ben diversa. Scoprire invece che si tratta di un essere umano come un altro lo lascia deluso e anche forse un filo disgustato. A cambiare questa prima impressione intervengono ancora una volta i ricordi (che già abbiamo visto ogni tanto riaffiorare nella sua mente): Rowen non sembra un estraneo, Mano crede di conoscerlo. Si reca così nella sua cella ed avviene così il loro silenzioso incontro, con l'aspetto di Rowen che sembra negare quel ricordo e che si conclude con Mano che lascia rabbioso le celle.
Nel terzo incontro, a Rowen viene tolta la benda e il ragazzo si gioca la sua carta. Golgoth conferma l'identità e a quel punto l'utilità di Rowen diventa evidente: non sa dove sono i maghi, ma per lui sarebbe più facile scoprirlo che per Mano. Quello che si viene a delineare qui è un'alleanza, in cui Mano ottiene quello che vuole (o meglio che suo padre vuole), mentre Rowen ottiene in cambio la sopravvivenza. La cosa che ho amato dell'incontro è proprio lo scambio di sguardi, perchè è portatore di qualcosa di assolutamente nuovo per Mano: quel prigioniero banale e terribilmente umano non lo teme, e la cosa lo colpisce positivamente. Abituato com'è a suscitare spavento (significativo è la reazione degli altri prigionieri al suo arrivo), la reazione di Rowen allora è un'autentica novità e lo prota infine a pensare che forse, dopotutto, non è un essere umano come gli altri.
Ed è qui appunto che ho iniziato a vedere una connessione profonda - data dai ricordi, dallo sguardo, dalle reazioni reciproche e anche da un ribaltamento di psoizioni. Infatti, trovo bellissimo come man mano che i capitoli proseguono, Mano rivela suo malgrado più umanità, mentre Rowen diventa sempre più meschino nel suo aggrapparsi alla vita a tutti i costi. Un ribaltamento che secondo me il reciproco incontro può solo acuire, quasi come se si potessero influenzare a vicenda.
Spero di poter leggere presto il seguito, adoro questa long e adoro il tuo modo di scrivere!
Un bacio e alla prossima!

Nuovo recensore
18/04/20, ore 21:44
Cap. 6:

Ciao cara!
Il capitolo sarà pur di passaggio per certi aspetti, ma posso assicurarti che non solo mi è piaciuto tantissimo – non avevo dubbi a riguardo –, ma ha dato una svolta decisamente significativa alla trama della storia.
Fornire informazioni così importanti in un capitolo in cui ancora non si sa cosa accadrà e dal punto di vista dell'azione è “statico” – dopotutto dall'inizio alla fine Rowen e gli altri sono sì in viaggio, ma comunque rinchiusi e impossibilitati a muoversi – è stato geniale, secondo me, soprattutto perché se fosse stato libero, Rowen molto probabilmente avrebbe reagito (e agito) in maniera differente.
Qui, invece, non solo la tristezza e infinite consapevolezze negative si sono ormai insidiate in lui rendendolo molto più cupo e taciturno, ma gioca un ruolo importante anche il fatto che parlare con un tono di voce un po' più alto o lasciarsi andare attirerebbe l'attenzione dei Razziatori.
L'idea che Syrdin non sia l'unico modo di vivere – ovvero in una terra difficile, dove il cibo scarseggia e le condizioni generali di vita sono alquanto tremende – mi ha particolarmente colpita ma, ragionandoci un attimo su dopo lo scambio di battute che Rowen ha avuto con gli altri prigionieri, effettivamente era (penso) ovvio senza che ce ne rendessimo conto.
Un po' come se avessimo sempre avuto la verità sotto al naso senza mai essercene accorti: esistono altre città in cui i commerci sono più floridi e le condizioni di vita migliori, esistono città del genere e magari sono lontane, sì, ma esistono e questa è una realtà che non è mai appartenuta alle nuove generazioni di Syrdin.
Esistono luoghi simili perché, altrimenti, come potrebbero avvenire certe cose che per quanto orribili danno comunque un'ulteriore conferma dell'esistenza di questi luoghi, ovvero la vendita di esseri umani – e più in generale il commercio di oggetti di qualsiasi tipo?
Ed è proprio questa consapevolezza che sorprende Rowen e anche noi lettori, facendoci giustamente chiedere il motivo per cui lui, la sua generazione e quelle successive siano rimasti all'oscuro di queste importanti informazioni – o meglio: realtà dei fatti – e abbiano vissuto credendo che Syrdin fosse l'unica e cruda realtà esistente.
È tutto dovuto a quanto accaduto all'Accademia anni addietro o c'è anche dell'altro?
(mi sembra quasi la questione delle Mura e del mondo esterno in Shingeki no Kyojin, se più avanti dovessi esagerare coi parallelismi tirami una capocciata virtuale, lol)
Il piano per fuggire è molto azzardato, ma resta comunque l'unica possibilità che Rowen e gli altri hanno per salvarsi – vorrei quasi dire “tanto peggio di così non può andare”, ma sono più che certa che anche se dovessero salvarsi tutti sarà comunque un calvario. E a maggior ragione, l'egoismo di Rowen mi ha “scombussolata” solo fino a un certo punto perché la situazione è talmente critica che posso anche capirlo, anche perché magari non è l'unico a pensarla così, magari anche gli altri, pur facendo parte dello stesso piano, penseranno solo a loro stessi e non si guarderanno mai indietro se riusciranno veramente a fuggire.
Parlando degli altri personaggi, mi sono piaciute molto le loro caratterizzazioni e li ho davvero apprezzati.
Okay, ammetto che Arys non mi va molto a genio, ma la sua caratterizzazione è resa divinamente, così come quella di Luth e di Kayle – e tanto amore per Wes che con un solo gesto ha comunque lasciato intendere tanto.
Adesso sono proprio curiosa di scoprire se riusciranno a scappare (lo spero) e soprattutto in quanti ce la faranno, mi hai lasciata con un punto di domanda grande come una casa!
Tantissimi complimenti e alla prossima **

Harriet;

Recensore Master
18/04/20, ore 13:18
Cap. 15:

Eccomi qui!
Aaaaaaaah, speravo che prima o poi avresti inserito una scena del genere. Come ben sai, io ho un debole per i viaggi allucinanti in cui i personaggi si ritrovano costretti ad affrontare i propri demoni interiori sotto forma di visioni o allucinazioni dovute a fattori esterni, che siano essi controllo mentale, fame, sete, pazzia ecc...
Soprattutto se le visioni in questione non sono un semplice espediente di tortura ma costituiscono anche un mezzo per portare ad una presa di coscienza del personaggio in questione, una sorta di viaggio psicologico alla scoperta di qualcosa che era sepolto nei recessi della sua mente, e che in futuro si rivelerà fondamentale per la sua sopravvivenza.
Quindi Rowen è il figlio di un noto mago ormai deceduto, e ha intenzione di scampare alla morte facendo appello a questa relazione per ottenere informazioni riguardanti l'effettiva posizione dei maghi. Insomma, un vero e proprio eroe! Per la parte dei villain, ovviamente ;)
Nel mentre, comincio a intuire quale sarà la relazione amorosa di questa storia, cominciò già a notare stralci di uno spiccato interesse che Mano insanguinata sta sviluppando nei confronti del nostro non così impavido protagonista, e per qualche ragione mi sa che la cosa non farà affatto piacere al padre...o forse lo lascerà indifferente, dopotutto per lui gli umani sono solo insetti.

Recensore Master
17/04/20, ore 20:19
Cap. 15:

TESORO,
Tesoro, dolce tesoro! Scusa il ritardo. Davvero, scusa. Dovrei tipo avere più tempo e invece ho meno tempo ç.ç però non ti nascondo che il capitolo l'ho letto appena pubblicato e poi l'ho riletto ora per un'infarinata e perché mi è piaciuto tantissimo.
Adoro le tue introspezioni dei personaggi, ma quella che più amo è quella di Mano. Tormentato, plasmato dall'odio e la paura di questo padre sempre presente, anche quando non c'è. Che gli scuce via ogni terrore e glielo spiattella davanti; lo ha in scacco e Mano può solo fare quello che dice, ma la sua parte umana è vigile e viva, appunto in queste introspezioni che lo rendono, a noi lettori, meno temuto di quello che non sia per i protagonisti di questa storia. Lo vediamo indeciso, corroso dai sentimenti ma, soprattutto, colmo di paura e di dubbio. Il dubbio, ciò che suo padre forse nemmeno contempla. I ricordi, poi, fanno parte della sua personalità e il nome di Rowen rimbomba nella sua testa, come un'informazione incisa nel cuore con un bisturi che è rimasta una ferita chiusa per anni e che ora si è riaperta e lo tormenta.
Ed è il dubbio che lo fa alzare dal letto per raggiungere il prigioniero, di cui è deluso – o pensa di esserne deluso. Un uomo sfuggito e ricercato ovunque, difficile da trovare e catturare, è rappresentato da un essere umano qualunque, che dà quasi fastidio. Perché forse Mano è sempre stato abituato a vedere la forza in colossi, mostri, in ombre – come è suo padre, dimenticandosi però che anche lui è quel temuto personaggio che però ha forma umana. È bellissimo come Mano in realtà non abbia alcuna coscienza di chi sia davvero; bellissimo e struggente, in verità, ma è proprio questo che fa di lui un personaggio tormentato e non scontato che è difficile non amare.
La sua camminata verso il suo obiettivo è sicura, ma sempre tormentata dal dubbio, e questo nome che rimbomba e, dopo, i rumori e urla di quegli esperimenti che suo padre sta effettuando e che fanno rabbrividire chiunque, persino lui che dovrebbe esserne abituato. Ma è davvero così semplice abituarsi a qualcosa del genere?
L'incontro con Rowen è breve ma intensissimo.
E il fatto che Rowen abbia visto, sotto l'effetto della sua coscienza che c'è e non c'è, Nerya e Mordhen a rappresentanza della sua razionalità, mi è piaciuto tantissimo. Un'allucinazione che però mostra la via, e viene da lui, dal ragazzo scaltro e furbo che è sempre stato, in grado di mettere in atto strategie che lo hanno fatto sopravvivere fino ad ora e che a quanto pare continuano ad aiutarlo.
La verità lo porterà solo alla morte, ma anche la menzogna, dunque bisogna semplicemente puntare su altro... e questo altro è l'unico legame che ha con i maghi: suo padre.
Bellissima la scena in cui i suoi occhi incontrano quelli di Mano e sembrano riconoscersi, sembrano esplodere come una bomba in poche righe e, per quanto Mano gli dica che "ci penserò" (o come nei colloqui "ti faremo sapere"), sappiamo già la risposta e io sono lì shippo abbestia con i pop corn e la mia bibita gassata dietetica.
Tesoro, che dirti? CHE DIRTI? Non so, dimmelo tu e dimmi che aggiorni presto. Sono succube di questa storia e ogni aggiornamento è una festa e, sinceramente, di questi tempi, è davvero difficile essere felici, ma tu ci riesci sempre a rendermi tale ♥
A presto, sei unica.
Miry

Recensore Master
17/04/20, ore 19:00
Cap. 14:

Ma questo capitolo non è stato pubblicato proprio di recente (addirittura ce n'è un altro già pubblicato!), perchè non me ne sono accorta? Perchè ho aspettato venerdì per passare? Che poi non è un capitolo, questo è IL capitolo, quello che stavamo tutti aspettando dall'inizio: Mano e Rowen si sono finalmente visti (o, meglio, incontrati!).
Mi è piaciuto tantissimo il taglio, innanzittuto: vediamo la vicenda interamente dalla prospettiva parziale di Rowen che, oltre a non sapere dove si trova, non vede neanche l'ambiente circostante perchè privato della vista. Hai descritto in maniera davvero perfetta la situazione e le reazioni del giovane; come sempre mi colpisce la credibilità con cui descrivi gli atteggiamenti e gli istinti, dimostrando un'attenzione davvero unica. Così per esempio, pur essendo conscio di essere bendato, per prima cosa Rowen apre gli occhi, in ogni caso (perchè questo è quello che si farebbe istintivamente in una situazione simile). Ma la peculiarità del punto di vista di Rowen in questo capitolo è che hai descritto tutti gli eventi che accadono e le diverse creature potendo fare affidamento solo sull'udito e sull'olfatto... E lo hai fatto in modo incredibile! Non sono amante delle descrizioni (infatti le evito sempre da scrittrice) ma le tue le amo davvero!
Della caratterizzazione di Rowen emerge però ancora una volta la voglia di sopravvivere, ecco perchè mi è venuto un po' da sorridere quando Mano sembra credere che lui possa dargli veramente delle informazioni e stia tacendo per proteggere i maghi. Rowen, al contrario, per come lo hai finora delineato, è proprio quel tipo di personaggio che non esiterebbe a gettare nel fuoco altre persone se questo potesse significare salvarsi la pellaccia.
L'altro aspetto che emerge e che caratterizza poi anche il momento dell'incontro è la paura: Perché la paura non aveva volti, né luoghi, ma era spaventosa consapevolezza e affranta impotenza. Era tutto ciò che non poteva conoscere, vedere, toccare; ecco perché era stato incatenato e privato della vista. Questa è la riflessione di Rowen mentre è solo alle prese con il buio, ma è anche quella che viene ripresa da Mano durante il loro dialogo. Quella privazione è infatti proprio la "tortura" che ha scelto il figlio del tiranno, declinando invece i suggerimenti di usare torture fisiche. Ho amato che la prima frase detta da Mano sia stata "Voi umani siete tutti uguali": emerge quel disprezzo di essere fintamente superiore, che viene poi di fatti tradito in fondo proprio dall'idea stessa di torturare tramite privazione. Sa che è una pena peggiore perchè quegli umani li conosce bene e, se li conosce bene, è proprio perchè è uno di loro.
Ho amato davvero il capitolo e come sempre trovo il tuo modo di scrivere (e i concetti che riesci a comunicare) stupendo. 
Complimenti, un bacio e alla prossima!

Recensore Master
17/04/20, ore 17:29
Cap. 15:

Ma ciao Dark Sider! <3 <3

È stata una settimana davvero un po’ folle, motivo per cui ci ho messo così tanto a passare nonostante avessi già letto il capitolo nei giorni scorsi causa grandissima curiosità <3, quindi perdonami e cominciamo questa recensione semplicemente delirante. Avevo pensato anche io che Rowen ricordasse lo sguardo di Shandon e ovviamente era chiaro che Nerya e Mordhen fossero delle allucinazioni, ma hai fatto bene a specificarlo per i distratti e le due scene sono bellissime, sia quella in cui Rowen riesce a capire come deve fare rielaborando le poche informazioni in suo possesso (la visione di Nerya non rivela né più né meno di quello che il cacciatore; lo aiuta, però, a mutare prospettiva e a non farsi prendere dallo scoramento), sia quella in cui Mano tenta di connettere i fili di una memoria perduta, ma non del tutto. Gli è familiare e questo è tremendo. Le introspezioni di entrambi mi piacciono moltissimo e sono sempre molto realistiche. Rowen si rende conto delle sue mancanze, della sua non conoscenza del mondo, della sua paura molto umana di essere da solo in un luogo tanto orrendo. Mano è frustrato e arrabbiato, invece. Analizza la situazione, gestisce la prigionia, ma percepiamo che ha il fiato sul collo e che sente su di sé la vendetta del Ricettacolo.

Nella condizione in cui è e con le informazioni di Rowen non gli resta che fidarsi, necessariamente, illudendosi che Rowen possa avere ragione. Mano all’inizio era più demone che umano e sembrava privo di emozioni, ma più la storia prosegue più la sua umanità viene fuori, così come quella sua necessità di sapere, quel tormento inspiegabile che gli fa ripetere il nome dell’altro e riconoscerne gli occhi. Il momento in cui Mano toglie la benda a Rowen fa un po’ venire anche la ship, eh, devo confessartelo. È una sfida di forza ma c’è anche una tensione particolare che non appare scontata, come spesso capita in talune storie dove il romanticismo deve essere infilato a forza. Qui nulla farebbe presagire una cosa del genere, eppure Mano gli toglie la benda e c’è elettricità. Probabilmente sono del tutto fuori pista, ma quegli esperimenti di cui parli vagamente quando Mano scende nelle segrete e si schifa un po’ mi hanno fatto fare una serie di illazioni e voli pindarici (un nuovo ricettacolo? Un nuovo mano insanguinata?) che tu non hai idea. Amo questa storia e lo sai <3, quindi non vedo l’ora di leggerla e ti ringrazio per aver alleviato una giornata di ***a. Un abbraccio,
Shilyss

Recensore Junior
17/04/20, ore 12:56
Cap. 3:

Innanzitutto, devo assolutamente soffermarmi sulla descrizione dl peso del corpo della madre sulle spalle di Rowen nel mentre che cercava di risalire la scarpata: il peso fisico come concretizzazione di quello psicologico, sottolineando ancora il modo - involontario - di gravare costantemente su di lui. Non a caso utilizzi una serie di metafore (il suo corpo come una condanna che lo schiacciava al terreno togliendogli il respiro, come un fardello opprimenti) che si prestano a interpretazioni che fuoriescono dal fatto in sè (il concreto peso del corpo, come peso sull'anima, diciamo).

In tutto questo, mi diverte molto, perché l'immagine dei Razziatori mi riporta alla mente delle macchine dal medesimo nome trovabili in "Horizon: Zero Dawn" (un gioco per ps4 che ho recentemente terminato): hanno la medesima capacità di intimorire, nonché la stessa ferocia latente.
Il cane che lo sta inseguendo, per quanto spaventoso, altro non è che un mezzo utilizzato dai razziatori stessi per scovare le loro vittime, a Rowen non resta niente se non uccidere o indebolire l'animale affinché possa andarsene prima che i suoi padroni gli diano il via per attaccare.

Arguta, poi, la sua scelta di deviare verso il corso d'acqua che avrebbe potuto far disperdere le sue tracce, salvandolo da una situazione di svantaggio - per quanto conoscesse bene la foresta, obiettivamente, la sua stanchezza e il fatto che venisse battuto per numero di uomini e per la presenza di altri segugi, lo mettevano sicuramente in una posizione scomoda e debole rispetto alla loro.
Ammirevole e malinconico il suo senso di colpa nei confronti di ciò che era appena accaduto alla mamma, segno di un amore e una gratitudine nei suoi confronti capace di andare oltre a qualsiasi torto subito - anche perché conscio del fatto che lei non agisse sgarbatamente nei suoi confronti poiché cattiva, bensì poiché vittima del suo dolore (cosa che, per altro, sottolinei poco dopo infatti).

"In colpa? Smarrito? Impotente? Probabilmente avrebbe dovuto patire una di quelle cose, o tutte e tre, ma la verità era che non provava nulla. Era spento, apatico. Vuoto. Si sentiva come se gli avessero risucchiato via l’anima, come se di lui non fosse rimasto che il guscio inerte del suo corpo." Questo passaggio l'ho trovato a tratti... disarmante: racchiude dentro sè tutta la sua sofferenza, ormai troppo forte e profonda perché possa davvero provarla, così sfocia semplicemente nell'apatia, nel senso di vuoto. Come descrivi poco dopo: la sofferenza, quella vera, quella che si annida dentro l'animo umano e lì pone le sue inscalfibili radici, aspira via tutto, anche la capacità di espiarla ed esplicitarla, "paralizzandolo come un fantoccio inerte".

E allora non riesce a fare niente se non disubbidire nuovamente e dirigersi verso l'Accademia sperando che i maghi gli diano riscontro e aiuto, ma ormai era tardi: i Razziatori erano ormai approdati in città e lui non poteva più evadere, doveva mettersi in prima linea, pronto a difendere lui stesso Syrdin.
La parte della battaglia procede scorrevole e travolgente, ho dovuto leggerla tutt'un fiato, completamente immedesimata nei ritmi con cui è narrata e presa dall'angoscia di fronte a un Rowen ancora spossato e debole in una situazione alquanto ostile mentre tentava di dare il suo contributi - o proteggere se stesso.

Alla fine Rowen viene catturato, prevedibile, visto che la sue esuberanza e la valutazione che aveva fatto della sua condizione avesse un po' sopravvalutato la sua resistenza rispetto ai colpi emotivi e non subiti nell'ultimo giorno e mezzo.
Si giunge così alla fine, con delle urla che nel loro "sovrastare qualsiasi tipo di rumore", mi fanno presumere di riferirsi a qualcosa - o qualcuno - che possa intimorire anche i Razziatori.

Inutile dire quanto io sia curiosa di andare avanti, aggiungo anche che, vista l'intensità del capitolo, apprezzo la tua scelta di tenere questo spazio soltanto per ciò che riguarda Rowen e rimandare l'introduzione al figlio di Davian al successivo.
Sempre contenta di passare di qua,
Bongi!

Recensore Master
17/04/20, ore 10:15
Cap. 12:

Buongiorno <3
Finalmente riesco a proseguire con la lettura, non vedevo l'ora **
Questa volta rivediamo Mordhen e Thoan, le cui condizioni mi preoccupano.
 Mi sembra abbastanza grave, riesco a credere a stento che sia sopravvissuto. Se Mordhen non fosse andato a cercarlo sicuramente non sarebbe ancora vivo.
Bellissime anche questa volta le descrizioni che fai dei luoghi, sembra di vederli, di averli davanti agli occhi.
Mordhen mi ha fatto tanta tenerezza, Thoan è l'unica persona che gli è rimasta e nonostante le sue condizioni davvero critiche Mordhen non vuole e non è pronto a lasciarlo andare. Il fatto che Thoan gli abbia detto di non voler morire, poi, non può che spingerlo ulteriormente a fare di tutto pur di salvarlo. Purtroppo, però, quel maledetto di August si è ucciso qualche capitolo fa, rendendo l'impresa ancora più complicata. Se prima c'era qualche speranza di sopravvivenza, ora ne vedo davvero poche. 
Ho amato come hai descritto il momento in cui Mordhen decide di dare un'occhiata alle ferite di Thoan, mi ha spezzato il cuore leggere che, naturalmente, gli provoca del dolore fra un'azione e l'altra, e quel dolore è come se lo sentisse Mordhen stesso che ne è involontariamente la causa. Naturalmente Mordhen non è un guaritore, ma è una fortuna che nel tempo abbia visto gli altri medicare le più svariate ferite, per quanto poi non riesca a fare granché. Fra l'osservare e mettere in pratica c'è un mare di mezzo, e gli mancano le capacità che August invece avrebbe. Non sa nemmeno quali erbe usare, e mi ha fatto sorridere leggere che gli sembrano tutte uguali. 
Vedere Thoan sveglio e capace di parlare, almeno un po', è stato comunque un sollievo. Le cure di Mordhen non basteranno, ma almeno per adesso Thoan non ci ha lasciato, poi chissà. Il loro dialogo mi ha spezzato il cuore, è bellissimo e tristissimo al tempo stesso. Alla fine pare che Thoan si sia arreso all'idea che non c'è nulla che si possa fare, ormai, la morte sembra dannatamente vicina.
Infine, mi hai fatto salire un'ansia allucinante quando Mordhen ha iniziato ad avvertire dei rumori provenire dal buio. Non avevo idea di che cosa sarebbe spuntato e divoravo le parole una alla volta, curiosissima di capire se ci fosse qualcosa da temere o una possibilità di salvezza per Thoan, ipotesi su cui speravo tantissimo. E invece ci ritroviamo davanti alla figura misteriosa di una donna, e anche abbastanza lugubre, devo dire. Il fatto che poi abbia iniziato a cantare quella strana canzone la rende ancora più cupa. Ovviamente non potevano finire certo qui le sfighe, e Mordhen viene strozzato da chissà chi e chissà perché. Non potevi trovare modo più sadico per terminare il capitolo, mi hai lasciata davvero curiosissima. 
Insomma, sono tutti in una situazione orribile. Tremo per ciò che succederà nei prossimi capitoli, e al tempo stesso non vedo l'ora - e non hai idea di che hype ho per l'incontro fra Rowen e Mano, lo vedremo mai? Dici fra due capitoli nelle note, me lo auguro, non sto più nella pelle! lol
Complimenti come al solito per il bellissimo capitolo, l'ho amato *^*
Alla prossima <3
fumoemiele

Recensore Master
15/04/20, ore 17:01
Cap. 15:

Carissima, perdona il ritardo.
Ho letto d’un fiato questo tuo capitolo. Lo aspettavo trepidante. In tutto e per tutto ha soddisfatto e superato le mie aspettative. Perché che si iniziasse a grattare la superficie dei ricordi tra Rowen e Mano ormai era nell’aria. Che il fronteggiarsi tra i due diventasse più equilibrato, beh, ci speravo davvero tanto. Che ci riuscissi in un modo che mi ha soddisfatto così tanto. Beh, mia cara, senza tanti giri di parole: ho gongolato.

Di solito ci mostri la parte più cupa e dura dell’essere umano, sia nella sua fisicità, sia nella potenza della mente. Stavolta, invece, hai analizzato la forza della stessa in senso positivo. Il rovescio della medaglia. Quello che solo un astuto cacciatore o una persona tenacemente attaccata alla vita e desiderosa di sopravvivere riesce a trovare. Ho adorato questo Rowen. Mi è sembrato di vedere luccicare il suo sguardo nella penombra tetra della cella.

Ammetto che sia stata doverosa l’aggiunta finale nelle note. Personalmente avevo capito perfettamente l’antefatto. Non mi era ma passato per l’anticamera del cervello che fosse nulla di diverso di un personale delirio di Rowen. Ma hai fatto senza dubbio bene a precisare. Nella trame che uso io, spesso più fumose, mi sono resa conto mio malgrado, visto che esagero, che a volte è bene rimarcare persino l’ovvio. Per cui, per mia esperienza, non posso che concordare che hai fatto benissimo a precisare.

Magistrale come passi dai morsi della fame, noti, a quelli della sete, per addentrarti nell’autoconforto di una nenia passata. Rowen è stato abile a trovare uno stratagemma che spezzasse il peso della sua solitudine e gli fornisse sollievo. Chissà, forse, più che un delirio, è un semplice sonno ristoratore. Una mente brillante la sua, nonostante il peso delle privazioni fisiche.
Sembra quasi di sentirla quella canzone di madre che placava i morsi della fame. Dolce, triste e lontana. Forse sgraziata e persa nei ricordi. Eppure efficace. Una Nerya giovane, senza dubbio incorporea e morta. Eppure efficace, tangibile, risolutiva. Così perfetta nel suo essere effimera che persino il suo tocco, più che le sue parole, hanno peso e temperatura, una consistenza precisa. Efficace anche Mordhen, nella sua tacita espressione di rimprovero. Anche se è solo un’altra elucubrazione di una mente che cerca scampo. Sembra di sentire lo scricchiolare degli ingranaggi mentali del ragazzo in quel gioco di parole e sguardi tra Rowen e le sue ombre. Piano piano, fino all’illuminazione finale, alla chiave di volta. Fino al ritorno del cacciatore.

Dall’altro lato della barricata, persino Mano inizia a grattare appena la superficie del suo passato. Qualcosa non gli torna. Non è uno stupido. Per lui, però, sono più impressioni e sensazioni. Qualcosa di meno definito ed importante. Lui ha il presentimento di un nuovo buco nell’acqua. Di un altro fallimento e conseguente punizione. Anche se… anche se non ne è convinto. Ci sbatte di muso, stavolta. Figurativamente. Trova un degno avversario. Qualcuno, forse, che per il momento non è nessuno ma che comunque fornirgli, in futuro, un gioco interessante: un avversario con cui misurarsi ad armi pari.
Piano piano, hai delineato il confronto tra due grandi, tra due avversari diversi ma dello stesso calibro. Due con gli attributi. Lo ammetto anche qui senza filtri: gli scontri che adoro. Spesso ne trovo, specie nelle fic non originali, con oc che diventano titani e personaggi principali che sbiadiscono fino a diventare idioti, scritti pure da gente che, per carità, non è del mestiere… ma non ha neppure quindici anni. Non puoi pretendere che una cosa del genere catturi ed emozioni, faccia risuonare e vibrare. Ecco, tu qui hai creato l’esatto contrario. Ed è credibile e stupendo, davvero, per quanto la mia sensibilità, almeno, possa concepire.

Menzione particolare per gli esperimenti disseminati per le celle più vicino all’ingresso, quelle prima di Rowen. Esperimenti? Cosa sta combinando il paparino? Cerca forse disperatamente un sistema per procurarsi un nuovo corpo, visto che il suo, letteralmente, cade a pezzi? Se non ricordo male, già è tanto che non sia già distrutto del tutto. Qui, vabè, sono andata a braccio ma anime che ho visto in passato sullo stile Fullmetal alchemist, beh, un po’ mi ha risuonato. E visto quanto mi era piaciuto, nel caso ci avessi preso anche per un milionesimo, beh sarei non felice ma felicissima. Chissà, forse il corpo attuale del tiranno non è neppure il primo primo ma il frutto di un qualche esperimento. Passaggio di anima in un corpo nuovo? Bello, troppo bello. Vedremo come svolgerai anche questa interessantissima sottotrama. A riprova del fatto che il tiranno è un megacattivo ma non è affatto scemo.

Poi, vabè, il pezzo forte. Lo scontro verbale. Rowen incatenato, indebolito, che tiene comunque gioco. Lucido, calmo, rassegnato ma niente affatto sconfitto. Davvero grande il ragazzo. Qui ho visto lui vincitore. Mano, però, non esce certo sminuito da questo confronto. E’ stato cresciuto per essere crudele, fino a diventarlo lui per primo, totalmente. Eppure, quel lato umano di curiosità che è stato impossibile da togliergli perché fa parte della sua natura (e qui sei stata grande tu che hai permesso di non dimenticare mai questo tratto senza neppure enfatizzarlo troppo) qui emerge. Lo rende consapevole di aver ancora un appiglio contro suo padre. Bello. Chissà se poi, in qualche modo, ciò sarà anche uno dei motivi di una eventuale perdita da parte del ricettacolo di Kyr. Io faccio il tifo per i buoni. Sono un’anima semplice. Un po’ ci spero. Bravissima. Alla prossima :)

Recensore Veterano
15/04/20, ore 14:28
Cap. 11:

Rieccoci finalmente a Rowen, che avevamo lasciato nel bosco dopo una rocambolesca fuga.
Il gruppetto di ragazzi fuggitivi è riuscito a riunirsi, ma la loro disavventura è ben distante dal dirsi conclusa. Alcuni sono messi male (come Kayle, con quella spalla lussata che deve essere stata un tormento) e Rowen stesso non sta proprio bene.
La sua razione mi è piaciuta, perché è proprio quel genere di intontimento che prende quando ci si ritrova ad affrontare una situazione che sconvolge nel profondo. Si viene presi da un senso di irrealtà, e tu hai reso molto bene la sensazione dei suoni ovattati e della sensazione straniante che si prova in certi casi.
Un personaggio che si rivela interessante in questo frangente è Wes. Fino a questo momento credevo fosse solo un ladruncolo muto molto abile con le serrature, ma è evidente che ha conoscenze più ampie; non avrebbe potuto altrimenti dare a Rowen quella pianta medicamentosa che gli permette di tornare presente, né di sistemare la spalla slogata di Kayle. So che è improbabile, ma non mi dispiacerebbe vederlo comparire di nuovo in futuro.
Per contro, trovo sua sorella altamente irritante. Però anche lei si rende utile, durante le sue chiacchiere con Luth. Se ho intuito bene, gli altri insediamenti oltre a Syrdin sono più delle cittadelle che dei villaggi, con mura che le proteggono e accessi strettamente sorvegliati dalle guardie, che concedono di varcarli solo dietro permesso.
La notte passata all'addiaccio da questi ragazzi è stato un momento che mi è piaciuto moltissimo leggere, perché mi sentivo addosso il freddo e l'inquietudine che stavano patendo anche loro. E' stato un momento di pura tensione, perché era tutto troppo calmo e c'era proprio nell'aria il sentore che stesse per accadere qualcosa.
E infatti qualcosa accade, cascandogli tra capo e collo.
Mi è piaciuto moltissimo tutto il paragrafo dedicato a Vorjah, che appare ancor più crudele e animalesco di Golgoth sotto certi aspetti. La sua decisione a dimostrarsi più valente degli altri demoni è esattamente quello che non ci voleva per Rowen e il suo gruppo, e ho apprezzato la sua marcia inarrestabile in mezzo al bosco.
La scena del suo avvicinamento e infine il momento in cui piomba addosso al gruppetto di fuggiaschi sono stati tra i miei preferiti di tutto il capitolo.
Rowen viene riconosciuto e catturato dal Balor, mentre i suoi compagni si danno a una fuga sconclusionata. Spero che almeno loro se la cavino, ma dal momento che Vorjah non si è mosso da solo è probabile che incappino anche loro in qualche demone.
Ora sono curiosa di leggere l'incontro tra Rowen e Mano Insanguinata, che immagino avverrà a breve, ma allo stesso tempo sono ansiosa di conoscere la sorte di Mordhen.
Questo è stato un altro capitolo che ho letteralmente divorato, bellissimo.
Continua così, alla prossima! <3

Recensore Master
15/04/20, ore 13:27
Cap. 14:

Ciao ^^
Finalmente siamo giunti all'incontro tra Mano e Rowen, anche se non è stato particolarmente bello e allegro (soprattutto per il povero Rowen ^^")
Per tutto il capitolo lui è legato e bendato quindi di fatto ha conosciuto solo la voce di Mano e ha riconosciuto che si trattava di lui solo perché un demone (credo Golgoth) gli ha detto che sarebbe arrivato lui a interrogarlo.
Mi è piaciuto molto come hai descritto le sensazioni di Rowen nella prima parte, la sua angoscia e il suo terrore nel non sapere cosa stava accadendo intorno a lui, ma sentendo solo rumori sinistri e urla agghiccianti che di certo non lo hanno aiutato a tranquillizzarsi. Dopo che Rowen è stato catturato non si è più saputo nulla di Luth e gli altri e io spero vivamente che non fossero i prigionieri rinchiusi con lui.
Ho apprezzato molto la riflessione di Rowen sulla paura e mi trovo in totale accordo: finché puoi muoverti e vedere con cosa hai a che fare, una via d'uscita si puà sempre trovare. Lì, incatenato, stanco e al buio, non poteva fare altro che urlare e sperare di sopravvivere il più a lungo possibile, cosa che, nonostante qualche iniziale incertezza, è determinato a fare come sempre.
Mano è stato brutale con la sua freddezza e il suo modo di torturare, ma almeno Rowen ha capito che ha a che fare con un umano, anche se finché è intorno ai demoni Mano non può mostrarsi tale nemmeno volendo.
Le cose ora cominciano (o meglio, continuano XD) a mettersi abbastanza male per Rowen, che non solo ha scoperto che i maghi li hanno traditi, ma è addirittura costretto a soffrire perché credono che menta, e anche per Mano. Ovviamente non è colpa sua se i maghi sono scappati da anni e nessuno sa dove siano, ma non credo che sarà semplice spiegarlo a suo padre.
Sono sempre più curiosa di vedere come proseguirà questa storia ^^ Anche se credo che i prossimi capitoli saranno abbastanza dark - come è successo finora - io spero sempre che un giorno tu voglia dare un po' di gioia ai tuoi poveri personaggi XD
A presto!
Baci, pampa

Recensore Master
15/04/20, ore 00:31
Cap. 10:

Comincia il capitolo e... ansia ansia ANSIA. Mano Insanguinata che deve fare rapporto a suo padre, mi si stringe lo stomaco PER LUI.
Nella scena in cui entra nella stanza di suo padre, in cui ricorda il loro primo incontro e rivela al lettore che per lui suo padre ha il volto della paura, io riesco di nuovo a vedere la sua umanità. Okay, perfino i balor hanno paura del ricettacolo di Kyr, MA c'è qualcosa nei ricordi di Mano, qualcosa che lascia intendere un suo rifiuto verso questo genitore / padrone, che non è semplice paura. E' come se tutto il tempo Mano fosse consapevole di che cosa gli è stato tolto, e una piccola parte di lui non potesse fare a meno di pensarci continuamente. (E d'altra parte che ha a cui pensare? Pure tutto quello che fa, lo fa solo per ordini del padre, quindi per paura).
Il Ricettacolo di Kyr è una gran bella testa di cazzo. Cosa significa incavolarsi se non ti hanno portato i maghi nel poco tempo che gli hai concesso? Non sono lì, punto. E' come se pretendesse un'eclissi a comando. Lo sa benissimo che quello che chiede era impossibile alla luce delle nuove scoperte, vuole terrorizzare e torturare solo per rimarcare il fatto che è LUI il capo e che i suoi sottoposti non possono permettersi di battere la fiacca. Lo capisco, è una strategia, ma resta un fior di coglione per me.
"Io non tollero gli imprevisti". MA VA? Dillo a chi ne ha colpa, stronzo, ops, nessuno ce l'ha, di sicuro non tuo figlio! Maledetto lich o qualunque merda sia! (Sì sto diventando protettiva verso quel comandante di demoni quasi senza anima che è Mano, perché per me non è senza anima, anzi in realtà in questo momento mi fa pietà perfino il balor, che cos'ho che non va nella testa?)
Anche io avevo la sensazione che il tiranno non avrebbe mai ucciso suo figlio e qui ne ho la conferma: perché rapirlo in primo luogo se non perché ha bisogno di lui? Infatti capisco benissimo Mano che spera di morire, anche se per istinto cerca comunque di non soffocare (c'è poco da fare contro l'istinto).
Certo che però... quando Mano pensa al fatto che suo padre non lo ami e non provi nulla per lui, ma voglia solo usarlo, io so che ha ragione ma mi fa tantissima tristezza il pensiero che una volta non dovesse essere così. Una volta questo tizio era umano e io non ho ancora letto il prequel ma mi sa che era una brava persona, o almeno una persona normale, e probabilmente quando suo figlio è nato, lo amava eccome. E' tristissimo pensare alla corruzione di questa persona e agli effetti terribili sulla sua famiglia e sul mondo.

Nel corso del "colloquio" con il tiranno ho percepito di nuovo quella sorta di strana affinità fra Mano e Golgoth, nel modo in cui Mano lo cercava con lo sguardo per vedere cosa stesse accadendo. Ok, è solo normale fare questo quando si è in due davanti a un pericolo più grande, è umano cercare il contatto con l'altra creatura anche solo per vedere "quanto siamo nella merda", ma io questo legame lo scorgo. Anche dal fatto che Golgoth l'abbia raccolto mentre sveniva per portarlo fuori.

Comunque povero ragazzo, ok che deve mangiare, ma *in teoria* dovrebbe pure farsi medicare, mica può mettersi a cavalcare con un paio di costole rotte insomma! Produttività sotto i minimi storici in questo modo!
Per UCCIDERE DEI DEMONI, poi. Quel poveretto al momento non sa manco mulinare una spada, ma che diamine non c'è la magia curativa in questo mondo? Ci sono i balor e c'è un coso semidivino che secondo me è un non morto, che manipola energia negativa abbuffo, ma non c'è una pozione per guarire quel povero tapino?
E com'è che Golgoth è così spaventato? E' un balor, uno dei demoni più potenti ad eccezione dei Signori dei Demoni, ed è preoccupato o addirittura spaventato dalla missione? Che devono sconfiggere, un esercito di altri balor?
Non mi aspettavo questa missione differente, ma magari era per questo che il ricettacolo di Kyr voleva usare i maghi?

La storia si fa interessantissima, lo era già ma in questo momento è come se il panorama si aprisse ulteriormente, come già aveva fatto quando Rowen era venuto a conoscenza dell'esistenza di altre città. Mi piace come l'ambientazione si svela un pezzetto alla volta.