Paul crede negli angeli, ci ha sempre creduto fin da quanto era piccolo.

Tutto era al suo posto, nella camera regnava l'ordine. Ma per quanto quella stanza fosse pulita, Paul vedeva John rannicchiato sul letto e il cuore gli duoleva così forte che avrebbe voluto piangere. Non poteva farlo, non poteva piangere. Non era arrivato fino a lì per frignare e peggiorare la situazione.

-Sei diventato un bel vecchietto- Sentì una voce parlare, Paul saltò sul posto ed alzò lo sguardo sullo specchio. Vide una figura fin troppo famigliare che se ne stava seduta sul ripiano della lavatrice, gambe accavallate, i capelli castani tendenti al rossiccio un po' mossi e gli occhi color nocciola nascosti dalle lenti tonde degli occhiali.

Ma perché allora mi ci ritrovo qua, in un ora che non è nè giorno, nè notte? Non lo so, mi sono vestita fugacemente e sono arrivata col fiatone.

Ma che sarà alla fine?
Solo il confusionario pensiero di un'adolescente.
Manco fosse un pensiero.

Mi volto, lasciando la vista del palazzo alle mie spalle e non riesco neanche a fare un passo che una mano mi afferra.
Merda.
Mi giro rivolgendo al dottore un sorriso più che falso. Però, mi trovo completamente a mio agio, guardandolo. Porta degli occhialetti dalle lenti arancioni, ha un po' di barbetta e non riesco a distinguere se i suoi capelli sono rossi o castani.

E' incredibile quanto fosse una meravigliosa persona, questo John Lennon.

George. George Harrison. Quello dei Beatles. Il chitarrista.
Ho una fitta al cuore e sento le lacrime spingermi contro la pelle. Dappertutto. Mi sento lacrimare dappertutto. Una fontana, ecco cosa sono. Una fottuta fontana.
Ho pianto quando ho perso i miei genitori, ho pianto quando mi sono sentita senza una casa, ho pianto quando mi sono sentita estranea, sconosicuta alla mia vita, ho pianto quando mi sono sentita come una pietra rotolante e ho pianto quando mi hanno accettata come giornalista in un telegiornale. Stupida fragilità.

Questa sera mi sono drogata più del solito.
Un francobollo e mezzo. E mezzo perché dopo aver ingoiato il primo non ho sentito nessun effetto, allora ne ho ingoiato metà di un'altro per dargli una spintarella. Preferisco questo agli spinelli perché solitamente ha un'effetto più immediato.
Poggio la testa contro il muro bianco, mentre nelle narici sento l'odore dell'intonaco in gesso. Chiudo gli occhi, liberando la mente da qualsiasi pensiero possa turbarmi e abbandono il mio corpo a una sensazione di completo rilasso.

Odiava l'estate, il caldo, le zanzare, le camicie che si appiccicavano alla pelle sudata dando quella sensazione fastidiosa. Lasciò perdere la nuova canzone e, sbuffando spalancò la finestra, affacciandosi sul panorama londinese. Sentì bussare alla porta, si abbottonò la camicia velocemente e a passo affrettato aprì, ritrovandosi davanti agli occhi color nocciola di John.

Il freddo condensava i respiri della gente in quella notte liverpooliana, particolarmente buia e minacciosa, dove chissà quali persone se ne stavano nascoste in vicoli dall'odore sudicio e marcio. Nel silenzio che ormai regnava si potevano chiaramente udire passi alquanto affrettati di due persone.

John non sapeva neanche come ci era finito Paul nel suo letto. Si era presentato con cuscino in mano sull'entrata della sua stanza, con gli occhi righati da due profonde occhiaie lamentandosi che il suo letto era scomodo e stretto.

Dannazione ho ventitre anni e piango come un bambino.
Ma non importa.
Come vorrei tu fossi qui.

C'era sempre stato un legame strano tra loro due, diverso dal normale.
E' scorretto dire "anormale" perché non era così, era quello che provavano due innamorati indecisi sul da farsi.

- 14 Febbraio.Che data idiota. - Mugugnò appena Flippy , preso da un libro che leggeva con poca voglia.
La porta si spalancò di colpo rivelando il viso sorridente di Splendid dalla chioma blu spettinata. - Flippy! - Esclamò mostrando un altro sorriso carico di gioia.