Recensioni per
Siberia [Camus - Hyoga 100 Drabble Themes]
di Deliquium

Questa storia ha ottenuto 373 recensioni.
Positive : 373
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
02/08/16, ore 14:12
Cap. 59:

Bellissima anche questa drabble, ma ormai con te so che non posso aspettarmi di meno. :)
Questa volta l'atmosfera cambia, dopo aver sopportato gli stenti e la fatica degli allenamenti, la solitudine e la malinconia, finalmente assistiamo ad un momento di vera convivialità, con le chiacchiere, il buon cibo, i racconti più assurdi e le risate in compagnia.
Certo, sono momenti estremamente rari, ma proprio per questo assai preziosi.
Ancora complimenti, mia cara.

A presto. <3

Recensore Master
02/08/16, ore 13:59
Cap. 58:

Altro capitolo bellissimo e, come sempre, terribilmente malinconico.
Hai espresso alla perfezione il concetto di solitudine, ulteriormente messo in risalto dall'aspetto di convivialità del pasto; il pranzo, solitamente, dovrebbe essere un momento di condivisione, con cibo succulento e piacevole compagnia, ma per Camus non è così, egli non può godere che della propria solitudine.
Povero Camus... Persino la tua descrizione del cibo e della tavola esprime la sua solitudine.

Davvero un ottimo lavoro, come sempre.

Un abbraccio

Recensore Master
27/07/16, ore 10:21
Cap. 59:

E si conclude così la serie dei pasti a Ojmjakon.
E me li immagino crollare stremati, Hyoga e Isaac, dopo una giornata passata a spaccare il ghiaccio, senza nemmeno togliersi i vestiti, le braccia che penzolano a sfiorare il pavimento. E scommetto che lo stesso Camus ha appena la forza di addentare un cracker - ammesso che la sua dispensa ne contenga; ed ecco spiegato come mai sia così magro e slanciato, lui...

Mi è piaciuta quest'incursione nella quotidianità di questo terzetto, e queste cene, eventi conviviali, che bucano la quotidianità fatta di ghiaccio, vento e freddo. Che poi, 'ste cene, non sono così tanto speciali e diverse da quelle che facciamo noi, ognuno nella propria casetta, colla carne cotta alla brace, i discorsi sul tempo e i 'si dice che' che passano di bocca in bocca, acquistando sempre nuovi particolari. Come l'orso che si dice abbia attaccato il vecchio Sergej, abbattuto da una pallottola in mezzo agli occhi (e complimenti per la mira, batiuska!); ma all'interno della vita di Camus e allievi sono momenti preziosi, attimi di requie in cui tirare il fiato e provare a vivere una vita normale, per quanto possibile...

Recensore Junior
24/07/16, ore 22:44
Cap. 58:

Non so come ho fatto a lasciarmi indietro questa raccolta per tutto questo tempo ma sappi che ho recuperato tutto nel giro di poche ore, non riuscivo più a fermarmi perchè appena finivo una drabble volevo subito passare alla prossima.
Hai creato una raccolta veramente singolare. È difficile scrivere qualcosa in cento parole esatte, con dei prompt così generici e per di più ponendosi anche il paletto dell'ambientazione e dei personaggi, ma tu l'hai fatto con un tocco da maestro, con poesia e un'originalità che avrei mai pensato di trovare in una raccolta del genere. Hai una grandissima cura per i dettagli e in pochi tratti riesci a tracciare delle immagini che restano fisse nella memoria. Questa ultima drabble è un esempio più che calzante di questa caratteristica. Sulla solitudine si possono riempire pagine intere, se ne può parlare per ore... pochi però sarebbero in grado di farla provare su pelle in così poche righe... quando ho letto quell'ultima riga all'improvviso è stato come se ci fossi stata io a quella tavola, e a quel punto qualsiasi altra parola diventa superflua, le immagini parlano da sé.
Complimenti, complimenti davvero per tutto ciò che hai scritto finora, sia per il contenuto per nulla scontato sia per lo stile, poetico, evocativo ed essenziale.
Una raccolta coi fiocchi!

Recensore Master
21/07/16, ore 14:22
Cap. 58:

Verrebbe quasi da chiedersi chi sia il morto, lì fuori. Se quei dodici anni appartengano ad Aurélien e quindi sotto quella croce sbozzata non ci sia Isaac, ma un più prosaico animale che ha attraversato il ponte sull'arcobaleno.
Qui si respira la solitudine di pranzi precotti e sedie spaiate, di tovaglie spiegazzate, ché tanto nessuna mamma protesterà. Una situazione di provvisorietà, di qualcuno che non vive in quella casupola sperduta nella neve, ma sopravvive. Quasi fosse un animale selvatico.

Recensore Master
20/07/16, ore 19:29

I pasti e la parvenza di normalità.. Prima di cominciare la lotta .. In primis di sopravvivenza. Bella e scabra come il ghiaccio. J

Recensore Master
17/07/16, ore 15:48

Eh, sì... Quando si vive una vita dura come quella di un aspirante cavaliere di Athena, persino una cosa apparentemente banale come la colazione diventa un lusso, un piccolo piacere che molto spesso ci viene negato.
Per questo motivo bisogna assaporarlo lentamente, come fa Hyoga: Quando vi è l'incertezza del futuro, quando non sappiamo che cosa ne sarà di noi e quando ancora avremo la possibilità di goderci un altro di questi piccoli, insignificanti piaceri, bisogna essere attaccati al presente e goderselo fino in fondo, dal primo all'ultimo istante.

Bellissimo componimento, come sempre.

Un abbraccio

Recensore Master
13/07/16, ore 17:35

Lui che mangia lentamente, perché sa che non ci sarà pranzo e nemmeno cena.
Pourquoi ?, mi chiedo. Perché salteranno il pranzo e a sera saranno talmente cotti che non ce la faranno nemmeno a tenere le palpebre sollevate, o perché Camus li tiene a stecchetto?
È bella questa bolla di normalità, dove le nocche scorticate non fanno così male, dove c'è chi sorseggia il caffè, chi s'ingozza mentre mangia e chi se ne sta cheto cheto a sbocconcellare la colazione. Sembrerebbe quasi una famiglia normale, se non fosse per quello che li aspetta, una volta sparecchiata la tavola e raccolte le briciole (e non so perché m'è venuto in mente Pollicino).
Interessante l'immagine di Camus che prepara la brioche. A quelle latitudini, un cibo simile è più che benedetto.
Una curiosità, con brioche intendi la brioche vera e propria, o i nostrani cornetti (ma credo di no, ché in quel caso sarebbero i croissant)?

Recensore Master
10/07/16, ore 11:33
Cap. 56:

Intensa.
Davvero intenta, non ci sono altre parole per descrivere questa drabble.
E' solenne, perfetta nello stile e decisamente affine al personaggio di Camus, austero ed elegante persino nella morte.
Soffre, il Cavaliere di Acquarius, soffre il suo spirito nel dover abbandonare il proprio corpo e dopo essere stato sconfitto dal suo stesso allievo.
Eppure, continua ad avere un aria così... Sacra, non so come spiegarlo.
Trovo che questo sia un epitaffio davvero splendido, decisamente degno della grandezza del Cavaliere di Acquarius.
Complimenti davvero.

Alla prossima :)

Recensore Master
05/07/16, ore 13:17
Cap. 56:

Domande filosofiche di grande peso, in questo drabble. Mamma mia. Il peso dell'anima. Già. A me piace pensare che il peso di un uomo non stia nella materia ma nelle azioni che compie, e nel modo in cui queste migliorano o peggiorano la vita di chi gli sta intorno. Camus, il filosofo esistenzialista, sta proprio a pennello su Camus il Santo. Non so se Kurumada abbia fatto apposta. Non lo ritengo così raffinato, secondo me ha aperto l'enciclopedia a caso e ha scelto un nome. Ma gli è andata bene, perché il sottile male di vivere del filosofo che ha scelto calza sul suo personaggio meglio dell'Armatura dell'Acquario.
A presto!
PS: e meno male che fai una pausa sull'altro fronte! sono indietro, mannaggia.

Recensore Master
27/06/16, ore 23:41
Cap. 56:

Madre di Dio.
Il peso dell'anima.
Esiste? Non esiste? E se esiste, ha una sua consistenza? È impalpabile, come la nebbia, ma si vede, eccome, quando ci capiti in mezzo?
Insomma, ci poni un quesito mica male. Tanto pesante quanto evanescente è la natura stessa dell'anima.
L'immagine del Fato che avanza come fosse un ragno che scende a immobilizzare la sua preda - una farfalla rimasta invischiata - è cruda e calzante al tempo stesso. Ti dà l'idea del tempo che si assottiglia, secondo dopo secondo, non lasciandoti alcuno scampo. Anzi, più lui si avvicina - e che sia ragno o Fato, poco importa: ti travolgerà e per te sarà finita - più tu resti impietrito.
E, davvero, non ha molto senso baloccarsi con queste questioni, ché, come hai magistralmente chiosato tu, dibattere sul peso dell'anima e su quello del corpo ha poco senso, quando si spegne la luce. Ma l'essere umano è così. Si arrovella su questioni circonvolute, fin tanto che è vivo, come se potesse guadagnare qualche altro minuto di esistenza, o forse per ingannarsi, per stornare lo sguardo sull'abisso che sta per inghiottirlo ed accettare con maggiore serenità le otto zampe che ci sfiorano il collo.

Recensore Master
25/06/16, ore 14:49
Cap. 54:

L'aria.
E' un elemento davvero potente l'aria, spesso imprevedibile: Può passare dalla brezza leggera al possente tornado, può essere dolce e delicato o diventare persino distruttivo.
A volte, può diventare tempesta.
La pioggia stessa sa essere delicata e distruttiva, a volte ti ricopre dolcemente e altre volte cade addosso con la stessa intensità del dolore, di una paura così concreta da poter essere toccata con mano.
Ed in un certo senso, immagino che sia così anche per Camus.

Splendido lavoro, ancora una volta. :3

Recensore Master
25/06/16, ore 09:31
Cap. 55:

Sono felice che tu prosegua con la pubblicazione di queste drabble, perché sono le perfette pause in queste mie giornate di lavoro convulse. La scelta di questo ossimoro fuoco-ghiaccio è stata geniale. Originale ed evocativa. Mi piace il contrasto fra il gelo che rende immobili e sospende la vita e il fuoco, immagine stessa del divenire, che invece continua a bruciare. E a far male. E' una uscita davvero brusca dal complesso di Edipo. Finalmente Hyoga può guardare al fuoco del cosmo, e non a quello dei sentimenti. Il suo addestramento è completato.

Recensore Master
21/06/16, ore 19:23
Cap. 55:

Dicono che un corpo costretto nel ghiaccio non patisca la pena dell'eternità.
Dicono.
Vallo a dire ai dannati rinchiusi nel gelo eterno del Cocito, e vediamo un po' cos'è che rispondono...
(semmai ti chiedessero di fare a cambio, mai accettare e mai rivolgere loro la parola!)

Mi piace come per il fuoco, l'opposto dell'elemento ghiaccio (che sì, ok, non è un elemento come lo intendeva Aristotele, ma ci siamo capite lo stesso), tu abbia scelto di puntare l'occhio di bue sul fatto che anche il ghiaccio brucia. Può sembrare un ossimoro, e lo è, ma è tutto vero, siori e siore, tanto quanto il cuore che batte - piano, pianissimo - ed il cosmos (alla greca) che arde, nonostante tutto e tutti.
Il fuoco ha diverse declinazioni, dalle fiamme, al ghiaccio alle stelle, ma tutte quante fanno un'unica cosa: lasciano il segno, continuando ad ardere fino a quando non si darà loro ascolto.

Recensore Master
19/06/16, ore 17:30
Cap. 53:

Hyoga nella bara di ghiaccio, per una volta, non pensa a sua madre. Il ghiaccio rallenta il metabolismo e il tempo, crea una sospensione di tutto. Ma non del sentimento. A modo suo (glaciale) Camus gli ha mostrato affetto. Lo ha protetto. Dai pericoli della battaglia, ma anche e soprattutto da se stesso e dalla sua fragilità.