Recensioni per
Il Tredicesimo Re
di Nirvana_04

Questa storia ha ottenuto 412 recensioni.
Positive : 412
Neutre o critiche: 0


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Nuovo recensore
03/10/18, ore 17:35

Ciao, eccomi qui per lo Scambio Libero del Giardino ~
Questo capitolo è, attualmente, uno tra quelli che più mi hanno sorpresa per i colpi di scena.
In particolare, ci sono state due cose che mi hanno colpita particolarmente: la mano del bambino che Dareg trova in mezzo ai resti e il personaggio di Liov.
Inoltre, io devo seriamente smetterla di fare riferimenti a personaggi Anime/Manga ovunque ma, anche in questo caso, mi sono ritrovata ad associare Liov ad Alois Trancy, per via dei capelli biondi e gli occhi di ghiaccio - anche se quelli di Alois sono più un azzurro brillante, però anche per la questione del corpo e del viso martoriato, non ho potuto fare a meno di pensare a lui.
Niente, smetto di divagare e torno a recensire il capitolo.

C'è una cosa che mi ha fatto immensamente piacere in mezzo a questo mare di dolore, guerra e corpi martoriati: Dareg ora riesce a sopportare Aci.
Ora, non so bene a quanto ammonti il suo indice di sopportazione nei suoi confronti, ma in questo capitolo ho notato come una sorta di velato avvicinamento.
Forse Aci - che, ti dirò, sta diventando uno dei miei personaggi preferiti - non è ancora ai livelli di Joel - che poi, come si fa a non voler bene a Joel? -, ma c'è quasi, o almeno credo.
In particolare, ho potuto trovare una conferma qui: "Se gli altri avevano bisogno della sua arroganza per andare avanti, lui sentiva il bisogno della pacatezza inesorabile del Guerriero di Dihastìr".
E ti dirò, ne sono stata davvero felice perché Dareg forse non se ne rende conto, ma pur restando sempre sulle sue, poco per volta si sta aprendo con chi ha avuto modo di interagire di più.
Posso considerare BROTP anche Dareg e Aci oppure tutto ciò verrà infranto nei capitoli futuri? Spero di no, mi piacciono davvero molto insieme.

«Mi piacerebbe conoscerla…» iniziò amichevolmente Aci. ---> qui - e torniamo più indietro rispetto al pezzo che ho riportato prima -, ho seriamente cominciato ad immaginarmi Aci e Vasia insieme. COSÌ. Senza che neanche si conoscano.
E a proposito di Vasia: così come Dareg c'è sempre a casa anche quando è in guerra, anche lei c'è sempre in quel mare di morte, perché ogni pensiero, ogni colpo e ogni avversario abbattutto portano sempre Dareg a pensare a lei.
Vasia è il suo mondo, tutto ciò che ha. E non vuole assolutamente che le capiti qualcosa, anche se è lontano e non può stare con lei. Ma alla fine è lontano proprio per combattere per questa sua causa, sia personale che non.

Molto bella - e creepy, proprio come piace a me - la descrizione del Caimhal.
Mi è piaciuta molto e, devo essere onesta, non pensavo fosse così potente.
È vero che gli uomini erano stremati per i precedenti attacchi subiti, ma anche nel pieno delle forze avrebbero avuto serie difficoltà contro la smisurata forza di quella creatura. Ciò dimostra anche quanto spietata sia non solo la guerra, ma anche l'ignoto, dove puoi essere attaccato da un momento all'altro dalle più svariate creature.

La seconda parte del capitolo, incentrata sul POV di Vasia e Haren, ci offre l'opportunità di conoscere, anche se ora siamo solo agli inizi, il personaggio di Liov.
Che dire… io credo di essermi innamorata.
Personaggi del genere non mi sono nuovi - spaesati, che spiccicano sì e no due parole e che stanno sempre sulla difensiva -, ma ogni volta non posso non entrare in empatia con loro, Liov compreso.
Personaggi del genere quasi sempre portano sulle spalle una storia, un racconto, un passato quasi sempre oscuro che una volta svelato potrebbe anche cambiare le sorti del mondo.
E Liov è uno di loro. Tante domande affollano la mia mente, ora: come ha fatto a fuggire? Da quanto tempo è in fuga? Come ha fatto a trovare la "giusta via" che lo ha portato fino al palazzo reale? Cosa si nasconde oltre il Veto? E quante persone ci sono? Come vivono? E tantissime altre domande.
Inizialmente pensavo che Liov non parlasse per una questione di lingua, perché avevo immaginato ne parlasse un'altra e che non comprendesse ciò che gli altri gli dicevano o gli chiedevano.
Quando però ha parlato a Vasia, oppure quando ha iniziato a rispondere con dei cenni del capo alle domande che gli venivano fatte, non so perché, mi sono sentita un po' più leggera.
La situazione di certo non è delle migliori, ma almeno si potrà instaurare un dialogo con lui, anche se sarà difficile, dato che Haren per il momento non ci riesce e Vasia ci è riuscita anche se per poco.
In tutto questo, poi, il Tredicesimo Re fa proprio il birbone - … l'ho seriamente scritto, sì - perché lui si può permettere di parlare per enigmi e di non dare alcuna spiegazione - ad esempio la sua scelta, qualche capitolo addietro, di non mandare le truppe di supporto in aiuto di Dareg e gli altri -, però ora pretende immediate informazioni da parte del forestiero ed ha incaricato proprio Haren per questo, che credo che a breve non saprà più dove sbattere la testa, dato che la sua sopportazione mi sembra arrivata quasi al limite.
Insomma, un gran casino. E non vedo l'ora di cominciare a risolverlo poco per volta.

Dal punto di vista stilistico niente da dire, perché il capitolo è stato piacevole come tutti gli altri.
L'unica svista che ho notato durante il capitolo è che, alcune volte, dopo i puntini di sospensione la parola successiva era attaccata e non staccata.
Ma l'avrò visto una o due volte, non è nulla di grave.
Per il resto, ripeto, un ottimo capitolo come i precedenti.
Complimenti e alla prossima,

Jill ~

Nuovo recensore
02/10/18, ore 20:35
Cap. 1:

Ciao Nirvana!
Sono qui per la prima volta per uno scambio di recensioni del Giardino, ma non credere che non abbia letto qualcosa di tuo: è da un po' che bazzico sulla sezione fantasy e tu mi sei saltata all'occhio. Questa è la volta buona per mettermi a leggere con costanza una delle tue storie e, devo dire, le premesse sono ottime.
Non mi sembra il caso di parlare dello stile perché viene da sé che tu abbia dipinto egregiamente questi ambienti - con una ricchezza lessicale difficile da trovare in un sito di storie amatoriali - , quanto più all'idea di base che hai avuto. Perché se c'è qualcosa che mi ha lasciato questo capitolo è sapere chi, quando e soprattutto come il Tredicesimo Re arriverà a essere nominato tale - perché dall'introduzione mi è parso di capire che un Re ci sarà, ma che sarà anche usurpatore.
Che dire, complimenti, sicuramente proseguirò nella piacevole lettura.
Alla prossima!

Recensore Master
02/10/18, ore 17:45

Ciao Nirvana, eccomi qui ^_^
Allora! In questo capitolo succedono un po' di cose. In primis, Dareg SA combattere, se vuole! Yay. Un po' si era intuito, che i fratelli fossero ben preparati e si trattasse solo di un suo rifiuto ostinato e non di incapacità, comunque le conferme sono sempre ben accette.
In ogni caso, si è un po' montato la testa per le sue 'vittorie', e ci ha pensato Tarse a riportarlo coi piedi (e non solo) per terra. Inizio a sospettare di avere un debole per i personaggi "vecchi" e saggi xD
Poi, un personaggio la prima apparizione di un personaggio che ero molto curiosa di conoscere ^^ "Come sarebbe, eri curiosa?"
Tempo fa Robby ti ha citata al CitaTu! dichiarando la nascita di una nuova ship, Miva e Dareg appunto, e niente, ero proprio curiosa di conoscere questa Miva. E wow, non so cosa mi aspettassi ma la sua entrata in scena è stata fantastica! Alla faccia dei cliché [alle volte mi piacciono anche quelli] con la donna sorpresa a lavarsi che si imbarazza o urla arrabbiata, lei è stata fenomenale! Povero Dareg, mi è dispiaciuto per lui xD A stento è riuscito a risponderle. Miva immagino che sia di Velenia (???), dato che è una donna che combatte, e tra l'altro prende la cosa molto più seriamente di Dareg.
Pensavo / speravo che il ragazzo finisse sotto il suo comando, ma apparentemente non è così.
Ecco, a proposito: shame on me, ma non ho capito benissimo il ruolo di Dareg. E' un Ara-eg, ultimo tra gli ultimi [bella strizzata d'occhio al titolo!], ma esattamente cosa dovrà fare? Sarà una specie di scudiero? [di Miva? xD]. Probabilmente lo capirò meglio andando avanti con la lettura, comunque già che ci sono lo chiedo qui.
Mi ha molto colpita il finale (dolce)amaro, con Dareg che si rende conto di volere effettivamente bene al suo Mei-eg. Con il suo rendersi conto che ancora una volta ha promesso a qualcuno cui tiene di tornare.
Riuscirà a mantenerle, queste promesse?
Io spero proprio di sì: vengano pure tragedie e contrattempi nel mentre, altrimenti non c'è gusto, ma quando leggo qualcosa sono un amante del lieto fine, ne ho "bisogno" per dare un senso a ciò che leggo.
Va bene, stop alle mie considerazioni personali xD
Ti faccio qualche appunto di sintassi:
-"una manciata di minuti gli perse" dovrebbe essere "li perse", non gli;
-"uno di quelli abomini con voi" - "difendere quelli uomini" In entrambi questi casi, sono abbastanza sicura che la forma corretta sia "quegli";
-"Dareg osservò la lama che gli era stata data – quella di suo padre era stata la prima cosa che aveva venduto dopo la sua morte: era una bastarda, l’elsa a una mano e mezza e la materia di cui era composta era un ibrido,"
Qui non si tratta di un errore, ma mi sembra giusto farti sapere che a una prima lettura (e anche a una seconda) avevo riferito la descrizione alla spada del padre. Invece tratta della lama che ha appena ricevuto, giusto? Se ho ben interpretato, penso tu possa ovviare al problema semplicemente aggiungendo un trattino a chiusura dell'inciso, dopo morte. Se ho detto una castroneria, chiedo venia >.<
-"Solo coloro che si erano distinti e avevano dato prova di eccellenti capacità – non solo nel combattimento, ma anche nella tattica strategica e nel carisma – venivano affibbiati a tali oneri."
Anche questo non è un vero e proprio errore, almeno non credo, ma quest'uso di affibbiare mi ha presa alla sprovvista. Non so se si possano affibbiare persone, mi suona veramente strano; io lo invertirei, magari con un "solo a coloro ... venivano affibbiati tali oneri". Poi non so.
-"era quasi certo che il suo nome non [era] ancora stato fatto." Dato che era quasi certo, e quindi comunque in dubbio, penso suoni meglio con il congiuntivo, "fosse"; ma non è una regola precisissima.

Bene, ho detto più o meno tutto, credo.
Molto utile la Legenda ^_^
Molto brava come sempre! Lo sai che, adesso che ho controllato la data, questo capitolo l'hai pubblicato il giorno dopo il mio compleanno? xD
Alla prossima, un abbraccio C:
Mari

Recensore Veterano
01/10/18, ore 22:48

Finalmente ho l'occasione di continuare la tua storia.
Continuo ad apprezzare Dareg con quel suo caratterino; è quasi strano che senza volerlo sia diventato un'ispirazione per gli altri soldati, ma immagino sia una cosa positiva, che dà loro coraggio.
Ti faccio i miei complimenti perché anche i personaggi secondari sono ben scritti, tridimensionali e accattivanti. Insomma, vorrei saperne di più ed è un aspetto positivo.
Chiudi la prima scena con un cliffhanger, poi ripreso alla fine del capitolo, che funziona.
Intanto l'addestramento di Vasia continua; ho apprezzato la scelta dell'ambientazione per la scena tra lei e Haren, evoca un'atmosfera misteriosa. In generale descrivi gli ambienti con cura, ma questo te l'ho già detto mille volte e non lo ripeto.
Vasia dimostra la propria determinazione e anche un po' di furbizia, che in combattimento non guasta mai.
Da un lato non vedo l'ora che i due fratelli possano rivedersi, dall'altro temo che qualcosa vada storto, però meritano d'incontrarsi di nuovo.
A livello di stile non ho grandi appunti da farti se non questa frase che non mi convince: "Nonostante l’inverno ormai era dietro l’angolo"; l'indicativo stona, scriverei "nonostante l'inverno ormai fosse dietro l'angolo".
Per il resto però non ho trovato refusi come al solito e la lettura scorreva bene; il ritmo era giusto e ho letto con piacere perché ero curiosa di continuare.
Alla prossima!

Recensore Master
24/09/18, ore 14:57

Buon pomeriggio.
Un capitolo davvero carino da leggere, complimenti ^^
Hai creato un mondo davvero originale, non si può non restare senza fiato sospeso al suo cospetto ^^
Buona giornata e a presto :)

Recensore Master
14/09/18, ore 13:37

Ciao, beh, è stato un capitolo davvero molto intenso e che mette in risalto un personaggio che fino adesso non è uscito ancora del tutto. La prima parte approfondisce davvero tanto Velter, si percepiscono molti dei suoi sentimenti, mescolati alla tensione per la battaglia nella quale si va a infilare. Una tensione che rimane alta per tutta la prima parte che è un susseguirsi di emozioni diverse.

Velter agisce sbagliando, secondo me. Ma questa è una mia interpretazione, si va a buttare in qualcosa che non avrebbe dovuto neanche pensare. Da un lato diciamo che lo "condanno", ma dall'altro capisco perché lo ha fatto e, e se possibile, sto iniziando seriamente a farmelo piacere. Insomma, sti veleniani ecco... La sua impazienza è il sentimento più chiaro, persino nel suo combattere ordinato e preciso, c'è tanta impazienza. Ma ovviamente c'è dell'altro. Ho la sensazione che sia fame di vittoria, a muoverlo, ma non ne sono ancora del tutto sicura. Non credo sia vanagloria e neanche il desiderio di mettere fine alla sofferenza di Aertha, penso invece che abbia qualcosa in più nel profondo (da un punto di vista emotivo) che non sono riuscita ancora a inquadrare per bene. Ad ogni modo, molto scenografica la parte della battaglia, lui bendato, in mezzo al buio più completo con i felichi e i rantahar, il fuoco... credo seriamente che sia la scena di battaglia più bella che tu abbia descritto fino adesso.

Nella seconda parte invece la situazione è invece meno tesa, complice un certo clima di tregua tra i soldati. Dareg è quello che appare come più pensieroso, credo che stia ancora riflettendo sulle parole del vecchio. E infatti lui c'è, ma è più in sordina rispetto ai capitoli precedenti. Credo che quello che, della seconda metà di capitolo, venga fuori meglio è ancora la differenza tra i veleniani e gli aerthiani. Nonostante siano popoli appartenenti a un medesimo universo, pare che le differenze culturali siano inconciliabili. Hanno un modo secondo me molto diverso di concepire le cose che li circondano, specie in rapporto con gli Dei. Ma su questo, per ora, preferisco non aggiungere altro. Vedremo proseguendo con i capitoli.

Spero di poter leggere presto un aggiornamento.
Koa

Recensore Veterano
13/09/18, ore 16:08

Avevo voglia di continuare questa storia al di là degli scambi, così dato che ho qualche ora libera sono passata a leggere.
Niente, Dareg proprio non vuole tenere la bocca chiusa e finisce per l'ennesima volta nei guai. Devo dire però che il suo personaggio, nonostante i difetti, mi sta conquistando sempre di più: sì, non è perfetto, ma ha anche tante buone qualità.
Ho apprezzato l'intervento di Miva per salvargli la pelle anche se è adirata con lui e il piccolo scambio che hanno avuto è molto significativo. Con una battuta di dialogo lasci qualche altro indizio su di lei e sul suo passato, immagino che lo approfondirai nei prossimi capitoli.
Ti confermo la mia impressione su Joel, sappiamo pochissimo su di lui eppure a pelle già mi piace.
Ti faccio imiei complimenti per come hai descritto la battaglia: le scene d'azione sono complicate e una scena di guerra può facilmente risultare confusionaria, ma non è il tuo caso.
L'azione è chiara e coinvolgente mentre il ritmo della narrazione si velocizza.
Come al solito non ho notato refusi e il testo è impeccabile.
Sappi che mi sto appassionando alla tua storia e soprattutto ai tuoi personaggi.
Alla prossima!

Recensore Master
13/09/18, ore 15:23

Ciao, guarda sto iniziando a realizzare di avviarmi verso i capitoli finali (che poi finali non sono). Ora, non so quando aggiornerai ma posso dire che mi mancherà moltissimo leggere questa storia. Per il momento però ho recuperato il numero 22 che, come i precedenti, porta avanti la trama a piccoli passi.

Mi ha impressionato (in positivo) la scena iniziale, direi che è significativa di questa seconda parte di storia e della violenza di questa guerra che hai descritto molto da vicino. Questa processione di felichi, feriti e mutilati, sopravvissuti non si sa come, che cammino uno avanti all'altro sotto la neve e gelati dal freddo, oltre che alla descrizione di ciò che è ora Aertha, e quindi una città allo stremo delle forze e con i cadaveri che iniziano a marcire, l'ho trovata un'ottima introduzione. Un'introduzione alla parte finale, per dirla giusta. Oltre a essere ben scritta, come sempre, ho trovato che concludesse in un certo senso e in modo perfetto questa parte di storia. Peraltro, non lo sottolineo mai perché, per una ragione o per l'altra, finisco sempre col dimenticarmi, ma anche qui abbiamo un ottimo titolo. Sono tutti d'effetto e ognuno c'entra sempre con quello che poi viene raccontato o anche semplicemente citato. Questo insomma mi è piaciuto moltissimo. C'entra molto con le credenze, con il misticismo, con quel controsenso che porta la gente comune a credere più al potere delle ossa nere che al fatto di avere ancora la magia. Argomento che è tornato più volte, specie negli ultimi capitoli.

Il capitolo è ancora una volta incentrato sulle vicende di Aertha, Dareg c'è e non c'è. Diciamo che non è soltanto lui il protagonista principale del capitolo, ma anche e soprattutto chi gli sta attorno. Nelle parti in cui la narrazione lo riguarda più da vicino, ci rendiamo conto che in realtà le parole del vecchio sulle due metà di un "uno", l'ha colpito molto più di quello che sembrava. In realtà, invece che non crederci e basta (come fanno quasi tutti gli altri), lui inizia a pensare alla sua infanzia. Ai ricordi dei suoi genitori e alle parole che che dicevano. Tutte le frasi citate in corsivo hanno una certa rilevanza nel quadro generale, per quel che riguarda la magia. Non so bene ancora dove andrai a parare, ma è certo che un significato molto profondo ce l'abbiano di sicuro.

Insomma, un altro ottimo capitolo. Recupererò presto (spero domani) anche la seconda parte.
Koa

Recensore Veterano
10/09/18, ore 17:31

Ciao!
Provo a recensire di nuovo qualcosa dopo troppo tempo, vediamo che cosa ne esce.
Allora, mi sono riletta anche il prologo ma in effetti questo capitolo avrei potuto leggerlo a se stante perchè hai descritto molto bene il tuo mondo e la sua protagonista (immagino). Vasia: già il nome mi piace molto (in realtà tutti i nomi e gli appellativi qui mi piacciono, hanno un sapore quasi slavo, non so se sia la tua ispirazione per il world building?) e tutta la sua caratterizzazione mi intriga. Sembra una ragazza cresciuta troppo in fretta, con un peso (il fratello mezzo alcolizzato) di cui non pare potersi liberare, dal che la preoccupazione che pare un tratto chiave di questo personaggio. Mi è piaciuto come sia ancora legata al ricordo del padre che le parole del Mataj rievocano in lei (nonostante ricordi pure i commenti sprezzanti del fratello). Dareg invece sembra il contrario di Vasia: mi pare in fuga dal proprio passato (forse il suo rifiuto alla leva è dovuto alla morte del padre?) e per ora non mi prende molto. Mi prendono di più le parole del vecchio "maestro", quasi una profezia di un futuro di disperazione.

Come recensione forse è un po' inutile, ma per adesso mi limito a dare un'opinione sui personaggi e a dirti come li vedo, magari può aiutarti / darti un feedback su come stanno venendo.

Alla prossima, spero presto.

Ciao, dopo lo scorso capitolo non vedevo l'ora di andare avanti a leggere. E quindi mi sono buttata anche al di fuori degli scambi, come avevo già fatto in passato. Guarda, dopo la conferma che la magia esiste ancora volevo capire quali sarebbero state le tue mosse successive. Questo capitolo la naturale seconda parte del precedente, è chiaro che è un proseguimento e che l'hai smezzato per ragioni di fruibilità legate alla lunghezza. Hai questo modo di impostare i capitoli che ormai ho imparato a riconoscere, in ogni capitolo c'è un arco narrativo che va dall'inizio alla fine, sempre legato ai filoni di trama principali. E che sono ormai divisi su due fronti, ovvero quello di Dareg e quello di Vasia. Ma in ogni capitolo, che sia suddiviso o meno, c'è sempre un qualcosa che nasce e si evolve. In questo caso è stata la magia. Ti avevo forse già detto che aleggiava fin dall'inizio, e non solo per l'ambientazione fantasy, ma c'era qualcosa che non mi tornava e credo che fosse questo. La introduci nella prima parte e ci racconti qualcosa di più nella seconda, andando ad approfondire un po' quella che è la storia. Parte fondamentale considerato che questa storia è incentrata su un mondo costruito da te e non preesistente, il che significa conoscere il passato e farcelo spiegare attraverso i racconti che vengono fatti, è importantissimo. Qui si viene a sapere una cosa molto importante, ovvero che la magia è legata agli antenati di Velenia. A persone che si sono rifugiate lì, perché fuggite da un altro regno e che possedevano la magia. Trovo molto verosimile che abbiano perso certe conoscenze, ma che nonostante ciò facciano ancora certi riti senza rendersi conto che si tratta di magia. Per loro le antiche storie sono soltanto storie, cose inventate da chissà chi. Eppure Liov ci vede qualcosa, capisce che c'è di più e che non si tratta soltanto di un Dio benevolo. Credo, e in questo ne sono sicura, che la sua provenienza sia risultata fondamentale affinché vedesse le persone e ciò che fanno in maniera distaccata e soprattutto non influenzata da certe conoscenze. In questo capitolo assistiamo alle certezze di Vasia che crollano, all'idea che tutto ciò che sapeva e che credeva vero, in realtà nascondeva ben altro. La cosa straordinaria, e che io ho adorato, è il parallelismo che vai a creare con Dareg. Perché a lui, anche se in maniere differenti, succede la stessa identica cosa. Da un'altra parte, lontano, con altre persone e in altre situazioni, Dareg si ritrova nell'identico stato d'animo della sorella e tanto che, come lei, alla fine fugge forse per rifugiarsi nei propri pensieri. Mi è piaciuto moltissimo questo parallelismo che hai creato tra loro due, sembra che si stia consolidando sempre di più l'idea che loro due siano le due parti di un "uno" (ora non ricordo se hai usato queste parole esatte, ma il concetto spero sia chiaro). Altra cosa che mi è piaciuta molto è come cambia la prospettiva legata a Baran. Dareg ha sempre avuto un'idea specifica su di lui, ma i racconti del vecchio di Aertha gli fanno cambiare radicalmente idea. Capisce che non era poi così codardo, né stupido ma che al contrario aveva tentato un qualcosa che gli era impossibile per mancanza di ulteriori informazioni, ma che non era poi così pessimo come piano. Io credo seriamente che ora potrebbero fare un qualcosa di simile, il problema sono gli altri. Anche se Dareg dovesse convincersi e se Vasia dovesse fare la stessa cosa. Come fanno a convincere gli altri che sono in grado di usare la magia se loro stessi non sanno di averla? E come potranno convincere le altre persone, che finora si dimostrano scettiche e ottuse riguardo alle novità, che un piano del genere potrebbe funzionare?

Insomma, ci sono ancora tantissime domande, a un quesito che si risolve ne sorgono di nuovi. Il che è il bello di questa storia.
Koa

Ormai sono vicinissima a rimettermi in pari con la storia... che emozione!!:)

Ok forse avevo giudicato troppo severamente Liov. Non mi convinceva, non mi piaceva il modo in cui trattava Vasia. La ragazza ha sempre quel suo modo un po' ingenuo e tenero di vedere le cose, e non può non fare simpatia. Lei è una sognatrice, e siccome lo sono anch'io, mi immedesimo molto in lei. Confesso che mi chiedevo cosa mai ci trovasse in Liov, perchè insistesse tanto nel volergli aprire gli occhi, nel volergli mostrare il suo mondo. Ora forse, dopo questo capitolo, lo capisco un po' di più.
Loro sono complementari in un certo senso, vedono due facce della stessa cosa, e se non fossero insieme ne vedrebbero solo metà, la loro percezione sarebbe monca. Ciò che Vasia vede come il potere del Dio, Liov vede come la magia. Forse questa forza è entrambe le cose, ma solo loro uniti potranno comprenderla appieno forse.
La magia... fin'ora non era mai stata evidente, anche se si intuiva che qualcosa ci fosse. Come potrà essere utilizzata? E soprattutto: da chi?

Dopo la parte più "mistica" del capitolo, passiamo a quella più "pratica": noia, oppressione, fame tormentano i nostri assedianti. Dareg continua ad essere coerente con se stesso e tu hai saputo descrivere molto bene cosa provano lui e i suoi compagni. E' tutto molto realistico, e invidio tanto (in maniera buona, s'intende) la tua capacità di scendere in prima linea quando si tratta di descrivere la parte bellica. Non c'è bellezza, né poesia, né eroismo nella guerra. E' un affare crudo, sanguigno, sporco... a volte anche banale.
Spero di riuscire presto a leggere il prossimo!
Un abbraccio
Eilan

Recensore Master
06/09/18, ore 10:27

Ciao cara, eccomi di nuovo qui... ogni volta che riesco a riprendere la tua storia per me è una grande gioia, un momento di svago e relax... godermela a piccoli passi me la rende ancora più appetibile!^^

Ma veniamo a noi... capitolo molto bello innanzitutto, incentrato su Dareg che come credo di aver già detto (scusa se mi ripeto^^) sta diventando un personaggio che mi piace sempre più. All'inizio sembrava che quella destinata a maturare di più fosse Vasia, mentre Dareg per tanto tempo ha mostrato tutti i suoi limiti... ed invece che sorpresa! E' maturato tantissimo!
Ha dimostrato di avere carattere e cuore, non è una semplice macchina da guerra. Riesce a vedere oltre, a elaborare strategie. Ma la sua compassione non lo abbandona, anche se diventa più lungimirante. Queste due cose insieme possono portarlo davvero a diventare qualcuno, e anche Miva se ne sta rendendo conto. Ora non ha più un ragazzo insicuro davanti.
Buona la sua idea di chiedere aiuto ai Felichi, ma non so se la cosa potrà funzionare vista la diversità tra le due genti.
Mi piace come inserisci informazioni interessanti nel racconto, come l'usanza dei Felichi di non bruciare mai i loro morti.
Ora corro a leggere il prossimo capitolo perché DEVO (e sottolineo devo) sapere assolutamente come va a finire la cosa!
Un abbraccio,
Eilan

Recensore Master
03/09/18, ore 13:28

Ciao! 

Scusami immensamente il ritardo, purtroppo è un periodo allucinante al lavoro e ho dovuto rileggere il capitolo nei momenti morti (aka: dopo le due di notte) e non ero esattamente con la giusta testa per buttar giù una buona recensione. 

Inizio col dire che questo capitolo mi è piaciuto molto, perchè è ben bilanciato: tutta la prima parte si concentra sulla politica del regno, e sei stata furba ad utilizzare l’escamotage della riunione tra Mataj e Re per chiarire le posizioni politche all’interno del regno e la situazione di crisi militare. Le interazioni tra vari Mataj hanno reso il tutto più dinamico e hanno al contempo dato un’idea di chi guida le varie zone del regno. 
Mi è piaciuto molto anche come ti sei riagganciata al prologo attraverso lo sguardo di Haren, e come guardando in giro vede lo scheletro della testa del Bizar. Anche in questo caso torno a farti i complimenti per le transizioni, perchè in maniera assolutamente naturale hai ricollegato il prologo al presente, chiarificando quello che poteva essere ovvio (ovvero che l’attuale Re fosse il Mataj uccisore della belva) ma anche aggiungendo particolari, come il fatto che fosse l’unico superstite.
Dalla seconda parte, finita la riunione, l’azione inizia ad essere più presente e slegata dalle varie motivazioni di worldbuilding che comunque, anche se in gradi diversi, prima erano presenti. Personalmente, preferisco la narrazione ora che hai buttato giù le basi tanto di Venasta quanto dei personaggi: è più fluida, tutti i macchinari “base” sono al loro posto, e inizio ad avere spazio per godermi appieno la caratterizzazione e le azioni. 
Haren si definisce subito come il protagonista di questa prima parte del capitolo, e per la prima volta riusciamo a buttare un occhio anche all’interno della corte vera e propria, che avevamo visto nel prologo in una situazione molto diversa. 
Questa frase in particolare, cupa, mi ha colpita: “Quindici Decadi, si adombrò Haren, basteremo?”

Fino ad allora Haren si era mostrato sì riflessivo, ma anche molto sicuro di sè (già il modo in cui giudicava Vasia nello scorso capitolo mi ha fatto pensare che fosse uno con le idee chiare) e con un gran senso di responsabilità: in questo momento di introspezione, invece, lasci trapelare il dubbio e l’insicurezza. É uno spiraglio sulla parte più profonda del personaggio che mi fa pensare che in questi pochi capitoli si sia solo scalfita la superficie di Haren (ma della storia in generale) e questa è una nota più che positiva. Parlavo anche di questo quando dicevo che i personaggi, in questo modo, contribuiscono all’azione (anche senza fare nulla) e all’ancorare il lettore alla storia. 

Dei vari Mataj si vede ancora relativamente poco, essendo molti e in un momento non esattamente libero di esprimere se stessi, ma mi piace particolarmente Larak: per ora ha parlato abbastanza e mi sembra convinto nella protezione del proprio territorio, quindi guadagna punti. Per quel che riguarda il più piccolo, Kora, spero che cresca in fretta e che non faccia una brutta fine a causa della giovane età.
Un dettaglio che ho apprezzato moltissimo e continua a piacermi tanto è la Sfre, che lascia quel velo di mistero e di nascosto che aggiunge qualcosa alle interazioni (ad esempio, Vasia non può vedere in volto Haren, mentre Haren la può vedere). É un dettaglio che definirei geniale e che rende qualsiasi personaggio moooolto affasciante, proprio perchè nascosto. 

Per quel che riguarda il rapporto Vasia/Haren, mi piace moltissimo come lui riveda nei fratelli il padre che gli salvò la vita e come li giudichi (soprattutto Vasia, in questo momento e in questa scena) attraverso il prisma della conoscenza passata
L’incontro con Haren e l’impressione che gli fa non mortifica tuttavia il personaggio di Vasia che, anzi, esce rafforzata da questo capitolo. Mi piace moltissimo questo misto di forza e innocenza che coesiste in lei: ha tantissimo potenziale e sono certa che continuerà a rafforzarsi, sia a livello di carattere che di caratterizzazione come personaggio.

Mi è tanto, tanto, tanto piaciuto sia il suo scambio finale con Medina, che invece si prospetta un personaggio interessante, più complesso e meno “tutto d’un pezzo” di quanto non apparisse nello scorso capitolo. C’è una certa poesia anche nei dialoghi tra le due, per quanto siano comunque brevi e ben cadenzati (guardo a quel “Io c’ero l’ultima volta. Ero lì. E ho provato sulla mia pelle i carboni ardenti del dolore. Non per gioco, non per irriverenza, ma col timore che fosse l’ultima cosa che avrei provato prima di spirare” che mi ha fatto venire i brividi). La bellezza del tuo stile è che non solo sei molto precisa nel tratteggiare geograficamente il mondo di Venasta e la sua politica, arricchendo il tutto con descrizioni scenografiche e molto belle (anche se in questo capitolo non ce ne sono state moltissime, visto che si basa per lo più sull’azione, ma mi riferisco per esempio alla notte descritta nel prologo, che ho ancora qua piantata in testa da quanto era bella), ma anche che dai dialoghi emergono forti e chiare le voci dei personaggi e del mondo in cui vivono.
Il riferimento agli Dei (Agabar e Meg, in questo caso), le parole di Dareg ai Mattatoi (“Ti senti meglio? Più forte? Magari più libero?”) e il suo atteggiamento, la scelta delle quarantotto frustate, Medina che parla del fronte…sono tutte cose che fanno capire chiaramente il tono della storia, ma anche il background dei personaggi e li rendono più precisi e vividi di cento descrizioni. 
Da amante delle storie che definiscono i personaggi attraverso gli occhi degli altri personaggi (come capita con Haren e Vasia) e attraverso i dialoghi, come Dareg, non posso che rimanere continuamente stupita e sempre più contenta di proseguire con la storia.



Ti segnalo solo delle cose che ho notato e mi sono sembrate un po’ strane:

Vecchio ragazzo -> questa più che altro non l’ho capita. Non capisco se hai cambiato il personaggio all’ultimo o se è una battuta che mi sono persa. Quindi, dato che sono perplessa, magari sto dicendo una cazzata 😂
Che aria spira -> se fai riferimento al modo di dire, che aria tira sarebbe il giusto modo. Non ho trovato riferimenti ad aria che spira, ma magari non ho cercato bene.

Gideara ruotò il busto verso il sovrano -> questa descrizione è un po’ macchinosa; capisco cosa intendi e non è sbagliata, ma ha spezzato un po’ la “visione” della scena, proprio perchè è un po’ fredda e fin troppo letterale. Ma anche qui, è un’impressione personale.

E questo, faceva tutta la differenza. -> E questo faceva tutta la differenza.
C’erano dei refusi, ma te li segnalo perchè dovrei rileggermi il capitolo e davvero diventa la recensione più lunga del secolo.



ORA smetto, giuro. Ci sarebbero tante cose ancora da dire, ma non mi lancerò in previsioni per il prossimo capitolo…direi che mi sono dilungata anche troppo e non ne potrai più di me (LOL, perdono).

Non vedo l’ora di leggere il prossimo capitolo, perchè ho l’impressione che si stia entrando rapidamente nel vivo della storia e sono un po’ in pena per Dareg, voglio sapere come sta quando si sveglia e come se la caverà con la costola e tutti gli ematomi, povera anima XD (spoiler: dopo il pestaggio e la punizione? Dubito che sia un fiore, ma you never know). 

Al prossimo capitolo

Recensore Veterano
02/09/18, ore 17:55
Cap. 1:

Ciao Nirvana, come altri colleghi approdati da queste parti sono qui per la recensione che avevo promesso nel post di scambio libero del Giardino di EFP. Ti ringrazio per la pazienza e spero di non averti fatta aspettare troppo: come accennavo la vita di tutti i giorni si è messa un po’ in mezzo. Ho riletto il prologo de Il Tredicesimo Re almeno due o tre volte, ormai, apprezzandolo di più ad ogni occasione, ma volevo offrire un commento a mente fredda, dopo averlo assimilato per bene.

Prima di iniziare, volevo farti sapere che pur avendo adocchiato il titolo nella lunga lista di suggerimenti da te elencati, ho preferito dare uno sguardo alla serie completa. Dopotutto si tratta di una storia in corso d’opera, e nel giro di due anni possono cambiare molte cose, a cominciare dallo stile di scrittura. È evidente che c’è stato un percorso di maturazione, anche solo osservando questo prologo del 2016 e il primo capitolo di un lavoro più recente, come Il Campo di Eliotropi (da ottime basi, insomma, sei arrivata a picchi ancora più alti xD) e per questo motivo nella mia recensione non mi sono soffermata più di tanto sulla parte tecnica. Al di là dei complimenti (dovuti, perché il prologo di questa storia mi ha conquistata fin dalle prime battute e promette di essere una lettura estremamente promettente) dunque, non esplorerò in lungo e in largo il tuo modo di scrivere, dal momento che, riflettendosi su uno stile già sviluppatosi ulteriormente, sarebbe un commentario obsoleto. Preferisco concentrarmi sul contenuto, argomento decisamente più denso e che merita un’adeguata analisi. Spero che la decisione non sia sgradita — mi piace tenere in conto che la scrittura è qualcosa di estremamente fluido, in perenne cambiamento. 
Ma veniamo al dunque. 

Innanzitutto, mi complimento con te per la formattazione ordinata e pulita del capitolo. L’impaginazione ben fatta è un po’ una mia fissa, una deformazione professionale, me ne rendo conto, ma come spesso ripeto, credo che la cura nella parte grafica non faccia che stuzzicare ancora di più l’appetito del lettore, oltre che rendergli più facile e gradevole la lettura. Inoltre è indice della dedizione dell’autore verso la propria storia, e nel caso de Il Tredicesimo Re, l’ordine meticoloso e l’assenza di refusi non fanno che amplificare la sensazione che questo testo sia speciale per te (se sbaglio correggimi pure xD so che per ogni autore le storie sono delle creature vive, che si fanno amare e odiare spesso e volentieri, ma questa è particolare. Forse è solo un’impressione mia). Insomma, brownie points a te per aver avuto un occhio di riguardo anche alla parte puramente visiva.

Passando al contenuto, devo dire che sono rimasta colpita dalla sicurezza che trapela dalla narrazione di questo prologo, con questa morte annunciata che apre le danze della trama. Non è raro — almeno in un fantasy — che il lettore venga accolto da una serie di nomi e termini specifici, che talvolta rimangono a “fluttuare” davanti ai suoi occhi senza acquisire sostanza; in questo prologo si percepiscono le profonde radici di ogni singola carica, parola, invocazione ad una divinità. I Mataj, il Bizar, la cui testa è così inevitabilmente necessaria alla venuta del nuovo re, Meg, i Mattatoi. Dipingi l’anticamera di un mondo complesso e realistico, che sembra pronto a balzare fuori dalle pagine per afferrare il lettore e trascinarlo dentro con sé, a testimoniare in prima persona allo spirare del Re, al suo cinismo nel dichiararsi ben consapevole della competizione e del malanimo tra i dodici, all’atmosfera dura di Venasta. Prennunci un world-building ben fatto e approfondito, che viene ulteriormente arricchito dalle metafore di cui abbondano le descrizioni. Ecco, il tuo stile fa prendere vita alle figure, alle ombre, alle sale, alle serve che sgattaiolano via, turbate dall’ultimo desiderio di Angusa, fino a giungere alla venuta di Meg, che sussurra inesorabile e lenta tra i corridoi e giunge infine a reclamare la vita del sovrano. L’intera scena è un trionfo della morte e di una vividezza davvero ammirabile, che mi fa guardare con grande aspettativa ai prossimi capitoli della storia. 

Ho enormemente apprezzato la figura del Re, dodicesimo sovrano e circondato dal medesimo numero di pretendenti, così spietato e duro perfino davanti alla sua fine imminente, principalmente perché l’ho trovato il vessillo perfetto per rendere conto al lettore di che tipo di regno si allunghi al di là della Casa di Venasta. Un sovrano, dopotutto, è prima di tutto simbolo del suo regno: tanto più feroce il suo sprezzo per la morte e l’attaccamento al pugno di ferro da guerriero, tanto più severo sarà il dominio che egli lascia sotto gli occhi di Sereg, appollaiato alla finestra, testimone della partenza dei Mataj e dell’ultimo, esile soffio della fiammella della vita. Non sarà una storia leggera, questo mormora la morte del Re, e questo decesso non sarà l’unico, né l’ultimo. Se tanto mi dà tanto, mi aspetto una storia a tinte fosche come i mantelli color sangue dei dodici spariti nella notte, e non vedo l’ora di immergermi ancora più a fondo nella cupa Venasta e nel suo turbolento presente. In attesa di proseguire la lettura, Il Tredicesimo Re va dritta tra le mie storie seguite.

A rileggerci presto, e ancora complimenti!

Kei

Recensore Master
02/09/18, ore 17:11

Cara Nirvana,

Questa è la seconda recensione che provo a scrivere di questo capitolo perché la prima è andata persa grazie al mio portatile che ha deciso di andare in coma. Provo, pertanto, a recuperare quanto detto in una recensione forse più concentrata, ma non per questo meno ricca di appunti. Pronta? Il capitolo riesce ad essere sempre avvincente nonostante le lunghe descrizioni. Amo le descrizioni se sono finalizzate a uno scopo preciso e le tue lo sono. Quindi l’immagine iniziale di Vasia che fissa l’orizzonte e cerca di scorgere il fratello è bello, come bello che Haren tenti inutilmente di convincerla (viceversa sarebbe stato banale). Joel è stato un personaggio che mi è immediatamente stato simpatico. È un altro topos letterario (l’amico dell’eroe) ma è funzionale a te – che grazie a lui hai modo di spiegare dettagli al protagonista – e all’esercito perché è un guaritore. Apprezzatissimo il fatto che il nostro sostenga come alle volte è meglio morire che rimanere in vita storpiati, concetto delicatissimo che tu hai appena accennato. Non mi piacciono i concetti urlati, quindi ho gradito che fosse un riferimento velato e basta. Altro momento di pura ispirazione cavalleresca, è il primo incontro del capitolo tra Miva e Dareg: li shippo già, soprattutto dopo che lei gli chiede se è un uomo valoroso. Riguardo a Dareg, ne ho apprezzato profondamente il disincanto riguardo le tematiche religiose, aspetto che non contraddice assolutamente il carattere del personaggio. È dal primo capitolo che ti scrivo che è coerente e ben scritto e te lo confermo anche qui, in cui altri dettagli spiegano – qualora ce ne fosse stato bisogno – il suo atteggiamento verso una guerra che considera un massacro inutile. A tal proposito, la scena dell’immersione è molto impattante e interessante, perché ribadisce un legame con il padre perduto (perdita che a ogni capitolo viene arricchita di dettagli. Non è che la battaglia cui allude il guaritore niente niente…). Tornando alla guerra, non solo si approssima, ma finalmente arriva. Né troppo tardi né troppo presto, direi. Per quanto concerne le pietre runiche, faccio una riflessione simile a quella dell’altra volta: l’alfabeto runico è un tipo di alfabeto. Vuoi lasciare questo o mettere più generici simboli protettivi, iscrizioni, alfabeto cuneiforme? È più una riflessione che altro, eh.
Di refusi ne ho trovati pochissimi, anche se vale sempre il discorso degli “egli” che in diversi casi appesantiscono la lettura come in “notò, egli” e, verso la fine,
«Nessuno dovrebbe restare da solo. Neanche se egli crede che sia quello che vuole.» (Che, tra l’altro, è una bellissima battuta.
Il pezzo che ho preferito tuttavia è stato questo:
Aveva urlato parecchio Cadorn, l’Arantar a cui era stato assegnato. Lo aveva cercato per lungo e in largo, borbottando e inveendo contro qualunque cosa in movimento. Quando se l’era infine ritrovato davanti agli occhi, si era di colpo ammutolito; forse pensava davvero a una sua fuga.
Beh, si era sbagliato di grosso! Quando prenderò congedo, sicuramente non sarà tanto facile per lui accorgersene, era stato il suo primo pensiero insolente.
«Dove diavolo ti eri cacciato?» lo aveva inchiodato con lo sguardo.
L’Arantar – Dareg si era preso la briga di notare – aveva un occhio privo del bulbo oculare e uno sfregio che percorreva la tempia sinistra in tutta la sua lunghezza, la cicatrice lasciata in bella mostra come monito ai suoi interlocutori; egli non aveva capito se per spaventarli o metterli in guardia dal pericolo imminente. In entrambi i casi, egli aveva fatto spallucce, allontanando con quel gesto la tediosa questione.

Mi piace perché ti diverti con il lettore e con Dareg, quell’insolente. E a me piacciono i protagonisti insolenti, e tanto pure, specie se sono realistici. Dato che però c’è un pensiero di Dareg, non sarebbe più incisivo mettere “facile per te”? Anche qui, ho apprezzato decisamente la connotazione più burbera e guerresca di Cadorn, che lo distingue in maniera netta da Gideara e dagli altri personaggi. Altra cosa: a mio parere, i soggetti epici devono instillare nel lettore paura, interesse, amore e ilarità.
Lo stile come sempre è ricco di sinonimi e di un lessico molto curato, nonché di uno stile fluido e classicheggiante quel tanto che basta a dare un senso di epicità al tutto. Ho trovato una ripetizione verso l’inizio pelle/pelle e altre cose, sempre inezie, sono mal rovescio = manrovescio; Gabbiani Lottatori = gabbiani lottatori.
Inoltre:
«E tu sei Dareg.» Egli gli lanciò un’occhiataccia e Joel se la rise di nuovo. = egli qui appesantisce la lettura, così come qui Da qualche parte, in un punto oscuro del mare, qualcosa precipitò dentro l’acqua. Per un attimo, con la coda dell’occhio, egli credette di vedere una fiammella venire inghiottita dal Volor.
Qui, invece, sistemerei sostituirei i doppi punti con il punto fermo. Egli fu costretto a vagare tra le bestie e gli uomini per un bel po’ prima di trovare il modo di lasciarsi alle spalle l’ultima catapecchia e raggiungere la Via: il sentiero, lastricato in pietra runica, era largo abbastanza da permettere il passaggio contemporaneo di venti uomini; ed era l’unico percorso che tagliava dritto dinanzi a sé, scivolando proprio in mezzo ai due blocchi neri Oppure metterei una virgola dopo uomini.
Il capitolo si chiude con un colpo di scena che invoglia il lettore ad andare avanti spezzando un momento di apparente quiete. Significativo, forse, che Miva e Dareg siano proprio i primi ad accorgersi che il momento di combattere è finalmente giunto…
In conclusione… descrizioni, battute e incontri si fondono insieme in maniera assolutamente coerente e avvincente. Anzi, il paesaggio idilliaco della spiaggia che presto verrà riempita di corpi (dato che la Faglia è marina) mi fa pensare un po’ a Pacific Rim e un po’ a Salvate il soldato Ryan. Come sempre, mi devo complimentare per questo mondo particolarmente accurato in cui hai ricreato con cura (e si percepisce) usi e costumi di un popolo decisamente eterogeneo e complesso! ^^

Brava! ^^
Shilyss
(Recensione modificata il 02/09/2018 - 05:12 pm)
(Recensione modificata il 02/09/2018 - 05:13 pm)
(Recensione modificata il 02/09/2018 - 05:15 pm)