Ciao Autrice,
vorrei avere un confronto con te, ti va?
Facciamo un attimo il punto della trama:
I protagonisti hanno fatto sesso? No, non ancora. Ok allora è l’altra variante, ops parlare di varianti in questo momento storico e sociale non mi sembra opportuno, diciamo è l’altro svolgimento. Sì perché se non è zuppa è pan bagnato.
Hai due modi per far evolvere la trama:
1) I due protagonisti fanno sesso subito, poi si allontana per poi ritrovarsi.
2) i due protagonisti si scoprono un po’ per volta e poi fanno sesso.
La protagonista femminile è un’inetta? No, quindi non è Yukari.
Allora è una mignotta (scusa il regionalismo romanesco,anche se in realtà il termine deriva dal francese mignotte, favorita, letteralmente gatta, per la popolare associazione delle prostitute all'indole ambigua dell'animale) quindi è Kumi?
Sì è Kumi, ma non è una mignotta, è una ragazza in carriera, una stagista per essere più precisi. E sì, quasi sempre Yukari si veste da suora e Kumi da mignotta, ma è solo un modo per diversificare le due protagoniste, in genere Kumi è solo un po’ più sciolta e disinvolta.
Il protagonista è Genzo? Sì.
Ha passato un guaio? (regionalismo campano per dire che si sta vivendo un momento difficile) Sì.
E’ infortunato.
Prende le pillole dell’amore?
E’ un ragazzo giovane, non ne ha ancora bisogno, che diamine. Ops le pillole dell’amore non sono le famigerate pillole blu dal tronco d’albero assicurato, con la garanzia sarai ROCCO anche tu, ma degli antidolorifici che prendeva in un'altra storia.
Ti chiedo scusa autrice per quanto sopra riportato, sinceramente. Volevo solo mostrarti cosa significa essere ironicamente di cattivo gusto. Era solo un esempio, perché con esso è più facile differenziare una battuta pura e semplice, da quella che potremmo definire “satira” o "sarcasmo."
Inoltre mi prendo l’onere di precisare che nessuno inizia a leggere le tue ff pensando di ridere perché, più o meno, si conosce lo stile di ogni autrice che pubblica sul sito, soprattutto quelle che lo fanno con una certa assiduità.
Facciamo invece l’analisi di un elemento costante nelle tue storie: L’INTROSPEZIONE.
Vediamo cosa significa in campo letterario: Tra le vicende narrate, fra le descrizioni di paesaggi e i dialoghi, si arriva al punto in cui il personaggio parla di se stesso e lo fa più che altro pensando. Questo è un passo fondamentale nei romanzi in cui l’introspezione ne è il punto di forza, perché lo scrittore delinea con precisione e voluta enfasi, talvolta, il carattere del personaggio, evidenziandone i sentimenti, le emozioni, la forza e le debolezze. Sono miriadi le situazioni in cui i personaggi volgono lo sguardo alla loro interiorità, forse infinite, ed è questo che fa di ogni romanzo un’opera unica. Infinite perché variegato è il pensiero umano, unico per ogni individuo nel quale si miscelano, con dosi sempre differenti, i suoi caratteri psicologici. (Pezzo tratto da un articolo di Giovanni Marangone scrittore.)
Ora non so se si tratta di una mia non comprensione di quanto sopra riportato, ma non c’è scritto che per essere introspettivi bisogna essere cupi e ti cito “Io credo che un certo alone cupo (per citarti) sia in tutte le mie storie, a prescindere dai pg: questa “sfumatura” è data dall’introspezione ed è quindi (a mio parere) inevitabile^^” (Sono consapevole che il termine cupo non è il tuo, ma quella “sfumatura” che riprende il termine cupo, sì.) Non c’è neanche scritto che per sviscerare un personaggio questo debba sempre passare le pene dell’inferno, non c’è scritto che non si possa analizzare l’animo umano senza drammi, ma pare che per te sia l’unica strada percorribile.
Certo ogni autrice è libera di scrivere ciò che vuole, ma dovrebbe anche mettersi in discussione ogni tanto.
Ora, io non sono brava quanto te, scrivo per diletto e non ho la pazienza di mettermi lì a strutturare e organizzare la storia che intendo pubblicare, la scrivo di getto e spesso mi sfuggono orrori ed errori (le mie prime ff le dovrei cancellare per quanti ce ne sono), ma sono una lettrice attentissima, do molta importanza a ogni singolo dettaglio, fino a interiorizzare ciò che mi colpisce di più.
Ci tengo a dirti che avevo molta ammirazione per te, in una recensione che ti lasciai a una delle tue tante storie, ti feci addirittura l’elenco di tutto quello che mi era rimasto impresso e delle cose da te scritte, che a mio parere, erano topiche. Quando scrivesti di Genzo vergine ti dissi che eri stata geniale perché uscivi fuori dagli schemi o meglio da come tutti vediamo Genzo, bene ora non ho sviolinate da farti, adesso sono conscia che non esci mai fuori dai TUOI schemi. Cambi l’ordine degli addenti ma il risultato non cambia.
Non ti nego che spero di poter leggere, in futuro, qualcosa di tuo senza che i protagonisti debbano per forza vivere un dramma, in cui magari possano ridere (sai dietro a una risata, si nascondono mille emozioni). Che tu sappia scrivere bene non è in discussione, lo dimostra il saper tenere il lettore incatenato anche quando in un capitolo la lei di turno beve dello champagne e il lui lo rifiuta, senza che avvenga nulla di più, neanche sotto l’aspetto emotivo. Bene quel capitolo però è anche lo stesso che mi ha fatto sentire presa in giro come lettrice, perché capisco il voler creare suspense, ma in quel caso veramente non succedeva nulla (parlo di sete tremenda, della ff senzacuore) e veniva dopo altri capitoli brevi, in cui la trama si evolveva in modo quasi impercettibile.
Forse, dovresti metterti un po’ alla prova e cambiare i tuoi soliti approcci alla trama, credo possa servirti anche come scrittrice di romanzi, visto che ne hai pubblicato uno.
Concludo col dire che come le autrici possono scrivere e pubblicare ciò che vogliono, una lettrice può recensire nel modo che preferisce, nonostante la storia possa non piacere. Si è liberi di esprimere le proprie opinioni, anche se vanno controcorrente.
Ultimo appunto: qualcosa è tossico se viene interiorizzato o assimilato, suvvia, così sarebbe scacco matto alla Queen.
N.B. Sono consapevole che non mi risponderai e sono altrettanto consapevole di ciò che ti ho scritto, ne affronterò le conseguenze. |