Cara Abby,
Scusa l'orario insano, ma è il mio unico momento libero.
ammetto due cose: una è che ho riletto volentieri gli ultimi capitoli, visto che non tornavo qui da un po' e l'altra ammissione è che mi sono commossa. Mi è salito un gran magone e mettici un po' che sono emotivamente instabile per me, un po' che alcune cose sono lo specchio di quello che stiamo vivendo, mi sono sentita tanto coinvolta, e stavolta invece di sentirmi Antonio, mi sono sentita Jacopo, solo senza la persona che voleva accanto in quel momento importante.
Tornare da loro è stato un bel ritorno, rileggerli soprattutto per rifarmi un'infarinatura, ma appunto rileggendo ho sempre notato questa mia empatia con Antonio, questa affinità che effettivamente mi era mancato. Come ti dico sempre mi sento molto più Antonio che Giovanni – di certo più ribelle e libertino, cosa che io non sono per niente XD. E questa vicinanza me la sono ricordata bene ma pensa a questo capitolo, pensa a Jacopo che deve fare i conti con una gran vittoria, dove i tiranni sono finalmente puniti, dove persino lui può redimersi, dove può quasi cambiare vita e, per quanto rimanga quello di sempre, un po' lo fa... e pensa a Jacopo che ha il suo momento di gloria, bramato per anni, ma non può condividerlo con l'unica persona con cui vorrebbe farlo. Ed è così attuale questa cosa: il voler condividere qualcosa con qualcuno e non poterlo fare per via di un male comune che ci sta dividendo tutti. Non voglio essere catastrofica, ma è per farti capire quanto questo mi abbia colpita, quanto io riesca a capire Jacopo molto più di quanto avrei potuto fare due mesi fa. Perché è come aver raggiunto un traguardo senza nessuno spettatore. Perché le sue prospettive sono cambiate: Non vuole più la gloria, ma solo la pace con il suo ragazzino tra le braccia, ferito, un pensiero fisso, la paura di perderlo. Perché dopotutto Antonio è arrivato dal nulla, gli ha stravolto la vita come un uragano e poi si è insidiato nel suo cuore. Se se ne andasse, proprio ora che Jacopo ha riscoperto la felicità e cosa significa amar, dopo così tanto tempo che lo faceva, lo ucciderebbe.
E il viaggio verso Palazzo Pazzi è un insieme di preoccupazioni verso l'ignoto, verso il non saperecosa lo aspetta, se Antonio sta bene oppure no, e la presenza di Lorenzo e Giuliano un po' lo rassicura, quasi come se... nel caso succedesse qualcosa, non sarebbe solo, e ci sarebbero coloro che Antonio lo conoscono bene, e forse si sentirebbe a suo agio persino a crollare emotivamente di fronte a loro.
Ci sono tanti sensi di colpa e tante occasioni perse per Jacopo in questo capitolo: in primis quello di non aver potuto dare ad Antonio i giusti meriti e, i sensi di colpa, forse quelli di averlo messo in pericolo ma ora con Salviati e Montesecco fuori dai giochi, manca solo che Antonio si riprenda e tutto può quasi reputarsi perfetto, ma come dici alla fine... Jacopo resta un bastardo, anche se è cambio, e sono convinta che ne vedremo ancora di errori, che spero Antonio saprà perdonare.
Per quanto riguarda la parte finale, nulla da dire: il povero Antonio è sempre lì, pronto a dare un sorriso all'uomo che ama, all'uomo che lo desidera ma che per lui ha rispetto, dolcezza, qualcosa che non avrebbe per nessun altro. Jacopo come dici non è più la stessa persona, perché ha ricominciato ad amare dopo aver quasi dimenticato come si fa. Antonio non è solo un ragazzino che lo aiuta a capire cos'è la vita, ma è un vero e proprio miracolo e io, come Jacopo, mi sento in dovere di tenermelo stresso.
Un capito intenso, intensissimo, anche malinconico, ma che quando compare Antonio si riempie di sole. Spero che sia un buon presagio per tutti, nel frattempo ti faccio i miei complimenti e alla prossima,
e a prestissimo con la risposta alla tua bellissima recensione ♥
Come sempre una lettura coinvolgente e stavolta, molto toccante.
Miry |