Recensioni per
Blur
di Ivola

Questa storia ha ottenuto 168 recensioni.
Positive : 168
Neutre o critiche: 0


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Recensore Junior

NON AVRAI MICA INTENZIONE DI PIANTARLA Lì A QUESTO MODO!
stai scrivendo una storia davvero fantastica! Coinvolgente e ricca di colpi di scena! Sei una scrittrice abilissima, riesci a far trasparire tutte le emozioni dei tuoi personaggi! Io ti adoro! COME PUOI NON AGGIORNARE DA UN MESE T-T
Muoio se non saprà come continua!!Voglio vedere Klaus prendere a calci in culo Ben! Io lo odio quello stronzo, sin dall'inizio quando faceva l'innocente...non so perché ma mi sta davvero sulle palle...non ci possono piacere tutti no?
Spero vivamente che i Pacificatori non uccidano London anche perché se aspetta davvero un bambino da Klaus io urlo! Sarebbe veramente strafico e io mi immagino la faccia del moro quando lo verrà a sapere ahahaha
Comunque è davvero fantastico il modo in cui tu hai scritto la storia d'amore tra i due sventurati amanti ( si può dire? tutti i diritti sono riservati al caro vecchio Peeta e a Katnip), mi è piaciuto un sacco leggere di loro che si odiavano così tanto da amarsi e di come si sono affezionati l'uno all'altra *-*
SE NON AGGIORNI TI TROVERò E TI COSTRINGERò A SCRIVERE CON UNA PISTOLA ALLA TEMPIA OK?
Ahahahahahaha a parte gli scherzi vorrei davvero che tu continuassi, ne vale davvero la pena ;)

Recensore Junior

Buongiorno!
Dunque, partiamo con il prolgo: mi è piaciuto. Ammetto di non aver letto i libri, non ritenermi un eretico , però non mi dispiace affatto leggere una storia diversa ambientata in quel luogo,London e Klaus sono due personaggi davvero interessanti, non è che sei una maga nell'introspezione eh?, si inizia già benissimo, potrei dire semplicemente che dovrei aspettare di più per parlare di altro, certo, ma questo lo posso dire, insegnami questa bellissimo modo di scrivere. A presto.

Recensore Junior
23/09/14, ore 21:37

Da ciò che ho letto si preannuncia una bella storia.!

Eccola, la regina della suspance è tornata con un altro capitolo. Tu vuoi uccidermi lentamente, vero? Sia per il fatto che i capitoli si concludono sempre sul più bello, sia per il contenuto della storia. Ben... perché?! Spiegami perché! Cioè mandi a morire tua sorella?! Questo capitolo è una pugnalata al cuore, eppure l'ho amato dal profondo. Sarò strana e masochista, ma più le storie si fanno tristi, più riescono ad entrarmi dentro. Poi adoro come scrivi e già lo sai! <3 A presto, GiadaGC Ps: Oh, grazie mille per avermi citata nelle note autrice! ^^ Sai che mi piace lasciare un parere su quel che leggo, soprattutto se è qualcosa che mi affascina. Un bacio!

Recensore Junior
10/09/14, ore 18:55

Ciao! Ho scoperto la tua ff, lasciamelo dire: è stupenda! Sono arrivata a questo capitolo e mi ero ripromessa di non commentare finché nn fossi arrivata alla fine ma, devo disattendere alle mie promesse e dirti che mi piace davvero molto la storia. Forse gli hunger games non sono il centro della storia, mi sarebbe piaciuto vedere klaus gestire la situazione, però continuando a leggere questo connubio di odio e passione (e forse amore?!?) mi intriga tantissimo!
Grande!

Tu mi vuoi uccidere! ç-ç I miei feels si stanno sciogliendo!
Fa male vedere questo Ben, fa male vedere quanto il destino di queste persone si sia così tanto ingarbugliato da rendere necessaria questa tremenda fine, questo estremo dolore.
Emil? Cioè... Ben sarebbe tipo posseduto da questo Emil? Oppure io sono scema e non ho capito nulla... cosa anche molto probabile. Bene, io penso che te lo dirò in ogni recensione, ma io muoio per sapere quello che accade dopo, quindi aspetto con ansia il prossimo capitolo.
Voglio sapere se muoiono davvero fucilati, voglio sapere che fine hai dato a questa storia e so già da ora che qualsiasi cosa sarà, solo per il fatto che metterà la parola FINE a questa storia, sarà una cosa terribile.

Adoro il tuo cervello, sei un genio. Adoro i tuoi personaggi, adoro tutta "Blur". <3
A presto spero,
GiadaGC<3

 

Recensore Veterano
04/09/14, ore 13:26

Buondì!
Approfitto dello scambio recensioni per portarmi avanti con questa storia perché non sono semplicemente indietro con i capitoli. Sono indietrissimo.
Sono passati mesi - eh, già, me ritardataria - da quando ho letto l'ultimo capitolo, però riesco a ricordarmi bene cosa fosse successo. Il mio alzeheimer giovanile è in recessione *o* E questa, secondo me, è una cosa positiva perché significa che quando scrivi sei molto chiara e non c'è bisogno di rileggere per ricordarsi le varie parti del capitolo. Ti dirò che con alcuni libri mi capita di dimenticarmi delle cose, a distanza di tempo!
Dunque, nello scorso capitolo avevamo lasciato Klaus alle prese con gli Hunger Games e l'estrazione del suo nome alla Mietitura. Qui, invece, lo ritroviamo dopo due settimane, vivo e vegeto, anche se con qualche ferita.
Mi è piaciuto molto come hai deciso di aprire il capitolo, con il PoV di London che guarda la televisione per controllare se Klaus sia o meno vivo. Insomma, io li shippo tanto ♥ E questa cosa me li fa shippare ancora di più.
London doveva sapere. Ecco, questa frase mi ha fatta andare in preda al fangirling, perché si legge tra le righe quanto London tenga a Klaus, nonostante tutto. E anche quest'altra frase - Non sapeva se avrebbe sopportato la visione della sua morte. Insomma, quel ragazzo era stato comunque una – seppur spiacevole – parte integrante della sua vita. non ha fatto altro che aumentare il mio amore verso questa coppia ♥
Devo fare una menzione d'onore a come hai descritto i sentimenti di London in quel momento, perché mi è piaciuto particolarmente. È una cosa che apprezzo molto nelle storie che leggo, ossia la totale immersione nel personaggio. Quando leggevo, sentivo quello che provava London, ero lì con lei mentre guardava la televisione, ero in ansia per Klaus e temevo la sua morte.
Anche la parte del combattimento era descritta molto bene. Ti ho già detto che mi piace il tuo stile? Boh, te lo dico adesso. Mi piace come scrivi, perché non usi paroloni o frasi troppo contorte per far sembrare il testo più bello, ma scrivi in modo semplice e diretto, e questa cosa mi piace tanto perché non rende il testo pesante, ma scorrevole!
Btw, passiamo alla prossima parte! (Comunque, mi ha fatto tenerezza London che corre subito a svegliare suo fratello ♥)
Klaus si passò una mano tra i capelli gellati, infastidito da come lo avevano impacchettato e spedito di nuovo a Capitol City in meno di tre giorni. Mi sono molto soffermata a pensare su questa frase, perché mi ha colpita. Non ti so spiegare nemmeno il perché, ma quando ho letto mi sono immaginata tutti i Vincitori che abbiamo conosciuto anche a La ragazza di fuoco e a come Capitol City li sfrutti tutti a loro uso e consumo. Insomma, Klaus è appena uscito dall'Arena, ha rischiato di morire, ha dovuto uccidere della gente per sopravvivere, ma alla Capitale non interessa. Vogliono solo il loro show e, come viene detto nella frase dopo, non vedono l'ora di sentire l'intervista di Klaus.
Intervista che - tra l'altro - ho apprezzato particolarmente. Mi ha divertita molto, lo ammetto. Flickerman è davvero un maestro, si vedeva anche dal modo in cui non badava alle parole taglienti di Klaus.
《 Dunque 》fece Caesar, come a voler trovare un pretesto per fargli quella domanda.《 A chi dedichi la tua vittoria? 》
Klaus, per la prima volta in tutta la serata, sorrise in modo obliquo.《 A quella puttana della mia futura moglie. 》
In questa scena ho rotolato dal ridere. xD Mi sono immaginata la faccia di London che passa dalla calma all'ira totale e inizia a rompere cose a random inseguita dal povero Ben. No, davvero, non badare i miei scleri, ma questa cosa mi ha fatta troppo ridere. xD
E poi, finalmente, il tanto "atteso" incontro tra i due sposini ♥
《 Purtroppo no, bastardo 》rispose London calcando il tono sull’insulto.《 Perché sei ancora vivo, fottuto imbecille? 》 London che lo prende a parolacce mi fa tanto morire. xD Tra l'altro, mi piace il loro rapporto così conflittuale! In generale, amo proprio il loro carattere, quello di entrambi è ben delineato, quindi pollice in su (Y)
Btw, ti stavo dicendo. Cosa ti stavo dicendo? Ah, sì, che mi piace il loro rapporto. Ho sempre avuto una strana passione (?) per le coppie che hanno un rapporto così di amore/odio, forse perché spesso sono quelle in cui c'è più amore, piuttosto che nelle coppie tutte zuccherose e sdolcinate - che, tra l'altro, mi fanno venire il diabete, di solito.
La scena in cui litigano è stata straziante. Eccolo qua, il Vincitore che poi tanto Vincitore non è perché, come dice il caro Haymitch ne La ragazza di fuoco, non esistono Vincitori, ma solo sopravvissuti. E Klaus ne è un esempio. Nonostante il suo brutto carattere, la sua forza, anche lui è rimasto profondamente colpito da tutto ciò che ha visto nell'Arena, tanto da perdere interesse per tutto ciò che gli sta intorno, compreso il matrimonio. Vado a piangere e torno, scusa.
*ritorna con un fazzolettino*
《 Tu, piuttosto, sei entusiasta di sposare un uomo che viene perseguitato dagli incubi e dai fantasmi delle persone che ha ucciso? 》chiese, abbassando il tono. QUESTA. Mi ha uccisa. No davvero, non so cosa dire perché mi è piaciuta tantissimo questa parte. Mi sono sentita sprofondare nei feels, quando ho letto questa scena.
E quella successiva mi ha risollevato leggermente il morale, non so perché. Forse perché si sono - più o meno - abbracciati ♥
Tra l'altro, mi piace molto il carattere di London! Non è niente male, sul serio. Di solito, le protagoniste femminili sono sempre molto scialbe, io stessa non sono capace a crearne una decente. Lei, invece, mi piace davvero tanto ♥ Ha forza d'animo e non si lascia mettere i piedi in testa da nessuno e ciò è emerso dal modo in cui ha sbattuto Klaus per terra. Ammetto che un po' mi è venuto da ridere perché mi sono immaginata questa ragazza dall'aria tenera e innocente che butta per terra uno più alto e grosso di lei, lol.
《 L’avrei preferito 》ribatté debolmente, con un amaro sorisetto. E questa mi ha dato il colpo di grazia, questa frase che fa emergere tutta la frustrazione di Klaus, tutta la paura che ha provato e tutta la delusione. Perché, in fin dei conti, sopravvivere agli Hunger Games non porta felicità, solo tristezza e delusione.
Le frasi finali mi sono piaciute particolarmente, l'ho trovata la degna conclusione di questo bel capitolo! ;)
Ancora scusa per non essere passata prima! T_T Quando avrò tempo, continuerò, te lo giuro sul mio onore (?). A parte gli scherzi, spero davvero di procedere ad un ritmo più veloce con la lettura, perché la tua storia è molto originale e mi sta prendendo parecchio tutta la vicenda di London e Klaus. :3
Per intanto, ti faccio i complimenti per questo capitolo ♥
Alla prossima!
Alaska. ~

Recensore Junior
02/09/14, ore 21:05


I miei occhi hanno iniziato a roteare su se stessi, in preda a qualche strambo malocchio. 
Te lo giuro. Sono rimasto di sasso. Ora mi tremano le mani e non so se riuscirò a finire questa recensione senza che almeno metà dei polpastrelli mi si stacchino dalle dita. I traumi.
Allora, come penso avrai già capito dalle esclamazioni sconclusionate che ho appena emesso dal gomito sinistro, sono spiazzato. Perché non me l’aspettavo, perché sono già più di due anni di matrimonio e perché Shyvonne è una delle madri peggiori di cui io abbia mai letto.
Intanto qui devo obbligatoriamente farti l’appunto dello stile di scrittura. Perché finalmente posso dire che Blur ha acquistato quella fluidità e quella capacità di tenere incollato allo schermo il lettore che è proprio e tipico della Ivola di adesso. Finalmente hai spalmato e dato una forma tangibile alla tua tecnica narrativa, e questo lo apprezzo davvero tantissimo, perché ogni capitolo si arricchisce di nuovi vocabolari e assume quindi una sfumatura più intrigante e coinvolgente. E niente, a livello di scrittura in sé non c’è paragone: questo è il miglior capitolo che hai sfornato finora.
E io che ti ho detto nella recensione precedente? Che aspettavo il botto. Beh, eccoci qui. In un capitolo carico, esplosivo e che decide di guardarsi dentro, di mettere in gioco il meglio del carattere dei due protagonisti e di dare una svolta totale a tutta la trama a cui siamo stati abituati. 
Procediamo gradualmente, come ormai è di consueto. 
Il capitolo si apre con un Klaus intento a oziare nella sua tanto adorata pennichella mattiniera. I suoi sono sogni vuoti e praticamente inesistenti, il che è comunque un gran passo avanti rispetto agli incubi senza sosta che gli invadevano la mente a pochi mesi dagli Hunger Games. Ma come poi il lettore si rende conto, sono passati circa due anni da quel periodo, e tutto sembra voler prendere una piega diversa. Klaus quindi si può dire che dorma tranquillo e rilassato come un bambino. Questo ovviamente finché sua moglie non irrompe brutalmente nella sua stanza, spalancando le finestre con l’intenzione di fare più rumore possibile e rivolgendogli le più dolci e gentili parole di buongiorno mai sentite: Sapevo che fossi rincoglionito, ma non fino a questo punto. Che classe, signori.
E qui l’autrice introduce la nuova domestica di casa Wreisht, che ha già guadagnato punti per il semplice fatto che assomiglia a Black Mama e a Mrs. Doubtfire. Ed è proprio grazie a Mara che il lettore viene a sapere che siamo nel giorno del ventunesimo compleanno di Klaus, e che per questo motivo i due sposini sono tenuti a recarsi a casa di Frantz e Shyvonne - non l’avessero mai fatto!
Qui parte una breve digressione introspettiva da parte di una London che non ha mai visto di buon occhio la famiglia di Klaus, ma su cui l’autrice decide comunque di spendere due parole per chiarire la situazione. London odia la casa dei Wreisht, la famiglia dei Wreisht ma soprattutto l’atteggiamento e il carattere dei Wreisht. Ma soprattutto odia Frantz, quasi alla pari di suo marito. E questo sembrerebbe introdurre il lettore a ciò che effettivamente Frantz commetterà pochi minuti dopo.
E da questo momento, una volta che tutti si sono accomodati attorno al tavolo centrale della stanza, London inizia a sentirsi un po’ quella di parte, come un pesce fuor d’acqua, specialmente nel momento in cui Klaus, che conosce fin troppo bene suo padre, rivela di essere perfettamente a conoscenza che tutta questa sceneggiata nasconde in realtà un secondo fine. E in effetti è proprio così; i coniugi Wreisht hanno convocato a casa loro London e Klaus solamente per metterli al corrente e ricordare loro il vero motivo per cui si sono sposati, il vero motivo per cui già ad otto anni erano destinati ad unirsi in matrimonio: il tanto bramato erede. Il nocciolo della questione è quello, e Frantz ci arriva diretto, senza troppi convenevoli. 
Cosa che, sommata alla tragica notizia dell’erede stesso, manda su tutte le furie sia London sia Klaus. Entrambi si dimostrano inorriditi, schifati al solo pensiero di dover concepire un figlio insieme, nonostante in passato non sia stati tanto lontani dal farlo. Il primo a implodere è Klaus, ma London non tarda molto a dargli manforte, facendo intendere che una cosa del genere sarebbe inammissibile per tutti e due. 
E qui arriviamo alla parte più devastante e distruggi feels che si sia mai vista in questa storia. E io devo ancora decidere quale dei due genitori odio di più. Perché da una parte Frantz dimostra quanto un padre possa essere insofferente e meschino nei confronti del figlio, mentre dall’altra Shyvonne non si fa affatto valere come madre e soprattutto lascia che il proprio figlio venga ridotto a brandelli senza intervenire. Sono due comportamenti che non accettano scuse né perdono. Ma la sottile differenza fra i due è che: Frantz, nonostante abbia agito nel peggiore dei modi, resta comunque un uomo completamente in astio e in perenne conflitto con il figlio, che aveva tutta l’intenzione di fare quello che ha fatto. E questo, se vogliamo, può anche passare. Ma l’idea che una madre, contro la volontà del marito, preferisca vedere il proprio figlio soffrire davanti ai suoi occhi piuttosto che cercare di proteggerlo è inammissibile. Non so, non riesco a mandarlo giù. 
Sta di fatto che Frantz fa entrare due Pacificatori che iniziano a legare Klaus e prendono a frustarlo tredici volte senza pietà, sotto lo sguardo di un padre sadico e spietato. E se devo dirla tutta non ho apprezzato neanche il comportamento di London in questa situazione. Va bene, sì, è spiazzata e presa alla sprovvista, odia - teoricamente - Klaus, che è la fonte dei suoi problemi, e il suo orgoglio di moglie tradita la costringe a rimanere immobile. Però sono dell’idea che anche il tuo peggior nemico meriterebbe compassione in una situazione del genere, specialmente se provocata da un genitore. 
Quindi ho odiato praticamente tutti, sotto questo punto di vista. E niente… sono senza parole.
Dopo questa deplorevole scena, ci spostiamo su un Klaus svenuto dal dolore, a causa delle ferite che gli ricoprono la schiena, che in qualche modo inizia a riprendere conoscenza. Capisce di trovarsi a pancia in giù, nel salotto di casa sua, circondato dai due gemelli Wreisht. Ovvero le due persone che ama di più al mondo, in pratica. 
E qui capiamo che ora London è terrorizzata. In parte dalla scena a cui è stata costretta ad assistere, in parte dal fatto che un giorno magari sarebbe potuto accaderle la stessa cosa. E questa volta neanche suo fratello sembra riuscire a fare molto per calmarla. E mentre i due borbottano in cerca di un’uscita da quella situazione, Klaus riacquista piano a piano i ricordi di ciò che è successo e si risveglia completamente. London e Klaus cercano, cosa molto insolita, di aiutare il giovane Wreisht a rimettersi in sesto, ma il suo orgoglio prevale sulla ragione e di conseguenza Klaus li scaccia via in malo modo, confermandosi come il bastardo per antonomasia.
Ciò non toglie che comunque arriviamo ad un punto in cui London non ce la fa più a reggere la cosa e mette subito in chiaro a Klaus che il comportamento di suo padre è stato inaccettabile e che lei non è disposta a correre il rischio di subire le stesse cose in futuro. Ma lei in realtà non sa ciò di cui Frantz è in grado, ciò che Frantz potrebbe fare. Klaus invece ne è consapevole, motivo per cui i due spremono le loro meningi per trovare una soluzione definitiva. E quindi si accorgono che: non posso separarsi, altrimenti Frantz li ammazzerebbe. Non possono rifiutarsi di avere un figlio, altrimenti Frantz li ammazzerebbe. Non possono più lavarsi, altrimenti Frantz li uc- beh, diciamo che l’unica via di uscita sembra essere quella di, sì, concepire un figlio insieme. Così finalmente potranno lasciarsi il tutto alle spalle e continuare con la loro vita. E tanti saluti al Karma.
Così finalmente potranno lasciarsi il tutto alle spalle e continuare con la loro vita. E tanti saluti al Karma.
Ed eccoci arrivati al momento più coinvolgente di tutto il capitolo, in cui l’autrice rende finalmente noto ed evidente al lettore ciò che lo stesso aveva già iniziato a capire da tempo. London è vincolata a Klaus, e se ne rende conto. London ha trascorso così tanto del suo tempo insieme a quel ragazzo, che vivere un vita in sua assenza le sembra impossibile. Klaus è riuscito a stabilirsi nel suo cuore, ad occupare un posto notevole - ora è più o meno in quinta fila - e a far sì che sua moglie finalmente provi qualcosa per lui. E non è mica cosa da poco, eh.
E, beh, siamo arrivati alla conclusione della prima parte di Blur, molto ben costruita, che mette molta curiosità nel lettore che non vede l’ora di iniziare la seconda. E io, ovviamente, come potrei non essere in fremito? Al prossimo commento!
Baci e abbracci dal cruento predatore.
Norgor. 
 

Recensore Junior
01/09/14, ore 21:06

*palla di fieno che rotola*
*nonna che inciampa e insegue la palla*
Sì, eccomi, sì. E scusa il ritardo, ma non provare a dare la colpa a me, perché mio fratello è un idiota e in pratica oggi ho fatto tutta la scheda per l’interattiva di Ari, Agny e Sanji. E poi ho aperto anche il mio blog, quindi sono in uno stato pietoso misto fra agitato e frustrato - quindi mangio la cotoletta. 
Parto subito dicendoti che anche questo capitolo, come quello precedente, sembrerebbe una sorta di “transito”, come una piccola piccola esitazione prima di un grande botto. E io aspetto con innaturale masochismo quel botto, yo. 
Che poi ho perso la scommessa perché a quanto pare il primo adultero è lui - oppure io non capisco più un cazzo, bao. Detto questo, sia lui sia lei dovrebbero vergognarsi.
Ma vedo un attimo di non morire, così posso commentare il tutto senza problemi.
Il capitolo inizia dove si era concluso quello precedente: è ormai l’alba e l’aria è satura di quell’appiccicosa umidità che interessa tutto il Distretto Sei in questo periodo. Ah, che poi non ti ho detto delle merdate che mi fai fare! Sì, perché tu non lo sai, ma nella scheda sopracitata di una mia pargola del Distretto Sette per sbaglio ho descritto il tutto ambientato nel Distretto Sei, e questo per colpa della tua storia e della mia ossessione verso di essa. Hai capito?! Ho patito le pene dell’Inferno per colpa tua. Indi per cui eclissati.
…Dicevamo? Ah sì. London e Klaus passeggiano mano nella mano, diretti a casa loro - o sarebbe meglio dire, a casa di Ben. In particolare lei sembra rilassata, pare essersi liberata di un enorme peso e sentirsi rinfrancata in seguito a tutti gli avvenimenti in cui si è vista coinvolta - quell’enorme peso che poi molto spesso ama farsi chiamare Klaus, ah! Lui, invece, sembra triste e mogio mogio, continua a tenere lo sguardo stanco e deluso fisso sulle sue scarpe, che sembrano destare completamente il suo interesse. E non appena London avverte quest’atmosfera opprimente e capisce che Klaus non ha potuto evitare di fare lo stronzo pure questa volta, costringe il gemello a fermarsi, lo guarda negli occhi e gli dice: “Oh, Ben… ma vaffanculo, va”. 
Nah, scherzone. Direbbe mai una cosa del genere al suo trombafratello preferito? London si scioglie e dimostra una compassione ed una bontà che finora non aveva mai rivelato con nessuno, sconvolgendo completamente l’impressione che il lettore ha riposto nei suoi confronti fino a questo momento. Esatto: Ivola ci sbatte in faccia la dura verità. Anche London è un essere umano; anche London è in grado di fermarsi ed ammettere i propri errori, assumersi le proprie responsabilità ma soprattutto rimanere solidale alle persone con cui scopa. E chi l’avrebbe mai detto? Io no di certo. 
Ma dall’altra parte comunque Ben ha ben poco da dispiacersi, essendo stato tipo l’unico promotore dell’effettiva realizzazione del matrimonio. Va bene che ama sua sorella e va bene che sua sorella ama lui, però non può avere tutto dalla vita. Deve accettare il fatto che, in una situazione come questa, persino l’inevitabile possa accadere. E fra London e Klaus ovviamente come può l’inevitabile non accadere subito?
Ben, poi, cattura l’attenzione di una London che ormai è diventata un po’ deficiente - perché nega ancora la realtà! Cioè vorreste dire che non si è accorta di essere l’oggetto del desiderio di Klaus? Me ne sono accorto persino io, il che è grave - e quindi mostra un atteggiamento più falso e meschino di quello che solitamente ama sfoderare con la sorella, lasciandola un po’ interdetta. Poraccia.
Poi arriviamo al momento in cui London entra per la prima volta nella sua vecchia casa dopo il matrimonio, ed è sicuramente questo il momento in cui il Karma decide di sbatterle la verità in faccia: quel posto non è più suo, lì non c’è più camera sua. Ora lei vive con Klaus, e prima o poi dovrà essere in grado di accettare la cosa. Ovviamente ciò avverrà più poi che prima, ma questi, in fondo, sono solo dettagli insignificanti.
Di conseguenza, quando entra in casa, la giovane mogliettina viene avvolta da una sorta di inquietudine nostalgica che la spinge a rimembrare frammenti della sua infanzia che contribuiscono ad aumentare lo spessore psicologico del suo personaggio. Il solo profumo delle frittelle sembra ricordarle i tempi in cui il cognome Wreisht non aveva ancora invaso la sua famiglia. E quelli di sicuro erano i tempi migliori, per lei. Tsé.
Ad accoglierla sulla soglia c’è la madre, che con l’andare avanti della trama del capitolo si dimostra essere una donna molto meno brutale e più accondiscendente di quanto il lettore si potesse aspettare. Erzsébet dimostra di capire fino in fondo tutti i turbamenti della figlia e nonostante le circostanze - che non sono delle migliori - e nonostante tutti i grattacapi che la figlia le ha sempre procurato con l’andare degli anni, le resta sempre affianco e la aiuta in ogni situazione. Poi io inizio ad adorarla per il suo atteggiamento durante la non-proprio-facile conversazione con London riguardo l’impollinazione. Insomma, io la stimo, bao.
Fa molto riflettere anche il fatto che persino i suoi genitori fossero a conoscenza della relazione incestuosa dei due gemelli, ma che pur di vederli felici e in armonia non hanno mai dato importanza alla cosa. Il lettore potrebbe considerare questo come una sorta di progresso che è maturato nella civiltà del futuro, in cui la mentalità è sicuramente più aperta a questo tipo di situazioni. E non so, fa molto figo sapere che in quest’epoca ragionano in questo modo, dato che ai nostri giorni la cosa sarebbe quantomeno inaccettabile. 
E quindi London si concede un attimo di respiro in quella che è stata di sicuro la settimana più turbolenta della sua vita. Si rilassa e fa finta di non essere sposata, di non essere costretta a convivere con un tipo come Klaus, di essere ancora la bambina che correva spensierata insieme al fratello per beccarsi i biscotti al cioccolato per prima. Ma questa sorta di goduria perdura solamente per tre/quattro giorni, poi la madre decide di affrontare l’argomento e in qualche modo riesce a convincerla a tornare a casa, luogo che in realtà London non avrebbe mai più voluto sentir nominare.
Per la nostra giovane Wreisht è come risvegliarsi da un bel sogno. O precipitare in un incubo. Vedila secondo la prospettiva che preferisci, ma ad ogni modo le cose stanno così. 
Ma se c’è un lato positivo in tutto ciò, questo è sicuramente l’influenza che Erzsèbet ha avuto sulla figlia. Ci troviamo in una situazione in cui la madre mette a confronto la figlia con i propri sentimenti (e questa ancora nega!) e la costringe a scegliere quella che ritiene la decisione giusta, facendo attenzione a non ferire il cuore già debole e lacerato del povero Orologio. Il tutto è molto commovente.
E questo piccolo momento commovente in un capitolo a dir poco scombussolato sembra un po’ fare da contraddizione a ciò che succede dopo, che altera completamente le emozioni che il lettore prova durante il corso delle vicende. Già, perché tornata a casa le aspetta una sorpresina che le resterà impressa nella mente per molto tempo. 
Ad attenderla, infatti, c’è un Klaus che fuma un sigaro con accanto niente po po di meno che una puttana intenta a contare dei soldi. E secondo me questo è un po’ un punto di svolta nel loro rapporto. Non perché poi faranno il famoso accordo, ma perché London dimostra di tenere a Klaus in maniera più forte ed evidente che finora sia mai stata descritta dall’autrice. London scoppia, si altera, prende a pugni il muro e sbatte fuori la prostituta senza tante storie. Qualcuno potrebbe pensare che sia solo la propria dignità di moglie a farle fare ciò che fa, ma è quantomeno ovvio che sotto sotto qualcosa dentro di lei si sia danneggiato a quella vista. Già, perché London considera Klaus una sua proprietà, per qualche strano motivo. D’altronde è solo suo marito, no?
E quindi riprende a picchiarlo, e anche lui si arrabbia e cerca di picchiarla, e il lettore si entusiasma perché l’ultima volta che si erano picchiati in quella stanza sappiamo tutti cos’è successo. E invece si resta con l’amaro in bocca, perché al posto del sesso abbiamo un accordo. Abbastanza stupido, suggellato dalle due persone più improbabili della terra.
I due quindi decidono che, anche se felicemente sposati, continueranno a fare ciò che vogliono. London continuerà a frequentare il gemello, e Klaus continuerà a chiamare a sé delle puttane, più per orgoglio personale che per altro. Già, perché dopo quel famoso commento la sua autostima è andata bellamente a farsi benedire, e quindi ha dovuto porvi rimedio, raccattando qualcuna che fosse soddisfatta delle sue abilità erotiche.
E la giornata si chiude in bellezza per i due sposini che per la prima volta sembrano essere d’accordo su una questione. Ma di certo Klaus non dorme bene quanto London, lasciando che per l’ennesima volta l’autrice ricordi ai lettori qualcosa che sembra sempre passare dalle loro menti: Klaus è stato agli Hunger Games. E questo significa incubi, significa che non sei più la persona di prima e significa che qualcosa dentro di te è cambiato. E Klaus non fa eccezione, sotto questo punto di vista.
Da questo momento parte, quindi, la prima vera digressione introspettiva del suo personaggio tornato dai Giochi. E ci ritroviamo un Klaus indebolito e svuotato di tutto ciò che prima lo rendeva un Wreisht. Ora è vuoto, si crede un fallito e una delusione verso di tutti. Ma almeno è consapevole di aver in qualche modo conservato il suo tipico atteggiamento da stronzo che lo contraddistingue già dal prologo, il che riesce comunque a rincuorarlo un minimo.
E conseguentemente a questo malumore, come può Klaus accantonare il pensiero dell’alcool riposto nella sua cantina? E quindi eccolo avventurarsi per l’ennesima volta verso il suo Santo Graal. Ma stavolta scoprirà qualcosa che riuscirà a distrarlo addirittura più del vino: London è nella sua stessa situazione, completamente ubriaca e brilla, con la sua stessa bottiglia fra le mani. E non penso che uno spettacolo come questo ricapiterà al lettore tanto presto, quindi c’è da godersi la scena. E quindi abbiamo un Klaus apparentemente sobrio che fa di tutto per non prendere in giro una London che è tutto tranne che astemia, cercando di non pensare alla notte focosa che hanno trascorso insieme. E grazie all’effetto dell’alcool - in vino veritas - London inizia ad assumere un atteggiamento con Klaus fin troppo docile e tranquillo per i suoi gusti. Forse non lo detesta così tanto, forse ne ha persino bisogno. E allo stesso tempo Klaus, resosi conto della situazione, dimostra al lettore quanto anch’egli, in realtà, tenga molto in considerazione l’idea che sua moglie si è fatta di lui, ponendole di sicuro la domanda che covava nel cuore da un bel po’ di giorni: chi è meglio, lui o Ben?
Ma questo, ahimè, non è ancora dato saperlo al lettore, né tantomeno a Klaus. London si assopisce, lasciando un Klaus dubbioso a sostenerla con la spalla. Che a dirla tutta è un quadretto molto dolce - sicuramente uno dei più pacifici della coppietta avuti fino ad ora.
Ed eccoci giunti, ancora una volta, alla fine di un capitolo che forse è un po’ più lunghino degli altri, e che si è rivelato fondamentale per l’avanzamento della trama. Cosa succederà adesso? Come si evolverà la situazione che si è andata a creare? Come procederà il loro accordo?
Credo che prima o poi lo scoprirò, ma fino ad allora mi limito a procedere passo a passo, nell’ombra, commentando sporadicamente in attesa di quel momento.
A domani!
Baci e abbracci dal cruento predatore.
Norgor.
(Recensione modificata il 01/09/2014 - 09:14 pm)
(Recensione modificata il 01/09/2014 - 09:17 pm)

Recensore Veterano

Forse questa è la volta buona che riesco a portare avanti la lettura di questa storia in ordine cronologico, e non secondo capitoli sparsi che mi capitano davanti agli occhi quando apro la sezione Hunger Games. Devo dire che questa long mi ha sempre incuriosita molto, ma la mia incapacità di recuperare capitoli non letti mi ha impedito di seguirla per bene. In compenso, però, mi sono già spoilerata tutto u.u 
E' stato bello veder interagire Klaus e Londie, non da bambini, ma bensì da adulti che si stuzzicano a vicenda. E tutto è iniziato con un'occasione anche difficile da rendere, perché un ballo può essere veramente noioso se non descritto bene. Invece, la ricchezza di botta-e-risposta tra i due fidanzatini è stata molto divertente. Soprattutto quando è stata Ponte di Londra a stuzzicare Klaus. Me li vedevo davanti: un'albina che si muove sensualmente per provocarlo e un Orlando Bloom *sbava* che interessato a lei doveva pur esserlo, ma preferiva di gran lunga romperle le scatole. Il fatto è che London è bravissima nel gioco che stanno facendo: è lei quella che lo conduce, e Klaus deve starle dietro. Se non ci fosse lei, però, la vita di quel ragazzo sarebbe noiosa – o, per lo meno, mancherebbe del suo passatempo principale. Poi, per il resto, c'è il gioco e il bere, a quanto ho capito. Se London non si materializza e gli fa cedere il bicchiere, che lui le ha teso con gentilezza, per terra. Ecco: quando c'è lei, ogni interesse che ha avuto Klaus per qualsiasi altra cosa fino ad allora, si neutralizza. Lui si diverte a provocarla. E questo mi piace tantissimo, perché non ho mai letto una storia del genere.
La terza parte, invece, è stata un inno alla tenerezza che mi ha sciolto il cuore. Non dirò quello che ho pensato dopo l'ultimo capitolo, perché sarebbe spoiler per i nuovi lettori, quindi mi limiterò a descrivere quanto Ponte sia diversa con Orologio (oddio, amo questo soprannome <3 ). E' tutta miele, un dolcioso cupcake, quando lo accarezza appena sveglio. E Ben è così deliziosamente cuccioloso. Sono entrata in modalità amiamo-Orologio e questo non va affatto bene, forse è meglio che chiuda(?) la recensione.
Continuerò a seguire Blur senz'altro – in ordine cronologico – ma, per il momento, ti faccio tanti tanti tanti complimenti per questa storia e i suoi colpi di scena *risata malefica*

Talking Cricket 

Recensore Junior
31/08/14, ore 17:49


Ambarabà cicci coccò, tre cretini sul comò, che facevano l’amore, l’un con l’altro con ardore, poi un ben danno ci scappò, ambarabà cicci coccò. 
Sì, va beh, penso che ci siamo intesi abbastanza già così. Viva me.
Comunque, non per dire, ma questo capitolo è riuscito alla perfezione in quello che doveva essere. Questo doveva essere un capitolo di passaggio, che aveva l’unica funzione di illuminare il lettore riguardo alla notte che probabilmente tutti aspettavano dal prologo. Un capitolo abbastanza statico, giusto per rendere note al lettore tutte le conseguenze o comunque tutti i momenti successivi a ciò che è successo fra i due protagonisti. E così è stato. 
Con uno stile narrativo che non ha nulla da invidiare al capitolo precedente, Ivola ci presenta al massimo delle sue capacità tutti i sentimenti, le paure, la frustrazione, la rabbia e l’orgoglio che Klaus e London provano durante tutta la giornata successiva al tanto aspettato coito. E ci riesce perfettamente.
In un susseguirsi di scene molto più introspettive rispetto a quelle dello scorso capitolo, l’autrice risulta abilissima nell’offrire al lettore una descrizione quantomai dettagliata di entrambi i punti di vista dei due personaggi, facendolo entrare nell’ottica sia della presunta vittima della situazione, ovvero London, e sia di colui che invece pare l’unico responsabile dell’accaduto, ovvero Klaus. 
Il tutto si apre con una sorta di flashback - che proprio flashback non è, ma non saprei come altro chiamarlo - che ci descrive l’atto sessuale in sé dal punto di vista di una London spiazzata e completamente presa alla sprovvista dalle circostanze. 
London si vede legata, intrappolata in una situazione che non avrebbe mai voluto vivere, in qualche modo privata del suo essere donna, ma soprattutto privata del suo essere trombasorella di Ben. London è profondamente combattuta fra il seguire la ragione e scansarsi dal ragazzo che si sta approfittando di lei, e il seguire l’istinto e crogiolarsi nel piacere che lo stesso riesce a regalarle. In preda, come al solito, all’indecisione, arriva a graffiare ripetutamente  la schiena a un Klaus fin troppo preso dalla situazione e dall’incavo del suo collo per permettersi di accorgersene. Ma alla fine, come ben sappiamo, London cede, segue l’istinto e accantona momentaneamente la ragione. Errore madornale. 
Ad ogni modo il nostro Ponte di Londra si sveglia completamente spaesato, a malapena consapevole non solo di ciò che è accaduto la notte stessa, ma persino di ciò che è accaduto nelle ultime giornate. Stordita e intontita, ci mette un po’ a capire di essere nuda sotto il lenzuolo, e un altrettanto po’ a capire che c’è un corpo maschile sdraiato di fianco a lei. Un corpo massiccio, compatto ma soprattutto pieno di lunghi e profondi graffi che, in qualche modo, sa di aver provocato e di cui quindi non può che compiacersi. Perché ciò non toglie che nei suoi pensieri Klaus rimanga un ignobile bastardo che le ha completamente rovinato l’esistenza, indipendentemente da ciò che le ha fatto poche ore prima: e grazie al cazzo. 
Quindi London si alza e la prima cosa che le viene in mente di fare è una bella doccia calda, per levarsi di dosso tutto ciò che il suo corpo ha dovuto subire - come se lei non fosse stata consapevole di ciò che Klaus le stava facendo. Ma per favore, Londie, sappiamo che ti è piaciuto quanto è piaciuto a lui, quindi poche storie. Bao.
In questo momento della narrazione, comunque, il point of view si sposta verso un Klaus brutalmente sudato, il cui primo istinto appena sveglio è quello di allungare il braccio per sentire la figura di London stesa di fianco a lui. AHAHAH - povero illuso. 
Ma anche lui sembra cadere dalle nuvole quando si accorge - o si ricorda? - che, sì, la sera prima ha fatto sesso con London. E poi si arrabbia, più con se stesso che con lei, sia perché si è concesso l’imperdonabile debolezza di andare a letto con la persona che gli ha rovinato la vita, e sia perché le emozioni che lo governavano ormai da due capitoli avevano finalmente preso il sopravvento sul suo corpo. E questo in qualche modo non riesce ad accettarlo, all’inizio almeno.
Il bello è che essere Klaus è un vantaggio, perché due secondi dopo è già in piedi, pronto a muovere battaglia a suon di insulti e provocazioni contro sua moglie. Magari lo facessero tutti gli uomini dopo aver scopato. Vabbé.
Sta di fatto che London è ancora in una fase di negazione della realtà, nel senso che a costo di ammettere la cosa si farebbe tirare sotto da sei tram e venderebbe i suoi organi agli elfi domestici. 
E qui, stranamente, è il maschio della coppia che decide di volerne parlare, magari più per stuzzicarla che per altro, ma comunque le cose stanno così. Mentre London qui fa la parte dell’offesa e dell’indignata - ma pora stela, chissà quanto ha sofferto! - e dimostra un pudore innaturale, insolito per il suo carattere, solitamente aperto e menefreghista verso l’opinione altrui. London è ormai una bomba ad orologeria - tanto per citare Ben - e basta una minima cosa per farla scoppiare.
Come ben puntualizza Klaus, London cerca ancora di scappare da qualcosa che ormai l’ha completamente travolta e non le lascia via di fuga. Cosa stupida e parecchio inutile, secondo me. Ma si sa com’è: al mondo più caparbio di London c’è solo Klaus. Amen.
Ma ecco che London fa la cosa peggiore che una donna possa minimamente concepire in seguito a un coito: dice al suo uomo che non le è piaciuto il sesso. A parte che poi è una minchiata, quindi a priori fanno già venti punti a Serpeverde. Ma poi ha completamente distrutto il poco di orgoglio e di autostima che risiedeva nel cuore di un ragazzo che, andando a letto con la sua peggior nemica, è quasi convinto di aver toccato il fondo. E invece no: si poteva scendere ancora più in basso. E London glielo dimostra con quella frase che metà della popolazione mondiale detesta con tutto il cuore. Questo è stato un colpo basso, di sicuro gliela farà pagare. E io non vedo l’ora.
Klaus era furioso, adirato, incazzato. E beh, ci credo. Lo sarei anch’io. Por’anima. (cit. nonna)
E qui parte la ricerca alla tanto bramata cantina, suo oggetto di desiderio già dal capitolo precedente. Ma alla fine, spaccando tipo metà della roba presente in casa, raggiunge una stanza, che poi è un piccolo scrittoio, in cui trova qualche sigaro pronto per essere fumato; niente di più. E qui si accende in Klaus anche l’invidia, la gelosia, ma soprattutto la rivalità e la voglia di essere superiore rispetto al gemello della moglie, che poi è suo cognato e trombamico casuale allo stesso tempo. Per qualche istante lo stuzzica persino il pensiero di rivelare della famosa notte trascorsa con Ben a London, ma poi capisce che non vuole rivivere gli stessi tormenti affrontati durante gli Hunger Games, per cui lascia perdere.
Morale della favola: Ben bussa a casa loro e la situazione si riscalda ulteriormente. Da notare come Ben sia preoccupato e teso allo stesso tempo, intimorito al solo pensiero che ci possa essere stato qualcosa fra le uniche due persone con cui ha scopato - e che quindi evidentemente considera sue proprietà. Puah-ah-ah.
E qui Klaus prende l’occasione al volo per scaricare il rancore accumulato nell’ultima ora verso il povero albino che, prontamente, si aspetta il peggio.
《 Oh, prima che me ne dimentichi 》disse il moro come se se ne fosse ricordato solo in quel momento.《 Stanotte abbiamo fatto sesso 》. Qui ho riso come un pirla davanti a tutta la mia famiglia, quindi mi lego al dito la figuraccia che Ivola mi ha fatto fare. Perché dai, è geniale. E’ il fiore all’occhiello di questo meraviglioso capitolo. Non potevo non citarla.
E tanto efficace e strabiliante è la provocazione che intima Ben in risposta. Qui li ho adorati e shippati ardentemente. Benaus is canon. Cotoletta.
Quindi il capitolo si conclude con una sorta di colpo di scena, se così si può definire. Una London ancora sconvolta dal fatto di aver fatto sesso con Klaus, accetta la sfida di andare a casa della sua famiglia per fare sesso con Ben. Di nuovo. Da sposata. 
Quindi la prima adultera è lei. A meno che Klaus non scelga all’ultimo minuto di seguirli e fare sesso a tre selvaggiamente. Non perdiamo le speranze.
E niente, il commento è concluso. Me ne esco dicendoti che ho particolarmente faticato a fare questa recensione, perché ho un mal di testa della Madonna e non riesco neanche a pensare, fra poco - non che di solito io mi diletti a pensare, eh. Mettiamo bene le cose in chiaro. 
Va beh, non ho altro da dire, se non che, come al solito, ci sentiamo domani con la prossima recensione.
Baci e abbracci dal cruento predatore.
Norgor.
(Recensione modificata il 31/08/2014 - 05:52 pm)
(Recensione modificata il 31/08/2014 - 05:55 pm)

Recensore Junior
30/08/14, ore 13:53

Io ti odio. Ti detesto. Spero che la prossima volta che entri in farmacia inciampi, cadi e muori. 
Questo capitolo è…è tutto. E’ coinvolgente, straziante, stupendo, inaspettato, sorprendente, emozionante e pieno di risvolti inaspettati. E’ tipo un bombardamento dietro l’altro. E io non capisco se lo fai apposta oppure mi vuoi sottoterra per davvero. 
Questo, in linea di massima, credo sia il primo capitolo in assoluto in cui c’è un vero e proprio svolgimento della trama, palpabile e completamente evidente. Fino al capitolo scorso la trama procedeva lentamente, facendo fremere il lettore che, sì, era catturato dalle vicende. Ma alla fine rimaneva con l’amaro in bocca, in una situazione piena di suspance che comunque non chiariva appieno tutti i suoi dubbi. E invece ora abbiamo un capitolo ricco di novità e colpi di scena, descritto magnificamente, e che finalmente mette bene in chiaro come stanno veramente le cose. Finora è senza dubbio il capitolo migliore e uscito meglio. A titolo di cronaca, sto stilando una dichiarazione d’amore per le pandaivols e ho intenzione di aprire un mio blog in cui commentare tutto ciò che vedo/leggo/seguo - tra cui Blur. Indi per cui temetemi.
Parto con il consueto monologo sullo svolgimento delle vicende? Bene.
All’inizio di questo capitolo indescrivibile abbiamo due sposi che a malapena si rendono conto di ciò che è successo. Ben riuscito il contrasto con cui l’autrice ha introdotto l’intera situazione. C’era atmosfera di festa, in quella casa. E questo sembra un po’ una presa in giro di Ivola verso i suoi personaggi, i quali in questo momento possono avere davvero di tutto, tranne qualcosa da festeggiare. London e Klaus non si guardano, non si toccano, a momenti non si accorgono di essere nella stessa stanza, nello stesso Paese, nello stesso pianeta. Sono distanti, increduli, e non si capacitano di tutto il casino da cui sono stati travolti.
Ma la cosa che fa proprio ridere, è che:
1. London arriva al matrimonio abbastanza in pace con se stessa, convinta di dire di sì ma altrettanto convinta che Klaus non si sarebbe presentato/avrebbe detto di no.
2. Klaus arriva al matrimonio senza alcun timore, convinto di dire di sì ma altrettanto convinto che London avrebbe detto di no.
E quindi alla fine entrambi dicono di sì e entrambi si incazzano per quello che dice l’altro. E tutto grazie all’Orologio. Va tutto bene adesso. E io mi sono scompisciato, bao.
“Stava riflettendo su come sarebbe potuta diventare la vedova Wreisht, quando” - ma LOL. Non devo dire niente a tal proposito, ma sta frase andava citata per forza.
London, quindi, tirando le somme, non capisce più un cazzo. Non sa cosa fare, a momenti non si accorge di quello che le succede attorno, di tutti quelli che si congratulano per qualcosa che le ha rovinato per sempre la vita. London scappa, fugge, si rifugia in un luogo isolato -teoricamente- e cerca di capire come possa essere arrivata ad una situazione del genere, quando improvvisamente nota un tizio molto simile a suo fratello che parla con la mentore di Klaus, tale Ludmille Schnee. E qui scatta un po’ la gelosia di London, che nel giorno peggiore della sua vita deve fare i conti con una donna che cerca di portarle via l’unica persona che l’abbia mai appoggiata, ovvero Ben. Quindi cade ancora di più nello sconforto, e manca poco che inizi a tagliarsi nei video su Facebook.
E arriviamo al momento più contraddittorio, ma anche più dolcioso, se vogliamo, dell’intero capitolo. In un mare di confusione e delirio generale, London si accorge che l’unica persona lì dentro che sia in grado di capirla fino a fondo è proprio Klaus, incastrato nella sua stessa situazione, seduto lontano da tutti, con i suoi stessi tormenti interiori. Ecco, già che ci siamo, ti dico anche che ho trovato questo capitolo molto più introspettivo rispetto ai precedenti, cosa che ho adorato. Per dire.
I due sono sulla stessa barca, e sono costretti a remare insieme se non vogliono affondare. Il loro dialogo -cortissimo, poi- credo sia il più profondo che abbiano avuto finora, perché è il primo in cui si rendono completamente conto di tutto e non cercano di nascondere quello che sono realmente. E poi Klaus sorride, e non è mica cosa da poco - almeno finché London non si allontana, cosa che permette al lettore di capire come si siano evoluti i dubbi già presenti nel ragazzo dal capitolo precedente.
Nella seconda parte del capitolo vediamo più da vicino il nostro Klaus, che si sente proprio intrappolato all’interno di una vita che sembra lo stia consumando. Gli gira la testa, è profondamente confuso, e questo perché -secondo me, almeno- è vittima di una serie di contrasti interiori riguardo ai suoi sentimenti, che finalmente trovano chiarimento nella parte finale del capitolo. 
Ciò non toglie, però, che si tratti sempre di Klaus e che, di conseguenza, non gli passi neanche per l’anti-anticamera del cervello di invitare la moglie ad aprire le danze, come da tradizione. Ma figurati, piuttosto si decapita, calpesta la propria testa mozzata e la getta giù da un dirupo. Perché vorrebbe dire darla vinta a London, che in questo momento per lui è la nemica numero uno, dato che è la causa dei suoi turbamenti - e dei suoi mal di testa. 
E London, d’altro canto, vede lo stuzzicare il marito come unico metodo per non crollare emotivamente davanti a tutti, e quindi se la gode un mondo. Va da Ben, gli porge la mano e lui la afferra. E da qua in poi: la catastrofe delle catastrofi. I due ballano, felici, l’uno con lo sguardo negli occhi dell’altra, completamente assorti e distanti anni luce da tutta la gente che, ovviamente, non può che rimanere basita e incredula dinnanzi alla situazione che si è venuta a creare. E Klaus è immobile, ed è questo il momento in cui, sempre secondo me, è tenuto a fare una scelta. 
Che fare? La lascia ballare col fratello, rinunciando a lei per sempre e mandando a monte tutto il matrimonio, oppure la prende da parte e le concede il ballo, accettandola come moglie e sposa? Klaus è completamente indeciso, ci mette un bel po’ per decidere che cosa fare, ma alla fine si alza, si avvicina ai due e, allontanando un Ben stizzito, pretende che London balli con lui. Ovviamente nel consueto atteggiamento da stronzo che tutti ormai conosciamo. 
E questo, agli occhi di una London in preda al sogno col fratello da cui è appena stata brutalmente risvegliata, è tipo inaccettabile. E quindi si incazza: un po’ con ragione di farlo, ma un po’ anche per liberarsi di tutta quella frustrazione che aveva dentro e di cui, sì, Klaus è in parte responsabile. London si sfoga, davanti a tutti, e in un impeto di rabbia bacia sulle labbra il gemello - cosa di cui comunque non tutti rimangono sorpresi. E a dirla tutta, secondo me London si sfoga perché è più arrabbiata con se stessa che con Klaus. E’ arrabbiata con se stessa perché si rende conto che i suoi ripensamenti e i suoi dubbi, presenti dal capitolo tre, l’hanno portata a considerare suo marito sotto una diversa prospettiva. E non lo riesce ad accettare, perché lei dopotutto ama davvero Ben.
E quindi parte la sfuriata, e per tutti gli invitati sembra proprio un bel casino, ma per il lettore è soltanto sollievo, perché finalmente sia lei sia lui sono pienamente consapevoli di quello che provano. Klaus se ne capacita prima, si arrende alle circostanze e la invita a ballare. London se ne accorge dopo, ma continua a piangere, si ritira in camera e in seguito lo picchia continuamente perché semplicemente non riesce ad accettare una cosa del genere: non riesce ad accettare di essere attratta da suo marito. E’ un vero e proprio trauma. 
La parte in camera è la più straziante, perché per la prima volta i due ragazzi sono soli, e devono fare  i conti con quello che provano l’uno per l’altra, e quindi entrambi si incazzano. Ma è proprio grazie a questi dubbi, a questi ripensamenti, che entrambi trasformano quell’incontro di box in un chack di nudo vietato ai minori di diciotto anni. Almeno credo.
Nel senso che il capitolo si apre e si chiude in bellezza, risolvendo molti interrogativi ma ponendone altrettanti, con una situazione che allo stesso tempo è prevista e inaspettata. Non si capisce bene se i due finiscono a letto, ma credo che, sì, hanno scopato. E quindi Ben potrebbe aver ragione. Hanno trovato la felicità? Beh, siamo al quinto capitolo: è fin troppo presto per dirlo.
Possiamo dire, però, che fra i due ragazzi che inizialmente si odiavano ora c’è della chimica, c’è qualcosa. E poi sono sposati, e mi sa che hanno anche trombato. Quindi sono indiscutibilmente legati. E come andrà avanti la storia? Sono qui apposta per scoprirlo.
Kiss, kiss. Gossip Girl. Ma anche no.
Quindi, beh, credo di aver finito, anche perché ad ogni modo devo andare a fare la spesa, quindi ti adegui. Come al solito lo stile è impeccabile e boa bla bla, già visto, già detto, già sentito.
Bene. Se non muoio prima, a domani con il prossimo commento.
Baci e abbracci dal cruento predatore.
Norgor.
(Recensione modificata il 30/08/2014 - 02:00 pm)
(Recensione modificata il 30/08/2014 - 02:02 pm)

Recensore Junior
29/08/14, ore 17:09


La verità è che io vorrei solo morire. Facciamola finita che è meglio.
Questo capitolo mi ha sconvolto, cara. Questo, finora, è il capitolo. Ed è stato qualcosa di totalmente imprevedibile, dico davvero. Almeno per me, perché personalmente non mi sarei mai immaginato che andasse a finire in questo modo. Da una parte, mi aspettavo che la cerimonia andasse a buon fine e che finalmente London avrebbe abbandonato il cognome Bridge per prendere quello di Wreisht; ma dall’altra ero sicuro che le cose andassero diversamente, divenissero più disastrose. Ma questo è un problema mio, dato che fra ieri e oggi ho tirato fuori le più strambe congetture su come si sarebbe svolta la situazione, e quindi il mio cervello è andato in pappa e ora non distinguo più il mio culo da un esofago. Tralasciamo.
Inizialmente avevo deciso di non inserire un commento sulla tecnica narrativa, perché, va beh, diciamo che in linea di massima non ce ne sarebbe affatto bisogno. Ma con l’andare avanti della lettura mi sono detto che qualcosina avrei dovuto appuntarmela. E cioè che si riesce già a percepire la crescita del tuo stile di scrittura, ma anche la tua crescita a livello personale, interiore, che poi è propria di qualsiasi autore che si mette a scrivere romanzi. Hai già fatto enormi progressi sotto questo aspetto, e ci tenevo a fartelo presente, perché la differenza fra questo capitolo e il primo si sente, e molto. Così, per dire.
Comunque tu illudi la gente, sai. Non è mica bello. Ma facciamo un passo alla volta, come al solito.
L’inizio del capitolo ci offre il classico scenario, presente in ogni romanzo rosa, in cui la giovane promessa sposa si sistema l’abito nuziale davanti allo specchio, con la madre che le prepara un’elaborata acconciatura. E questa, se vogliamo, è anche una strizzatina d’occhio ai fans del fandom, che hanno più o meno vissuto la stessa scena quando Katniss ha affrontato la sua prima Mietitura. Ma va beh, questo è irrilevante, e non c’entra affatto, e Katniss poi mi sta sul culo.
Tornando a noi. London ci viene presentata al massimo dello splendore, come una goccia di speranza in un mare di disperazione. E questo, di per sé, è già un’enorme evoluzione, soprattutto se pensiamo che l’ultima volta che il lettore l’aveva vista, la nostra Londie era fin troppo occupata a litigare con il futuro sposo per pensare anche solo alla parola matrimonio. E invece ora eccola lì, in abito candido e immacolato, consapevole di dover pronunciare il fatidico sì entro poche ore. 
Ma la London che ci viene descritta ora è in qualche modo diversa da quella del capitolo precedente. Se l’altra volta era in crisi e in preda all’indecisione, adesso troviamo una London caparbia, ostinata e parecchio incazzata. Incazzata verso il mondo, verso se stessa, verso i suoi genitori, verso Klaus e verso quelle nozze del platano. Incazzata e basta, insomma.
Sua madre, ovviamente, fa di tutto per tranquillizzarla, rivelando al lettore quanto in realtà le due donne siano simili e abbiano vissuto le stesse cose in passato. E in questo momento, già abbastanza carico di quella tanto adorata suspance, l’autrice ci permette di capire, attraverso un flashback, quale sia il vero motivo per cui, ebbene sì, London accetterà di prendere Klaus come marito. 
E quindi abbiamo due amanti incestuosi che si scaldano a vicenda in una gelida nottata, sotto le tanto amate lenzuola. E abbiamo anche un confronto fra due gemelli che a quanto pare la pensano diversamente per la prima volta. London è più che decisa a non sposarsi, rimane ferma nella convinzione che Klaus il giorno dopo non si sarebbe presentato e che, nel caso in cui ciò fosse avvenuto, lei non avrebbe accettato la proposta per nessun motivo al mondo. Ben, invece, dimostrando, di fatto, l’enorme sentimento che prova per sua sorella, la sprona a cogliere questa occasione per essere felice, sostenendo che in caso rifiutasse l’ira dei loro genitori verso di lei diverrebbe fin troppo accesa. 
Non so per quale grazia divina, ma alla fine London accetta di sposare Klaus, per il bene di entrambi. E qua sta cosa fa ridere, perché in qualche modo il matrimonio Klondon è dovuto interamente a un ricatto dell’Orologio nei confronti dei due sposi.
Ma va beh. Analizziamo le cose con calma.
La scena si sposta qui su un Klaus ancora terribilmente scosso da quelli che sono gli incubi riportati in seguito al suo soggiorno nell’Arena. Il clima che aleggia fra lui e i suoi genitori è ancora burrascoso e per niente familiare, nonostante gli svariati tentativi della madre di rientrare nel cuore del figlio.
Fa riflettere anche il fatto di come in realtà, a pensarci bene, i ruoli dei due personaggi principali si siano invertiti rispetto al capitolo precedente. Voglio dire: nel capitolo tre il lettore ha preso confidenza con un Klaus risoluto e convinto e una London in preda a sentimenti contrastanti. Mentre qui sembra essere l’opposto. Qui è London quella decisa, quella sicura. Klaus invece sembra avere i primi ripensamenti, le prime incertezze riguardo a ciò che la giovane Bridge significa per lui. E questo improvviso sbalzo può permetterselo solo un autore che ha presentato i suoi protagonisti con caratteristiche e psicologie talmente approfondite e verosimili da non sfigurare affatto con il contesto delle vicende. E Ivola, ancora una volta, ci riesce in pieno.
Quindi Klaus rifiuta con le sue ultime forze quella realtà che fino al giorno prima vedeva lontana e irrealizzabile, mentre ora considera fin troppo opprimente. Vorrebbe fuggire, tornare a letto e far finta che non sia mai successo nulla. Ma, ancora una volta, è Ben che mette in chiaro le cose e che in qualche modo fa scattare qualcosa all’interno del giovane Wreisht. E’ sicuro di non provare niente per London? Oppure il suo è solo un vano tentativo di nascondere quello che prova?
L’unica cosa certa è che ormai Klaus non è indifferente né verso London né verso Ben.
E poi, beh, che dire, si arriva al momento delle nozze. Che tipo a me ha fatto morire dal ridere, perché i due protagonisti sembrano fare a gara per non guardarsi negli occhi e far finta di essere da un’altra parte. Però, anche se apparentemente il matrimonio sembra unire due persone che si odiano, secondo me non è completamente vero.
Cioè: è vero che London avrebbe detto di no se non ci fosse stato Ben; è vero che Klaus non si sarebbe presentato, se non fosse stato per Ben. Ma una cosa è sicura: quel sì, lo voglio da parte di entrambi ha un significato. Se i due davvero si odiassero così tanto, non avrebbero problemi ad annullare tutto, anche se sembra la cosa più difficile del mondo. In qualche modo questa celebrazione che forse per loro non vuol dire niente, in realtà non fa che legarli per sempre e di sicuro significa che entrambi, volenti o nolenti, hanno accettato di vivere per sempre con il tanto odiato nemico che hanno sempre cercato di evitare. 
Quello che intendo, è che loro hanno fatto comunque una scelta. Erano consapevoli. E hanno scelto di sposarsi. Questo, purtroppo, dovrà pur contare qualcosa. Quindi il lettore è spiazzato, perché:
1. London ha avuto precedentemente dei momenti di dubbio, ma si presenta al matrimonio ultra-convinta di non volersi sposare. 
2. Klaus le incertezze le ha avute adesso, ma anche lui in qualche modo arriva alla celebrazione sicuro di dire di no. 
Eppure i due diventano marito e moglie, e sono super convinto che non sia solo merito di Ben. 
E questo sembra confermare lo sguardo meravigliato di Klaus, che durante il matrimonio alza lo sguardo verso la sua sposa per la prima volta e rimane folgorato dalla sua bellezza. 
Quindi per tirare le somme: Ben è andato sia con London sia con Klaus, il che lo rende sia un gay sia un incestuoso. London è incestuosa ma allo stesso tempo se la gode un mondo a baciare Klaus. Klaus risponde vivamente ai baci di London, ma c’è il sospetto che sia gay a causa di Ben.
Beh, direi che non c’è alcun problema. Ora voglio vederli adulteri, quei due, lol.
Detto questo, non so che altro dirti se non: continua così che vai fortissimo Ivols!
A domani!
Baci e abbracci dal cruento predatore.
Norgor.
 

Recensore Junior
28/08/14, ore 14:23


Bao, Ivola Original. <3
I’m back. E’ da tipo stamattina che Blur è diventato praticamente un mio pensiero fisso. Risolvevo le equazioni e pensavo a Klaus nell’Arena. Rifacevo il letto e pensavo alle cose sporcaccione che fanno Ben e London nel loro, di letto. Ho mangiato con l’idea di fiondarmi immediatamente a leggere questo terzo capitolo che, come al solito, non ha per niente deluso le mie aspettative. 
Allora, parto col dirti che secondo me non è il capitolo migliore che tu abbia sfornato finora. Ma di sicuro è il capitolo più importante. E sai perché? Perché si iniziano a vedere i primi tentennamenti, i primi ripensamenti. Questo amo chiamarlo il capitolo “London progress”: non perché il personaggio di London subisce un’evoluzione improvvisa e radicale, no. Bensì perché qualcosa è cambiato, nella sua mentalità, riguardo alla figura di Klaus. E questo possiamo capirlo già dal capitolo precedente, in cui le scappa quel bacio, dimostrando che in qualche modo è legata al ragazzo che odia, ma con cui è destinata a sposarsi e con cui quindi trascorre tuttora gran parte della sua vita.
Questo è il capitolo clou -finora, s’intende- del contrasto interiore di London, a malapena visibile ad un lettore disattento. Perché non è qualcosa che si nota, di evidente. E’ celato fra le righe, è ancora agli inizi: ma è presente, lo si percepisce. Nel corso delle vicende di questo capitolo, Klaus rimane strafottente e noncurante nei confronti della persona che, fra soli tre giorni, diventerà sua moglie. Ma al contrario, London è irrequieta, ha perennemente la luna storta ed è profondamente combattuta. 
Già all’inizio, quel Lo doveva sapere fa sì che un punto interrogativo compaia nella mente del lettore, completamente assorto dallo sviluppo della storia. 
La prima parte del capitolo ci offre una prospettiva ben diversa rispetto a quella a cui siamo rimasti abituati riguardo gli Hunger Games. Questa volta il punto di vista non ricade su un Klaus allo stremo delle forze, ferito e affamato, che è a un passo dalla vittoria ma non riesce ancora ad aggiungerla appieno; non ricade sul tributo. Questa volta siamo in compagnia delle persone che vivono l’evento solo passivamente, rannicchiate sul divano all’una del mattino, in preda al terrore e alla paura. Ma la paura che nutre il nostro Ponte di Londra non ha niente a che vedere con la morte di Klaus. Lei ha paura per i suoi sentimenti, per quello che ha dentro, perché in qualche modo sa che qualcosa dentro di lei sta cambiando e si sta evolvendo. E sa anche che non può fare niente per impedirlo, e quindi si arrabbia, prima con se stessa e poi con lui, appena ne ha l’occasione. 
Qui abbiamo la prima svolta della nostra protagonista. L’ultima volta che l’abbiamo vista, durante la Mietitura, ha addirittura pregato affinché il suo futuro sposo finisse nell’Arena, e ciò è successo. Ora invece ritroviamo una London in preda al terrore e alla frustrazione, che non sa se riuscirà a vederlo morire, perché è in qualche modo parte integrante della sua vita. 
Il tutto continua quando ci viene presentato il tributo rimasto, possente e muscoloso, che mostra come ferita solo un misero taglio sulla fronte. E qui London impallidisce, si scompone e, consapevole che Klaus non ha più molte possibilità di vittoria, non sa se sentirsi felice o meno della cosa. Eccolo il cambiamento, l’evoluzione, l’inizio di qualcosa che lei più di tutti vorrebbe che finisse.
La cosa incredibile, poi, è che il lettore ha ormai familiarizzato così tanto con i due protagonisti, che in qualche modo sa già perfettamente cosa aspettarsi da un tipo come Klaus. E quando l’ultimo cannone risuona all’orizzonte, London non prova più né rabbia né odio. E’ disorientata, vede la cosa come un miraggio. Ma grazie all’arguzia dell’autrice, il lettore non arriva a capire quali siano le vere emozioni che la giovane prova mentre comunica al fratello che, sì, Klaus ce l’ha fatta.
La seconda parte del capitolo è incentrata sull’intervista post-Giochi, che è di fondamentale importanza per capire come gli Hunger Games, descritti brevemente e da uno sguardo esterno, abbiano in realtà influito sul carattere e sulla psicologia del sopravvissuto. E anche qua c’è un susseguirsi di dialoghi eccezionali con la tipica ironia degna del nostro amato Wreisht. In modo particolare credo che qui l’autrice abbia dato tutta se stessa per descrivere un Klaus che in qualche modo è vittima di ciò che gli è successo, ma allo stesso tempo non ha perso la strafottenza e il sarcasmo che lo hanno da sempre caratterizzato. Ed è palese che sia perfettamente riuscita nel suo intento. Persino Caesar Flickerman è IC alla massima potenza, andiamo. 
Inoltre, si può dire che, per la prima volta, un tributo, vittima di tutto ciò che è successo dentro l’Arena, sia rimasto se stesso anche dopo i Giochi. Mi spiego meglio: tutti sanno che gli Hunger Games sono la maggiore delle esperienze traumatiche, e che nessuno finora ne è mai uscito completamente indenne - e neanche Klaus. Quello che voglio dire è che per la prima volta viene mostrato il realismo, la verità. Il vuoto. Ecco cosa ha provato durante tutto lo svolgimento dei Giochi, ed ecco cosa lo distingue da tutto il resto del mondo e lo rende unico nel suo genere: Klaus affronta la vita esattamente come viene, come gli si presenta davanti. Non cerca scorciatoie, né privilegi, ma neanche si dispera: lo accetta, stop. E ovviamente, a chi poteva dedicare la sua vittoria, se non a quella puttana della sua futura moglie? Brillante uscita di scena.
La terza ed ultima parte, invece, esprime nel migliore dei modi tutto l’insieme di emozioni che i due protagonisti hanno provato in quelle due settimane. Si apre lentamente, tentennando, come a voler immobilizzare la scena e tenere sia il lettore sia i personaggi con il fiato sospeso. Piove, ma stranamente London non se ne compiace. Regna il silenzio, e lei si tiene stretto con tutte le sue forze l’unico appiglio che le rimane: suo fratello. E qui si ha anche l’apice del suo contrasto interiore. In preda all’indecisione, non sa se è meglio pestare il suo futuro sposo a botte oppure stuzzicarlo verbalmente. Alla fine, come ben sappiamo, opterà per entrambe, ma quello che conta è che, più di una volta, London si ferma, tentenna, diviene insicura, si blocca e inizia a sentirsi terribilmente a disagio. Perché qualcosa nello sguardo perennemente compiaciuto di Klaus è cambiato: ora è vuoto, sfuggente ed incupito. 
Ma il loro dialogo finale fa riaprire gli occhi ad un lettore completamente perso in questo sogno. Qui si capisce che alla fine sono sempre loro due: Klaus e London. London e Klaus. 
E quindi ora che siamo agli sgoccioli per il matrimonio… si odiano ancora? Oppure qualcosa è cambiato? Chi lo sa.
I due, alla fine, sembrano uniti nel tacito accordo di insultarsi a vicenda. E di conseguenza, questo capitolo si chiude lasciando nel lettore più suspance di quanto dovrebbe. Cosa succederà ora?
Lo scoprirete nella prossima puntata di: A TUTTO - REALITY - L’IS- bao.
Va beh, sono rimasto a bocca semi aperta con le dita che tremavano. Okay? Okay.
Ormai non commento più lo stile narrativo perché vedo la cosa parecchio inutile, viste le grandissime capacità di cui disponi. Ergo, credo più o meno di aver finito.
A domani con la prossima recensione, pandabitch! 
Baci e abbracci dal cruento predatore.
Norgor.
 
(Recensione modificata il 28/08/2014 - 02:24 pm)
(Recensione modificata il 28/08/2014 - 02:28 pm)
(Recensione modificata il 28/08/2014 - 02:31 pm)
(Recensione modificata il 28/08/2014 - 02:32 pm)

Recensore Junior


Eccomi qui, dopo due estenuanti e depravanti ore di Promessi Sposi noiosi, a recensire il secondo capitolo sulla storia dei Promessi Sposi fighi. E ti giuro che il cambiamento si sente, e parecchio. Almeno la tua non è ironia manzoniana. E ho detto tutto. Va beh. 
Intanto, devo confessartelo: non ho resistito. Il capitolo in sé l’ho letto ieri sera, perché il mio cervello stava già andando in crisi di abbandono e il mio corpo dava già segni di astinenza. Ma comunque, vuoi per un motivo, vuoi per un altro, non sono riuscito a lasciarti il tanto atteso commento. 
In primis, ci tengo a dirti che in parte ti do ragione quando dici che, a parer tuo, il capitolo è uscito peggio degli altri. Beh, non è tecnicamente vero. Il capitolo in sé è stato molto entusiasmante e come al solito è riuscito a tenermi incollato -letteralmente- allo schermo del PC. Le vicende narrate non sono per niente irrilevanti e danno un’ulteriore svolta alla trama, ancora nel suo piccolo.
Ci sono solamente alcune espressioni utilizzate, più che altro all’inizio del capitolo, che fanno un po’ storcere il naso (a livello non di sviluppo, ma di stile narrativo). Rimangono comunque due o tre piccoli aghi nel meraviglioso pagliaio che è questo capitolo. Non te li segnalo perché non sono propriamente errori. Sono solo espressioni che magari a me non convincono particolarmente, ma sai com’è: ho la testa bacata. Quindi bao. 
Tornando a noi, il nostro caro amato autore, desideroso di veder soffrire sia i propri personaggi, sia tutti i lettori che si appassionano delle loro gesta, ha ben deciso di ricordare a tutti quanti che ci troviamo a Panem, e che oltre a tutti i casini e le sofferenze che i due protagonisti devono affrontare con le loro famiglie, beh, che dire, ci sono gli Hunger Games! Piccoli dettagli. 
Quindi, a sei mesi dalla famosa cena (vedi puntate precedenti), abbiamo una London che si dirige insieme all’amante/fratello/criceto/bao verso la piazza principale del Distretto Sei, con addosso un abito del Distretto Otto, ma con la sicurezza e la tranquillità che di solito caratterizza la gente del Distretto Uno. London è sicura, è il suo ultimo anno e dà per scontato che quella capitolina da quattro soldi non estrarrà mai il suo nome. 
Devo dire che apprezzo il fatto che la loro relazione incestuosa sia in qualche modo conosciuta ma non conosciuta allo stesso tempo. Bello il fatto che la poca gente che conosce questo piccolo segreto ormai dia la cosa per scontata, e non si sorprenda affatto del loro atteggiamento. 
Il Ponte di Londra, che si salva anche all’ultima Mietitura, entra lentamente in uno stato di crisi. Da una parte le manca il respiro e le tremano le gambe al pensiero che suo fratello possa essere estratto; dall’altra racchiude una forte speranza che il nome dello sfortunato sia proprio quello di colui che, più di tutti, le ha rovinato la vita: Klaus-Hector-Ludvig-Frantz-Vrist -è Wreisht, puttana! Ovviamente.
E per la prima volta pare che le sue preghiere vengano esaudite. Quindi si rilassa, trae un gran respiro e in qualche modo sente un peso scivolarle via dallo stomaco. 
Da questo momento il punto di vista della narrazione diviene quello di un Klaus incredulo, brutalmente scosso ma anche scocciato allo stesso tempo, che a malapena si rende conto che, sì, morirà. Cose che succedono. 
E come può una dolce e indifesa ragazzina come London lasciarsi sfuggire un’occasione del genere? Ecco che si precipita a “salutare”, con un misto di quell’ironia che caratterizza ogni loro dialogo, la persona che odia di più al mondo. Ma lei è compiaciuta, deliziata dalla situazione, e non fa che stuzzicare il povero Klaus, il quale vorrebbe solamente essere lasciato in pace prima di dirigersi con passi strascicati verso il patibolo.
Ma la calma a cui aspira il nostro Renzo non può che essere dileguata dall’inaspettata rivelazione della -teorica- futura sposa. Klaus infatti non ricorda niente del bacio che i due si sono scambiati, e London utilizza questo espediente come vantaggio contro il suo nemico. 
Ed ecco, ora, un’altra bomba che l’autrice lancia verso i lettori. Un altro bacio, ma completamente diverso da quello precedente. Un bacio voluto, in qualche modo organizzato. Certo, completamente inatteso da Klaus, ma la sostanza è che London non è più indifferente verso di lui. London prova qualcosa. Odio? Repulsione? Attrazione? Il lettore non lo sa ancora per certo. Ma quel 《 Muori bene, d’accordo? 》gli accende un campanello d’allarme, e gli fa capire che qualcosa bolle in pentola. E London se ne va così, lasciando nel dubbio il ragazzo che odiava e che ora deve andare a morire senza sapere quali siano le reali intenzioni della sua nemica(?).
Ma, ahia, l’Orologio era in agguato e ha visto tutto. E, come si suol dire, sta per scoccare l’ora del suo quasi cognato. LOL. Ben è senza dubbio più diretto di Klaus, lo capiamo fin da subito. Ha un comportamento meno presuntuoso e sicuro di sé, ma se in ballo ci sono le persone che ama cambia tutto. E poi è geloso, ultra geloso. E questo lo divora continuamente.
Ed è in questo momento che la trama conosce un ulteriore sviluppo, si ampliano le sottotrame e le vicende acquistano un nuovo tassello. Indi per cui ora parteggio per la Ben/Klaus, sappilo. E il tutto si arricchisce di triangoli, tradimenti e soprattutto slash. Bene, il lettore è fremente, ne vuole sapere di più, è lì che aspetta tutto il resto. Well done.
Ma in questo caso è Klaus a catturare l’attenzione, è Klaus a dare un avvertimento non proprio infondato e campato per aria (sarebbe la prima volta, yo). Ben conosce davvero London? E’ davvero sicuro di come sia sua sorella? Oppure è troppo accecato dall’amore per accorgersi di qualcos’altro? Questi sono gli interrogativi che si rivoltano nella mente di un lettore che è affamato di Blur.
Un momento del capitolo che ho apprezzato particolarmente è il punto in cui il padre di Klaus gli riferisce che ha parlato con il sindaco, ma che non si può più fare niente. Io lo ritengo fondamentale. Perché sembra una vera e propria ripresa degli originali Promessi Sposi, in quanto la società seicentesca ci offre un periodo in cui le leggi non vengono rispettate e i potenti godono di assoluti privilegi. E qui è più o meno lo stesso. Perché Blur, oltre che appassionare, insegna. Anche nel futuro, a diversi secoli di distanza, la mentalità dell’uomo non è cambiata. Ci troviamo in una famiglia benestante, i Wreisht, che certe cose se le possono permettere. E, non so, questo punto mi ha fatto molto riflettere su come in realtà vada la vita. Su come ci sia sempre gente al di sopra, superiore, in qualche modo padrona di una società che si basa solo sugli inganni e sui soprusi. 
Va beh, io ti direi che sei fenomenale e tutto quanto, ma tu già lo sai, per cui mi limito a costruirti un monumento e aprire un culto in tuo onore.
Ed ecco che Frantz mostra tutto l’amore che prova per il figlio. ………ma dove?
L’esempio di un padre approfittatore all’antica, a cui importa solamente che il nome della propria famiglia rimanga alto con l’andare degli anni. La madre, come è giusto, mostra più umanità e compassione verso il figlio, ma allo stesso tempo cova lo stesso desiderio del marito. Sono tutte tematiche che fanno riflettere e piazzano in testa al lettore l’idea che Blur non è solo una fanfiction fantasy su due adolescenti che si odiano, no. E’ molto di più.
E a sto punto per una volta mi sento di scusare il comportamento che Klaus assume verso i suoi genitori. Fa bene a volersene andare di casa, e fa bene a mettere in chiaro le cose. Per quel che vale, avrei fatto la stessa cosa.
E quindi eccoci qui, alla fine di un altro capitolo complesso e ben fatto, che arricchisce di molte sfumature sia la trama in generale, sia gli aspetti della vita dei personaggi principali. Il tutto mettendosi a confronto con la cruda realtà degli Hunger Games e della società tutt’altro che corretta che alberga persino in questo periodo.
Io non lo so, penso che mi convertirò al Blurismo e diffonderò il mio Credo in tutto il mondo.
Ho concluso. Per ora. Ma sappi che siamo solo all’inizio.
Al prossimo capitolo, Ivols!
Baci e abbracci dal cruento predatore.
Norgor.