Recensioni per
Nel nome del padre
di Dark Sider

Questa storia ha ottenuto 391 recensioni.
Positive : 391
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
06/02/21, ore 19:48
Cap. 22:

Mia cara Dark Sider!
So cosa vuol dire dover centellinare la scrittura attraverso settimane complicate da tante cose e so quanto sforzo c’è dietro ogni capitolo e attendevo con trepidazione il proseguo di questo piccolo capolavoro che, come sai, amo moltissimo. Thoan sta morendo e Mordhen deve salvarlo e tenta di farlo supplicando la donna misteriosa. Ho riflettuto tanto su di loro e su cosa scrivere in questa recensione che non renderà senz’altro giustizia al capitolo. Lei ha l’atteggiamento di una regina e ho pensato che potesse essere una dei maghi scomparsi. Lo dico perché Thoan è in fin di vita e salvarlo probabilmente vuol dire affidarsi a un potere altro.

Lei, poi, come tutti, conosce l’isolamento e la cattività degli abitanti di Syrdin, ormai abituati a una condizione ferina, annichiliti dalla paura a tal punto da non riuscire a concepire un mondo in cui esistono la pietà o la generosità. Non che la sconosciuta che spesso ci mostri sconvolta da passioni e ragionamenti interni sia totalmente priva di un senso pratico, eh. Si vede che lei vuole qualcosa da Mordhen. Lo definisce ingrato e arrogante, ma credo che per una comunità come la sua, di cui lei è un esponente, credo, di spicco, esporsi con due fuggiaschi della città presa di mira dal Ricettacolo sia comunque frutto di una scelta ponderata, ma non esente da rischi calcolati e presenti. Ecco perché ritengo che Thoan possa essere salvato con qualcosa di stregonesco e di ultraterreno, ma che svelare tutto ciò a Mordhen sia un esporsi pericoloso. Mordhen ha un’introspezione sempre più ricca e convincente, tale che è un piacere leggerla. E mi ripeto, dicendo che amo come mostri dei personaggi che sono meschini e nobili, fanno errori e rappresentano tutti noi. Mordhen è stato un capo egoista e imperfetto, uno che non ha salvato la sua città e che la consegnerebbe ai demoni per la salvezza di un unico individuo.

Eppure, quanta splendida umanità c’è in lui, quando vede nella sconosciuta salvatrice un mezzo per salvare Thoan, quando ammette la propria debolezza, quando pensa alla difficoltà di obbedire dopo aver comandato, quando pensa alla giovinezza perduta e a Syrdin com’era prima che si trasformasse in un inferno. Il suo stupore mentre cammina per il villaggio sereno e normale è qualcosa di struggente, che colpisce. Come il tuo talento, che ritrovo con piacere in ogni, stupendo, capitolo.
Ah, quasi dimenticavo: uno dei motivi per cui sei così brava è che riesci a far interessare il lettore a tutte le vicende dei personaggi, da Mano a Mordhen. <3
Un abbraccio fortissimo e tanti complimenti di cuore,
Shilyss

Recensore Master
04/02/21, ore 21:11
Cap. 20:

Eccomi qui!
Wow, mi era davvero mancata questa storia, non posso credere di essermi perso ben tre capitoli. Ma tranquilla, ho intenzione di recuperarmeli tutti e offrirti la mia sincera opinione di amante dei villain!
Comincio subito col dirti che non solo avevo sentito la mancanza di questa storia...ma anche del tuo modo di scrivere, specialmente dal punto di vista delle descrizioni. Sul serio, il modo evocativo - quasi poetico -con cui rappresenti delle situazioni tanto oscure e raccapriccianti è una gioia per gli occhi, soprattutto perchè in quest'ultimo mese ho letto solo storie abbastanza allegre. Avevo davvero bisogno di tornare agli albori!
Nel mentre, sono felicissimo che le vicende si siano spostate nuovamente su Rowen e sul mio secondo personaggio preferito della saga, il caro Mano Insanguinata, e ovviamente la sua banda di allegri demoni sterminatori. Finalmente dei cattivi intelligenti che si preoccupano di mantenere il prigioniero costantemente in uno stato indebolito, rifornendolo solo quando strettamente necessario.
Troppe volte ho assistito a scene di cattivi che finivano col favorire la fuga di qualcuno in mille modi diversi. Qui non succede, ma non per questo dovrebbero sottovalutare Rowen.
Il ragazzo è un vero sopravvissuto, ha compiuto molti atti poco dignitosi per arrivare fino a qui e rimanere in vita...quindi non si farà certo problemi a sfruttare le potenziali debolezze dei suoi carcerieri. E sembra proprio che ne abbia già trovata una, dando prova di un acume decisamente sopra la media, degno di qualcuno che è sopravvissuto così a lungo in un mondo tanto crudele malgrado le risorse limitate.
Il discorso tra lui e il Balor è stato di poche parole ma molto incisivo, soprattutto perchè otteniamo un ulteriore approfondimento della mente del demone, il quale considera gli umani fragili ma non certo deboli. Una sorta di ossimoro, che tuttavia ha perfettamente senso. Dopotutto, puoi spezzare il corpo di una persona...ma fare lo stesso con l'animo è tutta un'altra cosa.

Recensore Master
04/02/21, ore 13:47
Cap. 15:

Carissima, ciao!
Questo capitolo è stato un tumulto di emozioni non da poco, soprattutto per i risvolti che ha portato con sé e per le nuove sfaccettature che si possono cogliere su Rowen e Mano Insanguinata. Sai già che adoro entrambi i personaggi e che leggere di loro offre sempre tantissimi spunti interessanti; il fatto è che ora hanno anche iniziato a interagire e se già amavo la loro caratterizzazione quando erano separati, figuriamoci ora che i loro mondi entrano (ed entreranno ancora) in collisione.
La prima parte, incentrata sulle conseguenze della fame e soprattutto della disidratazione che portano Rowen ad avere un vero e proprio dialogo con Nerya e Mordhen mi è piaciuta tantissimo. Ciò che più mi è piaciuto è stato il fatto che alla base ci fosse proprio la consapevolezza di Rowen che si trattava solo della sua immaginazione eppure, nonostante questa consapevolezza, non voleva comunque staccarsi da loro perché erano tutto ciò che di più familiare avesse “rivisto” in quell'ultimo periodo da quando Syrdin è stata attaccata.
Il pensiero di Rowen legato alla sua paura della solitudine non solo mi ha colpita tantissimo (è stato uno dei punti che più ho amato del capitolo), ma ha messo ancora più in luce tutta la sua difficoltà nel dire addio a quelle illusioni. Illusioni che, però, si rivelano a dir poco essenziali, perché riescono a sbloccare in lui una porta che rivela un piccolo barlume di speranza; ed è vero, Nerya ha proprio ragione: Rowen non può che offrire ciò che ha di più prezioso e ciò che ha di più prezioso è nientepopodimeno che se stesso.
Lui, il suo legame di sangue con Shandon, quel padre che se fosse sopravvissuto molto probabilmente gli avrebbe offerto una vita diversa, una vita migliore (la stessa vita di cui, giustamente, Rowen ne rivendica il diritto, soprattutto se non ci fosse stato il tiranno di mezzo), il motivo essenziale per il quale proprio lui è stato catturato con tanta urgenza. Perché è vero, la sua verità non conta nulla, ed effettivamente era sempre stato sincero nel ribadire a Mano di non sapere dove fossero i maghi; al contempo, però, può crearsi una strada, una via che potrebbe anche aiutarlo a salvarsi in quanto è molto più nelle condizioni lui, rispetto a Mano, nel trovare i maghi.
E ti dirò, io ho davvero amato la sottile sfrontatezza con la quale Rowen si è rinvigorito in questo capitolo. Se penso a quello precedente, in cui prevalevano la paura e, ancora peggio, la disperazione, qui a prevalere è più la pesante spossatezza fisica, qualcosa che anche se estremo si può comunque superare in quanto Rowen è riuscito a riacquistare quel poco di lucidità che gli ha permesso quantomeno di stabilizzarsi. Le condizioni sono comunque precarie e critiche, però il modo in cui è riuscito un poco a riprendersi mi ha risollevata tantissimo. Perché adesso Rowen è effettivamente nella posizione di poter offrire qualcosa a Mano. Qualcosa che Mano comprende e anche fin troppo bene, perché lui stesso realizza che è meglio tenere Rowen in vita anziché ucciderlo.
E arriviamo proprio a Mano, che in questo capitolo è riuscito a provare emozioni ancora diverse, pur celandole (quasi) abilmente dietro la solita facciata; “quasi” perché chi è colui che si accorge di un lieve cambiamento in tutto ciò? Rowen, ovviamente.
Ed ecco l'altro punto che più ho amato del capitolo: non solo Mano rivede in Rowen qualcosa che tempo addietro ha fatto parte della sua vita e, non comprendendolo appieno, inizia a provare sensazioni che si distaccano dal suo solito modo di essere, quasi confondendolo, ma anche Rowen stesso si fa sentire a modo proprio, guardando Mano come mai nessuno aveva fatto.
Per la prima volta, Mano viene visto per ciò che è realmente: un essere umano. E Rowen lo ha realizzato per davvero nell'esatto momento in cui ha trovato una soluzione alla sua prigionia, alla riposta di che gli ha dato per quelle domande tanto importanti: offrendogli uno spunto, una pista da seguire, Rowen ha instaurato una sorta di legame con Mano, mettendosi al suo stesso piano perché sa che Mano avrà bisogno di lui per mettere in pratica ciò che gli ha detto e sa che può farlo solo se è vivo.
Poi è stato proprio bellissimo il modo in cui Rowen ha guardato Mano, qualcosa che lo ha lasciato sorpreso ma che non lo ha scalfito in senso negativo, anzi, tutto l'opposto, perché mai nessuno aveva assunto quell'espressione decisamente molto più animata rispetto a ciò che è sempre stato solito osservare davanti a lui.
Questo capitolo penso proprio che segni la svolta. E mi è piaciuto tantissimo.
È sempre un immenso piacere leggere questa storia (o qualsiasi altro tuo scritto), anche a costo di essere fin troppo ripetitiva, non esagero affatto nel dire che per me sei sempre una garanzia.
Alla prossima!

Ame

Recensore Veterano
03/02/21, ore 00:19
Cap. 22:

Ciao cara!
Dopo tanto tempo torno a leggerti e sono super felice perché adoro questa storia e la profondità dei tuoi personaggi, è sempre interessante seguire il flusso dei loro pensieri e le loro azioni.
Sono molto contenta di ritrovare in questo capitolo Mordhen, che avevamo lasciato in mano a dei fantomatici ribelli che hanno iniziato una crociata contro i demoni.
Thoan non se la passa tanto bene e Mordhen ancora una volta si vede del tutto imponente. La situazione di immobilità a cui è costretto lo porta ancora una volta a riflettere sulle sue scelte passate e su quelle ancora da prendere.
Una parte di lui sa bene che ciò che ha fatto non è stato un comportamento da vero leader, ma è anche fin troppo consapevole con la vita difficile a Syrdin (che più che vita è stata una vera e propria lotta per la sopravvivenza) lo ha reso meno umano di quanto lui stesso pensava di essere. È stato abituato per anni ad agire da capo, a prendere su si sé il fardello del comando, ma allo stesso tempo ha conosciuto la cattiveria degli uomini, pari solo a quella dei demoni, ha visto gente un tempo per bene tramutarsi in mostri famelici e ha capito che, nonostante i buoni propositi, alla fine la natura umana è una e una soltanto.
"Quello era un mondo ingiusto, fatto di uomini ingiusti", credo che questa frase racchiuda tutto ciò che abbiamo avuto modo di vedere nei precedenti capitoli.
Mordhen allo stesso tempo sa di non aver avuto scelta, perché lasciarsi morire avrebbe comportato rinunciare a salvare almeno quei pochi legami che ancora lo tengono in vita e sano di mente (più o meno 😂) : ritrovare Rowen, salvare ciò che rimane della propria famiglia, sdebitarsi con Thoan per essere stato per lui un fratello è la sola cosa che possa fare per non perdere del tutto la bussola. Troviamo qui un Mordhen destabilizzato e combattuto, ma che non ha perso quella testardaggine che lo ha sempre caratterizzato. Alla fine, riesce a vincere i suoi timori e prende l'iniziativa di andare a cercare la donna che lo ha salvato e da cui dipende la vita di Thoan.
Lei è un personaggio che continua ad intrigarmi: anche io penso che abbia nascosto qualcosa di proposito e continuo a pensare che probabilmente lei sia una maga, forse per questo ha paura ad usare la magia per aiutare Thoan. Forse teme che la maggior parte degli uomini non veda di buon occhio tali pratiche a causa del comportamento dei maghi dell'Accademia o qualcosa del genere. Insomma, come al solito prendo il volo con le mie teorie strampalate ahahah chissà se un po' ci sto azzeccando! 😂😂
Fatto sta che la donna sembra in qualche modo colpita da Mordhen e dal suo temperanento, tanto da mostrare anche se brevemente un cedimento in quella sua corazza di imperturbabilità con cui si è sempre mostrata. È una donna con molti segreti e ancora non sa se fidarsi, ma ha colto la sincerità dell'affetto che lega Mordhen all'amico e questo sembra che per ora le basti. Non mi dimentico che lei e Maven sono persone abituate a combattere e che non esiteranno a sguainare le armi in caso Mordhen commetta un passo falso. Quindi fa bene Mordhen a riflettere attentamente sua cosa dire o fare, almeno finché è tenuto sotto esame. Anche a costo di abbassare la cresta e mettere da parte il proprio orgoglio, che diciamolo, nonostante tutto è bello forte!
A primo impatto questi ribelli sembrano persone affidabili, fin'ora non hanno dato motivo per dubitare delle loro intenzioni e forse, come la donna sostiene e come lo stesso Mordhen poi ammette, è solo lo stile di vita a cui è abituato a renderlo sospettoso e cinico verso tutto e tutti. Anche di fronte ad una comunità felice e unita come quella che si mostra davanti ai suoi occhi increduli e spaesati.
Come sempre ho adorato le tue descrizioni, mi sono figurata ogni dettaglio in maniera estremamente vivida e questo ha contribuito a calarmi meglio nei panni dei vari personaggi. La convivenza tra i ribelli si prospetta non facile per Mordhen, ma io per il momento mi sento di dare fiducia alla misteriosa donna.
Sono curiosa di scoprire se Thoan alla fine ce la farà e se Mordhen deciderà di unirsi alla causa dei ribelli pur mantenendo la propria autonomia decisionale all'interno del gruppo. E non dimentichiamoci che intanto Rowen è ancora nelle mani di Mano (scusa il gioco di parole AHAHAH) e di Golgoth, alle prese con la ricerca dei maghi. Come avrai capito, sono in super hype e non vedo l'ora di proseguire, come sempre tantissimi complimenti, questo capitolo è complesso e ricco di spunti interessanti e non deve essere stato facile da scrivere!
A prestissimo!

Zob.

Recensore Master
20/01/21, ore 17:43
Cap. 14:

Rieccomi qui ^^
Pensavi che avevo lasciato perdere, di la verità? xD No, ho solo avuto dei mesi piuttosto intensi tra un contest e l'altro, in più non volevo appesantire il carico vista la recensione sullo spin-off di fantaysytrash, che di per sè è bella abbondante. Insomma, tra impegni e scuse ho un po' trascurato questo lavoro ed è imperdonabile.
Allora, ci eravamo lasciati con Rowen che veniva catturato e Mano Insanguinta che, insieme a Golgoth, faceva a fatica manbassa di piccoli demoni ribelli. Ora lo troviamo alle prese con il fu suo cugino, solo che non lo sa, e come primo incontro non è stato particolarmente positivo; da parte sua, avere un prigioniero che fa il prezioso sui maghi è l'ultima cosa che voleva, e che a suyìo padre poteva far piacere; dal lato Rowen, sapere di non avere le risposte equivale a trovarsi nella posizione di un condannato dell'Inquisizione Spagnola, denunciato di stregoneria, seppur innocente: insomma, la peggiore sitauzione possibile, sai che morirai ma ti faranno sudare anche il riposo eterno.
Bellissime le descrizioni di questo capitolo, si respira il senso di prigionia che Rowen sta provando; ecco, se proprio devo fare un appunto è il senso dell'olfatto che mi sembra mancare, ma sono dettagli minimali, che potrei essermi dimenticato di notare durante la lettura. 
Sì avverte il senso di angoscia, i pensieri di Rowen si fondono alla situazione che sta vivendo come se fosse nato per descriverla; speriamo di no. Ma per un ragazzo abituato a sopravvivere e nascondersi nel suo piccolo angolo mondo trovarsi così in trappola, così esposto, senza alcunché per difendersi, dev'essere una situazione logorante ai limiti della follia. Lo si vede chiaramente nel momento in cui cerca di battere la testa contro il muro. Per ora la volontà ha prevalso sull'istinto e la frenesia... ma quanto durerà? Perché su una cosa Mano Insanguinata ha ragione: non è la tortura fine a sè stessa, ma l'attesa, la mente stessa; il motivo per cui i prigionieri vengono bendati, per toglier loro ogni riferimento ed enfatizzare il panico, ingigantire il febbrile terrore che li attanaglia. Al punto che un volgarissimo ratto può apparire come la mano di una creatura abissale pronta a ghermire e cibarsi del proprio corpo.
Il rumore delle ossa che si spezzano, la consapevolezza di trovarsi nella tana del lupo (il Tiranno) e dei Demoni.
Davvero, Rowen ha più coraggio di quel che sembra. 
Alla prossima
Spettro94

Recensore Master
21/11/20, ore 17:07
Cap. 14:

Carissima, ciao **
Sono in estasi, aiuto. Rowen non lo è affatto (e neanche Mano, sicuro), ma io sto gongolando come non mai E NON DOVREI perché la situazione è davvero critica e ne sono più che consapevole, ma attendevo il primo incontro tra Mano e Rowen da così tanto che INSOMMA, IN CHE SENSO DEVO LEGGERE IL PROSSIMO CAPITOLO PER IL SEGUITO, IO VOGLIO SAPERE SUBITO, ORA, NOW, IN THIS MOMENT.
Deliri a parte, adesso mi riprendo e passo a recensire come si deve.
Buona parte del capitolo è dedicata all'introspezione di Rowen e alle tremende emozioni che prova nel constatare di essere stato imprigionato. Inutile dirlo, hai svolto un lavoro eccelso anche in questo caso, perché tutto ciò che ha provato e percepito lo hai descritto e delineato in un modo così limpido che in diverse occasioni ho provato una forte angoscia per Rowen e per la situazione che stava vivendo.
Qui ritorna nuovamente la questione dell'ignoto, la quale assume una concezione ancora più ampia e potente. Non solo perché Rowen si ritrova a essere bendato e quindi a non sapere cosa gli vortichi attorno, ma anche perché non sa esattamente cosa accadrà poi, quando arriverà il suo turno. Tutto ciò che sa è che nelle celle vicine o comunque non troppo lontane per non percepire cosa sta accadendo, si stanno verificando atrocità su atrocità. Le vittime urlano, si dimenano, implorano pietà e gli aguzzini ridono, sbranano, ringhiano. Vittime e carnefici si perdono in un concerto di sangue, ossa rotte e carne lacerata.
E tutto ciò porta addirittura Rowen a sperare che il suo turno arrivi presto, perché frattanto la sua mente ha iniziato a essere contaminata dalla non lucidità, dai deliri che la paura porta con sé. Ma nonostante la paura sia immensa, non è ancora abbastanza, perché ancora non ha toccato il picco della disperazione. Perché Rowen è arrivato a comprendere che la paura che ha provato negli anni durante le battute di caccia, durante gli scontri avvenuti per proteggere se stesso e sua madre, durante qualsiasi esperienza negativa e tragica che lo ha segnato, non sono nulla in confronto alla paura che sta provando in quel momento, quella per l'ignoto, quella di non sapere, ancora, quale sarà la sua sorte. La paura di non sapere, di fare parte di un qualcosa di molto più grande di lui che lo vede solo come una misera pedina, la paura di aver quasi vissuto una vita falsa, perché nel suo non sapere come stessero le cose fuori da Syrdin si è ritrovata a condurre una esistenza che poco per volta gli si sta sgretolando davanti agli occhi, sono lame spietate e micidiali che minano atrocemente alla sua sanità mentale e alla sua serenità.
E fa malissimo essere consapevoli che questo si tratta solo dell'inizio. Perché la paura è atroce, ti blocca, ti mozza il respiro e prende il controllo dei tuoi muscoli, irrigidendoli. Ma nella paura, anche se spesso molto difficilmente, una piccola speranza può sempre brillare. Fioca, magari. Ma pur sempre presente. Perché la paura ti porta a catalizzare la tua attenzione sul terrore che provi verso qualcosa e al non sapere come affrontarla. Ma spesso si può affrontare qualcosa anche con la paura che striscia nelle vene.
Al contrario, la disperazione è molto peggio. Perché la disperazione ti porta ad annichilirti completamente e a non vedere alcuna via di uscita. Se sei disperato, ti concentri solo e soltanto sulla negatività di tutto ciò che ti circonda, ampliandola sempre più. Rowen ha sempre affrontato la paura a modo suo, ma comunque l'ha affrontata. È la disperazione nell'apprendere che presto Mano Insanguinata lo avrebbe interrogato a liberare la disperazione. Perché è da lì che tutto crolla definitivamente. Ed è proprio lì che Rowen urla, si dimena e si dispera. Esattamente in quel momento. E io, ti giuro, ho avuto i brividi mentre leggevo.
E così Mano Insanguinata arriva. Arriva e prima di ogni altra cosa, Rowen comprende che in un certo senso è umano tanto quanto lui, quantomeno nei tratti superficiali – e ammetto che quel paragrafo non me lo aspettavo, ma è stato davvero bello. Perché è riuscito non solo a far leggermente rilassare Rowen, ma permette anche a chi legge di scaricare un attimo tutta la tensione provata durante la lettura.
Solo che poi Mano ovviamente ci mette del suo E ALLORA BEH, DILLO CHE LO FAI APPOSTA. Considerando la sua situazione, comprendo bene perché agisca in quel modo, senza contare che ciò che ha domandato a Rowen è di vitale importanza. Ma nemmeno Rowen sa dove siano i maghi, o meglio, anche lui ha sempre vissuto nella menzogna che i maghi fossero rinchiusi all'Accademia, quando invece se ne sono andati diverso tempo addietro. E così si trova spaccato in due, ucciso emotivamente per l'ennesima volta.
E Mano infierisce ancora di più, continuando a portare avanti il suo compito e torturando Rowen alla sua maniera – ho notato la differenza tra la violenza fisica perpetrata dai demoni e quella psicologica che invece attua Mano Insanguinata.
E io arrivata a questo punto voglio assolutamente sapere come si evolverà la situazione. Cioè, penso che il finale di questo capitolo sia stato uno tra i più difficili da digerire perché IO VOGLIO SAPERE, OKAY. E quindi non mi puoi lasciare così! T____T
Non vedo l'ora di proseguire **
Tantissimi complimenti e alla prossima!

»Amethyst«

Recensore Junior
17/11/20, ore 12:25
Cap. 7:

Chi non muore si rivede, come si suol dire eheh A parte le minchiate: scusa davvero per l'enorme ritardo!

Fin dalle prime righe una cosa mi è certa: devo leggere i tuoi capitoli con gli occhi di chi vuole imparare. Di parola in parola, infatti, cali perfettamente il lettore all'interno del contesto, questo te l'ho fatto presente innumerevoli volte credo, facendo sì che le percezioni che narri diventino anche le sue. Io voglio carpirne quanto più possibile, voglio studiare con attenzione le modalità attraverso cui prendi quell'inquietudine che tanto caratterizza gli ambienti in cui si muovono i tuoi personaggi e la lanci un po' addosso a noi.
Ebbene, abbiamo di fronte l'intero team che tenterà la fuga, presumo. La notte imperversa, il cibo scarseggia e i razziatori non sono la migliore delle compagnie. Rowen è sempre un'incognita: fino all'ultimo non si sa mai se propenderà per un'azione spericolata e azzardata o se, al contrario, seguirà la razionalità. Stavolta ha prevalso la seconda, per fortuna, visto che non sarebbe stato in grado di fare molto altrimenti.

Così, mentre colui che era a guardia dei prigionieri si è allontanato e buona parte degli altri razziatori si concedono del sonno dopo essersi scolati delle birre, il piano prende forma e io stessa mi sento un po' di adrenalina in corpo, quel misto tra ansia e agitazione e tremolio, tutto estremamente positivo ed eccitante. Wes è magistrale, d'altronde cosa potremmo aspettarci da una persona che nella vita ha fatto il ladro? La sensazione che ho, che mi trasmetti in questo frangente, è che il clima e il tempo si siano estremamente distesi. Un'immagine rende appieno ciò che sento: la clessidra del Professor Lumacorno. Ecco: quella è perfetta. Scorre tutto in modo estremamente lento e infinita è la tensione che leggiamo tra le righe. Mi immagino il silenzio tombale, gli occhi attenti che seguono i movimenti del ragazzo che paiono durare in eterno. Tutto in attesa di un click che era anche il rumore che faceva la loro possibile libertà.
E invece la loro libertà assume le sembianze del segugio che abbaiando la fa sfumare di fronte ai loro occhi attenti. La forcina è caduta, chissà se il rumore metallico di poco prima sia stato in qualche modo sufficiente. Le domande di Rowen, quindi, diventano le domande di tutti i prigionieri e pure le nostre che siamo solo ignari spettatori.
(Comunque i razziatori proprio non brillano di intelligenza, eh, credo siano tipo al pari dei più banali degli orchi di tolkien ahahah)
FORCINA, MALEDETTA FORCINA. Ovvio che fosse caduta sul carro (ovvio cosa? Ho tirato un sospiro di sollievo anche io a quella notizia). Credo la scena precedente abbia agitato ancor più gli animi già di per sé piuttosto esasperati. Questo mi ha dato un po' l'impressione che se non fossero riusciti a scappare in quella notte, difficilmente sarebbero riusciti a farlo nelle notte successive, data la poca fiducia che i vari prigionieri rimpongono gli uni negli altri.
"Rowen si rese anche conto, con agghiacciante lucidità, di aver commesso un grave errore di valutazione": beh, devo dire che questo è effettivamente ciò a cui ho pensato appena dopo l'apertura della porta. L'istinto degli individui, così come quello degli animali, alla fine della storia, è comunque quello di salvarsi e sopravvivere, anche a discapito degli altri. Ma se "gli altri" non fanno parte della nostra cerchia ristretta, non è poi così importante, no?

Quello che ci narri è un susseguirsi di azioni che personalmente trovo al limite dell'umano, benché lo siano appieno - in virtù di quanto detto prima almeno. Wes, Arys e Rowen sono fuori, nonostante tutti gli altri prigionieri, malgrado gli altri prigionieri. Immagino che presto saranno raggiunti anche da Luth e Kayle. La freddezza di Rowen di fronte alla situazione, di fronte al suo compagno nelle morse del segugio e lui che rimane fermo, decidendo con raziocinio di non aiutarlo perché questo avrebbe impedito all'animale di puntare qualcun altro, mi ha lasciata un po' di sasso. Certo, è una scelta che comprendo e con la quale concordo, sono solo un po' interdetta sulla facilità con la quale è stata presa - ma non è che mi aspettassi qualcosa di diverso da lui neanche in questo senso.
Il suo senso di frustrazione è immenso: quanto deve essere devastante rischiare di tornare ad essere prigioniero quando si è così vicini alla salvezza? Rowen però non è uno sprovveduto; un po' per le sue capacità duramente allenate, un po' per quel briciolo di fortuna (tutta meritata), riesce a colpire il segucio. Ho tirato ancora una volta un sospiro di sollievo, sospiro che ho ripetuto di fronte al razziatore che colpisce l'animale anziché il ragazzo, facendo sì che quest'ultimo possa cogliere l'attimo per scappare.

La foresta. Cara, la foresta è tipo attorno a me, mi entra nelle radici e nei polmoni; ne posso percepire l'umidità e la freschezza, giuro. "La foresta lo chiamava con gentilezza, familiare e accogliente. Sicura." cambiano anche i toni di narrazione, in linea con la tranquillità che pian piano si fa spazio nel nostro giovane amico.
Eppure, dà per scontato che i passi che sente riecheggiare non troppo distanti da lui appartengano a un altro prigioniero. Beh, mi sembra un ulteriore errore di valutazione, oltreché un modo di sottostimare le capacità dei razziatori. TANT'E'.
Mi duole per lui, ma la sua unica speranza adesso credo sia qualcun altro fuggitivo si comporti con lui diversamente da come aveva agito egli stesso: ha proprio bisogno che qualcuno si fermi e lo aiuti, altrimenti per lui sarà stato tutto vano.
La scena tra Rowen e Luth, dunque, mi è piaciuta tantissimo proprio perché mette in luce quanto ho appena detto: il primo che ammette che lui non avrebbe fatto lo stesso, l'altro che ne era consapevole e ciò nonostante è intervenuto. Questo dice molto sia sulla differenza tra i due personaggi sia, almeno per sesto senso, su la possibilità che un rapporto tra i due nasca e si sviluppi. Al di là delle ragioni che hanno portato Luth a compiere quest'azione, dunque, i cinque - non è esplicitato chi siano "gli altri" cui egli fa riferimenti, ma ho dato per scontato che si riferisse a tutti e tre i mancanti - si sono finalmente ricongiunti con la propria liberta. Adesso dovranno solo riuscire a mantenerla, easy no?

OBV ho riso nelle tue note finali: la fuga vagamente ridicola nel suo susseguirsi di inghippi si è davvero conclusa con gioia a Rowen. INCREDIBILE.

A presto darling,

Bongi!

Recensore Master
13/11/20, ore 15:14
Cap. 13:

Carissima, ciao **
Io ormai non so più come esprimermi, ogni capitolo che leggo diventa automaticamente uno tra quelli che più preferisco e allora niente, mi piace tutto di default e facciamo prima.
Torniamo da Mano Insanguinata e Golgoth e porca miseria, io VIVO di spoiler, quindi il punto di vista di Golgoth non mi sarebbe dispiaciuto affatto! Però al contempo (e come sempre) leggere dal punto di vista di Mano mi ha stregata dall'inizio alla fine, adoro sempre più questo personaggio e tutte le sue innumerevoli sfaccettature. E mi piace sempre il modo in cui calchi sui suoi pensieri legati alla sua natura umana, perché qui ancora una volta la rinnega, cerca di rifiutarla, ne prova vergogna. Come se il suo essere una creatura umana fosse la peggiore delle condanne.
Mettere in paragone se stesso e i demoni ci porta a comprendere quanto la sua mente sia un turbinio di considerazioni che negano la sua stessa esistenza: a differenza sua, i demoni non possiedono nel loro linguaggio parole di ringraziamento e già questo esclude possibili coinvolgimenti emotivi; poi ancora, i demoni e altre creature affini non provano il senso di fatica, agiscono solo per ferire, distruggere e uccidere cercando di non venir ripagati con la stessa moneta. E in ogni caso, le ferite non le percepiscono allo stesso modo in cui le percepisce un essere umano. Il modo in cui hai delineato tutto questo nella mente di Mano è stato bellissimo.
Così, mentre lui rischia un mancamento da un momento all'altro a causa del dolore e delle ferite riportate a causa del padre, Golgoth avanza come se niente fosse, alla ricerca dei demoni da uccidere.
Prima di passare allo scontro – che ho adorato – vorrei soffermarmi sulle reminiscenze di Mano. Penso che quella sia stata la mia parte preferita del capitolo perché mi ha particolarmente stupita e nella speranza di esprimermi in maniera decente, ti spiego il perché – più che altro perché nella mia testa mi sono persa in un flusso di coscienza e considerazioni che penso abbiano un senso, ma nel momento in cui provo ad esprimerle salta fuori uno zibaldone, lol.
Dunque: il fatto che Mano ricordi l'esatto momento in cui è stato portato via dalla sua vita umana (proprio da Golgoth, poi!) per essere trascinato a forza nelle tenebre lo trovo parecchio interessante perché quello segna l'esatto momento in cui inizia ad allontanarsi dalla sua natura umana per plasmarsi in qualcosa che però non è. E lo trovo interessante perché tra tutti i ricordi della sua breve infanzia, lui rimembra proprio l'ultimo momento in cui è stato un essere umano a tutti gli effetti. Cioè, ricorda proprio il momento in cui c'è stato il “passaggio” tra il suo passato (e quindi la sua innocente umanità) a quello che sarebbe poi diventato il suo presente e il suo futuro, ovvero un mondo fatto di tenebre, dolore e odio. E mi affascina tantissimo il fatto che l'unico ricordo in cui rimembra di aver provato emozioni umane, sia proprio quello in cui il suo destino era stato segnato, proprio il momento in cui avrebbe smesso di provarle. Io non so cosa sia uscito da questo zibaldone, spero quantomeno di essermi espressa decentemente, però davvero, è stato un passaggio all'interno del capitolo che ho semplicemente AMATO.
Lo scontro con i Draugr e i Babau è stato mozzafiato. Penso che rendere per iscritto delle scene tanto dinamiche e ricche di tensione non sia facile, ma tu hai gestito tutto in maniera impeccabile e io ho solo da imparare, davvero. Ho adorato il modo in cui hai miscelato l'azione ai momenti “statici” in cui venivano rappresentate quelle frazioni di secondo nelle quali si decideva la mossa successiva e si studiava il nemico. Il fatto è che mentre leggevo tutto appariva nella mia testa in maniera rapida, senza però creare alcuna confusione. È stato bellissimo – e ben più di una volta mi sono trovata divisa tra l'ansia per Mano che già era molto provato di suo e il rischiare di scoppiare a ridere perché mentre Mano si è fatto in quattro per uccidere alcune creature che si contavano sulle dita di una mano (perdona il gioco di parole), Golgoth era lì che ne ammazzava a bizzeffe e poi niente, è andato di fuoco magico e allora ciao, così facciamo prima.
Molto interessante anche lo scambio di battute tra Mano e il Draugr: come mai quest'ultimo è fermamente convinto che un giorno diventerà un traditore? Il fatto che abbia costantemente allargato il suo sorriso, così pieno di consapevolezze a noi ancora ignote, non fa che alimentare la mia curiosità. Inoltre, anche io mi domando come mai il Ricettacolo do Kyr abbia dato l'ordine di uccidere quelle creature che si sono, per l'appunto, rivelate delle traditrici anziché piegarle nuovamente al suo comando. IO VOGLIO SAPERE, OKAY.
Senza contare che proprio nell'ultima parte il padre di Mano ordina a Vorjah di recarsi a Syrdin e recuperare tutti i superstiti e io sono qui tipo: MA IN CHE SENSO, MA NON TI BASTA AVERE ROWEN IMPRIGIONATO??
Mi lasci con TROPPE domande, SALLO – nel mio italiano perfetto, lol.
Già non vedo l'ora di proseguire **
Tantissimi complimenti e alla prossima!

»Amethyst«

Recensore Veterano
12/11/20, ore 20:13
Cap. 3:

Ciao cara!
Scusa se riesco a passare a lasciarti questa recensione solamente ora, ma purtroppo sono settimane molto intense e il tempo per stare tranquilla al pc purtroppo scarseggia spesso.
All’inizio di questo capitolo troviamo Rowen che cerca di farsi strada nel bosco, portando sulla schiena il corpo inerte della madre e avendo la percezione che ci fosse qualcuno alle sue spalle che lo seguivo. Come ti dicevo la scorsa volta, mi piace molto vedere il legame che ha con sua madre. Sarebbe molto più semplice per lui depositarla a terra e lasciarla al suo destino, avendo così la possibilità di scappare via molto più velocemente, ma preferisce affrontare qualsiasi pericolo pur di non doverla abbandonare. Mi è piaciuto molto come hai descritto minuziosamente la scena, soprattutto quando sente il ramo spezzarsi, ma, a causa della pioggia e degli altri rumori non riesce a capire da dove provenga; sei riuscita a rendere benissimo l’idea di confusione che prova il ragazzo in questo, tanto da sentire anch’io un senso d’ansia crescere dentro di me.
Non passa molto tempo prima che Rowen si renda conto che a seguirlo è uno dei cani che appartengono ai Razziatori. Nonostante dalla descrizione l’animale sembri davvero un bestia demoniaca, devo ammettere che provo una grande tenerezza per lui: è risaputo che spessissimo, purtroppo, i cani sono stati utilizzati come delle vere e proprie armi e, per renderli ancora più feroci, hanno inflitto su di loro diverse tipologie di torture, come appunto lasciargli per giorni senza cibo.
Comprendo perfettamente che Rowen abbia preferito ucciderlo, anche perché avrebbe rischiato veramente che lui lo inseguisse, portandosi dietro i Razziatori.
Peccato che in lontananza sente l’abbaiare di altri segugi, rendendosi quindi conto che, prima o poi, riusciranno a fiutare le sue tracce.
Anche in questo caso sei stata bravissima a descriverci la scena per dare al lettore il senso di ansia e agitazione che il giovane prova nel dover cercare di trovare un modo per tornare a casa prima di venir catturato dai Razziatori.
Alla fine Rowen è così disperato che inizia persino a pregare i Dodici Dei, cosa che non fa mai. Si sente veramente in colpa per aver messo sua madre in questa situazione, nulla di tutto questo sarebbe accaduto se non avesse voluto convincerla a scappare via da Syrdin, arrivando persino a pensare che tutto il dolore che prova è una giusta punizione.
Fortunatamente riesce ad arrivare a casa senza ulteriori intoppi. È così devastato che si addormenta con ancora addosso l’arco e la faretra.
Il risveglio non è assolutamente piacevole.
In primis, ha destarlo è proprio Mordhen, che gli ordina di portare i malati e tutti coloro che non possono combattere nei sotterranei della città e poi raggiungerlo in piazza perché ormai i Razziatori stanno arrivando.
È un notizia terribile, ma, iniziando un po’ a conoscere Rowen, penso che la peggiore sia quella che gli verrà detta da August, il guaritore: sua madre ha sbattuto la testa e ha riportato una brutta lesione, quindi è veramente improbabile che si risvegli.
Penso che questa sia una di quelle notizie che chiunque ha il terrore di sentirsi dire. Credo che non sia una delle cose più strazianti del mondo sapere che un genitore sta morendo.
Posso, quindi, solo immaginare quello che Rowen può provare in quel momento: non è solo dolore per un possibile lutto così importante, ma anche il senso di colpa di essere lui il motivo per la quale sua madre era corsa nel bosco. Se non avessero avuto quel brutto scontro, se lui non fosse stato così deciso ad andarsene, ora sua madre starebbe bene. Soprattutto, gli fa male sapere che l’ultimo ricordo che Nerya avrà è lui che la costringe a fare qualcosa che non vuole. Tutto questo crea veramente un fardello veramente grosso con il quale fare i conti.
Dopo essersi concesso qualche attimo per riprendersi dalla notizia, aiuta a portare via i malati, ma, invece di raggiungere Mordhen in piazza, decide di scappare via.
Mi piace molto l’immagine che lui che batte con vigore i pugni contro la porta dell’Accademia di Magia, anche se sa che nessuno gli risponderà, e provando anche una sorta di rabbia nel vedere un edificio così austero e che non sembra per nulla attaccato dal passare degli anni. Non so perché, ma quest’immagine che lui bussa mi ha dato proprio l’impressione di qualcuno che, in momento di crisi come questo, cerca di invocare l’aiuto di una qualsiasi divinità, ma che non sembra proprio arrivare.
Nella risposta alla mia precedente recensioni mi accennavi al fatto che Rowen sia una persona sostanzialmente egoista e le uniche persone che gli stanno a cuore sono se stesso e sua madre, perché è proprio per difendere lei che decide di rimanere a combattere i Razziatori non appena questi entrano in città.
Devo ammettere che si dimostra un grande arciere, riuscendo ad abbattere sia diversi uomini che cani, ma è proprio quando si rende conto che i nemici hanno scoperto l’ingresso per i sotterranei che, nel cercare almeno di salvare sua madre, cade nelle mani dei Razziatori.
Avevi già anticipato nelle note iniziali che il linguaggio di questi uomini sarebbe stato molto scurrile e volgare, ma ti posso dire che, secondo me, hai fatto proprio un’ottima scelta. Sono comunque dei predoni, gente abituata ad uccidere chiunque gli ostacoli, ed è naturale che non avrebbero potuto parlare come uno studente di Oxford.
Certo, quello che dice il Razziatore a cui Rowen ha ucciso il cane sono molto pesanti, ma le trovo veramente verosimili per un personaggio simile in un momento come questo qui.
Fortunatamente per il giovane, queste si sono rivelate solamente parole, ma viene comunque condotto su uno dei carri che porterà via da Syrdin tutte le persone catturate e tutti i beni che i Razziatori hanno rubato.
Mentre viene portato via, l’unica cosa che riesce a sentir provenire dalla città è qualcuno che grida “Mano Insanguinata! Mano Insanguinata è qui!”
Chi è Mano Insanguinata?
Ho qualche idea in merito, ma non vedo l’ora di leggere il prossimo capitolo per vedere se ho ragione. Oltre l’identità di Mano Insanguinata, devo ammettere di essere curiosissima di scoprire che cosa è accaduto a Mordhen e Nerya e dove stanno portando Rowen e tutti gli altri prigionieri.
È stato un capitolo veramente molto carico di eventi e che ha accresciuto ancor di più in me il desiderio di andare avanti con questa storia.
Lo so che io sono piuttosto indietro nel leggere rispetto al numero di capitoli che sei arrivata a pubblicare, ma, davvero, devo farti i complimenti perché hai creato una storia con una trama interessantissima e scritta veramente bene, senza errori e con una scelta di parole da utilizzare davvero molto accurata.
Non vedo davvero l’ora di poter andare avanti con la lettura.
A prestissimo!
Un abbraccio,
Jodie

Recensore Master
11/11/20, ore 19:38
Cap. 17:

Ciao!

Ecco che anch'io con grande piacere posso tornare su questa tua storia, ritornata a questo giro su uno dei personaggi che trovo più interessanti, ossia l'ex borgomastro Mordhen.
Ricordavo bene che anche lui non se la passasse troppo bene, catturato dai briganti e con destino quanto meno incerto (sì, lo che praticamente chiunque in questa narrazione ha un destino incerto ma si fa per dire XD). Eppure, molto stranamente per questa storia dai toni sempre molto dark, sempre che non gli sia andata così male come pensavo inizialmente: a parte la rudezza del bandito armato di coltello - il quale però parrebbe essere molto più che un tagliagole a giudicare da chi lo accompagna - se la passa tutto sommato benino per un prigioniero; coperte calde, un bel fuocherello e la piena disponibilità da parte del suo burbero carceriere a nutrilo, dissetarlo e a fargli espletare le più basiche funzioni.
I dubbi e le ritrosie di Mordhen sono più che giustificate inizialmente nell'interloquire con lui, dopotutto che ne può sapere di chi siano queste persone? Toccante l'affezione che nutre verso Thoan: perderlo significherebbe perdere davvero ogni cosa dopo che ha visto morire una sorella, portar via il nipote e ovviamente ridurre a ferro e fuoco la cittadina che ha così faticosamente protetto. Non lo si può affatto biasimare per non aver creduto a questo sconosciuto piuttosto ostile.

Il ritorno sulla scena della capitana bandito - che dalla descrizione che ne fai si direbbe a tutti gli effetti un'elfa - con il suo modo di fare etereo e decisamente più rassicurante del carceriere non riesce a scuotere più di tanto l'ex capovillaggio dalla sua decisione di voler continuare a tacere o al massimo rivelare qualche mezza verità che ovviamente non inganna nessuno. Ho trovato singolare che Mordhen non si sia deciso a parlare neanche dopo quanto gli è stato rivelato in merito al destino del suo compaesano; la sua estrema prudenza potrebbe ritorcersi contro di lui, ho ben pochi dubbi che la signora potrebbe passare a maniere più forti se l'abitante di Syrdin continuasse a tacere. La tua citazione di Sartre ad inizio capitolo capita veramente a fagiolo in tal senso. Oltretutto, appare chiaro dalle domande che gli hanno rivolto che i due sono nemici del Tiranno, molto probabilmente degli appartenenti ad un qualche movimento di resistenza, quindi a questo punto il silenzio potrebbe davvero essere deleterio.
Spero proprio che Mordhen riesca a vincere la sua diffidenza e a dimostrare un coraggio simile a quello che ha avuto quando ha tratto Thoan in salvo.
Speranza... complicato averne in questa storia! XD
Complimenti come sempre e a presto.
Will D.

Recensore Junior
09/11/20, ore 02:33
Cap. 1:

Wow wow wow! Onestamente, non sono affatto un tipo da genere Dark ma questa FF mi ha letteralmente conquistata! Sicuramente finisce tra le preferite, e sicuramente continuerò a recensire anche fuori dallo scambio, ho divorato questo primo capitolo e sono molto curiosa di leggere il seguito! Penso di leggere anche la storia di cui hai parlato all'inizio, non appena avrò un po' di tempo. A presto!

Recensore Master
01/11/20, ore 02:03
Cap. 12:

Carissima, eccomi qui **
Devo essere onesta: non mi aspettavo un capitolo incentrato interamente su Mordhen, ma non in senso negativo, sia chiaro! Anche perché come sempre ho avuto modo di leggere un capitolo bellissimo e che mi ha conquistata dalla prima all'ultima parola.
Il fatto è che mi sento proprio una persona orribile perché ero talmente concentrata sulla situazione di Rowen e Mano Insanguinata – e l'hype che aumenta di capitolo in capitolo in attesa del loro primo incontro ha contribuito in gran parte – che... avevo messo da parte Mordhen, Thoan e Redivivo. E quindi, nel momento in cui ho iniziato a leggere di loro, ho subito pensato: OMMIODDIO, COME HO FATTO A METTERVI DA PARTE, COME STATE, PERDONATEMI SE POTETE.
Ma poi ti giuro, rileggere di Mordhen mi ha fatto provare anche tanta malinconia, soprattutto nelle sue introspezioni, dove diverse volte è stato citato August e poi anche Nerya. È stato come fare un tuffo in un passato neanche così lontano, ma al contempo sì, perché è irrecuperabile e non si potrà mai vivere una seconda volta.
Questo capitolo mi ha davvero trasmesso tanto, sotto ogni punto di vista. Ho provato ansia, dolore e preoccupazione. Ho avuto il timore che qualche demone o belva feroce sbucasse all'improvviso a rendere ancora più insostenibile la situazione.
Mi sono sentita persa e impotente proprio come Mordhen, che non solo ha perso l'orientamento, non solo è stanco e non solo sta scappando dalla città nella quale ha vissuto una vita intera che ora non c'è più, ma porta con sé anche il peso di non riuscire a curare come si deve Thoan che sta combattendo contro una terribile infezione, perde tanto sangue ed è a un passo dalla morte.
Thoan che l'ho sempre definito l'“Eren Jaeger” della situazione, quello che ha compiuto un sacco di scelte avventate e che ha sempre sfidato la morte; lo stesso che non voleva morire per nessuna ragione al mondo e che in questo capitolo, dicendo solo “Morirò” mi ha fatto crollare il mondo addosso. Perché deve essere bruttissimo avere la consapevolezza di poter morire da un momento all'altro dopo tutto quello che si è passato e vissuto.
E posso dire che con questo capitolo ho avuto modo di empatizzare maggiormente con Thoan, soprattutto perché ho letto di lui sotto tutta un'altra luce.
In particolare, è stato proprio il dialogo che ha avuto con Mordhen a coinvolgermi tanto, soprattutto nel momento in cui Mordhen gli dice ciò che ha intenzione di fare, ovvero raggiungere l’Harrenel dopo che Thoan si sarà ripreso.
Perché è una consapevolezza condivisa quella che Thoan difficilmente ce la farà, lo sanno entrambi, e prima di arrivare a quel “Morirò” c'è un momento in cui entrambi parlano quasi con leggerezza, nonostante sia solo un'immensa bugia, un tentativo di mascherare quella che è la cruda realtà dei fatti. E porca miseria, lì avevo gli occhi lucidi, perché nonostante tutto quello che è successo, ciò che li unisce è un legame viscerale e si percepisce tutto, ma proprio TUTTO.
E in tutto questo, Redivivo mangia la sua erba e poi inizia a prestare attenzione a qualcosa. Qualcosa che lo incuriosisce molto, tanto che non distoglie mai lo sguardo da un punto preciso. E poi arriva questa donna incappucciata e niente, io sono proprio una povera illusa perché ingenuamente (ma credo anche stupidamente, mi sa) ho pensato: okay, adesso grazie a lei Thoan guarirà dall'infezione, lei secondo me sa come curarlo e si rivelerà una benedizione, almeno una gioia ogni tanto, no? E INVECE.
Per un attimo ho seriamente temuto il peggio. E in realtà lo temo ancora, ma quantomeno Mordhen è “solo” svenuto e non è stato ucciso. Però così facendo che ne sarà di Thoan?
L'unico per il quale non mi preoccupo, almeno per ora, è Redivivo, perché a quanto pare è entrato subito nelle grazie di questa misteriosa donna. Che poi, CHI È COSTEI, COSA VUOLE FARE, DA DOVE VIENE, IO VOGLIO SAPERE OKAY.
E ovviamente non vedo l'ora di proseguire nella lettura perché il capitolo si è concluso in un modo che ti fa proprio venir voglia di scoprire cosa accadrà il più presto possibile.
Tantissimi complimenti e alla prossima! ♥️

»Amethyst«

Recensore Master
31/10/20, ore 16:44
Cap. 21:

E mentre il tempo passa nelle difficoltà, Luth si fa sempre più stanco e meno incline alla generosità. Chissà cosa succederà concretamente, quando arriveranno a Geela.
Succede, concretamente, che il nostro ci prova a garantire per i due fratelli ... che dal canto loro lo piantano in asso una volta compresa la mala parata. Fammi indovinare, cambio di governo?
L'unica cosa certa è che le sfighe per Luth non sono finite.
Complimenti per un altro bel capitolo!

Recensore Master
30/10/20, ore 17:42
Cap. 20:

Innanzitutto: Rowen è il primo in tanti anni a umanizzare Mano Insanguinata. Non lo vede solo come un essere infinitamente crudele o qualcosa da piegare ai propri scopi: bensì un suo simile, qualcuno con emozioni simili alle sue e che possono essere sfruttate. Così come guarda a Golgoth, che verso di lui mostra un certo interesse.
Interessante poi come Manny reagisca al tono supplichevole di Rowen: giustamente, visto che gli è stato insegnato ad associare quel comportamento a errori cui seguivano punizioni terrificanti.
Un capitolo breve ma davvero bello: complimenti!

Recensore Master
29/10/20, ore 20:00
Cap. 13:

Eccomi ^^
Sono stati giorni bestiali e ieri mi sono addormentato senza finire di leggere il capitolo; per farti capire come mi ha prosciugato il primo contest xD
Bando alle ciancie.
E qui mi sovviene la prima domanda. Ho letto con interessa la parte in cui Mano Insaguinata parla del dolore. Per i Demoni è praticamente una sfida, più che qualcosa di cui aver terrore e rifuggire. Dunque cos'è accaduto nella testa di Golgoth, al cospetto del ricettacolo? Ha provato un dolore così intenso che lo sente anche un Demone, o c'è qualcosa che può fiaccare un Demone, spanventarlo al punto da cercare di rifuggirlo, ma che non è dolore?
Un po' come Freezer che, per essere punito nell'inferno di DragonBall, viene costretto a vivere nel mondo dei Teletubbies. Per fare un esempio.
Bello il potere dei Draugr! Diventare incorporei a piacimento è una bella sfida. Certo un Balor non viene toccato da certe cosucce, ma Golgoth è OP rispetto alla norma. E Mano Insanguinata... Possiamo considerare che, al netto del momento adrenalinico, era nerfato dalla fatica? Uccidere un Babau e un Draugr, per un umano, non è poi così male. Peccato non abbia poteri magici; per ora.

Dunque abbiamo il Ricettacolo che vuole interrogare tutta la gente di Syrdin; s'arrabbierà parecchio della rivolta, presumo. 
Dall'altra abbiamo questi disertori che se ne escono con "Per ora". 
Mmm... Il Ricettacolo potrebbe anche essersi indebolito abbastanza da non poter contenere tutti i demoni sotto il suo controllo. Ma se ci fosse uno sfidante? Per inteso: Mano non è sotto il controllo del Ricettacolo, non quello che s'intende per un Demone; se i Demoni sono disertori, lo conoscono; se lo conoscono, trovo difficile che la frase "per ora" sia riferita ai Demoni. Evidentemente Mano potrebbe trovarsi in futuro nella condizione di tradire, ma non ora. Forse perché i Balor sono ancora sotto il controllo di Kyr, e non avrebbe senso cercare di reclutarlo adesso. 
Ma c'è qualcosa di ancora più strano: questo combattimento non può essere stato casuale.
O stavano scappando verso qualcuno e Kyr voleva impedirlo, o, come inizio a pensare, qualcuno li ha lasciati lì per una ragione. Per quanto a lungo possano fiutare, se mi sono liberato da Kyr io scappo dall'altra parte e non mi guardo indietro; faccio la mossa alla Rowen. 
L'imboscata disperata poteva servire come ultima risorsa solo se ho un segreto da difendere e la fuga non sarebbe comunque servita. Insomma, penso che i Demoni sapessero che affrontare un Balor è una condanna a morte.

"Stiamo cercando di capire... C'è qualcosa che ci sta sfuggendo, non c'è dubbio..."
"Tipo?"
"Tutti gli altri Demoni..."

Alla prossima
Spettro94