Carissima Shilyss,
quanto mi mancava potermi perdere tra le tue parole e ritagliarmi un attimino di tranquillità per passare a recensire come si deve! Purtroppo quest’anno si sta rivelando più pieno del previsto e il tempo per il sito si è nettamente ridotto, ma faticando e arrancando, alternando un esame e una recensione, sono riuscita ad arrivare anche qui.
E come ritornare dalle tue meravigliose storie se non iniziando finalmente quella dedicata ad Amore e Psiche? Le Metamorfosi di Apuleio sono tra le mie opere antiche – e non solo – preferite, testo anche di tante e tante ore di studio e traduzione, e non potevo certo lasciarla fuggire! So che sarò lentissima a recuperare, ma insomma, dopo eoni, anni e latitanze infinite, prima o poi torno tra queste pagine che sanno sempre come conquistare.
E allora, iniziando proprio dal principio, vorrei soffermarmi su un dettaglio che non sono certa di avere già toccato altrove, ma che già mi aveva colpita delle tue storie: le descrizioni degli ambienti. Forse mi è già capitato di dirti come le trovassi estremamente capaci di avvolgere il lettore e renderlo parte della scena, facendolo davvero sentire tra i ghiacci di Jotunheim, di Utgard. Ma vorrei aggiungere che non sono solo estremamente evocative, ma anche in grado di dipingere la scena con la delicatezza di una pennellata: è l’effetto che riesce meravigliosamente a restituirmi l’accostarsi di frasi brevi, di periodi coordinati e scanditi con l’uso sempre perfetto della punteggiatura, con le virgole che proprio scandiscono il ritmo della frase dando il senso di queste “pennellate”, dei dettagli del panorama che aggiungi poco alla volta per completare il quadro finale. Insomma, trovo ci sia una certa nota “romantica” in questo modo di descrivere l’ambiente circostante, di permettere al lettore di costruire poco a poco come un quadro questi luoghi incantati, con una delicatezza che si riflette nella bellezza delle scene che vieni a raccontarci. C’è un’estrema cura nel tuo ricreare per noi le bianche distese del nord, creando uno spazio a metà tra la magia e l’incredibile bellezza della natura, e sempre in modo perfettamente incastonato nel racconto, senza he lo spezzi o lo interrompa, appesantendo, ma in modo perfettamente mescolato alla narrazione e a pensieri ed emozioni dei personaggi. E mi è piaciuto moltissimo l’espediente di iniziare il capitolo proprio da una descrizione d’ambiente, con Sigyn che vi arranca nel mezzo: questo “impostare” il luogo, prima che si entri nel cuore vero e proprio della vicenda, mi ha dato proprio l’idea di un racconto antico, di quelli da ascoltare recitati per cui serve aiutare il proprio pubblico a visualizzare e si dà grande potenza evocativa alle proprie descrizioni con le parole dell’ambiente circostanze, prima di iniziare la vera trama. E, data l’ambientazione, data la cultura scaldica, e dato anche il mondo classico (e ancor più antico, negli archetipi sottesi al mito) dalla cui fiaba prende avvio questa tua fic, non ho potuto che trovare ancora una volta il tono e lo stile con cui imposti i tuoi lavori in perfetta armonia con tutto questo repertorio a cui ti richiami. Come sempre, immagino di essermi persa in tanti giri di parole e spero mi sia riuscita a spiegare, ma davvero complimenti per l’ennesima volta per la tua bravura in tutti questi elementi che rendono una storia ancora più preziosa e godibile. Io, come sempre, sono ammaliata dal tocco della tua penna.
Ma venendo alla trama, prim di perdermi ulteriormente, mi è piaciuto moltissimo l’ingresso in medias res, con Sigyn/Psiche che ha ritrovato il suo Loki/Amore dopo aver distrutto tutto, schiava per essere dove voleva: nella terra dei giganti dal dio degli inganni. Ancora una volta quello che mi colpisce e continuo ad amare è il carattere appassionato di Sigyn: la sua fedeltà è tale da spingerla fino qui per ritornare da Loki, tale da farle affermare con certezza che lei non morirà, non lì non così. E così appassionata, vivida, la ritroviamo anche quando il nastro si riavvolge e inizia la favola dal principio, con la giovane Sigyn che ancora vive con la famiglia e lo jarl suo padre, tanto bella da attirare gli occhi e le dichiarazioni di ragazzini che condividono con lei la gioventù. È una cosa che ho imparato ad amare e conoscere, questa libertà, questa tensione oltre i limiti imposti, questo anelito di vita e curiosità – ah, quanto è dannosa la curiosità di Psiche! – che la animano, in qualsiasi epoca viva (ma comunque sempre coerentemente con il periodo storico in cui la collochi!), insieme al tratto istintivo della fedeltà, e amo vedere come riesci sempre a tenere la tua protagonista fedele a se stessa e riadattarla a ogni nuova storia. E poi, come non amare l’espediente della narrazione che si inserisce dentro l’altra? Certo, la vicenda è la sessa che ora vediamo ripercorsa dagli inizi, ma in quel puto si colloca proprio come una fiaba che si viene a raccontare mentre Sigyn su quei pagliericci vi si addormenta. E non solo apprezzo di per sé l’espediente, ma quanto è giusto in una rivisitazione che attinge le sue radici dalle Metamorfosi che sono imperniate su questo sistema di “matrioske” e storie dentro le storie?
E in questo alternarsi di passato e presente, con Sigyn che lavora nel palazzo di Loki e viene assegnata anche a occuparsi delle sue stanze (non sai quanto sono stata poi tesa nel momento in cui lei e Loki si incrociato e lui si ritrova ad osservarla! Chissà cosa farà il dio degli inganni, in questa nuova storia? Quanto condividerà con la controparte arcaica nel mito?). Ho particolarmente amato il passo sulla nuova religione e gli dei antichi che paiono ormai sordi alle richieste e preghiere degli uomini: mi è piaciuto come hai saputo integrare nella vicenda questo momento cruciale nella storia di molte civiltà, il modo fiabesco ma assolutamente sul punto e acuto con cui ne hai parlato. Mi ha fatto pensare (ma qui credo che a parlare sia il pochissimo sonno degli ultimi giorni e la stanchezza, quindi è sicuramente una sciocchezza) a Lucio che sceglie poi di abbracciare il nuovo culto di Iside che lo salva (sebbene in questo caso un culto che si integra nel sistema preesistente, ma comunque). Probabilmente è solo una suggestione nata dal voler scovare le somiglianze tra le due versioni, e so benissimo che comunque si regge tutto benissimo in modo saldo senza questo richiamo, ma non ho potuto che pensarci.
Non vedo davvero l’ora di poter proseguire: come dicevo sarò lentissima, ma tu sappi che anche a distanza di tanti – troppi! – mesi, io pian piano recupererò: sono curiosissima – come Sigyn – di sapere che ne sarà di lei.
Io qui ti saluto, prima di crollare a letto, rinnovandoti all’infinito tutta la mia ammirazione per la tua abilità di scrittrice che sa sempre emozionare, immergere, coinvolgere, ma soprattutto creare trame e rivisitazioni di fiabe tanto ben fatte e perfettamente incastonate nei legami tra Loki e Sigyn.
Davvero, mi sento un po’ ripetitiva, ma non posso che ricordarti ancora una volta quanto tu sia estremamente brava nell’intrecciare trame, nella maturità dello stile e delle caratterizzazioni dei personaggi. Grazie di scrivere e condividere con noi!
Un bacio,
Maqry <3 |