(NdR. La recensione è stata scritta ieri sera agli orari sotto descritti, ma, per correttezza nei confronti dell'autrice, l'ho riletta e corretta stamattina.)
Ore 4.07
Finalmente tutto tace. Sono davanti il mio computer, sola, con la tazzina di caffè a tenermi compagnia, nel buio del soggiorno, rotto solo dalla luce emanata da una piccola lampada.
Mi rendo conto che la stanza così, sembra più cupa, immensa. È un buio opprimente, che entra dentro; ammetto che un po' fa paura.
Incute timore perché fa riflettere, non concede distrazioni.
Solo in questo momento, nella mia mente, prendono forma i fantasmi di Andy. In fondo, l'oscurità è il momento della giornata più vicino alla morte, più vicina a Michael, il momento in cui l'universo prende il sopravvento sul resto.
Fuori c'è solo una stella, una stella perduta, tutta sola. Brilla lievemente, come Andy.
Andy. Chissà se c'è una stella che porta questo nome. O magari, se c'è una stella che vorrebbe chiamarsi così.
Probabilmente, se esiste, è una stella che vaga da sola, dispersa, come lui. Non sa più a cosa aggrapparsi ormai, è perso. E come lui, lo è Elena.
È incredibile pensare come l'assenza di una sola persona, di Michael, abbia cambiato così tante vite. Sembra assurdo pensare che un essere, che nell'universo è poco più grande di un granello di polvere, possa aver provocato un vuoto così grande.
Ed è ancora più strano lo straziante tentativo di Andy di farlo rivivere attraverso i ricordi.
Costruire un Michael solo suo, fatto di sensazioni non tangibili, di momenti, di flashback sbiaditi, ecco cosa fa Andy. Si è vincolato perennemente hai ricordi.
Facendolo si è chiuso in se stesso, probabilmente, per fare di quelli momenti qualcosa di personale, che solo lui conosce.
Il caffè scioglie quel groppo alla gola che mi si è formato scrivendo. Non sono triste, tuttavia.
Non ne ho motivo.
Per un attimo mi fermo, penso al vuoto.
Secondo il vocabolario, il vuoto, è ciò che non contiene nulla; in cui non c'è nessuno, ma non è solo questo.
Il vuoto è ciò che prova Andy quando pensa e parla di Michael, è ciò che Elena sfoga piangendo ed è ciò che riempe la casa affitta ad Andy dalla signora Harris.
In qualche modo, anche Michael è il vuoto.
È una sensazione opprimente che riempe la testa, ronzando incessabilmente, ricordando costantemente la sua presenza. Ed è questo che fa Michael, ed è questo che fanno i morti.
Ore 4.42
Scrivere mi sta costando qualche lacrima. Probabilmente qualche vecchio ricordo mi è tornato alla mente inconsciamente, ma non fa nulla.
Capisco che piangere non è facile.
Sfogare quell'intimo dolore che si prova, che si cerca di reprimere nonostante si senta, è difficile.
Mi sento un po' più vicina ad Andy.
Il suo dolore è profondo, incomprensibile. Non è un dolore passeggero, ha bisogno di tempo. È una ferita aperta nella sua mente che gli provoca un dolore atroce, sfogato solo dopo un tentativo di suicido.
Il suicidio... non è cosa da tutti tentarlo. Per uccidersi ci vuole coraggio, e per Andy, il coraggio, è stato il dolore.
Ha preso forma attraverso la morte stessa, riuscendo a sovrastare la vita. E questo solo per Michael.
Fermandomi a pensare, mi rendo conto di quanto il loro amore fosse grande. Non era una di quelle relazioni che andava avanti perché lo ci s'imponeva, ma era spontaneo, era condiviso. C'era il desiderio, la necessità, di vivere insieme, di risplendere nello stesso cielo buio, senza perdersi nella volta celeste dai mille astri, dalle mille persone che non capivano l'immensità del loro sentimento.
Ore 4.50
L'odore del caffè è ancora forte, nonostante l'abbia finito da tempo. È uno di quei profumi che inonda le narici e arriva alla mente, ubriacandola.
Quest'odore l'ho sentito fin troppe volte, ma stasera è più forte del solito.
Ricordo che nel primo capitolo di “Stelle perdute” Michael e Andy erano sul dondolo a bere caffè mentre guardavano le stelle. Era tutto calmo, tranquillo, un momento come un altro in cui due innamorati vivono il loro amore.
Ammetto che il primo capitolo è stato, insieme all'undicesimo, quello che mi ha colpito di più.
Dava un panorama generale su Michael e Andy tale da essere necessari altri capitoli per capirli a fondo.
Ed è nei capitoli seguenti che tutto diventa più cupo, quando per conoscere Michael, restano solo i ricordi di Andy ed Elena.
Probabilmente è per questo che ora, l'odore del caffè brucia di più, sollecitando la mia bocca a ricordare un sapore più amaro e intenso.
Mi sto rendendo conto, andando avanti, che questa recensione viola in parte il regolamento; spero che non sia eliminata però.
E spero che tu non ti offenda, leggendo ciò che ho scritto su Andy e Michael.
Ore 13.37
Ieri sera, ho scritto tutto ciò che avevo da dirti.
Rileggendo, sono giunta alla conclusione, che questa non è una recensione, ma somiglia di più a una pagina di diario scritta una sera, per caso.
Però va bene così. Anzi, è perfetto così.
“Stelle perdute” non è una storia, non può essere sminuita con dei semplici commenti come: “È bellissima” o “Adoro come scrivi”.
No, “Stelle perdute” è di più. È un concetto, un sentimento, è il dolore di Andy. Il dolore non si può descrivere, va sentito.
Non ha bisogno di una recensione, bensì di una pagina di qualcosa di più intimo e riservato, come una pagina di diario.
Stelle perdute va vissuta, non descritta o letta. Non è una di quelle storie che si possono leggere rimanendo esterni, bisogna immergersi completamente per capirla.
Bisogna diventare Andy, e Michael, e anche Elena. Bisogna diventare una stella perduta. Tutti i personaggi di questa storia lo sono; persino la signora Harris lo è.
Vagano da soli, si tormentano, cadono in un oceano buio aspettando qualcosa che li faccia vivere.
E così siamo tutti noi.
Nessuno, appena nato, ha un motivo per vivere. Lo si trova solo quando si capisce che per qualcuno siamo speciali, che non siamo solo una stella, ma siamo la stella. Quella più brillante, nascosta al resto del mondo.
Una stella speciale, una di quelle che illuminano tutte le altre. E quando una semplice stella trova tale tesoro, se ne prende cura, se ne innamora, come Andy con Michael. E se per qualche disgraziato motivo, la stella più brillante si spegne, l'altra vaga da sola, diventa una stella perduta, vuota, nella speranza di trovare di nuovo quella stessa identica stella.
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