Recensioni per
Nel nome del padre
di Dark Sider
Ci eravamo lasciati in un momento veramente tesissimo all’interno di questa storia, con la città invasa e la maggior parte dei tuoi personaggi prigionieri. |
Buona sera, sono finalmente riuscita a giungere e leggere il prologo di questa storia che si preannuncia interessante ed accattivante sin dall'inizio. |
Ciao cara! |
Ciao carissima DarkSider, eccomi finalmente a proseguire la storia. Effettivamente non mi aspettavo questo tuo focus sulla vuota Syrdin e il suo disperato capo, ma l'ho apprezzato molto dato che Mordhen è un personaggio che trovo molto interessante. Il suo rapporto con Nerya viene delineato meglio, attraverso la dilatazione nel passato, e si scopre un legame segnato in quegli ultimi estremi momenti dal senso di abbandono (da parte di lei) e dal rimorso per essersene andato (da parte di lui). Già da bambina, lei lo rimprovera per averla abbandonata ed è davvero tremendamente ironico che lui la abbandoni anche questa volta, solo per ritrovarla praticamente morta (senza avere il coraggio di accertarne, talmente tanto è il dolore). Ma in questo capitolo, Mordhen si scopre di più anche attraverso il legame con altri due personaggi: August, figura che ho trovato piuttosto ambigua soprattutto nel suicidio-omicidio finale, e soprattutto Thoan. Ho adorato davvero come hai raccontato la scena della battaglia davanti all'Accademia di magia dalla prospettiva di Mordhen e l'evolversi di tutte le sue emozioni nella corsa contro il tempo per arrivare e trovare l'amico. E l'amico è proprio il motivo per cui lui corre, è di fatti tutto ciò che gli rimane ora che Syrdin è deserta, che Rowen è scomparso e la sorella morente. Nuovamente, descrivi la figura di Mordhen come quella di un uomo razionale e pragmatico, ma allo stesso tempo tanto emotivo, talmente che all'ultimo momento è pronto a scegliere gli affetti rispetto ai doveri. Lo ha già fatto con Nerya, e lo fa anche adesso. Emblematica è la scena in cui i moribondi della guerra che lo riconoscono lo invocano per essere aiutati solo per ricevere un rifiuto: Mordhen deve salvare il suo amico, non più i suoi cittadini - anche perché sente di non essere più il capo di nulla. Un altro tassello molto interessante e importante in questa storia dove amo la coralità delle voci (Mano Insanguinata, Mordhen e Rowen spiccano su tutti, ma sei molto brava a caratterizzare anche le figure più piccole e minori). Come sempre, amo il modo in cui rendi credibili le sensazioni e le reazioni umani, con descrizioni molto vivide ed emozioni intense. Bravissima veramente. Sono davvero curiosa di scoprire come evolverà la storia su tutti i molteplici fronti in cui la mostri. Alla prossima. Un bacio! |
Cara ** |
Niente: sono riuscita a passare prima. A volte i miracoli accadono :) |
Eccomi qui! |
Eccomi qua cara! |
Ciao! |
Perdona il ritardo con cui ti lascio questa recensione, di solito provo a farle il prima possibile. |
Ri-ciao! Allora, in questo secondo capitolo abbiamo modo di conoscere meglio Rowen e il suo rapporto difficile con la madre. Pur essendo così giovane, il ragazzo si è dovuto adattare a questo mondo in rovina, vessato dalla guerra e mi piace un sacco come hai caratterizzato questo personaggio: come lui stesso ammette, non è un eroe (o almeno non ancora, chissà XD) ed è stato spesso costretto a compiere scelte moralmente discutibili, come rubare o abbandonare una città che ormai non ha più niente da offrire e che non rappresenta più un luogo sicuro, come gli viene rinfacciato da quello che presumo sia il capo della comunità di superstiti di Syrdin. Mi è piaciuto il confronto tra i due: da un lato è comprensibile che Mordhen faccia di tutto per non rinunciare ad una risorsa come Rowen, invitandolo a mettere le sue abilità da cacciatore e guerriero al servizio della comunità, ma come non biasimare il giovane? Nella sua vita non ha conosciuto altro che miseria e ha lottato con le unghie e con i denti per proteggere sé stesso e sua madre. La povera Nerya, completamente fuori di sé, ha addirittura aggredito suo figlio (tra parentesi…la scena del morso mi ha fatto quasi male per come è realistica!) per fuggire in preda al delirio, ma Rowen fa di tutto pur di trovarla, poiché è consapevole che sia l’unica cosa che gli rimanga. E intanto, l’armata demoniaca guidata dal figlio di Davian si avvicina inesorabilmente alla Capitale del Nord, pronta a radere al suolo quel poco che ne rimane. Nonostante appaia solo per pochi attimi, ho trovato interessante come il giovane comandante sembri ormai integrato tra i demoni, che addirittura ironizzano con lui su quanto siano patetici gli umani, come se effettivamente lo considerino uno dei loro. |
Ciao ^^ |
Ciao! Eccomi qui, pronta ad immergermi in questa storia! Avevo già letto Il Richiamo del Male, incuriosita dall’argomento del dio imprigionato in un corpo mortale, a cui lentamente risucchia ogni umanità fino a ridurlo ad un fantoccio asservito al male. Avendo già conosciuto gli antefatti, ho potuto comprendere sin da subito la tragicità della situazione: un intero mondo messo in ginocchio proprio da chi un tempo era stato destinato a proteggerlo ( un po’ alla Anakin Skywalker XD ). Sin dalle prime righe si respira l’aria di desolante rovina e di terrore che caratterizza il regno di Davian, in cui i demoni scorrazzano liberi di dare sfogo alla loro sete di sangue. Il figlio di Davian e Rhiain è stato destinato, suo malgrado, a portare avanti i piani di suo padre e a diventare un’arma al servizio del male, pur detestando con tutto il cuore il suo ruolo. Ho trovato di forte impatto il sacrificio di sangue compiuto in maniera così fredda e rassegnata e immagino che ormai Davian sia stato talmente corrotto, sia nello spirito che nel corpo, da essere ridotto ad una carcassa ambulante. La scelta che Nerya è stata costretta a compiere è straziante e mi ha ricordato terribilmente La Scelta di Sophie. Una decisione presa in buona fede, è vero, ma che ha avuto effetti devastanti sulla sua psiche fino a farle perdere totalmente il contatto con la realtà. |
Ciao cara! |
La vita nella città di Syrdin è veramente squallida, c'è un motivo per cui in tipo sedici anni non si è mai risollevata? Perché le armate dei demoni passano ogni tanto a razziare? O perché la popolazione è quasi estinta? O entrambe le cose? Perché di solito gli esseri umani hanno questa cocciutaggine di voler fare rifiorire le società e ricostruire le città anche nei posti peggiori, a discapito di tutto. In realtà negli ultimi giorni ho sempre avuto il capitolo aperto in una scheda di internet ma sono riuscita a leggerlo solo un pezzettino alla volta, perché la scena iniziale era troppo per me. Vedere Neyra in quelle condizioni, vedere che era diventata ormai solo un peso per suo figlio, mi ha messo un peso sul cuore perché quella donna dopotutto non se lo merita. Ha sacrificato suo nipote per salvare suo figlio, ma poi questo peso non le ha permesso di *vivere* quella genitorialità e quella vita per cui ha sacrificato così tanto. Il povero Rowen è cresciuto in modo molto spartano, con una madre che poteva occuparsi di lui sì e no, e che alla fine ha perso il lume della ragione. Io non so con che forza questo ragazzo sia riuscito ad alzarsi dal giaciglio del guaritore e ad andare a cercarla, e intendo, con quale forza sia fisica che morale. Io non so se ci sarei riuscita, se mia madre fosse stata così e mi avesse anche attaccato e fossi stata ferita e debole. Forse avrei accettato le cause di forza maggiore, ma anche perché io, con i miei standard da giovane donna occidentale con dei genitori sani di mente, non considero Neyra una vera madre. Al posto di Rowen (sedici anni, il ragazzo?) sarei stata solo arrabbiatissima con lei per quello che era e per quello che NON era. Invece Rowen non è cresciuto con i miei stessi standard, vive in un mondo praticamente post-apocalittico, quindi sua madre è tutto quello che ha. Lei è imperfetta, ma anche l'amore del figlio è imperfetto. E' un amore egoista. Ma come potrebbe essere altrimenti? Suo cugino è cresciuto nella paura, ma non è che Rowen sia cresciuto nell'amore. E' normale che il suo amore sia egoista, un po' perché è un adolescente, un po' perché non ha le basi per nulla di diverso. |