Lui corre. Tu corri. Eccitazione e stridio di piedi che frenano sul legno lucido.
Salto. Tiro. Canestro: rapido, pulito, fluido.
- Di nuovo - sussurri. Un sorriso.
- Vuoi proprio essere fottuto, Kise - dice. Due, stavolta, di sorrisi.
[Aomine/Kise] ~ Seconda classificata al contest Réédition indetto da Æthelflæd

Perché laddove vi è un bambino felice, là vi è un Fantagenitore.

- Hanamichi… Cerca di ragionare… Come pensi di fare?! Sendoh è ricco, bello, famoso e per di più è innamorato pazzo di lei! Come speri di poter vincere? – come sempre Kaede doveva uccidere tutto l’amor proprio che aveva, faticosamente, accumulato Hanamichi. Un classico ma, d’altronde, era sempre stato così.
- Oh cavolo Kaede! Tu non puoi sempre disintegrare così le mie speranze! E poi che quel Porcospino ami la mia Harukina è tutto da vedere! – borbottò fulminando il suo interlocutore dagli occhi blu.

[J. D. Salinger, Varie]
Preferiva far credere che il fratello non fosse altro che un folle, che aveva gettato un sasso contro la prima bambina di cui si era innamorato, e poi aveva chiamato puttana la donna che amava per via di una malattia che non si poteva spiegare solo con le parole.
Tributo a Seymour Glass di J. D. Salinger ~ Seconda classificata (pari merito) nella categoria Libri al Di fandom oscuri e misteriosi indetto da MadameT e giudicato da M.Namie

Ancora adesso stai male a pensarci: a guardare quella dedica non richiesta, ti senti ribollire.
[Hegel/Schelling]

E’ semplicemente bellissimo.
Così come, in fondo, lo hai pensato quando lo hai baciato, qualche ora prima.

Un bacio. Un altro e un altro ancora.
Sai che non durerà per sempre, ne sei consapevole eppure, ancora, le dai un bacio.

Ti piace stargli attorno, provocarlo, scappare da lui. E tante altre cose che, lentamente, hai conquistato con il tempo. I suoi movimenti incontrollabili, la sua forza violenta e imprevedibile. Tutto questo ti piace da impazzire, ne sei quasi ossessionato in un certo qual modo. Come una droga, probabilmente è questo il paragone più vero. E tu sei alla continua ricerca di lui, di lui e soltanto di lui non appena ne senti l’odore.

– Akagi mi hai deluso... E tu Ryota... Perché non hai detto niente? Perché sei stato in silenzio? Non sono forse anche tuoi amici? Ma no... E’ più facile pensarla come gli altri... Ti togli un sacco di problemi a fare discriminazioni e sentenze no? È conveniente lasciare che la violenza e la discriminazione dilaghi... Eh certo! Ci tenete a pararvi il c**o! – li guardò con delusione.

Eppure, in tutto quel discorso, mancava il tassello finale: Honey-senpai che cosa provava in realtà? Mori-senpai sarebbe mai riuscito a battere l’amore spassionato che il piccoletto aveva per torte e dolci di ogni dimensione? Forse si. Forse no. Ed Haruhi se lo chiedeva ma non era la sola. Anche tutti gli altri, dentro l’aula di musica, si facevano la stessa identica domanda.
[Takashi/Mitsukuni]

Avrebbe voluto possedere, rendere parte di sé, ogni singola cellula di quel corpo, di quell’uomo. Tuttavia non aveva avuto altro che quel corpo, l’anima per quanto avesse provato a calpestarla, a ferirla, rimaneva indomita. Sapeva che non gli avrebbe mai permesso di baciarlo tutta la notte dovunque, ma era una di quelle fantasie che, in qualche modo, lo eccitavano da morire.
[Katsuya/Takanori]

Natale, o meglio la Vigilia di natale e Rukawa, dopo essersi giustamente allenato come al solito, ritornando a casa trova ad aspettarlo Hanamichi: che cosa diamine vorrà?

La porta si aprì rivelando la figura snella di Ayako con un caffè in mano – Signor Anzai le ho portato il the – gli disse sorridente – Oh Oh Oh... grazie Ayako. Dimmi è già qui? – lei annuì ridacchiando – Sta di nuovo sproloquiando sul fatto che non dovrebbe venire qui perché è un Genio... – sospirò esasperata, Anzai annuì e le chiese di farlo accomodare.
IN HIATUS || ATTESA DI REVISIONE

Cosa aveva ottenuto nell’aspettare? Niente... era molto meglio se dimostrava all’altro quando ci teneva... quanto lo amava, quanto lo voleva solo per sé... sempre accanto.
[I-Tan]

Ma è così che le cose devono andare. E tutto questo perché non posso restare. Sicuramente non sarai più di tanto stupito. So che avevi capito che qualcosa non andava ultimamente. Non sei stupido, non lo sei mai stato. Per questo dicevi che lo ero io, e sai una cosa? È sempre stato vero, sempre.