Ciao di nuovo!
Te l'avevo detto che speravo di riuscire a recensire entro breve i capitoli mancanti, dunque eccomi qui. ❤
Questo capitolo mi è piaciuto tantissimo, ero molto curiosa di scoprire cosa sarebbe successo se Sigyn avesse preso parte al matrimonio della sorella – da un lato ipotizzavo un'apparizione a sorpresa di Odino, dall'altra mi chiedevo quanto potesse essere bene accolta da quella che non è più la sua gente.
Ecco, devo dire che mi è piaciuto proprio tanto come hai gestito questo ritorno, perché se è vero che ci sono gioia ed emozione, è anche vero che ci sono dubbi, paure, anche qualche invidia.
Sigyn torna quando tutti l'hanno creduta per morta, e per giunta torna con l'aspetto di una regina: non sciupata, non dimessa, non provata, torna con l'aria di chi in effetti ha sposato un principe e conduce una vita invidiabile. Sei riuscita, tra le righe dell'incontro tra familiari, a far emergere una felicità sporca, contaminata da emozioni che avrebbero potuto essere di palese rifiuto e disprezzo – pari a quelle che esternano poi il padre di Sigyn e il veggente –, ma che un bene – o una morale? – riesce in qualche modo a frenare e a far sì che nel complesso la giovane strega (!) si senta bene accolta e non rifiutata.
Però, ed è qui tutta la tua bravura di autrice, sono queste crepe percepite, questa felicità sporca di riluttanza, a essere poi il fardello che piega la schiena di Sigyn e con essa i suoi buoni propositi. Quel sentirsi fuori posto, incapace di spiegare a se stessa e a chi le vuole bene chi abbia sposato e chi dica di amare, esplode poi nelle confidenze tra sorelle, in dubbi mai pronunciati a voce alta e proprio per questo più infidi – perché sussurrati, detti alle spalle o con sguardi ora pietosi ora invidiosi. E allora ecco che le parole del padre e quelle del veggente riescono a far crollare il castello di carte che Sigyn ha tentato di tenere in equilibrio per lungo, lunghissimo tempo.
Dice senza dire, lei, e in qualche modo si ripete di non aver tradito lo sciamano, ma accetta la lampada a olio e ancora una volta trova ristoro in un'alterazione della realtà: posso scegliere, non è detto che la usi, la porto solo con me – quando è evidente, e lo è ai pensieri più nascosti di Sigyn in primis, che l'atto stesso di accettare la lampada ha in sé le radici del tradimento, ha già deciso pur non ammettendolo a se stessa.
Il veggente è uno degli elementi che mi ha fatta un po' tremare di questo capitolo, perché sembra sapere bene ciò che dice. Così come non mi è sfuggito il fatto che, al di là di abiti e gioielli di fattura inumana, Sigyn appaia diversa, distante, come se non appartesse più a Midgard, e non solo perché Odino ha deciso per lei un destino nefasto lontano dalla famiglia.
Mi ha intristita, invece, sentire su di me tutte le sensazioni provate da Sigyn nel momento in cui si affaccia a una terra e a una famiglia che non è più quella che ricordava – è come se il suo sacrificio non avesse avuto alcun senso: tutto è andato comunque a rotoli. Ho trovato in questa tua rappresentazione tanto realismo, perché è naturale che un evento come quello vissuto da questa famiglia e questa comunità segnasse per sempre il futuro, e non in positivo, a partire da un padre che non si perdona, da una madre che non perdona, sino ad arrivare a sorelle più disilluse, oramai spoglie del prestigio sociale che aveva concesso loro un certo tenore di vita (le mani, quelle mani che Gudrun nota essere morbide a differenza delle proprie, dicono un po' tutto).
E arriviamo di nuovo al presente del racconto, come sempre ci concedi piccoli passi per ricostruire questo mosaico! Loki mi piace sempre tanto perché è estremamente affilato anche quando ama: non c'è emozione evidente nel suo viso mentre ascolta la loro storia, come sottolinea lei, anzi è bene attento a cogliere ogni dettaglio e non manca di sottolineare l'errore fatale che ha causato la perdizione di entrambi. Eppure, lei, fedele, non demorde e non si lascia scalfire dalla corazza di lui; entrambi sono disposti a tutto per l'altro, ma lo esternano in maniera diversa: lui custodendo un anello, lei chiamandolo finalmente amore mio.
E niente, alla fine più che recensirti metto in fila tantissime parole, spero abbiano un loro senso. Sarò ripetitiva, ma non posso che concludere dicendoti ancora una volta che questa storia è sempre più bella.
Un abbraccio! |