In quel momento il più grande avrebbe tanto voluto avere il potere di leggere nella mente, così da capire che cosa stesse pensando, che cosa stava provando e poterlo in qualche modo aiutare ma purtroppo i poteri non esistono e l’unico modo per sapere che cosa aveva il più piccolo era aspettare qualsiasi cosa, da parte sua e stranamente quel qualcosa, arrivò.
" Fratello … "
Mormorò il più piccolo e il più grande si raddrizzò a sentire, quella semplice parola pronto a tutto quanto.
[ 538 - Flashfic ed è una storia breve, se non ti piacciono questo genere di storie, non leggerla ]

Una piccola e dolce risata riempie la stanza mentre il cellulare, smette di squillare e allo stesso tempo, sembra che mi arriva una notifica di un messaggio.
Sicuramente è di nuovo mio figlio.
Finalmente decido di guardarmi intorno e il mio sguardo, si posa proprio sulla figura di mio fratello che è seduto sul bordo del mio letto che mi guarda con uno sguardo dolce e al tempo stesso, posso notare anche un po' di orgoglio.
Rimango a osservarlo per non so quanti minuti, ma posso notare che lui è rimasto lo stesso di sempre.
" Allora ragazzone? Non dici nulla? "
[ 2842 parole ⋆ One Shot - non c'è un continuo della storia o altro è una semplice storia auto conclusiva, se non ti piacciono questo tipo di storie, non leggere - ]

" Solo 50 dollari? "
Domando incredula e lui mi guarda, scrollando appena le spalle.
" Accontentati! "
La voglia di prenderlo a calci si amplifica, ma cerco di trattenermi e di tenermi i 50 dollari perché sicuro come l’oro se provo a fare una scenata lui se li riprende, ed è capace anche di non tornare più.

Il cambiamento ti spaventa, ti ferma, ti immobilizza come un piccolo burattino, che ha bisogno del suo burattinaio per tirare con delicatezza i tuoi fili ormai stanchi e nel mentre, speri che non si spezzano, per un suo errore.
[Flashfic di 309 parole! Questa è una flashfic e non ha bisogno di essere più lunga o altro! ]

Era stanco.
Era così stanco che si sarebbe messo volentieri a letto e non si sarebbe mai più, mosso da lì.
Voleva fondersi con il letto.
Voleva diventare un tutt’uno, con lui.
E lo avrebbe fatto se solo le persone che erano attorno a lui, non lo obbligavano ogni volta a scendere e a fare quei piccoli e pesanti passi, che gli toglievano ogni giorno le energie.

Quella che considerava casa, il suo posto sicuro in quel momento al suo interno, si sentiva spaesata, si sentiva una persona di troppo e questo le faceva male; la faceva sentire quasi un’estranea e l’unico pensiero che riusciva ad avere, era uno solo: Lele Martini, non era mai stato suo padre.

Doveva essere felice per questo, doveva essere soddisfatto del lavoro che faceva e doveva essere contento di vedere gli altri finalmente felici, eppure il piccolo Dio dell’amore, non riusciva a esserlo.
Non riusciva a essere contento e felice, per gli altri.
E infondo, come poteva esserlo?
Lui si sentiva solo, sentiva come se avesse un grande vuoto dentro di sé e sapeva benissimo, di cosa si trattava.

" Certo che sei proprio un osso duro, eh? "
Sulle labbra del più piccolo, comparì un piccolo sorrisetto di vittoria.
" E va bene sì, ero un po' pensieroso … Contento? "
" Se vuoi puoi parlarmene! "
" Eh? "
" Ho detto che se vuoi, puoi parlarmi di quello che ti turba, fratellone. "

Però forse era l’unica persona anzi no, forse era l’unico angelo che gli poteva dare una mano in questa situazione e allora Dean Winchester, un non credente, si avvicinò verso la finestra e mentre osservava il cielo con le lacrime agli occhi, iniziò a pregare per la prima volta in assoluto.
E non a Dio, ma all’angelo.
" Castiel, non so se mi senti ma … Ma io … Noi, abbiamo bisogno di aiuto. Del tuo aiuto. Ti prego se mi senti, vieni qui … Raggiungici perché non credo … Non credo di riuscire a sopportare tutto questo, da solo! Ti prego Cas … Vieni da me … da noi. "

Nemmeno lui in realtà lo sapeva, sapeva solo che gli mancava terribilmente, gli mancava così tanto che si era ridotto a osservarlo da lontano proprio come stava facendo in quel preciso istante.
Il Re dell’inferno che si metteva a osservare un ragazzino, un inetto, un buono a nulla, come era possibile che al Re dell’inferno mancasse quel rompiscatole?

Non sapeva cosa fare.
Non sapeva cosa pensare.
Non sapeva come reagire.
Non sapeva a chi chiedere aiuto …
Non sapeva nemmeno se doveva dirlo alla sua migliore amica questo suo piccolo segreto, l’unica cosa che sapeva era che non l’avrebbe mai detto ai suoi genitori, quello poco ma sicuro anche perché un’altra litigata non credeva, che sarebbe riuscita a reggerla.

Era stufa, di fare quello che gli dicevano gli altri.
Era stufa di fare la brava ragazzina.
Era stufa di seguire alla perfezione, le regole che gli venivano date.
Era stufa di questa situazione che non riusciva a togliersela di dosso ed era per questo che le lacrime, cercavano di uscire fuori furiose perché sì, dentro di lei cera semplicemente una enorme rabbia che doveva uscire fuori.

Continuò a ingoiare a vuoto mentre il fratello maggiore, continuava a baciare il suo collo con lentezza e insistenza nelle parti più sensibili, che gli facevano venire dei brividi fino all’attaccatura dei capelli.
Cercava di mantenere la calma il minore, ma non ci riuscì a lungo.
Non dopo che il fratello lo baciò proprio dietro l’orecchio e quando iniziò a mordicchiargli il lobo per lui, era la fine.
" Sei davvero uno stronzo "

[ Piccola flashfic senza alcune pretese, non ha bisogno di nessun approfondimento, continuo o non ce bisogno di scrivere di più di quel che c'è scritto. Non ho bisogno di uscire da nessuna mia comfort zone. Il grassetto lo uso per far capire che quella parola è importante, il maiuscolo lo uso non per una scelta stilistica ma per far capire semplicemente, che il personaggio ha urlato quella frase o parola. Se non ti piace la storia perché non c'è un approfondimento, un continuo, o perché non è abbastanza lunga, non leggetela. Sono semplicemente pensieri, riflessioni su cosa pensa Isabella ]
E l’umana si chiedeva semplicemente del perché lui, non era contento come lo era contenta lei, perché sembrava così spaventato all’idea di avere un bambino ma soprattutto, perché lo chiamava di già abominio, perché diceva queste cose orribili al bambino che portava in grembo?

[ Piccola flashfic senza alcune pretese, non ha bisogno di nessun approfondimento, continuo o non ce bisogno di scrivere di più di quel che c'è scritto. Se non ti piace la storia perché non c'è un approfondimento, un continuo, o perché non è abbastanza lunga, non leggetela. Sono semplicemente pensieri, riflessioni su cosa pensa Sam ]
Se mai un giorno, dovessero farmi la domanda: " Come si chiama il tuo papà? " risponderei: John, come naturale che fosse.