Allloraaaaa! Nuovo capitolo!! Devo dire questo è stato attesissimo, tutti i tuoi capitoli sono sempremolto attesi ma questo in particolar modo devo dire poichè dopo la chiusura epica dello scorso capitolo " E lei continuava a guardarlo... Si, Susan lo guardava. E lo fece fino a che le palpebre del lupo non si chiusero", Beh dopo un finale del genere che ti ferma il cuore e ti fa perdere i battiti l'unica cosa che ne caturisce e la voglia di leggere il seguito! Prima di iniziare la recensione però vorrei ringraziarti per avermi aggiunta ai ringraziamenti per chi ti aveva inserito nelle categorie dei preferiti, di chi aveva recensito lo scorso capitolo e di chi aveva recensito "a Frangment of you" e oltretutto volevo scusarmi per non averti ringraziato prima di questo dato che mi sono accorta che anche precedentemente lo hai fatto. Ovviamente sapevo che alla fine dei tuoi capitoli inserisci i ringraziamenti per chi ti avesse aggiunto la tuaa storia trai preferiti e chi avesse commentato il capitolo precedente, seppur rientrando in queste categorie non mi sarei mai aspettata di essere aggiunta perchè, non so credevo che fosse improbabile leggere ilmio nome di EPF tra quelle liste (tra i primi che hai ringraziato tra l'altro), questa volta non so il motivo per cui ho guardato ma di certo è stata una piacevolissima sorpresa. Meno male che mi sono accorta relativamente presto di questa cosa se no sarebbe passato ancora tanto tempo prima che me ne accorgessi e ti ringraziassi di questo!! Scusa ancora la mia mancanza, sono un bel po' sbadata a volte xD Senza dilungarmi troppo vedo alla recensione anche perchè hai ragione ci sono un bel po' di cose da analizzare in questo capitolo!!
[Svelta come un gatto, afferrò il suo arco e cercò d’incoccare la freccia, senza mai allontanarsi da Caspian. Doveva proteggerlo!
Purtroppo, Rabadash fu più svelto e le tolse l’arma di mano colpendola al braccio con cui la reggeva. Susan cercò di recuperarla, ma il principe del Sud l’afferrò e l’allontanò dal lupo, gettandola tra le braccia di due soldati che la tennero stretta e le legarono le mani dietro la schiena, portandole via anche il corno d’avorio.
Rabadash non degnò Caspian di uno sguardo, invece avanzò e posò un piede sopra l’arco di Susan, schiacciando con lo stivale e premendo con forza, spezzandolo.
La Regina Dolce provò come una fitta al cuore, un brivido le attraversò la schiena.
Il suo arco... Il suo fedele compagno di mille avventure e battaglie. Uno dei Doni, il cui potere latente dipendeva dalla fede. La sua fede.
Improvvisamente, udì le parole di Babbo Natale mentre glielo metteva tra le mani: “Fidati di questo arco, e difficilmente fallirà”
Fidati…
Fiducia.
Fede.
Fidati e difficilmente fallirà.
Difficilmente, significava che avrebbe fallito nel momento in cui avesse smesso di credere di potercela fare. I momenti in cui sbagliava mira non sempre avvenivano per sua disattenzione, ma perché dubitava di sé stessa.
Questo era il segreto. Questo era la chiave di tutto. La fede.
Stupida, pensò, disprezzando sé stessa. Sei una stupida all’ennesima potenza Susan Pevensie, e lo sarai sempre.
Capendo il suo sconvolgimento interiore, Rabadash represse un ghigno.
Che gran soddisfazione era per lui vederla così indifesa, così insicura di sé. Peccato non poter assistere anche alle reazioni di Caspian…
Il principe sorpassò il lupo e l’arco, e le si parò davanti.
Susan si ritrovò il volto di lui a un centimetro dal suo. Lui la fissava, quasi che volesse imprigionarla nel suo sguardo cupo, ma gli occhi azzurri della Regina Dolce erano già scattati di nuovo verso il lupo.
Rabadash le afferrò il viso in una mano e le fece voltare di nuovo la testa dalla sua parte.
“Guardami!” ringhiò.
La ragazza avvertì la presa delle guardie farsi più forte e il braccio ferito mandò una fitta acuta.
Rabadash imprecò tra i denti, mostrandoli come un predatore rabbioso per intimidire la preda.
Ma lei non aveva paura. Non di lui.
Rabadash si avvicinava al lupo, la scimitara alzata, la cui lama ricurva brillò sinistramente al riverbero del fuoco. Il muro di fiamme si alzò e i due ne vennero avvolti proprio mentre il principe menava un deciso il fendente verso il lupo.
“NO!!! Caspian!!!” urlò la Regina, tentando con tutte le sue forze di liberarsi e tornare verso il bosco.
Non poteva essere accaduto veramente! Caspian doveva essere riuscito a spostarsi in tempo, o qualcuno era accorso in suo aiuto. Forse entrambe le cose.
Sì, era così. Non doveva e non poteva essere altrimenti.]
Devo dire che questa prima parte, e nel complesso tutto il capitolo è stato un insieme di alti e bassi vertiginosi, lo definirei "Il capitolo dalle Emozioni Forti" in particolare per quanto riguarda Susan e quasi a specchio noi che lo leggiamo, poichè essendoci affezonati alla protagonista negli anni recepiamo molto intensamente le sue emozioni (o almeno a me capita molto spesso quando mi affeziono tanto a un personaggio, vabbe forse sono io un po' pazza xD). Quando Rabadash schiaccia rompendo l'arco di Susan La Dolce Regina del Sole del Sud ho sentito il cuore perdere un battito fermandosi e ripartire a battere all'impazzata, come una discesa alla massima velocità di una corsa sulle montagne russe, dopo che arrivi alla cima della cresta . L'arco di Susan è uno dei tre Doni dati ai Pevensie nella primissima battaglia contro La Stregha Bianca, insieme alle Sette Spade è il simbolo della giustizia, è il simbolo dell'amore di Aslan verso la sua amata Narnia,il simbolo che ogni pensiero del Leone,pur non potendo essere sempre presente, è rivolto a quella terra incantata con tutti i suoi abitanti che dimorano sempre nel suo cuore, al cui bene sono finalizzate le sue azioni e che sono il frutto di tutta la magia che circonda Narnia data dal puro amore che Aslan prova per loro.E' la dimostrazione che i suoi Sovrani contnueranno sempre a difendere la loro Terra e seppur abbiano dovuto lasciarla, il loro cuore avrà sempre e solo casa nella bellissima Cair Paravel,nelle parole di ogni singola creatura narniana, di ogni albero, roccia, filo d'erba che costituisce la Terra creata dall' Imperatore d'Oltremare e da suo Figlio. E' il simbolo della continua sconfitta della perfida Strega Bianca nell' eterna battaglia che contrappone Narnia, i Suoi Sovrani, e Aslan con Jedis, la battaglia eterna tra Il Bene e il Male in cui la purezza d'animo, il coraggio, il sacrficio, la sconfitta del dolore,la consapevolezza delle proprie capacità,l'abbattimento delle inisurezze e l'aquisizione della coscienza di chi si è, L'AMORE e LA FEDE come una freccia scagliata nel petto della sofferenza, della violenza, dell'egoismo, della sete di potere, del voler calpestare tutto, dell'odio nero e puro come l'oblio infinito, trapassa con un raggio di sole l'impenetrabile muro di nebbia e lo dissolve. Quell'arco ha passato 1000 anni e molti più ha accopagnato Susan nelle due sue vite a Narnia (la prima come Regina nell' Età dell' Oro e la seconda come Regina al fianco di Caspian che si spera non finisca mai xD :') ) è la prova che la "fede", appunto, di Susan la porta ad essere una guerriera,ad essere cio che è davvero, a mostrare che nella sua introversa natura giace una persona forte, dolce, combattiva, degna di guidare un esercito nelle battaglie, che ha tutte le qualità che una regante dovrebbe avere,a mostrare che l'amore e la sua dolcezza d'animo la rendono forte e imbattibile, una fortezza dentro e fuori, a darle un posto a cui appartenere davvero, ad essere ciò che è sempre stata destinata ad essere: una Regina che merita l'amore del suo Re e dei suoi futuri eredi al trono e che guiderà la sua Patria ad una grande era. Distruggendo il suo compagno di ogni battaglia (interiore e reale) è stato come disttruggere l'armatura ad un cavaliere, l'ha lasciata esposta, smarrita, l'arco simboleggiava ciò che lei era, una guerriera, una regina, ed il luogo a cui avrebbe sempre appartenuto.
[“Siete sconvolta” osservò Tara. “Mio Dio, Maestà, che cos’avete?”
“Va tutto bene. Andrà tutto bene” mentì sfacciatamente Susan.
Non poté agire diversamente. Non avrebbe mai ammesso la sconfitta. Mai. Così come non l’avrebbe mai fatto Caspian.
Lui è vivo. E’ vivo e sta bene. E io non devo più deluderlo. Non posso assolutamente deluderlo! Avrà bisogno di me quando ci ritroveremo e io dovrò essere forte. Alza la testa Susan Pevensie: sei una Regina di Narnia!
La voce di Aslan risuonò nella sua mente: “Quando si è Re o Regina di Narnia, si è sempre Re o Regina”
Aslan…
Perdonami.]
(allora come credo avrai potuto notare ho un po' cambiato il modo di recensire, questa volta ho voluto sottolineare le frasi da cui si andrà a svolgere il discorso riguardo a quello specifico spezzone) Susan, devo dire con grande sorpresa e una punta di orgoglio da parte mia xD, raccoglie tutto il suo contegno che comunque una regina deve dare e dimostrando di essere una grande donna, ricorda a se stessa che Aslan più di mille anni fa l'ha incoronata Regina di Narnia per tutte le sue qualità e capacità, e che lo sarà per sempre e non può lasciarsi andare in questo modo. L' ultima volta in cui lo ha fatto ha persono il suo arco ed e stata trappata via dall'unico amore della sua vita perchè si era lasciata abbatttere al dolore e non puo deludere dinuvo ne Caspian ne Aslan e ora per il bene dei suoi preziosi figli, della sua unica fonte di vita che è Caspian, della sua amata Narnia, per non perdere quello per cui ha lottato più arduamente nella sua vita e per non perdere cio a cui ha aspirato tutta la vita: un luogo, una persona a cui appartenere, che potesse chiamare Casa.
[“Abituatevi a quest’idea: vostro marito e i vostri figli sono morti, la foresta è bruciata con dentro i vostri amici. Non avete più nessuno. Vi rimango soltanto io”
Susan vacillò di fronte a quelle parole. Iniziò a respirare più forte, il cuore batteva impazzato gridando il suo silenzioso dolore. Immagini di lei e Caspian le attraversarono la mente come lampi impazziti: il loro incontro nella foresta, i loro primi istanti alla Casa di Aslan, i gesti impacciati, il suo timido corteggiamento, il primo litigio, il primo bacio, la loro prima volta, lui che le posava il fiore blu tra i capelli; e l’addio e il ricongiungimento, le numerose battaglie nel viaggio verso la Fine del Mondo, i litigi e le promesse, il matrimonio sull’Isola delle Rose, il momento di gioia nel sapere che aspettavano un figlio; e ancora, i giorni spensierati durante il viaggio di ritorno sul Veliero dell’Alba, la loro prima notte a Narnia, la nascita di Rilian e Myra; lei e Caspian che tenevano le loro manine mentre tentavano di farli camminare, i primi passi dei bambini, le prime parole, le loro vocette stentate e poi più sicure che chiamavano mamma e papà; crescerli insieme a lui, insegnar loro a leggere e scrivere, a star dritti in sella al primo pony; e i giochi, le corse, i castelli di sabbia, i bagni estivi nell’Oceano, le giornate piene di serenità, interi pomeriggi a chiacchierare seduti all’ombra dei grandi alberi del giardino, dove lei e Myra s’intrecciavano i capelli a vicenda, e Caspian e Rilian facevano la lotta sul prato.
“La maledizione presto colpirà anche voi. Sì, la stessa maledizione che ha colpito il vostro Caspian!”
“E mi ucciderete dopo? Come avete fatto con lui?” chiese lei, quasi con speranza. “Perché se sarà così, se poi lo raggiungerò, allora potrete farmi tutto quello che vorrete”
Lui l’afferrò per le spalle, scuotendola con forza. “No, voi non morirete! Voi siete mia, mia!”
“Lasciatemi! Lasciatemi in pace!”
“Quando vi avrò avuta: solo allora vi lascerò in pace”
Susan fece un salto all’indietro, andando a sbattere contro il tavolino, sgomenta. Rabadash la raggiunse in pochi secondi. La ragazza scaraventò a terra le sedie e il tavolino assieme a ciò che vi poggiava sopra, per bloccargli la strada, per non farlo avvicinare. Lui rise. Lei gridò di furia e spavento. Infine, la Regina si ritrovò a terra sul tappeto con il peso dell’uomo che la schiacciava.
Provò un moto di disgusto incontenibile, si sentiva male.
“Susan, amore mio, non fate così”
Quale abisso c’era nel modo in cui quelle due parole venivano pronunciate dalla calda e tranquilla voce di Caspian, e dalla gelida e aspra voce di Rabadash.
Egli le afferrò i polsi. “Avrei voluto comportarmi da gentiluomo, e invece voi mi costringete a comportarmi come un mascalzone”
Lei si dimenò e lui rise ancora più forte.
“Non facevate la preziosa con lui, vero?” insinuò Rabadash con un tono assolutamente indecente.
Per tutta risposta, lei gli sputò in faccia. E l’uomo la colpì.
“Non vale la pena di trattarvi come una signora, perché non lo siete!”
Susan si ritrovò con gli abiti strappati prima che potesse rendersene conto. Gridò ancora e lui le posò una mano sulla bocca per zittirla. Le sentì il suo odore e le lacrime inondarono i suoi occhi celesti, spalancati dal terrore.
Rabadash si chinò su di lei, cercando di levarle la sottoveste, premendo il proprio corpo contro quello della Regina.
In quel mentre, il viso di Caspian apparve nella mente di Susan. Lui, che l’aveva sempre amata così teneramente, con ardore, rispetto, passione, gentilezza e devozione in eguale misura. Caspian, che le dava un bacio dolcissimo e le faceva un sorriso e una carezza ancor più dolce prima di farla sua ogni volta.
Ed ora sentiva quelle mani rudi toccarla ovunque, quel respiro lussurioso che le dava il voltastomaco, quella bocca sconosciuta che si posava dove solo Caspian poteva.
Perché solo a lui si era concessa.
Perché lei era sua.
“Oh, mio Dio, aiutami! Aslan!”
Si ritrovò a gridare quel nome nella mente, disperata come mai in tutta la vita.
Poteva scoraggiarsi mille e mille volte, ma alla fine avrebbe trovato il modo di risollevarsi e correggere i propri errori; per quante cose potessero succederle e le fossero successe, avrebbe trovato la maniera di superarle.
Ma non questo.
Se davvero le fosse successo quel che temeva sarebbe accaduto di lì a pochi attimi, allora sarebbe stato preferibile la morte. Non avrebbe mai più potuto guardare Caspian negli occhi – se mai avesse potuto farlo. Già non si sentiva più degna di lui solo per il fatto di essere stata toccata in quel modo da un uomo che non era suo marito.
“Caspian…Aslan!”
In quel preciso istante, la finestra del balcone si spalancò e un vento impetuoso invase la stanza, facendo danzare le lunghe tende bianche come fantasmi nella notte.
Susan, ormai pronta al peggio, quando udì l’urlo rabbioso di Rabadash aprì gli occhi che aveva serrato per non vedere. Il principe del Sud sembrava sentirsi improvvisamente male: inginocchiato a terra, per metà ancora sopra di lei, si teneva la testa tra le mani.
Che cosa era successo?, si chiese la ragazza. Perché si era fermato? Il vento…Il vento era un segno che Aslan avesse realmente risposto alla sua richiesta di aiuto? Aveva impedito a Rabadash di violarla?
“Maledetto…Leone” lo udì imprecare.]
Wow, questa parte è stata davvero forte (vabbe si l'ho detto anche per il pezzo precendente, ma tutto questto capitolo è FORTE nel vero senso della parola sul piano emotivo xD ), credo che a qualsiasi donna darebbe un impatto notevole emotivamente e si sentirebbe vicina a Susan in una situazione del genere. Rabadash è stato oltre modo crudele sta volta, crudele come lo è stato in Queen quando voleva uccidere sotto lo sguardo di Susan, Caspian giustiziandolo sul ponte della nave. Susan credo si sia sentita le gambe tremare e mancare il respiro, come alcune voltehe si ha un forte trauma emotivo (a volte, ho letto, soprattutto quando si perde una persona particolarmente cara come un famigliare molto stretto,o un marito)si tende a negare l'accaduto per ingannare la propria ragione e i propri sentimenti, mentendo a se stessi che un dato evento non sia accaduto. Queto e ciò che (fortunatamente direi :') ) fa Susan, perchè dopo tutte le battaglie, tutte le sofferenze non può credere che la storia debba davvero finire così, sa che se davvero così fosse niente ruscirebbe a farla riempire di vita ancora. A rendere la situazione emotiva della Dolce ancora più drammatica è anche l'abuso di Rabadash a Susan. Lei, gia dopo la saputa della morte di Caspian preferirebbe morire (<<chiese lei, quasi con speranza.>>), ma il principe del Sud le tronca subito la speranza prendendola con violenza e facendole subire un vero e proprio stupro. Pochi minuti dopo la saputa della morte di suo marito viene toccata con crudeltà e violenza dall'assissino della persona che rappresentava il suo ossigeno, lei si sente violata ovviamente, e sente in ogni tocco violento e senza tatto di Rabadash la nostalgia del tocco dolce, cadido, pieno di amore e di rispetto di Caspian (<<In quel mentre, il viso di Caspian apparve nella mente di Susan. Lui, che l’aveva sempre amata così teneramente, con ardore, rispetto, passione, gentilezza e devozione in eguale misura. Caspian, che le dava un bacio dolcissimo e le faceva un sorriso e una carezza ancor più dolce prima di farla sua ogni volta.>> <<quella bocca sconosciuta che si posava dove solo Caspian poteva.>>). Le viene strappata la dignità di moglie, di regina e soprattutto di donna; con il gesto di Rabadash di strapparle il vestito le strappa anche tutto cio che lei è lasciandola spoglia senza difese, senza amore, senza neanche un sentimento positivo ma solo con un grande dolore che si propaga ad ogni tocco di lui. Lei, come donna, vorrebbe morire e sarebbe disposta a farlo se davvero Rabadash le avesse strappato anche l'ultima cosa che le era rimasta di suo marito (<<Se davvero le fosse successo quel che temeva sarebbe accaduto di lì a pochi attimi, allora sarebbe stato preferibile la morte. Non avrebbe mai più potuto guardare Caspian negli occhi – se mai avesse potuto farlo. Già non si sentiva più degna di lui solo per il fatto di essere stata toccata in quel modo da un uomo che non era suo marito. >>), fortunatamente Aslan, ancora una volta le dimostra che la ama incondizionatamente e la salva da quella fine.
[E quando lui la lasciò andare, il fiore blu cadde dalla sua chioma bruna finendo a terra, appena al di fuori della gabbia.
Entrambi lo fissarono per un istante, il principe con sguardo cupo.
Rabadash non sapeva cosa significava per lei, ma dicerto doveva essere molto importante. La Dolce lo aveva sempre portato da che ricordava.
La Regina si chinò svelta e allungò una mano per prenderlo, ma Rabadash lo afferrò per primo.
“Oh, no, per favore!” implorò lei, stendendo il braccio tra le sbarre. “No! No!” gridò accora, quando il principe serrò il pungo e poi gettò il fiore spezzato all’interno della gabba.
Susan rimase immobile per qualche secondo, sconvolta. Si abbassò di nuovo, lentamente, prendendo con delicatezza tra le mani tremanti il gambo piegato, i petali spezzati.
Il simbolo del suo amore distrutto. Il suo amore se n’era andato.
“Il vostro Leone non m’impedirà di avervi! Non ci riuscirà!” gridò infine Rabadash, gli occhi iniettati di sangue, e poi la lasciò sola.
“Vi odio! Vi odio! Siete un maledetto schifoso!” gridò ancora Susan, ma lui si era ormai richiuso la porta della torre alle spalle.
Il vento che soffiava sulla Grande Torre portava con sé raffiche gelide e grosse gocce di pioggia che si infransero sul viso della giovane donna. Ella strinse il fiore al petto, mentre sedeva pesantemente a terra. I nervi le cedettero.
Avrebbe voluto che Caspian potesse essere lì a proteggerla dal freddo con le sue calde e forti braccia, e il suo amore.
Ma lui non c’era.
Lui era…
Scosse la testa, presa dal panico, portandosi le mani ai lati di essa e serrando gli occhi, prendendosi i capelli tra le dita e iniziando a singhiozzare irrefrenabilmente.
“No…” mormorò, “No. No. NO!” gridò di nuovo, affondando il volto tra le braccia.
Si sentiva distrutta. Avrebbe voluto strapparsi il cuore e non provare più alcun sentimento.
Poco prima aveva invocato il nome di Aslan e sembrava davvero che Egli fosse accorso in suo aiuto. Un barlume di speranza, poi di nuovo l’abisso.
Perché? Aslan, ti prego, dimmi perché?!
“Maestà! Mia Regina!”
Una voce amica.
Susan alzò la testa e scrutò tra le ombre della notte, fattesi più cupe per via del nuovo temporale estivo in arrivo.
“Shira!” esclamò la ragazza, mentre il falchetto s’insinuava con fatica tra le sbarre.
Quando si posò a terra, Susan s’inginocchio e la prese tra le braccia. Sentiva che doveva aggrapparsi a qualcosa, anche a un animaletto tanto piccolo, il cui calore le ridiede il contatto con la realtà.
Si sentiva frastornata, come se si trovasse da qualche parte e stesse solo facendo da spettatrice.
Quella non era più la sua vita.]
Dato che i sentimenti di Susan credo di averli ampiamente (fino alla noia analizzati xD anche se spero che proprio alla noia di no :/ ^ ^), vorrei solo dire che la distruione del fiore blu ha segnato la fine dei momenti dolorosi e strazianti di Susan per questo capitolo. Il simbolo della loro prima notte d'amore, il simbolo della loro congiunzione in matrimonio e della generazione dei loro figli (anche oerchè credo che i due piccoli principini siano stati concepiti la notte di nozze)come raggiungimento della vittoria del loro idilliaco amore contro tutto, forse il simbolo più intimo del loro amore, distrutto inevitabilmente. Credo che Susan mentre Rabadash distruggeva il suo fiore abbia sentito l'ultimo pezzo del suo cuore spezzarsi, l'ultima speranza distrutta e proprio nel momento in cui aveva bisogno maggiormente del suo amore, di Caspian è la mancanza di questo a distruggerla sia internamente sia esternamente. Ti prego dimmi che alla fine Aslan restituirà a lei sia il suo arco intatto sia il fiore come ha restituito a Ripicip la sua coda! :'(
[Un nitrito e un rumore di zoccoli interruppe l'alterco, attirando la loro attenzione.
Caspian e Briscola si volsero e videro Destriero risalire il sentiero. Il cavallo trottava verso il suo padrone in un incedere elegante e soddisfatto, come volesse mostrare con orgoglio la sua completa guarigione e la sua di nuovo totale disponibilità al Re.
Caspian liberò un sorriso, reperimento la rabbia e la frustrazione per lasciare spazio alla gioia di rivedere il suo fedele amico in piena salute, pronto ad aiutarlo. Tutti sembravano volergli impedire di salvare la sua famiglia, ma Destriero sarebbe stato con lui.
Non appena fu vicino al ragazzo, il cavallo lo colpì amichevolmente con il muso. “Siamo come sempre noi due, vero?” mormorò il Re, la fronte posata cntro quella di Destriero, occhi negli occhi.
Lo stallone rispose con un basso nitrito d’assenso e uno scalpitare di zoccoli.
Senza indugio, ignorando altre proteste da parte di Briscola, Caspian mise il piede nella staffa e si issò sulla sella con un agile movimento. Calciò con decisione sul fianco del cavallo e lo sollecitò a partire a galoppo.
“Maestà, aspettate!” gridò Briscola, in un ultimo e quasi disperato tentativo di non fargli commettere una sciocchezza. “Anche se tornerete di nuovo al castello, non vi troverete la Regina! Non la riconoscerete! Non è se stessa in questo momento!”
Che l’avesse udito o no, non ci fu nulla da fare. Il Re era già lontano.]
[Un nitrito e un rumore di zoccoli interruppe l'alterco, attirando la loro attenzione.
Caspian e Briscola si volsero e videro Destriero risalire il sentiero. Il cavallo trottava verso il suo padrone in un incedere elegante e soddisfatto, come volesse mostrare con orgoglio la sua completa guarigione e la sua di nuovo totale disponibilità al Re.
Caspian liberò un sorriso, reperimento la rabbia e la frustrazione per lasciare spazio alla gioia di rivedere il suo fedele amico in piena salute, pronto ad aiutarlo. Tutti sembravano volergli impedire di salvare la sua famiglia, ma Destriero sarebbe stato con lui.
Non appena fu vicino al ragazzo, il cavallo lo colpì amichevolmente con il muso. “Siamo come sempre noi due, vero?” mormorò il Re, la fronte posata cntro quella di Destriero, occhi negli occhi.
Lo stallone rispose con un basso nitrito d’assenso e uno scalpitare di zoccoli.
Senza indugio, ignorando altre proteste da parte di Briscola, Caspian mise il piede nella staffa e si issò sulla sella con un agile movimento. Calciò con decisione sul fianco del cavallo e lo sollecitò a partire a galoppo.
“Maestà, aspettate!” gridò Briscola, in un ultimo e quasi disperato tentativo di non fargli commettere una sciocchezza. “Anche se tornerete di nuovo al castello, non vi troverete la Regina! Non la riconoscerete! Non è se stessa in questo momento!”
Che l’avesse udito o no, non ci fu nulla da fare. Il Re era già lontano.]
[Un nitrito e un rumore di zoccoli interruppe l'alterco, attirando la loro attenzione.
Caspian e Briscola si volsero e videro Destriero risalire il sentiero. Il cavallo trottava verso il suo padrone in un incedere elegante e soddisfatto, come volesse mostrare con orgoglio la sua completa guarigione e la sua di nuovo totale disponibilità al Re.
Caspian liberò un sorriso, reperimento la rabbia e la frustrazione per lasciare spazio alla gioia di rivedere il suo fedele amico in piena salute, pronto ad aiutarlo. Tutti sembravano volergli impedire di salvare la sua famiglia, ma Destriero sarebbe stato con lui.
Non appena fu vicino al ragazzo, il cavallo lo colpì amichevolmente con il muso. “Siamo come sempre noi due, vero?” mormorò il Re, la fronte posata cntro quella di Destriero, occhi negli occhi.
Lo stallone rispose con un basso nitrito d’assenso e uno scalpitare di zoccoli.
Senza indugio, ignorando altre proteste da parte di Briscola, Caspian mise il piede nella staffa e si issò sulla sella con un agile movimento. Calciò con decisione sul fianco del cavallo e lo sollecitò a partire a galoppo.
“Maestà, aspettate!” gridò Briscola, in un ultimo e quasi disperato tentativo di non fargli commettere una sciocchezza. “Anche se tornerete di nuovo al castello, non vi troverete la Regina! Non la riconoscerete! Non è se stessa in questo momento!”
Che l’avesse udito o no, non ci fu nulla da fare. Il Re era già lontano.]
[Un nitrito e un rumore di zoccoli interruppe l'alterco, attirando la loro attenzione.
Caspian e Briscola si volsero e videro Destriero risalire il sentiero. Il cavallo trottava verso il suo padrone in un incedere elegante e soddisfatto, come volesse mostrare con orgoglio la sua completa guarigione e la sua di nuovo totale disponibilità al Re.
Caspian liberò un sorriso, reperimento la rabbia e la frustrazione per lasciare spazio alla gioia di rivedere il suo fedele amico in piena salute, pronto ad aiutarlo. Tutti sembravano volergli impedire di salvare la sua famiglia, ma Destriero sarebbe stato con lui.
Non appena fu vicino al ragazzo, il cavallo lo colpì amichevolmente con il muso. “Siamo come sempre noi due, vero?” mormorò il Re, la fronte posata cntro quella di Destriero, occhi negli occhi.
Lo stallone rispose con un basso nitrito d’assenso e uno scalpitare di zoccoli.
Senza indugio, ignorando altre proteste da parte di Briscola, Caspian mise il piede nella staffa e si issò sulla sella con un agile movimento. Calciò con decisione sul fianco del cavallo e lo sollecitò a partire a galoppo.
“Maestà, aspettate!” gridò Briscola, in un ultimo e quasi disperato tentativo di non fargli commettere una sciocchezza. “Anche se tornerete di nuovo al castello, non vi troverete la Regina! Non la riconoscerete! Non è se stessa in questo momento!”
Che l’avesse udito o no, non ci fu nulla da fare. Il Re era già lontano.]
Caspian "beatemente" ignaro di tutto quello che stava succedendo a Susan parte al galoppo con Destriero a salvare il suo prezioso raggio di luce, il suo amato pesciolino :'), (non vorrei essere nei panni di Rabadash quando Caspian scoprirà ciò che ha fatto al fiore e a Susan xD xD). Destiero ancora una volta si rivela l'unico che accopagna fedelmente Caspian e lo capisce maggiormente, accompagnandolo in tutte le sue avventure. E' proprio vero a volte gli animali ti capiscono meglio di qualisiasi essere umano e come disse Madame de Steal "Più conosco gli uomini più amo gli animali", credo che ci siano cose in cui l'uomo ha limite e che solo un anima pura da qualsiasi cosa (più unica che rara da trovare in un essere umano), come quella di un animale può arrivare, e davvero a volte solo lo sguardo così puro di uno di questi può toccarti il cuore. A volte quando ero piccola immaginavo che il mio cavallo potesse parlarmi con il primo cavallo di Edmund e ancora adesso credo che meglio di lei nessuno possa capirmi davvero (per rispondere alla domanda che mi pare mi facesti una recensioni fa, il mio cavallo è una giumenta Olandese dal manto grigio (bianco in realtà ma si dice così xD), una peperina che si chiama Charlotte che mi fa impazzire a volte xD ma che amo con tutto il cuore perchè la mia migliore amica).
[Ma era qualche tempo che la sua concentrazione veniva disturbata da un pensiero costante derivante da un sogno, lo stesso da tante notti.
Ogni volta che lo faceva, passava la nottata praticamente insonne, continuando a rigirarsi nel letto in uno stato di dormiveglia continuo.
Talvolta, nemmeno lui capiva con esattezza se stesse dormendo o no, tanto era reale quello che vedeva: Narnia avvolta nelle fiamme, il sole coperto da un’ombra di sventura, un esercito in marcia verso Cair Paravel.
L’ordine di questi eventi cambiava di volta in volta, e Peter non era in grado di capire quale fosse avvenuto prima e quale dopo.
In passato, Lucy e Susan avevano fatto sogni che poi si erano avverati, e allora perché non anche lui? Dopotutto, era il Re Supremo e gli era stata affidata un’importantissima missione, la quale credeva di aver ormai portato a termine: aveva trovato la settima Amica di Narnia, e l’aveva trovata nella persona di Jill Pole.
Ormai non c’erano dubbi.
Dopo il giorno di Natale non l’avevano più incontrata, ma la ragazza e Lucy avevano mantenuto la promessa di scriversi, e lo facevano anche piuttosto spesso.
A ben vedere, quei sogni riguardanti Narnia erano cominciati proprio dopo le vacanze natalizie. Dopo aver conosciuto Jill.
Una coincidenza? Qualcosa gli diceva di no.
Che Aslan li stesse avvertendo di un pericolo imminente?
Non aveva mai incontrato Aslan nei suoi sogni, pensava che quel privilegio fosse concesso a Lucy e a lei soltanto, per il semplice fatto che – checché Lu ne dicesse – lei era la preferita del Grande Leone.
In realtà, Peter non era l’unico ad aver sognato Narnia. Anche a Edmund e Lucy era successo spesso; magari anche a Eustace, chissà.
Era più che normale: tutti volevano tornarci, perché a tutti mancava casa propria, anche Helen e Robert ne avevano nostalgia.
Era passato tanto di quel tempo…
Durante il sogno, la preoccupazione e i pensieri di Peter erano ovviamente rivolti a Susan, Caspian, i suoi nipoti, gli amici più cari... e a Miriel, il suo bellissimo fiore.
Le aveva promesso di sposarla presto, ma non si vedevano da…quanto tempo era trascorso a Narnia?
Se laggiù stava accadendo qualcosa e Miriel e gli altri fossero stati in pericolo, lui doveva esserci, per starle vicino e proteggerla, per aiutarli tutti.
C’era una sola cosa che riusciva a calmarlo: una specie di litania che gli aveva insegnato il professor Kirke.
“Narnia, Narnia, Narnia. Ama. Pensa. Parla”
Peter si ripeteva spesso quelle parole, ad alta voce o nella mente. Era il comando che Alan aveva dato alla terra prima di crearla. E la terra aveva obbedito. Glielo aveva raccontato il professore: lui aveva assistito alla nascita di Narnia.
Poi, una sera, il sogno cambiò.
Di solito, Peter si trovava a fare da spettatore. Quella volta, invece, lo visse in prima persona.
C’erano sempre le fiamme, il sole nero e il suono degli stivali dei soldati che marciavano, ma queste immagini e questi rumori svanirono presto, cedendo il posto alla tranquillità di un prato immerso nell’oscurità. La luce della luna piena bagnava le acque di un piccolo laghetto. Ogni tanto, una nuvola passeggera copriva il satellite facendo piombare il paesaggio nell’oscurità.
Poteva essere Prato Ballerino. Riconosceva la caratteristica delle foglie degli alberi- e di giorno anche dei fiori- che parevano davvero ballare al più leggero alito di vento.
Peter avanzò ancora nella piccola radura e d’un tratto si bloccò. Al di là del laghetto, un’ombra usciva dagli alberi.
“Chi è là?” chiese il Re Supremo, non riuscendo a scorgere il nuovo ospite (o l’ospite era lui?).
Poi, la nuvola si scansò dalla luna e l’ombra prese colore e forma. Guardò Peter con un sorriso, per nulla stupito di vederlo e aspettando che lo riconoscesse.
Il ragazzo invece era a dir poco sbalordito.
“Aslan!”
Erano uno di fronte all’altro adesso, potevano raggiungersi facendo solo pochi semplici passi, e invece rimasero fermi dove si trovavano.
“Ben trovato, figlio mio”
Peter e il Leone si sorrisero e infine si decisero ad avvicinarsi l’uno all’altro.
Quando si fermò davanti a Felino, il giovane corrugò la fronte. “Sono a Narnia?”
“Sì e no” rispose Aslan, ripiegando le zampe posteriori per sedersi sull’erba. Anche così era più alto di Peter.
“Sto sognando, vero?”
Gli occhi azzurri dell’umano si immersero in quelli dorati della creatura.
“C’è un sottile confine tra sogni e realtà, Figlio di Adamo, un limite che alcuni percepiscono e superano, altri no”
Come sempre, Aslan parlava per enigmi, ma Peter in qualche modo capì cosa cercava di dirgli. Lo intese nel momento in cui si rese conto che attorno a loro non v’erano traccia dei tipici suoni del bosco. Niente insetti, uccelli o animali, solo il lievissimo scrosciare del laghetto e il respiro di Aslan. Quel luogo non era Prato Ballerino, lo sembrava soltanto.
“Vieni, Peter, devo mostrarti una cosa” disse poi Aslan, alzandosi di nuovo e invitandolo a seguirlo lungo il sentiero tra gli alberi.
Benché il ragazzo avesse fretta di scoprire cosa succedeva e perché era lì, comprese non c’era nessuna urgenza. Molto probabilmente il tempo non scorreva laggiù dove si trovava. Lo capì quando uscirono da Prato Ballerino, dove il resto del bosco veniva attraversato da una strada lastricata di piastrelle colorate che saliva verso un montagnola la cui cima era coperta dalle nuvole.
Peter lo riconobbe subito: era il monte sacro del Grande Leone, dove si trovava la Tavola di Aslan.
“Saliamo” disse quest’ultimo, camminando fianco a fianco con il Re Supremo.
“Allora è vero?” disse Peter. “Sta accadendo davvero quello che ho visto nel mio songo, è così? Per questo sei venuto da me”
“E’ già accaduto” rispose il Leone con voce grave.
“Già accaduto?” fece il ragazzo, nella sua voce una preoccupazione immensa. “Aslan, ti prego, parla!”
Aslan tirò un lungo sospiro che sfociò in un brontolio. “Le immagini parleranno da sole”
Quando furono sulla cima del monte, Peter credette di venire condotto alla Tavola, ma non fu così. Il Leone lo portò sulla vetta più estrema e insieme volsero lo sguardo verso il basso.
Un sogno? No, quello era un incubo!
“Era vero” mormorò il Re Supremo, osservando sgomento il paesaggio sotto di sé.
Non si chiese perché vedesse Cair Paravel mentre si trovava sul monte di un isola dall’altra parte di Narnia, tutto quello che voleva sapere era perché soldati in divise bianche e rosse gremivano la reggia di Narnia, il ponte distrutto, la città era sotto assedio, la bandiera di Calormen sulla torre più alta.
Cercò l’incendio, ma ricordò che quel che aveva visto era già accaduto, come aveva detto Aslan.
Ma allora…
“Da quanto Calormen è a Narnia?” chiese Peter, voltandosi verso il Leone.
Egli guardava il ragazzo con aria molto seria. “Da un po’, caro figlio. Da un po’. Per questo dovete partire subito: il Re e la Regina di Narnia hanno bisogno del vostro immediato aiuto. Non c’è tempo da perdere, e tu sai come funziona il tempo a Narnia”
“Scorre veloce” rispose prontamente il giovane.
Aslan annuì.
“Cosa devo fare?”
“Avverti immediatamente Edmund e Lucy. Prendete Eustace con voi e la sua amica Jill Pole”. Aslan alzò una zampa e la posò sulla spalla destra di Peter. “Sono molto fiero di te. Hai portato a termine la tua missione, Peter il Magnifico, Flagello dei lupi, Re Supremo di Narnia. Grazie a te, abbiamo una speranza in più”
Fu come se qualcosa di caldo gli scendesse nella gola, liberando il nodo che l'aveva costretta per tanto tempo senza che se ne rendesse conto. Un benessere che si proagò per tutto il copro, inondando i polmoni e aiutandoli a immagazzinare più aria, riempiendo il cuore.
Peter provò una commozione improvvisa e sentì che il peso di quella responsabilità scivolare via, lontano. L’aveva accettata senza lamentarsi in alcun modo ma, in fondo in fondo, non aspettava altro che svincolarvisi. Per poter tornare a Narnia, da Susan, da Miriel.
“Ben fatto, Peter” concluse Aslan.
Quindi, il vento si alzò. Non piano piano, ma all’improvviso. Da quasi immobile, l’aria si scatenò in tutta la sua potenza e la voce di Aslan risuonò più forte nella notte.
“Ora và, è tempo di partire”
“Come arriveremo a Narnia, questa volta?”
“Tu e i tuoi fratelli vi dovrete incontrare con Eustace e Jill, solo allora il portale si aprirà”
Peter annuì, la bionda frangia scomposta dalle raffiche di vento. Voltò le spalle ad Aslan e corse indietro verso Prato Ballerino
E mentre correva si svegliò.]
In questa parte vorrei sottolineare solo il fatto che credo che per la prima volta, dalla prima volta in cui Peter incontrò Alsan, Peter si senta davvero speciale per Aslan. Come tutti gli altri Sovrani affermano anche Peter crede che sia Lucy la preferita del Leone (<<Non aveva mai incontrato Aslan nei suoi sogni, pensava che quel privilegio fosse concesso a Lucy e a lei soltanto, per il semplice fatto che – checché Lu ne dicesse – lei era la preferita del Grande Leone.>>) ma man mano Alsan dimostra che il suo amore è proprio come quello di un genitore verso i propri figli: non può amare tutti nello stesso modo, li ama in modo diverso ma tutti allo stesso modo. Peter ha avuto la dimostrazione che Aslan è fiero di lui ed è questo quello a cui tutti i 5
Sovrani aspirano, successivamente col tempo si renderanno conto che l'amore di Aslan è indissolubile e incondizionato. Questo <<Peter il Magnifico, Flagello dei lupi, Re Supremo di Narnia>> è stata un affermazione davvero commovente soprattutto quando lo chiama "Falggello dei lupi" credo tu abbia capito perchè mi ha toccato ;)
[“Non penso sia una buona idea” disse Peter. “Papà di sicuro insisterà per venire, senza contare l’angoscia in cui faremmo piombare mamma quando saprà che Susan è in pericolo”
Lucy si portò le mani alla bocca pensando a Susan, Caspian, Rilian, Myra, Miriel…Emeth.]
Emeth, mi manca tantissimo, e anche le altre coppie mi mancano da morire!
[Cosa avrebbe pagato, Rilian, per essere coraggioso e abile nel combattimento come lo era stato suo padre poco prima, accorrendo a salvarli senza nemmeno una spada. Se fosse stato più grande solo di un paio d’anni, avrebbe smesso subito di piangere e avrebbe protetto sua sorella combattendo contro il serpente.
Ci fu un bagliore verde e la caverna (o in qualsiasi luogo si trovassero) s’illuminò. Una lunga asta appuntita di colore oro trapassava il muso della bestia dall’alto verso il basso. Il serpente dimenava a più non posso la grande testa piatta, cercando di levarsela.
Entrò nel loro campo visivo una nuova figura: una persona (non seppero subito dire se uomo o donna), che estrasse una lunga spada e si mise a combattere contro di lui. In pochi minuti l’aveva annientato.
Una volta che il mostro si fu accasciato a terra e dopo essersi assicurato che non si muovesse più, il nuovo venuto recuperò l’asta dorata dal suo muso.
Il serpente ebbe un ultimo spasimo e il principe e la principessa strillarono ancora.
Fu allora che lo sconosciuto si voltò. Era una donna, avvolta in un elegante mantello verde scuro, l’ampio cappuccio alzato e due guati di velluto nero ornati da gemme preziose sui polsi. I suoi occhi azzurro ghiaccio osservarono con curiosità i due bambini.
“Che ci fanno due scriccioli come voi in un posto come questo?” chiese con voce soave.
Immediatamente, Rilian e Myra provarono un brivido, subito dopo sostituito da un senso di sollievo. La voce della donna aveva un tono pungente, ma sembrava gentile.
Fratello e sorella non si mossero, rimanendo là a fissarla sbalorditi. Non tanto perché si stavano chiedendo che ci facesse una donna così ben vestita chilometri e chilometri sottoterra, ma soprattutto come avesse fatto a sconfiggere quel serpente enorme in così poco tempo e con tanta facilità.
“Piccina, non piangere” disse la donna rivolta a Myra, chinandosi accanto ai bambini, posando da parte l’asta d’oro e la spada.
“Voglio mamma. E papà” singhiozzò la principessa. “Voglio andare a casa!”
“Oh, poveri cari”
La donna abbassò il cappuccio, sorridendo, liberando una cacata di capelli biondi che le scendevano sulle spalle e sulla schiena, toccando quasi terra. Rilian rimase a fissarla a bocca aperta. Donna più bella (eccetto sua madre, ovviamente) non aveva mai veduto.
“Chi sei?” non poté fare a meno di chiedere.
Rilian e Myra la guardarono fisso negli occhi e così fece lei.
“Il vostro papà e la vostra mamma non ci sono più. Il serpente li ha uccisi”]
Rilian somiglia secondo me per certi versi un po' ad un piccolo Edmund che cerca di eguagliare Peter, adesso Rilian affascinato dal valoroso padre (e chi non lo sarebbe?!?!?!??! xD) vorrebbe eguagliarlo ovviamente ma sono sicura che col tempo diventerà un bravissimo guerriero come lo sono i suoi genitori e i suoi zii. Sicuramente una cosa non si può dire di Jedis, ed è che sia una stupida. E' molto calcolatrice ed ha un intelligenza malvagia ma sempre di intelligenza si parla, davvero notevole. E' stato un colpo di genio acquistarsi la fiducia dei bambini uccidendo il mostro. Di certo deve aver cambiato sembianze perchè allo stato naturale brutta come è nessuno si sarebbe desso affascinato in positivo a quella donna (vabbe poi donna è forse troppoxD). Rilian vedi di mettere la testa apposto che non è chi credi che sia!!
Dopo questo capitolo direi che ho sbagliato completamente a giudicare Rabadash! Dopo quello che ha fatto alla nostra Susan (o che stava per fare,per fortuna) si merita di essere sposato con Jadis v.v Devo dire di essere contenta di averlo giudicato male così non devo provare pena per lui e posso condannarlo alla più infelice delle vite! Dopo quello che sta facendo e che continuerà a fare ai nostri Supian è il minimo. Sono troppo cattiva?!?! xD
Fai bene ad introdurre tratti di vite passate dei personaggi, rendi bene il racconto e risulta tutto più coinvolgente
Non preoccuparti, la tua Susan è tutt'altro che una lagna!!!! E' semplicemente un essere umano, è un eroina che per vincere le sue battaglie quotidiane deve vincere contro le sue debolezze, i suoi punti deboli ogni giorno, è un personaggio con una grande forza perchè nonostante tutto effettivamente nessuno mai l'ha tenuta per le braccia reggendola in piedi ogni giorno, anzi lei si è alzata da sola combattendo contro i suoi demoni interiori e per quando l'amore per Caspian, per Aslan, Per Narnia l'abbiano aiutata molto quando Caspian le ha mentito sulla storia del matrimonio con la figlia di Ramandu, quando era convinta che non avrebbe più rivisto Narnia, lei si è ricordata chi è e di cio che è in grado di fare ed ha camminato da sola con vacillamenti certo ma è ancora più valorosoa e degna di merito per questo! Ci stanno certo momenti non ti preoccupare, Susan non è affatto un lagna! Tu sei stata bravissima a inquadrarla, a fare un ritratto psicologico, introspettivo, davvero la tua Susan insieme agli altri personaggi siano i tuoi capolavori più riusciti, hai un grandissimo talento! Telo dico tutte le volte perchè è vero! Non ci sono parole per descrivere come tutti i tuoi personaggi, storie siano così accurate che da ogni parola traspare la tua passione e le tue grandi capacità di scrittrice!
Fai come sempre un bellissimo lavoro tutte le volte e ti ammiro molto per questo! Grazie ancora una volta del tuo impegno e di questa bellissima storia che mi fa emozionare e viaggiare con la fantasia tutte le volte!!
Bacioni <3
Ps. scusami se ti invio la recensione con due giorni di ritardo solo che Epf mel'ha fatta cancellare e l'ho dovuta rifare, spero che non mi sia uscita tanto male la recensione avendola dovuta rifare ^__^, spero che il nuovo metodo di recensione dia modo a te di leggere i miei commenti più facilemente, se devo cambiarlo dinuvo dimmelo :D (Recensione modificata il 21/02/2014 - 04:45 pm) |