Recensioni per
Siberia [Camus - Hyoga 100 Drabble Themes]
di Deliquium
Ho sempre creduto che perfino il guerriero più temibile e sicuro di sé, prima di una battaglia, senta un fremito. Magari non è paura, ma eccitazione. Camus guarda l'alba e pregusta il momento di lavare con le sue mani l'onta del tradimento di cui si è macchiato il suo allievo. Peccato che le cose andranno diversamente, come sappiamo. |
La danza macabra. Il memento mori per eccellenza. Certo il piccolo Hyoga non poteva capire il concetto di morte. Come tutti i bambini si tratta di una cosa lontana. Ma quando la morte si porta via sua madre, allora sì che il concetto si fa chiaro. La morte è quella che un giorno si prende le persone a cui vuoi bene e non te le fa più vedere. Questo è quello che ho pensato io quando avevo quattro anni e mio nonno è morto. Hyoga preferisce vedere sua madre danzare nell'affresco che lo spaventava tanto piuttosto che immaginarla per ciò che è: morta. |
Ottima idea quella di legare l'investitura a una nuova rinascita, alla costruzione di quell'identità di saint che è altro dalla vita comune al di fuori del Santuario. Aurélien era un nome stupendo, ma per un saint che vive le intemperie della Valle Sacra il cognome di un filosofo che narra i turbamenti esistenziali della società europea del novecento calza a pennello. Vabbè che Camus è un cognome. Ma ho un amico che si chiama Matisse, quindi... |
Forse Hyoga non conosce l'infinità del tempo, perché il suo destino di soldato è quello di morire prematuramente sul campo di battaglia. Ma la promessa di eternità, quella sì che la conosce. E' un Eroe di Atena. Le gesta della guerra sacra saranno tramandate nei secoli nella Valle Sacra. A ben guardare, non c'è eternità più sublime di quella delle gesta che hanno consentito al mondo di non soccombere alle tenebre. Lo diceva anche Foscolo che perfino i monumenti crollano, prima o poi. I miti no. |
Ho apprezzato la tua scelta di non lasciarti andare all'ovvietà, utilizzando il tema fisso che dà il titolo al capitolo per parlare di Natassia. Sarebbe stato troppo scontato. Invece opti per i genitori di Camus, di cui non si sa nulla se non che sono sepolti (in modo anonimo) nel cimitero più visitato di Parigi (e del mondo, credo). Interessante. Da quello che dici sono morti quando il ragazzo era così piccolo da non ricordare nemmeno i loro volti. E' fortunato, Camus. Lui non porta nel cuore il dolore che attanaglia Hyoga. L'immagine della madre che si ritira sottocoperta mentre la scialuppa lo porta lontano dal luogo del naufragio è impressa a fuoco nella mente del piccolo anatroccolo. E rinforza l'edipo irrisolto. |
E' diventato grande, Isaac. Probabilmente la pubertà incipiente (che in Hyoga non è ancora arrivata, a quanto vedo) lo mette sull'attenti. Tipico atteggiamento da adolescente: rifiuto dell'autorità paterna per andare a cercare compagni (compagne, direi nel suo caso) e godersi la (credo) unica festa di tutto l'anno a Ojmjakon. Cos'è, il solstizio d'estate? |
C'è tutta la solitudine di Hyoga in questo caleidoscopio di giorni, tutti diversi e tutti differenti l'uno dall'altro, in cui questo marmocchietto vive, apprende, mangia, grida, aspetta. E questo verbo mi risuona nella testa, come mille campanellini. Aspettare. Uno sbucciare i giorni dal calendario, il proprio, come fossero spicchi di un'arancia. Uno dopo l'altro. Aspettando che finisca. L'allenamento, la solitudine, il freddo. O forse, la vita stessa. |
E continua l'Educazione Siberiana di questo bambinetto dai grandi occhioni azzurri e i capelli biondi che sembra un angioletto appena scappato dal presepe - di quelli che il 7 di Gennaio non vogliono saperne di tornare nella scatola delle decorazioni fino al prossimo Dicembre. |
C'è una durezza terribile nel modo in cui Camus vede questi due bambini. A prima vista potrebbe sembrare un maestro di scuola che guarda i due allievi, ma poi viene fuori tutta la tristezza. Lui sembra sapere quale sarà il destino dei suoi allievi. Perché solo uno può prendersi l'armatura del Cigno, e quindi... c'è poco da ridere. |
Povero piccolo Hyoga, che si aggrappa a tutto e a tutti per ricostruire un concetto vago di famiglia! Manca solo il piccolo Jacov, e poi siamo al completo... Però Camus coi capelli rossi... OMG! |
La tua drabble è ottimamente scritta e descrivi molto bene la glacialità del modo in cui Camus tesse la sua relazione. Peccato solo che proprio non me li figuro questi due insieme. No, per niente. E questo mi ha un po' straniato. |
Certo che non sono nemici. L'ho detto all'inizio della raccolta che nello scontro dell'Undicesima Casa i due contendenti in realtà stavano cercando di far fuori una parte di sé colpendo colui che meglio la rappresentava. Camus cercava di uccidere la debolezza e l'orgoglio, Hyoga la freddezza e l'orrore del suo passato. Sappiamo com'è andata a finire.... |
E bravo Hyoga! Sarai un mammone, ma stupido no. Infatti diffidi del tuo maestro, e glielo dici in faccia che non gli credi, che non lo reputi un amico, perché secondo te ti sta prendendo per il naso. Però ignori una cosa: l'universo in una persona ci può stare eccome se prima del big bang tutto l'universo stava in un punto microscopico. O almeno così ce la raccontano... |
Spietata e dura, questa drabble. La mia preferita fino ad ora. Atena esige che un Saint viva per lei, lotti per lei, muoia per lei, ma alla fine passa la mano a Hades e al suo regno incolore. Forse per qualche eroe c'è l'Elisio. Nella maggior parte dei casi, c'è solo il nulla, fino alla prossima reincarnazione. E allora non stupisce più il comportamento di un Death Mask, che se ne infischia del bene e del male e di tutte le manfrine che Atena racconta ai suoi per tenerseli buoni. |
Una volta ho letto che nel ghiaccio gli inuit sono in grado di vedere tutti i colori dell'arcobaleno. Forse perché nel ghiaccio di vivono, quindi hanno imparato a guardare oltre quello che a noi sembra solo una monotona distesa di bianco. Spero che a scuola, a Ojmjakon, abbiano qualche gessetto colorato. Chissà se il soviet si ricorda di quei bambini sperduti in Siberia? |