Recensioni per
Comme s'il neige en Juillet
di OnlyHope

Questa storia ha ottenuto 277 recensioni.
Positive : 277
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
07/02/23, ore 00:32
Cap. 23:

Sono stata indecisa fino all’ultimo se buttarmi sul capitolo finale dopo aver divorato gli ultimi in pochi giorni o aspettare un po’ per lasciar decantare il tutto. Ha vinto la curiosità, e il desiderio di leggere anche il punto di vista della protagonista. E’ stato un viaggio intenso e bellissimo, sono davvero felice di essere incappata un po’ per caso in questa tua storia, e il finale ha confermato quanto già pensavo: tu sei eccezionalmente brava. Mi hai permesso di calarmi letteralmente nella storia, di sentire addosso e dentro quello che sentono i personaggi, attraverso le descrizioni accurate di luoghi ma anche di gesti. Si capisce, leggendo, che tu nello scrivere ci metti tantissima cura e attenzione, e questa accuratezza rende la storia ricca, complessa come la realtà ma intellegibile. Soprattutto intellegibile.
Mi hai fatto amare Azumi, un personaggio che non avevo mai granché preso in considerazione, donandole una personalità forte e complessa, e tremendamente umana. Ho adorato il fatto che fosse una giovane donna professionalmente realizzata, e, te lo dico fuori dai denti, permettimelo, sessualmente emancipata. Affettivamente azzoppata, però, ed è stato gratificante leggere la sua evoluzione e maturazione in questo senso.
Ho provato un sincero moto di affetto per Taro. Lui, per me, è l’amabile per antonomasia, e questo l’ha spesso reso meno interessante ai miei occhi, pur riconoscendogli innumerevoli doti – ma a me di solito scatta la simpatia per antagonisti, outsider e arroganti… -. Però qui lui ce lo presenti con delle ombre che l’hanno reso più intrigante, quella supponenza che l’ha contraddistinto fin dall’inizio, quel suo “essere antagonista” in quanto arrivato dopo in una storia d’amore già esistente. Sì, ok, forse non è corretto scrivere che è arrivato dopo perché Azumi ha amato lui prima di Le Blanc, però era un’altra cosa e l’abbiamo chiarito nei commenti precedenti! Insomma, tutto questo per dire che mi è piaciuto tanto questo Taro, l’ho trovato più profondo e tridimensionale di quello che mi aspettavo, e ho provato dei sinceri moti d’affetto per lui. Leggere dell'invito al suo matrimonio a Seul mi ha davvero strappato un sorriso... Sono felice per lui, e sono felice che le cose con Azumi e Pierre si siano sistemate fino a questo punto.
Io però ho tifato Pierre da subito, e forse sono stata l’unica. Ho amato il tuo Pierre (lui già mi piaceva, gli europei di CT esercitano un certo fascino su di me), lo hai saputo caratterizzare rendendolo tremendamente desiderabile ma anche “vero”, con le sue mancanze e i suoi difetti. E io lo vedevo attraverso gli occhi di Azumi, e leggevo l’effetto che lui faceva a lei, che in sua compagnia risplendeva. I loro botta e risposta, la loro intesa fisica, l’affetto dimostrato e sentito… Pierre qui è il sole, e fa sognare, anche quando è pestifero. Lo scherzo del cambio squadra è stato tremendo, tra parentesi, e ancora più tremendo il fatto di essersi allontanano da Azumi proprio in quel momento per tornare con la maglia del Paris Saint Germain indossata. Ma che felicità! È stato un finale pieno di gioia e speranza per un futuro radioso!
Tenerezza a non finire invece per la piccola Vivì: ho apprezzato leggere quello spaccato di vita familiare e il ruolo di Mimì come “zia” della figlia di Gèrard e Lucille. E devo dire che ho apprezzato anche come hai affrontato il discorso maternità di Azumi, perché sì, io ci ho pensato facendo anche due calcoli sulla sua età ora che sono trascorsi cinque anni ed è diventata architetto associato (e complimenti).
Che altro dirti, Onlyhope… Ti rinnovo i miei complimenti, davvero, è stato un viaggio meraviglioso. E non posso che provare anche riconoscenza, da lettrice, quando mi imbatto in storie tanto belle qui su efp.
Spero tanto che tornerai a scrivere, ma nel frattempo so di potermi sfogare recuperando quanto hai pubblicato finora!
(Recensione modificata il 07/02/2023 - 12:35 am)

Recensore Master
06/02/23, ore 23:55
Cap. 22:

Direi che questo è proprio un happy ending per Misaki Taro. Dopo la cocente delusione della fine della storia con Azumi prima ancora che fosse iniziata, lui diventa, per sua stessa ammissione, una tela bianca. Una storia da scrivere da capo. Affrontare una perdita non è mai facile, nemmeno se quella persona di cui soffriamo la mancanza non è mai stata davvero nostra, perché io credo che quel vuoto di presenza Taro lo abbia riempito nel tempo di sogni e aspettative, che poi sono stati delusi e spazzati via.
Un trasloco per cambiare aria, quartiere e abitudini e per poter ricominciare. E l’occasione di conoscere una persona nuova. Ci va con i piedi di piombo, eh? Neanche un bacio per quello che sembra essere parecchio tempo, ma un rapporto speciale che cresce un po’ alla volta, cene e spazi condivisi. Chae è coreana, è un taglio netto con il passato ma con qualche legame con esso, quantomeno forse con il “sentirsi stranieri”, non essere francesi vivendo a Parigi. Mi ha fatto sorridere il fatto che lei non abbia battuto ciglio quando scopre che il suo nuovo vicino di casa fa il calciatore, la cosa non l’ha minimamente turbata. Però il loro rapporto evolve, lo si percepisce innanzitutto durante quella telefonata da Montmartre “magari la prossima volta mi accompagni e te li presento”, ma anche solo per il fatto che lui non si limiti a un messaggio ma si allontani dal baccano per parlare con lei in tranquillità. Ed evolve anche il modo di Taro di rapportarsi ad Azumi (e viceversa).
E così si scopre che Azumi ha un pendente con la M, e una piccola e discreta P tatuata dietro l’orecchio… Che romanticoni quei due! Probabilmente lo pensa anche Taro, che quando vede il tatuaggio sorride sornione ma forse anche con un velo di amarezza. Alla fine, il passato lo si accetta e si impara a gestirlo ma non lo si può cancellare. Azumi resterà sempre speciale per lui, e va bene così.
Il PSG ha vinto la Ligue 1, Taro in primavera corona le prime vere soddisfazioni professionali con la maglia rossoblù dopo un campionato giocato per tutta la stagione. Ha gli affetti familiari vicino a sé, anche se per poco. E poi è in procinto di partire per il Giappone per ritrovare la Nazionale e preparare le Olimpiadi. Un futuro prossimo impegnato e impegnativo, ma quanto è bello leggere che ha “imparato” dagli errori del passato e con Chae finalmente si scopre ed è capace di farle sentire il suo affetto e il suo desiderio? Taro ascolta, e legge tra le righe, e trova le parole. E poi c’è quel primo bacio aspettato per così tanto tempo, e alla fine si compie, e sembra suggellare la promessa di qualcosa di bello anche per lui.

Recensore Master
06/02/23, ore 23:15
Cap. 21:

Questa scena in cui ci racconti la loro vita di coppia rodata mi è piaciuta moltissimo, l’ho letta tutta sorridendo. Pierre a Marais che la aspetta tornare dal lavoro, lui che si ricorda solo al tramonto di non aver rifatto il letto (uh, me lo sono proprio immaginato un po’ disordinato e, ehm, distratto), fantastico il momento in cui ammette che è Azumi a occuparsi dell’organizzazione degli armadi (ti pareva…) e in cui fruga tra i cassetti alla ricerca di un maglione e si ritrova della lingerie di pizzo nuova tra le mani. Con tanto di fischio di apprezzamento, eheheh!
Mi chiedevo come potevano andare le cose riguardo al discorso “gelosia” – anche perché leggendo poco oltre ho realizzato che in effetti vivono una storia a distanza, lui di solito è a Bordeaux e lei si sposta con una certa frequenza - e con quel dialogo mi hai permesso di trovare le risposte alle mie domande. Pierre è ovviamente consapevole della sua bellezza e del suo fascino ma quell’appartamento di Montmartre resta un po’ il suo tallone d’Achille per quello che rappresenta. E per forza, aggiungo io, visto che lei ha voluto raccontargli tutto in nome dell’assoluta trasparenza. Mi piace invece la sicurezza di Azumi che, per quanto possa essere infastidita dall’esuberanza delle fan, è capace di dare il giusto peso ai post di “apprezzamento” che legge in giro. Credo che senta l’amore che Pierre prova per lei (lo sento anch’io leggendo) e questo sia sufficiente a darle quella serenità e sicurezza che fa tenere a bada un sentimento come la gelosia.
Partita a Parco dei Principi, PSG vs Bordeaux. Scontro che sulla carta ci tiene con il fiato sospeso visto che in campo si scontreranno anche i due protagonisti maschili di questa storia (più il bonus, Napoléon). E niente, le cose vanno come è giusto che vadano: Taro fa la prima mossa e gli stringe la mano, Pierre risponde e sorride. “Non c’era niente di personale”. È vero. Non c’è stata nessuna intenzione malevola nei confronti del francese, Taro probabilmente non l’ha nemmeno considerato. Vedeva solo Azumi, ignorando quello che la circondava (e inizialmente addirittura convincendosi che non esistesse qualcuno a circondarla). La risposta di Pierre mi è parsa quasi istintiva, quel “lo so”, subito dopo però il tiro viene corretto con una semplice frase ma che ha un significato enorme. E Louis? Mi sono domandata anch’io come verranno gestiti i rapporti con Azumi, mi piace pensare che ci sia stata una sorta di tregua con Le Blanc a fare da collante. In fondo lui vive a Parigi come lei, è un grande amico del suo fidanzato, qualche uscita dove sono presenti entrambi prima o poi sarà capitata per rompere il ghiaccio. Ma la vera domanda è: ma quel tatuaggio???
E poi, la parte finale. Leggerla è stato un tripudio di emozioni stupende! Mi ha fatto sorridere immaginare l’entrata in ospedale con tutti quei palloncini e Olaf, che scena pazzesca! E poi, sì, una lacrima è scappata anche a me. Che dolcezza infinita.
P.S. – Ma eccola che torna Shape of you, te l’ho già scritto che mi piace, vero?

Recensore Master
06/02/23, ore 00:31
Cap. 20:

Certo che qui ci hai fatto un bello scherzone, eh? Cominciare il capitolo dal viaggio di Azumi raccontando i suoi pensieri e le sue sensazioni fa crescere vertiginosamente le aspettative, ho letto riga dopo riga rimanendo in tensione, concentrata, pronta a veder sbucare Pierre da un momento all’altro. E invece niente Pierre, non quello fisico, reale, ma la sua presenza la si avverte molto bene. Lo sente Azumi mentre varca l’ingresso della villa, si dice che quella è “casa sua, nella concezione più stretta e emotiva del termine”. Eh, sì, è proprio così. Lo dice quel ritratto di famiglia dipinto a olio sopra il camino, Pierre bambino tra mamma e papà (che tuffo al cuore). E poi le fotografie in salotto, che testimoniano vari momenti della vita di lui. Quella che lei non conosce, la vita prima della sua comparsa. Quanto puoi essere curiosa di quella parte della storia dell’uomo che ami, se stai vivendo la situazione che sta vivendo lei? Lei che aspetta da settimane una risposta che ancora non arriva, e che non ha potuto fare a meno di illudersi di poter ricominciare lì, a Marsiglia. Lei che sorride ogni volta che il suo sguardo si posa su un’immagine, lei che sobbalza quando avverte qualcuno avvicinarsi, sempre speranzosa che si tratti proprio di Pierre. Ma lui in quel momento non c’è, non c’è nessuno della famiglia, solo il personale di servizio, a sua completa disposizione. Molto ospitali. Qui ho mangiato la foglia, non so se lo abbia fatto anche Azumi ma credo di no, c’è quella lacrima che le scende lungo la guancia, e si convince che Pierre in quella storia dell’incarico della ristrutturazione non c’entri proprio niente, si dà una spiegazione razionale immaginandosi che sia stata un’iniziativa dei suoi genitori che probabilmente hanno apprezzato il lavoro svolto a Marais.
Ma io da quel punto ho cominciato a leggere con gli occhi spalancati, lo sapevo che sarebbe arrivato, e quando finalmente si sente bussare e poi lui compare non ho potuto trattenere un sorriso. Eccolo. Ho sentito anch’io l’istinto di buttargli le braccia al collo (allora, i casi sono due: o l’idea di Gislason - Le Blanc mi ha talmente mandata su di giri che mi ha fatta rincretinire del tutto, oppure tu sei talmente brava che immedesimarsi viene naturale) ma è giusto aspettare, ci sono parole da dire e da ascoltare. E arrivano, e mettono ogni cosa a posto. È giusto così, non poteva essere diverso. Pierre doveva prendersi il suo tempo, lasciar decantare le emozioni che lo avevano sconvolto, e poi sì, mi ha intenerito quel discorso sull’imbarazzo che provava dopo aver realizzato di essersi comportato in modo poco lucido. Lo amiamo così! Anche con quell’orgoglio sciocco e quella vanità che lo contraddistinguono. È così deliziosamente umano e fallibile! “Ero alla tua laurea ma non mi hai visto.” Avresti potuto stendermi con questa frase ma invece no, c’è tutta la chiusura del capitolo che mi ha fatta sciogliere. Le scene di sesso che hai scritto sono addirittura da sole una storia d’amore, è facile venirne trasportati… E poi, beh, c’è il mazzo di chiavi di Marais che ritorna con la proposta di trasferirsi, e finalmente quelle due parole che non sono più pronunciate nella disperazione ma nell’amore.
Sospiro. Ho sbandierato in più occasioni di non ritenermi una persona romantica, ma qui vacillo. Però è perché tu sai gestirlo questo romanticismo, e renderlo delizioso.

Recensore Master
05/02/23, ore 15:36

Azumi fiorisce in estate. La discussione della tesi di laurea sancisce un punto di arrivo e una nuova partenza, è la conferma non solo della sua realizzazione, ma anche delle sue capacità e delle sue risorse. Azumi è risolta, sa stare in piedi da sola, è in grado di camminare a testa alta verso un futuro luminoso. Ha dei progetti, una nuova casa da cercare, si è impegnata nello studio e sul lavoro. È circondata da amici che le vogliono bene, non è sola, anche se qualcosa manca nella sua vita e corrisponde a quella ferita che continua a sanguinare silenziosa. Pierre è lontano, non si è più fatto sentire. Ma lei questa volta sa di aver fatto tutto quanto poteva fare, non ha niente da rimproverarsi, nessun rimpianto. E così va avanti.
Ho trovato quasi commoventi i suoi pensieri su Taro, l’immagine della mongolfiera che deve lasciar andare le zavorre per volare in alto. Lui che decide di cambiare casa, di lasciare Montmartre e quello che rappresenta, di tagliare, di ripartire. E quel mazzo di fiori è un gesto elegante e affettuoso come lui, e immagino che la scelta del tipo di fiore non sia stata casuale.
Ma poi ecco che arriva il momento batticuore sul finale. Non appena monsieur De Carlo ha mostrato le immagini della villa con la dependance qualcosa nella mia testa si è messo a vibrare, e ho avuto subito la conferma ai miei sospetti: Pierre c’è! Non si è fatto vivo subito, ha avuto bisogno di tempo, e forse devo pensare “per fortuna”, perché un ritorno così è pensato e voluto, non è un colpo di testa, e io sento che sarà bellissimo.

Recensore Master
05/02/23, ore 15:07
Cap. 18:

Questo capitolo mi ha fatto attorcigliare le budella (cit.).
Azumi è passata all’azione. Sveglia all’alba, viaggio in treno, destinazione Bordeaux. Mi sono immaginata la sua ansia scandita dai battiti accelerati del cuore mentre scandaglia il campo di allenamento in cerca di Pierre, come la delusione cocente quando viene a sapere della sua assenza (peraltro, simpatico e gentile il signor Tifoso!). Il rischio di fare un buco nell’acqua a questo punto è notevole ma lei non si perde d’animo, d’altra parte ora ha le idee chiare e si fa guidare dalla spinta interiore, fortissima, che la incita a non mollare. Fa allora un secondo tentativo cercando il suo appartamento, dove non è mai stata prima. Timore, eccitazione, aspettative a mille e rischio di rimediare una figuraccia con i vicini di casa, Azumi riesce a raggiungere il citofono ma Pierre non risponde, non è nemmeno lì. A questo punto le cose si complicano, sembra che il destino si sia messo di traverso e voglia renderle la missione più complicata di quanto non sia già. Nonostante lo sgomento Azumi riflette, raccoglie le idee e richiamando alla mente le vecchie conversazioni ricorda un luogo di cui lui le aveva parlato in passato. Dune di Pilat. Deve essere un posto meraviglioso (sono andata a sbirciare le foto su Google, le tue descrizioni mi hanno affascinata!). C’è qualcosa di simbolico, forse, in quella scalinata che affronta Azumi per arrivare a destinazione. Salire, faticare, toccare quasi il cielo – una vertigine – e poi di fronte l’immensità dell’Atlantico. La bellezza del luogo è quasi dolorosa, ed è proprio da quel momento in cui lei si rammarica di non aver assecondato il desiderio di Pierre (rimasto implicito) di andare con lui lì che il mio cuore comincia a sanguinare… Azumi piange, Azumi è dilaniata dal senso di colpa, è distrutta dalla stanchezza, è sopraffatta dalla delusione per non vedere Pierre. E quando lui compare, all’improvviso, lei lo scorge con i capelli legati – come piacevano a lei – e la barba leggermente incolta (!) ho trattenuto il fiato.
La bocca di Pierre si schiude per lo stupore. Naturalmente non la allontana, questo è il momento che stiamo tutti aspettando. Lui, lei, io. La ascolta, rimanendo sulle sue, chiuso. Come è giusto che sia l’atteggiamento di un uomo con il cuore spezzato, che in quel frangente parla poco e quando lo fa gli scappa anche del sarcasmo sprezzante. Però è lì di fronte a lei e la ascolta con estremo interesse, a me in alcuni momenti è sembrato proprio che Pierre fosse disperatamente assetato delle parole di Azumi, parole che sono proprio quello che avrebbe voluto sentire. Lei gli parla con il cuore in mano, dice cose scomode riguardo a Taro, non nega nulla. Ma si spiega, racconta le sue ragioni, si rende comprensibile. E poi c’è la frase-chiave “almeno finché non ho incontrato te”. E da quel punto (finalmente!) gli confessa i suoi sentimenti per lui, quelli a volte trattenuti o ignorati, ma quanto è diverso “sentirsi LIBERI di poter amare qualcuno” rispetto a quello che Azumi provava prima. E così prende coraggio, gli riconsegna le chiavi di Marais chiedendogli di fare il primo passo se crede di poter superare quanto è successo. Pierre non ribatte, resta nel suo silenzio e possiamo solo immaginare i suoi pensieri e la lotta tra di essi. Ma quando lei torna indietro di corsa dicendogli che lo ama e ringraziandolo per averlo reso possibile (per averla liberata) io ho fatto davvero fatica a trattenere una lacrima.

Recensore Master
05/02/23, ore 00:27

Ed eccole qui le parole chiave di Azumi: “senza più guardarmi intorno ma rivolgendo lo sguardo solo a me stessa”. Sì, Azumi, è proprio così che deve essere, la risposta non è fuori ma dentro di te. Ci vuole capacità di introspezione e coraggio per guardarsi davvero, ma credo sia proprio l’unica cosa sensata da fare. Fare pulizia, fare chiarezza, indipendentemente da quelle che sono le azioni di Pierre e di Taro. Se il capitolo precedente è stato contrassegnato da due “scosse” che svegliano la protagonista da quella sorta di torpore in cui si trascina da tempo - ovvero la gravidanza di Lucille con tutte le conseguenze del caso (tra parentesi, il momento del montaggio della culla è davvero di una tenerezza disarmante) e l’exploit di Pierre che dichiara di amarla ancora, nonostante la fuga e il silenzio – è solo dopo aver compreso i propri desideri che Azumi può passare all’azione e diventare autrice della sua vita sentimentale.
E arriviamo così all’ultimo ballo di Taro. Ti dirò, io me lo aspettavo. A parte che ho tifato fin da subito per Pierre (che mi piace. Tantissimo.). Non fraintendermi, ammiro moltissimo Misaki, la sua positività, maturità, intelligenza, ma anche la sua determinazione. Però accidenti, Pierre è il Sole dicevamo, no? Insomma, è un’altra cosa… Comunque, credo che se Azumi si sia guardata in modo onesto e coraggioso non poteva che arrivare a questa conclusione, ma erano i suoi atteggiamenti e le sue reazioni a parlare per lei. Lei con Le Blanc splende e vive, con Taro si rabbuia, si turba, si tormenta. Quello che esce dal loro dialogo a Montmartre – che ho letto trattenendo il fiato, ammaliata anche dalle tue descrizioni dei loro gesti - è doloroso, ma è la verità, è proprio come l’ho percepita anch’io. L’occasione di Taro e Azumi c’è stata tempo fa, ma quel tempo è finito. E’ stata una storia mancata, un amore di gioventù che chissà dove li avrebbe potuti portare, ma non è mai sbocciato, trattenuto e negato, è rimasto per anni in un angolo. Qualcosa era scoppiato a Berlino, quell’incontro è stato una bomba che però ha prodotto due risultati assai diversi: ha permesso a Taro di capire di volerla nella sua vita, ma non è stato lo stesso per lei. Per Azumi ha significato liberare una sorta di demone che aveva nascosto come la polvere sotto al tappeto. Ed è un bene, con il senno di poi, che questo “demone” abbia prodotto un tale sconvolgimento, perché le ha permesso di vederlo davvero per quello che è. Una cosa che non avrebbe potuto essere, perché il suo momento è passato. Azumi adesso ha preso coscienza e ha capito sé stessa. Ho provato sincero dispiacere per Taro, che incassa in modo molto composto ma non per questo sterile. Soffre, ma sempre in modo dignitoso, arriva a chiederle se lei ami Pierre, immagino una parte di sé avverta il bisogno di sentirglielo dire per credere che davvero finisca così. E Azumi risponde semplicemente di sì, e quello che prova è una sensazione di libertà. Sì, adesso può davvero prendere quel treno per Bordeaux. È adesso il momento, dopo aver fatto tutto questo percorso. Non so immaginare cosa le riserverà questo viaggio, ma sono davvero soddisfatta di leggere quanto ha fatto fino a questo punto. Perché ha trovato sé stessa, ed è già una vittoria.

Recensore Master
04/02/23, ore 23:49
Cap. 16:

La gravidanza inaspettata, ma desiderata, o quantomeno felicemente accolta, di Lucille mi sembra trasporti Azumi in un’altra dimensione. Si sente coinvolta, ed è giusto ed è anche bello, perché hanno un rapporto speciale oltre a essere coinquiline. Si supportano a vicenda, e si sostengono, anche in un momento così intimo e delicato come può essere fare un test di gravidanza (per la prima volta poi!). Se ne accorge la stessa Azumi, sente “una strana emozione” e soprattutto si rende conto che probabilmente è ciò che si prova quando si “diventa grandi”. Sospetto che questo sia una sorta di turning point per il personaggio, che tutto ad un tratto si ritrova a guardare il mondo da una prospettiva diversa, forse meno azumicentrica… Lo penso perché questa parte è arrivata dopo un inizio di capitolo concentrato sull’amara delusione per l’indifferenza di Pierre ai suoi messaggi – e relativo suicidio emotivo a guardare il profilo Instagram e a leggere i commenti delle fans – nonché un momento dedicato a rimuginare sulla lettera di Taro. Ma poi puff! Questi pensieri sono spazzati via dalle emozioni per la novità dell’amica, e tutto ad un tratto Azumi realizza che ci sarà inevitabilmente un altro grosso cambiamento ad attenderla perché dovrà cercarsi un altro posto dove vivere. Sì, direi che la aspetta un periodo costellato da parecchie novità.
E poi, la seconda parte. Azumi esce da sola per lasciare spazio a Gérard che riceverà la notizia della gravidanza, bighellona per Parigi e pensa che in un altro momento sarebbe stata a Marais con Pierre, pensa anche a Taro ma tutti questi pensieri non la portano a nessuna conclusione, è sempre bloccata, indecisa sul da farsi, resta passiva. Ecco, sì, Azumi è passiva. È come se restasse in attesa di uno scossone, di un segnale che arrivi da fuori e la spinga in qualche direzione. Che Pierre le risponda, magari. E Pierre invece arriva. Un tuffo al cuore. Alla faccia dello scossone. Lui ha bevuto, non sorride, le dice quella frase che gela lei e gela me, ci sono rimasta malissimo. Ho sentito lo shock di lei, l’incredulità e la rabbia istintiva, e poi le lacrime che sgorgano mentre lui la prende tra le braccia dopo averla seguita e le confessa che si tratta di una menzogna, che non ci riesce, che nemmeno riesce ad entrare a Marais e che pensa sempre a lei. Oh, Onlyhope, mi hai stesa! Quei baci disperati, quelle frasi, quel “non può far più male di così”, io mentre leggevo avevo i brividi! Lui scappa, di nuovo. Però le ha detto tutto quello che doveva dirle, il messaggio è stato forte e chiaro. Se come penso Azumi stava aspettando un segnale direi che ci siamo. Quel segnale ha fatto tremare la terra, ma adesso tocca a lei, io credo che debba fare qualcosa di più, scrivere messaggi Whatsapp non è abbastanza, se è lui che vuole. Perché io credo che alla fine è il Sole di Pierre quello che Azumi vuole davvero o da Taro sarebbe già tornata.

Recensore Master
04/02/23, ore 00:53

Un focus sul punto di vista di Taro, dopo aver conosciuto quello di Pierre, a questo punto era doveroso. Scrivo a questo punto perché abbiamo già letto la lettera che ha recapitato ad Azumi, quella in cui si mette a nudo e le racconta di sé. È con quella chiave di lettura ben presente nella mia mente che mi sono immersa nel capitolo, credo sia una condizione indispensabile per poter recepire il messaggio che hai voluto veicolare. Sarebbe altrimenti fin troppo facile liquidare il suo comportamento come quello di un giovane uomo indeciso, che non sa cosa vuole e che gioca con i sentimenti. Attraverso i suoi ricordi di Berlino ho sentito in modo inequivocabile la forza di attrazione irresistibile che lo trascina da Azumi. È potente e magnetica e lui non può fare resistenza. Impalpabile ma presente, ed è la stessa che sente anche lei. È quella cosa che guida i loro gesti, che muove i loro corpi che in quell’unica volta che si trovano così vicini sono capaci di appagarsi in un modo così passionale. È istintiva, quasi animale, tant’è che nessuno dei due è in grado di parlarne. C’è qualcosa che stona però. Taro ha sentito da subito, fortissima, anche una forza che lo trattiene, ed è la sua parte razionale, quella che da sempre ha guidato le sue scelte e che lo protegge. Lui torna al quarto piano e rimane fuori dalla camera 472 disubbidendo a quelle leggi interiori che hanno sempre dato forma alla sua vita. C’è questa sorta di dualismo dentro di lui, qui, Azumi scardina il suo equilibrio, mette tutto in discussione. E gli fa paura, e dopo aver conosciuto quello che “sarebbe potuto essere” lo fa scappare via. Taro non è abbastanza forte, vince il timore di scoprirsi vulnerabile. Quella notte di Berlino ha visto un’unione di anime oltre che di corpi, ma dopo essersi mischiate esse si sono voltate le spalle, per motivi diversi. È accaduto nel momento sbagliato.
A Montmartre entra in scena un Taro molto più consapevole dei propri sentimenti e risoluto, tanto da organizzare una sorta di agguato per darsi finalmente una possibilità con Azumi. E mettersi nei suoi panni, quella sera, fa capire ancora di più come il comportamento di lei sia stato ambiguo. Non ha mai dato un messaggio chiaro, sono stati tutti fuorvianti. In diverse occasioni avrebbe potuto guardarlo negli occhi e parlargli con sincerità, ma lei non ne è stata capace, perché c’è una parte di Azumi che è rimasta ancorata a Taro Misaki. Magari anche solo all’idea di lui, ma qualunque cosa sia è qualcosa di irrisolto che le impedisce di essere chiara e di tagliare quel cordone. Dire “mi sto vedendo con qualcuno” e “sto frequentando un altro" dopo essersi fatta baciare e aver risposto a quei baci suona quasi ridicolo, e non è sufficiente ad allontanare un ragazzo che si è scoperto innamorato.
E poi eccoci alla scena finale dove scopriamo (finalmente, io ero curiosissima) cos’è successo nello spogliatoio del PSG. Un evento sfortunato, la dimenticanza del cellulare da parte di Napoléon – una banalità – scatena il dramma. Lui chiede il cellulare in prestito a Taro, lì presente, che ce l’ha in mano mentre sta provando a scrivere un messaggio disperato a una Azumi che gli ha da poco rivelato l’identità del suo ragazzo. Taro è turbato, passa il telefono senza pensarci su e si allontana per farsi la doccia. Quel telefono starà nelle mani di Napoléon, grande amico di Pierre, per almeno 5 minuti. Louis legge il messaggio non inviato ad Azumi (un messaggio che non lascia spazio a troppe ipotesi, ma domanda al volo: ma Taro e Azumi non si scrivono in giapponese? Perché in francese!?) e vede il viso di Azumi sullo sfondo. Sa chi è lei. Non ci pensa due volte ad affrontare Taro e a bersagliarlo di domande, e Taro risponde, ahimè. In modo sincero, ritiene di non aver niente da nascondere.
Accidenti. Se Taro avesse “acceso una lampadina” magari avrebbe potuto tacere o inventarsi una balla al volo, per il bene di lei. O anche no, io personalmente non avrei idea di come giustificare certe cose. E il danno è fatto, all’istante.

Recensore Master
03/02/23, ore 17:40
Cap. 14:

Taro. Mi aspettavo una sua mossa decisiva, e il titolo del capitolo mi ha subito suggerito che qualcosa si sarebbe letto proprio qui.
Intanto però vediamo una Azumi che cerca di farsi forza e in mezzo alla disperazione per l’abbandono improvviso di Pierre ce la mette tutta per tenersi a galla. La chiacchierata post convegno con Monsieur De Carlo ha il sapore di una bella gratificazione: è indubbio che Azumi abbia talento e quantomeno dal punto di vista professionale possa togliersi varie soddisfazioni.
Mi ha fatto tenerezza immaginarla a inizio capitolo tornare a casa trafelata per recuperare il fascicolo della tesi, per un attimo mi sono domandata se fosse un atto di auto sabotaggio o soltanto una dimenticanza, peraltro più che comprensibile visto il momento complicato che sta vivendo a livello personale. Sapeva della partita trasmessa in tv, lo ammette lei stessa con i suoi pensieri… E Pierre gioca quella partita alla grande, ma al momento dell’intervista a bordo campo non si ferma per parlare con il giornalista e se ne va negli spogliatoi. Sfugge, chissà cosa gli sta passando per la testa – ha giocato contro una squadra con la quale ha un legame affettivo -, ma mi viene inevitabile dilatare questa sua improvvisa ritrosia tanto da farle comprendere anche le recenti vicende personali. Due sofferenze amorose sopportate in un modo dignitoso e privato.
Gérard negli ultimi tempi sembra aver cambiato decisamente atteggiamento nei confronti di Azumi, ora che è a conoscenza dello stato dell’arte delle sue relazioni sentimentali ha proprio un occhio di riguardo, si mostra premuroso e attento, e credo lo possiamo promuovere allo status di amico senza più dubbi. Amico anche di Taro, però, e qui tenta di perorare la sua causa ma invano. Credo sia assolutamente comprensibile l’atteggiamento di chiusura di Azumi, che non ha al momento le energie per affrontarlo. È a pezzi per la brusca chiusura con Pierre, è impegnata con la tesi e con il lavoro, è più che giustificabile la scelta di silenziarlo. Non corretto, ma giustificabile sì. E allora Taro fa la sua mossa, e scopre le sue carte. Con una lettera, consegnata nella cassetta della posta. Ed è una cosa così demodé e affascinante che mi ha lasciata piacevolmente stupita, per non parlare del contenuto. Quella di Taro è una confessione con il cuore in mano. Si mette a nudo, racconta di sé, del Taro intimo e vero, quello che probabilmente non ha mai svelato a nessuno. In questo istante i suoi atteggiamenti a prima vista contradditori se non addirittura freddi acquistano significato e una profondità che non può lasciare indifferenti. Non è un elenco di scuse, è la narrazione senza fronzoli della sua vita. E ci sono quelle due parole, scritte quasi alla fine, che entrano dritte nell’anima. Ti amo. Scritto lì. E non solo, c’è anche una dichiarazione di intenti: io saprò aspettare.
Non so che effetto abbia fatto ad Azumi questa lettera, ma a me ha fatto vibrare.

Recensore Master
02/02/23, ore 10:57

Quanto dolore in questo capitolo. Mi sono arrivate tutte le emozioni di Azumi: la flebile speranza di incontrare Pierre mentre si reca a Marais, il suo senso di colpa pesante sul cuore e poi la delusione atroce dopo aver cercato di ingannare sé stessa raccontandosi che magari lui fosse semplicemente in ritardo fino a realizzare che lui non c’è, che non si presenterà. Che la casa è vuota, lei ha il mazzo di chiavi che lui le ha dato l’ultima volta che si sono visti, e quello che in origine avrebbe dovuto essere un momento di pura gioia e amore varcando quella soglia è diventato solitudine e abbandono. Fa male, accidenti. E rende tremendamente reali quelle parole che lui ha pronunciato al telefono, quel “forse è meglio se non ci rivediamo più” ripetuto più e più volte, quasi un tamburo a rimarcare l’angoscia crescente di Azumi, che fino a qualche ora prima potevano sembrare soltanto un incubo.
E così Azumi reagisce. Sorrido perché due recensioni fa ti ho scritto che io al posto suo avrei voluto schiaffeggiare qualcuno (…), ma avrei scelto Taro! Oddio, vuoi vedere che io e Azumi abbiamo qualcosa in comune? Lei qui è una furia, fuori di sé, una teppista. Urla in faccia a Napoléon, lo accusa, gli riga la macchina. Trasuda rabbia, quella che probabilmente dovrebbe almeno in parte rivolgere su sé stessa la vomita addosso a lui, perde completamente la ragione. Taro interviene e ci mette una pezza, evita che la situazione degeneri, ma così facendo immagino dia modo di fraintendere ancora, agli occhi di Napoléon, quello che c’è tra i due (e quello è un pettegolo, è appurato). E Azumi è furiosa anche con lui, ma dopo quel loro scambio di battute, dopo averlo accusato della rottura con Pierre e aver lasciato sgorgare le lacrime –che immagino sia stato liberatorio – si sgonfia e si ripiega su sé stessa, e arriva la dolorosa presa di coscienza. È stata colpa sua.
La parte finale è struggente. Lei sembra non voler accettare la fine della storia con Pierre, si aggrappa all’idea di essere in una sorta di limbo, la prova tangibili sono le chiavi di Marais, che ha tenuto con sé. Sa che finché quelle sono in suo possesso non è stata scritta davvero la parola fine e può illudersi di poter ricominciare, di poter aggiustare quanto si è rotto. Ma quella scena del messaggio su Whatsapp, lui online, il messaggio ricevuto e non letto, fino al suo scollegarsi, è un pugno nello stomaco.
P.S. – punto 2 euro sul fatto che Pierre stesse scrivendosi con Napoléon. Ahimè.

Recensore Master
02/02/23, ore 10:25

Credo che un capitolo per mostrare il punto di vista di Pierre, a questo punto della storia, fosse proprio quello che ci voleva. Parlo per me, e ti dico che ho apprezzato, leggendolo, poter trovare conferme a quelle che nel capitolo precedente erano solo supposizioni. Ed ero anche molto curiosa di conoscere i dettagli del loro primo incontro. Ti confesso anche che Azumi mi piace sempre di più, e sospetto che anche Pierre abbia visto in lei quello che ho visto io, ovvero una ventata di freschezza e spontaneità. Lui deve essere abituato a essere circondato da un certo tipo di donne immagino, donne che sanno perfettamente chi si trovano di fronte e lo trattano in un certo modo. Lei invece è giovane, spigliata e professionale, non lo adula né ne è intimorita, ma da subito tra loro due c’è qualcosa, si piacciono, descrivi questi sguardi che sottendono parecchio e infatti flirtano quasi da subito. E da subito tra loro due c’è intesa, attrazione e sensualità. Ah, che bei momenti!
E poi, zac! Salto temporale post Berlino. Pierre qui non sa esattamente cosa sia successo, o per meglio dire con chi sia successo. Capisce solo che lei ha fatto una scelta, e ha scelto lui. E noi capiamo che in quel momento lui ci è già dentro in questa storia, lo ammette con sé stesso, e quella frase “Che vuoi me.” io la immagino pronunciata con un certo sorriso, e un certo sguardo, e capisco che lui è già innamorato di lei. Da qui. Questo, per me, è il punto di non ritorno.
E poi l’ultima parte. Qui loro due sono davvero coppia, nei pensieri di Pierre. Una scena intima, guardare la tv insieme, commentando e punzecchiandosi, che fa tanto momento di piccola felicità “coniugale” se mi passi il termine. Qui lui ha l’epifania consapevole (la voglio ma non solo nel mio letto), e sente che lei è contraddittoria perché come noi lettori sappiamo da praticamente subito lei ha il freno a mano tirato. Pierre lo definisce un atteggiamento defilante, ma percepisce altro dai suoi gesti e dalle sue espressioni. Quel dualismo che la caratterizza da subito, amore nascente ma quasi strozzato per Pierre e la paura a lasciarsi andare, a causa di Taro in fin dei conti, anche se questa cosa, adesso, non ha ancora un nome. E quando Pierre ripete a sé stesso che una delle cose che ama di lei è la sua sincerità e che non sia un’ipocrita ora fa male, e mette al suo posto quelle tessere che potevano sembrare forzate tanto da averlo spinto a una reazione così forte nel capitolo precedente. È crollato qualcosa di grosso.

Recensore Master
31/01/23, ore 18:40

Questa volta lo schiaffo se lo prende lei. E che botta.
Vado però con ordine.
La chiacchierata tra Azumi e Gèrard ci mostra come Taro sia venuto a sapere di Le Blanc, e ci serve per assolvere Gérard (o quantomeno, io lo assolvo). In fin dei conti è stato un gesto fatto in buona fede, con l’intento di evitare sofferenze d’amore agli amici. Non ci ha messo malizia quando ha spifferato della love story tra Azumi e Pierre, lui sostiene di aver voluto evitare a Taro di fare un buco nell’acqua, e io credo che abbia preso a cuore però anche la sanità mentale di lei, messa a dura prova con una frequenza ormai sostenibile da quando Misaki si è trasferito nella capitale francese. Gérard l’ha vista in lacrime, stravolta, raccontare in modo sconnesso del suo turbamento dopo quanto successo a Montmartre, e io non posso che credere che sia stato quasi un gesto d’affetto per fare in modo di allontanarla da una situazione che sembra non essere in grado di gestire. Impiccione? Decisamente sì, ma a fin di bene. E in fondo lo pensa anche la diretta interessata.
E poi uno shock. Che la telefonata di Pierre avrebbe portato tempesta lo si è capito subito, fin dalle prime righe. Mi è sembrato di vivere certe emozioni insieme ad Azumi, di sentire la terra tremare sotto i piedi. Va da sé che sono curiosa come una scimmia di sapere che sono si sono detti nello spogliatoio, faccio ipotesi e congetture e immagino che verrà tutto svelato nel momento appropriato. Ma accidenti, quando lui le fa quelle domande, una dopo l’altra, incalzandola, la inchioda senza pietà. C’è una gelosia viscerale nei confronti di Taro, d’altra parte lui e Azumi si frequentavano da prima di Berlino, lui ha capito al volo che Misaki non è uno qualunque ma una minaccia reale, lo ha visto con i suoi occhi. Fa una scelta radicale quando le dice di non voler vederla più, inizialmente mi sono chiesta il motivo di una decisione così di pancia, ma probabilmente la risposta è molto semplice e ce l’ha già confessata: lui è innamorato di lei. Che botta.
Infine, la confessione a casa, a Lucille, che la ascolta e la consola, o almeno ci prova. Un po’ troppo ottimista però, anche secondo me.
Due ultime considerazioni al volo:
- Immedesimandomi in Azumi andrei a schiaffeggiare Taro (pure Napoleon, ma non conoscendolo evito)
- Le “corna” di Pierre spiegate così sono un po’ meno cornose. Diciamo che non le vedo esattamente come un tradimento, quanto piuttosto una falsa partenza, che potrebbe essere ininfluente ma anche rendere traballanti le fondamenta di una relazione, dipende. Qua, adesso, altro che traballanti, si sono spezzate.

PS Ma quanto è bello poter leggere senza aspettare la pubblicazione dei capitoli? Fossi stata qui l'8 agosto 2020 starei friggendo!

Recensore Master
31/01/23, ore 11:44

Ho l’impressione che questo capitolo sia una sorta di punto di svolta perché mi sembra che Azumi metta a (finalmente) fuoco alcuni aspetti importanti della situazione che sta vivendo. È proprio nelle sue ultime battute che percepisco questa presa di coscienza, quando dice a Taro che con lui è tutto complicato mentre con Pierre non ci sono drammi ed è libera di essere sé stessa.
Taro, appunto. Presa di coscienza anche per lui, qui cambiano completamente le carte in tavola. Viene a sapere da Gérard – ecco che aver confessato a lui l’identità del suo innamorato ha portato i suoi frutti – che Azumi non è libera ma ha una relazione con Pierre Le Blanc. Insomma, si è preso l’equivalente di uno schiaffo. Lui, che si è trasferito a Parigi per giocare ma da subito ha fatto capire di voler non solo riallacciare i rapporti con lei, ma di volerla nella sua vita scopre che le sue fantasie si scontrano con una realtà alquanto amara. Posso immaginare l’incredulità, e subito dopo la rabbia e la delusione, perché sì, in fin dei conti lei l’ha illuso, no? A Parigi non ha mai preso posizione, è stata sfuggente ma si è fatta baciare, ha mostrato incertezza e ha si è nascosta dietro qualche protesta ma non c’è mai stato un segnale chiaro e univoco. E a Berlino? La mente di Taro è corsa lì, tanto da chiederle sfacciatamente se allora lei e Le Blanc fossero già una coppia. E la martella con questa domanda, e Azumi fugge ancora, e ancora, perché la risposta è davvero sgradevole.
Taro ha sbagliato a farle un agguato in ufficio? Forse è un atteggiamento piuttosto aggressivo, ma coerente con quella che poteva essere la sua risposta emotiva dopo aver scoperto quello che ha scoperto. Lì lei non sarebbe potuta scappare, e infatti si affrontano a viso aperto.
Eppure, manca ancora qualcosa. La questione non si è affatto chiarita, Taro vuole delle risposte, Azumi non ha il coraggio di fare delle domande. Quelle difficili, perché esiste, concreta, la possibilità di ricevere delle risposte che potrebbero probabilmente spingerla a mettere tutto in discussione, e lei da questo rifugge.

Recensore Master
30/01/23, ore 14:22

Che fastidio!!! Non è possibile, riesci a farmi trovare Taro Misaki irritante a livelli assurdi! Eppure lo so che non è esattamente tutta colpa sua, razionalmente me ne rendo conto, ma qui non si può che patteggiare per Pierre, il ragazzo perfetto ma soprattutto ignaro che vive a Bordeaux… Perché è vero che Azumi gli ha detto qualcosa che somigliava a “sto uscendo con qualcuno” ma francamente è una frase molto debole se quel qualcuno non ha un nome e quindi un volto, per non parlare poi delle azioni e reazioni di lei che sembrano voler decisamente ridimensionare il suo coinvolgimento con questo fantomatico qualcuno. Accidenti, mi sembra molto presa da Pierre quando sono insieme ma adesso mi sto domandando se sia davvero così, perché quando Taro è nei paraggi Pierre scompare. Non pervenuto. Dalla bocca di Azumi si sono levate deboli, debolissime proteste, cose poco sensate dette a metà, se non avesse voluto farsi baciare sarebbe stata diretta, brutale, e veramente infastidita. Invece in bagno ha addirittura svitato la boccetta del dopobarba per annusarlo! E ha avuto tantissime occasioni di mettere le cose in chiaro, non l’ha mai fatto. In fin dei conti, Taro che cosa dovrebbe pensare? In questo momento, suppongo, soltanto che lei faccia un po’ la ritrosa perché teme che lui la consideri “facile”, non certo che non vuole le sue avances perché è innamorata di un altro…

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