Ciao Autrice,
e siamo ancora qua... e già... e già...
Ti anticipo che sarà la mia ultima recensione, quindi probabilmente sarà un po' lunga.
Parto dalla frase conclusiva, anzi dall'affermazione conclusiva della tua risposta alla mia precedente recensione:
"Spero di essere stata chiara."
Lo sei stata, ma forse non lo sono stata io.
Kiku è un'autrice del fandom che mi piace, una di quelle con molto seguito. Di lei ho letto diverse Ff, mi hanno entusiasmato. Lo stile per quanto sia diverso dal mio, mi attrae. La scrittura è lineare, soprattutto non fa venire l'orticaria con strafalcioni o verbi messi a caso. Precisa… è precisa. I personaggi sono fra quelli che preferisco. Mi hanno stimolato il desiderio di altre letture. Posta una nuova storia, il titolo mi incuriosisce il giusto. Le recensioni del primo capitolo sono tutte entusiastiche. Un gradimento universalizzato. Mi ritrovo a leggerlo, mi spinge l’eco delle passate letture. Non vedo l’ora che la trama di questa nuova meravigliosa storia si evolva, che mi permetta di sguazzarci all'interno, vivendo le vicende insieme ai protagonisti. Siamo al capitolo X, per lo standard dell'autrice all'incirca a metà storia ed io... io mi sento delusa, forse però è colpa mia, non avrò afferrato dei momenti importanti e così proseguo la lettura. Dedico a questa storia il mio tempo e le mie attenzioni con maggiore serietà, eppure mi sembra un déjà-vu, come se fosse sempre la stessa storia con qualche piccola variante, serpeggia quella delusione latente, eppure questa autrice sa scrivere, ho letto tante sue storie e... niente, per altri 10 capitoli (brevissimi) la trama sembra essersi arenata. Lo stato d'animo dei pg è stato già esplicitato, ma l'autrice sembra volerlo sottolineare ad oltranza e così lo fa per altri 6 capitoli di eguale lunghezza in cui la trama... la trama si è persa, fra una similitudine e/o una metafora poetica e un cappellino onnipresente. Mi arrabbio, come ogni volta che qualcosa mi delude, perché io vivo tutto INTENSAMENTE. Faccio delle riflessioni e poiché ho la possibilità di un confronto con l'autrice, mi sento autorizzata a recensirla e ad esternarle quello stato d'animo. (Lo faccio con ironia, questo è vero, ma io sono napoletana e mi scorre liquida nelle vene, inoltre sono una che pesa le parole, le proprie e quelle degli altri, perché sì autrice, le parole hanno un peso. Quindi mi sento di poter affermare di non essere stata maleducata e né offensiva nei tuoi confronti, ho solo espresso la MIA opinione. Ma leggendo l'affermazione che spesso con l'ironia si maschera il cattivo gusto, ne è conseguito l'esempio scritto nella parte iniziale della MIA precedente recensione. Perché l'ironia è tutto tranne che di cattivo gusto, anzi Beppe Servignini dice che “L’ironia, insieme alla misericordia, è la forma suprema di elasticità, un esercizio quotidiano di tolleranza, una prova continua di umanità.”) Con molta franchezza le dico che forse è entrata in un loop personale di confort trama, in un ripetersi di eventi e situazioni. Certo, scrivendo anche io, sono consapevole che ci sono determinati elementi che possono diventare una peculiarità di una data autrice. A me piace avere dei tormentoni e delle scene ricorrenti. L'autrice in questione ha: le feste, i viaggi (la lei o il lui, a un certo punto prende e parte), l'infortunio, il cappellino, i silenzi, l’alcool (che può essere champagne, sakè o whisky), la coppia secondaria che serve come controparte, il dolore fisico, gli antidolorifici, l'arco temporale molto lungo, i nano-capitoli (che non ti dico come chiamo in modo scherzoso, perché fraintenderesti la similitudine ironica), forse tutte queste cose mescolate in diverse trame non mi sono balzate all'occhio inizialmente, ma proseguendo a leggere questa autrice si sono trasformate in un rivivere sempre la stessa storia. Glielo esterno con convinzione, perché da una critica ci si può mettere in discussione, si può migliorare, gli occhi degli altri servono anche a questo, a vedere cose che forse non vediamo più, ma lei mi risponde: "io ho tutto il diritto di sentirmi libera di scrivere come voglio. Il lettore può sempre scegliere se leggere o meno, per cui onestamente non vedo dove sia il problema."
Il problema nasce quando l'autrice afferma (non nella risposta alla mia recensione) che le piacciono i confronti, forse però diamo un significato differente alla parola confronto, per me è una discussione più o meno animata, un dibattito tra sostenitori di POSIZIONI DIVERSE. Non c'entra la stima, non c'entra l'apprezzare o meno l’altra parte, ma un voler argomentare la propria opinione, o il proprio punto di vista, o la propria verità, ma soprattutto è un volersi spiegare.
Il problema nasce quando una lettrice che apprezzava, e che per certi versi apprezza ancora, la suddetta autrice si sente rispondere che "A differenza di alcune persone che si spendono in commenti a dir poco imbarazzanti, io non mi permetterei mai di recensire in malo modo e con certi toni una qualsiasi storia presente sul fandom, fosse anche un obbrobrio."
Questa parte della tua risposta mi ha fatto molto riflettere, io stessa non recensisco con “critiche” storie di autrici novelle che si affacciano al sito per la prima volta, o autrici di giovane età per certi versi ancora acerbe. Qui però, sto “criticando” una donna adulta, un’autrice che pubblica da anni, che ha il suo seguito. Soprattutto mi sto confrontando con una persona matura, che dovrebbe vedere dietro la mia “critica”, qualcuno che l’ha letta con attenzione e forse le sta dicendo cose, che tanto sbagliate non sono. Ho riflettuto anche sui toni che si usano, quindi mi sono chiesta se un'autrice alla quale viene fatto notare di aver sbagliato il nome di uno dei protagonisti della sua storia, senza neanche prendersi il disturbo di andare effettivamente a controllare, non ammette il suo errore, per te che tipo di tono ha usato, supponente? Pressapochista? Superficiale? O magari è stata addirittura sgarbata? Certo avrà peccato di ingenuità, ma resta che il tono usato non è stato dei migliori, non credi?
Se a un’autrice viene fatto notare che da Amburgo non si vede il mare, e lei fa della noncuranza la sua migliore risposta, che tipo di tono sta trasmettendo? Snob?
Se a un’autrice viene fatta una recensione neutra o negativa, a cui risponde solo per ribadire che lei è libera di scrivere ciò che vuole, cosa che non è mai stata messa in discussione da nessuno, senza però dare nessuna risposta concreta sulle osservazioni che le sono state fatte, che tipo di tono sta usando? Permaloso?
Se ti avessi fatto le stesse osservazioni durante un evento in cui presentavi il tuo libro, dicendoti che poiché l’avevo apprezzato aveva cercato altro di tuo e che mi ero imbattuta nelle tue ff, in quel caso mi avresti detto il perché di determinate scelte, ti saresti “difesa”, avresti argomentato? O mi avresti risposto comunque che posso tranquillamente non leggerti? Sinceramente credo che mi avresti risposto e anche in modo esaustivo, questo perché il palco sarebbe stato differente o lo sarebbero stati i lettori presenti. Quindi ci sono luoghi e lettori di serie A e di serie B?
Sai autrice, io il beneficio del dubbio te lo voglio dare e voglio pensare che i TONI SIANO FACILMENTE FRAINTENDIBILI.
Come ultima cosa, visto che sei una donna adulta, immagino tu abbia dei figli, dopo il parto chi è venuto a controllare la ferita nel caso tu abbia avuto un cesareo, o i punti qualora sia stato un parto naturale, il DERMATOLOGO? Ahhhh che dermatologo curioso!!!
Mi perdonerai ma certe leggerezze fanno perdere realismo alla storia, visto che hai ribadito più volte che non si tratta di una storia in AU, forse è il caso di verificarle determinate cose.
Ora ti saluto, ma ti voglio chiedere una cortesia, mettiamo che tu non mi voglia rispondere, almeno mi spiegheresti perché secondo te da AMBURGO SI VEDE IL MARE? (E' famosa proprio per essere una città di mare senza mare. Il mare dista 100 km circa, inoltre c'è il fiume Elba a portata di mano, perché scomodare il regno di Nettuno?) Questa cosa non mi fa dormire la notte. |