Recensioni per
Forgetfulness
di AmyJane
Sorprendente il grado di tensione che scorre in questo capitolo. Vengono sfiorato argomenti inquietanti come le sepolture premature ed il tutto è “autenticato” dalla citazione al maestro storico dell’horror e del sovrannaturale, cioè Edgar Allan Poe.
Molto interessante la figura del medico a Sheffield, Simon Miller, che si occupa di Sh e della sua overdose. Ci fai sapere di lui che é un amante della letteratura “gialla”, Agatha Christie, Simenon... Per questo la sua attenzione, anche professionale, è attratta sinceramente dalla figura del celebre consulting, la cui fama glielo rende davvero affascinante. Hai reso piacevole anche l’interscambio tra i due, da cui il buon Watson rimane un po’ ai margini. La figura del dottor Miller, come ho già scritto sopra, è ben costruita e l’hai resa in grado di interagire con lo Sh disorientato e sofferente a causa degli ultimi accadimenti. |
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Un capitolo relativamente breve, rispetto ad altri, caratterizzato da un titolo che, a mio avviso, nella sua luminosità, inquietante se accostato al contenuto, è, invece, perfettamente coerente con l’atmosfera che hai saputo evocare nella narrazione.
Infatti, non conoscendo io la lingua tedesca, sono andata su “Google traduttore” (“Ecco che arriva il sole”) ed, in effetti, dopo una prima veloce lettura del capitolo, ho trovato un acceso contrasto tra il testo ed il modo con cui tu l’hai denominato.
Ma, poi ho capito che hai così voluto mettere in risalto quel modo di dire che solitamente viene pronunciato, “ La vita continua”, che corrisponde a quella frase, molto originale e significativa, “...Il mondo continuò ad esistere...”, che hai inserito in contrasto con lo stato d’animo di Sh e di John.
È un capitolo, questo, che definirei “del dolore”, sicuramente. Il dolore devastante per la morte violenta della ragazza che aveva portato nel 221b un po’ di tutto: scompiglio, amicizia, amore, un diverso senso della vita, speranza. Infatti lei si era inserita in un tessuto aggrovigliato di “non detto” e “non fatto” che, prima del “volo” di Sh dal tetto del Barts, costituiva la trama su cui i due di Baker Street continuavano a non guardare il vero volto del loro legame. Ad accrescere il disagio era subentrata la rabbia e la delusione di John nello scoprire la finzione relativa alla morte di Holmes, poi il lutto per la moglie. Questi ed altri elementi che disorientavano i due. L’arrivo di Gwen ha come rimescolato tutto il disagio, portando a ciascuno di essi un conforto particolare. Infatti John ha coltivato con lei l’illusione di un amore giovane, Sh, con il quale, secondo me, lo scambio spirituale è stato più profondo, ha percepito in lei un’anima gemella, unita a lui da esperienze drammatiche, da un grande bisogno d’amare e di essere amati, da un’acutissima capacità di leggere la realtà e le persone. E sappiamo bene che per il consulting gli altri rappresentano un elemento a lui contrapposto, con cui non è necessario rapportarsi. Con la ragazza si è, invece, aperto un panorama nuovo, in cui poter trovare delle risposte, delle consolazioni.
Ma, ora, rimane solo il vuoto lasciato da una morte violenta ed improvvisa di cui si stende l’ombra del rimorso di non aver saputo prevedere e proteggere.
È ciò rende la perdita ancora più straziante. Questo stato interiore di Sh lo rendi in modo mirabile, mediante l’atmosfera che lo circonda, mediante il suo ritratto che diventa una rappresentazione straziante.
Infatti il capitolo si apre con uno sguardo sull’ambiente asettico dell’obitorio in cui Gwen è diventata, per Sh, un altro esito infausto di uno dei tanti casi che hanno costellato la sua carriera. Ma questa sua prima impressione si rivela solo una difesa, un modo per allontanare la sofferenza. Inutile, fragile barriera perché le parole freddamente professionali della patologa indeboliscono immediatamente quella parvenza di controllo sulle proprie emozioni, di fronte all’idea, purtroppo molto concreta, che Gwen sia ormai ridotta ad una mera materia destinata al bisturi dell’autopsia ed “a un deperimento crudele”. L’evidente impatto che la crudele realtà ha su Sh, nonostante quest’ultimo cerchi di non lasciarsi andare ad emozioni per lui prima sconosciute, lo descrivi con la tua consueta capacità di fissare, con parole scelte con cura, lontane da banalità e semplicismi, regalandoci un ritratto straziante di un dolore che viene a bruciare su ferite ancora aperte, su sofferenze mai sopite. Oltre a questi pensieri, c’è anche il senso di colpa legato alla convinzione che il consulting ha di non aver saputo proteggere la ragazza. |
Questo è decisamente un capitolo lungo ed anche molto denso di elementi narrativi, di sviluppi, di colpi di scena. |
"...Il sangue denso e scuro...": ecco, già dall'inizio questo capitolo mostra una sua credibile e verosimigliante connotazione psicoanalitica perché, ora Gwen è praticamente sola con se stessa, non c’è più, attorno a lei, il clima svagato ma accogliente del 221b ed il rapporto con Russell si va pericolosamente colorando di tinte fosche, di situazioni molto inquietanti. In tutto questo inserisci perfettamente l’intervento dell’analista della ragazza che cerca di far venire alla luce le sue più recondite ansie, evidentemente per fargliele riconoscere e combattere. |
Hai contraddistinto l'inizio del capitolo con il contrasto evidente tra il paesaggio ameno, verde ed accogliente, in cui corre la Bentley con Gwen e Russell e lo stato d'animo in cui si trova la ragazza, per descrivere il quale usi termini forti che esprimono minaccia e cupi presagi ("...prigioniera...tempesta...onde sempre più mastodontiche..."). |
Già la descrizione iniziale di Scotland Yard, in cui predominano "luci bianche e soffuse", "sale sgombre" e "corridoi silenziosi" e “tanta inerzia”, costruisce un'atmosfera di solitudine e di vuoto, sicuramente le sensazioni che ora occupano il cuore di Gwen travolta da un'ondata improvvisa e che sembra non lasciare scampo. |
In questo capitolo trovo un inizio, con citazioni bibliche, che induce a ritenere che il suo contenuto sia piuttosto incisivo, forte, tale da aver bisogno di un riscontro su un testo particolarmente importante. |
In questo capitolo, piuttosto denso di elementi narrativi, ritroviamo Sh all’ospedale, dopo la terribile avventura con Adam e Moore. Accanto a lui c’è l’Adler che, anche il quel luogo in cui non dovrebbero trovar posto sentimenti egoistici o troppo parziali, rinfaccia a Sh il suo interesse per Gwen |
Un capitolo, questo, piuttosto cupo ed angosciante, che inizi con delle osservazioni su Gwen che ci aiutano ad approfondire la sua sfuggente personalità. A questo proposito, ho trovato particolarmente intensa l’apertura del pezzo in cui fai quasi dissolvere la figura di Gerda nello spegnersi dell’aurora, in un’atmosfera di un colore indefinito e che sfugge subito alla capacità di percepirne la vera essenza. Hai così rappresentato, in un modo pittorico e delicato, la progressiva scomparsa di tutto quello che la rendeva viva nella memoria delle figlie. |
Un capitolo, questo, che ha una prima parte che si staglia con una “estraneità” netta rispetto a quello che sta succedendo in Danimarca. E ciò è fondamentale per inquadrare la situazione psicologica di John che si trova come bloccato in un’atmosfera di sospensione e di attesa. |
"...risucchiato il sole...lascia perire ogni proprio squillante colore...boscaglia misera e tetra...gelida roccia nera...ecc...": le inquietudini, che giá avvertivo nel precedente capitolo sembrano, qui, farsi più concrete. |
All’inizio vengo accolta dal sapore prezioso di uno dei tuoi sguardi d’insieme, specialmente in quell’immagine di Gwen bambina che desiderava arrivare molto in alto per riuscire ad assaggiare le coloratissime nuvole del cielo al tramonto. Davvero suggestivo questo momento che, per un attimo, mi ha richiamato alla memoria alcune sensazioni simili della mia infanzia. Bello, proprio. |
Il capitolo inizia con una delle tue consuete descrizioni d'ambiente che si pongono ad un confine comune rispetto ad un testo poetico, tanto sono in grado di evocare con lucidità stati d'animo ed emozioni. Infatti Gwen è ritratta con precisione nella sua assoluta permeabilità nei confronti di ciò che la circonda e, in questo caso, è il freddo che l'assedia e la rende inquieta. |
Nel capitolo precedente hai focalizzato argomenti piuttosto impegnativi, come la figura complessa e controversa dell’Adler, il suo rapporto con Sh e l’attrazione che, in modo evidente, ha sempre legato i due, da cui non è disgiunto un riconoscimento d’intelligenza superiore da parte di entrambi ed anche una componente d’intrigante sfida di carattere seduttivo. Quest’ultimo particolare soprattutto dal punto di vista d’Irene. In più hai inserito, tra i due, l’intervento del personaggio della protagonista della tua long che ha complicato le relazioni interpersonali. |