Recensioni per
Il Tredicesimo Re
di Nirvana_04
Anzitutto mi ha fatto molto piacere ritrovare Vasia in senso materiale, anche se per una piccola parte a inizio capitolo. Perché negli ultimi capitoli è sempre stata una presenza nella mente di Dareg e poco altro. La ritroviamo a osservare il panorama e a cercare forse appigli emotivi in ciò che di calmo e tranquillo riesce a vedere. Magari il suo è più un vedere ciò che vuole e non ciò che c'è. Non ho capito bene qual è il reale fine di Haren, perché ha avuto un modo di fare abbastanza enigmatico. Specie se si considera che Vasia è comunque una serva, non è una persona d'importanza o di peso politico, quindi mi domando qual è il fine delle sue azioni e parole. Una parte di me continua a pensare che in Dareg e Vasia ci sia più di quanto loro stessi non sappiano. Però è soltanto una sensazione mia. |
Entro in scena in scivolata e con un sottofondo musicale da stacchetto pubblicitario. Ho deciso che commenterò il capitolo in direttissima perché mi piace di più e mi aiuta a dire più cose, quindi iniziamo! |
Ciao! Eccomi per lo scambio! |
Eccomi qui per lo scambio. |
Parla di un inizio capitolo di impatto! L'immagine iniziale è stata veramente una scena dura e cruenta, molto ben resa anche con i contrasti dei colori descritti (rosso su bianco, corpi blu prigionieri e corpi neri minacciosi). Il tutto ha reso molto bene la situazione disperata in cui si trovano queste persone. |
Ciao, eccomi qua... dunque, in un primo momento ammetto di essere rimasta stupita dalla brevità del capitolo perché di solito sono più corposi, ma poi leggendo le note e vedendo che avevi creato una sorta di legenda, ho capito le tue motivazioni. Di molti termini (quelli che ho già incontrato), ricordavo il significato, ma è stato comunque utile avere un'idea chiara e precisa di alcune cose. Specie la struttura degli eserciti. L'ho trovato un elenco molto completo e ben fatto, che in una storia del genere può essere d'aiuto anche al lettore. Io andando avanti con la lettura di una storia tendo sempre a immagazzinare i dettagli e a interiorizzarli poco a poco. In pratica finisco col memorizzarli, ma immagino che per molti sarà utile. Quindi hai fatto bene a dilungarti. |
Ed eccoci di nuovo qui, sempre più catturati da questo mondo meraviglioso e crudele allo stesso tempo. |
Oh, ce l’ho fatta! Scusami per l’attesa ma ho il pc che mi è esploso e quindi ho dovuto rimediarne uno di fortuna che è abbastanza scemo, però tra una cosa e l’altra sono tornata ad approdare da queste parti. Che dire, Dareg mi è piaciuto in questo capitolo. Amo i personaggi ribellini e testardi, tanto da essere quasi idioti – diciamo che preferire la morte istantanea piuttosto che sottostare agli ordini dei Mataj è, da un lato, una mossa tanto coraggiosa quanto stupida. Non è la prima volta che si mette in mezzo ai casini per conservare, più che la propria integrità, la sua identità. Non vuole sottostare agli ordini, non vuole che qualcuno tocchi sua sorella, e questo lo porta a fregarsene di tutto e tutti, fregandosene delle conseguenze disastrose. Dareg mette al primo posto Vasia e poi se stesso, mi sembra di aver capito. |
Ciao! |
Ciao, eccomi a lasciare la mia recensione. Dunque, questo è stato davvero un bel capitolo, lo dico con tutta la sincerità possibile e non che gli altri non mi siano piaciuti... però azzardo a dire che forse è stato uno dei miei preferiti fino a questo momento. Mi sarei aspettata anche un cambio di scena a un certo punto, come già è accaduto in precedenza e invece hai mantenuto per tutto l'arco narrativo, i riflettori puntati su questo viaggio che conduce Dareg dove forse mai avrebbe pensato di poter arrivare. Questo rimanere concentrata su un solo gruppo di personaggi che compiono un viaggio, ha fatto sì che tutto il capitolo fosse uniforme da un punto di vista stilistico e che il traino emotivo che comincia dal "salvataggio" di Dareg nelle prime righe, continui fino alla fine. Riesci a mantenere bene una sorta di tensione per tutto il tempo, che è un po' nascosta e un po' no, che viene fuori quando necessario e che secondo me si mescola perfettamente con la curiosità e la scoperta. Non sappiamo bene quanto Dareg abbia viaggiato in vita propria, ma è certo che non si sia mai avventurato troppo lontano da casa e da sua sorella. Questo permette al lettore di affrontare territori che gli sono sconosciuti, con lo sguardo di un Dareg alla scoperta del proprio destino e di regni che non conosceva se non di nome. Da Gabusa a Baleor, lungo la campagna, territorio di altre battaglie avvenute in passato, quello che ci proponi è uno spaccato realistico, a tratti anche vagamente crudo, di un mondo che è comunque tutto tuo. Ho apprezzato tantissimo le descrizioni di questi luoghi, spesso molto poco da sogno e con tratti per nulla invitanti. Anche qui, gli occhi di Dareg sono meno poetici di quelli della sorella che invece si perde in lunghe osservazioni. Dareg si sofferma solo alla fine su dei ricordi passati, forse pentendosi di ciò che ha fatto. Ed è proprio lui il personaggio che mi sta piacendo di più, molto complesso e affatto semplice da capire. Il suo non fidarsi di nessuno resta il perno della sua caratterizzazione, così come l'essere agli antipodi di un guerriero. Si dichiara senza un Dio e mostra fin dai capitoli passati un rifiuto totale dell'autorità e una mancanza di tutti quei sentimenti che muovono i soldati. Non mi è chiaro se il suo rifiuto totale sia semplice codardia o se sia il frutto di un certo tipo di educazione, non data da suo padre, ma probabilmente da qualcun altro. C'è un personaggio che viene più volte citato da entrambi i fratelli e che credo sia stato un qualcuno che ha contribuito non poco alla sua caratterizzazione attuale. |
Ciao ^^ |
Ciao! |
Finalmente ce l'ho fatta a leggere e trovare il tempo di recensire, ma una volta arrivata a fine capitolo mi sono maledetta per non averlo fatto prima (?) Più vado avanti, più questa storia mi incuriosisce e non poco. Sorvolando su quanto abbia desiderato lanciare un tavolo alle servette pettegole almeno quanto probabilmente l'abbia desiderato Vasia, mi attira tremendamente il modo in cui ricostruisci tradizioni di città poste sotto la giurisdizione di Venasta, facendoci scoprire tassello dopo tassello dettagli a proposito della loro cultura. L'incontro con Haren, dall'inizio fino alla fine, è stato un crescendo di fangirling misto a sospetto nei suoi confronti. Lui cerca un contatto con lei, in qualche modo, ma ho la sensazione che sia stranamente rassegnato agli avvenimenti e alle ingiustizie. La salva dal Mataj di Gabusa e “condanna” Dareg a combattere al posto della sentenza di morte, dandogli la possibilità di salvarsi, ma c'è qualcosa nelle cose che dice e che fa che non me la conta proprio giusta (o meglio non me lo fa apparire come un personaggio pienamente positivo). Non che questo sia un male, assolutamnte, anzi, i personaggi che si comportano e hanno quel genere di pensieri che non mi aspetto sono i miei preferiti. Quindi è per questo che per ora, fra tutti, a livello di caratterizzazione, preferisco lui v.v |
I tuoi aggiornamenti sono sempre piacevoli sorprese. La situazione di stasi e di attesa ha inasprito gli animi, portando a un'azione, a mio avviso avventata. Non condivido la scelta di Velter, posso apprezzare il suo tentativo di smuovere la situazione stagnante, ma non so quanto una sortita suicida possa essere efficace. Da questo punto di vista, preferisco la visione del Mataj e del padre di Dareg: è inutile fare la guerra se non ce n'è un motivo valido, per il solo gusti di uccidere. Non quali potrebbero essere, ma credo fermamente che ci fossero altri modi per sbloccare la situazione, senza mettere a rischio la vita delle persone. Il problema della guerra giusta è una questione molto attuale e delicata: quando una guerra può dirsi giustificata? Fino a ora, gli uomini hanno combattuto per difendere le loro famiglie, per permettere loro di sopravvivere un anno in più, ma nel momento in cui subentrano altre motivazioni, vale ancora la pena proseguirla? Mi piace come pensa il padre di Dareg, come spinga sull'importanza di non perdere il proprio obiettivo, il proprio scopo, e con essi la propria umanità. Spero che Dareg non si dimentichi questi insegnamenti, il fatto che se li ricordi ancora è una buona cosa. Temo per l'esito della sortita, andare così alla cieca non penso sia stata una grande idea e non mi sorprende che alla fine si sia aggiunti quello scapestrato :P Come sempre, i miei complimenti per le atmosfere che riesci a evocare con pochi semplici tocchi: tanto la frustrazione data dall'immobilità e dall'incertezza dell'assedio, quanto l'apprensione, l'inquietudine e la situazione ugualmente sospesa della sortita sono state ben descritte e le ho percepite sulla mia stessa pelle; riuscivo a capire come si sentissero, per questo, per quanto non condivida la scelta di attaccare i nemici, la capisco. Spero che si riveli una buona idea. Aspetterò con trepidazione il capitolo seguente ^^ Ayr |
Buongiorno. |