Tre all’improvviso - Lei, lui e…

di sayuri_88
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


TRE ALL'IMPROVVISO Ciao a tutti! So di avere altre storie in corso ma questa è una cosa che avevo iniziato qualche mese fa e poi l’avevo lasciata nel computer ad ammuffire, oggi l’ho ritrovata e mi è venuto lo spunto per concludere questo capitolo. Non saranno molti quanti non lo so.
Vi lascio al capitolo e spero che qualcuno di voi decida di lasciare un piccolo segno del loro passaggio, in positivo o in negativo.

Ancora una cosa: ho aperto un blog L'angolo dei perditempo, dove metto spoiler, avvisi o se volete chiedermi qualcosa. Adesso è in corso un piccolo sondaggio, ho in mente alcune storie che vorrei scrivere una volta terminate quelle in corso e se andate sul blog potete votarle. Nel mentre ve le lascio qui sotto così se vi interessa votate.

1. Storia di pirati: Agli inizi del 700 una nave spagnola viene assalita dai pirati. La storia di Isabella e Edward. Tra pirati, compagnia delle Indie e un vecchio amore vivranno molte avventure. ORIGINALE


2. Il beduino inglese: Giordania agli esordi della rivolta araba vedrà la nascita di una storia tra un inglese che sin da bambino ha vissuto con i beduini del deserto e una missionaria inglese. ORIGINALE


3. Becoming Elizabeth: Tutte vorrebbero vivere la storia d'amore tra Darcy e Elizabeth e se questo fosse possibile? JANE AUSTEN 
(se una cosa simile vi interessa potete guardare Lost in Austen , su youtube lo trovate. Breve serie inglese che nonostante i buoni spunti non è stata in grado di sfruttarli a pieno, parere personale,... - Darcy però è interpretato benissimo^^ - ma è guardabile, un Orgoglio e pregiudizio un po’ alternativo)







Tre all'improvviso

Lei, lui e…








« Cullen, Swan! In coppia ».
Nello stesso momento due persone, un ragazzo e una ragazza, alzarono la testa di scatto e guardarono la professoressa con occhi sbarrati, come se davanti a loro avessero il demonio in persona.
La professoressa ignara della reazione provocata, camminò tranquillamente verso la ragazza mora poggiando un bambolotto sul suo tavolo. Isabella lo guardò con orrore, era un ammasso di plastica coperto da un vestito rosa shocking raccapricciante, delle scarpine bianche ai piedi, i capelli gialli sciolti ai lati del viso, ma la cosa più inquietante era sicuramente il viso, paffuto con le guance rosse, gli occhi azzurri erano spalancati che dondolavano a ogni movimento e le sopracciglia aggrottate la facevano sembrare a Tiffany di “Chucky la bambola assassina sposa Tiffany”, un film che l’aveva terrorizzata a morte.
« Per le prossime due settimane sarete i genitori di questa tenera bambina » annunciò sorridente la donna continuando poi il suo giro.

Non.è.possibile.
Era il pensiero che si ripeteva come un mantra nella mente di Isabella. Avrebbe passato due settimane intere a badare a uno stupido bambolotto! Per di più con quello stupido di Cullen e per lei sarebbe stato come essere una madre single con due figli piccoli da mantenere. Si guardò circospetta attorno e poté costatare che come lei non tutti i suoi compagni erano entusiasti di questo compito, altri invece sembravano divertiti e si stavano lanciando quello che doveva essere il loro primogenito da un banco all’altro. Alla fine riportò l’attenzione sul suo banco dove sua “figlia” la guardava sorridente.
La classe contava venticinque studenti e lei era finita con quello che più disdegnava: Edward - so bello, so figo, so fotomodello - Cullen.
Perché la fortuna era cieca solo con lei? Era la domanda che si chiedeva da una vita. Se una cosa doveva andare male… era matematico che succedesse a lei.
Un giorno stava camminando tranquillamente in mezzo al giardino della casa della sua amica Alice quando gli annaffiatori scattarono, ovviamente inzuppandola tutta, o quando dovevano fare i biglietti per salire sull’autobus; il bus era appena arrivato dovevamo fare di fretta, e proprio quando toccava a lei, la macchinetta si era inceppata! Poi era meglio non parlare di tutte le volte che era caduta su una superficie piana a causa della sua goffaggine… ecco neanche la natura era stata gentile con lei.
Intanto la professoressa, ignara dei pensieri della ragazza, finito di consegnare i bambolotti e aveva augurato a tutti buona fortuna. Già, a Isabella ne sarebbe servita molto.
« Swan! » la voce secca di Cullen la fece sussultare, il suo ginocchio cozzò con una gamba del tavolo e per poco il bambolotto non cadde rovinosamente a terra, compromettendo di molto il lavoro. Fortunatamente per Isabella, Cullen aveva ottimi riflessi e dopo averlo preso al volo, quando ormai lei lo dava per spacciato, lo depositò con poca grazia tra le braccia della ragazza.
« Swan, cerca di stare più attenta, capisco l’effetto che ti faccio, ma il bambino non c’entra nulla » ovviamente Cullen non perse tempo per prendersi gioco di lei.
« Quanto sei idiota Cullen e comunque è una bambina » fu la sua risposta mentre, poggiato il loro compito sul tavolo, si alzava dalla propria sedia e recuperava il proprio zaino. Edward sfoggiò il suo famoso sorriso sghembo che aveva fatto strage di cuori sin dal primo giorno del primo anno di liceo. Quante ragazze aveva visto Isabella rendersi ridicole solo per quel sorriso. Stupide oche che si fermavano all’apparenza e Edward era tutta apparenza. Bel viso, bel corpo - certo sarebbe stata pazza a negarlo -, era una di quelle persone che amava stare sotto i riflettori, sembrava esserne affamato e Isabella non lo sopportava, Edward Cullen era la summa di tutto quello che più detestava al mondo. Frivolo, superficiale, egoista.
« Sempre gentile vedo » rispose lui sarcastico, « comunque, per questo stupido compito… » ma Iei non lo ascoltava, sapeva cosa voleva fare e non aveva nessuna intenzione di assecondarlo.
Si sistemò con minuziosa attenzione le inesistenti pieghe sul suo vestito e s’incamminò verso l’uscita dell’aula senza degnare di uno sguardo il suo compagno di classe.
« Ehi, Sawn! Ti sto parlando non puoi prendere e andartene » le urlò dietro. La raggiunse in poche falcate e ne tenne il passo senza difficoltà. Le gambe di lui erano chilometriche e un passo di Isabella erano due di Edward.
« Risparmia il fiato Cullen. Io il compito da sola non lo faccio, ho cose più importanti da fare e quindi farai la tua parte » disse fulminandolo con lo sguardo. Il ragazzo ghignò nella direzione della ragazza facendo salire l’irritazione di lei alle stelle. Lo avrebbe preso volentieri a sberle, era pazzo se credeva il contrario. Isabella doveva studiare per mantenere la sua media di pulite e sfavillanti “A”, non poteva prendere di me se voleva puntare a College prestigiosi e alle loro borse di studio.
« Allora è vero che sei intelligente come dicono. Sembra quasi che tu mi abbia letto nella mente ».
« No Cullen, sei uno scansafatiche, ho fatto due più due. Solo che io non sono una delle tante oche che starnazzano per farsi notare da te quindi togliti il tuo famoso sorriso sghembo dal viso perché con me non funziona ».
« Sghembo? » disse lui stupito, accentuando il suddetto sorriso.
« Sì, quello. È irritante » borbottò lei armeggiando con la bambola. Era ingombrante e non sapeva dove metterla, senza contare che a quell’ora aveva anche un compito importante.

« Nessuno lo aveva definito sghembo » mormorò Edward, che sembrò apprezzare il nomignolo, tanto che gonfiò il petto  come un gallo nel pollaio e si mise le mani nelle tasche dei pantaloni distribuendo sorrisi a ogni ragazza che passava aumentando a dismisura la stizza di Isabella. Lo sapeva che avrebbe dovuto occuparsi di due bambini…
« Bene. Hai imparato una nuova parola, visto? » disse lei sarcastica fermandosi davanti all’aula trentasette, si stampò in faccia un sorriso sornione e continuò  «  ora mettiti al lavoro, paparino » e così dicendo mollò il bambolotto tra le braccia del ragazzo, che afferrò il pupazzo il quale subito si mise a piangere. Tutti i ragazzi che camminavano per il corridoio si girarono incuriositi nella loro direzione. Isabella arrossì di vergogna per quelle sgradite attenzioni.
Edward, che alla frase di Isabella aveva perso il sorriso guardò la sua compagna allarmato. « Che vuol dire? ».
« Ho un compito in classe non posso certo occuparmi di lei se piange » rispose, guardandolo dritto negli occhi decisa, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Edward intanto guardava disgustato il bambolotto rigirandoselo tra le mani fino a sollevarlo all’altezza del viso, tenendolo per un piede. Isabella scosse la testa pensando che forse era stata una cattiva idea rifiutare la proposta del ragazzo.
La campanella dell’inizio dell’ora la riscuote dai suoi pensieri ricordandole che nell’aula alle sue spalle avrebbe dovuto sostenere l’esame che valeva il cinquantatré per cento del suo voto finale in matematica. E lei odiava la matematica.
Intanto il bambolotto non la smetteva di piangere e quel suono fastidioso stava facendo saltare i nervi a entrambi già messi a dura prova dalla reciproca vicinanza.
« Oh no, no… tu non mi lasci con questa cosa » affermò con impeto e indicando con la mano libera l’oggetto della loro diatriba. Isabella per nulla toccata si divertì a farlo arrabbiare di più esibendosi in un finto broncio sostituito subito dopo da un sorriso di vittoria alla vista dello sguardo di fuoco del ragazzo.
« Che strano, lo sto facendo » gli diede le spalle ed entrò nell’aula poco prima del professore carico di fogli bianchi e cartellette.
« Signor Cullen? » il ragazzo lanciò uno sguardo contrariato all’uomo e con un grugnito, si allontanò accompagnato dal pianto della sua nuova figlia.




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La donna giusta - Ultimo capitolo
Ancora prima di formulare un pensiero, il mio corpo scatta e il cervello da ordine ai piedi di muoversi e con l'ombrello copro la sua esile figura. Il suo profumo mi colpisce come un pugno in faccia, mi beo di quel momento.
Il mio corpo freme di desiderio, ne vuole di più, sempre di più, desidera un contatto più profondo, desidera prenderla e portarla in un posto solo per noi, dove lei é solo mia, dove io sono solo suo, dove lei suona solo per me.
- bisogno di aiuto signorina? - dico con voce resa roca dal turbinio di emozioni che sono in atto dentro di me.
Passione. Desiderio. Bramosia. Dolcezza. Tenerezza. Senso di protezione. Possesso. Devozione.
I suoi occhi, blu come un cielo d'estate, incatenano i miei e non posso impedire alla mia mente di ritornare al primo giorno che la vidi.
[ Autore: sayuri_88 ] [ Rating: Rosso ] [ Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale ] [ Capitoli: 6 ]   
[ Pubblicata: 11/05/11 ] [ Aggiornata: 04/11/11 ] [ Note: Nessuna ] [ In corso ]
[ Categoria: Storie originali > Romantico ] [ Leggi le 11 recensioni ]

    …: Fughe, scontri e biblioteche :… - Ultimo capitolo
Edward si è appena trasferito in una nuova città e durante una fuga si scontra con due occhi marroni come il cioccolato e....LEGGETE^^
[ Autore: sayuri_88 ] [ Rating: Giallo ] [ Genere: Commedia, Generale ] [ Capitoli: 13 ] [ Personaggi: Bella/Edward ] 
[ Pubblicata: 22/08/11 ] [ Aggiornata: 25/10/11 ] [ Note: AU, OOC ] [ In corso ]
[ Categoria: Libri > Twilight ] [ Contesto: Nessun libro/film ] [ Leggi le 93 recensioni ]

    La promessa di una bestia - Ultimo capitolo
Extra dalla mia storia "Beastly". Daniel è un vampiro da molti secoli condannato a una vita di tenebre contro la sua volontà. E' una bestia. Tutto cambia quando, lungo il suo cammino incontra Isabel, giovane matricola della Dartmouth.
[ Autore: sayuri_88 ] [ Rating: Giallo ] [ Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale ] [ Capitoli: 2 ]   
[ Pubblicata: 14/08/11 ] [ Aggiornata: 07/10/11 ] [ Note: Missing Moments ] [ Completa ]
[ Categoria: Storie originali > Soprannaturale > Vampiri ] [ Leggi le 4 recensioni ]

    Buttare via tutto, e di nuovo ricominciare Ultimo capitolo
lei era il bersaglio degli scherzi di lui, lei una bimba timida e ciocciottella che vedeva in lui il suo peggiore incubo. Che succede se lei se ne va, per tornare solo otto anni dopo? è tutto come prima o per una qualche ragione nascerà qualcosa di bello?
Dal capitolo:
Lei che stava porgendo la mano si blocca come fulminata- I-Ian?- la guardo interrogativo non capendo il suo cambiamento repentino, che le è preso? 
Si schiarisce la gola - Ian…Knight?- a quanto pare le hanno già parlato di me. Sorrido strafottente.
-il solo ed unico- sbianca completamente.
[ Autore: sayuri_88 ] [ Rating: Arancione ] [ Genere: Romantico ] [ Capitoli: 12 ]   
[ Pubblicata: 27/03/11 ] [ Aggiornata: 26/09/11 ] [ Note: Nessuna ] [ In corso ]
[ Categoria: Storie originali > Romantico ] [ Leggi le 14 recensioni ]

    Isabella and the half-vampire - Ultimo capitolo
Bella è una normale ragazza che vive a Forks da sola e un giorno d'estate scopre che il mondo in cui è vissuta fino ad ora era solo una piccola parte di quello che è realmente...
[ Autore: sayuri_88 ] [ Rating: Arancione ] [ Genere: Commedia, Romantico ] [ Capitoli: 2 ] [ Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti ] 
[ Pubblicata: 01/09/11 ] [ Aggiornata: 11/09/11 ] [ Note: AU, What if? ] [ In corso ]
[ Categoria: Libri > Twilight ] [ Contesto: Nessun libro/film ] [ Leggi le 9 recensioni ]

    In barca a vela controvento 
- ONE SHOT DELL'ESTATE -
Un viaggio in solitaria che porterà una ragazza alla scoperta di un mondo che neanche immaginava. Quello che pensava fosse solo una favola per bambini è in realtà un mondo nascosto, ai più. Un'avventura che la porterà a conoscere qualcuno che le mostrerà questo misterioso nuovo mondo.
Dalla storia:
Giocherellai con la piccola collana che portavo al collo. Era molto semplice, fatta con frammenti di corallo rosso da cui pendeva una metà di conchiglia, simile al nautilus, ma più piccola, e al centro una bellissima perla. Non so com’era possibile, ma questa cambiava colore in continuazione, col tempo avevo associato la cosa all’influenza dell’umore, come quegli anelli che vedono lungo le spiagge o nei negozi di souvenir. Ogni volta che provavo forti emozioni, il suo colore cambiava.
Come ne ero venuta in possesso? Beh, questa è una bella storia.
[ Autore: sayuri_88 ] [ Rating: Arancione ] [ Genere: Avventura, Fantasy, Romantico ] [ Capitoli: 1 ]   
[ Pubblicata: 19/08/11 ] [ Aggiornata: 19/08/11 ] [ Note: One-shot ] [ Completa ]
[ Categoria: Storie originali > Soprannaturale ] [ Leggi le 1 recensioni ]

    Shade-Tolerant 
CONCORSO ONE SHOT DELL'ESTATE
Se su una spiaggia mentre osservi il tramonto facessi un incontro speciale?
Ho pensato a come deve essere passare le vacanze estive per una persona che non può, per cause di forza maggiore, passare una giornata sotto il sole come fanno tutti ed è uscito questo...spero vi piaccia^^
Dal capitolo:
Sognavo che un giorno avrei potuto correre sotto il sole, andare alla spiaggia a nuotare e poi asciugarmi sulla sabbia, pranzare in un parco mentre i raggi del sole sfioravano la mia pelle come delle carezze. Un sole che mi era amico insomma. Ma la realtà era ben diversa.
[ Autore: sayuri_88 ] [ Rating: Giallo ] [ Genere: Generale, Sentimentale ] [ Capitoli: 1 ] [ Personaggi: Bella/Edward ] 
[ Pubblicata: 25/07/11 ] [ Aggiornata: 25/07/11 ] [ Note: One-shot ] [ Completa ]
[ Categoria: Libri > Twilight ] [ Contesto: Nessun libro/film ] [ Leggi le 7 recensioni ]

    La mia piccola fifona 
- Oddio!oddio! Edward ho paura - mormorai avvinghiandomi al braccio del mio ragazzo.
Mi aveva convinto a entrare in quell’edificio che sembrava aver scritto a caratteri cubitali “abbandonate ogni speranza voi che entrate” ma che il mio adorato ragazzo, a quanto pare, non aveva visto. Dovrò suggerirgli una visita dall’oculista mi appuntai mentalmente una volta che saremmo usciti da quell’inferno.
[ Autore: sayuri_88 ] [ Rating: Verde ] [ Genere: Commedia ] [ Capitoli: 1 ] [ Personaggi: Bella/Edward ] 
[ Pubblicata: 02/07/11 ] [ Aggiornata: 02/07/11 ] [ Note: One-shot ] [ Completa ]
[ Categoria: Libri > Twilight ] [ Contesto: Nessun libro/film ] [ Leggi le 3 recensioni ]

    Beastly - Ultimo capitolo
Ispirato alla Bella e la Bestia.... Isabel sta per partire per l'università dove farà nuove conoscenze, nuove amicizie e qualcosa di più.... ma non tutto è come sembra.
Dal capitolo:
Isabel s’imbarcò sull’aereo con sentimenti contrastanti. 
Gioia, per l’inizio di una nuova esperienza. Tristezza, per dover salutare suo padre e i luoghi dove era cresciuta e che l’avevano fatta sentire al sicuro. Timore, perché aveva come il presentimento che qualcosa sarebbe successo e che questo le avrebbe sconvolto l’esistenza, in bene o in male ancora non lo sapeva.
[ Autore: sayuri_88 ] [ Rating: Arancione ] [ Genere: Mistero, Romantico ] [ Capitoli: 4 ]   
[ Pubblicata: 05/06/11 ] [ Aggiornata: 08/06/11 ] [ Note: Nessuna ] [ Completa ]
[ Categoria: Storie originali > Soprannaturale > Vampiri ] [ Leggi le 4 recensioni ]

    Red Fairytale - Ultimo capitolo
C’era una volta una bambina tanto vivace quanto sbadata, correva sempre anche per andare da una stanza all’altra, i genitori non sapevano come farla stare ferma soprattutto perché aveva la tendenza a sbattere contro oggetti fermi e inciampare sui suoi stessi piedini ed erano preoccupati che potesse farsi molto male, ma la amavano tanto e quando la vedevano a terra a piangere per l’ennesima caduta la rassicuravano e le davano un bacino sulla bua per fargliela passare e la piccolina rassicurata tornava felice a saltellare per la casa o il giardino mentre i genitori amorevoli, aspettavano la successiva caduta.
In un girono di fine giugno correva nei campi col suo fratellone, quando….
[ Autore: sayuri_88 ] [ Rating: Verde ] [ Genere: Generale ] [ Capitoli: 3 ] [ Personaggi: Bella/Edward, Un po' tutti ] 
[ Pubblicata: 30/04/11 ] [ Aggiornata: 03/05/11 ] [ Note: Nessuna ] [ Completa ]
[ Categoria: Libri > Twilight ] [ Contesto: Nessun libro/film ] [ Leggi le 16 recensioni ]

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Ciao a tutti! Non dovevo aggiornare oggi ma che modo migliore per festeggiare il mio compleanno? Oggi lo dedicherò solo alla scrittura così da riuscire ad aggiornare le altre storie^^ 23 anni, mi sento vecchia : ) No, non è vero anche se non mi spiego quel capello bianco che ho trovato questa mattina sul cuscino... ahahahahah
Bando alle ciance, sul 
BLOG e sulla PAGINA FB ho messo un sondaggio "Quale secondo voi è più vera?" vi invito a marcare quella che preferite, vi ruberà solo due secondi del vostro tempo, anche perchè da questo sondaggio dipenderà la fine di questa storia. "Tre all'improvviso - Lei, lui e..." è nata così senza sapere come sarebbe finita e ieri ho pensato a due finali e siccome sono indecisa lascio a voi l'ardua sentenza vi dico che ho pensato a un "e non vissero felice e contenti" anche se amo i lieto fine e quindi potrei anche fare un extra dove le cose possano sistemarsi ma... ma...
Voglio ringraziare le magnifice 6 ragazze che hanno recensito il primo capitole e tutte quelle che hanno messo la storia tra le seguite,preferite e ricordate, siete già tantissime!!! *-*

Qualcuna di voi mi ha detto che una cosa del genere l'ha fatta alle medie, mi raccontate qualcosa? Come è stato e magari quache figuraccia o cavolata fatta? magari mi servirà come spunto ^^
Okay ora vi lascio alla storia. Buona lettura.

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Tre all' improvviso

Lei, lui e...

 

 

 

 

Capitolo 2 .

 

« Bene, tutti giù le penne e l’ultima fila passi i compiti alla penultima e così via » annunciò il professore mentre Isabella appoggiava soddisfatta del suo lavoro la penna sul tavolo. Aveva studiato fino alle tre di notte per essere sicura di saper fare tutti i possibili esercizi che il Signor. Montgomery avrebbe potuto mettere nel test, ma ne era valsa la pena.
Dopo pochi minuti qualcuno le picchiettò sulla spalla. Jessica le stava porgendo il plico di compiti che afferrò prontamente aggiungendovi il suo, con un sorriso soddisfatto, per poi alzarsi e consegnarli al professore nello stesso momento della Denali che la guardò con fastidio, ma Isabella non ne fu toccata. Se la biondina avesse studiato, non avrebbe sentito la necessità di tentare di copiare dal suo foglio, pensò tornando al posto per recuperare le sue cose. In quel momento una ragazza minuta e dai capelli corvini, sparati in ogni direzione che la facevano sembrare a una che aveva messo le dita nella corrente, si avvicinò alla mora con sguardo imbronciato.
« Allora, come è andato il compito? Io credo di aver fatto un pasticcio » esordì con tono sommesso.
« Suvvia non sarai andata così male » cercò di rassicurarla, anche se dentro di se non poteva non essere d’accordo con la ragazza. Alice era una delle sue poche amiche e il giorno prima aveva accettato di aiutarla a studiare poiché, come sempre, si era decisa all’ultimo momento ad aprire quel misterioso tomo chiamato libro di matematica, anche se alla fine non avevano risolto molto, Alice come al solito si era persa lungo la strada, cercando di coinvolgerla nei suoi discorsi che non c’entravano nulla con l’argomento di studio e i tentativi di Isabella per riportarla sulla strada giusta erano miseramente falliti e così se ne era tornata a casa per completare il suo rito pre test che consisteva in un inteso ripasso, comodamente sdraiata sul letto, con a fianco, poggiata sul comodino, una tazza enorme di cioccolata calda con panna montata e una spolverata di cannella che aveva il potere di rilassarla.

« Sarà un miracolo se prenderò la sufficienza » sentenziò appena imboccarono l’uscita. Isabella stava per risponderle, per dirle che avrebbe dovuto studiare prima e non all’ultimo minuto, ma si bloccò appena incrociò un paio di occhi verdi che la guardavano con un cipiglio arrabbiato. Cullen era poggiato al muro del corridoio le braccia incrociate da cui pendeva la bambola che il ragazzo reggeva per un braccio. Isabella scosse la testa e aprì la bocca per dirgliene quattro quando qualcuno la superò spintonandola per una spalla, facendole cadere tutti i libri a terra.
« Ehi! » si lamentò Isabella lanciando un’occhiata di fuoco alla ragazza, o meglio la regina delle oche della scuola, che l’aveva spintonata. 
« Denali, perché non guardi dove vai! » urlò Alice mentre Isabella raccoglieva imbufalita le sue cose da terra. Guardare? Si chiese Isabella, la biondina sembrava un cavallo, con quella ciocca di capelli che le cadeva davanti al viso, un taglio che tanto andava di moda in quel periodo ma che lei non comprendeva, lo reputava fastidioso, ricordava a Isabella il piccolo pony che aveva cavalcato una volta alla riserva di La Push all’età di otto anni e come allora, si chiese come facevano a vederci con tutto quel pelo davanti agli occhi.
« Edward! Che bella sorpresa. Mi aspettavi? » gracchiò la bionda piazzandosi davanti al ragazzo riservando alle due solo un’occhiata di sufficienza. Irina Denali era sopra tutto e tutti.
« Lascia perdere Alice, non ne vale la pena » borbottò Isabella verso l’amica che al contrario di lei non sembrava intenzionata a lasciar correre. A Isabella alla fine non interessava, quando sarebbero usciti da lì, lei avrebbe avuto mille porte da aprire e Irina Denali sarebbe stata solo un piccolo puntino insignificante della sua vita.
« Ciao, Irina. Scusa ma ho da fare » la liquidò senza troppi preamboli e staccatosi dal muro, coprì in poche falcate la distanza che lo divideva da Isabella, sotto lo sguardo allibito della biondina. Inevitabilmente questo fece sorridere Ia mora, per l’ego della Denali quello era stato un duro colpo.
« Questa cosa non la smetteva di piangere! E nel corridoio tutti facevano battute stupide su di me » proruppe mostrandogli il bambolotto che la guardava sorridente. Che aveva da sorridere poi…
Isabella però avrebbe riso molto volentieri, avrebbe voluto vedere “Edward Cullen playboy della scuola” diventare “Edward Cullen lo zimbello della scuola”. Erano cose che non avevano prezzo.
Dovette alzare lo sguardo per poterlo guardare in viso, il ragazzo la sovrastava completamente, era una formica al confronto.
« Se sei un pessimo padre non è colpa mia » gli rispose saputella « ma alla fine ci sei riuscito, no?» Se fosse stato possibile Edward l’avrebbe uccisa con un semplice sguardo ma per fortuna di Isabella il modo di dire “ uccidere con lo sguardo” era, appunto, solo un modo di dire.
« L’ho lasciato nell’armadietto » lui aveva fatto cosa? Si chiese Isabella che lo guardava con gli occhi quasi fuori dalle orbite e la bocca spalancata. Aveva chiuso nell’armadietto il loro compito!
Non sapeva se urlare e lanciarsi contro l’idiota, alias Cullen, cercando di procurare più danni possibili al suo bel faccino, o iniziare a ridere, una risata isterica, molto isterica. Alla fine scelse la prima, o almeno una parte, visto che non aveva intenzione di fare visita alla preside se non per discutere del suo futuro accademico.
« Ti sei ammattito per caso? Non ho intenzione di prendere un voto basso per la tua stupidità » protestò Isabella. 
« Che dovevo fare? Non smetteva di piangere e tutti mi ridevano dietro » protesto lui piccato « quando è finita la lezione e sono andato a riprenderlo, aveva smesso » lo disse come se fosse orgoglioso di quello che aveva fatto. 
« Non puoi chiudere un bambino nell’armadietto perché piange » obbiettò lei immaginandosi già davanti alla professoressa mentre cercava di spiegarli del perché, quello che dovrebbe essere loro figlio, era chiuso in un posto angusto come quello. Li avrebbe espulsi dal progetto, la preside l’avrebbe segnato nella sua cartella che fino a quel momento era rimasta immacolata. Una macchia sulla sua carriera scolastica
« Ma è un bambolotto! » la contestò.
« Sì,» dovette ammettere, e se fosse stato qualcun altro a farlo avrebbe riso a crepapelle e probabilmente avrebbe fatto lo stesso, ma si parlava del suo compito!, « ma ora è tuo figlio non puoi chiuderlo nell’armadietto » probabilmente la gente che passava loro a fianco poteva vedere un fumo nero uscire dalle sue orecchie.
« Beh, vediamo se sei una brava mammina » rispose lui indispettito mollandogli il giocattolo. Isabella se lo rigirò tra le mani cercando un qualche segno che potesse essere usato come prova per la sua incompetenza, ma oltre il vestito leggermente stropicciato e i capelli, stepposi, scompigliati non vide nulla.
« Sicuramente farò un lavoro migliore del tuo. Comunque oggi dobbiamo trovarci e  discutere su come organizzarci…  » iniziò lei mentre nella sua mente già si delineava un programma giornaliero.
« Oggi ho da fare » la bloccò lui secco. Isabella voleva tirargli il giocattolo in testa ma invece prese un respiro profondo e si calmò. Doveva lavorare con lui per due settimane e doveva andarci d’accordo, nel bene e nel male, ma soprattutto evitare una crisi nervosa. Dovevano collaborare e venirsi in contro.
« E non puoi rimandare? Ci basta solo un’ora per iniziare a impostare un piano economico per la famiglia » continuò lei imperterrita. Certo era solo lunedì e di tempo ne avevano ma doveva prendere il toro per le corna o Cullen avrebbe posticipato tutto. Il ragazzo sbuffò e si passò una mano tra i capelli scompigliandoli maggiormente. Altro gesto che mandava in visibilio le sue compagne e lei non aveva mai capito il perché.
« Va bene, che ne dici se vengo da te verso le cinque e mezzo? » propose dopo qualche minuto di silenzio come se fosse un grande onore quello che stava facendo a Isabella.
« Perfetto » concordò lei, avrebbe pensato a qualcosa prima e poi si sarebbero messi subito all’opera.
Cullen soddisfatto la salutò con un cenno del mano e fece per allontanarsi quando la voce di lei lo richiamò.
« Non sai nemmeno dove abito! » come faceva a raggiungerla se nemmeno sapeva dove abitava? Che fosse una scusa per darle buca? Quel pensiero la irritava non poco.
Cullen si girò con sguardo infastidito come se per quanti gli riguardava, gli aveva già concesso troppo del suo prezioso tempo e le rispose: « tutti sanno dove abita lo sceriffo, Swan! ».
Si rigirò e riprese a camminare con la sua andatura da super figo sotto lo sguardo indispettito di Isabella. Ma chi si credeva di essere? 

« Se pensi che una come te possa interessare a Edward, ti sbagli di grosso » disse la bionda che era rimasta a osservare lo svolgersi degli eventi prima con sguardo attonito poi soddisfatto e infine beffardo. 
« Tienitelo pure » disse come se le stesse facendo un favore « Non potrei mai mettermi tra te e lui. Siete perfetti l’uno per l’altra. Anime gemelle » continuò serafica, la sola idea di un eventualità simile la disgustava. 
Irina sbatté le ciglia ripetutamente, probabilmente il suo cervello ridotto non riusciva a capire se l’allusione di Isabella fosse un complimento o una palese presa in giro. 
« Comunque non avresti possibilità. Sei o non sei la sciatta Swan? » e con un sorriso più falso di una moneta bucata se ne andò. 
Lei e Cullen? Per chi l’aveva scambiata? Puntava molto più in alto…
« Non darle retta non sei sciatta » la rassicurò l’amica anche se non c’era bisogno. 
« Detto da lei è un complimento » affermò mentre si avviava verso l’edificio della mensa. Il suo stomaco reclamava le sue attenzioni.
Era sciatta? E allora? Lei stava benissimo così con i suoi jeans e maglioni coprenti per proteggersi dal freddo non aveva intenzioni di morire congelata per apparire bella. ”Se bella vuoi apparire un poco devi soffrire” si diceva ma Isabella ne poteva fare a meno, si reputava carina, non bellissima ma nemmeno brutta e i suoi vestiti le piacevano.
« Economia domestica? » le domandò Alice divertita chinandosi a osservare il bambolotto che Bella stava dondolando nella speranza di farlo calmare. Aveva fatto la babysitter per quasi un anno al figlio dei Clearwater, doveva pur voler dire qualcosa. 
« Già » e per fortuna la bambola piano piano smise di piangere e Isabella si lasciò andare a un sorriso di vittoria. Visto Cullen? Che ci voleva?
« Io dovrò farlo il prossimo semestre. Beh guardandoti saprò che devo fare » esclamò gioiosa Alice. Certo a lei toccava il lavoro sporco…


_____________________________________________________________
Ahahahahah... visto che ha combinato il nostro Edward? Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e magari mi lasciate un piccolo segno del vostro passaggio? 

Vi ricordo il sondaggio!! La fine che faranno è nelle vostre mani.


 

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    …: Fughe, scontri e biblioteche :… - Ultimo capitolo
Edward si è appena trasferito in una nuova città e durante una fuga si scontra con due occhi marroni come il cioccolato e....LEGGETE^^
[ Autore: sayuri_88 ] [ Rating: Giallo ] [ Genere: Commedia, Generale ] [ Capitoli: 14 ] [ Personaggi: Bella/Edward, Un po' tutti ] 
[ Pubblicata: 22/08/11 ] [ Aggiornata: 12/11/11 ] [ Note: AU, OOC ] [ In corso ]
[ Categoria: Libri > Twilight ] [ Contesto: Nessun libro/film ] [ Leggi le 100 recensioni ]

 

    La donna giusta - Ultimo capitolo
Ancora prima di formulare un pensiero, il mio corpo scatta e il cervello da ordine ai piedi di muoversi e con l'ombrello copro la sua esile figura. Il suo profumo mi colpisce come un pugno in faccia, mi beo di quel momento.
Il mio corpo freme di desiderio, ne vuole di più, sempre di più, desidera un contatto più profondo, desidera prenderla e portarla in un posto solo per noi, dove lei é solo mia, dove io sono solo suo, dove lei suona solo per me.
- bisogno di aiuto signorina? - dico con voce resa roca dal turbinio di emozioni che sono in atto dentro di me.
Passione. Desiderio. Bramosia. Dolcezza. Tenerezza. Senso di protezione. Possesso. Devozione.
I suoi occhi, blu come un cielo d'estate, incatenano i miei e non posso impedire alla mia mente di ritornare al primo giorno che la vidi.
[ Autore: sayuri_88 ] [ Rating: Rosso ] [ Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale ] [ Capitoli: 6 ]   
[ Pubblicata: 11/05/11 ] [ Aggiornata: 04/11/11 ] [ Note: Nessuna ] [ In corso ]
[ Categoria: Storie originali > Romantico ] [ Leggi le 12 recensioni ]

 

    La promessa di una bestia - Ultimo capitolo
Extra dalla mia storia "Beastly". Daniel è un vampiro da molti secoli condannato a una vita di tenebre contro la sua volontà. E' una bestia. Tutto cambia quando, lungo il suo cammino incontra Isabel, giovane matricola della Dartmouth.
[ Autore: sayuri_88 ] [ Rating: Giallo ] [ Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale ] [ Capitoli: 2 ]   
[ Pubblicata: 14/08/11 ] [ Aggiornata: 07/10/11 ] [ Note: Missing Moments ] [ Completa ]
[ Categoria: Storie originali > Soprannaturale > Vampiri ] [ Leggi le 4 recensioni ]

 

    Buttare via tutto, e di nuovo ricominciare Ultimo capitolo
lei era il bersaglio degli scherzi di lui, lei una bimba timida e ciocciottella che vedeva in lui il suo peggiore incubo. Che succede se lei se ne va, per tornare solo otto anni dopo? è tutto come prima o per una qualche ragione nascerà qualcosa di bello?
Dal capitolo:
Lei che stava porgendo la mano si blocca come fulminata- I-Ian?- la guardo interrogativo non capendo il suo cambiamento repentino, che le è preso? 
Si schiarisce la gola - Ian…Knight?- a quanto pare le hanno già parlato di me. Sorrido strafottente.
-il solo ed unico- sbianca completamente.
[ Autore: sayuri_88 ] [ Rating: Arancione ] [ Genere: Romantico ] [ Capitoli: 12 ]   
[ Pubblicata: 27/03/11 ] [ Aggiornata: 26/09/11 ] [ Note: Nessuna ] [ In corso ]
[ Categoria: Storie originali > Romantico ] [ Leggi le 14 recensioni ]

 

    Isabella and the half-vampire - Ultimo capitolo
Bella è una normale ragazza che vive a Forks da sola e un giorno d'estate scopre che il mondo in cui è vissuta fino ad ora era solo una piccola parte di quello che è realmente...
[ Autore: sayuri_88 ] [ Rating: Arancione ] [ Genere: Commedia, Romantico ] [ Capitoli: 2 ] [ Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti ] 
[ Pubblicata: 01/09/11 ] [ Aggiornata: 11/09/11 ] [ Note: AU, What if? ] [ In corso ]
[ Categoria: Libri > Twilight ] [ Contesto: Nessun libro/film ] [ Leggi le 9 recensioni ]

 

    In barca a vela controvento 
- ONE SHOT DELL'ESTATE -
Un viaggio in solitaria che porterà una ragazza alla scoperta di un mondo che neanche immaginava. Quello che pensava fosse solo una favola per bambini è in realtà un mondo nascosto, ai più. Un'avventura che la porterà a conoscere qualcuno che le mostrerà questo misterioso nuovo mondo.
Dalla storia:
Giocherellai con la piccola collana che portavo al collo. Era molto semplice, fatta con frammenti di corallo rosso da cui pendeva una metà di conchiglia, simile al nautilus, ma più piccola, e al centro una bellissima perla. Non so com’era possibile, ma questa cambiava colore in continuazione, col tempo avevo associato la cosa all’influenza dell’umore, come quegli anelli che vedono lungo le spiagge o nei negozi di souvenir. Ogni volta che provavo forti emozioni, il suo colore cambiava.
Come ne ero venuta in possesso? Beh, questa è una bella storia.
[ Autore: sayuri_88 ] [ Rating: Arancione ] [ Genere: Avventura, Fantasy, Romantico ] [ Capitoli: 1 ]   
[ Pubblicata: 19/08/11 ] [ Aggiornata: 19/08/11 ] [ Note: One-shot ] [ Completa ]
[ Categoria: Storie originali > Soprannaturale ] [ Leggi le 1 recensioni ]

 

    Shade-Tolerant 
CONCORSO ONE SHOT DELL'ESTATE
Se su una spiaggia mentre osservi il tramonto facessi un incontro speciale?
Ho pensato a come deve essere passare le vacanze estive per una persona che non può, per cause di forza maggiore, passare una giornata sotto il sole come fanno tutti ed è uscito questo...spero vi piaccia^^
Dal capitolo:
Sognavo che un giorno avrei potuto correre sotto il sole, andare alla spiaggia a nuotare e poi asciugarmi sulla sabbia, pranzare in un parco mentre i raggi del sole sfioravano la mia pelle come delle carezze. Un sole che mi era amico insomma. Ma la realtà era ben diversa.
[ Autore: sayuri_88 ] [ Rating: Giallo ] [ Genere: Generale, Sentimentale ] [ Capitoli: 1 ] [ Personaggi: Bella/Edward ] 
[ Pubblicata: 25/07/11 ] [ Aggiornata: 25/07/11 ] [ Note: One-shot ] [ Completa ]
[ Categoria: Libri > Twilight ] [ Contesto: Nessun libro/film ] [ Leggi le 7 recensioni ]

 

    La mia piccola fifona 
- Oddio!oddio! Edward ho paura - mormorai avvinghiandomi al braccio del mio ragazzo.
Mi aveva convinto a entrare in quell’edificio che sembrava aver scritto a caratteri cubitali “abbandonate ogni speranza voi che entrate” ma che il mio adorato ragazzo, a quanto pare, non aveva visto. Dovrò suggerirgli una visita dall’oculista mi appuntai mentalmente una volta che saremmo usciti da quell’inferno.
[ Autore: sayuri_88 ] [ Rating: Verde ] [ Genere: Commedia ] [ Capitoli: 1 ] [ Personaggi: Bella/Edward ] 
[ Pubblicata: 02/07/11 ] [ Aggiornata: 02/07/11 ] [ Note: One-shot ] [ Completa ]
[ Categoria: Libri > Twilight ] [ Contesto: Nessun libro/film ] [ Leggi le 3 recensioni ]

 

    Beastly - Ultimo capitolo
Ispirato alla Bella e la Bestia.... Isabel sta per partire per l'università dove farà nuove conoscenze, nuove amicizie e qualcosa di più.... ma non tutto è come sembra.
Dal capitolo:
Isabel s’imbarcò sull’aereo con sentimenti contrastanti. 
Gioia, per l’inizio di una nuova esperienza. Tristezza, per dover salutare suo padre e i luoghi dove era cresciuta e che l’avevano fatta sentire al sicuro. Timore, perché aveva come il presentimento che qualcosa sarebbe successo e che questo le avrebbe sconvolto l’esistenza, in bene o in male ancora non lo sapeva.
[ Autore: sayuri_88 ] [ Rating: Arancione ] [ Genere: Mistero, Romantico ] [ Capitoli: 4 ]   
[ Pubblicata: 05/06/11 ] [ Aggiornata: 08/06/11 ] [ Note: Nessuna ] [ Completa ]
[ Categoria: Storie originali > Soprannaturale > Vampiri ] [ Leggi le 4 recensioni ]

 

    Red Fairytale - Ultimo capitolo
C’era una volta una bambina tanto vivace quanto sbadata, correva sempre anche per andare da una stanza all’altra, i genitori non sapevano come farla stare ferma soprattutto perché aveva la tendenza a sbattere contro oggetti fermi e inciampare sui suoi stessi piedini ed erano preoccupati che potesse farsi molto male, ma la amavano tanto e quando la vedevano a terra a piangere per l’ennesima caduta la rassicuravano e le davano un bacino sulla bua per fargliela passare e la piccolina rassicurata tornava felice a saltellare per la casa o il giardino mentre i genitori amorevoli, aspettavano la successiva caduta.
In un girono di fine giugno correva nei campi col suo fratellone, quando….
[ Autore: sayuri_88 ] [ Rating: Verde ] [ Genere: Generale ] [ Capitoli: 3 ] [ Personaggi: Bella/Edward, Un po' tutti ] 
[ Pubblicata: 30/04/11 ] [ Aggiornata: 03/05/11 ] [ Note: Nessuna ] [ Completa ]
[ Categoria: Libri > Twilight ] [ Contesto: Nessun libro/film ] [ Leggi le 16 recensioni ]

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Ciao a tutti! Prima di tutto ringrazio tutti quelli che hanno messso la storia tra le preferite, ricordate e seguite, mi rende felicissima il sapere che siete così tante ma fatevi anche sentire mi raccomando, mi piacerebbe sapere qualche volstro parere o idea. Un enorme grazie alle ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo, vi adoro!
In fine vi ricordo il BLOG e sulla PAGINA FB dove inserisco aggiornamenti, avvisi e spoiler e anche il sondaggio per scoprire come finirà la storia, perchè per Tre all'improviso sarete voi a decidere il finale.
Buona lettura!




Tre all' improvviso
Lei, lui e...


Capitolo 3 .


 

Secondo gli emeriti signori del governo i giovani non sapevano cosa voleva dire avere rapporti sessuali e quali erano le precauzioni da prendere. Negli ultimi anni la percentuale di ragazze madri era aumentata, e, secondo i sopracitati signori, bisognava mettere dei paletti, o almeno dargli un assaggio delle conseguenze delle loro azioni sconsiderate.
Quindi i ragazzi dell’ultimo anno dovevano seguire obbligatoriamente un corso gestito da una psicologa e un assistente sociale che avevano il compito di istruirli. Isabella e i suoi compagni avevano dovuto vedere un video, fatto negli anni ottanta, sulla sera del ballo di fine anno che come tradizione vuole finiva sempre in una camera di un motel e spesso si entrava in due e si usciva in tre e infine come conclusione del corso avrebbero dovuto prendersi cura di finti bambini.
Che stupidaggine, si disse la ragazza. 
Isabella non sarebbe certo stata così stupida, non avrebbe bruciato le tappe, aveva una scaletta ben precisa: diplomarsi con il punteggio massimo, fare il discorso di chiusura, entrare a Yale o Harvard, laurearsi con lode, entrare in un buono studio legale e diventarne socia nel minor tempo possibile, in fine trovare un uomo di successo, sposarlo e avere due figli, un maschio e una femmina. Non chiedeva molto.

« Certo che sei stata fortunata. Sei in coppia con Cullen, la metà del corpo studentesco femminile morirebbe per essere al tuo posto » disse divertita Alice e prendendo la sua amica a braccetto. Isabella ridacchiò divertita, la sua amica non aveva tutti i torti.
« Che si facciano avanti. Primo non voglio lavorare due settimane con quello e poi che senso ha prendersi cura di un bambolotto? » protestò Isabella mentre guardava la bambola che aveva tra le mani. Gli occhi, si muovevano su e giù a ogni oscillazione, e con quel sorriso sulle labbra era raccapricciante.
Arrivarono alla mensa e Alice aprì la porta, tenendola per permettere a Isabella di passare. Subito i ragazzi vicino a loro la osservarono incuriositi e divertiti.
« Mai visto un bambolotto in vita tua? » domandò stizzita a uno del secondo anno che da quando era entrata non faceva che additarla. Questi si dileguò subito sparendo in mezzo alla folla di ragazzi e lei sospirò. Avrebbe dovuto abituarsi a quelle scomode attenzioni. Si guardò attorno e molti, o meglio tutti, i ragazzi che seguivano il corso di economia domestica erano nella medesima situazione. 
« Non sarà poi così male. Insomma se Jasper è suo amico ci sarà un motivo » mormora Alice estasiata quando nel suo campo visivo entrò la figura longilinea del suddetto ragazzo. L’affermazione della ragazza richiamò l’attenzione di Isabella che seguì lo sguardo dell’amica. Jasper Whitlock, ottimo studente, un po' introverso, non parlava molto con chi non conosceva, ma non si rifiutava quando qualcuno gli chiedeva una mano. Isabella lo aveva inserito nella lista di bravi ragazzi e sperava con tutta se stessa che Alice riuscisse a farsi notare dal ragazzo. 

Entrambe le ragazze seguirono con lo sguardo il biondo che con il vassoio in mano occupava posto a fianco del suo amico che lo saltò entusiasta e lo coinvolse in una qualche discussione. 
Quello che le aveva detto Alice le dava da pensare. Perché un ragazzo come Jasper era il migliore amico di un ragazzo come Cullen? Erano agli opposti in tutto eppure erano un duo molto unito.
« Questo motivo deve essere ben nascosto allora, perché io non riesco proprio a vederlo » e così Isabella volle chiudere il discorso. Quel giorno Cullen era entrato anche troppo nella sua vita. 

Si misero in fila per il pranzo e presero posto nella metà rimasta libera di un tavolo vicino alle finestre, che dava sul parcheggio della scuola, parlando del più e del meno e per fortuna di Isabella la piccola non aveva pianto, forse aveva dato tutto con Cullen e in quel momento si stava godendo un sonnellino ristoratore. 
Il lavoro non la entusiasmava per nulla, era tempo rubato allo studio, ma era pur sempre un compito e avrebbe dato il massimo.
« Ti sei mai chiesta com’è il mondo dei popolari? » le chiese l’amica mentre aveva lo sguardo fisso sul loro tavolo e si portava alla bocca una foglia di lattuga. Alice aveva tutte le carte in regola per entrare nel gruppo, solo che, a differenza di loro, non camminava tra gli studenti come una Dea in terra. Forse anche la sua eccentricità aveva giocato a suo sfavore, pensò Isabella mentre squadrava la ragazza. Alice era un anticonformista, a volte un po' eccentrica, ma soprattutto pensava con la sua testa e la cosa non andava bene se dovevi adeguarti al gregge.
« Sinceramente? Sto bene dove sono. Chi ce lo fa fare di sederci con Irina la Gallina e la sua combriccola? » disse lanciando un’occhiata eloquente al gruppetto di ragazze che disturbavano il suo pranzo con le loro risate fastidiosamente stridule. Erano sedute vicine e sembrava si stessero rivelando chissà quale segreto invece delle solite malignità verso quello o quell’altro studente.
« Effettivamente » convenne l’altra « ma potrei avvicinarmi a Jasper ».
« E hai bisogno di loro per parlarci? Vai lì e salutalo, no? » Alice divenne subito rossa, quando si trattava di sentimenti la ragazza perdeva tutta la sua esuberanza e spregiudicatezza diventando timida e insicura. L’unica volta che aveva parlato con Jasper aveva iniziato a balbettare frasi senza senso e le volte successive Alice si era limitata a darsela a gambe cambiando direzione appena la chioma leonina del biondino spuntava all’orizzonte. Diceva che era inutile provarci, anche se avesse trovato il coraggio di parlargli, era convinta che l’avrebbe rifiutata, aveva l’insana idea di non essere alla sua altezza.
“ Sei nata paperina, che cosa ci vuoi far?" si divertiva a provocarla, scherzando sul fatto che Alice fosse davvero bassa mentre Jasper sfiorava il metro e ottanta. Puntualmente Alice s’infuriava dandole dell’insensibile, che non era l’altezza fisica a preoccuparla, ma in quel modo riusciva a tirarla su di morale.
Al suono della campanella, si alzarono dal tavolo e riposero i loro vassoi sui carrelli sistemati lungo le pareti della mensa e si diressero svogliate verso la palestra, nessuna delle due amava la ginnastica. Alice perché sudava troppo e in quel modo avrebbe rovinato l’acconciatura e Isabella perché con la coordinazione occhio mano che si ritrovava cercava di stare alla larga il più possibile da quell’edificio nefasto.
Quel giorno però la fortuna era dalla loro, la squadra di Basket doveva allenarsi per l’imminente partita che si sarebbe tenuta proprio nella loro scuola sabato e insieme ad Alice si sedette ai lati del campo a guardare i ragazzi che correvano, avanti e indietro, per contendersi il possesso di una palla. Isabella non aveva mai capito la funzione di quel gioco, così come degli altri sport.
Senza un apparente motivo cercò con lo sguardo quello che per le due settimane seguenti sarebbe stato suo marito. Era fermo ai lati di quella che chiamano mezzaluna, a fianco di Jasper, che si stava preparando a tirare, che rideva e scherzava. Quando sorrideva, con quel sorriso sghembo si formava sempre una piccola fossetta che lo faceva apparire quasi tenero e la leggera divisa completamente madida di sudore lasciava poco all’immaginazione delle sue compagne che non si perdevano nemmeno un suo movimento. Era un bel ragazzo, quello lo doveva ammette. 
E proprio mentre lo stava osservando, Edward alzò lo sguardo proprio verso di lei e le fece l’occhiolino con fare ammiccante. Isabella alzò un sopracciglio e scosse la testa sconsolata e si ripeté quello che pensava sempre quando incrociava la strada del giovane Casanova: è inutile avere la tartaruga sulla pancia se in testa hai un criceto in prognosi riservata.

Erano le sei passate, Isabella aveva consumato il parquet davanti alla porta d’ingresso a  furia di camminare avanti e indietro in attesa dell’arrivo del suo compagno di classe. Di Cullen nemmeno l’ombra.
Lo sapeva, lo sapeva, si ripeteva nella mente da un quarto d’ora. Le aveva dato il contentino e poi se l’era filata! Tipico di quelli come lui, pensò, e allora perché ci era cascata?
Avrebbe voluto prenderlo e tirargli il collo, come si faceva con le galline, e appallottolarlo per poi giocarci a basket, anche se non sapeva nemmeno come si teneva la palla, poi lo avrebbe lasciarlo alle fauci di Jake e Leah, i due cani, che la guardavano marciare davanti alla porta, unici testimoni di quei piani contro Cullen.
Come contattarlo? Lei era un comune mortale non aveva l’onore, ironicamente parlando, di possedere il numero di cellulare di Cullen. Guardò la porta come se quella fosse in grado di rispondere alle sue domande e desiderò di vederla aprirsi rivelando la figura alta e slanciata di Cullen e quando sentì lo scatto della serratura, sbatté più volte gli occhi pensando che qualcuno aveva ascoltato la sua richiesta ma le sue illusioni furono spazzate via dal leggero venticello provocato dall’apertura della porta. I cani erano scattati sull’attenti trotterellando verso la porta annusando l’aria per riconoscere il nuovo arrivato.
« Si gela oggi » borbottò lo sceriffo scrollando le spalle come a volersi levare  di dosso il freddo. « Ehi, ciao belli » esclamò l’uomo inginocchiandosi per ricambiare le feste dei due animali che si esibirono in guaiti di gioia.
« Isabella! » esordì, appena si accorse della figlia, ferma a mezzo metro da lui, che lo guardava « Era da quanto avevi otto anni che non mi aspettavi davanti alla porta impaziente di riabbracciare i tuo vecchio » esclamò la voce di Charlie piacevolmente sorpresa.
La ragazza affilò lo sguardo prima di dargli le spalle e correre in camera sua. Dietro di se sentiva i passi sommessi dei due cani che vedendola andare via l’avevano seguita a ruota. Entrò in camera sua a passo di carica seguita da Jake che scodinzolando richiamava le sue attenzioni e poco dopo arrivò anche Leah con il suo passo lento e annoiato, la cagnolina si sistemò sulla panca sistemata sotto alla finestra e si mise ad annusare il nuovo arrivato della famiglia Swan. 
« Idiota! » imprecò quando ebbe chiuso la porta dietro di se, e non era il padre, l’oggetto dei suoi pensieri.
Recuperò il portatile dalla scrivania e si lasciò cadere sul letto a peso morto. Lo accese perdendosi a osservare lo schermo che s’illuminava mostrando il desktop minuziosamente organizzato in cartelle divise per argomento. Sentì il materasso piegarsi sotto il peso del corpo di Jake che si accoccolò al suo fianco poggiando il muso sul gomito della ragazza.
« Jake, perché voi maschi dovete essere così idioti a volte? » chiese retorica al cane che guaì contrariato mentre Leah, abbaiò, concorde con quello detto dalla padrona.
« No, tu non sei idiota » disse lei sorridendo all’animale e grattandogli la testa. Quando si voltò verso l’altra cagnetta la vide col capo leggermente inclinato come a mostrare tutti i dubbi che aveva al riguardo.
Con un sorriso divertito la ragazza riportò l'attenzione al computer che automaticamente si era collegato a internet. Una finestra nel centro del desktop la avvisava che aveva cinque mail non lette. Sbuffò infastidita penando che fossero le solite pubblicità e per quello quando aprì la casella di posta non riuscì a credere ai suoi occhi. Dovette sbatterli un paio di volte prima di rendersi conto che quelle richieste di amicizia erano vere. Cinque ragazze erano in attesa di una sua risposta.
Jessica Stanley, Lauren Mallory, Angela Weber, Jane Volturi e Kate Denali. Ci doveva essere qualche errore, pensò subito la ragazza, poiché non aveva mai parlato con nessuna di loro, ma soprattutto erano, secondo la gerarchia del liceo, molti gradini sopra di lei e non l'avevano mai calcolata. Quindi, perché le chiedevano l'amicizia su facebook?
Con un’alzata di spalle ignorò tutte e cinque le richieste ed entrò nella sua pagina personale nel famoso social network. Sapeva che non avrebbe trovato scritto nulla sulla sua bacheca, gli unici amici che aveva erano Alice e suo padre e qualche compagno del campo estivo dei "futuri uomini e donne di successo d’America".  
Sulla destra nella parte alta sotto la voce " persone che potresti conoscere" c'era: Edward Cullen, come te frequenta la Forks High School.
L'irritazione tornò, voleva cancellare la sua faccia dalla pagina ma al posto di premere la X, premette sul nome che la navigò nella pagina personale del ragazzo. Sulla sinistra c'era il primo piano della sua faccia - perfetta - che lei avrebbe preso a schiaffi. Il ragazzo aveva 320 amici e Isabella si chiese come facesse ad averne così tanti. 
« Jake, ecco, vedi questo tizio? » disse attirando l'attenzione del cane che accoccolato sulla sua padrona teneva gli occhi chiusi. Jake guardò e annusò lo schermo prima di rivolgere uno sguardo interrogativo alla ragazza « puoi attaccarlo quando vuoi io non ti sgriderò. Lo stesso per te Leah » continuò quando anche la cagna si avvicinò al letto, infine diede una veloce occhiata alla bacheca e scattò a sedere quando lesse il nuovo post che l'infame aveva appena pubblicato.
« Brutto st... » si bloccò prima di finire la frase. Il sangue le ribolliva nelle vene e la vista le si fece rossa. « Canaglia! »
Scavalcando il cane, non senza pestare il gomito contro lo spigolo del comodino ed essere scivolata sul tappeto, e corse giù in cucina. 
« Papà, dove abita il signor Cullen? » urlo facendo sobbalzare il pover uomo che stava bevendo un sorso di birra.
« Diamine, Isabella. Mi vuoi morto? »
« No, prima devi vedermi diventare socia dello studio legale dove sarò assunta, poi puoi fare quello che vuoi. Anche se spero che tu resista in più possibile » rispose lei seria. Lo sceriffo la guardò scioccato sapeva che sa figlia gli voleva bene, dopo che Reneè se ne era andata lui era diventato il suo unico punto di riferimento e lei si era assunta le responsabilità della casa. Cucinava, puliva, cuciva - o almeno ci provava - e studiava. 
Isabella voleva che lui fosse orgoglioso di lei, della madre non l’era importato poi molto, non era abbastanza responsabile per prendersi cura di una bambina - non quando il genitore stesso era un bambino a sua volta - erano ancora in contatto e Reneè si comportava più da amica che da genitore, al massimo poteva essere una sorella.
« Oh, beh... Grazie, tesoro. Perché vuoi sapere del Dottor Cullen? Ti sei fatta male? » le chiese apprensivo squadrandola per trovare dove si fosse la parte offesa.
« Non mi sono fatta nulla, solo devo parlate con il figlio del dottore. Stiamo facendo un progetto assieme » si affrettò ad aggiungere appena vide lo sguardo inquisitore del padre. 
« Che progetto? »
« Uno stupido progetto ma sono obbligata a farlo. Ora, dimmi, dove abita » era risoluta, quando l’avrebbe raggiunto gliene avrebbe detto di cotte e di crude, non poteva prenderla in giro in quel modo. Il padre parve essere stupido dal comportamento della figlia, rare volte l’aveva vista così infervorata.
« Devi uscire dalla città, attraversare il ponte che passa sul fiume Calawah e andare verso nord, due dopo un chilometro c’è una stradina sterrata, devi fare attenzione o non la vedi e poi sempre drit… »
« Perfetto, grazie » disse, catapultandosi su per le scale senza lasciare il tempo al padre di finire la frase. Recupera lo zaino, la cartelletta dove aveva sistemato tutto quello che sarebbe servito loro per il progetto, ignorando i cani che fermi vicino al letto la guardavano scodinzolando. Uscì dalla stanza ma si bloccò subito dandosi della stupida. Che madre sarebbe se lasciasse il suo bambino da solo?
Rientrò e recuperò il bambolotto rimasto seduto in mezzo ai cuscini della panca. Lo prese e scese le scale velocemente nello stesso momento in cui suo padre usciva dalla cucina. 
Era quasi arrivata alla fine quando Jake le sfrecciò a lato facendole mettere il piede in fallo. Isabella lanciò il bambolotto in aria sotto lo sguardo allucinato del padre, e si aggrappò al corrimano evitando così di rotolare a terra.
Charlie afferrò al volo il bambolotto, guardò la figlia volendosi assicurare che stesse bene e poi fulminò con lo sguardo il cane che teneva le orecchie attaccate alla testa. Consapevole di aver combinato qualche danno.
« Jake, quante volte ti devo dire di non correre per casa! » il cane si accucciò al suo piedi e iniziò a guaire. Isabella scosse la testa, quel cane sapeva sempre come uscire dai guai, ed infatti nemmeno due moine e suo padre era chino sul cane e gli parlava con tono comprensivo.
« Papà, faresti da babysitter? » intervenne la ragazza che aveva fatto gli ultimi gradini camminando. Mentre parlava recuperò il giaccone e si avvicinò al portachiavi appeso vicino alla porta, afferrò le chiavi del pick-up e attese la risposta del padre. Lo sceriffo dal canto suo non capiva a chi dovesse fare da babysitter. Al bambolotto? 
« Isa, ma… » iniziò guardando prima il giocattolo e poi la figlia ma Isabella non attese oltre.
« Bene, allora ci vediamo al massimo tra un ora. Ciao » e uscì chiudendo con un tonfo la porta dietro di se.

Sul desktop, il post, che tanto aveva fatto infuriare Isabella, era stato aggiunto da nove minuti, commentato da quattro persone e piaceva a dieci persone.

 

Ed ecco a voi dopo tre ore di lotta il nuovo vincitore di MotorStorm.



Dopo nemmeno dieci minuti, Isabella era davanti a Villa Cullen. Appena la aveva vista era rimasta a bocca aperta. La casa era immensa ed era perfettamente integrata nell'ambiente circostante, sembrava una di quelle case che si vedono nelle riviste di architettura e che le erano sempre piaciute. Linee semplici e moderne che le donavano dinamicità e la grande vetrata, che correva lungo il lato est del primo piano, alleggeriva la struttura.
Basta, Isabella, non è l'ora di ammirare il paesaggio, si ammonì mentre con la testa alta, la pancia in dentro e il petto in fuori, si avviava verso l'ingresso della sua casa dei sogni. Riconobbe la macchina di Cullen parcheggiata davanti al garage e così non ebbe esitazioni quando bussò alla porta a vetro. Nemmeno due minuti che Cullen in persona venne ad aprirle. Lui sorrise malizioso appena alzò lo sguardo dal cellulare e la vide con le braccia incrociate sotto il seno e uno sguardo che lanciava fulmini e saette.
« Ma chi si vede... Swan. Non resistevi più senza vedermi? »le domandò con il gomito destro poggiato sullo stipite della porta e la mano sinistra a stringere la maniglia. Era la tipica posa da calendario sexy.
« Sì, Cullen, sei diventato la mia aria » risponde lei ironica. Cullen sogghignò, la ragazza lo divertiva ma lo infastidiva al tempo stesso. Era abituato a essere sempre al centro dell’attenzione, a essere additato e desiderato. Madre natura era stata generosa, e chi era lui per non mettere a frutto le sue doti? Ma su quel piccolo scricciolo non sembrava avere alcun effetto. 
Isabella Swan era solo ed esclusivamente concentrata sullo studio, non le aveva mai prestato molta attenzione e non gli era mai sembrato di vederla con qualche ragazzo. La vedeva sempre seduta con quell’Alice Brandon, una tipa strana, sempre nel suo mondo e non capiva perché Jasper si fosse interessato a lei, più di una volta l’aveva visto guardarla e per uno come lui era strano. Dopo Maria non l’aveva visto interessarsi a nessuna.
« Ehi! Ma mi ascolti? » la voce leggermente acida di Isabella gli fece riprendere contatto con la realtà. Doveva ammettere che era una bella ragazza ma diamine se era petulante!
« Sì, dicevi? »
Lei gli aveva urlato contro per dieci minuti e lui non l’aveva calcolata per nulla! Isabella s’impose di calmarsi, urlargli contro l’aveva in qualche modo calmata ora doveva solo fare quello per cui era andata lì. 
« Sei impossibile. Non provare mai più a prendermi in giro, chiaro? » Edward di rimando la guardò con uno sguardo corrucciato. « Il progetto, Cullen. Quel dannato lavoro che nessuno dei due vuole fare ma che siamo costretti a fare. Quindi non dirmi che verrai e poi mi fai perdere tempo per nulla, okay? » 
« Oh… è vero il progetto » disse come se si fosse appena ricordato, « me ne ero dimenticato ». Appunto…

« Perché tu sei la socia di un importante studio legale e io un meccanico? » protestò dopo aver letto il foglio di riepilogo delle loro vite fittizie. 
Isabella aveva obbligato Cullen a mettersi al lavoro, sorda alle proteste del compagno, si era sistemata al tavolo di vetro che era situato nel salotto e aveva estratto la cartelletta iniziando a spiegare al ragazzo il lavoro.
« Perché è quello che succederà. Io finito il liceo andrò a Yale e avrò una carriera luminosa mentre tu, ti troverai un lavoro scadente e rimarrai a Forks »
« Sei molto sicura di te » disse con un sorriso. Era seduto sulla sedia di fianco a lei, la schiena poggiata allo schienale, le gambe piegate, strette al petto, e i talloni poggiati al bordo della seduta e la guardava divertito.
« Sono solo realista »
« Ma quanto guadagni! » gracchiò dopo aver dato un’occhiata alle cifre. « Beh… farò una bella vita » aggiunse con un sorriso soddisfatto sulle labbra.
« Come? »
« Tu lavorerai e io godrò dei benefici. Potrei anche licenziarmi dal mio lavoro » borbotto grattandosi il mento e guardando il foglio come se nascondesse chissà quali segreti.
« Come?! Non ci provare sai » protestò indispettita.
« Edward! perché non hai detto che avevamo ospiti » una voce acuta e sorpresa la fece voltare verso l’ingresso del salotto. Una donna in un elegante tailleur grigio scuro, dalla gonna a tubino, e ai piedi un paio di scarpe nere dal tacco non molto alto ma che, per una come me, sarebbe un arma letale.
« Ciao, mamma. Lei è Isabella e dobbiamo svolgere un progetto assieme » fu la sua risposta svogliata. Il ragazzo voleva solo che la ragazza se ne andasse e lo lasciasse da solo a poltrire sul letto ascoltando la sua musica.
« Salve, signora Cullen, è un piacere conoscerla » Isabella si era alzata e aveva raggiunto la donna porgendole la mano che strinse senza esitazione, aveva una presa forte e decisa e Isabella immaginò fosse una donna di un pezzo.
« Il piacere è mio e chiamami Esme » disse con un sorriso cordiale. A Isabella pareva una donna molto simpatica e a modo e quindi le sorse spontaneo farsi una domanda. Da chi diavolo aveva preso Cullen? 
Il Dottor Cullen aveva fama di essere un uomo cordiale e affabile e lei aveva supposto che il carattere del figlio dovesse essere simile a quello della madre, di lei non si sapeva molto perché era sempre fuori per lavoro. Isabella se l’era immagina algida e altezzosa, concentrata solo si di lei. Una specie di matrigna di Biancaneve con tanto di “specchio, specchio delle mie brame chi è la più bella del reame?” e invece aveva dovuto rimangiarsi tutto mentre la donna gentilmente offriva i suoi consigli su come lavorare visto che aveva cresciuto un figlio e quindi sapeva cosa potevano o non potevano fare. Anche se un po' di dubbi li aveva Isabella visto com’era venuto su il figlio…
C’era da dire però che questi abbandonava, almeno in parte, il suo comportamento spocchioso per diventare un ragazzo normale, ma quasi.

« Okay, prima di tutto dobbiamo decidere il nome » mormorò Isabella, guardando lo spazio bianco dopo la scritta nera “NAME”.
« Gertrude » propose il ragazzo infilandosi in bocca due patatine.
« Sii serio »
 « Okay… mmm… » 
Passarono diversi minuti prima che la ragazza prendesse la parola.
« Renesmee. Non è male » Isabella aveva pensato a lungo e l’idea gli piaceva ma non sembrava lo stesso per Cullen che a sentire il nome storse la bocca.
« Che diavolo di nome è? Le rovini la vita così ».
« Ma è perfetto. È la fusione tra Esme e Reneè, che è mia madre » le piaceva, certo era strano ma era unico e poteva essere una bella idea anche per far colpo su quelli che si occupavano del progetto.
« Io non chiamerò mai mia figlia Renesmee » disse il nome con fastidio.
« Sì, ma l’hai detto pure tu che è un bambolotto ».
« Sì, ma tu hai detto che per le prossime due settimane sarebbe stata mia figlia ».
« Certo perché Gertrude è meglio ».
« Renesmee è molto carino e sarei felice se la mia prima nipotina portasse parte del mio nome » Esme era seduta su una delle poltrone alle spalle di Isabella e aveva ascoltato la conversazione in silenzio ridacchiando dei battibecchi dei due ragazzi e con il suo intervento voleva spalleggiare la ragazza per una sana solidarietà tra donne.
« Perfetto. La maggioranza vince » trillò Isabella, felice di aver vinto la battaglia. Cullen accettò il verdetto con un sonoro sbuffo e ingurgitò un'altra patatina masticandola rumorosamente. La ragazza ridacchiò per la sceneggiata, il ragazzo sembra tanto un bambino cui il genitore aveva rifiutato di prendere il gelato perché si sarebbe rovinato l’appetito.
Organizzarono il piano della famiglia, e si accordarono sui turni per curare il bambino: Isabella avrebbe tenuto il bambolotto fino al giorno dopo e alla pausa pranzo lo avrebbe dato a Cullen che lo avrebbe tenuto fino alla pausa pranzo del giorno e via dicendo, così almeno un giorno a testa avrebbero avuto il pomeriggio libero. 

Quando se ne andò Isabella pensò che forse avevano trovato un punto di incontro e la convivenza sarebbe stata anche gradevole.






 

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Voglio essere come l’araba fenice 
Voglio essere come l’araba fenice che muore e rinasce dalle sue ceneri.
Cancellare una vita che odi e ricominciare da zero ed è quello che vuole fare Liam.
[ Autore: sayuri_88 ] [ Rating: Giallo ] [ Genere: Drammatico ] [ Capitoli: 1 ]   
[ Pubblicata: 30/11/11 ] [ Aggiornata: 30/11/11 ] [ Note: Missing Moments ] [ Completa ]
[ Categoria: Storie originali > Romantico ] [ Leggi le 1 recensioni ]

 

    …: Fughe, scontri e biblioteche :… - Ultimo capitolo
Edward si è appena trasferito in una nuova città e durante una fuga si scontra con due occhi marroni come il cioccolato e....LEGGETE^^
[ Autore: sayuri_88 ] [ Rating: Giallo ] [ Genere: Commedia, Generale ] [ Capitoli: 14 ] [ Personaggi: Bella/Edward, Un po' tutti ] 
[ Pubblicata: 22/08/11 ] [ Aggiornata: 12/11/11 ] [ Note: AU, OOC ] [ In corso ]
[ Categoria: Libri > Twilight ] [ Contesto: Nessun libro/film ] [ Leggi le 100 recensioni ]

 

    La donna giusta - Ultimo capitolo
Ancora prima di formulare un pensiero, il mio corpo scatta e il cervello da ordine ai piedi di muoversi e con l'ombrello copro la sua esile figura. Il suo profumo mi colpisce come un pugno in faccia, mi beo di quel momento.
Il mio corpo freme di desiderio, ne vuole di più, sempre di più, desidera un contatto più profondo, desidera prenderla e portarla in un posto solo per noi, dove lei é solo mia, dove io sono solo suo, dove lei suona solo per me.
- bisogno di aiuto signorina? - dico con voce resa roca dal turbinio di emozioni che sono in atto dentro di me.
Passione. Desiderio. Bramosia. Dolcezza. Tenerezza. Senso di protezione. Possesso. Devozione.
I suoi occhi, blu come un cielo d'estate, incatenano i miei e non posso impedire alla mia mente di ritornare al primo giorno che la vidi.
[ Autore: sayuri_88 ] [ Rating: Rosso ] [ Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale ] [ Capitoli: 6 ]   
[ Pubblicata: 11/05/11 ] [ Aggiornata: 04/11/11 ] [ Note: Nessuna ] [ In corso ]
[ Categoria: Storie originali > Romantico ] [ Leggi le 12 recensioni ]

 

    La promessa di una bestia - Ultimo capitolo
Extra dalla mia storia "Beastly". Daniel è un vampiro da molti secoli condannato a una vita di tenebre contro la sua volontà. E' una bestia. Tutto cambia quando, lungo il suo cammino incontra Isabel, giovane matricola della Dartmouth.
[ Autore: sayuri_88 ] [ Rating: Giallo ] [ Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale ] [ Capitoli: 2 ]   
[ Pubblicata: 14/08/11 ] [ Aggiornata: 07/10/11 ] [ Note: Missing Moments ] [ Completa ]
[ Categoria: Storie originali > Soprannaturale > Vampiri ] [ Leggi le 4 recensioni ]

 

    Buttare via tutto, e di nuovo ricominciare Ultimo capitolo
lei era il bersaglio degli scherzi di lui, lei una bimba timida e ciocciottella che vedeva in lui il suo peggiore incubo. Che succede se lei se ne va, per tornare solo otto anni dopo? è tutto come prima o per una qualche ragione nascerà qualcosa di bello?
Dal capitolo:
Lei che stava porgendo la mano si blocca come fulminata- I-Ian?- la guardo interrogativo non capendo il suo cambiamento repentino, che le è preso? 
Si schiarisce la gola - Ian…Knight?- a quanto pare le hanno già parlato di me. Sorrido strafottente.
-il solo ed unico- sbianca completamente.
[ Autore: sayuri_88 ] [ Rating: Arancione ] [ Genere: Romantico ] [ Capitoli: 12 ]   
[ Pubblicata: 27/03/11 ] [ Aggiornata: 26/09/11 ] [ Note: Nessuna ] [ In corso ]
[ Categoria: Storie originali > Romantico ] [ Leggi le 14 recensioni ]

 

    Isabella and the half-vampire - Ultimo capitolo
Bella è una normale ragazza che vive a Forks da sola e un giorno d'estate scopre che il mondo in cui è vissuta fino ad ora era solo una piccola parte di quello che è realmente...
[ Autore: sayuri_88 ] [ Rating: Arancione ] [ Genere: Commedia, Romantico ] [ Capitoli: 2 ] [ Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti ] 
[ Pubblicata: 01/09/11 ] [ Aggiornata: 11/09/11 ] [ Note: AU, What if? ] [ In corso ]
[ Categoria: Libri > Twilight ] [ Contesto: Nessun libro/film ] [ Leggi le 9 recensioni ]

 

    In barca a vela controvento 
- ONE SHOT DELL'ESTATE -
Un viaggio in solitaria che porterà una ragazza alla scoperta di un mondo che neanche immaginava. Quello che pensava fosse solo una favola per bambini è in realtà un mondo nascosto, ai più. Un'avventura che la porterà a conoscere qualcuno che le mostrerà questo misterioso nuovo mondo.
Dalla storia:
Giocherellai con la piccola collana che portavo al collo. Era molto semplice, fatta con frammenti di corallo rosso da cui pendeva una metà di conchiglia, simile al nautilus, ma più piccola, e al centro una bellissima perla. Non so com’era possibile, ma questa cambiava colore in continuazione, col tempo avevo associato la cosa all’influenza dell’umore, come quegli anelli che vedono lungo le spiagge o nei negozi di souvenir. Ogni volta che provavo forti emozioni, il suo colore cambiava.
Come ne ero venuta in possesso? Beh, questa è una bella storia.
[ Autore: sayuri_88 ] [ Rating: Arancione ] [ Genere: Avventura, Fantasy, Romantico ] [ Capitoli: 1 ]   
[ Pubblicata: 19/08/11 ] [ Aggiornata: 19/08/11 ] [ Note: One-shot ] [ Completa ]
[ Categoria: Storie originali > Soprannaturale ] [ Leggi le 1 recensioni ]

 

    Shade-Tolerant 
CONCORSO ONE SHOT DELL'ESTATE
Se su una spiaggia mentre osservi il tramonto facessi un incontro speciale?
Ho pensato a come deve essere passare le vacanze estive per una persona che non può, per cause di forza maggiore, passare una giornata sotto il sole come fanno tutti ed è uscito questo...spero vi piaccia^^
Dal capitolo:
Sognavo che un giorno avrei potuto correre sotto il sole, andare alla spiaggia a nuotare e poi asciugarmi sulla sabbia, pranzare in un parco mentre i raggi del sole sfioravano la mia pelle come delle carezze. Un sole che mi era amico insomma. Ma la realtà era ben diversa.
[ Autore: sayuri_88 ] [ Rating: Giallo ] [ Genere: Generale, Sentimentale ] [ Capitoli: 1 ] [ Personaggi: Bella/Edward ] 
[ Pubblicata: 25/07/11 ] [ Aggiornata: 25/07/11 ] [ Note: One-shot ] [ Completa ]
[ Categoria: Libri > Twilight ] [ Contesto: Nessun libro/film ] [ Leggi le 7 recensioni ]

 

    La mia piccola fifona 
- Oddio!oddio! Edward ho paura - mormorai avvinghiandomi al braccio del mio ragazzo.
Mi aveva convinto a entrare in quell’edificio che sembrava aver scritto a caratteri cubitali “abbandonate ogni speranza voi che entrate” ma che il mio adorato ragazzo, a quanto pare, non aveva visto. Dovrò suggerirgli una visita dall’oculista mi appuntai mentalmente una volta che saremmo usciti da quell’inferno.
[ Autore: sayuri_88 ] [ Rating: Verde ] [ Genere: Commedia ] [ Capitoli: 1 ] [ Personaggi: Bella/Edward ] 
[ Pubblicata: 02/07/11 ] [ Aggiornata: 02/07/11 ] [ Note: One-shot ] [ Completa ]
[ Categoria: Libri > Twilight ] [ Contesto: Nessun libro/film ] [ Leggi le 3 recensioni ]

 

    Beastly - Ultimo capitolo
Ispirato alla Bella e la Bestia.... Isabel sta per partire per l'università dove farà nuove conoscenze, nuove amicizie e qualcosa di più.... ma non tutto è come sembra.
Dal capitolo:
Isabel s’imbarcò sull’aereo con sentimenti contrastanti. 
Gioia, per l’inizio di una nuova esperienza. Tristezza, per dover salutare suo padre e i luoghi dove era cresciuta e che l’avevano fatta sentire al sicuro. Timore, perché aveva come il presentimento che qualcosa sarebbe successo e che questo le avrebbe sconvolto l’esistenza, in bene o in male ancora non lo sapeva.
[ Autore: sayuri_88 ] [ Rating: Arancione ] [ Genere: Mistero, Romantico ] [ Capitoli: 4 ]   
[ Pubblicata: 05/06/11 ] [ Aggiornata: 08/06/11 ] [ Note: Nessuna ] [ Completa ]
[ Categoria: Storie originali > Soprannaturale > Vampiri ] [ Leggi le 4 recensioni ]

 

    Red Fairytale - Ultimo capitolo
C’era una volta una bambina tanto vivace quanto sbadata, correva sempre anche per andare da una stanza all’altra, i genitori non sapevano come farla stare ferma soprattutto perché aveva la tendenza a sbattere contro oggetti fermi e inciampare sui suoi stessi piedini ed erano preoccupati che potesse farsi molto male, ma la amavano tanto e quando la vedevano a terra a piangere per l’ennesima caduta la rassicuravano e le davano un bacino sulla bua per fargliela passare e la piccolina rassicurata tornava felice a saltellare per la casa o il giardino mentre i genitori amorevoli, aspettavano la successiva caduta.
In un girono di fine giugno correva nei campi col suo fratellone, quando….
[ Autore: sayuri_88 ] [ Rating: Verde ] [ Genere: Generale ] [ Capitoli: 3 ] [ Personaggi: Bella/Edward, Un po' tutti ] 
[ Pubblicata: 30/04/11 ] [ Aggiornata: 03/05/11 ] [ Note: Nessuna ] [ Completa ]
[ Categoria: Libri > Twilight ] [ Contesto: Nessun libro/film ] [ Leggi le 16 recensioni ]

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Ciao! BUONA NATALE A TUTTI! 
Eccomi qui, appena tornata dal lavoro - il "bello" di alavorare nel negozio di famiglia è che non puoi prendere malattie : ( e quindi devi lavorare anche durante le festività... Comunque ho finito il capitolo nella pausa tra un cilente e l'altro quindi perdonatemi per eventuali errori, li sistemerò quando avrò un po di respriro.
Siccome ho la sveglia alle 6.30 e sono le 2 passo subito al capitolo. Buona lettura e grazie a tutte per tutto! Mi lasciate  un commentino? A Natale siamo tutti più buoni : )





Tre all' improvviso
Lei, lui e...


Capitolo 4 .

 
 
« Senti se per te è un problema per lo studio e tutto il resto io potrei tenerlo fino alla fine delle lezioni». Era mercoledì e come da accordi Isabella aveva raggiunto Edward per recuperare la bambina.
« Scusa? »Isabella non credeva alle sue orecchie. Perché voleva tenere il bambino quando il giorno prima se ne voleva liberare a tutti i costi?

 . . .

 
Martedì pomeriggio
 
Isabella stava studiando per l'interrogazione di scienze del giorno dopo quando sentì una macchina inchiodare davanti a casa sua, la frenata fu seguita dallo sbattere di una portiera e nemmeno cinque secondi dopo sentì  qualcuno battere freneticamente sulla porta.
A quel suono i cani sobbalzarono e si precipitarono fuori dalla cucina.
La ragazza allarmata non sapeva che fare, pensava fosse un pazzo o qualcuno con cattive intenzioni, chi faceva tutto quel casino alle cinque d mezza di pomeriggio e maledisse l'idea del padre di aver scelto di vivere in una parte di Forks poco abitata. La casa più vicina era quella degli Evans a un chilometro e mezzo. Con il cuore che gli martellava nel petto si avvicinò al piccolo ripostiglio vicino alla cucina e cercando di fare il minor rumore possibile aprì la porticina che cigolò nonostante i suoi accorgimenti e con il fiato corto, come se avesse corso per chilometri recuperò la mazza da baseball e serrando con forza le mani attorno all'impugnatura si apprestò ad avanzare verso la porta, scossa dai colpi dello sconosciuto. Questi emetteva sbuffi e mezze imprecazioni. Isabella aveva sempre più paura.
« Shhh... » disse portandosi un dito alla bocca per zittire gli animali che guaivano e abbaiavano.
Esitante si avvicinò alla porta e tese la mano verso la maniglia quando lo sconosciuto parlò.
« Swan, so che ci sei, c'è il tuo rottame qua fuori! » urlò l'uomo all'esterno. Le forze la abbandonarono e abbassò il braccio che brandiva la mazza che cozzò a terra con un suono sordo.
« Cullen, mi hai fatto venire un colpo! » tuonò spalancando la porta di casa.
Cullen aveva lo sguardo spazientito mentre alzava all’altezza degli occhi di lei la bambola.
« Questo coso mi ha rovinato i piani! » Isabella gli riservò uno sguardo spaesato. Non capiva il comportamento del ragazzo.
Cullen dal canto suo ribolliva di rabbia, per ben tre volte quel maledetto bambolotto lo aveva interrotto. Sembrava farlo apposta e per un momento aveva anche pensato che fosse posseduto da qualche spirito. Esasperato aveva lasciato la sua ragazza in un bar del centro mentre lui si era fiondato a casa della compagna per liberarsi dell'essere ingombrante.
« Ero con Victoria  e stavamo per arrivare al punto… ».
« Ehi, ehi. Frena! Ti sembro una cui interessa la tua attività sessuale? »
« Sei mia moglie »
« E tu mi stavi tradendo. Potrei chiedere il divorzio e lasciarti in strada con solo quello che hai addosso ».
« O… okay » rispose alla fine « ma sta di fatto che questa cosa non la voglio » rispose ritrovando il suo contegno.
Cullen aveva preteso che Isabella si occupasse di Renesmee perché lui non ne voleva sapere nulla e non gli importava nulla se avessero fallito il compito.
« Non permetterò a te e alla tua stupidità di mettersi tra me e Yale » aveva sibilato la ragazza a un palmo da viso di lui. Il ragazzo aveva deglutito a vuoto intuendo la velata minaccia nascosta tra le parole della giovane Swan. Mentalmente si appuntò di non accennare mai più a una possibile insufficienza.
Era piccolina certo, ma Edward aveva capito essere anche un bel peperino che quando diceva una cosa poi la faceva.
Così Isabella lo aveva cacciato da casa senza aver portato a termine il suo intento.
 

 . . .

 
 
« Beh come faresti a prendere appunti se… ecco se… Renesmee » a quanto pare il nome continuava a non piacergli « inizia a piangereo lamentarsi? » La ragazza lo guardò con sospetto, una vocina gli diceva che c’era qualche trucco.
« Il problema sussiste anche per te »
« Sussistere? » chiese lui stranito. Isabella si passò una mano sulla faccia, anche se non era stupita dell'ignoranza del suo compagno.
« Anche tu hai lo stesso problema. Come prendi gli appunti con lei che piange? » tradusse in un inglese semplice e comprensibile.
« Oh... Per quello non li prendo quasi mai » rispose con un alzata di spalle e un sorriso innocente.
A Isabella avrebbe fatto comodo non tenere la bambola per le prossime ore, il professore di chimica avrebbe dovuto iniziare il ripasso per il compito di venerdì e lei avrebbe potuto seguirlo senza paura di dover uscire per calmare il giocattolo e Cullen si stava proponendo di sua spontanea volontà, quindi anche i possibili sensi di colpa se ne stavano tranquilli e silenziosi in un angolo della sua coscienza.
Vi rimuginò per qualche minuto e poi accettò per la - sospettosa - gioia del ragazzo.
« Bene, direi che Cullen ha iniziato a prendere sul serio il progetto » disse Alice che era rimasta in silenzio per tutto il botta e risposta dei due ragazzi. Isabella dovette concordare con lei, magari il ragazzo vedendo l’impegno che lei ci metteva si era sentito ispirato - non era certa che Cullen conoscesse quella parola però - e avesse deciso di impegnarsi anche lui.
Era certa però che Cullen le stava scombussolando la sua vita. Quella stessa mattina era con Alice davanti al suo armadietto quando ebbe un incontro ravvicinato con Jessica, Lauren e Angela che con un’arringa ben fatta e convincente aveva servito su un piatto d’argento la loro amicizia. Angela aveva parlato con un modo che Isabella chiamava da avvocato del diavolo, ironico visto che la ragazza era la figlia del reverendo di Forks.
“ È il nostro ultimo anno e poi ognuno andrà per la sua strada... È la nostra ultima occasione… e bla, bla, bla… ”.
Una giuria non ci avrebbe trovato nulla di male, anzi l'avrebbe trovata ammirevole ma a Isabella suonava strana. Perché proprio ora alla fine del primo semestre? Avevano bisogno di aiuto per i test?  C’era dietro uno scherzo o una scommessa persa o da vincere?
Le tre ragazze non erano certo nel gruppo delle popolari, erano a metà scalinata, rappresentavano le studentesse medie, non troppo nerd per stare in basso ma non tanto popolari da stare ai primi posti, anche se erano comunque in alto e, se teneva conto che lei e Alice era proprio sulla soglia tra nerd e studenti medi, c’era da domandarsi perché quelle tre avevano guardato in basso verso di loro. Erano diventate delle missionarie?
Forse qualcuno l'avrebbe definita malfidente verso gli altri ma Isabella semplicemente diffidava di chi per quattro anni non l’aveva considerata e poi di punto in bianco le dava tutte quelle attenzioni. Anche Alice sembrava pensarla come lei e le supposizioni delle ragazze si rivelarono fondate quando, Jessica - decisamente la più sciocca delle tre - di punto e in bianco chiese alla ragazza di Edward. Si lasciò sfuggire la domanda con fin troppa eccitazione e curiosità e gli sguardi agitati delle altre due svelarono le loro vere intenzioni.
Così si erano anche spiegate le richieste di amicizia su facebook, volevano solo entrare in contatto con Edward. Ridicole, era stato il primo pensiero di Isabella e le avevano lasciate impalate nel corridoio da sole mentre loro riprendevano a parlare delle loro cose mentre raggiungevano l’aula della loro prima lezione.
 
Il professore le aveva chiesto di recuperare dei gessetti dalla bidelleria e Isabella era stata felicissima di essere d’aiuto.
Tranquilla, stava camminando per i corridoi, pensando che Cullen era stato gentile a tenere la bambina, sorrise a quel pensiero. Stava iniziando a pensare a quel bambolotto come a un bambino vero.
Certo però che era stato strano, era stranamente felice della cosa… ma non riusciva a trovare un motivo per cui lui dovesse architettare qualcosa, Renesmee era solo un intralcio per le sue faccende e quindi doveva dedurre che stesse prendendo seriamente la cosa - anche se si sentiva in dovere di aggiungere un forse.
 
« Signor Cullen, si è salvato dall'interrogazione ma non crede che dovrebbe rimanere in silenzio » la voce dell'anziana professoressa Copman la fece bloccare subito dopo aver superato la porta della classe di scienze e pensò che ovviamente Cullen aveva combinato qualcosa delle sue.
La porta aveva una piccola finestrella e si affacciò in modo che solo la parte superiore del viso si vedesse.
Cullen era in terza fila, vicino alla finestra, comodamente stravaccato sulla sua sedia, con Renesmee sistemata sul piano del banco che come sempre sorrideva tutti.
« Professoressa devo parlare con la bambina altrimenti si mette a piangere e che genitore sarei? ».
La professoressa scoccò un’occhiataccia al ragazzo.
« Non tiri troppo la corda. Questa volta si è salvato dall'interrogazione ma non conti di fare lo stesso per il test di sabato prossimo ».
Isabella non poteva credere alle proprie orecchie. Tutto aveva preso senso, non era la presa di coscienza del compito che dovevano fara ad aver spinto Cullen a tenere il bambino. Voleva saltare l'interrogazione!
Isabella si allontanò dalla porta e riprese a camminare mentre nella sua mente iniziava ad architettare un piano per vendicarsi di Cullen.
 
Isabella non era una persona cattiva, non riusciva a fare del male nemmeno a una mosca - ovviamente se non si metteva in mezzo il suo “perfetto senso dell’equilibrio”, in quel caso, era meglio che ogni forma vivente le stesse ben lontana - e così non aveva trovato altro per vendicarsi se non uscire dalla scuola senza aspettare il suo compagno di progetto  e relativa bambola e aveva preso la via di casa.
Aveva raggiunto La Push, e si era recata First Beach. Lo scricchiolio dei sassolini sotto i piedi, il rumore delle onde che s’infrangevano sul bagnasciuga e il vento tra i capelli. Si sedette a terra e poggiò la schiena su uno dei tanti tronchi strapagliati qua e là, chiuse gli occhi e si lasciò libera la mente di vagare dove volesse.
Gli esami di fine semestre le stavano prosciugando tutte le energie e non vedeva l’ora dell’arrivo del Natale per lasciarsi travolgere dallo spirito delle feste. Quell’anno Reneè aveva insistito perché lo passassero da lei in Florida con il suo novello marito Phil. Charlie non sembrava esserci rimasto male quando aveva saputo della novità ma Isabella sapeva che ancora provava qualcosa per quella donna che a diciotto anni gli aveva rubato il cuore. Onestamente la ragazza non aveva nessuna voglia di raggiungere la madre, non perché non la volesse vedere ma solo perché quello era il suo ultimo anno di liceo e aveva gli esami che avrebbe dovuto superare con il massimo dei voti per ottenere una buona borsa di studio. Ed era per quello che avrebbe volentieri fatto a meno di dodici ore di aereo di andata e altre dodici di ritorno che l’avrebbero messa al tappeto.
 
Qualcosa di duro aveva iniziato a schiacciarle il naso, poi le guance e infine si era accanito sulla sua bocca. Isabella per l’ilarità del suo aguzzino mugugnò infastidita e scosse la testa cercando nell’incoscienza del sonno di liberarsi dal fastidio. Una risata sommessa però la scuote dal suo torpore.
« Sveglia mammina » una voce in falsetto la chiamava. Chi era? Si chiese mentre piano, piano riprendeva coscienza con la realtà. A fatica riaprì gli occhi e si ritrovò davanti il viso deformato dal solito sorriso inquietante di Renesmee.
« Oh, Dio! » esclamò facendo un salto sul posto. Edward era inginocchiato al suo fianco e non riuscì a trattenersi. Scoppiò a ridere e si lasciò cadere a terra a gambe incrociate, tenendo il bambolotto in grembo. Era andato su tutte le furie quando non aveva trovato la piccola Swan e ancora di più quando arrivato a casa sua, il padre gli aveva detto che probabilmente era a First Beach. L’aveva raggiunta e quando l’aveva vista da lontano, era già pronto a dirgliene quattro ma le parole gli erano morte in bocca quando l’aveva vista placidamente addormentata abbandonata su quel tronco. Sul viso a cuore i lineamenti erano rilassati, gli zigomi prominenti, il naso sottile, le labbra piccole e piene, forse un po' troppo per la linea della mascella. La massa di capelli castani scuri che circondava il viso risaltava la carnagione chiara del suo viso. Sembrava quasi una bambola di porcellana, fragile e preziosa.
Si era inginocchiato al suo fianco e l’aveva guardata per un tempo indefinito, pensando che nonostante fosse una ragazza che curava poco il suo aspetto, era bella, una bellezza acqua e sapone. Ma com’erano venuti quei pensieri se ne andarono e si ricordò il motivo per cui aveva raggiunto la ragazza.
« Sai… non mi è piaciuto molto che tu mi abbia mollato a scuola con questa » disse alzando la bambina per un braccio.
« Beh visto come l’hai usata per saltare l’interrogazione di scienze, pensavo volessi passare un po' di tempo con lei ».
« Cosa? Non so di che parli » farfugliò lui sorpreso dal fatto che la ragazza sapesse del fatto. Alla mattina era rimasto piacevolmente sorpreso quando il professore di geografia lo aveva esentato dall’interrogazione per via del progetto. Aveva colpo la palla la balzo e aveva giocato le sue carte.
« Fai poco il finto tonto. Ti ho visto » disse picchiettando sul petto del ragazzo per enfatizzare l’accusa.
« Colpevole vostro onore ma non potevi certo aspettarti il contrario » la sua era sincerità e il fatto che non si pentisse del gesto erano disarmati.
« Sai… onestamente, non riesco a stupirmi del fatto ».
« Bene. Ora tieniti la bambina, io faccio un po' di surf » annunciò mollando la bambina a Isabella.
« Surf? Ma sei matto! » disse lei quando lo vide alzarsi « E con cosa faresti surf, sentiamo. Non hai nulla » obbiettò saccente.
« Li noleggio da Sam, laggiù. » e indicò una piccola casetta prefabbricata alle spalle della ragazza « Mi fa sempre dei buoni prezzi » rispose lui incamminandosi verso il suddetto negozio. Isabella si affrettò ad alzarsi e a raggiungere il ragazzo non senza rischiare di scivolare ogni tre passi.
« Mi hai fatto arrivare fin qui, quindi questo è il minimo che puoi fare. A se mi controlli anche i vestiti e il resto mi fai un grosso favore » aggiunse rivolgendole uno sguardo ammaliatore.
« Lo sai vero che non ha effetto su di me. Sembri un esce lesso » rispose lei lanciandogli solo un’occhiata prima di ritornare a guardare a terra per non inciampare.
« Perché sei sempre frigida con me? »
« Non hai mai pensato che tu potessi non piacermi »
« Chi io? Naaa… piaccio a tutte » e la abbagliò con un sorriso bianchissimo da pubblicità della Mentadent e a fatica si trattenne dallo scoppiare a ridere.
Appena arrivarono vicino alla porta del negozio ne uscì un uomo, giovane dalla carnagione tipica dei nativi. I capelli stagliati a spazzola erano neri come la pece, così anche gli occhi che sembravano un pozzo senza fondo. Quando questi vide Cullen si aprì in un grande sorriso, subito ricambiato dal ragazzo.
Isabella scopri che il suo compagno era un assiduo frequentatore della spiaggia. Appena spuntava un po di sole e le onde erano alte, lui era li.
Sam gli fornì tutto il necessario, gli vonsegnò anche le chiavi per rimettere tutto a posto e se ne andò. Quel giorno, disse, era l'anniversario di matrimonio con la sua Emily e aveva organizzato una cenetta romantica.
Così erano rimasti soli e Isabella fu costretta a rimanere sotto la promessa che appena fatto qualche onda, sarebbero andati a casa di lei per iniziare la relazione.
Erano le tre di pomeriggio, il Sole riscaldava ancora l'aria e la ragazza, stretta nel suo giaccone, osservava il ragazzo fare le sue acrobazie sull’acqua. Doveva ammettere che quello sport gli riusciva bene e se per i voti non avrebbe mai preso una borsa di studio, avrebbe potuto puntare su quelle che danno per meriti sportivi. Giocava a basket, surfava e anche nell’atletica non era male. Avrebbe avuto diverse opportunità.
« Hai caldo? » gli chiese quando sorridente tornò a riva con la tavola da surf sottobraccio. La piantò nel terreno e scompigliandosi i capelli con la mano la schizzò non senza far nascere le proteste della ragazza.
« Devi scioglierti un po’, Isabella. Sei sempre così rigida come se avessi qualcosa su per il sedere ». Cullen si coprì con la coperta che Sam gli aveva lasciato. I capelli bagnati avevano assunto una tonalità più scura del normale e ricadevano lisci sulla testa ma quando li asciò con il bordo della coperta, questi riassunsero il solito taglio. Cullen aveva una strana acconciatura di capelli questi erano perennemente scompigliati ad arte - non voleva nemmeno pensare alla quantità industriale di gel che il ragazzo usava -
« Io non no nulla su per il sedere » gracchiò prima di essere scossa da un brivido di freddo.
« Stai tremando, andiamo. Il sole ormai è andato e le temperature si sono abbassate ».
il ragazzo si alzò stringendosi nella coperta ormai fradicia e attese che Isabella facesse lo stesso. A passo svelto s’incamminarono verso il negozio di Sam, ma ovviamente la ragazza grazie al suo equilibrio si trovò spesso a inciampare obbligando il ragazzo a rallentare per impedirle un incontro ravvicinato con il suolo.
All’ennesima scivolata, Cullen la prese sotto braccio e la sorresse quando mise male un piede su uno dei sassi e rischiò di finire a faccia a terra.
« Sai che sei proprio maldestra? » scherzò lui.
« E sai che tu sei la persona più irritante del mondo? » rispose lei piccata. Non le piaceva che qualcuno la prendesse in giro per il suo equilibrio.
« Hai già conosciuto tutte queste persone? Caspita » rispose senza dare peso alla sua provocazione.
Isabella alzò gli occhi a cielo e gli ordinò di muoversi a cambiarsi che avevano già perso troppo tempo per il suo sciocco svago.
Venti minuti dopo erano seduti al tavolo della cucina di Casa Swan con lo sceriffo appostato sulla poltrona da cui poteva avere una perfetta visuale della cucina e, quello che gli interessava, sul ragazzo in compagnia della sua piccola bambina.
Quando finirono, erano passate due ore, in cui Isabella credette di impazzire. Cullen trovava ogni scusa per distrarsi, soprattutto quando aveva trovato i muffin al cioccolato sopra la credenza. A quanto pareva erano i suoi dolci preferiti e Cullen si era stupito quando aveva scoperto che era stata Isabella a farli.
« Che scocciatura perchè dobbiamo fare questa cosa? È inutile! » protestò il ragazzo dopo l'ennesimo richiamo dalla ragazza.
« Per quanto concordi con te dobbiamo farlo perchè è un compito e peserà sui nostri voti alla fine dell'anno ».
« Certo che sei una secchiona »
« Se secchiona vuol dire cercare di costruirsi un futuro brillante e quindi impegnarsi seriamente. Allora si, sono una secchiona » affermò con decisione la ragazza, orgogliosa.
Sentirono uno strano rumore arrivare dal salotto e Isabella curiosa si affacciò alla porta della cucina e la prima cosa che vide fu suo padre stravaccato sulla poltrona che russava rumorosamente e Jake seduto davanti all'uomo che rispondeva guaendo a ogni suono dello sceriffo. Leah poco distante nascondeva la testa sotto una zampa, imbarazzata per la scena del compagno caino.
« Beh, sono molto intonati » sussurrò Cullen al suo orecchio. Isabrlla si girò leggermente verso di lui e gli sorrise anche lei divertita dalla scena. Volse le spalle al salotto e recuperò la bambina.
« Ti faccio le fotocopie di quello che abbiamo fatto e poi puoi andare » bisbiglia per non svegliare il padre. Salì le scale con il plico di figli stretti al petto.
Entrò in camera, sistemò la piccola sulla panca sotto la finestra e accese la fotocopiatrice sistemata sulla scrivania, atteste che si avviasse, infilò i fogli e premette il tasto " copy ".
« Cavolo, sei ossessionata dall'ordine » esordì Cullen che senza che la ragazza se ne accorgesse l'aveva seguita in camera. Era rimasto stupito dall'ordine quasi maniacale della stanza. I libri erano in ordine d'autore, nessun vestito fuori posto, la scrivania perfettamente in ordine, il letto senza una grinza.
« Non ti avevo detto di salire »
« Tu non mi hai detto di rimanere giù » rispose lui senza smettere di curiosare. Intanto la macchina aveva inghiottito tutti i fogli e aveva finito di stampare. Prese i fogli e si piegò per recuperare una cartelletta azzurra, sistemata nel primo cassetto della scrivania, e vi infilò i fogli poi recuperò un pennarello nero dalla punta fine e scrisse " progetto educazione domestica ", il tutto sotto lo sguardo stupito del ragazzo, e la consegnò al ragazzo.
« Secchiona e perfettina » sentenziò prendendo  fogli dalle mani della ragazza.
« Non sono perfettina »
« Si che lo sei. Guarda solo la scrivania » afferrò indicando il mobile. « Tutti i quaderni in ordine quasi maniacale. Le penne sistemate per colore » e poteva andare avanti ancora.
« Mi piace avere tutto sotto controllo. Non c'è nulla di male ».
« No, no... Comunque, ora vado. Ci vediamo domani a scuola »
« Okay, buona serata »
« Anche a te » e imbocca la porta, felice che la ragazza si sia dimenticata del loro accordo. Ma prima che potesse scendere anche solo un gradino si sentì richiamare da Isabella.
« Cullen » lo richiamò dura. « Renesmee. Te ne sei dimenticato » disse apparendo sulla porta con la bambola sorridente. Se ne è ricordata pensò mentre tornava sui suoi passi e prendeva la bambola con un sorriso tirato.
 
Cullen se ne era andato da un’ora e Isabella si era ritrovata da sola nella sua stanza. Era ferma davanti allo specchio sistemato all’interno dell’anta dell’armadio, in mano alcuni vestiti appena stirati e pronti per essere sistemati nel loro cassetto. Con attenzione li sistemò, in base al colore e al tipo di vestito e chiuse l’armadio. Si avvicinò alla scrivania, dove ancora erano appoggiati i fogli del progetto.
« Non è vero non sono una perfettina» borbottò al nulla. L’occhio le cade sui quaderni messi in perfetto ordine sulla scrivania e con un gesto secco, prese i primi tre buttandoli in malo modo sulla scrivania e li guardò per qualche secondo soddisfatta prima di iniziare a mordersi nervosa il labbro inferiore. Non era una perfettina come diceva Cullen.
Li rimise a posto e li girò leggermente, erano inclinati di ben quattro centimetri e sorrise soddisfatta prima di uscire dalla camera per andare in cucina a preparare la cena.
Come al solito Cullen aveva torto.
Non era una perfettina.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Eccomi! Nuovo capitolo, spero vi piaccia. Ringrazio tutte quelle che hanno messo la storia tra le preferite, seguite e ricordate ma soprattutto le 4 mitiche ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo. GRAZIE 10000000000000000000
Solo una domanda, vi piace la storia, vero? 

Volevo anche dirvi che ho aggiornato Shade Tolerant, l'OS che aveva partecipato al concorso estivo. Il secondo capitolo è postato se vi va fateci un salto e ditemi che ve ne pare, sono un po in crisi con quella storia.
Ora vi lascio al capitolo e buona lettura!








 

Tre all' improvviso

Lei, lui e...

 

 

Capitolo 5 .




« Come hai fatto a dimenticarlo? » le chiese per l’ennesima volta Alice. Isabella non vedeva l’ora di andare a Washington D.C.
« L’ho dimenticato. Okay? C’erano le ultime interrogazioni e poi Renesmee… mi è passato di mente » si giustificò dandosi mentalmente della sciocca. Ora doveva trovare una soluzione. Come avrebbe fatto?
Alice con in mano alcune fotocopie la guardava senza sapere come dirgli anche la seconda notizia.
Il professor McCarty aveva consegnato il programma della gita con anche la divisione dei gruppi e pensò che forse era meglio che isabella lo venisse a sapere il più tardi possibile. Sì, avrebbe tenuta la bocca chiusa per il momento.
« Renesmee, vai da Zia Alice » disse la mora lasciando la piccola nelle mani dell’amica che presa alla sprovvista per poco non la faceva cadere.
Isabella si guardò attorno alla ricerca della chioma sbarazzina del suo compagno. Lo intercettò alla fine del corridoio. Isabella non ci aveva mai fatto caso in quei quattro anni ma lei e Cullen avevano l’armadietto nello stesso corridoio, esattamente alle estremità opposte di esso.
Con le braccia circondava le spalle di una ragazza rossa, Victoria Gypsy, la quale si guardava attorno come se fosse una regina. Il suo amico, Jasper, era sistemato davanti ai due e parlava con Cullen, ignorando completamente la rossa.
« Okay, vieni… » e si incamminò versi il gruppetto ma presto si sentì strattonare all’indietro. Alice, capendo le intenzioni dell’amica si era bloccata e non aveva nessuna intenzione di andare avanti.
« No, Isabella. Non puoi farmi questo » sibilò con il terrore negli occhi. « C’è Jasper. Che dovrei fare? »
« Devo parlare con Cullen e tu potresti sfruttare l’occasione per superare la tua fobia ».
La risposta dell’amica fu un gemito strozzato, ma la mora continuò imperterrita sulla sua strada trascinandosi dietro un’Alice in piena crisi di panico.
« Rilassati e sorridi » aveva bisbigliato Isabella all’amica, poco prima di fermarsi a fianco del biondino.
 
Edward stava discutendo con Jasper per la partita di sabato, gli Athenian erano i primi in classifica e se avessero vinto, li avrebbero superati per la prima volta in quattro anni di tentativi miseramente falliti. Al suo fianco Victoria continuava a sbuffare come una ciminiera.
Lo sport non rientrava nei suoi interessi e dopo una settimana che la frequentava, Edward, aveva iniziato ad annoiarsi. Chiaro sintomo che da lì a pochi giorni l’avrebbe lasciata senta troppi problemi.
Per il momento si limitava a ignorarla concentrandosi solo sul discorso del suo amico ed era così preso che non si accorse subito della Swan ferma vicino al biondo.
« Cullen, dobbiamo parlare » esordì intromettendosi nel discorso dei due. Entrambi si azzittirono per guardare la nuova arrivata.
« Certo, prima finisco con il mio amico e poi sono tutto tuo » le rispose con tono accattivante. Isabella sperò che le allusioni fossero solo frutto della sua immaginazione. Soprattutto per la sua ragazza che la stava squadrando dalla testa ai piedi. per quanto non avesse un’aria simpatica, Isabella non poteva accettare atteggiamenti cosi irrispettosi del fidanzato verso la propria fidanzata.
« Sei pessimo, Cullen ».
« Sei tu che pensi sempre male, micetta ». Lei storse la bocca al nomignolo mentre lui sogghignò per essere riuscito ad azzittirla. Il suo momento di gloria però duro poco.
« Non sono io che penso male, Cullen. Il tuo cervello non ha molti argomenti su cui spaziare ».
Jasper non riuscì a trattenersi dal sghignazzare guadagnandosi così un’occhiataccia dall’amico.
Il biondo si stava per congedare e lasciare così i due compagni parlare tranquillamente, quando, girandosi, si accorse di Alice, ferma dietro alla compagna. Non si era avvicinata, al contrario, si era assicurata un certo margine di distacco e non dava l’impressione di volersi unire al gruppo, come se li temesse.
« Ciao, Alice » la salutò cercando di assumere un espressione gentile, che la tranquillizzasse. Jasper aveva capito che la ragazza non si sentiva a proprio agio, solo non aveva capito il perché… Edward spesso gli diceva che lui, con il suo sguardo serio e spesso incupito, metteva in soggezione le persone. Forse era per quello…
Lei sbiancò completamente e boccheggiò diverse volte alla ricerca di un filo d’aria. Jasper le stava rivolgendo la parola per primo e lei non riusciva ad articolare nemmeno una frase. Come sempre dopotutto.
Si maledisse per quello, lei che aveva sempre la parlantina e che poteva parlare anche per dieci minuti senza riprendere fiato, in quel momento era senza parola. Muta come un pesce e terrorizzata. Si terrorizzata di dire qualcosa di sbagliato e di apparire stupida.
« C… ciao » riuscì a dire con un filo di voce, tanto basso che ovviamente il ragazzo non riuscì a sentire.
« No, un momento. Ci sarai anche tu? » la voce scioccata di Edward Cullen fece girare i due ragazzi.
Cullen aveva mollato la presa sulla sua ragazza che guardava infastidita Isabella, ferma con le mani sui fianchi, che a sua volta guardava l’altro irritata.
Era un gioco di sguardi il loro.
« Scusa, ma tu lo sapevi e non mi hai detto nulla!? Ma che ti dice il cervello! » tuonò la mora.
« Che ne sapevo che c’eri anche tu! » obbiettò l’altro.
Non era possibile, Edward sognava quella gita da quando avevano ricevuto il compito di fare i genitori e nel giro di due secondi, la Swan aveva rovinato i suoi piani. Non erano i luoghi che avrebbe potuto vedere a entusiasmarlo, ma quella gita era una scusa come un’altra per non andare a scuola e divertirsi.
Come avrebbe fatto con la Swan in giro?
« Isabella, calmati » cercò di tranquillizzarla Alice. La ragazza se la stava prendendo per un nonnulla, si sarebbero dovuti comportare come a scuola, pensò la giovane. Non sarebbe cambiato nulla.
« No, che non mi calmo. Lui lo sapeva e ha fatto il finto tonto » obbiettò guardano l’amica che aveva rinunciato a calmarla. « Insomma non posso andare a Washington  e portarmi dietro quest’ammasso di plastica! » e indicò la bambola ancora nelle braccia di Alice che la trucidò con lo sguardo mentre tappava le orecchie alla piccola.
« Non preoccuparti Renesmee, la mamma non diceva sul serio » mormorò cullando la bambina che iniziava a singhiozzare.
Jasper sghignazzò cercando di non farsi sentire. Quella piccoletta era davvero divertente, pensò.
Alice però, lo sentì ridere e credette di aver appena fatto una pessima figura. Ottimo, Alice, se prima avevi una possibilità su un milione, ora non hai nemmeno quella.
« Okay, andiamo dal professor McCarty » esordì Isabella, « così troveremo una soluzione » e senza lasciare il tempo al ragazzo di reagire lo prese per mano e lo trascinò fino all’aula professori, proprio dietro l’angolo.
« Ma è sempre così? Credevo che fosse uan ragazza più tranquilla » esordì Jasper una volta che l’amico sparì dietro l’angolo.
Alice avvampò e non rispose. La gola si era seccata tutto di un tratto e si chiedeva se le temperature erano sempre state così alte o era solo una sua impressione, in più la voce non ne voleva sapere di uscire. Era muta.
« N… no è che… certe cose le… insomma… le prende un po' troppo seriamente » biascicò alla fine. La frase le era costata uno sforzo immane ed era certa di aver aggiunto un’altra figuraccia alla già lunga lista d’idiozie fatte davanti al biondino.
Isabella ne avrebbe sentite di cotte e di crude quando sarebbe tornata, era colpa sua se lei si trovava in quella situazione spinosa.
« Lo vedo » concordò il ragazzo. Aveva notato che Alice non era a proprio agio. Che gli fosse antipatico? Si domandò, non sapendo attribuire nessun’altra spiegazione a quel bizzarro comportamento.
Quella possibilità lo infastidita e non poco, lo doveva ammettere.
Il quel momento la campanella suonò l’inizio delle lezioni e i due si dovevano separare.
« Beh… Buona lezione. Ciao Alice » la salutò lui senza perdere nulla della sua compostezza.
Alice lo guardò senza sapere che fare. Aveva fatto uan figura dietro l’altra e aveva paura che se avesse aperto ancora la sua boccaccia ne avrebbe fatta un’altra ma non poteva non salutarlo. Insomma forse era la sua ultima occasione.
Ci mise troppo a reagire perché il ragazzo intanto si era allontanato a passo lento.
« Ciao… » mormorò.
« Ciao, Jasper! » ritentò e quella volta la sua voce era stata così acuta che non c’erano dubbi che il ragazzo non avesse sentito. Ecco, lo sapeva ora lui se ne sarebbe andato e avrebbe iniziato a prenderla in giro.
Jasper si bloccò per lo stupore e si girò il capo per guardarla. Era completamente rossa e imbarazzata dal fatto che tutti la stessero guardando. La salutò con la mano e lei lo ricambiò con un piccolo sorriso. Il ragazzo, riprese a camminare e si aprì in un ghigno divertito. Alice Brandon era un po' strana ma lo incuriosiva molto.
 
« Sono cose che i veri genitori affrontano sempre, Isabella » le contestò il professor McCarty. Il punto della questione era che lei non era un genitore!
Come poteva nel mezzo della visita alla Casa Bianca mettersi ad allattare il bambolotto perché doveva rispettare la tabella? Non poteva!
« Ma professore sarebbe come prendermi cura di due bambini! Crede davvero che Cullen mi aiuterà? » si lagnò lei.
« Eih… » protestò il ragazzo. La Swan non aveva tutti i torti, non aveva intenzione di lavorare anche in gita, ma non poteva screditarlo così!
« Suvvia ragazzi » cercò di calmarli, recuperò i fogli del programma  e li studiò attentamente mentre i due ragazzi attendevano in silenzio.
Quello, per Isabella, era uno di quei famosi momenti catartici in cui si decide il tutto e per tutto. Era tesa come una corda di violino e quello che disse il professore non fece altro che rompere quelle corde, già troppo tese.
« Sarete nello stesso gruppo quindi dovrete comportarvi come qui a scuola » esordì dopo qualche secondo il professore.
« Cosa? » esclamarono in contemporanea i ragazzi. Oltre il danno anche la beffa?
« Ma siamo in due classi differenti » cercò di ragionare la mora.
« Si è deciso di mischiare le carte » fu la risposta pacata dell’uomo. « Isabella sei una ragazza molto intelligente, sai organizzarti e sei perfettamente in grado di gestire tutto… »
Il professore, nel mentre, si era alzato e aveva raggiunto la ragazza poggiando le sue mani sulle spalle di lei. Isabella era rimasta ammutolita.
La ragazza aveva sempre ammirato Emmet McCarty, era il suo professore preferito. Insegnava storia e diritto, sarebbe stato lui uno dei loro accompagnatori e lei ne era felicissima.
Si poteva dire che la giovane ragazza avesse una piccola cotta per il suo professore.
Edward che osservava la scena ammutolito, non riusciva a credere ai suoi occhi. Era arrossita! Lei non poteva arrossire. Solo le ragazze timide arrossivano e la Swan poteva essere tutto tranne che timida.
Guardava il professore come se avesse avuto uno di quei famosi attori che mandano in brodo di giuggiole le ragazzine e pendeva dalle sue labbra.
Un pensiero passò nella mente del ragazzo. Hai capito la piccola Swan! Ha una cotta per il professore. La cosa era come un calcio nelle parti basse per il ragazzo. La ragazza si scioglieva come neve al sole per un vecchio e lui, che era il più popolare della scuola, eletto Mister maglietta bagnata per quattro anni di fila, non era minimamente considerato?
« Sì… » sussurrò Isabella quando il professore ebbe terminato la sua arringa. Non è che avesse ascoltato molto di quello che l’atro diceva era troppo concentrata a mantenere un certo decoro, aveva solo sentito l’ultima domanda e aveva risposto. Come poteva negare qualcosa al professore?
« Bene! ora filate a lezione. Vi do delle giustificazioni per i vostri professori così da non aver problemi. Okay? » disse l’uomo soddisfatto di aver risolto il problema.
Così se ne andarono.
Isabella era ancora leggermente intontita, le sembrava di galleggiare tre metri sopra terra, ma Cullen ci mise poco a farla ricadere con i piedi per terra.
« Non posso credere che ti piaccia un vecchio » .
« Non è vecchio ed ha fascino » obbiettò lei ma subito si morse la lingua e cercò di correre ai ripari. « Poi non mi piace. Lo ammiro come professore e come persona ».
Non contava che avesse fantasticato una volta o due su un loro possibile futuro, come succedeva in “ Piccoli problemi di cuore ”, il cartone che Alice le aveva obbligato a vedere un pomeriggio di dicembre quando era impossibile uscire di casa per la neve. Una maratona di tutti gli episodi.
L’aveva colpita molto la storia dell’amica della protagonista, in un certo senso si immedesimava in lei, solo che Mary, alla fine, corona il suo sogno d’amore con il suo professor Naruma. Lei? Lo avrebbe anche solo iniziato?
« Sì, certo. Ti sembro scemo? » l’espressione di Isabella valeva più di mille parole.
« Ehi… guarda che non ho nemmeno un’insufficienza » protestò il ragazzo.
Edward avrebbe scoperto a sue spese quanta verità ci fosse nel detto “ le ultime parole famose…”.
 
« Signor Cullen congratulazioni per la sua insufficienza » una sorridente Signorina Copman gli consegnò il compito di scienze della settimana prima.
« Cosa?! » gracchiò scattano sul posto. Non poteva credere che una F rossa fosse in bella vista sul suo compito. 
Si può dire che la professoressa si fosse legata al dito il comportamento di Edward del giorno prima. Era una vecchia zitella che sfogava le sue frustrazioni sui suoi studenti, pensò guardando allucinato il foglio su cui spiccava una grande lettera rossa.
« È fortunato che più sotto della F non possiamo andare, Signor Cullen » la donna sembrava godere di quel momento e non faceva per nasconderlo.
« Ma sabato ho una partita. Non posso giocare così! » disse con mal celata rabbia alla vecchia zitella.
Il basket era molto sentito alla Forks High School e a giudicare dei lamenti e proteste dei compagni di classe, nessuno - maschi e oche starnazzanti, come amava definirle Isabella, comprese - aveva preso bene la notizia.
Non metti in panchina il tuo miglior giocatore quando c’è in gioco il campionato scolastico. Era il pensiero dei ragazzi.
Non potremmo vedere Edward sudato e in pantaloncini. Era invece il pensiero delle oche starnazzanti.
« Mi spiace ma doveva pensarci prima » urlò per sovrastare il chiasso dei suoi studenti. « Ma c’è l’interrogazione di sabato. Se prenderà una B, allora potrà giocare la partita ».
 
Agli occhi di tutti poteva sembrare un buon compromesso ma aveva un giorno e mezzo per prepararsi e lui non aveva capito nulla di quello che la Copman aveva spiegato.
Alle sue orecchie erano già arrivate varie voci, quelli che lo sostenevano contro la professoressa e altri, con suo enorme fastidio, che lo accusavano di non tenere alla scuola e di averlo fatto apposta perché voleva vederli perdere.
Doveva trovare una soluzione o la sua reputazione ne sarebbe uscita distrutta e l’unica che gli garantiva il cento per cento di successo era solo una. Recuperò con gesti nervosi la borsa ai suoi piedi, la bambola, che, da quando la Copman gli aveva ridato il compito, non la smetteva di ridere e gorgogliare - almeno secondo la definizione della Swan - e uscì dallo spogliatoio, dove aveva passato l’intera pausa pranzo pensando a una soluzione.
La ricerca però non aveva dato buoni frutti, non era riuscito a trovarla ed era assurdo in una scuola di poco più di trecento studenti.
Per fortuna di Edward la segretaria era una donna sulla cinquantina che credeva ancora di essere una ventenne e non perdeva occasione per provarci con quelli che riteneva gli studenti più carini della scuola.
« Edward caro, non posso darti queste informazioni sono informazioni riservate. Dovresti andare da Isabella e chiederglielo ».
Se avesse portato Jasper, avrebbe impiegato meno tempo, il biondo era il suo preferito, pesò dopo l’ennesimo rifiuto della donna.
« So che le regole sono diventate più ferree ma potrebbe fare uno strappo alla regola. Ho bisogno del suo aiuto per il progetto extrascolastico » cercò di persuaderla sfoggiando tutti il suo sorriso sghembo, ormai lo chiamava così da quando la piccola Swan glielo aveva detto.
« Oh… beh… giusto uno sguardo veloce » concesse alla fine, accarezzandogli un labraccio in modo languido. La lasciò fare ma i brividi che attraversarono il suo braccio non erano propriamente di eccitazione come invece stava pensando la donna.
Isabella aveva due ore di biologia e il professore aveva portato la classe alla serra sistemata dietro la scuola ed era per quello che Edward non l’aveva trovata in nessuna aula.
 
Entrò nella serra annunciato dal cigolio assordante della porta che, a occhio e croce, doveva essere lì da quando era stata aperta la scuola, tanto era malmessa e scrostata.
« Salve professore. Avrei bisogno di Isabella Swan ».
La ragazza alzò la testa di scatto appena sentì pronunciare il suo nome. Lei e Alice stavano studiando la produzione di anidride carbonica durante la fermentazione. Con uno avevano messo in una beuta del lievito di birra, mescolato in acqua e zucchero. Avevano chiuso il tutto con un palloncino che col passare del tempo si era gonfiato mostrando la produzione di anidride carbonica. Erano poi passate a compiere delle misure quantitative e quando Cullen le aveva interrotte, stavano sostituendo allo zucchero dell’uva schiacciata per studiare la diversa attività produttiva di anidride carbonica.
« È una questione di pochi minuti » aggiunse il ragazzo.
Isabella sperò che il professor Molina non acconsentisse ma ovviamente non fu così.
 
« Okay, » esordì il ragazzo appena chiuse la porta alle spalle di Isabella. « Ho davvero bisogno del tuo aiuto. Sono disperato ».
La ragazza fu spiazzata dal fervore con qui le aveva chiesto aiuto tanto che gli prestò la massima attenzione. Doveva essere grave per farlo diventare così serio.
« Prima di pranzo la professoressa Copman ci ha riconsegnato gli esami corretti… » iniziò ed a Isabella le si accese una lampadina. Si aprì in un sorriso sornione, ricordando quello che il ragazzo le aveva detto sulle insufficienze.
« Oh… la F che ha infranto i sogni della Forks High School di battere gli Athenian. La tua reputazione non credo sia mai stata così bassa come oggi ».
« Lo sai di già? Ma com’è possibile!? » era stupido del fato che la notizia era già arrivata a una come la Swan. Quello voleva dire che aveva davvero bisogno del suo aiuto.
« Le notizie volano in fretta. Jane, quella in classe con te l’ha twittato subito a Brian che l’ha twittato a Ben, che a sua volta l’ha twittato a qualcun altro e così via discorrendo fino ad Alice e a me » rispose con un gesto svogliato della mano. « Al suono della campanella del pranzo, credo che lo sapessero già tutti » fu la sua conclusione.
Il ragazzo si lasciò andare a un lamento. Non poteva accettare la cosa ma se lei avesse detto di sì, tutto si sarebbe risolto. Sarebbe tornato sulla cresta dell’onda e il mondo avrebbe ripreso a girare come sempre.
« Bene, sai quello che è successo ma la professoressa mi interrogherà sabato ed è importante che io prende una B all’interrogazione, così da poter giocare la partita. Ma è praticamente impossibile che ci riesca ».
« E io cosa c’entro? Non andrò dalla professoressa per convincerla a farti giocare » disse scandalizzata. Isabella era elogiata da tutti i professori, nessuno aveva mai avuto nulla da ridire su di lei e sulla sua condotta ma non si sarebbe mai abbassata a sfruttare questa cosa a suo vantaggio. Il suo motto era sempre stato che se si vuole una cosa, la si deve guadagnare con l’impegno.
« No, » rispose lui con una smorfia anche se aveva già iniziato ad accarezzare l’idea « lo faresti? » fu la sua richiesta speranzosa. Immaginava già la risposta ma non gli costava nulla tentare.
« Assolutamente no » rispose lei con tono perentorio.
« Lo immaginavo » borbottò a mezza voce « Okay, ti chiedo solo di aiutarmi a studiare. Sei la secchiona della scuola dopotutto. E se non vuoi farlo per me fallo per la squadra di basket ».
« Il basket non interessa. Che ci guadagno? »
Cullen la guardava come se la volesse strangolare, ma poco le interessava. Che si aspettava che lei accettasse su due piedi? Era colpa sua, che non si era impegnato e aveva trascurato lo studio per un qualche stupido gioco alla playstation e quindi se doveva perdere tempo, almeno doveva ricavarci qualcosa di utile. E lei aveva già in mente qualcosina…
« L’aver aiutato un compagno in difficoltà? » tentò lui con un sorriso.
« Ritenta » fu la sua risposta secca. Il ragazzo sbuffò e si passò una mano tra i capelli, come se quel gesto potesse aiutarlo a organizzare le idee.
« Mi impegnerò nel progetto seriamente » ritentò, certo che quello avrebbe fatto cedere la piccola Swan. Isabella si lasciò sfuggire un piccolo sorriso di vittoria che fu interpretato dal ragazzo come il primo segno di cedimento. Non era proprio così.
« Non è abbastanza ».
« Che cosa vuoi allora? » sbottò arrendevole. Il compito era l’unica cosa che avrebbe convinto la Swan a collaborare ma anche quel tentativo si era rivelato un buco nell’acqua.
« Ti occuperai di Renesmee per tutta la gita a Washington ».
« Cosa!? No, questo è troppo! » protestò il ragazzo. Era disperato ma così si sarebbe rovinato la gita e il divertimento.
« Prendere o lasciare questa è la mia offerta ».
Non gli lasciava molta scelta e Cullen dovette arrendersi all’evidenza dopo aver soppesato i pro e i contro.
« Okay, va bene ».
Isabella sorrise apertamente anche se un pensiero andò a oscurare quel suo momento di gloria.
« Per te la popolarità è davvero come l’acqua per uno che si è perso nel deserto. Perché? »
« Non ti devo raccontare la mia vita Swan. Rispetterò il patto e tu mi aiuterai a prendere B, non meno. È chiaro? » e le porse la mano per suggellare il patto.
« Cristallino » e strinse con forza la mano del ragazzo.
 
 
 
 
 
 
 Allora, me lo lasciate un commentino?

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Scusate, scusate, scusate, scusate per l'enorme ritardo. Ringrazio tutti quelli che hanno inserito la storia tra le seguite, preferite, ricordate e le 10 ragazze che hanno recensito. Grazie 1000 per la vostra pazienza spero di non avervi deluso con questo capitolo. Vi ricordo la mia pagina FB per spolier, informazioni e tutto quello che vi serve.
Buona lettura!







Capitolo 6 .

 

 

 

Isabella aveva tutto da guadagnare in quell’accordo così, soddisfatta, si congedò e tornò alla sua lezione concentrandosi sul progetto, anche se una parte della sua mente già stava stilando un programma per le ripetizioni intensive con Cullen. Il ragazzo non lo sapeva ma aveva stipulato un patto con il diavolo.

Doveva fargli prendere una B e lei avrebbe potuto godere appieno della gita, un po' come facevano i genitori separati, per quei giorni il padre avrebbe tenuto i bambini e la madre si sarebbe potuta prendere un po' di riposo.

Isabella decise che sarebbe rimasta sveglia anche fino alle cinque di mattina se fosse stato necessario per raggiungere il suo obiettivo e così, al suono della campanella, aspettò Cullen vicino alla sua macchina, che appena l’ebbe inquadrata, le avrebbe tanto voluto urlargli contro per aver osato poggiare il piede e picchiettarlo sul paraurti della sua macchina. La Volvo era l'unico essere femminile, animato o inanimato, che poteva vantare l'amore incondizionato di Edward.

Sistemò la bambola sotto braccio e fulminò il piede della ragazza.

« Swan, per favore, potresti tenere il tuo piedino lontano dalla mia macchina? » la pregò con tono calmo, ma che nascondeva tutto il suo fastidio per quel gesto.

Isabella, sobbalzò alla sua voce, era stata la prima a uscire dalla scuola perché temeva di non incontrare Cullen, che solitamente si defilava subito. Invece il ragazzo era stato l'ultimo.

I capelli scompigliati del ragazzo e il segno di un rossetto rosso vicino all'orecchio le suggerirono che il ritardo del belloccio non era dovuto a un rinato interesse per la scuola. L’unica cosa era che gli dispiaceva per Renesmee che aveva dovuto assistere ai passatempi del padre.

Sospirò e poi guardò prima la macchina, poi il suo proprietario.

« Non capisco perché voi ragazzi siate così ossessionati dalle vostre macchine » borbottò allontanandosi dal veicolo. « Ma se ti ho aspettato c’è un motivo. » disse con un tono solenne che fece svettare verso l’alto un sopracciglio del ragazzo. « Hai un quarto d’ora per andare a casa, lavarti, mangiare, insomma per fare quello che devi fare, e venire a casa mia che iniziamo subito la tua preparazione » il suo era più un ordine che una proposta.

« Cosa? Adesso non ho nessuna voglia e poi deve venire da me James » il vice capitano pompato e con aria nel cervello che secondo Isabella era uno di quelli che alla fine della loro età dell’oro, cioè il liceo, sarebbero diventati tanti Homer Simson seduti a tracannare birra al bancone del Sammy’s, un famoso pub all’uscita ovest di Forks , che era frequentato soprattutto dai suddetti soggetti.

« Facciamo che vengo da te dopo che se ne sarà andato » le disse quando già si era seduto al posto di guida.

La ragazza era una secchiona ed era certo del suo successo all’interrogazione e quindi credeva di potersi godere qualche ora di divertimento. Purtroppo non aveva tenuto conto del parere della ragazza. Isabella bloccò la portiera poco prima che la chiudesse, e la riaprì completamente. Si chinò all’altezza del ragazzo con sguardo serio, decisa a ottenere quello che voleva.

« Decidi » disse mettendolo davanti a una scelta « o presentarti da me come ti ho detto e prende B in scienze e quindi ottenere fama, successo, gloria e bla, bla, bla, » spiegò accompagnando il tutto con gesti della mano « o non presentarti affatto, non passare l’interrogazione e quindi cadere nell’anonimato e marchiato come la causa della sconfitta degli spartani al campionato scolastico. Se fossimo nel Medioevo, un ragazzo con la lebbra al confronto di te sarebbe più popolare ».

Edward si agitò nervoso sul sedile, i vaghi ricordi di storia gli suggerivano che uno con la lebbra era ignorato e isolato da tutto e tutti. No, non poteva finire così.

« Sarò puntuale come un orologio tedesco ».

« Tedesco? » chiese lei stranita.

« Sì, non è così che si dice. Meno male che sei tu quella intelligente » Isabella si esibì in un’espressione scettica e sconsolata scosse la testa.

« Si dice svizzero. Essere puntuale come un orologio svizzero, non tedesco ».

« Quello che è Swan. Ci vediamo tra poco » le disse indossando un paio di occhiali da sole. Che diavolo gli servivano se a Forks il sole era un’entità astratta che si vedeva solo su un libro o in televisione? Si chiese la ragazza per poi scuotere la testa, il ragazzo poteva fare quello che voleva l’importante era che si presentasse a casa sua.

Così si allontanò per permettergli di chiudere la portiera, la macchina si accese con un leggero borbottio - l’opposto del suo pick-up che poteva essere sentito quasi fino ai confini dello stato - e sparì dalla vista della ragazza in un battito di ciglia.

Il ragazzo mantenne la parola e un quarto d'ora dopo era davanti alla porta dello sceriffo a suonare il campanello, aveva lasciato il bambolotto alla madre che si era detta felice di potersi prendere cura della sua prima nipote e dopo un minuto in cui il ragazzo aveva cercato di capire se la madre avesse colpito la testa da qualche parte e cercato dei segni sulla testa, se ne era andato scrollando le spalle.

Isabella corse ad aprire e lo invitò a raggiungere la cucina dove aveva già sistemato tutto l'occorrente, compresa una piccola lavagnetta su cui erano sistemati grandi fogli da disegno.

Non fece in tempo a chiedersi dove fosse finito il ragazzo, visto che la cucina era a pochi passi dall'ingresso, che un urlo disumano la fece scattare in salotto.

 « Stupido cane! »

« Cullen, che hai fatto? » chiese incontrando la disapprovazione del ragazzo.

« Io non ho fatto nulla. È quella bestia che mi ha morso, io volevo solo farla giocare un po’ » sbraitò puntando il dito buono contro una Leah che lo guardava battendo ritmicamente la coda per terra e ringhiando di tanto in tanto. Tra le zampe teneva il suo osso, ormai logorato dal tempo e dall'uso.

Il ragazzo passando per il salotto aveva visto la cagna e voleva solo farle un innocente scherzo ma l’animale non era dello stesso avviso, appena Edward aveva afferrato l’osso, l’altra era scattata morsicandolo alla mano. Nulla di grave visto che non c’era sangue ma lo spavento era stato tanto.

Isabella trattene le risate, credendo che fosse da maleducati ridere palesemente davanti al ragazzo che si massaggiava la mano con espressione sofferente.

« Leah non ama gli estranei e tu ti sei avvicinato troppo » spiegò serafica la ragazza. La cagnolina era stata trovata da Isabella ai limiti del bosco all’incirca quattro anni prima. Era piccola, aveva pochi mesi ma qualcuno l’aveva percossa riducendola in fin di vita. Isabella ricordava ancora il giorno in cui l’aveva trovata, tremante e spaventata ma battagliera. Qualche segno dei morsi ancora era ben visibile sul suo braccio.

La ragazza si era presa cura di lei, che dopo la prima reticenza si era lasciata curare, seguendo scrupolosamente tutte le direttive del veterinario e, contro ogni aspettativa, Leah era sopravissuta tornando in forma smagliante. Lei e Jake avevano interagito quasi subito, il maschio era stato un po’ diffidente verso la nuova arrivata ma presto erano diventati compagni di giochi.

« Dovresti mettergli la museruola è pericoloso! » un ringhio più forte arrivò da Leah all’affermazione del ragazzo.

« Pericolosa? » disse con tono scettico Isabella, « è molto permalosa e selettiva con le amicizie ». La cagna non si lasciava avvicinare da nessuno che non fossero lei e Charlie.

Cullen borbottò parole indistinte e si avviò verso la compagna che ormai non faceva più finta di rimanere seria. Rideva di lui e quello lo fece arrabbiare maggiorente.

« Non fare quella faccia, Cullen » lo richiama la ragazza « Non è rimasto nemmeno il segno » e per confermare quello che aveva detto prese la mano del ragazzo e la rigirò. Nemmeno un segno rosso. « Vedi? Ora iniziamo che abbiamo molto da fare » disse incamminandosi verso la cucina. Edward, dopo un ultimo sguardo di disappunto alla cagna, del tipo “ ti tengo d’occhio”, la imitò e si sedette al tavolo deciso a dare il massimo ma bastarono pochi minuti per perdere tutto l’entusiasmo.

Il ragazzo credeva di essere ancora a scuola. La Swan si era piazzata davanti a una lavagna e aveva iniziato a spiegargli i primi argomenti che aveva trattato a lezione, o meglio quelli che credeva di aver trattato. Dopo aver tirato fuori i quaderni, si era messo ad ascoltare, deciso a imparare qualcosa, non certo per sete di conoscenza ma per quella dannata B che gli avrebbe permesso di giocare la partita.

Il punto era che non capiva nulla! Era arabo, cinese, eschimese, insomma la ragazza sembrava parlare una qualche lingua sconosciuta.

L’allenatore aveva dato di matto quando lo aveva informato ma nonostante le sue urla, la professoressa non aveva accettato di venire in contro al ragazzo e cosi il coach lo aveva letteralmente minacciato. Era in gioco il suo posto nella squadra e questo bastava per convincere il ragazzo a metterci tutta la buona volontà che aveva, ma presto la sua mente incominciò a vagare verso lidi lontani e per nulla collegati a quello che stava facendo.

Dopo circa un quarto d’ora in cui la ragazza gli spiegava di piante e fauna nella sua mente, si era formato un pensiero. Isabella aveva preso le sembianze di un’avvenente professoressa sexy. Al posto di quella semplice tuta anonima, indossava una gonna a tubino nera e aderente, niente calze e un paio di scarpe con un tacco vertiginoso ai piedi. Il busto invece era fasciato da una camicetta bianca sbottonata fino all’attaccatura dei seni che erano strizzati dentro a un reggiseno di pizzo nero. Il suo preferito.

Dove nascondeva tutto quel ben di Dio?

La ragazza lo guardava maliziosa mentre faceva scivolare gli occhiali lungo il naso e i capelli mossi le davano un aria davvero provocante e poi quel sorriso… Era certo che non avrebbe distolto lo sguardo da quelle labbra rosse come ciliege per nessuna ragione al mondo.

« E così si chiude il cerchio della fotosintesi » disse Isabella finendo di scrivere sulla lavagna. Guardò soddisfatta il suo lavoro e si disse che era impossibile per Cullen affermare ancora di non conoscere quel fantastico meccanismo della natura. C'era da dire che era rimasta stupita che il ragazzo, ormai all'ultimo anno, non sapeva cosa fosse la fotosintesi clorofilliana ma si parlava di uno studente in particolare e quello diceva tutto.

« Cullen, allora, hai capito? » chiese girandosi e per poco non fece cadere il pennarello a terra.

Cullen aveva la testa poggiata alla mano sinistra chiusa a pugno mentre con la destra teneva la penna inerme. Stava dormendo! Ha chi aveva parlato fino a quel momento?

Aveva un sorriso ebete e dalla sua bocca uscivano strani gorgoglii.

Isabella si avvicinò con studiata calma, raccolse il libro di scienze aperto a una pagina a caso, lo chiuse e lo alzò lasciandolo poi cadere sul tavolo con un sonoro tonfo che fece sobbalzare il ragazzo.

« Cos... » ma non aggiunse altro quando incontrò lo sguardo furente della Swan che con suo disappunto aveva tornato a indossare la vecchia tuta che smorzava le sue curve.

Chissà se aveva lo stesso corpo che aveva sognato, si chiese cercando di intravedere qualcosa.

« Se vuoi la tua B devi impegnarti! » la sua affermazione riportò il ragazzo alla realtà.

« Certo che voglio la B, ma... »

« Niente ma, Cullen » lo interruppe « tu parteciperai a quella partita e ti terrai Renesmee durante la gita » che poi era quello che più interessava la ragazza.

Arrivò la sera ma Edward non aveva imparato molto. Isabella spiegava e rispiegava quando lui non capiva, ma l'ottusità che certe volte mostrava Cullen la mandava in bestia e si raccomandava di rimanere calma ricordandosi di Washington.

Alle sei e trenta lo sceriffo li trovò indaffarati a litigare perché il ragazzo aveva sbagliato per l'ennesima volta...

Edward appena aveva visto lo sceriffo aveva liberato un sospiro. Poteva andarsene da quell'inferno ma la sua torturatrice non era dello stesso avviso.

« Non siamo nemmeno arrivati a metà programma tu non ti schiodi da quella sedia » tuonò bloccando le mani del ragazzo che già stavano raccogliendo la sua roba.

« Cosa? Ho da fare questa sera » giusto un’ora prima Victoria gli aveva mandato un messaggio per vedersi e dopo quel pomeriggio di studio aveva bisogno di sfogarsi in piaceri più interessanti. Aveva intenzione di mollarla ma lo avrebbe fatto lunedì quando dopo la sua vittoria, nessuna ragazza gli avrebbe detto di no.

« Isa, lascia andare questo povero ragazzo » intervenne in soccorso lo sceriffo ben sapendo come potesse essere pretenziosa la figlia quando si trattava dello studio.

« No, deve prendere B all'interrogazione di sabato e di questo passo a malapena arriveremo alla C » rispose piccata la ragazza.

Il telefonino di Cullen interruppe la diatriba.

La madre voleva sapere dove fosse finito visto che le aveva detto che sarebbe tornato per le cinque. Edward aveva quindi una scusa per andarsene.

 Nello stesso momento lo sceriffo si congedò dopo un’occhiata di ammonimento verso la figlia che contraccambiò con lo sguardo più innocente del mondo.

« No, mamma ora arrivo. Sono ancora a casa di Isabella Swan per il compito ».

Isabella si scervellava per trovare una soluzione. Cullen non era stupido, dopo il primo momento quello che gli aveva spiegato lo aveva più o meno assorbito. Tranne quando si lasciava andare ad attimi d’infantilismo, così obbligò il suo cervello a lavorare in fretta per trovare una soluzione che arrivò come un fulmine a ciel sereno.

« Edward » lo chiamò. Il ragazzo stupito dal fatto che avesse usato il suo nome si girò verso la ragazza che gli tendeva la mano per recuperare il cellulare. Approfittando del momento glielo sfilò e dando le spalle al ragazzo diede inizio al suo piano.

« Signora Cullen, buona sera... » poi si bloccò ascoltando la risposta della donna e ridacchiò « Certo, Esme. Sto facendo da tutor a suo figlio, ha preso F » e il ragazzo sbiancò di colpo, non poteva credere che la Swan fosse una spiona!

Quando era tornato a casa, non aveva detto nulla in attesa della B che era certo di prendere « ... Sì, F » confermò la ragazza, al che seguì un verso da parte di Esme che il ragazzo non riuscì a comprendere ma che era certo non portava nulla di buono.

« In scienze e sabato deve recuperare con un interrogazione... Si certo non potevo non aiutarlo, lavoriamo assieme con Renesmee e mi sono sentita in dovere... » le aveva spiegato con un sorriso angelico. Si sentita in dovere? Aveva accettato solo dopo averlo ricattato! E il peggio era che la madre le credeva dati i continui ringraziamenti che la Swan gli rivolgeva.

« Per questo ecco, Edward voleva rimanere a studiare ma siccome credeva di creare disturbo… » il tono sembrava davvero rammaricato che, se Edward non l’avesse conosciuta abbastanza, ci sarebbe cascato come un allocco. Il sorriso, quasi sinistro, che la Swan mostrò girandosi verso il ragazzo lo fece sudare freddo. « No? Davvero? Ma è perfetto e anche domani servirebbe. Abbiamo molto da rivedere… sì, certo. Buona serata anche a te » e riattaccò.

Soddisfatta, riconsegnò il cellulare al ragazzo che non aveva capito nulla di quello che era appena successo.

« Ti fermerai a cena e anche dopo, fino alle dieci e trenta. Avremo tutto il tempo per arrivare alla C e domani studieremo per arrivare alla B » le spiegò serafica riaccomodandosi sulla sedia e picchiettando davanti al posto del ragazzo, chiaro invito a sedersi per continuare la loro sessione di studio.

Erano le undici quando riuscì a uscire da quella casa della tortura. La Swan lo aveva tartassato, spremuto fino all’ultima goccia, fino a che, anche lei, aveva capito che non ce la faceva più e che sarebbe stato più produttivo spedirlo a casa per un sonno ristoratore. A Edward sembrava di essere sveglio da almeno quarantotto ore, era stanco e quando varcò la porta di casa, si diresse in camera sua, ignorando le lamentele della madre per il brutto voto, e si lasciò cadere a peso morto sul letto. A tentoni recuperò dalla giacca il suo Ipod e messosi le cuffie, fece partire la registrazione.

Il cuore è un organo cavo formato da un particolare tipo di tessuto muscolare (tessuto striato cardiaco), le cui contrazioni avvengono in modo ritmico e involontario e sono regolate da strutture (nodi) che funzionano come pacemaker naturali. La funzione del cuore è quella di spingere il sangue e di farlo circolare nell'apparato circolatorio: questo organo, infatti, contraendosi, agisce come una pompa… ”.

La voce di Isabella Swan, con il suo tono calmo e noioso, lo accompagnò nell’incoscienza del sonno.

Che assurdità pensare che ascoltare qualcosa nel sonno aiuti l’apprendimento, pensò appena si svegliò. Erano delle stupidaggini alla Dragon Ball. Ecco, la Swan poteva gareggiare con Chichi, la moglie ossessiva, compulsiva di Goku che tartassava il figlio fino all’esaurimento nervoso del bambino. Isabella era uguale, gli aveva fatto promettere di farlo e lui solo per dimostrarle che avesse sbagliato aveva fatto come le aveva detto, ma incredibilmente, quando la ragazza alla pausa pranzo lo obbligò a passare il tempo nella biblioteca e gli fece una serie di domande, lui rispose a tutte. O quasi.

« Visto? » disse con tono esultante Isabella quando, dopo aver recuperato i libri, si diressero verso il giardino dietro la palestra per mangiare quello che la ragazza aveva preparato. Il giorno prima aveva piovuto e l’erba era ancora umida e diffondeva nell’aria quel suo odore forte e avvolgente che Isabella amava tanto. Quel girono invece c’era il sole e la rarità dell’episodio invogliava la gente a pranzare fuori.

« Non è stato difficile e vedrai che dopo oggi pomeriggio sarai più che preparato » affermò sicura di se la ragazza.

Anche Edward era soddisfatto, nemmeno lui credeva di poter fare tanto in così poco tempo e condivideva l’entusiasmo della compagna. Isabella, già pregustava la gita senza doversi preoccupare del bambolotto e Edward s’immaginava già mentre faceva il canestro della vittoria.

Si sedettero e stupendo la ragazza Cullen le prestò la giacca per sedersi.

« Ma ha piovuto ieri! » obbiettò lei quando lo vide stendere la giacca a vento, dall’aria costosissima, sull’erba umida. Cullen in risposta alzò le spalle e si sedette invitandola a fare lo stesso e la incitò a tirare fuori quello che aveva preparato visto che l’aveva fatto stancare troppo.

Esitante la ragazza si accomodò e in silenzio iniziarono a mangiare i loro sandwich, anche se il ragazzo non vedeva l’ora di arrivare al dolce. Una bellissima fetta di Apple pie lo chiamava a gran voce.

Isabella finì per prima e desiderosa di sfruttare tutti il tempo a loro disposizione recuperò dei foglietti sotto lo sguardo incuriosito di Cullen.

« Okay, allora » disse Isabella sistemandosi meglio per guardare il compagno e mostarndo due immagini che per il ragazzo non volevano dire nulla. « Cosa sono? » e mostrò la prima foto, in bianco e nero, di tre oggetti non chiaramente identificabili.

 

 

« No, ti prego. Sto mangiando! » si lagnò il ragazzo, con ancora un pezzo del secondo panino in bocca, intuendo quello che la ragazza voleva fare.

« Abbiamo un obbiettivo da raggiungere e per quanto tu abbia fatto notevoli passi avanti, abbiamo ancora delle cose da fare. Quindi, esponimi quello che vedi ».

« Il punto è che non so cosa sono! Quello in mezzo sembra uno di quei mostri dei film di fantascienza però… » borbottò Cullen guardando sinceramente interessato e cercando di ricordare dove potesse averlo visto… Nell’ultimo film di James Cameron, forse? Infondo in Avatar c'erano un sacco di cose strane.

« Sono ingrandimenti al microscopio degli eritrociti nel sangue. Questo è il globulo bianco » e il nome portò alla memoria la sua definizione e la sua funzione « è come un Ferrero roche, vedi? » continuò a spiegare cercando di rendergli comprensibile le immagini.

« Effettivamente » concordò il ragazzo che masticando l’ennesimo boccone del suo tramezzino guardava assorto la foto. Doveva ammettere che la Swan era davvero brava in cucina, quel tramezzino al tacchino, con insalata, una salsa strana e pomodori, era buonissimo.

« Mentre i globuli rossi, » e indicò l’altro « hanno la forma di un krapfen, ma se li esaminiamo in sezione sembrano un pavesino ».

Cullen scoppiò a ridere di cuore alla sua spiegazione ma almeno era certo, non se lo sarebbe mai potuto dimenticare. Isabella accennò un sorriso mentre cambiava immagine.

« Forza, abbiamo una B da prendere » lo richiamò all’ordine anche se non c’era la solita nota di rimprovero e severità, ma al contrario tratteneva a stento le risate.

Edward, costatò che quella era la prima volta che la ragazza non lo rimproverava duramente. Era rilassava, i suoi lineamenti sempre arcigni quando gli rivolgeva la parola erano dolci e ammorbiditi.

Le labbra non avevano più quella linea dritta e sottile ma avevano una forma che gli ricordava un cuore e anche gli occhi erano grandi e luminosi. Lasciando perdere il suo caratterino, Isabella Swan, non era male, aveva un bel corpo, un bel viso e un notevole davanzale, una terza di tutto rispetto, per non parlare del lato B, lo aveva notato appena la ragazza si era tolta la giacca a vento. Un golfino rosso aperto che lasciava intravedere una camicetta blu notte non troppo aderente ma che evidenziava le sue forme e un paio di jeans scuri stretti.

Una sensazione strana al basso ventre lo colpì di sorpresa, solo una volta aveva provato quella sensazione, cioè quando l’aveva raggiunta alla spiaggia di La Push e l’aveva osservata dormire tranquilla. Come quella volta, la sensazione svanì presto e la mente del ragazzo si concentrò sulla fetta di torta che la ragazza aveva lasciato davanti a lui.

« Secondo me questa è una di quelle moderne scale a chiocciola che vanno tanto di moda » affermò con un tono serio che preoccupò Isabella. Stava scherzando, vero? Vero?

Il suo cuore aveva iniziato a battere come un forsennato mentre il sangue le affluiva a iosa sulle guance, fino alla punta delle orecchie. Era dannatamente serio e non stava scherzando.

« Edward… » ringhiò sommessamente al che il ragazzo non si trattenne più e scoppiò in un'altra risata e per poco non si strozzò con il pezzo di torta che stava masticando.

« È il DNA, lo so » la tranquillizzò prima di ripetere quello che la ragazza gli aveva fatto quasi imparare a memoria « Dal punto di vista chimico, il DNA è un polimero organico costituito da nucleotidi. Questi sono costituiti da tre componenti fondamentali: un gruppo fosfato, lo zucchero pentoso… »

« Deossiribosio » specificò lei.

« Appunto… deossiribosio e una base azotata che si lega al deossiribosio con legame N-glicosidico. La disposizione in sequenza di queste quattro basi costituisce l'informazione genetica, leggibile attraverso il codice genetico, che ne permette la traduzione in amminoacidi » concluse soddisfatto.

« Bene, direi che non avrai problemi a prendere quella B » sentenziò la ragazza mandando in brodo di giuggiole il compagno.

« Quindi sono libero oggi pomeriggio? » le chiese, speranzoso, ma un’occhiata alla faccia contrariata di lei smorzò il suo entusiasmo.

« Ripasseremo e rimarrai a casa mia fino a che mi riterrò soddisfatta » disse tornando a indossare quello sguardo severo da professoressa zitella e sessualmente repressa. In un certo senso gli ricordava la professoressa Copman.

Il pomeriggio, successe proprio quello che aveva predetto la ragazza. Edward venne tartassato su tutto il programma che aveva fatto fino a quel momento, niente sfuggiva a Isabella che si inventava le domande più assurde per testarlo anche se doveva ammetterlo quel giorno la mora era stranamente accondiscendente. Lo aveva lasciato addirittura seduto per una mezzora a guardare una partita dell’NBA con il padre sorseggiando una calda e densa cioccolata con panna e cannella.

Lo sceriffo era una persona simpatica se si riusciva ad andare oltre la scorza da duro che lo circondava e presto grazie alla birra fredda, che più di una vola Edward aveva tentato di agguantare con scarsi successi, e i continui punti che la sua squadra faceva l’uomo si sciolse lasciandosi andare a esclamazioni e battute che erano appoggiate dal ragazzo.

Isabella aveva iniziato a pensare che lo vedesse come il figlio maschio che aveva sempre desiderato ma che non era mai arrivato e temeva per quel cameratismo che si stava formando tra i due.

Edward a differenza del giorno prima accettò volentieri di rimanere a cena, primo perché non doveva mangiare il cinese che la madre avrebbe ordinato poiché sarebbe tornata tardi dal lavoro, era venerdì e la governante aveva la giornata libera, e secondo, anche se non lo avrebbe mai ammesso - nemmeno sotto tortura - gli piaceva stare in quella casa.

« A che ora hai l’interrogazione domani? » gli chiese Isabella mentre lo accompagnava alla porta. Erano le nove di sera e aveva ordinato a Cullen di andare a dormire e di non ripassare, visto che il ripasso dell’ultimo minuto poteva rivelarsi più dannoso che altro.

« Alle otto » rispose e anche se appariva tranquillo, il ragazzo era un fascio di nervi. Ora che non c’era più il Signor Swan a distrarlo con il basket la sua mente non faceva altro che focalizzarsi sull’interrogazione e sulla necessità che questa andasse bene, che sarebbe successo se non avesse preso B?

L’avrebbero isolato? Sarebbe stato un nessuno. Si prospettava una notte agitata, ne era sicuro.

« Ehi, rilassati, okay? » intervenne Isabella posando una mano sulla spalla del ragazzo. Aveva letto il nervosismo sul suo volto e la cosa l’aveva toccata. La sua reazione era stata irrazionale, non era da lei comportarsi in quel modo con Edward - son figo son bello son fotomodello - Cullen, ma la sua mano aveva agito da sola e le parole le erano uscite con naturalezza dalle labbra.

« Sei preparato, certo non pensare di ambire a una A ma alla B ci arrivi senza problemi basta che non ti agiti » come era successo spesso nel pomeriggio. Anche lei era nervosa, in un certo senso quella era una sfida. Mettere un po’ di sale in zucca a quel caprone si era rivelata una prova per il suo intelletto. Le sembrava di essere il professore Henry Higgins accetta la scommessa di riuscire a far apparire l'incolta e rozza fioraia Eliza Doolittle come una signora degna dell'alta società, in “My fair Lady”. Il problema era che alla fine il professore s’innamorava della sua allieva.

Isabella guardò il ragazzo, bell’aspetto e questo non lo aveva mai negato e dopo aver passato la settimana a lavorare assieme doveva ammettere e si trovava bene on sua compagnia, anche quel suo modo da spaccone non la irritava più come prima ma poteva dire di essere sulla strada dell’innamoramento?

Inclinò la testa e si mordicchiò l’interno della guancia mentre scrutava il ragazzo che indossava in suo cappotto e si sistemava i capelli allo specchio, come nella pubblicità della Garnier, e sorrideva con quel suo modo sghembo che indicava la sua soddisfazione per il suo lavoro.

No, decisamente era lontana anni luce.

« Domani verrai? » le chiese speranzoso. Aveva bisogno della ragazza se qualche dubbio lo avesse colto prima dell'interrogazione.

« Certo... »

 

Perché non usciva? Perché era tutto così silenzioso?

Sabato la scuola era chiusa, i corridoi solitamente affollati e chiassosi erano deserti e perfettamente in ordine. Gli unici rumori erano quelli che arrivavano dalla palestra dove erano in atto i preparativi per il pomeriggio. Cosa non avrebbe dato per un po’ di casino che la distrasse dall'attesa.

Come stava andando? Sperava che il ragazzo non avesse fatto una delle sue battute stupide ma soprattutto che gli stesse facendo fare bella figura, ormai era dentro da molto e si chiedeva perché non era ancora uscito

« Isabella » esordì Cullen appena ebbe raggiunto la ragazza vicino alla bacheca degli annunci. La ragazza sobbalzò quando lo sentì alle sue spalle e si girò di scatto piena di aspettative.

« Mi spiace » disse lui, chinando la testa sconfitto e lasciando l'altra ammutolita mentre assimilava il significato delle sue parole. Non poteva aver fallito!

« Non hai preso B? » era letteralmente scioccata. Come era possibile? « Hai detto una delle tue cazzate, vero? » si spazientì lei senza nemmeno accorgersi di essersi lasciata andare a un linguaggio come lo definisce lei, scurrile. « Hai detto che gli anticorpi erano degli insettini, pseudo alieni bianchi, come in “esplorando il corpo umano”, vero? Ma cosa devo fare con te? A che sono serviti questi giorni... »

Edward l'ascoltava in silenzio, la testa bassa in modo da non farle vedere il sorriso sornione che gli piegava le labbra ma presto i tremiti delle risa represse erano diventati evidenti.

« Edward, ti senti bene? Come puoi ridere? Oddio ti è venuto un collasso, stai impazzendo... »

Il ragazzo ignorandola la prese tra le braccia e le fece fare un giro. Suo padre lo faceva quando era piccola, lei credeva di essere in grado di volare.

La rimise a terra e le confessò la verità.

« Ho preso B più, quella vecchia zitella ci ha provato in tutti i modi di fregarmi ma non me l'ha fatta. Mi sono smarcato tutte le volte » le confessò al settimo cielo.

« B più? Hai preso B più? » chiese incredula, « ma sono un genio » esultò abbracciandolo di slancio e lasciando il ragazzo spaesato.

« Ehi, sono io quello che ha preso il voto! »

« Si ma senza di me e le mie capacità intellettive e organizzative non lo avresti mai preso » c'era da dire che la ragazza era molto modesta e umile nel minimizzare le sue doti.

Edward sorrise assecondandola.

« Ora devo andare on palestra. Il coach voleva sapere subito come sarebbe andata ».

Isabella non ebbe problemi e lo liquidò in poco tempo ebbra di gioia per la notizia.

Washington, Isabella Swan stava arrivando!

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Eccomi! Scusate il ritardo, ormai ci avrete fatto il callo con me^^ Questo è un capitolo di passaggio, non succede molto più che altro ho dato più spazio ad Alice e Jasper, alla fine sono i coprotagonisti : ) quindi per quelli che amano la coppia Alice/Jasper spero piaccia.

Se vi interessa, ho scritto una nuova storia 
"La musica nel cuore" è terminata 4 capitoli, e un extra in arrivo. Se vi interessa fateci un salto. Vi lascio un piccolo spoiler:

« Senta… » iniziai raccogliendo tutto il coraggio « io avrei un paio di gruppi che vorrei davvero lei sentisse » ma mi bloccai quando vidi il suo sguardo esasperato mentre poggiava la tazza di caffè sul tavolo di vetro. Il rintocco che ne seguì risuonò come una marcia funebre nella mia mente.
« Ho i postumi della sbornia, sette linee telefoniche che suonano e una ragazza che non capisce che è stata solo una questione di una notte… »
«Ho afferrato il concetto » lo interruppi incassando il colpo e dandogli le spalle feci per uscire dalla stanza.
« Swan, » mi richiamò e io mi voltai speranzosa. 
Il mio capo mi squadrò da capo a piedi prima di dire « sei carina » commentò facendomi arrossire, tanto da assomigliare a un peperone, a causa del complimento inatteso e soprattutto per l’inopportunità della cosa. « Slacciati un bottone e ti faccio partecipare alla scelta mattutina dei nomi ».
Lo guardai come se fosse pazzo e sperai con tutta me stessa di aver capito male.
« Un bottone e una canzone » ripeté confermando che avevo capito bene la sua richiesta.

Ho detto tutto. Buona lettura!

 

Capitolo 7 .

 


Come c'era da aspettarsi quel pomeriggio gli spartani della Fork High School sconfissero i loro avversari grazie ai tre punti fatti dal loro capitano, Edward Cullen, fatto ai tiri liberi dopo che uno degli Atheniangli era andato addosso volontariamente.
Edward era soddisfatto ed esultava mentre i suoi compagni lo issavano sulle spalle portandolo in giro per la palestra. Il ragazzo scrutò gli spalti alla ricerca di una ragazza minuta e dai capelli castani. Allargò il sorriso quando cedette di averla vista, per poi diminuire quando comprese che non era lei. Poi perché la cercava, si chiese.
Isabella era scomodamente seduta su una panca di ferro con l'impermeabile e un ombrello giallo canarino a fianco di Alice a guardare Jasper Whitlock giocare a calcio.
« Quanto manca? » chiese all'amica che con gli occhi che brillavano, seguiva ogni gesto del suo begnamino. Alice sbuffò e trucidò l'amica.
« Lo stesso di quando me lo hai chiesto due secondi fa ».
Isabella si accigliò e tornò a guardare il campo dove i giocatori ignari della pioggia continuavano a rincorrere quella stupida palla che a ogni colpo alzava una miriade di schizzi.
Isabella sospirò stanca, era lì da più di un'ora e da mezz'ora diluviava. Voleva tornare a casa ma lì c'erano Sue e Charlie che si godevano la loro giornata romantica.
La sua mente tornò a vagare in ogni direzione nella speranza di far passare più velocemente il tempo. All’inizio leggeva ma quando la pioggia aveva iniziato a cadere, le aveva tolto quel piacevole passatempo. Ricordò quella mattina quando aveva aspettato Cullen fuori dall’aula in attesa che uscisse. Il cuore gli si gonfiò nel petto per quello che era riuscita a fare. Lei sarebbe andata a Washington senza dover badare a scocciature superflue e Cullen avrebbe giocato la sua partita.
L’occhio le cadde sul biondino che cercava di superare un avversario e si ritrovò a chiedersi perche Jasper non facesse basket con l’amico, almeno lei sarebbe potuta stare all’asciutto e al riparo dalle intemperie. Cullen stava giocando in quel momento e chissà come stava andando...  pensò prima di essere strappata con brutalità dalle sue supposizioni.
« O mamma, hai visto? Jasper ha fatto goal! » il grido acuto dell’amica la colse alla sprovvista e per poco non fece cadere l’ombrello per lo spavento.
Alice saltellava sul posto, facendo vibrare tutta la panca, ma non solo lei tutti urlavano e si dimenavano. Perché non si davano una calmata? Avevano solo buttato la palla in una rete non avevano risolto il problema della fame nel mondo!
Isabella si ritrovò a pensare perché nelle sue garedi decathlon di matematica e scienze non c’era tutto quell’entusiasmo.
Con rammarico dovette ammettere che la popolazione americana stava regredendo allo stato di australopiteco.
Quaranta minuti dopo finalmente Isabella poteva alzarsi da quella scomoda panca e correre a ripararsi sotto la grondaia del bar del centro sportivo.
Si accomodarono a uno dei tavolini e ordinarono qualcosa di caldo da bere e qualcosa da mettere sotto i denti.
Solitamente, finita la partita, se ne andavano ma quel giorno la pioggia era così insistente che le ragazze preferirono aspettare che si calmasse, il Chevy di Isabella non ispirava molta fiducia ad Alice. Solitamente usavano la macchina di Alice ma quel giorno era stata requisita dai genitori che erano parti per il weekend costringendole quindi a usare il buon vecchio pick up.
All’interno del locale c’era un gran chiasso e gente che entra e usciva, quelli  che sul campo erano stati rivali in quel momento parlavano tranquillamente della partita e si complimentavano a vicenda. Anche Alice non faceva che parlare della partita, solo che parlava di un solo giocatore e quello che diceva non aveva nulla a che fare con lo sport, anche lei odiava il calcio, il basket e tutto il resto ma la presenza di Jasper era un buon motivo per convincerla a sorbirsi un’ora e mezza e poco più di ragazzi sudaticci e muscolosi che rincorrevano e calciavano una palla dentro a un grande cesto conficcato nella terra.
« Dobbiamo andare se non vuoi incontrare Jasper… oh troppo tardi » mormorò vedendo il ragazzo entrare nel bar assieme ad altri due ragazzi con i loro borsoni appresso.
« Oddio, nascondiamoci » bisbigliò Alice chinandosi sotto il tavolo e lasciando spaesata Isabella che non sapeva che fare. Alla fine prese il menù e lo mise davanti al viso.
« Alice… si può sapere che vuoi fare? » bisbigliò irritata, tanto si sentiva ridicola in quel momento. Abbassò il menù lentamente e sbirciò il punto in cui aveva visto il ragazzo. Non c’era più e così la ragazza abbassò completamente il quadernetto. Purtroppo in quel modo vide diversi sguardi puntati su di loro e piegando solo il capo cercò di guardare l’amica sotto il tavolo. « Alice torna su mi stai facendo fare un figuraccia » in cambio Alice le pizzicò un polpaccio facendola sussultare e facendole pestare il ginocchio contro il tavolo. Alice sbucò da sotto il tavolo e fulminò l’amica. Isabella alzò ancora il menù, impettita mentre con una mano si massaggiava la parte lesa.
Alice gliela avrebbe fatta pagare in qualche modo.
« Shhh… dimmi quando se ne va ed esco » bisbigliò in risposta l’altra, « se mi vede chissà che penserà, mi denuncerà per stalking! » la sentì lamentarsi. Isabella non poteva dargli tutti i torti.
Alice intanto cercava di farsi ancora più piccola di quello che era. Doveva nascondersi proprio sotto il tavolo? Certo, c’era una tovaglia di carta ma non era abbastanza lunga da nascondere la ragazza.
« Il tuo geniale piano rischia di attirare l’attenzione su di noi che evitarla lo sai, vero? » obbiettò ancora senza staccare gli occhi dalla lista dei panini.
E a sostegno della sua tesi arrivò una voce ben conosciuta.
« Isabella? Ciao, anche tu qui? »
Jasper non l'aveva vista e se Isabella non avesse fatto tutto quel rumore sarebbe andato dritto per la sua strada.
« Ciao, Whitlock, » esordì Isabella con un sorriso a trentadue denti. Alice s’irrigidì e trattenne anche il respiro con la speranza che lui non si accorgesse di lei. Speranza vana.
« Alice? Sei tu? » per lo spavento, la ragazza pestò la testa sul tavolo ed emise un verso di lamento. Si massaggiò la testa dolorante e nel farlo sfilò una forcina che le fece venire un'idea.
« Trovata! » esultò con falso entusiasmo. Isabella abbassò lo sguardo a cercare quello dell'amica per capire cosa avesse in mente.
« Ho trovato la forcina » disse Alice appena uscì dal nascondiglio. Si raddrizzò e cercò di ripulirsi dalla polvere e briciole che sporcavano il pavimento. Avrebbe dovuto chiamare il servizio sanitario.
« Jasper, ciao » disse rivolgendosi finalmente al ragazzo che non la smetteva di squadrarla da capo a piedi. « Ehm… bella partita oggi. Ve la siete guadagnata la vittoria ».
« Oh grazie. Non sapevo che t’interessasse il calcio » disse sinceramente stupito. Ricordava di come la ragazza si rifiutava di fare qualsiasi tipo di sport durante l’ora di educazione fisica. In definitiva non gli sembrava un’appassionata di sport.
« Infatti, cioè non sono una esperta ma mi piace, forse perché lo segue papà e mi ha appassionato ».
Isabella pensò che l'amica si era salvata per il rotto della cuffia.
« Anche a te piace il calcio? » chiese Jasper a Isabella.
« No, accompagno solo Alice. Lo ritengo uno sport inutile e stupido come il basket del resto » affermò schietta, senza peli sulla lingua, la ragazza. Jasper sghignazzò divertito dalla sua schiettezza. Poteva capire il suo amico che ogni volta che parlava di lei dava di matto. Edward non amava essere contraddetto da nessuno, specialmente da una ragazza, e lei sembrava essere nata apposta per irritarlo. Chissà che combineranno durante la gita?, si domandò mentre chiedeva se fossero pronte per la partenza. Il discorso si chiuse presto, Jasper doveva tornare dai suoi amici e gli argomenti di cui parlare erano pochi, visto il loro stato di semplici compagni, quasi estranei l’uno all’altro.
« Bene, allora ci vediamo domani mattina. Isabella, Alice ».
« Certo, buona continuazione » lo salutò Alice sorridendo a trenta due denti. Isabella non sapeva se vomitare o essere felice per lei.
« A domani » fu la risposta frettolosa della mora quando ormai il ragazzo si era girato per tornare dai suoi compagni che nel frattempo avevano preso posto a un tavolo.
 
Il giorno dopo, alle sette di mattina, l'aeroporto era semideserto, le grida che si sentivano erano quelle dei suoi compagni esaltati per la partenza. Anche Isabella lo era, avrebbe avuto l'opportunità di visitare il cuore pulsante della nazione. Alice invece era ancora mezza addormentata. Seduta su una delle sedie di attesa con la testa poggiata sulle mani e si guadava attorno con fare assonnato.
« Isa, possiamo parlarne dopo che sarò riuscita a dormire almeno per otto ore filate? » borbottò supplichevole dopo che l'amica si era messa a raccontare la storia di un altro dei luoghi che avrebbero visitato. Come faceva la sua amica a essere così pimpante di prima mattina proprio non riusciva a capirlo.
« Alice, ma come fai ad essere così passiva? Stiamo andando a Washington! Ho sempre sognato andarci... ».
Ma l'amica già non la ascoltava più, aveva chiuso gli occhi e se non fosse stato per il richiamo del professor McCarty si sarebbe addormentata.
« Bene, il preside Morrison vi ridarà la vostra carta d'identità e poi venite da me che vi consegnerò le carte d'imbarco ».
La voce del professore aveva richiamato anche Isabella che smise di preoccuparsi del viaggio per ascoltare con un sorriso ebete l'uomo che con la sua intelligenza e atteggiamento aveva rubato il suo cuore di adolescente.Solo in quel momento si accorse di una donna, bionda, occhi azzurri e veramente bella che parlava con il suo professore. Era Rosalie Hale, l'assistente sociale che era a capo del progetto in cui era rimasta incastrata con Cullen. Non l'aveva vista molto spesso, sapeva solo che la si poteva trovare durante l'ora di pranzo e dopo la fine delle lezioni nell'aula professori. Li aveva caldamente invitati ad andare da lei se mai avessero avuto bisogno di qualcosa. La mora per principio non ne aveva mai usufruito ma sapeva che qualcuno era andato da lei.
Isabella si guardava attorno fino a che non vide Cullen circondato dai suo amici che lo ascoltavano come se fosse un profeta mentre esaltato, raccontava della vittoria di sabato. Le sue parole erano accompagnate da esclamazioni di stupore e di esultanza.Isabella si preoccupò quando non vide Renesmeé ed era già pronta ad urlagli contro quando il vagito sempre più insistente del bambolotto bloccò ogni sua azione. Vide Edward sbuffare spazientito e avvicinarsi alla panca dove la bambola era sdraiata. Jasper poco distante si mise le cuffie lanciando uno sguardo spazientito all'amico.
« Scusa, amico » disse prendendo posto a fianco del ragazzo. Scocciato, si mise a cullare il bambolotto cercando di calmarlo.
« Sembra un allarme antincendio più che un pianto » disse Jasper. La sua voce risuonò più acida di quello che voleva ma a causa di quel coso non aveva dormito tutta notte. Appena era suonata la sveglia, anche se era inutile visto che entrambi i ragazzi erano già svegli, aveva rimpianto di aver accettato di fermarsi da Edward per la notte.
« Che ci posso fare devo badare a questa lagna per tutta la gita » borbottò sollevato quando la bambola smise di singhiozzare poco alla volta.
« Ti avviso, se questa notte non riesco a dormire preparati a passarla nel corridoio ».
« E dai, amico, un po' di compassione » disse l’altro, anche lui stanco per la notte in bianco passata a cercare di calmare la bambola. Solo per miracolo aveva scoperto che se messa sotto il sistema di areazione del piano cottura si calmava. Peccato che lo aveva scoperto mezz’ora prima della sveglia.
« Ieri ho avuto la partita… »
« Guarda che anche io ho giocato ieri » ribatté l’altro accigliato. Già, Edward era rimasto male quando il ragazzo gli aveva detto di aver incontrato Alice e la Swan. Perché era andata a vedere Jasper e non lui? Loro nemmeno si parlavano!
Il suo sguardo corse alla ragazza, seduta vicino alla sua amica, passavano così tanto tempo assieme solo loro due che più di una volta aveva pensato che fossero lesbiche. Poi aveva scoperto che Isabella aveva una cotta per il professore bellimbusto e aveva dovuto accantonare quell’idea.
« Edward, il professore ti ha chiamato » la voce dell’amico lo riportò alla realtà e con Renesmee nella fascia porta bebè prese il suo biglietto e sistemò la sua valigia sul nastro.
« Signore, quello… » iniziò esitante la hostess mentre guardava con occhi sbarrati il bambolotto. « Non sapevamo che ci fosse un bambino… »
« Questo è il mio bagaglio a mano ».
« Ma è un bambino! È suo figlio » obbiettò sorpresa la donna. Anche i suoi colleghi smisero di fare il loro lavoro per osservare la scena.
« Non vede che è un bambolotto, un giocattolo? »
« Oh… ecco mi spiace solo che insomma lei è un ragazzo… »
« Senta è uno stupido progetto scolastico e per un’altra settimana devo fargli da padre. Posso andare ora? ».
« C… certo, mi scusi, solo che è così realistico » balbettò imbarazzata « Buon viaggio Signore » lo salutò dedicandosi al ragazzo successivo. Dietro di se trovò Jasper, Isabella e la sua amica che lo guardavano divertiti.
« Oh… piantatela » borbottò sistemando la bambina e incamminandosi verso l’imbarco.
 
« Che posto hai? »le chiese Alice una volta che anche lei ricevette il suo biglietto. Sulle labbra una risata per la scena di Edward Cullen.
« Trenta B, dovrei essere in uno dei posti centrali, tu? ».
« Trenta D, possiamo chiedere a quello che ha il posto C di fare cambio » propose Alice mentre si incamminavano verso il Gate.
Per raggiungere il loro aereo dovevano prendere un bus e fare i pochi metri che separavano dall'aereo sotto una pioggia grondante.
Isabella e Alice nonostante l'ombrello si ritrovarono bagnate come due pulcini a causa dell'acqua che gocciolava dall'ombrello dei ragazzi davanti a loro. Era una catena, quello davanti bagnava quello dietro e così via. Probabilmente tutti stavamo maledicendo la compagnia aerea per aver messo la tettoia solo davanti alla porta.
« Odio la pioggia, guarda i miei capelli! Sono una massa informe e orribile » si lamentò Alice cercando di appiattirli.
« Alice, sono a posto, fatti una coda se proprio ». L'amica sbuffò sconsolata ma seguì il consiglio dell'amica.
Salutarono l’hostess che cordialmente dava loro il benvenuto e si misero in coda cercando il loro posto.
« Ventotto, ventinove, ahi...» il lamento dell’amica le fece alzare il visodal suo biglietto e così si ritrovò davanti Cullen che guardava infastidito Alice che intanto si massaggiava il naso.
« Guarda dove vai, Brandon » la richiamò iniziando a cullare il bambolotto legato al petto che aveva iniziato a singhiozzare.
« Ed, mica lo ha fatto apposta »lo contestò Jasper spuntando alle spalle del ragazzo.
« Ha fatto piangere Renesmee » ringhiò infastidito.
« Scusa, non ti avevo visto » mormorò Alice imbarazzata. Il ragazzo non la ascoltava, sistemò lo zaino nel portabagagli e rivolse alle sue compagne uno sguardo scocciato.
« Certo, ora scusa dovrei sedermi » disse lasciando spiazzate le due ragazze. Alice fece un passo indietro e il ragazzo ignorandole prese posto vicino al finestrino.
Qualcuno lassù le voleva male perché non era possibile!
Perché tra tutti i compagni Cullen doveva essere il suo vicino?
Riluttante prese posto accanto al ragazzo che le guardò con un sopracciglio alzato.
« Che c'è hai cambiato idea e ti occuperai del bambolotto? »
« No, questo è il mio posto, purtroppo. E no ti arrangi con Renesmee. Sono gli accordi » lo bloccò prima che il ragazzo potesse dire solo " a ". Recuperò una delle riviste davanti a lei e iniziò a leggere.
« Che posto hai Alice? » chiese garbato Jasper ad Alice.
« Trenta D ».
« Perfetto io sono il C, vuoi metterti vicino a Isabella? »
« Emh... Sì, grazie » disse accennando un timido sorriso. Era felice e preoccupata di averlo vicino. Se avesse detto qualche sciocchezza? O se si fosse addormentata e avesse iniziato a russare o peggio se gli fosse venuta la bavetta alla bocca? Non voleva nemmeno pensarci.
Prese il suo bagaglio a mano per sistemarlo sopra il sedile ma Jasper la precedette. Le rubò la valigetta dalle mani e la sistemò a fianco della sua.
Alice lo ringraziò e si accomodò al fianco dell'amica che la guardava con un sorriso sornione che sparì dopo una gomitata dell'altra. Jasper imitò la ragazza poco prima che una delle hostess passasse per consegnare cuffie e tappi per le orecchie.
Dietro di lei, c'era Rosalie Hale che stava passando da tutti i ragazzi del progetto domestico per disattivare il bambolotto in modo che non interferisca con i dispositivi di volo.
« Allora, Isabella, Edward come procede il progetto? Non vi ho mai visto dopo il primo giorno » chiese dopo aver riconsegnato il bambolotto al ragazzo, visibilmente sollevato di non dover fare pessime figure in aereo.
« Benissimo, grazie. Non c'era ragione di venirla a disturbare inutilmente il progetto procede alla grande » disse esibendosi in un largo sorriso.
La donna le riservò uno sguardo dubbioso ma che venne prontamente sostituito da un sorriso accennato.
« Il professore McCarthy mi ha detto che avete avuto una diatriba per questa gita » Isabella forzò ancora di più il sorriso. La troppa familiarità che dava al suo professore era uno dei motivi, o meglio era l’unico motivo, per cui lei si rifiutava di andare dalla bionda. Aveva delle mire sull’uomo ed era da considerare una rivale.
« Sì, ma abbiamo risolto in fondo è parte di questo progetto discutere e trovare una soluzione, come una vera famiglia ».
Edward, come gli altri due ragazzi, ascoltava il loro dialogo curioso. Alice conscia del vero motivo per cui la ragazza non andava dalla donna, Jasper perché era inevitabile non sentirle ed Edward guardava la compagna cercando di capire perché la presenza della bionda la infastidisse. La trattava come trattava lui, solo che con l'assistente nascondeva il tutto dietro atteggiamenti falsamente gentili e rispettosi. Il sorriso appena accennato, le punte delle orecchie rosse e il piede che non ne voleva sapere di stare fermo, glielo suggeriva.
« Verissimo, Isabella. Allora sarò molto curiosa di leggere la vostra relazione finale » e dopo aver augurato buon viaggio continuò il giro.
« Allora... Perché ce l'hai tanto con lei? » le chiese Edward, scivolando sul suo sedile, girando la testa verso la ragazza. Dietro Isabella poteva vedere il suo amico parlare con la tappetta ma non gli diede peso e si concentrò sulla ragazza.
« Come? »
« Con l'assistente sociale » precisò sogghignando per la finta indifferenza di lei.
« Mi hai trattato così per tutta settimana e io non ti sono particolarmente simpatico quindi nemmeno lei ».
Isabella si limitò ad alzare le spalle e a tornare a leggere la rivista troppo presa in contropiede per ribattere con qualche sua battuta pungente.
L’aereo accese i motori e iniziò a rollare agitando Alice che strinse con forza le mani di Isabella e Jasper.
« Oddio… » soffiò chiudendo gli occhi. Era sempre così, aveva paura delle partenze e degli atterraggi.
« Alice, tutto bene? » le chiese il biondo. La ragazza aveva gli occhi chiusi ed eseguiva respiri profondi per controllare l’ansia.
« Soffre le partenze e gli atterraggi » spiegò Isabella per poi cercare di calmare l’amica con parole che volevano rassicurarla.
« Sai da piccolo amavo Superman ed ero convinto di poter volare come lui e una estate ero dai miei nonni in Texas e sono salito sul tetto del granaio deciso a volare » iniziò a raccontare quel piccolo episodio della sua vita, un po' imbarazzante ma che come aveva sperato riuscì a catturare l’attenzione di Alice.
« … Fortunatamente c’era una grande palla di fieno che attutì la caduta ma non bastò dal non rompermi un braccio. Ho dovuto tenere il gesso per due mesi, una tragedia per me ».
« O ma dai è assurdo » disse lei ridendo.
« Avevo otto anni » obbiettò anche lui divertito. « Tu non volevi essere una di quelle principesse della Disney o una delle ballerine volanti? »
« Sì, ma non sono mai salita sul un tetto e mi sono lanciata di sotto con il costume addosso » obbiettò tra le risata la ragazza. Anche Isabella ridacchiò ringraziando mentalmente il ragazzo che era riuscito a distrarre Alice.
Alice, dal canto suo cercò di darsi un contegno, anche se le immagini di un piccolo Jasper vestito da superman che si lanciava dal tetto cadendo fortunatamente su una grande palla di fieno. Sapeva di non dover ridere delle sventure altrui ma proprio non ce la faceva a smettere almeno fino a che non lanciò uno sguardo fuori dal finestrino.
« Siamo in volo » mormorò stupita mentre dal osservava il cielo blu scuro e un manto di nuvole che si estendeva come un mare nel cielo.
« Grazie, Jasper » lo ringraziò con un gran sorriso una volta che si girò. Il ragazzo fece spallucce ma le fece promettere di non dirlo ad anima viva.
« Oh non ci sperare, amico » intervenne allora Edward sporgendosi oltre Isabella. « sarà oggetto di molte prese per il culo ».
« Sarà oggetto... Da quando sei così acculturato, Ed? »
« Colpa sua » e con il pollice indicò la mora. Incredibile, si disse il rosso, sapeva anche cosa volesse dire acculturato…
« Dovresti ringraziarmi. Ti ho messo un po’ di sale in zucca » rispose la ragazza sentitasi messa in causa.
« Comunque starei attento a quello che dici, se non vuoi che qualcuno venga a sapere della vacanza in seconda media ».
Al che Edward sbiancò accendendo la curiosità di Isabella e Alice.
« Edward Cullen che ha qualcosa di cui vergognarsi... Che hai combinato? » chiese Isabella alternando lo sguardo tra i due amici che erano nel pieno di una battaglia di sguardi
« Prego, slacciate  pure le cinture » la voce della hostess arrivò a interrompere la lotta e presto tutti e quattro si dedicarono alle proprie faccende.
Il viaggio durò sei ore e nemmeno due ore dopo Isabella e Alice erano diventate come due cuscini per i loro compagni che in quel momento stavano placidamente appollaiati sulle loro spalle felici di recuperare il sonno perduto.
Isabella sogghignò nel costatare quanto fosse leggera. Girò lo sguardo verso Alice che rigida come un palo di legno la ragazza guardava la testa del ragazzo come se fosse un alieno. Senza svegliarlo spinse la testa di Edward dalla parte opposta, verso la parete dell’aereo. Il ragazzo socchiuse la bocca da cui usciva il suo respiro pesante.
Isabella sogghignando riportò l’attenzione sulla biografia di Lincon quando sentì un peso sulla sua spalla. Ancora.
L’istinto di svegliarlo era tanto ma nel sonno i suoi lineamenti erano così distesi e rilassati che sembravano quelli di un angelo e così bloccò a metà strada la mano che stava per scrollarlo in malo modo e riprese a leggere la biografia.
Un’ora dopo toccò anche alle ragazze addormentarsi con la testa poggiata su quella dei ragazzi e non seppero mai, almeno fino alla fine del viaggio che il professor McCarty passando di lì aveva fatto loro una foto che sarebbe poi stata inserita nel PowerPoint che avrebbe raccontato la loro gita una volta tornati a Forks.
Alle cinque il comandante accese il microfono e informò i passeggeri che stavano per atterrare all’aeroporto ma fu l’urlo di gioia dei loro compagni di scuola a svegliare i quattro ragazzi ancora beatamente ospiti del mondo dei sogni. Una volta svegli si scambiarono sguardi spaesati ma una volta realizzato la posizione in cui si trovavano le ragazze si scambiarono una occhiata imbarazzata, Edward diede loro le spalle fissando imperterrito il finestrino e Jasper guardava con un tenero sorriso la ragazza al suo fianco che nervosa si allacciava la cintura di sicurezza.
Edward non poteva credere di essersi spalmato addosso alla Swan,ma soprattutto che questa non gli avesse sbattuto la testa contro il finestrino.
Quando arrivarono all’albero, tutti si fiondarono al ristorante, troppo affamanti per iniziare a sistemare le proprie cose. Quella sera furono pochi i ragazzi che decisero di uscire assieme ai responsabile. Solo uno non si unì, anche se controvoglia. Edward non poteva farsi vedere in gir per le strade con appresso quel bambolotto e per un momento si pentì di aver accettato l’accordo con la Swan. Come avrebbe fatto ad abbordare le ragazze? Isabella se ne sarebbe stata in albergo, perché non poteva prendersi cura lei del bambolotto per un paio d’ore?
Gli accordi sono accordi, gli aveva detto quando l’aveva avvicinata dopo il dolce.
Con un cipiglio arrabbiato guardò l’amico uscire dalla stanza per andare a divertirsi. Si sarebbe divertito anche per lui, gli aveva detto prima di chiudere la porta alle sue spalle.
Traditore...
 





Allora? Che mi dite? Spero di leggere un vostro commento e ringrazio le magnifiche ragazze che hanno recensito o scorso capito e chi ha inserito la storia nelle seguite, preferite e ricordate e chi legge in silenzio.

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8 .

 

 

La casa bianca. Il cuore dell’America. Il centro pulsante della vita politica americana.

Presidenti si erano susseguiti nel corso degli anni, lì erano state prese decisioni che avevano influenzato il destino del mondo. Isabella si sentiva sopraffatta dall’emozione. Come sarebbe stato lavorare lì? Sentirsi parte di qualcosa di più grande del fare la spesa ogni giorno o preoccuparsi di cose banali e quotidiane.

« Bene, ragazzi mi raccomando dovete stare uniti » spiegò la biondina che per i gusti di Isabella stava troppo vicina al professore McCarty.

« Non la sopporto » borbottò senza stupire l’amica che ridacchiò di rimando. I professori li divisero in due gruppi e le ragazze erano finite nel secondo, assieme a un Jasper mezzo addormentato e un Edward messo anche peggio.

Renesmee non aveva fatto altro che piangere.

La visita aveva catturato completamente l’attenzione di Isabella che, come una bambina il giorno di Natale, si guardava attorno senza perdersi nemmeno una parola dell’efficiente guida che li conduceva lungo i corridoi, parlando della storia della casa e dei suoi abitanti spesso interrompendo la lezione di storia, che rischiava di annoiare i più degli studenti, con qualche aneddoto divertente. Così, non si accorse subito di Edward che camminava con le mani nelle tasche con fare annoiato poco più avanti di lei. Isabella fissava la sua schiena assorta per capire cosa non andasse… c’era qualcosa che non andava, ma cosa? Si scervellò il cervello fino uno dei suoi compagni non si mise a fare il verso di un bambino che frignava e così capì.

« Edward » sibilò. Il ragazzo si girò incuriosito ma rilassato, incurante di aver perso il loro compito.

« Renesmee, dov’è? » gli chiese mentre il suo sopracciglio stremava per la rabbia repressa. Il ragazzo la guardò stranito e dentro di se si chiese se non avesse sopravvalutato l’intelligenza della ragazza perché quella era davvero una domanda stupida.

« Dove vuoi che sia » sbottò « è…» ma si bloccò quando tastando la schiena si rese conto con suo disappunto che la bambola non era dove era sempre stata.

« Caz... Dove è andata? » si chiese guardandosi attorno agitato.

« Secondo te è scesa da sola con le proprie gambe e ha deciso di andare a farsi un giro? » ringhiò Isabella. Edward punto nel vivo le rivolse uno sguardo infastidito per il suo sarcasmo fuori luogo.

« Senti io non l’ho mollata un secondo. Davvero » insistette sotto lo sguardo scettico di Isabella. « Anche quando sono andato in bagno… oh no » borbottò e senza dare ulteriori spiegazioni superò la ragazza e imboccò il corridoio che avevano appena lasciato.

Nessuno si era accorto di nulla.

 

È una realtà universalmente riconosciuta che quando uno nasce stupido, morirà stupido. Quello era il pensiero di Isabella mentre seguiva Edward lungo i corridoi per recuperare Renesmee.

« Mi spiace va bene? » disse il ragazzo stanco di sentire lo sguardo di fuoco di lei sulla schiena.

La ragazza alzò un sopracciglio palesando il suo totale scetticismo. Sospirò e cercò di darsi una colamata. Urlare contro il ragazzo non avrebbe risolto prima il problema. « Lo credo che non lo hai fatto apposta ma Edward non è difficile badare a un bambolotto ».

Pinocchio, in confronto a lei, era un bravo bambino perché il ragazzo non lo sapeva, ma una volta Isabella aveva perso la bambola e l’aveva ritrovata due ore dopo nella cuccia di Leah in giardino. Quello, però, Edward non doveva saperlo.

«  Senti mi dispiace, ma Renesmee non ha smesso di piangere questa notte e… » il ragazzo venne interrotto da un vagito che mano a mano che si avvicinavano alla porta del bagno si faceva sempre più forte. La stanza era in un corridoio trasversale che s’immetteva in quello usato dai ragazzi e neanche a dirlo, non era nel giro autorizzato dalla guida e quindi avrebbe dovuto arrabbiarsi ma in quel momento le importava solo di aver trovato la bambola.

« Sei salvo per ora, Cullen » il ragazzo storse la bocca nel sentirsi chiamare con il proprio cognome. Si era abituato a lei che lo chiamava per nome e quel ritorno alle vecchie maniere gli aveva dato fastidio. Nemmeno sapeva il perché.

Isabella più tranquilla lo superò, si fiondò nel bagno degli uomini, fortunatamente non c’era nessun occupante, recuperò la bambola e iniziò a cullarla mormorandole nell’orecchio per calmarla.

« Che padre inaffidabile che hai » borbottò a mezza voce, prima di tornare sui suoi passi.

Edward aprì la porta per seguirla ma questa fu aperta dalla ragazza che continuava a cullare la bambola, la quale si stava lentamente tranquillizzando.

Era gelosia quella che provava: perché la bambola con Isabella si calmava quasi subito mentre con lui ci metteva ore, tutte le preziose ore del suo sonno per l’esattezza?

« Guarda che ruffiana… » borbottò a mezza voce con tono infastidito per il tradimento della bambina. Non erano le figlie quelle che stravedevano per il padre e snobbavano la madre?

Isabella sogghignò, divertita dal comportamento del compagno, la rabbia era sparita, sostituita dalla felicità di aver salvato il loro compito. Anche il ragazzo si rilassò, leggermente incredulo per la scampata strigliata. Si guardò attorno e un’idea gli balenò nella ment

« Edward, dove vai? » gli chiese dopo che lo vide dirigersi verso la direzione opposta da quella da cui erano arrivati. Il ragazzo si girò senza smettere di camminare e disse:

« Vado a farmi un giro. Non capita tutti i giorni di poter vedere la Casa Bianca. Dici che riuscirei a entrare nella stanza ovale? »

La stava prendendo in giro?

« Edward, siamo alla Casa Bianca non possiamo andare in giro come ci pare. C’è un sistema di sicurezza, guardie, senza contare che la gente qui ci lavora e non è un lavoro semplice » disse cercando di farlo ragionare. Edward si bloccò e tornò sui suoi passi facendosi vicino alla ragazza e chinandosi alla sua altezza.

« Sempre a seguire le regole, nessuno sgarro, tutta casa e chiesa… non hai mai corso un po' di rischio? È il sale della vita » rispose con quel suo sorriso sghembo che sapeva mandarla in bestia.

« Io corro dei rischi… » borbottò la ragazza indispettita. Quando sceglieva un nuovo tipo di prodotto per i capelli perché il suo era finito, quando andava a vedere un film di un regista sconosciuto o quando al bar del paese, durante la giornata della famiglia, sceglieva un menu diverso dal solito.

Lei correva dei rischi.

Il ragazzo alzò il sopracciglio, palesando tutto il suo scetticismo al riguardo ma non disse nulla. Le diede le spalle e s’incamminò. La ragazza, invece, non sapeva che fare.

La prima idea era quella di dargli le spalle e fregarsene del fatto che sarebbe potuto essere arrestato per sospetto terrorismo ma c’era una seconda idea che la spingeva a seguirlo per accertarsi che non facesse casini e fu quella a vincere.

Borbottando frasi sconnesse, corse dietro al ragazzo che si era inoltrato tra i corridoi. Perché poi lo stava facendo? Era preoccupazione quella che sentiva? Una settimana prima non ci avrebbe pensato due volte a lasciarlo da solo.

« Edward » bisbigliò « dove sei? » continuò guardandosi attorno. Dove era finito quel matto? Si chiese mentre avanzava lungo la moquette.

« Eccoti! Vieni a vedere » esordì il ragazzo comparendo da una porta per poi riscomparire mesto. Isabella sobbalzò e per poco non fece cadere Renesmee.  Si portò una mano al cuore e fece respiri profondi per riprendersi dallo spavento.

Una volta calmata seguì il ragazzo e si ritrovò in una camera semplice, della fine degli anni quaranta.

« È la camera di Harry Truman » lesse la ragazza dalla targhetta dorata sulla porta. Era nella camera del trentatreesimo presidente e venne pervasa da un moto di emozione. Quell’uomo si era trovato a gestire le ultime delicate fasi della seconda guerra mondiale e il pericolo della guerra fredda. Era affascinante sì, ma erano anche in una zona non autorizzata.

« Edward, credo sia il caso di andare se ci scoprono finiamo in grossi guai ».

« Oh dai non c’è nessuno ».

« Gli altri sono già fuori, se il professor McCarty non ci trova potrebbe preoccuparsi » continuò la ragazza. Chissà che avrebbe pensato di lei il professore se fossero stati scoperti. Avrebbe potuto pensare che fosse una ragazzina, una bambina e lei non poteva permetterlo se non voleva vedere i suoi sogni andare in frantumi. « Per favore » lo supplicò.  Okay correre rischi ma quello era troppo per lei.

Il suo compagno sbuffò ma leggendo nel suo sguardo una sincera preoccupazione decise di desistere e così chiusero la porta della stanza alle loro spalle, tornarono sui loro passi.

Erano quasi arrivati al corridoio da cui erano partiti che una voce autoritaria alle loro spalle che li fece sobbalzare dallo spavento.

« Che state facendo qui? Questa zona è riservata ».

Una guardia, pantaloni blu, maglietta bianca e cravatta, pistola elettrica sul fianco, e sguardo torvo, avanzava verso di loro. Edward era rimasto ammutolito così toccò a Isabella cercare di uscire dai guai.

« S… Salve, no, è che la piccola non stava bene e si era messa a piangere e siamo rimasti indietro ».

« Piccola? » la sua bugia aveva catturato la piena attenzione dell’uomo.

« Si mia, nostra figlia» confermò Isabella prendendo sotto braccio Edward che stava sudando freddo « siamo rimasti indietro, ci siamo persi e siamo finiti qui ».

Isabella si fece i complimenti da sola per le sue inattese doti recitative.

« Già ci scusi » intervenne Edward recuperando la voce.

« Ma siete così giovani » dire che l’uomo fosse incredulo era poco. Isabella si esibì in un sospiro forse un po' troppo teatrale e continuò la recita.

« Lo dica a lui che non sa usare un profilattico e così mi sono trovata con la pagnotta nel forno » si giustificò Isabella indicando il ragazzo con un gesto secco della testa. Edward, al suo fianco s’irrigidì e stritolò il braccio della ragazza come una morsa. Che andava dicendo? Ringhiò nella sua mente.

La guardia, Bobby secondo il cartellino, lanciò uno sguardo di disappunto al ragazzo, come se stesse pensando che lui fosse uno dei soliti ragazzacci, con gli ormoni a palla, che ingravidavano tutte le femmine che trovavano. Al contrario riservò a Isabella uno sguardo paterno. Edward si sentì offeso ma continuò a sorridere senza interrompere la recita.

« In ogni caso, ci spiace davvero tanto » mormorò Isabella con voce innocente e occhi da cucciolo bastonato. La guardia parve ammorbidirsi e dopo una breve ramanzina sul non aggirarsi mai più in luoghi non autorizzati, li scortò verso l’uscita.

« Non so usare il profilattico? » sibilò il ragazzo all’orecchio di lei. La ragazza alzò gli occhi al cielo e trattene la risata che stava nascendo. Continuando a camminare gli scoccò un’occhiata e gli sorrise sorniona.

« Siamo in questo pasticcio per colpa tua quindi non lamentarti ».

« Vi è piaciuta la visita? » esordì l’uomo quando ebbero raggiunto l’uscita, per tutto il tragitto non aveva smesso di parlare sull’importanza della famiglia e delle responsabilità che ne derivavano ed essendo padre di quattro figli si era arrogato il diritto di dare qualche consiglio ai ragazzi.

« Oh sì, molto bella » commentò piatto, Edward.

« È stato emozionante » rispose con sincero entusiasmo la ragazza. « Ci spiace ancora per essere usciti dal percorso… »

Erano arrivati al negozietto dei souvenir.  Entrambi i ragazzi si rilassarono vedendo la luce alla fine del tunnel.

« Oh… non preoccuparti » la interruppe l’uomo affabile « ma la prossima volta ragazzo faremo quattro chiacchiere » e lo additò con fare minaccioso « e tratta bene la madre di tua figlia ».

Edward si chiedeva perché con le ragazze tutti erano sempre più gentili.

« Non si preoccupi la tratterò come un tesero » disse con un sorriso tirato. Bobby annuì soddisfatto per poi rivolgersi alla ragazza con ritrovato sorriso.

« Posso vederla? » domandò sporgendosi per guardare oltre la protezione del seggiolino mobile.

« No! » urlò Isabella, stringendo il bambolotto a se. Scoprirebbe l’inganno! L’uomo la guardo stranito e così la ragazza cercò di trovare una scusa plausibile per il suo comportamento. « È timida, si mette a piangere facilmente con gli estranei » spiegò con tono più calmo e sorrise, cercando di apparire il più materna possibile, « lo ha ereditato da me ».

« Sì, infatti, e ora scusi » Edward la prese per la vita e la sospinge verso la porta di uscita.

A mano a mano che si allontanavano, sentivano la tensione scemare e l’ilarità prese il posto della preoccupazione tanto che, quando si trovarono fuori al sicuro si guardarono negli occhi, nessuno dei due riuscì trattenere le risate.

« Ci credi che quel tizio ci ha scambiato per una coppia vera? » gli chiese incredulo, per l’assurdità della cosa.

« Già, » concordò Isabella asciugandosi una lacrima dagli occhi, « come se tu ti avvicinassi minimamente al mio uomo ideale ».

« E quale sarebbe? » gli chiese Edward, sinceramente incuriosito.

« Intelligente, sicuro di se, attento, gentile, elegante, benestante, che ama gli animali, con un lavoro rispettabile, attento all’ambiente, che ami l’arte e gli piaccia frequentare il teatro, che sia romantico,… ».

« Certo che ti accontenti di poco » la bloccò il ragazzo. Isabella cercava il principe azzurro ma qualcuno doveva dirle che loro erano nel mondo reale e non nelle favole.

« Ho dei gusti semplicissimi mi accontento sempre del meglio * » disse alzando il mento verso l’alto baldanzosa. Edward scosse la testa divertito. Fortunatamente lui era lontano anni luce dal suo modello ideale.

 

« Isa! » la voce di Alice ruppe il loro momento. La ragazza si avvicinò a passo sostenuto affiancata dal biondo. I due nell’attesa dei rispettivi amici avevano approfondito la conoscenza, soprattutto grazie a Jasper che imperterrito aveva continuato a coinvolgerla spaziando da un discorso all’altro, cercando di farla uscire dal suo guscio di timidezza e dopo un primo momento di imbarazzo, Alice aveva riacquistato buona parte della sua parlantina.

« Dove eri finita? » le chiese una volta che li ebbe raggiunti.

« Ero dentro, Edward non poteva non farsi notare anche qui » nella sua voce aleggiava ancora quella nota divertita della risata fatta con il compagno.

« La cosa non mi stupisce » fu il commento di Jasper, « che ha combinato? » chiese rivolto a Isabella. La ragazza passò la bambola a Edward prima di rispondere.

« Ha voluto fare un giro turistico non autorizzato e ci ha scoperto una guardia » riassunse la ragazza, « e il bello è che questa ha creduto che Renesmee fosse vera e che io e Edward fossimo i genitori » e qui non riuscì a trattenere un’altra risata. « Dovevate vedere come lo trattava… »

« Già, praticamente mi ha accusato di passare le giornate a mettere incinta le mie compagne di classe » disse scatenando l’ilarità degli altri tre. Edward s’imbronciò cercando di apparire offeso ma poi si unì all’ilarità del gruppo ma il suo stomaco reclamava attenzioni e richiamò l’attenzione degli altri.

« Bene, il pagliaccio Edward propone di andare a mangiare. Sto morendo di fame e abbiamo solo trequarti d’ora per trovare un posto ».

« Venendo qui ho visto un McDonald’s » disse Alice, ricordandosi dell’enorme emme gialla che aveva vista la mattina.

« Perfetto » esultò il ragazzo incamminandosi nella direzione indicata, « forza, muovetevi che ho fame » incitò i compagni che lo seguivano a passo più lento.

Dieci minuti dopo i quattro ragazzi fecero il loro ingresso nel grande locale, dove già molta gente era ammassata in fila alle dieci casse, anche se era una massa unica di gente che spingeva schiacciando come sardine tutti quelli che avevano davanti.

« Io e Ed andiamo in fila, voi andate a prendere dei posti » disse Jasper prendendo l’amico per un braccio. « È inutile fare tutti la fila. Che prendete? »

« Io crocchette di pollo, acqua naturale e patatine » disse Isabella grata di non dover partecipare alla lotta per il posto. « Edward, dammi Renesmee, la tengo io »

Edward stava per aprire bocca, criticando l’amico. Perché loro due dovevano fare la coda e le ragazza invece avrebbero dovuto aspettare tranquille al tavolo? Ma poi aveva sentito Isabella che gli diceva di darle la bambola. Saggiamente era stato zitto.

Mentre il ragazzo, sollevato dal non dover infilarsi nella mischia con quell’aggeggio e felice di potersene liberarsene per un po’, gliela passava, Jasper prese anche l’ordinazione di Alice e poi il gruppo si divise per svolgere ognuno il proprio compito.

Alice e Isabella dopo aver girato tutto l’edificio, trovarono posto sulla terrazza al secondo piano, vicino alla balaustra e che dava una panoramica della principale strada di Washington D.C.

 Gli altri due nello stesso momento erano arrivati quasi alle casse. Avevano parlato della gita, della visita e poi il discorso si era spostato da tutt’altra parte quando il cellulare del biondo aveva iniziato a vibrare, segno che era arrivato un messaggio. Alice lo informava che avevano trovato posto al secondo piano sulla terrazza. Rimise via il telefono e guardando dritto davanti a se visto che ormai era arrivato il loro turno, disse:

« Credo di piacergli » esordì il biondo mentre erano in fila.

« Parli di Alice? » gli chiese. Non poteva certo riferirsi a Isabella. Loro due erano completamente diversi, sarebbero stati una coppia mal assortita. “Jasper e Isabella” suonavano anche male assieme.

« Salve, cosa posso portarvi? » li interruppe la commessa nella sua divisa gialla e rossa. Orribile a parere del ragazzo. Ma in pan dam con la figura della ragazza. Mamma mia, pensò il ragazzo, sembrava la protagonista Ugly Betty!

Jasper cordiale e ignaro dei pensieri dell’amico ordinò per se e per Alice.

« Sì, credo proprio che ci proverò con lei » lo informò deciso mentre la ragazza recuperava i diversi cartoni e li sistemava sul vassoio verde.

« In bocca al lupo » fu il commento dell’amico alla notizia. Alice gli pareva una ragazza un po' eccentrica, ma oltre a quello non trovava nulla per contestare la scelta dell’amico. Ecco, forse il fatto che non fosse popolare era un punto a suo sfavore.

 

« Guarda, ci sono Jane e Renata la infondo » disse Jasper catturando l’attenzione di tutto il gruppo. « Perché la mora ti sta fulminando con gli occhi? » domandò rivolgendo lo sguardo su Edward.

Il ragazzo sogghignò divertito e rispose alla domanda scrollando le spalle come se la cosa non lo toccasse minimamente.

« Sabato sera alla festa per la vittoria, ho mollato Vic. Renata è sua cugina o sorella… non ho capito bene » e riprese a mangiare il suo panino. Era certo che se avesse chiesto alla ragazza di uscire quella avrebbe accettato senza indugio.

« Sei stato assieme a Victoria per quasi un mese e non sai chi sono i suoi parenti più prossimi? Ma parlavate? » la mora non riusciva a capacitarsi della superficialità del ragazzo.

« Diciamo che preferivamo spendere il tempo in modo diverso » ammiccò il ragazzo. Isabella sospirò sconsolata, Alice arrossì e chinò il capo per continuare a mangiare il suo panino, non era a suo agio in certi discorsi, mentre Jasper alzò le spalle rispondendo allo sguardo della mora.

« Che ci trovi in lui? » gli chiese la ragazza, « come fai a sopportarlo? »

Per Isabella era inconcepibile, nemmeno un santo avrebbe avuto la pazienza per sopportare un ragazzo come Edward Cullen.

« Anni e anni di esperienza » si giustificò.

« Ehi, sono qui e vi sento! »

 

Una volta terminato il pranzo decisero di concedersi una passeggiata prima di raggiungere il luogo di ritrovo, mancavano ancora una decina di minuti all’ora del ritrovo. Avevano appena superato il Lincoln Memorial, dove i ragazzi si erano lasciati andare a una serie di foto, serie ma soprattutto non, assieme al famoso presidente degli Stati Uniti, quando la voce di Edward attirò l'attenzione degli altri verso la vetrina di un ristorante dalla parte opposta della strada.

« Ehi, ma quello non è il professor McCarty? ».

Erano davvero lui, costatò Isabella che si era girata appena aveva sentito il nome del suo professore per poi inalberarsi quando realizzò che era assieme alla Signorina Hale. Perché quella barbie bionda era con lui?

« Sembra una cenetta romantica, guardate come sono vicini » scherzò il ragazzo per poi pensare che il professore aveva buon gusto in fatto di donne, quell’assistente sociale era davvero uno schianto!

« Ma per favore Edward, sono colleghi » disse la mora, con l’intento di sdrammatizzate. Non voleva certo credere che ci fosse dell’altro, ma più andava avanti con la frase più la sua voce andava scemando. I due insegnanti, ignari di essere visti dai propri studenti, si avvicinarono fino a baciarsi. Non un bacio a stampo, no, uno più profondo e accurato. Quando Isabella sbatté le palpebre, che aveva tenuto spalancate senza nemmeno rendersene conto, i due si erano già alzati e si stavano dirigendo verso il bancone del bar.

Lo aveva solo immaginato, vero? Non si erano baciati per davvero. No, era impossibile! Categoricamente impossibile.

Un fischio di apprezzamento arrivò dalla direzione di Edward.

« A quanto pare il professore ci da dentro guarda che sventola che si è preso » commentò malizioso. La ragazza lo fulminò con lo sguardo e tornò afflitta a guardare la coppia civettare. In quel momento odiò Edward perché gli aveva confermato che era stato tutto vero.

Non doveva andare così! Il professore doveva accorgersi di lei, innamorarsene come in Piccoli problemi di cuore.

Era certissima che sarebbe andata in quella maniera.

« Isa, dai andiamo faremo tardi al ritrovo » la incitò Alice afferrandola per un braccio e obbligandola a riprendere a camminare proprio quando i due stavano uscendo dal ristorante. Sapeva della cotta dell’amica e poteva immaginare cosa avesse voluto dire per lei assistere a quella scena.

« Isabella, Alice! » non fecero però in tempo a fare un passo che vennero richiamati dal professore che, assieme alla Signorina Hale, li raggiunse.

Non c’era più quell’intimità che avevano visto dentro al ristorante, mantenevano una certa distanza, quella che bastava per farli passare per due che si conoscevano ma che non andavano oltre l’amicizia. Peccato che era proprio quello che non erano, pensò Isabella.

« Edward, Jasper » salutò anche i ragazzi quando ci raggiunse. « Non vi avevamo visti » e Edward fu certo di non essersi immaginato la nota di agitazione nella sua voce.

« Nemmeno noi vi avevamo visti, andiamo di fretta perché è tardi… » disse Alice che voleva solo far allontanare la sua amica da lì. Purtroppo per lei, qualcun altro nel gruppo non era del suo stesso avviso perché contemporaneamente disse:

« Allora, professore. Lei e la Signorina, eh… » ovviamente fu Edward.

Entrambi gli adulti arrossirono e si guardarono preoccupati per essere stati colti in flagrante. Ormai, pensò il professor McCarty, non potevano più tenerlo nascosto.

« Beh, ecco… la Signorina Hale è la mia fidanzata ».

 




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Eccomi! Ciao a tutte, come va? Scusate il tremendo ritardo ma gli esami prima di tutto : ) 
Il capitolo doveva essere più lungo e doveva succedere altro di più interessante ma siccome nona vevo tempo per andare avanti ho postato quello che avevo finito. Spero che vi sia piaiciuto, non è proprio venuto come volevo, ma non mi dispiace più di tanto. Bella e Edward si stanno avvicinando, non si punzecchiano più come all'inizio ma convivono civilmente, Jasper e Alice stanno facendo passi avanti e il professore ha infranto i sogni di Isabella... sarà il momento di qualcun altro?

Grazie alle ragazze che continuano a seguirmi e spendono cinque minuti del loro tempo a recensiere, non so che farei senza di voi : )
Grazie anche a quelli che hanno messo la storia tra le seguite, preferite e ricordate. Vi ricordo la mia pagina facebook per avvisi, anticipazioni o se volte chiedermi qualcosa,...
Spero di leggere qualche vostro commento sul capitolo.
A presto e buona giornata!


p.s: ho scritto una nuova storia "La musica nel cuore" finita se volete farci uns alto siete ben accette!!! Ecco un piccolo spoiler:

« Senta… » iniziai raccogliendo tutto il coraggio « io avrei un paio di gruppi che vorrei davvero lei sentisse » ma mi bloccai quando vidi il suo sguardo esasperato mentre poggiava la tazza di caffè sul tavolo di vetro. Il rintocco che ne seguì risuonò come una marcia funebre
nella mia mente.
« Ho i postumi della sbornia, sette linee telefoniche che suonano e una ragazza che non capisce che è stata solo una questione di una notte… »
«Ho afferrato il concetto » lo interruppi incassando il colpo e dandogli le spalle feci per uscire dalla stanza.
« Swan, » mi richiamò e io mi voltai speranzosa. 
Il mio capo mi squadrò da capo a piedi prima di dire « sei carina » commentò facendomi arrossire, tanto da assomigliare a un peperone, a causa del complimento inatteso e soprattutto per l’inopportunità della cosa. « Slacciati un bottone e ti faccio partecipare alla scelta mattutina dei nomi ».
Lo guardai come se fosse pazzo e sperai con tutta me stessa di aver capito male.
« Un bottone e una canzone » ripeté confermando che avevo capito bene la sua richiesta.

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