Ciao Cosa!
Ullalaà! Una young Starker! Sono molto lieta che tu ti sia gettata di nuovo nel fantastico mondo delle young Starker perché penso siano delle interessantissime sfide. Venendo meno il gap generazionale, ci troviamo necessariamente di fronte a un Tony Stark che, pur dovendo rimanere lui, deve essere il futuro Iron Man. Il supereroe, difatti, è il frutto di una moltitudine piuttosto eterogenea di vicissitudini in cui la morte di Howard e consorte è solo un elemento cui è necessario aggiungere altro (l’Afghanistan, Pepper, New York, Ultron). L’umanissimo Tony è l’uomo fatto che, generalmente, ha un carico di vita vissuta tripla a quella di Parker: è come se avesse vissuto non una, ma tre vite. Rivederlo in un ambito liceale creato da te è un’esperienza piacevole perché non dimentichi questi lezioni e ci mostri un Tony che potrei definire “in potenza.”
Ci sono già tutti quegli elementi che ne faranno, in altro universo, il supereroe che conosciamo, ma c’è anche una sorta di sua “pulizia”, se così posso definirla, che mi è molto piaciuta.
Bando alle ciance o ciancio alle bande. Questa storia non è dolce. È amara, disperata, rabbiosa, persino. C’è l’amarezza di Tony che non riesce a sistemare le cose, che non può correre dietro a Peter né riuscirebbe a farlo (sarebbe stato totalmente fuori carattere). Un Tony che non sa tenersi stretto alcun legame, nemmeno quello, che pareva salvifico, con Peter. Il tormento di questo ragazzino orfano ricco e mortalmente solo rivive a ogni riga nella consapevolezza di non riuscire a ingoiare l’orgoglio. Peter, per buona parte del capitolo, è il grande assente. Di lui si parla, ma non si vede fisicamente e appena compare, è scortato dalle “guardie del corpo” MJ e Ned. Questa sua entrata mi è parsa particolarmente indicativa perché si percepisce pienamente lo sdegno della situazione. Il termine è assolutamente dantesco, ma ben si lega alla rabbia che domina Peter. La sua forza maggiore è racchiusa nella resilienza, ovvero nella capacità, visibile anche nei film, di resistere e di adattarsi agli eventi della vita. Forse è per questo che c’è un connubio tra l’eroe che crea e disfa ragnatele, morso da un ragno geneticamente modificato, e colui che, invece, ha dovuto costruirsi da solo l’armatura e salvarsi?
La duttilità di Peter è non solo fisica, ma anche caratteriale ed era nascosta in quest’attesa lunga ben sette mesi, quasi un anno al termine dei quali la decisione di cambiare aria/vita e scuola è non tanto una fuga, quanto un bisogno di voltare pagina e ricominciare a partire da zero. Alcuni, in questo gesto di Peter, potrebbero leggere una debolezza del personaggio, una sorta di resa. A mio parere, invece, la necessaria chiave di lettura sta nel fatto che Peter, col suo sguardo innamorato, sa di dover troncare questa relazione sfiancante e sa di doverlo fare ora, a costo di estirparsi dal cuore un sentimento che quasi un anno di attesa non ha reso meno intenso, ma ha causato comunque una frattura. Tony tutto questo lo percepisce e lo affronta col piglio arrogante che gli è proprio, ma ormai è tardi, temo. Persone come Peter non tornano indietro a fronte delle scelte fatte perché la sua scelta non è stata presa sull’onda emotiva del rancore, ma è frutto di una ponderazione attenta e puntuale e di un’attesa lunga troppi mesi. Tutto questo arriva in maniera nitida al lettore e per aver riproposto questa storia in termini sempre nuovi e originali, come sempre, ti ringrazio. In attesa del prossimo capitolo, ti mando un caro abbraccio!
A presto Co’, da cosa lì, Shilyss che va sul leggero :* |