Cara, eccomi qui giunta,
e ti chiedo veramente scusa per il ritardo; non ho scusanti, ma passiamo alla storia, che ho davvero molte cose da dire.
La prima parte è priva di dialoghi, ma ricca di descrizioni e, soprattutto, introspezione di Rowen; le sue scelte e le sue azioni sono decisamente frutto di una mente intelligente, che ha sempre agito ragionando velocemente. Un ottimo cacciatore, che usa bene le armi, ma che riconosce i propri limiti, la propria stanchezza, e che se ne avverte la disperata; quella di riuscire non solo a trovare un posto sicuro per sua madre, ma anche per sé stesso. Sì, perché Rowen ragiona anche su questo, sul fatto che se fosse stata una situazione diversa, avrebbe davvero potuto fuggire da solo, lasciando indietro il peso morto di qualcuno, ma sua madre è sua madre, è tutto ciò che ha e, malgrado la donna sia logora nella mente di azioni fatte nel passato, è pur sempre la donna che lo ama incondizionatamente, più di ogni altro.
Adoro per questo il personaggio di Rowen. È arguto, svelto nel decidere, sa sempre trovare un modo per uscire dai guai, e lo fa ragionando per bene (come l'idea di far perdere le proprie tracce camminando lungo il fiume, come il dover uccidere il cane per non lasciare che i Razziatori li trovino... scelte fatte al volo, che descrivi con incredibile maestria)
Raggiunta la casa di guarigione, i due sembrano salvi, e il fatto che Rowen reclami così disperatamente un letto, la dice lunga sulle forze che ha speso – siccome sembra sempre instancabile.
Mi ha colpito molto, la descrizione di Rowen che pensa a come ha sempre immaginato la sofferenza, con esternazioni ingestibili, grida, pianti... e invece lui è lì, che sembra quasi non lo stia scalfendo. Una reazione apatica, alla possibilità che sua madre non si sveglierà più... il che è molto peggio, perché non ci si sfoga di niente. Un'ottima resa, direi magistrale, come sempre le tue introspezioni mi ammaliano ♥
Nel corso del capitolo, quando Rowen si ritrova a disubbidire di nuovo a Mordhen, per ragioni sicuramente più che legittime, ne viene fuori un nuovo lato, di questo ragazzo in cui è difficile non immedesimarsi. Una fuga, la sua, che ricerca nell'Accademia di Magia, una salvezza, per lui, per sua madre e per la gente che sta fuggendo dai Razziatori. L'adrenalina e l'ultima speranza riposta in quel luogo, non fanno durare Rowen a lungo, quando viene trovato poi dal padrone del cane che ha ammazzato... dopotutto Rowen non ha avuto un vero e proprio momento di tregua, e ora ne paga le conseguenze di una prigionia. Eppure, in mezzo a questa sconfitta, che Rowen prende in silenzio, con una – per citarti – blanda resistenza, qualcosa di ancora più oscuro e terribile si sta facendo strada:
«La Mano Insanguinata! La Mano Insanguinata è qui!»
E ora? No, seriamente, hai costruito questo capitolo in maniera impeccabile, incentrando il POV su Rowen, lasciando che tutto venisse da sé. Me lo sono divorato fino alla fine, chiedendomi fino alla penultima riga se Rowen o qualcun altro avrebbero trovato il modo per uscire da quell'incresciosa situazione di prigioni. Invece la Mano Insanguinata è lì, e immagino che non ci siano armi o segugi che tengano, con una minaccia simile – perché, un nome del genere, lo attribuisco al figlio di Davian che, un po' ce lo stai facendo soffrire, eh!
Cara, che altro dirti? Sono ammaliata da molte cose, quando ti leggo, ma in questo capitolo in particolare ho amato l'azione e l'introspezione che gli hai dato. Non posso che rinnovarti i miei complimenti, e dirti che leggerti è sempre un incredibile piacere.
Un abbraccio e scusa ancora il ritardo ♥
Miry |