Buongiorno Delia,
per prima cosa: complimenti. Vivissimi.
E' dall'inizio che leggo la tua storia in silenzio, ma dopo aver raggiunto questo venticinquesimo capitolo ho deciso che non potevo più esimermi dal commentarti. Non è cosa che faccio sovente, soprattutto per mancanza di tempo. Ma, davvero, il lavoro da te fatto e tutt'ora in corso merita non solo di essere apprezzato, ma anche di essere riconosciuto. Di commenti positivi ed elogi, lo so, ne hai già ricevuti e riceverai ancora, tutti oltremodo meritati. Il mio non è che una piccola nota a margine, ma davvero sentito.
Perchè proprio ora? Perchè solo ora?
Perchè è in questo venticinquesimo capitolo che davvero si è espressa al meglio la tua capacità narrativa.
Tutta la tua storia ha il sapore del noir, mescolato con una punta di giallo e con quei momenti più leggeri e coloriti che tanto ricordano le atmosfere più distese del manga. E' la storia di City Hunter che manca, dopo la sua conclusione aperta (e per questo ricca di spunti all'immaginazione), e la ripresa di quei capitoli inziali, dalle tinte più crude e fosche che ho apprezzato maggiormente. E sotto questo aspetto è stata magistrale l'idea di dare una connotazione univoca e razionale alle tavole finali del manga inserendole in una narrazione ben strutturata.
Senza risultare nel complesso banale o soprattutto pesante, sei riuscita a dare spessore concreto ad una narrazione che è fortemente intrecciata con uno sfondo storico ben preciso e definito come è nel manga (o meglio: come dovrebbe essere nel manga. E questo è uno di quegli elementi, la Storia, che Hojo- sensei relega sullo sfondo e lascia vago e indefinito, mentre nella tua, di narrazione, può essere considera una Protagonista, al pari dei personaggi che muovi sulla scena).
L'accuratezza delle tue ricerche storiche, topografiche, culturali, tecniche e tecnologiche, unita alla tua capacità di amalgamare il tutto con dialoghi che spaziano dai toni adulti della serietà a quelli più leggeri della comicità (mai demenziale, per mia fortuna), fanno del tuo scritto un lavoro estremamente godibile, sia nei capitoli maggiormente d'azione sia in quelli più descrittivi o riflessivi.
Amo le tue note conclusive (che, nella prassi, sono le prime che leggo, in verità) e la condivisione con noi lettori delle tue riflessioni per far quadrare un cerchio che a volte è bucherellato come un groviera. La traduzione in primis, e i molti punti imprecisati lasciati dall'autore stesso in secundis, sono da te colmati ed equilibrati sulla base di supposizioni e ragionamenti che, benchè personali, poggiano su una solida conoscenza della materia "City Hunter", donando una stupenda coerenza interna al tutto.
Anche il modo in cui omaggi costantemente gli episodi (anime o manga) della serie, inserendoli in un amalgama narrativo unitario sono la cifra della grande attenzione e precisione da te poste nel tuo lavoro, e che portano la tua storia su un altro livello.
Passando alla caratterizzazione dei personaggi, sono ammirata dal tuo esser riuscita a mantenerli in character pur facendoli evolvere in armonia con la narrazione.
Tralasciando i personaggi di contorno, non mere macchiette ma attanti che hai saputo ben definire anche con poche parole, trasmettendo loro spessore e personalità tali da renderli degli "individui" completi nella loro condizione di "meteore narrative" (da ultimo, ho molto apprezzato Master e soprattutto Tatsumi, inserito nella narrazione con l'eleganza dell'ovvietà e ripresentato come se davvero ci si limitasse a seguire uno spaccato di quotidianità di City Hunter), la presentazione dei personaggi secondari quali Miki, Kazue, Mick e Saeko (per citarne alcuni) è perfetta.
Ma è soprattutto per l'approfondimento narrativo-psicologico degli ultimi due che hai fatto un grandissimo e molto apprezzabile lavoro. Da una parte analizzi con precisione quasi cerusica la condizione di Mick, soffermandoti sui risvolti psicologici e le conseguenze che il suo status comportano, eviscerando una aspetto che il manga pone ma lascia scivolare a pelo d'acqua, quasi in secondo piano. Mick Angel era (ed è) un personaggio che ridurre a semplice alter-ego americano di Ryo è riduttivo. Tu hai saputo restituirgli una dimensione scenica coerente con la creazione di Hojo ma al contempo evoluta e raffinata, senza soffermarti su patetiche (nel senso etimologico) descrizioni ma attraverso una continua presentazione indiretta che rende il tutto al contempo dinamico e fluido.
Con Saeko, invece, hai eseguito un capolavoro, tacendo del lavoro da te svolto per conferirle quel background ordinato che manga e traduzione (e anime) lasciano obliare forse per mancanza di necessità. Per te, nella tua narrazione, la collocazione di ogni pedina-pedone sulla scacchiera narrativa è determinante, e Saeko si ritaglia un ruolo di alfiere di tutto rispetto. Sì: alfiere, chè la regina è Kaori.
Ma questo personaggio, quasi una proclamazione ante-litteram di un femminismo in carriera che non si piega alle pressioni di un mondo maschilista (che non è solo del Giappone, purtroppo), senza diventare la caricatura di se stessa e senza perdere la propria coerenza, è stupendo per come lo hai ritratto e forse anche reso in modo originale. La Saeko del manga è un già di suo un personaggio conturbante, machiavellico nelle sue dinamiche utilitaristiche e raffinato in un'arte di inganno e seduzione lasciata sempre sul filo del rasoio. Qui, con te: Saeko è donna nel senso più completo del termine, eppure non risulta anacronistica rispetto all'ambientazione che hai reso sfondo della tua narrazione.
Niente forzature temporali o rivendicazioni post-millennials; Saeko è la donna isolata che muove da sè i primi passi in un mondo, quello a cavallo fra gli Anni Ottanta e Novanta, che ancora (soprattutto in Oriente) propugnava un certo tipo di bellezza e ruolo muliebri.
Per me, la tua Saeko nel tuo City Hunter è la traduzione della figura della sirena omerica, della donna munita, antropologicamente parlando, di una "vagina dentata": affascinante, afrodisiaca, tentatrice, ma anche pericolosa, predatrice. In una parola: sublime.
E arriviamo a loro: Ryo e Kaori.
Riuscire a rendere la crescita emotiva e psicologica di questi due personaggi che sulle incomprensioni quasi adolescenziali hanno costruito tutta la loro storia è davvero un'impresa, e riuscire a farli maturare pur mantenendoli coerenti con sè stessi è un grande gioco di equilibrio e capacità.
Decisamente apprezzabile è il modo con cui hai trattato e stai trattando la parte erotico-sessuale della trama.
Ho molto apprezzato che tu abbia deciso di dilazionare i tempi, raccontando l'evolversi e il trasformarsi del rapporto fra Kaori e Ryo, traslandolo dal piano soprattutto mentale a quello fisico senza tuttavia forzature e senza corse frenetiche. Kaori sarà anche una donna adulta, ma resta una donna adulta giapponese degli Anni Ottanta, con una struttura mentale e culturale inerente la sessualità che non può e non deve essere ignorata. L'eleganza con cui tratteggi la sua evoluzione, fatta di desideri e ritrosie, cui si sommano occasionalmente le ricadute nella frenesia del menage ante radura o delle sfuriate da manga, è tale che Kaori emerge con una carica umana concreta e viva, palpabile.
Fra le verie, ho molto amato e apprezzato (in ordine sparso) la naturalezza della descrizione della sua quotidianità, il rimando al ciclo mestruale (vera prova di coraggio da parte tua, ma che ben si sposa con i personaggi e le conseguenze di una frequentazione che è di lungo periodo e che si traduce in una intimità che benchè non sessuale non può esimere da determinate consapevolezze. Complice anche il retroterra di crescita di Ryo e l'assenza, in lui, di innate declinazioni culturali nipponiche), alla peluria intima e agli agli assorbenti, la determinazione e le capacità che va affinando, la pruderie che si mescola con la volontà di "passare oltre" alla sua condizione di "ragazza" per scoprirsi "donna" (e no: non mi sto riferendo a una iniziazione fisica, non necessariamente almeno. Quanto piuttosto alla tua capacità di descrivere come, la mutata relazione fra Ryo e Kaori possa ben rappresentare in quest'ultima la lenta scoperta di pulsioni, desideri e atteggiamenti propri di una femminilità più matura e consapevole), la sua interazione con gli altri personaggi (Mick ad esempio), ma anche la sua reazione umana, umanissima e disarmante nella prima volta che ferisce (e uccide? Vedremo) volontariamente qualcuno.
E poi: Ryo.
Ryo che è il perno della storia, tanto tua tanto originale.
Un Ryo che hai saputo rendere incredibilmente più maturo, cresciuto ed equilibrato senza tuttavia privarlo di quella indole giocosa e priapea che da sempre lo contraddistingue. I siparietti al limite del demenziale del manga (godibili, per carità, ma che in certi casi non amo molto), sono da te stati trasformati in atteggiamenti altrettanto leggeri ma riconducendoli a una dimensione realistica e concreta senza tradire il senso originale della storia.
Un Ryo che, nelle tue parole, appare uomo concreto, carnale, con le sue paure, le sue manie e le sue sicurezze assieme. Ma uomo, appunto. Non ragazzo, non falso vent'enne. Gli hai restituito la dimensione della sua vera (presunta) età con una coerenza interna invidiabile, oltre a ricostruire per noi un suo passato credibile e razionale, che ben si intreccia alle scarne informazioni che possediamo di lui dal manga.
I dettagli della sua persona (dalla marca di liquore preferito, alle sigarette, fino alla zippo e alla sfumatura cromatica della maglietta), la causticità delle battute in alcune situazioni e l'ambiguità del suo parlare in altre, quasi procedesse su binari paralleli ma inseparabile, l'abilità con la pistola e la destrezza nel biliardo sono tutti particolari davvero raffinati e godibilissimi.
Personalmente, inoltre, ho davvero apprezzato le inserzioni di Ryo come giocatore da biliardo. Potevi farlo giocare a poker, alla roulette; potevi usare altri clichè. La scelta del biliardo, a mio parere, è perfetta per lui: un gioco che è tutto calcolo, strategia, pianificazione. E Ryo, lo sweeper, è la stessa cosa. Un uomo dalle (per citarti) "giocate maestose, pulitissime": perchè nella sua realtà professionale Ryo è il migliore, e tu ce lo restituisci a tutto tondo in questa parte, quando nel manga conosciamo di fatto quasi solo la sua abilità con la pistola. Ma la pistola è uno degli aspetti della professione da sweeper. Magari quella più eclatante e roboante, ma non di certo l'unica.
Il tuo Ryo è sweeper, e killer: un uomo che conosce i propri fantasmi e che li accetta per quello che sono, zavorre di cui non può liberarsi. E sotto questo aspetto il capitolo più significativo, per me, è il settimo. La lucidità cinica di Ryo, così come emerge indirettamente dai discorsi di Kaori, il suo comportamento, e poi quella frase (una stoccata: “Ti sei sentito così la prima volta?” “La prima volta che ho ucciso qualcuno? No. Non ho sentito proprio niente.” Scusami: cito a memoria, perdona eventuali errori od omissis) fanno davvero concretizzare Ryo come killer, guerrigliero e sweeper, come un uomo con un passato estremamente crudo, quasi aberrante in confronto alla normalità, in una visione distorta del mondo giocata su rapporti di forza ed equilibri di alleanze fatte di schieramenti e neutralità. E come tu ben dici Ryo, o meglio City Hunter, è l'ago della bilancia di una lotta mafiosa (altrimenti sconosciuta. Quindi: grazie! Grazie per averla resa lo sfondo di questa tua lunga avventura) in cui emergono i vertici di un triangolo ben definito: la "gente normale" con la polizia da una parte, la yakuza con i suoi codici dall'altra e al vertice Ryo, City Hunter, con la carica distruttiva e mediatrice contemporaneamente di sweeper. Ecco: in questo "grande gioco", per dirla alla Kipling, dai la definizione di sweeper nel modo più completo che esista. Nella tua storia Ryo è uno sweeper non perchè ce lo dici, ma perchè (finalmente!) ce lo mostri in tutte le sue sfaccettature: da quelle armate di pistola a quelle fatte di informatori e frequentazioni equivoche su cui non sono espressi da parte sua giudizi alcuni (è qui sta la tua maestria) fino alle giocate di diplomazia e alle velate minacce mescolate da allusioni e rimandi (godibilissimi. Per noi lettori) delle conseguenze di un suo possibile gioco attivo. Ryo domina, ma lo fa senza risultare caricaturale e grottesco, esercitando un potere che è prima di tutto evocativo e suggestione, corredato ovviamente della galleria delle sue azioni passate.
Dall'altra parte, poi, c'è l'uomo. Quello innamorato, passionale e istintivo, ma non animale. Il tuo personaggio possiede tutti i lati del manga, ma ridimensionati a una connotazione più realistica e concreta. Emerge con estrema eleganza il bagaglio esperienziale che si porta appresso in campo erotico, senza tuttavia che venga mai espresso un giudizio al riguardo, quasi una presa di coscienza neutra (cosa che non ho incontrato in molte altre storie, non solo di City Hunter, dove l'uso di determinati parole e aggettivi sembrano sott'intendere una condanna morale a un precedente atteggiamento). Ryo uomo è tale anche per le esperienze personali e sessuali che ha vissuto; disconoscerle o pentirsene in modo plateale sarebbe come se negasse una parte della sua vita e quindi di sè e del suo carattere. Ho sempre percepito Ryo come un uomo con dei rimpianti, ma non con delle vergogne: comportamenti e modi di agire da lui adottati sono stati e sono il frutto dell'ambiente in cui è cresciuto prima e dei rpocessi di autodifesa che ha messo in piedi poi per superare quei traumi infantili e mantenere una dimensione umana. Puoi desiderare che le cose non siano andate così, puoi rimpiangere di non aver avuto una scelta, ma non ho mai visto in Ryo il peso di un'etichetta che schiaccia a terra (o avrebbe cambiato professione. Oppure si sarebbe suicidato). Forse solo con Kaibara, ma è più la percezione di un'assenza e il rimpianto per qualcosa di non fatto che un rimorso lancinante. Altrimenti, come avrebbe fatto a uccidere suo padre, benchè putativo?
Ryo, e il tuo Ryo per come l'ho letto io, è un uomo che convive con il suo passato, lo accetta e guarda avanti; il tacere a Kaori per paura e pusillanimità rientra nelle dinamiche di un personaggio che non prova tanto vergogna per quanto fatto, ma è consapevole della facilità di esprimere un giudizio per chi non ha vissute le medesime esperienze. E per quanto Kaori, con la loro convivenza, si sia addentrata nel suo mondo, non potrà mai comprenderlo appieno. Forse nemmeno Falcon, che su un campo di battaglia ci si è ritrovato adulto e per scelta, non per tragicità del destino.
Il tuo Ryo è solo, ed è titanico in questa solitudine che rimane anche nel rapporto di coppia. Bellissimo, come già detto, per la delicatezza e insieme concretezza con cui lo stai tracciando.
Ci sarebbero mille altri particolari su cui vorrei soffermarmi (il bacio dal sapore di fumo, un bacio "adulto"; la figura di Makimura grande assente in corpo ed estremamente presente in spirito, personaggio ricorrente pur muto; la lunga dissertazione su armi e pallottole oltre a tecniche di combattimento e di respirazione che ho letto con gusto, curiosità ed intenso piacere; la dimensione complicata ed estremamente realistica che hai dato al rapporto fra Mick e Kazua, sott'intendendo, forse, una situazione di transfer che, per come la leggo io, può dar adito a interessanti sviluppi e molti altri ancora; Shinjuku, altro grande personaggio "muto" della narrazione, con i suoi colori e le sue luci; la tecnologia che fa capolino qui e là nel peso dell'evoluzione temporale...), non ultimo la tua volontà di inserire in continuity nella tua narrazione dettagli e aspetti desunti da Angel Heart che restituiscono davvero una forte coerenza al tutto.
Ho amato la tua passione flaubertiana nelle descrizioni di interni ed esterni, la fedeltà quasi icastica delle descrizioni che concretizzano in parole immaginarie tavole di manga, la scelta dei titoli dei capitoli, la commistione di manga e linee narrative che da buona classicista apprezzo, soprattutto se riescono a restituire e mantenere lo spirito interno dell'opera (non me ne vogliano i puristi, ma AH è parte del mondo di City Hunter, anche se in modo diverso. Quindi, perchè appunto non sfruttarlo come fai tu? E con maestria, per di più?).
E, non mi stancherò mai di dirlo, ho amato e amo tutti, ma proprio tutti i rimandi alla concretezza storica che fai, ammirando il grande lavoro di ricerca che vi è dietro. E invidiandotelo anche, perchè è su quello che mi sto arenando per un mio piccolo progetto.
E' una storia adulta, la tua. E forse per "adulti". Una storia in cui i personaggi non sono adolescenti preda dei primi amori, ma uomini e donne con un loro trascorso, con scelte, azioni e passati con cui fare i conti. Con una vita alle spalle, insomma.
Si sente, nelle tue parole, il peso di un'età mai espressa, sia in termini di distanza sia in termini di esperienze, e non solo di tipo bibblico.
Ed è bellissimo questa riscoperta maturità.
Con la speranza che questa mia non ti annoi (ma davvero: conoscendomi, o facevo una recensione-fiume o tacevo, e la seconda opzione non era più contemplabile), ti rinnovo i miei sinceri complimenti, aspettando i risvolti di questa tua Fic-crime meravigliosa e sperando nella sorpresa che tu possa affrontare alcuni aspetti che mi intrigherebbero. (Recensione modificata il 17/03/2021 - 10:50 pm) |