Recensioni per
Nel nome del padre
di Dark Sider
Sono contenta di tornare a leggere di Rowan. Tutto il capitolo è pervaso da un senso di ansia, ed è una sensazione molto suggestiva e coinvolgente. I fuggitivi chiaramente sono poco più che ragazzi e nessuno di loro sa davvero cosa fare. Per quanto alcuni abbiano vissuto di espedienti, nessuno è un combattente, nessuno è un uomo (o donna) fatto, e nessuno ha il polso della situazione. Sono in fuga, tutto qui, e hanno difficoltà a trovare un accordo o a capire di preciso cosa fare. |
... Ed eccomi subito accontentato! |
Ciao cara. Ammetto che tra i fuggiaschi che accompagnano Rowen Wes è il mio preferito. Sarà che ho un debole per quelli che parlano poco e di cui non si capiscono subito gli intenti, ma che comunque risultano almeno all’apparenza utili o competenti, come se avessero qualcosa in più degli altri. Qui, questo ladro silenzioso e addirittura con competenze mediche, nella sua mancanza di parole, almeno ai miei occhi, un po’ spicca. Si sicuramente cerca di ingraziarsi chi gli potrebbe garantire salva la vita. E’ fuori discussione, ma chissà che non abbia invece qualche altro asso nella manica. Vedremo più avanti se ho avuto ragione o no. La sorella, invece, sempre apparentemente allegra ed esuberante, qui mostra il suo lato più pragmatico. E’ come se le disavventure arrivassero piano piano, di pari passo con la tristezza della giovane ladra. Del resto, è tutto il gruppo che si trova costretto ad organizzare la fuga. In un certo senso, in un primo momento, davi davvero l’illusione che avessero potuto riuscire. Soprattutto, è stato interessante apprendere come Rowen si sia reso conto mano mano di non sapere davvero nulla del mondo al di fuori di Sirdyn. Lui, che credeva di avere solo punti in più, aveva iniziato a fare i conti con le proprie lacune. Ad essere consapevole che, per sopravvivere bene nel mondo di fuori, che non conosceva, avrebbe avuto bisogno di chi ci era già vissuto, almeno in un primo momento, per impararne le regole. Avrebbe avuto bisogno delle informazioni da parte di quelle stesse persone che temeva gli sarebbero state, se non inutili, forse anche d’impaccio. Si sa, però, che per questo poveraccio la sfiga, come si suol dire, non solo ci vede bene, ma ha addirittura la vista bionica. |
Cara Dark Sider, |
Ciao ^^ |
Ed eccoci al IV :) |
Ed eccoci qua again! |
Questo capitolo me lo sono letteralmente divorata. |
Capitolo denso di azione! |
Ciao!! È un piacere tornare a seguire le vicende di Rowen, ammetto che il nostro passa guai mi era mancato ^^ in questo capitolo tutto dedicato a lui, il giovane deve fare i conti non solo con la prigionia, ma anche con la consapevolezza di aver probabilmente perso tutto ciò che gli era rimasto. Nonostante la mancanza di azione ( ci troviamo in un capitolo di passaggio ed è perfettamente normale) non ho trovato affatto noioso soffermarsi sui pensieri e le paranoie di Rowen, anzi sei stata in grado di rappresentarceli in maniera così vivida che mi ci sono completamente immedesimata: da un lato è spaventato da ciò che lo aspetta: è nelle mani di uomini senza scrupoli, sta viaggiando verso l’ignoto in compagnia di gente sconosciuta o con cui ha avuto poco a che fare ( come Kyle, il suo concittadino con cui si è azzuffato tempo addietro). In più, è convinto di aver perduto sua madre, che la sua città si stata completamente distrutta ed ho trovato struggente il momento in cui si trova a rimpiangere persino il tugurio in cui ha sempre vissuto, pur con le sue scomodità. Si trova inevitabilmente a riflettere sulle sue azioni, dettate per lo più dall’egoismo e dalla mera volontà di sopravvivere, di tenere al sicuro sé stesso e sua madre e ad ammettere le proprie colpe nella vicenda. Ormai si sente solo e disperato, tanto da respingere anche i tentativi degli altri prigionieri di essere gentili con lui. Sarà che sono una burbera solitaria pure io, ma probabilmente in un primo momento anche io avrei preferito isolarmi per elaborare quanto accaduto, perciò confesso di aver provato lo stesso identico senso di fastidio di Rowen di fronte al personaggio di Arys: sembra effettivamente una che sa il fatto suo, dopotutto è anche una ladra, quindi immagino che abbia imparato ad adattarsi bene a quel mondo difficile, eppure il suo fare saccente e il suo entusiasmo fuori luogo li ho trovati davvero snervanti ahahahah e così lei e il fratello Wes ( che apprezzo perché fa il suo lavoro in silenzio e non importuna nessuno ehehehe) stanno escogitando assieme a Luth un piano per fuggire…che poi, come giustamente fa notare Kayle, affidarsi alla fortuna non è poi un gran piano, ma loro sono intenzionati a provarci. Mi ha ricordato un po’ Thoan e le sue manie di fare l’eroe senza gli effettivi mezzi. In quest’occasione abbiamo anche modo di sapere qualcosa di più sul mondo oltre Syrdin: quello che si prospettava come uno scenario di totale desolazione e rovina, in realtà non è affatto come Rowen e i suoi concittadini se lo immaginavano. Ci sono realtà fiorenti oltre Syrdin, città dove la gente conduce una vita pressappoco “normale”, pur soggetta alla tirannia del ricettacolo di Kyr, perché come fa giustamente notare Arys, non avrebbe senso governare su un mondo distrutto. Sicuramente altra gente trova persino vantaggio da questa situazione politica e ha saputo adattarsi perfettamente, tipo la gente che commercia coi razziatori senza preoccuparsi di cosa abbiano dovuto fare per procurarsi tale merce. Si prospetta davvero uno scenario affascinante, ricco di contraddizioni e, seppur nella cornice fantastica, perfettamente realistico. Condivido con Rowen la rabbia per non aver saputo prima di altre città, seppur così vicine a Syrdin: il suo intento in effetti era sin dall’inizio di scappare, di cercare qualcosa di meglio per se e per sua madre, magari un modo per farle dimenticare il trauma e forse donarle serenità. Ho davvero adorato questo capitolo e il modo in cui, pian piano, stai costruendo non solo i personaggi e le loro relazioni, ma anche un mondo dalla struttura complessa e niente affatto scontata. Adesso sono davvero curiosa di scoprire se lo strampalato piano dei prigionieri avrà buon fine e se Rowen riuscirà effettivamente a tornare a Syrdin…per scoprire che anche lì lo attende una gran brutta sorpresa! Complimenti come sempre e alla prossima!! |
Tesoro, volevo passare ieri per farti anche gli auguri di buon compleanno, ma ovviamente, siccome sono una persi a stra-disorganizzata, non ce l'ho fatta. |
Eeeee rieccoci! |
Ciao! Allora, questo capitolo, sebbene presenti meno "tensione" rispetto al precedente mi è piaciuto un sacco e l'ho trovato molto profondo: la vicenda si arresta per darci modo di approfondire meglio i personaggi e le relazioni che li legano. In particolare, Thoan e Mordhen si trovano a fare i conti con la decisione impulsiva presa dal primo e con le conseguenze che questo avrà sulla comunità: Thoan è ancora convinto che combattere i demoni sia ancora possibile e che tutto ciò che gli serva sia un escamotage per guadagnare tempo , Mordhen è invece convinto che la migliore strategia sia tenere la testa bassa per sopravvivere. Due visioni molto diverse e che portano ad un diverbio acceso. Devo ammettere che in un primo momento ho patteggiato per Thoan: effettivamente Mano stava per fare una strage e l'espediente , seppur da codardo, ha permesso agli abitanti di Syrdin di scampare ad un massacro. Ma quando ho compreso che il suo scopo era organizzare una rivolta, dentro di me ho pensato "se vabbe", se nemmeno i maghi sono riusciti (almeno per ora) a contrastare un esercito di demoni grossi e assetati di sangue, come può pensare che un gruppo di cittadini affamati e mal equipaggiati possa avere speranze? Essendo un idealista, lui vuole almeno provare e se fallirà, morirà con onore. Anche se effettivamente, aver mandato a morte Nerya e Rowen poi tanto onorevole non è stato come comportamento. Infine ci si mette pure il guaritore, che vuole sottrarre una potenziale fonte di informazioni a Kyr uccidendo Nerya e scopriamo che lei e Mordhen sono fratelli ma che il loro legame è stato spezzato molto tempo fa ( ma quanto ci piacciono le famiglie disastrate ahahaha) Insomma, Mordhen ha un bel po' di gatte da pelare e non mi meraviglia che lo assalgano mille dubbi sulle sue capacità come leader. Mi é piaciuto il momento in cui mette a confronto il sé stesso più giovane e pieno di entusiasmo, di voglia di fare, combattere e reagire con la sua versione più vecchia, stanca e disillusa. Ha sulle spalle enormi responsabilità e finora ha cercato di garantire un futuro alla sua gente scegliendo il male minore. Anche a costo di essere dipinto come un codardo e un debole o di logorare i rapporto familiari. Ma come lo stesso Mano insanguinata afferma più tardi, in un contesto diverso, la paura è ciò che distingue un comandante saggio da un comandante morto. Mi è piaciuto il fatto che il focus del capitolo sia stato su due personaggi che apparentemente non hanno nulla a che spartire, ma che in realtà sono uniti da un sentimento comune e umano: la paura. Ancora una volta devo farti i complimenti, sei stata in grado di delineare personaggi davvero molto realistici e caratterizzati egregiamente. Spero di riuscire a continuare al più presto e leggere di quel maiunagioia di Rowen e delle sue disavventure XD a presto!! |
Ciao carissima, finalmente riesco a passare! |
Ciao, carissima!! |