Recensioni per
A Night without a Day, a Day without a Night
di SusanTheGentle

Questa storia ha ottenuto 347 recensioni.
Positive : 346
Neutre o critiche: 1 (guarda)


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Recensore Veterano
07/02/14, ore 13:53

Dear Little Friend! Eccomi! Ci sono..
Sono pessima lo so… ti avevo detto che avrei recensito subito, ma non ce l’ho fatta :( Ho avuto una sfortuna pazzesca: dopo la visita dall’oculista con conseguente annebbiamento della vista che non mi ha permesso nemmeno di leggere il capitolo, mi si sono infiammati i muscoli del braccio destro. Non so come, non so perché; so solo che non riuscivo nemmeno a muovere il braccio e dato che scrivo con la destra non sono riuscita a scrivere :(
Ergo, dopo una giornata e una nottata passata a spalmarmi il braccio di voltaren (di notte avvolto nel domo pack -.-), eccomi qui, pseudo sana, a recensire…
Cominciamo :)
Bene bene bene. Quindi la nostra Jill si sente continuamente osservata, e per di più pensa di trovarsi di fronte a un Re. La ragazza è sveglia! Molto sveglia. Del resto, Eustace mi sembra molto intelligente nella scelta delle amicizie ;)
E i Pevensie, dal canto loro, mi sembrano quasi sicuri di aver trovato l’ultima amica di Narnia! Quindi non vedo l’ora che tutti loro possano tornare a Narnia. E Jill in questo modo la vedrà per la prima volta! Oddio non sarà proprio la prima perché se ne è già fatta un’idea grazie alle parole di Eustace, ma presto la vedrà con i suoi occhi e sarà tutta un’altra cosa!
Che mente che deve essere stata quella di C.S. Lewis *_* sono convinta che gli scrittori del passato sono insuperabili!
Il pezzo di cui è protagonista Rabadash mi ha veramente fatto venire la pelle d’oca. Comunque è incedibile quanto il desiderio di vendetta possa spingere e motivare così tanto gli esseri umani. Ad esempio sto leggendo un libro, scritto da un giornalista di nome George Jonas ed intitolato appunto “Vendetta”, che è pazzesco. È uno dei più bei libri che abbia letto (non a caso anche Spielberg lo ha preso come punto di partenza per uno dei suoi splendidi film: “Munich”) e fa riflettere tantissimo.
Torniamo però all’indesiderabile numero 1. Per quanto la strega bianca sia insuperabile in fatto di cattiveria, anche lui è un villain fatto e finito. Pur essendo fortemente manovrato da Jadis c’è in lui una grandissima dose di cattiveria, alimentata dall’odio e dalla vendetta.
La strega e lui insieme mi fanno accapponare la pelle; anzi tutto il pezzo me l’ha fatta accapponare. Resta però il fatto che queste parole sono bellissime:
-“Dove c’è luce ci sono tenebre. Dove ci sono tenebre c’è luce” enunciò la Strega Bianca, guardando il principe del Sud dritto negli occhi. “L’una non esiste senza l’altra. Il giorno non esiste senza la notte, la notte non esiste senza il giorno. Ma è anche vero che luna e sole mai s’incontrano, se non durante un evento piuttosto raro”
Rabadash ascoltava con estrema attenzione.
“Durante il novilunio” riprese la Strega, “i due astri entrano in perfetta congiunzione con la terra. E quando l’ombra della luna copre il sole, ecco che avviene un’eclissi. Un’eclissi totale di sole. Dura solo pochi minuti, a volte secondi, ma in quell’istante la luce scompare e il mondo piomba nelle tenebre”.
Con un gesto elegante, Jadis afferrò la bacchetta e la puntò contro il cielo.
In un istante, le stelle scomparvero e rimase soltanto la luna.
Poi avvenne una cosa stranissima: l’orizzonte si chiarì, come se fosse l’alba…no, era l’alba! Il disco solare apparve a ovest, dietro di loro, e immediatamente la luna sbiadì e scomparve.
La Strega chiuse gli occhi un istante nel quale parve concentrarsi. Quando li riaprì erano divenuti completamente neri, non solo le pupille.
Allora il sole venne completamente oscurato e divenne nero.
Era un’eclissi: Jadis aveva indotto un’eclissi totale di sole.
Rabadash la osservò con un misto di terrore e ammirazione: era veramente una creatura potentissima. Aveva il potere di cambiare il movimento degli astri.-
Proprio bello. L’eclissi. Un fenomeno che avrà un ruolo chiave in tutta la faccenda ;)
Hai chiuso poi il pezzo con una frase perfetta e simbolica; è una frase che mi è piaciuta veramente tanto, forse perché è allo stesso tempo inquietante e bellissima:
-Povera, dolce luna…destinata a non incontrare mai più il suo splendido sole.-
Credo che sia la frase-chiave dell’intera storia.
E poi ci mancava solo l’attacco a Cair Paravel. È proprio vero che i periodi di pace durano sempre troppo poco :(
Lord Erton ha finalmente manifestato il suo tradimento; spero però che i quattro Lord e Drinian, cazzutissimi e coraggiosi come non mai (scusa la parolaccia, ma mi sembra appropriata per descriverli), gli facciano vedere chi comanda e di che pasta sono fatti!
Ma anche il CPA è veramente fantastico! Meno male che ha preso in mano la situazione. Invece la frase che ha pronunciato Cornelius, dicendo che non farebbero del male ad un uomo anziano, non mi sembra molto rassicurante. Purtroppo è ancora in debito con Erton ed entrambe sappiamo che cosa vuol dire…
Invece a bosco gufo la situazione è degenerata; in fondo me lo aspettavo… i bambini che corrono via, involontariamente, dalle tartarughe e si ritrovano da soli.
Ma il serpente marino è in agguato. Scommetto: è Jadis oppure uno dei suoi tirapiedi?
Quando arriva Caspian avevo quasi tirato un sospiro di sollievo, ma poi mi sono detta che era inutile illudersi. E infatti l’illusione è subito svanita. Poveri Susan e Caspian: hanno fatto tutto quello che potevano, ma purtroppo non è stato sufficiente per trarre in salvo i loro bambini.
Stiamo entrando proprio nel vivo dell’avventura, una terribile avventura…
I pensieri negativi di Caspian sono veramente comprensibili, ma questo pezzo è stato una stretta al cuore:
-Ma anche le voci dei suoi figli risuonavano nelle sue orecchie forti e chiare.
Lo avevano chiamato, gridando, implorandolo di salvarli, e lui non c’era ricucito. Non aveva afferrato le loro mani, lasciando che quel mostruoso serpente li portasse via.-
Occhi lucidi a go go. E di certo non mi ha aiutata leggere della disperazione di Sue. Mi è piaciuto come hai reso le loro reazioni davanti a tutto questo: Susan con la sua disperazione puramente femminile che piange e grida, e Caspian, che con virilità e stoicismo, è chiuso nel suo silenzio e nella sua disperazione interiore.
Hai reso davvero benissimo questa scena. Sei stata bravissima perché penso che sia ancora difficile scrivere a proposito di momenti così tristi.
-Caspian le cinse le spalle. “E’ colpa mia! E’ tutta colpa mia! Perdonami!”
Susan scosse il capo e crollò sul suo petto, soffocando un grido contro il corpo di lui. Un grido che la scosse e che spezzò qualcosa in lei, facendola precipitare nell’oblio.
Lentamente i ricordi riaffiorarono e allora seppe che cosa era successo.
Continuò a gridare, a piangere, stretta a lui. Avrebbe voluto dirgli che non era colpa sua, perché Caspian continuava a chiederle perdono.
Il Re la cullò tra le braccia, chiedendosi il motivo di tutto ciò.
Odiava vederla piangere: il pianto di Susan era un boato assordante contro il suo cuore, così straziante da far male. E la disperazione di lei si unì a quella già presente in lui.
Prigionieri di questo dolore, Susan e Caspian rimasero stretti nell’oscurità, mentre la pioggia iniziava a cadere dal cielo e il temporale infuriava fuori della Torre.
Tutti gli anni di felicità sembravano essere scomparsi, come se li avessero solo immaginati. Un frammento di tempo passato loro davanti troppo in fretta.
Tutto era successo in un secondo: avevano trovato la felicità e l’avevano perduta.-
Avevano trovato la felicità e l’avevano perduta. Quanto è vero.
Purtroppo però è solo l’inizio :(
Allo stesso tempo, ho voglia di leggere il seguito della storia e ho paura per quello che succederà. Ma non preoccuparti, DLF, sarò forte come non mai! Le tue storie sono sempre meravigliose, nei momenti positivi così come in quelli negativi <3
Sei fantastica!
Ci sentiamo prestissimo!
Un bacione e un abbraccio <3

Shadowfax

Nuovo recensore
06/02/14, ore 16:16

Eccomi dinuovoooo!! Mi scuso per non aver recensito ieri. In totale sincerità devo dirti che ieri ho letto il capitolo perchè non potevo aspettare, ma purtroppo non avevo il tempo di recensire come si deve, quando devo recensire i tuoi capitoli (è un piacere farlo in ogni caso per me perchè sono talemente belli che non puoi non farlo!! *__*) mi prendo tutto il tepo e la concentrazione di cui ho bisogno per ripagarti con una recensione, in modo seppur minimo, per il lavoro che fai in primo per te stessa perchè si vede che sei appassionata in secondo luogo per tutte noi che ti seguiamo perchè capisco che comunque è un impegno aggiornare tutte le settimane; e per questo impiego ci metto anche un ora abbondante e dato che ieri non avevo il tempo di farlo lo faccio oggi ^__^ Dopo questa enorme spiegazione che forse potevo risparmiarmi ma vabbe XD passiamo al capitolo:
Ad un certo punto della giornata, aveva avuto l’impressione che Peter la osservasse con troppa insistenza. E se non avesse scoperto di lì a poco che era fidanzato, avrebbe iniziato a pensar male…
“Tuo cugino mi fissa ancora” mormorò Jill a Eustace, mentre salivano al piano di sopra per portare la macchina da scrivere in camera di lui.
Il ragazzo buttò un’occhiata alle sue spalle, sbirciando in salotto. Peter parlava con zio Robert e dava le spalle alle scale.
“Che t’inventi, Pole? Non ti sta guardando”
“Non guardando, ma fissando. E prima lo stava facendo, ti dico”
“Io non ho notato”
Jill parve offesa. “Ah bè, tu non noti mai niente, se è per quello!”
Eustace posò il suo regalo sulla scrivania, mentre Jill accostava la porta.
“Guarda, se credi che Peter abbia interesse per te, stai prendendo un granchio”
“Non sto dicendo nulla del genere. E’ solo che mi è sembrato…strano”
“In che senso?” chiese il ragazzo senza guardarla, poiché le sue attenzioni erano tutte rivolte alla sua macchina da scrivere. “Non ti piacerà mio cugino, spero”
“No, certo che no. Insomma, è bello, ma non mi piace, non in quel senso. Non so se capisci ciò che intendo”
“Credo di no”
Jill osservò il profilo dell’amico, sempre intento a decidere su che lato della scrivania potesse stare meglio la macchina da scrivere.
“Tu nemmeno mi ascolti”
“Sì che ti ascolto. E ti dico che è impossibile che tu piaccia a Peter”
Jill gli si avvicinò e parlò a voce più alta, così che lui tornasse a prestarle attenzione.
“Non sto dicendo che mi piace Peter, zuccone! Mi sono sentita a disagio per il modo in cui mi guardava, ma non perché mi interessi. E’ stato perché mi sono sentita come se…come…” Jill stropicciò un lembo della gonna, pensando che chiunque avrebbe riso di lei per quel che stava per dire, ma non Eustace.
“Come…cosa?” fece lui.
“Mi sembrava di stare davanti a un Re. Come se mi stesse…giudicando”
“Ma che dici?”
Si fissarono un momento.
Piano piano, Eustace iniziò a ragionare sulle parole dell’amica. Pensò per un breve istante al motivo per cui Peter avrebbe dovuto osservarla, anzi fissarla, come lei sosteneva.
Già, perché? Lui non aveva notato nulla, ma se era così ci doveva essere un motivo. L’unico che gli veniva in mente era che Peter avesse notato in Jill qualcosa che a Eustace era sfuggita per tutto quel tempo.
Il Re Supremo aveva una missione: doveva trovare il Settimo Amico di Narnia. E il fatto che Jill avesse scoperto l’esistenza di quel mondo, che fosse l’unica esterna al gruppo che ne serbava il segreto, gli dava da pensare.
“Tuo cugino sospetta di me” affermò la ragazza, rompendo il silenzio e le mute riflessioni di entrambi. “Lui sa che io so”
“No, è impossibile. Non abbiamo neanche accennato a Narnia”
Eustace si guardò dal rivelarle che Peter sospettava veramente qualcosa. Sembrava già molto nervosa.
In quel momento, la voce di Alberta chiamò Jill dal fondo delle scale.
“E’ arrivata tua madre”
“Scendo subito!” disse la ragazza, riscendendo al piano inferiore insieme all’amico.
“Ti chiamo domani e ne riparliamo” le sussurrò Eustace.
Lei annuì mentre si annodava la sciarpa attorno al collo. Poi si avvicinò ai Pevensie per salutarli: prima Robert e Helen, poi i tre ragazzi.
“Noi restiamo a Cambridge fino a domani sera” disse Lucy. “La mattina avevamo in programma di andare a fare un giro in città. Che ne dici di venire con noi?”
“Sì, dai, vieni anche tu” disse Edmund, accompagnandola con gli altri alla porta.
“Mi piacerebbe!” esclamò Jill con un sorriso.
“Allora è deciso” disse Peter.
E quando i suoi occhi s’incontrarono con quelli di Jill, entrambi provarono ancora quelle strane sensazioni: lui era sempre più convinto che potesse esserci qualcosa di davvero speciale in quella ragazza; a lei parve di nuovo di scorgere quella luce di regalità che solo lo sguardo di un Re può avere, e che le ispirava rispetto e forse un po’ di soggezione.
Il giorno seguente, Jill uscì in compagnia di Esuatce e dei suoi cugini, passando un’altra piacevolissima giornata.
La mattinata passò in un lampo e venne il momento per i Pevensie di lasciare Cambridge e far ritorno a Finchley.
Jill li accompagnò alla stazione assieme agli Scrubb. Lei e Lucy si cambiarono gli indirizzi e i numeri di telefono, decise ad iniziare un’amicizia a distanza.
“A presto allora” disse la Valorosa, seguendo la madre a bordo del treno.
Jill salutò lei, i signori Pevensie, Edmund, ed infine Peter.
“Mi ha fatto tanto piacere conoscervi”
“Anche a noi” disse il Re Supremo, porgendole la mano.
Jill la fissò solo per un attimo, dopodiché la strinse.
Non appena lo fece, fu come se un’immensa finestra venisse spalancata sul mondo. I colori divennero in un certo modo più nitidi, ma più cupi di come le erano sempre apparsi.
Mentre il treno si allontanava, le ruote sferragliavano sui binari producendo un rumore assordante. E in mezzo a quel rumore ne udì un altro, lo stesso che aveva sentito nel suo songo: un fragore vibrante, lontano eppure vicino.
Jill si guardò attorno e osservò per qualche secondo la stazione di Cambridge, ed ebbe come la sensazione di non appartenere a quel luogo.
Che strani pensieri le affioravano alla mente? Lei era nata e cresciuta lì, per quale motivo adesso si sentiva fuori posto?
Ripensò alla collina luminosa. Nel songo aveva avvertito un’incredibile attrazione per quel luogo. Chissà cosa mai avrebbe trovato laggiù se fosse riuscita ad arrivarci…
Probabilmente un luogo meraviglioso.
Mentre tornava a casa, meditò sulle strane sensazioni che avevano iniziato ad agitarsi dentro di lei da quando aveva stretto la mano di Peter.
Lasciò i pensieri liberi di scorrere e subito la sua mente mise a confronto la città e la collina, la realtà e il songo, l’oro del sole e il grigio delle mura delle case.
Le era sempre piaciuta la sua Cambridge, ma allora perché all’improvviso le appariva così triste e malinconica? Perché pensava e ripensava alla collina e sentiva il desiderio di sognarla ancora, di raggiungerla per vedere il meraviglioso mondo che si celava al di là di essa.
Era certa che vi fosse un altro mondo, di sicuro: un posto quasi paradisiaco. Ed era in un luogo così che aveva sempre desiderato vivere.
Pensò a questo e molto altro mentre camminava lentamente per le strade ormai buie, illuminate dalla luce dei lampioni. Vicino a lei c’era Eustace, il quale si era offerto di fare un pezzo di strada con lei.
“Sei silenziosa, cos’hai?” le chiese il ragazzo.
“Eh? Ah, sì. Scusa” balbettò lei.
“Qualcosa non va?”
“Mmm…no”
“Andiamo, Pole, ormai ti conosco. Che succede?”
Lei attese un momento prima di parlare ancora.
“Scrubb?”
“Sì?”
“Sai, credo di aver sognato Narnia”
Eustace si voltò a fissare l’amica ad occhi sbarrati, e lo fece per lungo tempo senza più badare a dove metteva i piedi.
Fu per questo che mentre chiedeva “Che cos’hai det…?!” sbatté la faccia contro un palo così forte che il colpo lo fece ricadere all’indietro, finendo lungo disteso a terra come un baccalà.
“Scrubb, ti sei fatto male?!” esclamò Jill chinandosi accanto a lui, non sapendo se ridere o no.
Eustace le scoccò un’occhiata torva. “Tu che dici???”
Jill è un genio! No davvero o è Peter che ha la capacità di telepatia o questa ragazza ha una capacità di intuizione parti a Sharlok Holmes xD Lasciando perdere Eustace che è il solito a fare queste figure.. beh non troppo belle però vabbè lo amiamo per com'è xD Jill già dopo aver conosciuto i Pevensie sente questa sensazione ancora più forte dell'esistenza di Narnia e inoltre Jill incontra un re di Narnia in persona (perchè lei appunto dice "Mi sembrava di stare davanti a un Re", rispetto agli altri Pevensie in Peter vede un RE più che i cugini del suo "migliore amico"(*_*) pur sapendo che tutti e tre sono re e regine di Narnia) il che le fa scattare un insieme di emozioni che poi la porteranno a una sensazione di estraneamento dal suo mondo e il sogno e la voglia di appartenere a Narnia anche sene accorgerà successivamente di appartenere gia a quel bellissimo mondo di cui tutti vorremmo appartenere.Credo di invidiare quei ragazzi per questo da quando ho fatto la conoscenza degli splendidi libri di Lewis xD xD
Rabadash fermò la sua cavalcatura in cima al pendio che segnava il confine delle zone abitate con il Grande Deserto. L’erba rada ai lati del sentiero battuto si interrompeva bruscamente, lasciando il posto ad una vasta distesa di sabbia che procedeva per chilometri e chilometri. In lontananza, le cime delle montagne s’intravedevano appena nelle ombre della sera che calavano sempre più rapidamente.
Tutto era immobile laggiù. L’unico e antichissimo sentore di civiltà rimasto, erano una decina di tumoli di pietra sgretolata simili a giganteschi alveari ma leggermente più stretti. Forme scure e lugubri contro il sole che calava alle sue spalle: le Tombe degli Antichi Re.
Rabadash esortò il suo cavallo a discendere il pendio e ad avvicinarsi. L’animale nitrì innervosito quando si trovarono a pochi passi dal primo tumolo.
Il principe l’aveva immaginato. Allora legò le redini del suo stallone color rame ad un cespuglio rinsecchito. Prese la torcia e l’acciarino dalla sacca di cuoio legata alla sella e s’incamminò verso uno degli ingressi ad arco che si aprivano nelle tombe.
L’oscurità era impenetrabile.
Il principe accese la torcia e s’incamminò nell’interno dei cunicoli di pietra. L’odore di antico e di polvere gli solleticò le narici.
I passaggi si snodavano come una spirale che girava introno a tutta la costruzione. Sui due lati vi erano enormi stanze dove dormivano gli antichi Tisroc del passato, insieme alle proprie famiglie reali. Stavano là in attesa del giorno in cui si sarebbero risvegliati per presenziare al giudizio del Grande Imperatore d’Oltremare.
Rabadash non aveva mai creduto a questa antica profezia, nota in tutto il mondo conosciuto, ma suo padre sì. Si diceva che, prima o poi tutti, vivi e morti, avrebbero dovuto incorrere nell’ira del tremendo padre del Grande Leone. Ovviamente, Tisroc confidava che Tash intercedesse per salvare il suo popolo. Secondo l’Imperatore e coloro che credevano a certe storie, quello sarebbe stato il giorno dell’Ultima Battaglia del mondo.
Rabadash non aveva mai prestato molta attenzione a previsioni e sogni rivelatori, ma negli ultimi tempi si era ritrovato a rifletterci più seriamente.
In trent’anni di vita, non aveva mai dubitato delle parole di suo padre. Tisroc non raccontava menzogne, non su cose tanto importanti: era sempre stato un devoto servitore del dio Tash, si recava giornalmente nel tempio a porre offerte e ringraziamenti.
“Se sei ancora vivo, lo devi anche a Tash” gli ricordava sempre l’Imperatore.
Ed era vero.
Rabadash era stato educato alla devozione verso il dio di Calormen, ma c’erano momenti in cui aveva dubitato della sua esistenza. Tuttavia, se quella sera era lì, alle Tombe degli Antichi Re, era perché in fondo credeva all’esistenza di questo dio e alle forze soprannaturali che permeavano il mondo attorno a lui.
Tash sarebbe stato con lui, sostenendolo in quel che si apprestava a fare, poiché era un suo servitore, il principe. E lo avrebbe anche protetto dalla Strega Bianca.
Nessuno si fidava di nessuno: né Rabadash né suo padre di Lord Erton, né lui di loro. Soprattutto, nessuno si fidava di Jadis.
La Strega terrorizzava tutti. Averla a spasso per il palazzo di Tashbaan non era stato piacevole. Inoltre, quella donna non si comportava da ospite, ma da padrona. Dava ordini, faceva richieste, andava e veniva da chissà dove, quando e come voleva.
I servitori facevano di tutto per evitare di incrociarla, cercando di sottrarsi a qualsiasi tipo di lavoro se lei si trovava anche solo nei paraggi. Avevano paura della sua bacchetta magica, e Tisroc, Rabadash e Lord Erton ne erano egualmente impensieriti. Jadis poteva benissimo usarla su chiunque, in qualsiasi momento, anche solo per divertimento.
Solo quando il piano fu completato e lei disse che doveva andarsene, tutti (i suoi tre alleati inclusi) poterono tornare un sospiro di sollievo.
Lentamente, in silenzio, Rabadash arrivò in cima al primo tumolo. Restò nell’ombra dell’ultima apertura, che dava su una specie di terrazza rocciosa senza balaustre, appena inclinata verso il lato nord. Soffiava una brezza pungente: il freddo della notte stava scendendo sul Deserto.
“Pensavo non arrivaste più, principe” disse una voce proveniente dal terrazzo.
Dopo un momento, la Strega Bianca si rivelò uscendo dall’oscurità, avvolta in un mantello nero sotto il quale s’intravedeva una lunga veste bianca.
“Siete in ritardo”
“Sono puntualissimo” ribatté lui, avanzando verso di lei, la torcia sempre in mano.
“Spegnetela” disse Jadis. “La luce disturba le tenebre”
Rabadash s’innervosì subito, come sempre quando qualcuno gli dava ordini. Tuttavia obbedì e spense il fuoco.
“Puoi davvero fare quello che dici, Strega?”
“Ovviamente” rispose lei, fissandolo con occhi di ghiaccio. “Apprezzo il vostro coraggio, principe. Non molti sarebbero venuti da me con una proposta come la vostra. Sapete che questo comporta per voi un rischio, vero?”
“Sì, ma non m’importa”
“Aslan…”
Rabadash arretrò di un passo a quel nome.
La Strega fece una risatina di scherno. “Non fate l’idiota: non potete venire a chiedermi di lanciare una maledizione sui Sovrani di Narnia e sperare che Aslan non venga a saperlo. Lui sa tutto”
“Non pronunciate il suo nome. Qui da noi è proibito farlo”
“E va bene” disse seccamente Jadis. “Il Leone vi maledirà a sua volta. Lo sapete, vero? Lo fece anche con il vostro antenato, Rabadash I”
“Vi state preoccupando per me, signora?”
“Certamente no. Sono qui soltanto perché mi aspetto di ottenere il trono di Narnia quando la Dolce e il Liberatore non saranno più in grado di governare. Volevo solamente mettervi in guardia”
“Se, come dite, il Leone è così potente, voi non avete paura di lui?”
Era una cosa che Rabadash si era sempre chiesto: Jadis conosceva meglio di chiunque altro la potenza del Grande Felino, eppure ogni volta lo affrontava più determinata che mai.
“Io non ho paura di nulla” rispose Jadis senza guardarlo, voltando il capo verso il deserto.
“Mentite”
“Quando sarò regina di Narnia e avrò i segreti della Grande Magia, allora sarò più potente di lui” disse la Strega, osservando anche l’ultimo bagliore di luce sparire dietro le montagne. “E ora, basta con le domande e basta con le risposte. Siamo qui per concludere un lavoro”
Rabadash le si avvicinò un poco, rimanendo indietro quanto bastava. I suoi occhi neri saettavano continuamente verso la bacchetta magica di lei.
Jadis l’avrebbe usata per richiamare le forze delle tenebre?
La notte era ormai scesa su Calormen, silenziosa e immobile, la luna e le stelle brillavano nel cielo.
“Dove c’è luce ci sono tenebre. Dove ci sono tenebre c’è luce” enunciò la Strega Bianca, guardando il principe del Sud dritto negli occhi. “L’una non esiste senza l’altra. Il giorno non esiste senza la notte, la notte non esiste senza il giorno. Ma è anche vero che luna e sole mai s’incontrano, se non durante un evento piuttosto raro”
Rabadash ascoltava con estrema attenzione.
“Durante il novilunio” riprese la Strega, “i due astri entrano in perfetta congiunzione con la terra. E quando l’ombra della luna copre il sole, ecco che avviene un’eclissi. Un’eclissi totale di sole. Dura solo pochi minuti, a volte secondi, ma in quell’istante la luce scompare e il mondo piomba nelle tenebre”.
Con un gesto elegante, Jadis afferrò la bacchetta e la puntò contro il cielo.
In un istante, le stelle scomparvero e rimase soltanto la luna.
Poi avvenne una cosa stranissima: l’orizzonte si chiarì, come se fosse l’alba…no, era l’alba! Il disco solare apparve a ovest, dietro di loro, e immediatamente la luna sbiadì e scomparve.
La Strega chiuse gli occhi un istante nel quale parve concentrarsi. Quando li riaprì erano divenuti completamente neri, non solo le pupille.
Allora il sole venne completamente oscurato e divenne nero.
Era un’eclissi: Jadis aveva indotto un’eclissi totale di sole.
Rabadash la osservò con un misto di terrore e ammirazione: era veramente una creatura potentissima. Aveva il potere di cambiare il movimento degli astri.
La Strega Bianca batté a terra la bacchetta magica, provocando un rumore insopportabile alle orecchie di lui. Continuò a farlo, ritmicamente.
Presto, a quell’unico suono se ne unirono tanti altri, simili a decine di bastoni che venivano battuti sulla roccia.
Il principe del Sud represse un brivido. Fu spinto dall’istinto a portare la mano alla sua spada, nel momento in cui dall’apertura dalla quale era venuto apparvero ombre dalle forme di strane creature. Avvolte in scuri mantelli, i volti coperti, si radunarono a decine e sembravano non finire mai. Si disposero lungo il perimetro del tumolo, formando un cerchio attorno a lui e alla Strega. Battevano a terra lunghi bastoni in consonanza con la bacchetta magica di Jadis.
Alla tenue luce dell’alba che scemava sempre più a causa dell’eclissi, Rabadash vide con orrore che anche dalle tombe degli altri tumoli fuoriuscivano nuove creature d’ombra.
Chi erano? E da dove venivano?
Forse dai più oscuri recessi della terra. Forse si erano riuniti a un silenzioso comando della loro signora.
Il suono si moltiplicò, il ritmo accelerò, e infine cessò provocando un’eco che si espanse tutt’intorno, simile al tintinnio del cristallo infranto.
Poco dopo, il sole riapparve. L’ombra della luna che lo aveva oscurato si scostò. Le creature oscure erano sparite.
Poi calò di nuovo la notte e tutto tornò alla normalità.
Il principe si volse verso la Strega Bianca, ammutolito da quel prodigio.
“Che cosa…avete fatto?” chiese con un filo di voce.
Gli occhi di lei erano tornati di ghiaccio. Sorrideva compiaciuta.
Rabadash non capì se lo faceva perché era riuscita a portare a termine la maledizione, o per averlo impressionato. Che lui lo fosse era palese.
“Vi ho mostrato quello che dovrà succedere” rispose Jadis. “Tra pochi giorni sarà luna nuova. Per allora dovremo essere sotto il cielo di Narnia, e allora vedrete ripetersi questo fenomeno.”
Rabadash osservò le montagne, dietro le quali si nascondevano le terre di Archen e più in là il regno di Narnia. A Cair Paravel, Caspian e Susan stavano dormendo soni tranquilli, ma la loro felicità non sarebbe durata ancora a lungo.
“Adesso tocca a voi” disse ancora Jadis.
Lui la guardò incerto.
“Non siete qui solo come spettatore, Altezza” lo canzonò la Strega. “Chiedete alla notte di intercedere per voi sulla strada della vittoria. Desiderate davvero che questa maledizione si abbatta sui Sovrani di Narnia?”
“Certo che lo voglio!”
“Dite cosa volete, allora. Completate la maledizione dando la vostra parola che da oggi in avanti servirete il regno delle tenebre”
Rabadash – dimentico di ogni timore e superstizione verso la Strega Bianca e verso la magia nera – fremette alla prospettiva di ottenere finalmente e veramente quel che aveva sempre desiderato.
“Voglio il Liberatore e la Dolce divisi per sempre. Voglio che vivano e che soffrano. Voglio che Caspian sappia di non poterla più toccare, né vedere, né parlarle. Lei deve essere mia! E se non posso averla io, nessuno l’avrà mai. Lo giuro!”
Rabadash, gli occhi infiammati di una pazzia e una gelosia che ormai lo consumava, pose lo sguardo alla luna, sola e sperduta in mezzo al cielo ancora senza stelle.
Povera, dolce luna…destinata a non incontrare mai più il suo splendido sole.
E qui iniziano le note dolenti... volevo proprio arrivare a questo prima di recensire la tua presentazione dei cattivi perciò non l'ho fatto nel capitolo precedente. Che dire ho detestato questa parte! Ed è proprio questa affermazione che riassume tutta la mia ammirazione verso il tuo talento! Molti scrittori sono eccellenti nel descrivere i personaggi principali, i buoni, ma cadono in molti quando si tratta di descrivere un cattivo, credo perchè sia che tifado tutti per la parte dei buoni ,nei cattivi non riescano bene ad immedesimarsi e per questo non riescono a descriverli e a descrivere le scene che li riguardano in modo ottimale. Tu no, riesci ad entrare in quella psicologia diabolca e a scaurirne i pensieri oscuri rendendo le parti che li riguardano emozionanti poichè le scene di cui sono protagonisti sono talmente epiche e piene di oscura meraviglie che solo a leggerle salgono i bridìvidi su per la schiena. Poi sei talemnte brava a descrivere la loro mente contorta oscura corrotta da farne scaturire odio verso di loro! E' il motivo per cui dico che la scena la detesto perchè sei stata brava tu a farmela detestare (che poi mi devo correggere perchè precisamente non è lascena che detesto, quella la adoro perchè è epica, supenda, mozzafiato letteralementexD ma sono i personaggi che sei stata eccellente a far odiare non è un caso certo che questa storia ancora a 9 capitoli abbia già 90 recensioni tutte positive per non parlare di Queen 625!!!! v.v sentiti fiera di te stessa perchè davvero telo meriti tutto!)
La maledizione si avvicina eh?! Adoro il film Ladyhawke, lo vedo tutte le volte che lo ripropongono in tv ed è perchè lo conosco molto bene che mi è venuto un infarto quando hai detto che ti saresti ispirata a quello... POVERI SUPIAN!! Che brutta sorte che gli capiterà!!"Povera, dolce luna…destinata a non incontrare mai più il suo splendido sole."confido che alla fine la dolce luna (Susan) rincontri il suo splendido sole (Caspian) infondo sono sopravvissuti a 1000 anni di distanza,a uno zio con troppe manie di grandezza e tra l'altro razzista (voleva sterminare i narniani)a una stella suicida che voleva sposare Caspian e uccidere Susan,ad un pedofilo che per una questione di preservazione della dinastia voleva avere figli con Susan e uccidere Capian e che tra l'altro anche dopo una maledizione non muore,ad un viaggio oltre i confini dell'Oceano Orientale, alla strega Bianca che hanno affrontato e sconfitto tre volte (e ancora non si leva di torno) e ad un Lord che per fini personali e per non prendersi le responsabilità di un re ma pur volendo il potere cerca di avvelenare la regina. Direi che sono a prova di tutto! xD Mi soffermo su Jadis <<“Se, come dite, il Leone è così potente, voi non avete paura di lui?”
Era una cosa che Rabadash si era sempre chiesto: Jadis conosceva meglio di chiunque altro la potenza del Grande Felino, eppure ogni volta lo affrontava più determinata che mai.
“Io non ho paura di nulla” rispose Jadis senza guardarlo, voltando il capo verso il deserto.
“Mentite”
“Quando sarò regina di Narnia e avrò i segreti della Grande Magia, allora sarò più potente di lui”>> dico ma Jadis non si è scocciata di essere sempre, SEMPRE, sconfitta da Aslan (io non ho paura di dirlo come Rabadash xD) e dai sovrani di Narnia?!?! Questa donna (se si può chiamare così xD) è davvero recidiva! Ma quante volte ancora deve morire per capire che deve lasciar perdere?!Ma si prendesse il regno di Calormen che fa un favore a tutti!! anche se non è NARNIA per lei che non la sopporta nessuno va benissimo xD
Come ho gia detto prima STUPENDO rituale di maledizione!! I brivi mi hanno percorso tutta la schiena per quanto è stato d'impatto!
La famigliola di tartarughe aveva guidato i principini dentro Bosco Gufo a passo di…tartaruga. Erano tanto buone e gentili e i bambini si erano divertiti a giocare con i piccoli di testuggine, a raccogliere e mangiare con loro un mucchio di bacche rosse e succose, tante da farsi quasi venire mal di pancia. Però...erano così lente!
Rilian e Myra erano due bambini alquanto vivaci, adoravano correre, saltare, esplorare, ma non potevano certo farlo se non volevano rischiare di lasciare indietro le loro guide.
Sarebbe risultato davvero molto maleducato abbandonare le tartarughe, pensava Myra, la quale passeggiava pazientemente a passo degli animali senza lamentarsi.
Invece Rilian, il cui senso dell’avventura iniziava a farsi sentire, stava aspettando l’occasione propizia per defilarsi e correre avanti attraverso il bosco, possibilmente senza far restar male le verdi amiche.
“Avanti di là che cosa c’è?” chiese il principe, cercando di farle voltare e far si che non si accorgessero della fuga che stava progettando.
“Ci sono le Paludi e la brughiera di Ettins” disse babbo tartaruga. “Inoltre, oggi è una giornata limpida: potremmo anche vedere le cime dei Monti del Nord”
“I Monti del Nord?” esclamarono in coro i gemelli. “Dove vivono i Giganti?”
“Proprio quelli”
“Nostro padre ha combattuto contro di loro, alcuni anni fa” disse Rilian con fierezza. “Vorrei proprio vederli”
“Non penso sarà possibile, Altezza” disse ancora papà tartaruga. “I Giganti vivono molto più a nord”
“Ma le montagne sono le stesse, no?” insisté Myra.
“Oh, sì”
“Allora andiamo avanti ancora un po’ ” disse Rilian elettrizzato. “Voglio vederle”
Iniziò a correre e Myra lo seguì a ruota.
Non lo fecero apposta. Fu più forte di loro.
Le tartarughe cercarono di stare al passo con i bambini, ma con scarso successo. Poverette, erano davvero troppo lente e presto furono lasciate indietro. I principi scomparvero alla loro vista. Li chiamarono a gran voce, si divisero per cercarli, ma in quel punto la strada si diramava più volte ed era impossibile determinare dove fossero andati.
Intanto, Rilian e Myra correvano divertiti a nascondersi dietro un grosso cespuglio di rododendri.
“Non ci sono” sussurrò lui, spiando da dietro le foglie, mentre la sorellina soffocava una risata. “Andiamo”
Si spinsero ancora più avanti, giocando a nascondino dietro i tronchi degli alberi.
“Oh, guarda, c’è un’altra strada” esclamò d’un tratto il principe.
Al di là dei cespugli c’era un sentierino che scendeva verso una radura nascosta tra gli alberi. Dalla loro postazione era appena visibile, ma udirono distintamente lo scrosciare dell’acqua. Forse c’era un fiume poco più in là.
“Andiamo a dare un’occhiata laggiù” disse Rilian, facendo un passo avanti.
“Rirì, non dobbiamo allontanarci troppo. Papà si arrabbierà”
Senza badare alle deboli proteste della sorellina, il principe iniziò a discendere il sentiero.
“Non lasciarmi qui, Rilian!”
Lui si voltò appena un attimo. “Allora seguimi”
La bambina rimase però immobile dov’era a guardarlo sparire alla sua vista. Quando questo accadde, emise un gridolino spaventato.
“Rilian!”
La sua voce le arrivò da poco lontano. “Myra, muoviti, o ti lascio lì sul serio!”
“No, no, arrivo! Aspettami!”
La principessa sollevò la gonnellina rosa e, con un po’ più di fatica rispetto al fratello a causa dell’abito che le s’impigliava tra gli arbusti, arrivò in fondo e lo raggiunse.
Si trovavano adesso in un immenso prato dall’erba molto alta, cosparso di miriadi di fiori che non avevano mai visto. I gemelli si misero a correre qua e là, raccogliendo enormi mazzi di quella meraviglia, pensando di farne dono ai loro genitori. Non si accorsero che il sole stava tramontando, né si preoccuparono di dove stavano andando. Si spinsero sempre più in là, fino a raggiungere il piccolo fiume del quale avevano udito lo scrociare.
“Guarda” fece Rilian, indicando il letto del torrente. “Ci sono dei sassi abbastanza grandi per poterlo attraversare. Andiamo a vedere cosa c’è dall’altra parte”
Myra si morse il labbro inferiore, indecisa. “Non so…non sarebbe ora di tornare indietro?”
Lui la guardò, posando un piede sul primo sasso e poi sul secondo. “Fifona”
“Non sono una fifona!”
“Tutte le femmine lo sono”
“La mamma no!”
“La mamma è la mamma!”
“Bè, neanch’io lo sono! Sono coraggiosa come lei!”
Offesa, Myra si annodò la gonna sopra le ginocchia, seguendo Rilian sulla strada di sassi in mezzo all’acqua.
Balzarono da uno all’altro fino a ritrovarsi sull’altra sponda.
“Visto? Niente di cui aver paura” disse il principe, lanciando un ultimo sguardo veloce al punto dal quale erano arrivati.
Provò un senso d’eccitazione quando vide che il prato davanti a loro continuava per alcuni metri, per poi perdersi tra una macchia di abeti.
L’erba in quel punto era quasi più alta di loro.
Sembrava tutto così avventuroso…proprio come in una delle storie di suo padre e di sua madre. Chissà cos’avrebbero detto i suoi genitori quando lui e Myra sarebbero tronati indietro a avrebbero raccontato loro tutto quello che avevano fatto!
Di sicuro, tra quegli alberi li aspettava qualcosa di emozionante.
“Questo fiore somiglia a quello di mamma” disse d'un tratto Myra, chinandosi vicino alla riva e cogliendone uno blu intenso.
“Non perdere tempo con queste sciocchezze” la esortò Rilian, impaziente.
Ma Myra lo ignorò. Si posò il fiore tra i capelli, specchiandosi sulla superficie dell’acqua per vedere come le stava. Quando lo fece si accorse di una cosa importantissima.
“Oh, no! Il mio nastro!” esclamò. “Rirì, ho perso il mio fiocco. Torniamo indietro a cercarlo?”
“Uffa…” si lamentò lui, alzando gli occhi al cielo. “Ne hai milioni di fiocchi, Mia!”
“Era il mio preferito…lo portavo sempre. Dai, per favore!” lo implorò lei, con occhi già scintillanti di lacrime.
Lui sbuffò. “Che scocciatrice…”
Myra mise su il broncio. “Ti ho anche chiesto per favore! Sei un antipatico!”
La bambina, le lacrime agli occhi, si voltò di nuovo verso il fiume. E fu allora che urlò: sulla superficie azzurra era apparsa la figura di un enorme, orrendo serpente.
Si voltò, lo stesso fece Rilian.
Il principe, che aveva avvertito un fruscio alle sue spalle nel momento in cui la sorella aveva gridato, lasciò cadere il mazzo di fiori colorati che ancora stingeva in mano, e iniziò a tremare.
Il serpente era apparso dall’erba alta, grosso, viscido e di un verde brillante. Gli occhi neri e spaventosi fissavano i due bambini con cattiveria. La lingua biforcuta settò in loro direzione.
“Corri, Myra!”.
Rilian non ci pensò due volte: afferrò il braccio della sorella, alla quale pure caddero di mano i fiori che aveva colto. La trasse i piedi e con uno sforzo tremendo – poiché la bambina sembrava paralizzata dalla paura – la indusse a muoversi.
Riattraversarono il fiume quasi volando, bagnandosi inevitabilmente, non badando affatto di restare in equilibrio sui sassi. Per fortuna l’acqua era bassa e tranquilla.
Ma il serpente non voleva lasciarli andare: la sua coda saettò sul terreno, portandosi davanti ai bambini come una lunga corda tesa, facendoli inciampare e finire a terra.
Myra scoppiò in lacrime.
“Vattene!” esclamò Rilian, parandosi davanti alla sorellina, brandendo un ramo che trovò tra l'erba alta.
Il serpente si allungò verso di lui e lo spezzò con le ganasce piene di veleno letale.
Rilian sbarrò gli occhi azzurri e istintivamente abbracciò Myra.
La bestia torreggiava su di loro.
Pensavano di essere spacciati. Serrarono le palpebre, stringendosi l’uno all’altra. Da un momento all’altro avrebbero sentito il morso del serpente…
E invece si sentirono afferrare e tirare indietro. Gridarono ancora e, quando riaprirono gli occhi, videro loro padre tenere ferme le fauci dell’animale grazie al pugnale che portava sempre con sé.
“Papà!!!” gridarono i gemelli, insieme sollevati e spaventati.
“Via! Correte!” gridò il Re, voltandosi verso di loro solo un momento, tornado subito a concentrare l’attenzione sul nemico.
Il pugnale non era sufficiente. Non ce l’avrebbe fatta, ma non aveva altre armi. Rhasador era rimasta al castello. In periodo di pace aveva preso l’abitudine di non portare la spada con sé.
Si scansò appena in tempo, prima che il serpente chiudesse la bocca con il rischio di staccargli un braccio con un morso. Caspian rotolò a terra, voltandosi svelto sulla schiena, tirando un calcio sul muso del serpente. Quello mosse la testa stordito, tornando subito all’attacco.
Il Liberatore non era pronto.
In quell’istante, Destriero accorse in difesa del suo padrone, colpendo forte con gli zoccoli posteriori la grossa testa del rettile. Cavallo e serpente si confrontarono per un istante: Destriero s’impennò, il serpente si erse in un contorcersi di spire. Il cavallo stavolta usò le zampe anteriori per percuotere il muso della bestia.
“Caspian!!!” chiamò la voce di Susan.
Il Re si voltò immediatamente, vedendola arrivare al galoppo sul dorso di Aurora.
Davanti a quella scena, la Regina rimase sgomenta. Subito smontò dalla giumenta, correndo verso il suo sposo e i suoi figli.
I suoi peggiori timori si erano avverati: Rilian e Myra erano in pericolo.
“Susan, prendi i bambini!!!” gridò Caspian, brandendo di nuovo il pugnale.
La Regina Dolce scattò verso i gemelli, immobili per il terrore.
Gli occhi dei due fratellini erano fissi sul padre, che combatteva per difenderli affidandosi soltanto alle proprie forze.
Un’incredibile prova di coraggio.
Il serpete si girò verso la Regina e sibilò di nuovo. Balzò senza preavviso addosso a Destriero e Caspian. Ma se il secondo rotolò a terra e lo scansò ancora, il primo venne morso ad una zampa, cadendo a terra con un acuto nitrino di dolore.
Il Re si chinò su di lui, mormorandogli parole gentili per calmarlo. Poi si accorse che il mostro era scomparso, nascostosi tra l’erba alta del prato. Si voltò, per accertarsi che Susan fosse riuscita a portare in salvo i gemelli.
La Regina li aveva issati su Aurora, dandole una pacca per incitarla a portarli in salvo.
Tutto accadde in pochi secondi senza che potessero evitarlo.
Ci fu una scossa come di terremoto. Susan si volse indietro verso il Re e per un attimo soltanto i loro occhi s’incontrarono. Pensarono esattamente la stesa cosa ed entrambi si girarono verso i bambini.
“Aurora, torna indietro!” gridò la Dolce, ma troppo tardi.
La giumenta nitrì di spavento e rotolò a terra assieme ai principini. Il serpente riapparve ed afferrò i gemelli tra le spire.
“NO!” urlò Susan cercando di correre in loro aiuto.
Ma prima che potesse fare un passo di più, il serpente la colpì in pieno viso con l’enorme coda, mandandola a sbattere contro un albero a qualche metro di distanza.
“Susan!!!” Caspian, furioso e spaventato, si alzò e lanciò il pugnale contro il serpente.
Purtroppo, anche se la punta affilata si infilzò nel suo corpo, la bestia sembrò non averlo nemmeno notato. Fissò con odio il Liberatore ed emise un sibilo terrificante.
Caspian non notò la lunga coda alzarsi di nuovo. Fu preso alle spalle: emise un gemito strozzato e fu sbattuto a terra da un possente colpo alla schiena.
“Mamma! Papà!” chiamarono Rilian e Myra, stretti tra le spire del mostro.
Caspian si rialzò a fatica, appoggiando in ginocchio a terra. Stilettate di dolore gli attraversarono tutto il corpo. Le ingorò e corse verso i suoi figli, allungando le braccia per afferrare le loro manine tese verso di lui.
Ma la terra tremò ancora e una voragine si aprì nel suolo. Il serpente vi s’insinuò, sparendo nel sottosuolo assieme ai bambini.
Poi, il silenzio.
Un opprimente, orribile silenzio.
Caspian si ritrovò a terra, le mani vuote, la superficie del suolo tornata liscia, compatta. Il suo pugnale infilzato nel terreno.
Il giovane lo prese e guardò la lama intrisa di sangue del serpente.
Averlo colpito non era servito a nulla.
Il suo cervello non realizzò concretamente quel che era successo, quel che aveva visto. Non poteva farlo.
Un gemito lo riscosse. Si alzò svelto e corse accanto a Susan, la quale aveva un profondo taglio all’attaccatura dei capelli. Il sangue le colava dalla ferita sulla fronte e sul viso. Gli si strinse il cuore quando vide che in una mano stringeva il fiocchetto di Myra, trovato lungo la strada.
Cercò di sollevare la sua sposa tra le braccia, ma qualcuno lo fermò.
“Buh-uh! Non muovetela Maestà, ha battuto la testa” lo ammonì una voce amica. Pennalucida accorreva assieme alle testuggini e a un altro paio di gufi.
“E’ ferita, deve essere portate via di qui” disse il Sovrano. “Pensate a lei, per favore, e al mio cavallo”
Caspian passò una mano sul viso di Susan, alzandosi in pedi e camminando spedito verso Aurora.
“Cosa volete fare?” chiese Pennalucida.
“Andare a cercare i miei figli”
“Perdonateci, Maestà!” esclamarono allora le tartarughe. “I principini sono corsi via all’improvviso lasciandoci indietro. Siamo così lente, così inutili! Non abbiamo potuto far nulla!”
“Non avete di che rimproverarvi, amici miei” mormorò il Re. “La colpa non è vostra”
Caspian osservò quelle tenere bestiole, i piccoli scoppiare in pianto. Che cosa mai avrebbero potuto fare contro quel mostro gigantesco se non finire tra le sue fauci?
Non era colpa di quei poveri animali, bensì dei quel tremendo serpente. Un serpente che somigliava in maniera impressionante ad uno contro il quale aveva già combattuto…
“Per favore, amici, qualcuno di voi si rechi il più in fretta possibile a Cair Paravel. Bisogna avvertire…” disse Caspian, ma un’altra voce sovrastò la sua. Una voce che lo lasciò sgomento per il tono in cui lo stava chiamando.
“Miriel!”
La Driade arrivava al galoppo. Dietro di lei, un cavallino più piccolo sul quale c’era Briscola.
“Che cosa è accaduto?!” esclamò il nano.
“Lo chiedo a voi” rispose in fretta il Re.
Se qualcuno non gli avesse dato al più presto delle certezze sarebbe impazzito.
“Hanno attaccato Cair Paravel, Sire” lo informò Briscola senza preamboli.
Le parole penetrarono nella mente del Liberatore con una lentezza impressionante.
“Spiegati” fu la sua unica parola, gli occhi fissi sul nano.
Ma il racconto che seguì superò ogni sua più cupa aspettativa.
In un attimo, il mondo si era capovolto. Non c’era più una ragione, non c’erano spiegazioni o certezze.
Percorse nella mente ogni sitante di quella giornata…
L’alba era sembrata un preludio di perfezione: svegliarsi accanto a Susan, scendere alla spiaggia a passeggiare e farsi un bagno, fare l’amore con lei, stringerla tra le braccia; parlare di tante e tante cose, per poi prepararsi a quel speciale pomeriggio con i loro figli, organizzato senza porsi troppe domande e troppi perché, semplicemente perché era una giornata meravigliosa e la felicità era sovrana nelle loro vite. Si sentivano bene e in pace con il mondo intero, grati di poter vivere quella stupenda realtà che Aslan aveva dato loro in dono dopo tante difficoltà.
E Caspian aveva sognato quella felicità per tutta la vita. L’aveva perduta in tenera età e l’aveva riconquistata con fatica -non senza versare lacrime e sangue - quando era divenuto uomo.
E ora, all’improvviso, come un uragano può sradicare con facilità il più piccolo e inerme fiore, la sua vita era stata spazzata via dalle armate di Calormen.
Briscola gli aveva intimato di non tornare al castello adesso, ma Caspian voleva aiutare il suo popolo e allo stesso tempo voleva andare in cerca di Myra e Rilian.
Caspian, seduto su una panca di legno in una stanza quasi spoglia, chiuse gli occhi e si portò le mani giunte alla fronte, come in preghiera.
Lui, Briscola, Miriel e gli animali, si erano fermati nei pressi della Torre dei Gufi, una costruzione molto antica appartenente all’epoca che aveva preceduto la venuta dell’Inverno Centenario. La vecchia Torre era probabilmente appartenuta a qualche castello che, tanti e tanti anni prima, era sorto accanto al bosco.
Non sapeva cosa fare: non poteva abbandonare i suoi bambini, ma non poteva abbandonare i suoi sudditi.
Gli pareva di udire le voci dei narniani chiedersi dove fosse il loro Re. Ma anche le voci dei suoi figli risuonavano nelle sue orecchie forti e chiare.
Lo avevano chiamato, gridando, implorandolo di salvarli, e lui non c’era ricucito. Non aveva afferrato le loro mani, lasciando che quel mostruoso serpente li portasse via.
Era certo che non fosse una coincidenza. Calcolando il tempo, l’attacco a Cair Paravel era avvenuto esattamente nello stesso momento in cui Rilian e Myra si erano allontanati attraverso il bosco. E mentre l’esercito di Calormen faceva cadere le mura e prendeva la città e il palazzo, il serpente era già là ad attendere l’arrivo dei bambini.
Non poteva essere lei…non la Strega Bianca. Era morta. L’aveva vista coi suoi occhi.
Il serpente marino era affondato negli abissi dell’Oceano dopo essere stato trafitto non una, ma sette volte dalle magiche spade degli Amici di Narnia.
E poi c’era Lord Erton si era unito al nemico… Probabilmente era stato lui a farli entrare senza difficoltà dentro la città.
Nessuno, dai tempi di Caspian I il Conquistatore, era mai riuscito a penetrare nel castello dei quattro troni. Neppure Jadis c’era mai riuscita. Ed ora, l’esercito di Calormen aveva invaso la città e il palazzo in pochi minuti.
Cosa doveva fare? Cosa poteva fare?
Un movimento poco lontano da lui lo destò dai suoi incerti e confusi pensieri.
Caspian si alzò e andò verso il giaciglio nel quale Susan era stesa, la testa fasciata in una benda un poco macchiata di sangue.
La vide voltare la testa, gemere nel sonno. Sembrava in preda a un incubo.
Allungò una mano verso di lei, carezzandole gentilmente una guancia e spostandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
D’un tratto, Susan gridò, aprì gli occhi e si sollevò a sedere di scatto. Caspian la prese immediatamente tra le braccia, cercando di calmarla.
“Ehi, buona...”
“Caspian…”
“Ssshhh, tranquilla, stai sognando. Tranquilla…” le sussurrò dolcemente, accarezzandole i capelli, la schiena, le braccia.
Susan tremava convulsamente, stringendo tra le mani chiuse a pungo la camicia di lui, all’altezza del petto.
Respirava affannosamente. La testa le pulsava terribilmente e se solo provava a muoverla un poco sopraggiungevano le vertigini, dandole un senso d’instabilità.
Caspian le accarezzò ancora la lunga chioma bruna, scostandosi solo un attimo e posandole un bacio sulla fronte.
Susan chiuse gli occhi al contatto con il calore di quella bocca calda e morbida. Quando li riaprì, un attimo dopo, fece vagare lo sguardo alle spalle del Re, osservando la stanza nella quale si trovavano.
C’erano pochi mobili: un panca legno vicino alla porta, un’antica cassettiera accanto alla finestra senza persiane aperta sul cielo scuro; una lanterna solitaria appesa al soffitto; i muri in certi punti erano ricoperti d’edera e muschio, il cui odore permeava l’ambiente.
“Questa è la Torre dei Gufi” disse perplessa. “Perché siamo qui?”
Caspian la guardò in viso. “Ricordi cosa è successo?”
Susan incatenò gli occhi a quelli di lui e scosse il capo. “Mi sento confusa”
Lui annui con un sospiro. “D’accordo, non importa”
“Perché non mi ricordo niente?” chiese spaventata.
Caspian le sorrise brevemente. “E’ solo una breve amnesia causata dal forte colpo che hai preso. Non ci pensare, cerca di riposarti”
Non le avrebbe detto nulla finché stava male.
La giovane fermò il tentativo del suo sposo di aiutarla a rimettersi distesa. Si aggrappò forte alla sua camicia e continuò a fissarlo dritto negli occhi.
“Dove sono i bambini?” chiese all’improvviso.
Il Liberatore distolse lo sguardo da quello di lei.
Cosa poteva dirle? Non ci sono? Sono stati rapiti o peggio? Susan avrebbe voluto sapere da chi, e lui non sarebbe stato in grado di spiegarglielo.
Caspian stesso non capiva come fosse potuto accadere tutto ciò.
“Amore, che cos’hai?” chiese Susan, notando il suo turbamento. “Perché non dici nulla?”
Cercò la sua mano e lui subito la strinse, ma ancora non la guardava. La Dolce osservava il suo profilo in ombra.
“Caspian, dove sono i bambini?” ripeté più insistentemente, sentendo crescere un’angoscia smisurata dentro di sé.
Il giovane la strinse con forza, annegando il viso nella sua spalla.
La Regina percepì il respiro affannato del Re contro la sua clavicola.
“Caspian?” esalò lei, senza trovare la forza di chiedere.
Poi, un debole ricordo del suo nome gridato dalle voci dei suoi figli.
Dov’erano i suoi bambini? Perché non erano lì con loro? Perché Caspian era così sconvolto?
“Dimmi dove sono, ti supplico”
“Mi dispiace” le rispose lui debolmente.
Lei si separò dalla stretta e gli prese il volto tra le mani, costringendolo a guardarla. “Che cosa è successo, Caspian, dimmelo!” esclamò.
Con grande sforzo, il Liberatore finalmente alzò la testa e osservò il viso pallido della sua Regina, gli occhi celesti spalancati per il terrore.
“Perdonami, amore mio”. Caspian tirò un gran respiro per calmarsi, ma servì a ben poco. “Ho tentato Susan, te lo giuro! Ho tentato ma non ce l’ho fatta, non li ho raggiunti in tempo”
“Cosa…cosa dici?!”
“Rammenti la radura e il serpente?”
Lei fece appena un cenno negativo. “No... No, io ricordo che Rilian e Myra si sono allontanati e noi volevamo andare a cercarli, e poi…”
E poi il vuoto.
Continuarono a guardarsi. Susan sentì aumentare la presa del braccio di Caspian attorno alla sua vita.
“Li hanno presi” mormorò lui, la voce tremante, non riuscendo ad aggiungere di più.
La Dolce lo guardò confusa e quasi gridò quando chiese: “Che significa? Chi?!”
“C’è stata una lotta” spiegò il Re, faticando per trovare la forza di parlare. “Tu e Destriero siete rimasti feriti. Il serpente si è abbattuto sui bambini e li ha portati via con sé”
“Dove?!” gridò ancora lei, posando le mani sulle sue spalle e scuotendolo un poco. “Dove li ha portati?! Caspian, rispondimi!”
Lui abbassò di nuovo la testa, serrando la mascella per non mettersi ad urlare a sua volta. “Io… non lo so”
“NO!” strillò Susan ancor più forte, coprendosi la bocca con le mani. “No, no, ti prego, no!!!”
Iniziò a singhiozzare forte, in modo incontrollabile.
Caspian le cinse le spalle. “E’ colpa mia! E’ tutta colpa mia! Perdonami!”
Susan scosse il capo e crollò sul suo petto, soffocando un grido contro il corpo di lui. Un grido che la scosse e che spezzò qualcosa in lei, facendola precipitare nell’oblio.
Lentamente i ricordi riaffiorarono e allora seppe che cosa era successo.
Continuò a gridare, a piangere, stretta a lui. Avrebbe voluto dirgli che non era colpa sua, perché Caspian continuava a chiederle perdono.
Il Re la cullò tra le braccia, chiedendosi il motivo di tutto ciò.
Odiava vederla piangere: il pianto di Susan era un boato assordante contro il suo cuore, così straziante da far male. E la disperazione di lei si unì a quella già presente in lui.
Prigionieri di questo dolore, Susan e Caspian rimasero stretti nell’oscurità, mentre la pioggia iniziava a cadere dal cielo e il temporale infuriava fuori della Torre.
Tutti gli anni di felicità sembravano essere scomparsi, come se li avessero solo immaginati. Un frammento di tempo passato loro davanti troppo in fretta.
Tutto era successo in un secondo: avevano trovato la felicità e l’avevano perduta.
Immaginavo da come è finito l'altro capitolo e ciò che mi hai scritto nella risposta all'altra recensione che sarebbe capitato qualcosa di simile.. Poveri Myra e Rhilian, e poveri Caspian e Susan, perdere dei figli così .. deve essere un dolore inimaginabile.. terribile anche solo pensare come si saranno sentiti. MALEDETTA JADIS! Mi sono affezionata ai due principi! Non doveva toccarli!!
"L’alba era sembrata un preludio di perfezione: svegliarsi accanto a Susan, scendere alla spiaggia a passeggiare e farsi un bagno, fare l’amore con lei, stringerla tra le braccia; parlare di tante e tante cose, per poi prepararsi a quel speciale pomeriggio con i loro figli, organizzato senza porsi troppe domande e troppi perché, semplicemente perché era una giornata meravigliosa e la felicità era sovrana nelle loro vite. Si sentivano bene e in pace con il mondo intero, grati di poter vivere quella stupenda realtà che Aslan aveva dato loro in dono dopo tante difficoltà.
E Caspian aveva sognato quella felicità per tutta la vita. L’aveva perduta in tenera età e l’aveva riconquistata con fatica -non senza versare lacrime e sangue - quando era divenuto uomo.
E ora, all’improvviso, come un uragano può sradicare con facilità il più piccolo e inerme fiore, la sua vita era stata spazzata via dalle armate di Calormen. Tutti gli anni di felicità sembravano essere scomparsi, come se li avessero solo immaginati. Un frammento di tempo passato loro davanti troppo in fretta.
Tutto era successo in un secondo: avevano trovato la felicità e l’avevano perduta."

"Non so nemmeno se esiste la felicità. Intendo dire come condizione perpetua. Credo che la felicità siano picchi che durano attimi, secondi." questo lo disse una volta Fabio Volo, credo che in questa situazione siano più che azzaeccati, Caspian si è trovato davanti ad un bivio, ancora una volta ha dovuto scegliere tra il regno, le sue responsabilità di re e le responsabilità verso i suoi sentimenti e in questo caso come genitore. Credo che abbia fatto la scelta più saggia, i suoi uomini rischiavano di morire e di certo non avrebbe potuto davvero aiutare i suoi due figli e Narnia se, assolutamente privo di armi e di lucidità mentale contro quel serpente (che anche lui ha capito facilmente chi è), nulla togliere alle sue capacità ma non sarebbe servito molto da morto e per Myra e Rilihan sarebbe stata la fine sul serio, ma personalemente in quella situazione non credo io avrei avuto la lucidità mentale di rifletterci,mi sarei laciata all'inseguimento pur di salvarli. Susan, credo sia la persona che in questa storia abbia sofferto più di tutti, ovviamente come padre Caspian soffre moltissimo come è giusto che sia, ma Susan oltre ad essere la madre e quindi avere un rapporto ancora più stretto con i propri figli ha dovuto affrontare l'avvelenamento di suo marito precedentemente che non accennava a migliorare anzi andava verso morte (quasi per fortuna xD) certa. Quella donna davvero ne ha dovute sopportare di tutti i colori..
Mi dispiacerà tanto che non ci saranno più tanto spesso i Supian. Riguardo alla tua risposta della precedente recensione, Susan ovviamente si è immedesimata subito nei costumi e nella mantalità di Narnia,essendo comunque vissuta a Narnia nell'Eta Dell'Oro;personalemente credo che sia proprio la sua purezza d'animo e il suo essere casta che in certi momenti le fa povare una certa vergogna. Capisco benissimo il perchè non approfondisci scerte scene e anzi fai benissimo! Non mi piacerebbero tanto quanto lo fanno se approfondissi di più perchè rendi tutto romantico e idilliaco così, sono d'accordo con te nel non scendere nei particolari! Sono fantastiche e le AMO proprio perchè sono romantiche e pure!
Sono d'accordo con te sul fatto che Narnia non è la stessa senza TUTTI i suoi Sovrani "una volta Re o Regine di Narnia, Sempre Re o Regine di Narnia" e(premetto nel dire che amo i libri di Lewis) non mi è piaciuto neanche un po' che Susan è stata descritta come una persona troppo frivola e crescendo sia diventata così da non poter più tornare a Narnia poichè presa da altre cose da "ragazza". In quel libro (mi riferisco all'ultimo) le ragazze o perlomento Susan sono rappresentate in un modo un po' .. beh non bene sicuramente! Non credo che Susan possa mai essere così perciò devo dire la verità, preferisco la tua versione, che pur non essendo "originale" cioè non scritta da Lewis, risulta molto più realistica!! (Mi fa piacere che ti piaccia come ho definito Peter, per me lui è proprio così ^_^)
NON VEDO L'ORA di leggere la FanFic sul cast! Ci saranno tantissime risate nel sono sicurissima!!! xD xD xD
ECCELLENTE lavoro anche questa volta, che dire di più, non ci metterei così tanto impegno a recensirti se non ti meritassi ogni singola lettera di ogni singolo complimento che ti ho fatto dalla prima recensione fino adesso e quelle future e così anche per le altre 715 recensioni delle altre (tra Night&Day e Queen)che ti seguono e amano le tue storie come me!!
A presto, bacioni!!! <3
Ps: auguroni per il negozio!! Ti auguro tanta fortuna in questa tua nuova avventura! Spero che ti vada bene tutto!!
(Recensione modificata il 06/02/2014 - 07:33 pm)

Recensore Junior
06/02/14, ore 13:59

Che bella! Ehm.. non so se ho mai scritto una recensione sulla tua storia.. sono la migliore amica di Queen Susan 21 mi ha contagiato su questa fanfiction, l'ho sempre letta di tutta fretta perché non ho molto tempo. Veramente, sei brava a scrivere e la storia è bellissima! Sai una cosa? Dovresti scrivere un libro intero e non sarei mai stufa di leggero. "E infine, si volse nuovamente verso Narnia.
Voleva che quell’istante rimanesse sempre vivo nella sua mente, in eterno, per poterlo raccontare ai suoi fratelli e al suo bambino.
Gli occhi di Susan erano ben aperti. Il terrore scomparve e l’eccitazione prese il sopravvento. Voleva scendere. Voleva mettere piede su quella terra.
Tutto quanto, dagli alberi che ondeggiavano le loro fronde, ai frangenti che si scontravano sugli scogli, dai fiocchi di neve che guizzavano allegramente davanti al suo viso, al grido dei gabbiani, e il cielo, le nuvole, il vento, il sole pallido…tutto sembrava volerle dire qualcosa:
Bentornata, Susan la Dolce."
O.O mi piace tantissimo! Continua a scrivere ne vale veramente la pena.
(come dice Harry Potter per la mappa del malandrino) Giuro solennemente di non avere buone intenzioni. (è così almeno?)
Queen Leslie :)

Recensore Veterano

Rieccomi, mia cara!
Cerco di fare quello che posso, ma ultimamente mi è difficile stare al passo coi capitoli (ed è un peccato, perché la piega che hanno preso gli eventi mi incuriosice alquanto!).
Molto bene, partiamo subito senz'altro indugio (?) a recensire anche questo capitolo 8:
intanto il bigliettino di auguri che scrive Lucy è delizioso :3
Per entrare nel vivo della vicenda invece, c'è da dire che Eustace e Jill sono davvero carini (Oh oh! Ma siamo sicuro che siano ''solo amici''?)
Sono tanto contenta che il personaggio di Jill acquisti man mano spessore! E non vedo l'ora di vederla a Narnia insieme agli altri!
Lasciando un attimo i Pevensie ai loro problemi e passando ad altro, i nostri amati Suspian sono meravigliosi come sempre! :D
E i bambini...awww!
Il finale mi ha rovinato l'atmosfera -.- 
Ma in fondo servono anche i cattivi, eheh. Sono tornati più agguerriti che mai o sbaglio!?
Bene, ci vediamo presto (spero!).
E complimenti per l'ottimo lavoro! Non ci si può proprio lamentare di te <3

Recensore Veterano
05/02/14, ore 21:02

Ciao cara =) 

Iniziano i casini XD Sto Rabadash quanto mi sta sul cappero XD Ci mancava solo un altra maledizione adesso -.-

Poveri piccoli =(((( speriamo che stiano bene....  quindi i Pevensie li vedremo non nel prossimo capitolo ma in quell'altro giusto?
Susan e Caspian :( erano cosi felici..poveri =(

A presto cara un bacione grosso e in bocca al lupo per il negozio <3
 

Recensore Veterano
05/02/14, ore 18:06

Poveri Caspian e Susan...
Questo capitolo è fantastico!! Mi hai dato un sacco di nuovi spunti su cui fantasticare:)
Povera Petriel...:( mmm... Ok, li voto io! Posso?!:):)
Spero di leggere presto altro, ma il lavoro è il lavoro:)
In bocca al lupo per il negozio! ( che articoli vendete?)
Alla prossima!!

Nuovo recensore

Ciao, come promesso, eccomi qui!

Wow, 1947 eh? E la piccola Lucy che s'intrufola nell'armadio è diventata grande, che nostalgiaaa!
Bellissima la lettera che scrive a Eustace, dietro alla quale c'è una capretta ;)
Eustace prova a pensare a come funziona il passaggio, o il passare del tempo (ho provato anch'io, ma è troppo complicato!!) e naturalmente è troppo difficile per una mente umana da capire.
Susan fuggita con un 'pirata', ahah, e zia Alberta prova di nuovo, sta volta con Lucy, ma lei ha già deciso, sarà un'infermiera, mah.. Chissà come le è venuto in mente..mi ricorda qualcosa….
Lucy e Peter sono già innamorati e non si lasciano conquistare da nessun'altro/a, mentre Edmund esce con qualche ragazza, eheheheheheh.
Jill, invece sa che  la sua strada è quella di aiutare il prossimo.
Compra la macchina da scrivere per Eustace e dice a suo papà che è solo un amico... Ma non per molto!
​E poi, il sogno di Jill. Quel segno rosso, di sicuro è stata Jadis, ne sono certa!
Bellissimo il fatto che Jill si metta a pregare. Veramente magnifico, favoloso.
-Suo padre le aveva insegnato a pregare ogniqualvolta si sentisse impaurita o smarrita, così chiuse gli occhi e si sentì improvvisamente meglio non appena invocò l’Iddio del cielo.-
E poi arriva Aslan, meraviglioso.
Poi Jill va da Eustace, conosce i Pevensie e si scambiano i regali ^_^
E Peter ha un presentimento sula settima amica di Narnia!!
Intanto a Narnia sono passati sei anni, il regno è in pace e i piccoletto sono cresciuti.
E c'è una bella scena Suspian lovelovelove!!
Questo pezzetto è bellissimo -“Caspian…”
“Sì?”
“Cinque minuti?”
Lui rise. “Andata”
Il Liberatore la trasportò lentamente sotto di sé, cercando il contatto con il suo corpo.
“E la riunione di stamattina?” chiese Susan, ricordando all’improvviso che suo marito era atteso nella sala del Gran Consiglio di lì a poco. Si fissarono un attimo
 
 
 
soltanto.
“Al diavolo la riunione” sbuffò Caspian, rotolando sul letto con lei, cingendole i fianchi, iniziando ad approfondire il bacio. Le coccolò la schiena con delicate ma audaci carezze.
“Ho idea che i minuti diventeranno dieci” mormorò lei, facendogli una carezza tra i peli del petto, allungandosi per posarvi le labbra. “Facciamo anche quindici”
“Facciamo anche un’ora” la corresse Caspian, guardandola appena un attimo, prima di baciarla di nuovo.
Susan fremette tra quelle labbra meravigliosamente impazienti, tra quelle braccia forti che la facevano sentire protetta, sicura.-
Allora, si va al pic-nic!!! A cavallo! Quindi Rilian è più bravo a combattere e Myra a cavalcare, giusto?
Mi è piaciuta moltissimo tutta la parte della gita.
Simpatico, il gufo Pennalucida.
Ho paura che il presentimento di Susan ci abbia intivato.
E ora... I cattivi! Riunione malvagia del secolo, si va alla grande: la nostra *sorriso forzato* carissima Jadis (Attenzione! Istruzioni per l'uso: tenere al sicuro e, se possibile, ucciderla. Avvertimenti: non muore mai, si ricarica facilmente e comodamente, come i videogiochi, se fai gameover, c'è sempre un'altro tentativo, nella nuovissima versione potrete scagliarla giù da un palazzo di 300 piani, e state sicuri che non morirà! Cavolo!!) la quale ora si fa chiamare Signora dalla Veste Verde (ma ha una fissazione per i colori nei nomi? No, perché prima strega bianca, adesso signora dalla veste verde..), il nostro *altro sorriso forzato* simpaticissimo Tisroc e suo figlio Rabadash, e quell'avvoltoio impagliato di Lord Erton, penso che se facessimo tornare in vita anche Liliandill e Miraz, siamo a posto, e facciamo una mega festa.
Se quel Rabadash prova anche solo a sfiorare Myra, prendo la prima cosa che capita, vengo li e gliela tiro in testa!!
- “Ditemi, principe: quale sorta di uccello vorreste che fosse?”- wow!wowwowwowwow!!! Non vedo l'ora che cominci la vera avventura: Narnia e Ladyhawke insieme è una cosa semplicemente perfetta!!!!
Al prossimo capitolo, non vedo l'ora!
Bacioni
Susan
P.s. Per il sondaggio, anche se penso tu già conosca la mia risposta, la mia coppia preferita è naturalmente la Suspian!!!

Nuovo recensore
31/01/14, ore 19:25

Ciaooo, scusa per il ritardo enorme!!!! Mi vergogno, hai anche già postato il cap 8.

Per cui, per rimediare faccio una breve recensione a questo bellissimo capitolo, e poi corro a recensire l'8 (che però ho già letto ;))
Il capitolo comincia con Jill che riflette sul romanzo di Eustace, sulla frase che ha detto lui "Peter mi ammazza", e anche sul fatto che questa storia sia così misteriosa. Si chiede però, se non fosse tutto un trucco di Eustace per prenderla in giro.
Il giorno dopo, a scuola, Eustace, appena tornato dal viaggio a Narnia, si sta per tradire rivelando il nome della cugina, ma fortunatamente lo trasforma rapidamente in 'Suellen'.
E poi lui freisce i sentimenti di lei dicendole che lei non centra.
Poi un cugino di Jill muore, e Eustace le rivela il segreto di Narnia.
A Narnia, il tanto atteso evento, è arrivato: il matrimonio!!!!!
Tutte le coppie hanno i loro momentini!! ^^
Poi Aslan se ne va..
E poi quello sciocco di Lord Erton fa ammazzare quei poveri innocenti, ma per fortuna, il nostro mitico Caspian lo caccia!! Un avvoltoio impagliato di meno a corte!!! ;)
E allora, l'avvelenamento. Sono stata tutto il tempo con il fiato sorpreso, ma poi per fortuna, c'è una soluzione.
E poi...Rilian cammina!!!
Adesso comunque, mi catapulto a recensire l'8 ;);)
Bacii
Sue

Recensore Master

Nooooooooooooooooo mi si è cancellata la recensione!!!! O.o
Allora, ricominciamo... Per prima cosa, gemella mia, scusa il ritardo: ieri avevo un'inaugurazione ed è stata una giornata campale, preceduta da giorni di fuoco in ufficio...!
Siccome adoro leggere i tuoi capitoli, dedicando loro tutta la calma che serve per godermeli a fondo, ho rimandato a stamattina... con fatica!! Aprivo Efp e sbirciavo, ma alla fine ho letto per bene solo oggi!
Dunque, dunque... capitolo ricchissimo!!!
Il fatto che Jill abbia un incubo e Susan anche mi inquieta moltissimo... immagino sia la Strega Bianca che torna! Però è rassicurante sapere di Aslan che veglia sulla piccola... Anche alla luce del dialogo tra Peter e Edmund: l'ultimo Amico di Narnia è così vicino!!! A proposito, mi piace molto come tu abbia dato ai Pevensie una missione anche se non sono a Narnia e ne sentono così tanto la mancanza: crea un legame molto forte con il loro mondo lontano!!!
E veniamo alla mia coppia preferita... che solo per te e per il modo in cui scrivi e per le tue idee geniali... è Caspian e Susan!! (Incredibile! Solo con te poteva succedere!!!!) Insieme sono bellissimi e i bimbi sono adorabili... peccato che nuvole nere incombano già così pesanti...!
L'idea che quel verme di Calormen pensi a Myra come strumento di vendetta mi fa accaponare la pelle!
Ma sbaglio o Lord Erton, che pure odia la regina, è finito in un gruppo di compari peggiore di quello che credeva?!?!
Sei stata bravissima come sempre!!!!
Ti adoro,
Joy

Recensore Veterano

Anche se in ritardo eccomi qua!!
Che dire? Altro bellissimo capitolo!! Il momento Suspian è stata bellissimo! Molto brava!! Ogni volta odio sempre di più Rabadash e gli amici suoi... Che nervi!!
Mmm... Direi coppia Edmund + Shanna... Io adoro quel ragazzo!!
Ancora i miei complimenti:)
Migliori ogni volta:)

Recensore Veterano
30/01/14, ore 20:16

Ciao cara!
Spero che tu stia bene adesso (anche perché, visti i MIEI tempi di reazione e la mia lentezza nel recensire, avrai fatto senz'altro in tempo a guarire)!
Anche questo capitolo mi è piaciuto molto, passiamo ad analizzarne i ''punti salienti'':
Jill continua ad essere un personaggio straordinario...ed insieme ad Eustache formano un duo inimitabile :'D 
Il matrimonio! Che emozione...è in questi caso che rimpiango di non essere nata a Narnia, eheh!
Le descrizioni di questo evento sono essenziali ma comunque meravigliose: tutti gli invitati, l'eccitazione del momento, i pensieri dei protagonisti...
Il piano di Lord Erton (tanto odio per lui) è veramente diabolico. Ho i brividi solo a pensarci.
Ma hai saputo gestire molto bene anche questa parte, anche se ho temuto per tutto il tempo che qualcosa andasse storto ^^'
Complimenti davvero!
Adesso vado a leggere anche il prossimo capitolo e giuro che mi rimetterò in pari!
Saluti!

Recensore Veterano

Ciao my Dear Little Friend!
A causa di questi innumerevoli esami sono stanca morta, ma visto che la storia è la tua trovo lo stesso la forza di recensire!
Ho aspettato un sacco questo capitolo: i Pevensie che quasi trovano l’ultimo amico di Narnia, i gemelli cresciuti e ahimé anche la riunione trai cattivi. Non sono matta da legare, oddio forse solo un pochino, è solo che ho tanta voglia di entrare nel vivo della storia!
Insomma come fare a resistere ad un mix tra Narnia e LadyHawke? Io di certo non ne sono capace ;)
Ma partiamo dall’inizio: finalmente i cugini hanno un bel rapporto! È bellissimo vederli così affiatati :) certo che pensare a Ed già diplomato, a Peter all’università e a Lucy che pensa di diventare infermiera e Eustace scrittore è strano.. insomma è strano vederli cresciuti! Ma è anche molto bello <3
Spero che Jill diventi presto parte di questo gruppo così affiatato. Se già pensano che gli sembra di conoscerla da anni! E meno male che Peter ha iniziato a far lavorare il cervello!
Spero allora che presto tornino a Narnia, anche se non sono così sicura che apprezzeranno quello che vi troveranno :(
Comunque sto adorando il personaggio di Robert Pevensie. Anche se finora non si è visto molto, deve essere un personaggio molto interessante: un professore di letteratura che parte per la guerra e poco dopo il suo ritorno scopre un nuovo fantastico universo! Ok lo ammetto, forse questo mio amore nei suoi confronti è anche dettato dal fatto che è “impersonato” da Daniel Craig.. così british e affascinante *_*
Ah! Congratulazioni all’istinto femminile di Alberta Scrubb! Molto perspicace la zia ;)
La parte dedicata alla vita di Caspian e Susan a Narnia mi è piaciuta moltissimo! In particolare è molto bella e romantica quella loro abitudine di passeggiare per la spiaggia alla mattina presto <3
I gemelli poi ormai sono una parte fondamentale della loro vita! A proposito, ottimo lavoro con le loro descrizioni :)
La scena Suspian *_* eh lo so, per un po’ dovremo farne a meno. Sarà necessario, lo so. Ma mi mancheranno molto, perché tu sei bravissima a descrivere questi loro momenti senza renderli troppo sdolcinati e stucchevoli!
Bello questo pezzo:
-Si sistemò meglio accanto a lui, voltandosi su un fianco e portandosi le lenzuola quasi fino al naso.
“Che c’è?” chiese il giovane.
Lei scosse il capo. “Niente”
Caspian si alzò su un gomito. “Dai, dimmelo”
Susan allungò una mano e con dita leggere giocherellò con una ciocca di capelli che gli ricadeva sulla fronte.
“Mi è piaciuto fare l’amore con te” sussurrò dolcemente.
“Anche a me”. Lui sorrise ancora e si chinò a baciarla. Poi si ridistese accanto a lei, avvicinando il viso a quella Susan, posando la propria fronte contro la sua.
“Certe volte…” disse la Regina, interrompendo quel tenero silenzio. “Certe volte mi capita ancora di sognare di lasciare Narnia, lasciare te. Penso che se dovessi tornare alla mia vecchia vita, ti giuro, potrei impazzire”
“Mi hai insegnato che i sogni che facciamo la notte sono solo sogni” disse lui, senza mai smettere di accarezzarle la schiena e le spalle, i capelli.
“Lo so. Ma certe volte mettono angoscia”
“Sei in ansia per qualcosa?”
Susan scosse il capo. “No. No, non c’è nulla che può turbarmi. Ho tutto ciò che desidero dalla vita. Ho l’amore, e sei tu: l’uomo e il marito più straordinario che esista”
Caspian sorrise di nuovo, allungandosi per baciarle una guancia, poi la spalla.
“Abbiamo due bellissimi bambini…”
“Due uragani” la corresse lui.
Susan rise. “Sì, è vero”. Appoggiò le mani al cuscino e poi vi poggiò il viso. “Tu, i nostri figli, la felicità, la pace a Narnia, la nostra gente e i nostri amici che vivono sereni... Cosa potrei chiedere di più?”
Caspian la strinse forte e si voltò sulla schiena, facendola sdraiare di nuovo su di sé.
“Potrei morire di te, lo sai?”
Susan appoggiò la testa al suo petto, posando il palmo della mano sul suo cuore. “Vorrebbe dire che mi ami?”
“Come il primo giorno”
Gli occhi della Regina splendettero di pura gioia.
Il Liberatore le strinse la mano e poi se la portò alle labbra.-
Tanto amore <3 Poi beh… arriva l’uragano! Anzi, gli uragani.. sono ben due!
La scena della battaglia dei cuscini è davvero molto dolce :) leggerla mi ha davvero messo il sorriso!
In più i bambini hanno portato davvero tanta felicità a tutti: Caspian e Susan in primis, agli zii, ai nonni, ai cugini, ad Aslan, a Cornelius (anche se, poveretto, deve sorbirsi i loro scherzi!!), alla corte e a chi sembrava avesse un cuore duro come il granito ma che via via ha dato prova di essere un animo dolce e gentile:
-Il clima era così bello che trasmetteva il buonumore in chiunque. Persino quel muso lungo di Drinian si lasciò andare ai suoi rari sorrisi, mentre vigilava sui gemelli che giocavano nel parco. Per lui e Lora erano stati una cura al grande dolore che li aveva colpiti tanti anni prima.-
Finalmente anche il capitano è contento!
Comunque i gemelli sono così carini <3 e si comportano esattamente come fratello e sorella.. li adoro *_*
È bello poi vedere la famiglia riunita <3
Sembra quasi ingiusto togliergli la felicità, dopo che hanno faticato tanto per ottenerla.. va beh! Sarà comunque una storia sensazionale *_*
Comunque vedo che la strega bianca colpisce anche senza manifestarsi, prima negli incubi di Jill (sono sicura che fosse lei) e poi insinuando certi pensieri in Sue :(
L’ultimo pezzo mi ha fatto venire i brividi.. già Tisroc e l’indesiderabile numero uno erano malvagi e odiosi, poi ci abbiamo aggiunto Jadis ed è andato di male in peggio. Adesso ai compagni di merenda si è aggiunto pure quel bruto di lord Erton.. altro? Riportiamo in vita anche l’indesiderabile numero due?
Mamma mia, sono veramente cattivi e determinati a fare del male! Mettono davvero paura. E per di più, l’indesiderabile numero uno inizia pure a mettere gli occhi sulla piccola Myra? No, non ci siamo.. non c’è davvero limite al peggio.
Poi beh, queste frasi sono cristalline:
-“So che Susan non mi vorrà mai” ringhiò Rabadash, stringendo i pungi tanto che le unghie penetrarono nella carne. “Ma piuttosto che lasciarla a lui, preferisco chiuderla in gabbia”
Jadis sorrise, si allungò verso il tavolino e posò la tazza vuota. “Ditemi, principe: quale sorta di uccello vorreste che fosse?”-
Aslan, aiutaci tu!
A proposito del grande leone, bellissima la sua comparsa nel capitolo! Breve, ma toccante e profonda :)
Credo di aver detto tutto ;)
Per rispondere al tuo sondaggio.. beh, credo che la risposta tu la sappia già! Ovviamente al primo posto abbiamo i Suspian <3 subito dopo di loro viene la Shandmund! Come coppia non sono ancora sbocciati, ma li trovo perfetti insieme :) trovo perfette anche le altre coppie ovviamente, ma Ed e Shanna sono fantastici!
Dear Little Friend, adesso ti lascio. Però ci sentiamo prestissimo!!
Sei una grande, scusami se sono ripetitiva ma è così!
Continua così davvero. Hai un dono rarissimo e sono contenta che hai deciso di condividerlo con noi lettori. Le tue storie sono un regalo meraviglioso! Ringrazio ancora il giorno in cui ho trovato Queen sul sito <3
Un bacione e un abbraccio <3

Shadowfax

Nuovo recensore

Allooooraaaa! ecco che arriva "l'esaltazione da nuovo capitolo"!! Ti fai sempre perdonare dei tuoi ritardi con uno splendido capitolo!! Sembra tu sia una maga, ci sono storie in cui (oltre che su epf ma anche in libri "editoriali" diciamo cosixD) alcuni capitoli sono un po' così e così senza niente di bello, o anche non avvincenti e noiosi, parlo anche di best seller come Harry Potter; ma tu sei immune a questo! OGNI tuo capitolo è ovviamente diverso dall'altro ma equo in qualità di scrittura, momenti appassionanti,momenti teneri, momenti commoventi, momenti drammatici e nella qualità di tutti questi!Secondo me hai scoperto il segreto della Grande Magia! E' Narniano scrivere così bene non è umano!! xD Apparte gli scherzi davvero complimenti per il capitolo (so che di solito li metto a fine recensione ma questa volta ho pensato di scriverli prima per necessita impellente (xD) di complimentarmi con te per tutto questo!!), per la storia, per il tuo talento,per tutto cio che ci dai emozionalmente parlando a noi lettrici. Adesso è meglio iniziare la recensione vera e propria, sarei capace di farti i complimenti all'infinito se no xD:Lucy arrossi per il complimento.
Non era abituata a riceverne, non tanti quanti Susan. Ma era vero che era bella: ormai aveva diciassette anni ed era sbocciata in una splendida giovane donna. Numerosi corteggiatori si erano fatti avanti e avevano allarmato Peter e Edmund, i quali erano come sempre molto protettivi con la loro sorellina, specialmente il primo.
Ma non avevano di che preoccuparsi: Lucy declinava qualsiasi invito e scoraggiava ogni pretendente. Il suo cuore era già impegnato.
A scuola, le amiche mormoravano su chi potesse essere il misterioso ragazzo di Lucy; e lo stesso gli amici di Peter, all’università, si chiedevano chi mai fosse la sua fidanzata della quale parlava continuamente.
Anche il maggiore dei Pevensie aveva dovuto vedersela con le parecchie ragazze che avevano mostravano interesse per lui.
“Ma non lo sai?” dicevano i compagni di corso alle compagne. “Peter si deve sposare, è inutile provarci con lui. E’ fidanzato da quattro anni, ma lui e la sua ragazza vivono lontani. Appena prenderà la laurea la raggiungerà nel suo paese. Almeno, questo è quello che ha raccontato”
Edmund, invece, a differenza dei fratelli, non aveva disdegnato qualche uscita al cinema con qualche bella ragazza. Nulla di serio, comunque.
C’era una tizia, della quale Lucy e Peter non ricordavano il nome, che gli ronzava intorno piuttosto insistentemente, ma Ed non aveva voglia di impegnarsi.
Lucy sapeva perché.
“Pensa sempre a Shanna. E’ inutile che nega, io lo so”
I Pevensie sarebbero rimasti a Cambridge per tre giorni appena, e avrebbero preso stanza in un albergo poco lontano dalla stazione. Era un posticino accogliente, ma niente di che. Bisognava risparmiare, poiché il dopoguerra aveva gettato il paese nella crisi finanziaria ed economica, e la vita era diventata ancora più difficile.
Di questo si parlò a pranzo, a casa degli Scrubb, dove gli uomini discussero sulle idee del primo ministro statunitense, George Marshall, il quale aveva annunciato l’attivazione di un piano di aiuti economico-finanziari per l’intera Europa.
Finito di mangiare, gli adulti si spostarono in salotto e i ragazzi salirono in camera di Eustace a chiacchierare.
“Vi ricordate come ci detestavamo quando siamo venuti qui durante la guerra?” ricordò Edmund.
“Se è un modo per dirmi che stanotte vuoi dormire a casa mia…” fece Eustace. “Scordatelo!”
Peter e Lucy risero. Subito si immersero nei ricordi di quei giorni a casa Scrubb, e ovviamente tra quelli riguardanti Narnia.
Awwww i "piccoli" (si fa per dire) Pevensie e Eustace sono cresciuti tantissimi! Quattro anni non sono uno scherzo davvero e anche i più piccoli come Lucy e Eustace sono cresciuti! Quasi fa nostalgia ricordare Lucy vicino a quel lampione con il caschetto e la mollettina a sistemarle i capelli, le guance e il nasino rosso da freddo e gli occhi azzurri pieni di stupore nello scoprire Narnia, e adesso anni dopo adulta e bellissima divenuta, bella come la sorella ma di una bellezza diversa come Lucy solo poteva essere. E Eustace, cresciuto anche lui con la sua passione per la scrittura e ancora mi ricordo quando è svenuto a vedere il minotauro e spaventato a vedere Ripicìp sul Veliero dell' Alba. Edmund poi mi ha davvero sorpreso, lui con il suo "io sono gia grande ma non credo di voler capire", eppure proprio lui non si fa scrupoli a uscire con altre ragazze, anche se effettivamente è l'unico dei Pevensie che non si è impegnato effettivamente con qualcuno a Narnia quindi è normale anche se sappiamo tutti he Shanna resterà sempre Shanna e che lo catturerà divuovo al loro ritorno (che spero avvenga presto!! ).
Alla luce soffusa della lampada, vide l’impronta di una mano, di un rosso acceso, come un marchio inciso a fuoco.
“Oddio!”
Si alzò svelta e pigiò l’interruttore sulla parete accanto alla porta, e il lampadario si accese. Si guardò ancora il braccio, ma il segno era scomparso.
Che fosse stata la sua immaginazione?
Si accorse di tremare, di freddo e di terrore.
Pian piano, le immagini del sogno riapparvero: rammentò l’oscurità, fitta e impenetrabile. Ricordò una foresta pena di neve. Aveva avuto così freddo da battere i denti. Ricordò la bufera, i fiocchi di neve che si abbattevano feroci su di lei. Poi qualcuno l’aveva chiamata, per aiutarla, per farla uscire dalla foresta e condurla verso una collina verde e calda, piena di sole. E allora aveva sentito la fitta al braccio. Una morsa d’acciaio. Si era voltata, benché chi l’avesse chiamata le avesse intimato di non farlo. Dietro di lei aveva scorto solo neve vorticante, ma in mezzo ad essa erano apparsi due occhi di ghiaccio, che d’un tratto erano diventati neri come la pece. Avevano inghiottito il mondo intero, e anche lei, dentro quel sogno che era diventato un incubo. La creatura a cui appartenevano quegli occhi la teneva saldamente, per non permetterle di allontanarsi, per non farla risvegliare e impedendole di raggiungere la collina luminosa. Infine, un brontolio minaccioso.
“Oh, Signore, aiutami!” aveva esclamato Jill nella sua mente, e allora la mano aveva lasciato il suo braccio e lei era come caduta all’indietro, nel vuoto, mentre l’eco di un fragore vibrante risuonava lontano.
E le parve di sentirlo ancora, vicino a lei, sussurrare accanto al suo orecchio. Una voce che diceva cose che non capiva, perché tropo lontana.
Spense la luce grande e tornò verso il letto, le gambe improvvisamente molli. Jill fece un lungo sospiro, allungò la mano verso l’interruttore della lampada, ritirandola all’ultimo momento.
Era infantile, ma la voleva accesa.
Fece un altro lungo sospiro e si sdraiò sul fianco.
Suo padre le aveva insegnato a pregare ogniqualvolta si sentisse impaurita o smarrita, così chiuse gli occhi e si sentì improvvisamente meglio non appena invocò l’Iddio del cielo.
Forse era sciocco pregare solo perché si era spaventata per via di un incubo, ma il fatto era che qualcosa le diceva che il segno sul braccio non se l’era immaginato. C’era stato, e poteva ancora sentire il dolore di quella morsa gelata.
A poco a poco, l’inquietudine lasciò il posto a quella tranquillità che precede il sonno. Le parve di udire un suono, come le fusa di un grosso gatto, ma era troppo stanca per aprire di nuovo gli occhi.
Il Leone si chinò su di lei, ascoltando il suo respiro regolare.
Si era riaddormentata. Bene. Era al sciuro, ora.
“Non ancora, ma presto... Presto sarai con noi a Narnia” mormorò Aslan, soffiando su di lei, donandole un nuovo sonno senza sogni, per proteggerla da chi aveva cercato di farle del male.
Jill, Jadis, Aslan tutti in una medesima scena e non siamo ancora a Narnia!! Questo si che si chiama scrivere ed appassionare il lettore! (vedi non cela faccio a non farti i complimenti è più forte di me xD) Davvero emozionante il suo primo approccio intimo con Narnia e le sue creature (intendo senza Eustace di mezzo xD); Jadis già tenta di fare del male alla nostra Settima Amica di Narnia, ma Aslan arriva a proteggerla. Qui è davvero commovente più di tutti Aslan e cedo che è in situazioni del genere che si vede in particolar modo l'amore incondizionato di cui è capace Aslan, poichè è lui stesso amore puro e ama e protegge la "piccola" Pole pur non conoscendola effettivamente e davvero è una prova di grande amore. Pole inoltre fa qualcos che mi ha smosso dentro: si mette a pregare, invoca l'aiuto del Signore e si sente meglio, questo, oltre alla grande fede della ragazza che stringe il cuore, dimostra come sia molto simile a Lucy (il che è paradossale che la migliore amica di Eustace sia simile alla cugina con cui bisticcia spesso xD) e appunto in seguito avra una fede assoluta in Aslan.
Jill sapeva perché non c’era. L’amico le aveva raccontato tutto.
Sedette accanto a Lucy, presentandosi ai Pevensie, emozionata. Conoscerli era quasi come incontrare un famoso attore del cinema. Per un fugace momento pensò addirittura di chieder loro l’autografo. Erano delle specie di eroi per lei, che ne aveva seguito le gesta su carta. Era così strano averli davanti, ora…
“Tieni” disse infine Jill, porgendo all’amico il suo grande e pesante regalo.
Eustace fece una smorfia. Il pacchettino che le consegnò era molto più piccolo.
“Non è la dimensione che conta. Dai aprilo” lo esortò la ragazza, capendo il suo disagio.
“Prima tu”
“No tu”
“No, dai”
“Se andate avanti così ci mettete tutto il giorno” intervenne Edmund con aria divertita.
Infine, Jill si decise e aprì per prima il pacchettino rettangolare, ringraizando di cuore quando ne estrasse una magnifica penna stilografica. Jill ne faceva collezione oltre ad usarle. Quello che aveva tra le mani era un modello rarissimo, a tiratura limitata: un piccolo capolavoro laminato in oro, con particolari incisione sul corpo e sul cappuccio.
“Era quello che volevo. Grazie, Eustace! Adesso però tocca a te.”
Jill era impaziente.
Il ragazzo strappò la carta rossa e restò a bocca aperta quando vide ciò che aveva contenuto.
“Accidenti, che bella!” esclamò, posando la macchina da scrivere sul tavolino del salotto e contemplandola da tutte le direzioni.
Jill ne fu felicissima. “Sapevo che ti sarebbe piaciuta! Avevi detto che la tua non funziona più bene, e che te ne sarebbe servita una nuova al più presto. Così ci ho pensato io!”
“Grazie, è bellissima!”
“Così puoi finalmente finire di scrivere il…” continuò Jill, fermandosi in tempo.
“Il mio nuovo racconto, certo” le venne subito in aiuto Eustace.
“Hai una nuova opera in cantiere, figliolo?” chiese Harod. “Ehm...più o meno” mentì Eustace. Lui e Jill si scambiarono uno sguardo. Lo stesso fecero i fratelli Pevensie.
Da quel famigerato giorno in cui aveva perso i suoi appunti, il cugino aveva assicurato loro che la sua amica non sapesse e non avesse chiesto più nulla di Narnia. Eustace non aveva mai ammesso di ave rrivelato il segreto di Narnia a Jill. Il fatto era che non voleva che lo costringessero a mentirle ancora. Lei era l’unica amoca sincera che aveva. Ogni volta che lui terminava un pezzo glielo faceva leggere subito, e lei lo consigliava, gli correggeva gli errori, e poi chiedeva di Narnia, pregandolo di non smettere mai di raccontarle di quel mondo meraviglioso. Avevano formato un duo molto affiatato, anche se finivano per litigare spesso e volentieri. Lui non era sempre molto propeso ad ascoltare le critiche di lei, nemmeno quelle potenzialmente costruttive.
“Se hai un nuovo racconto” disse infatti Jill. “Allora la mia penna capita giusto in tempo per correggerti gli errori”
Eustace mise il broncio. “Non ne ho bisogno!”
A quel punto, Harold non perse tempo e si mise a decantare la bravura del figlio, dei successi che aveva conseguito in un concorso letterario indetto dal giornale della scuola.
“Per ora è poco, ma è un primo passo verso una brillante carriera!”
“Complimenti, Eustace” disse Robert, davvero compiaciuto.
Tutti in famiglia conoscevano la passione che Eustace aveva sempre avuto per la scrittura.
Peter, come tutti gli altri, osservò la bella macchina da scrivere nera lucente, pensando esattamente la stessa cosa che Jill Pole stava per dire poco fa: con quella, Eustace era finalmente in grado di terminare di battere in bella grafia il lungo romanzo che aveva intitolato Le Cronache di Narnia.
Il cugino aveva deciso di dividerlo in parti e di dare ad ognuna un titolo diverso. Per ora, le suddette parti erano tre, ma il ragazzo prometteva di cimentarsi nella stesura di una nuova avventura.
Certe volte, i Pevensie pensavano che fosse un peccato non poterlo far conoscere ad altri, ma non era possibile. Il segreto di Narnia doveva rimanere un segreto, almeno finché Aslan non avesse detto loro diversamente.
Condividevano quel segreto Peter, Susan, Edmund, Lucy e i loro genitori; Eustace, il professor Kirke e la sua amica Polly Plummer.
E poi c’era Jill Pole, che qualche anno prima era quasi venuta a conoscenza di cose che nessuno, al di fuori di coloro che avevano visitato Narnia, avrebbe mai dovuto sapere.
Eustace diceva che Jill era un’amica vera e che non avrebbe mai tradito il loro segreto.
Piccola parentesi: AMO il rapporto tra Eustace e Jill! Non voglio sbilanciarmi perchè preferirei approfondire il discorso più in là che questo rapporto più maturo venga approfondito, ma è davvero dolce!
“Ehi, che succede?” chiese il Giusto, guardando il fratello e facnedo un cenno con la testa verso la porta. “Che ha combinato?”
Peter raccontò brevemente i suoi timori. Edmund lo ascoltò con attenzione e poi scosse il capo.
“Non penso che Eustace abbia cantato”
Peter si appoggiò al tavolo. “Sai non è tanto Jill che mi preoccupa. Non è lei, è…questo mondo, la gente che ci vive. Io non vedo l’ora di tornare a Narnia”.
Edmund sospirò. “So cosa vuoi dire. Dopo la guerra, niente è stato più come prima. Tutto sta cambiando e in peggio. Se potessimo vivere laggiù…”
“Certe volte vorrei che tutto il mondo potesse conoscere Narnia” ammise Peter, notando lo sguardo sbalordito del fratello. Fece un sorrisetto. “So che ho appena detto a Eustace di non dire nulla a nessuno, so che l’ho tormentato per mesi su questo, ma non è forse per aiutare le persone del nostro mondo ad avvicinarsi a Narnia che Aslan ci ha scelti per essere suoi Re e Regine? Lo scopo è questo, Ed.”
Il Giusto abbassò lo sguardo, riflettendo intensamente. “Hai ragione. Me ne rendo conto solo ora che l’hai detto. Però Peter, Aslan ci disse di non parlarne. E se non ne parliamo, come possiamo far conoscere Narnia al mondo?”
“Forse tramite il libro di Eustace” azzardò Peter. “Forse un giorno lo pubblicherà davvero e allora tutti sapranno…E’ probabile che il giorno in cui Aslan ci dirà che il mondo è pronto per sapere, sarà il giorno in cui anche il settimo Amico di Narnia sarà con noi”
“Può darsi” annuì Edmund. “Io pensavo…ma non so”
“Avanti” lo esortò il Re Supremo.
“Sono passati quattro anni e non abbiamo ancora trovato traccia di questo settimo Amico. Inizialmente avevo creduto potesse trattarsi di Digory, o di zia Polly, ma loro stessi ci hanno assicurato di no”
Peter annuì. Ricordava quando, un paio d’estati prima, lui, Ed e Lucy erano andati a trovare Digory nella grande casa fuori Londra, insieme a Eustace. In quell’occasione era arrivata anche Polly.
Il vecchio professor Kirke e la sua migliore amica avevano ascoltato le nuove strabilianti avventure di Nanria, e poi avevano tolto ogni dubbio ai ragazzi: se uno di loro due fosse stato il detentore della Spada di Rhoop, l’avrebbero avvertito, percepito.
“Ma io e Polly abbiamo già dato a Narnia tutto ciò che potevamo” aveva detto Digory.
“Peter” continuò Edmund. “E se non trovassimo mai il settimo Amico di Narnia?”
“Non è possibile. Non essere sempre pessimista”
Edmund fissò il fratello con sguardo cupo. “Anch’io non ce la faccio più! Anch’io voglio tornare a Narnia! Vorrei poter rivedere nostra sorella, il mio migliore amico, i miei nipoti! Eppure Aslan non ci chiama, perché lo farà solo quando avremo trovato questo famigerato Amico. Ma se non lo trovassimo? Cosa succederebbe allora?”
“Ha detto che lo avrei trovato e lo troverò” rispose Peter, risoluto. “Ho completa fiducia in Aslan”
“Anch’io ne ho, ma quando accadrà? Quanto tempo passerà ancora? E quanto ne sarà passato laggiù? Non mi stupirei di trovare Rilian e Myra già adulti, e a quel punto Caspian e Susan potrebbero essere…”
Edmund si fermò prima di pronunciare quella terribile parola che rimase sospesa tra loro.
Peter lo fulminò con un solo sguardo. Lo sguardo del Re Supremo, davanti al quale il Giusto chinò il capo.
“Scusa”
“La possibilità che Caspian e Susan siano…” Peter prese un respiro, “non la devi nemmeno prendere in considerazione”
“Lo so, ma…” Edmund strinse i pungi. “E’ frustrante quest’attesa, molto più delle altre volte. Tu e Lucy sembrate così tranquilli…”
“Non è facile per nessuno, Edmund. Tantomeno quando sai che c’è una persona che ti aspetta, e che non vedendoti tonare potrebbe pensare che l’hai abbandonata”
Gli occhi di Peter divennero tristi. Immensamente tristi.
“No, Miriel non lo penserebbe mai” cercò di rassicurarlo Edmund.
Un attimo di silenzio, nel quale il nome della Driade li riportò tra i ricordi.
Poi, con uno sforzo immane, Peter si mosse, lentamente, afferrò il coltello e tagliò due fette del dolce di Lucy.
“Ne vuoi anche tu?”
“Eh?” fece Edmund, per un momento smarrito. “Ah, sì…”
Quando fecero per uscire dalla cucina, Peter disse: “Ed, che impressione ti ha fatto Jill?”
Edmund si volse indietro, la mano sulla maniglia. “Buona, direi. E’ simpatica” sintetizzò con un’alzata di spalle.
“Io ho come avuto l’impressione di conoscerla” aggiunse Peter, la fronte aggrottata in un’espressione pensosa. “Guardandola parlare con Lucy ho avuto come la sensazione che fossero…simili. Non saprei dirti come. Ho pensato che lei…bè, che abbia qualcosa di speciale.”
“Vuoi dire che…” balbettò Edmund.
“Non lo so. Non ne sono sicuro” si schermò Peter.
Peter è l'unico che non è cambiato per niente! Ed è quasi rassicurante questo anche perchè è una figura-colonna ed è bello vedere tutti cambiati comunque come è giusto che sia al pari passo del loro aspetto anche comunque nelle esigenze che la nuova età esige, ma lui comunque è cresciuto, si è formato ed essendo Re Supremo ha una peronalità più salda e il fatto che sia fidanzato ufficialemente con Miriel anche aiuta questo. Le sue preoccupazioni sono comprensibili ovviamente lui cela farà a trovare la Settima Amica di Narnia anzi effettivamente l'ha gia trovata! sene devve solo rendere conto!

C’erano decine di momenti meravigliosi durante le sue giornate, ma quello che Susan adorava più di tutti era concedersi una passeggiata sulla spiaggia, la mattina presto. A volte era sola, quando Caspian si svegliava prima di lei e non poteva andare con lei, richiamato dagli impegni di corte. Di solito, però, lui l’accompagnava sempre: mano nella mano, a piedi nudi sulla sabbia, le onde che lambivano leggere la loro pelle, la brezza mattutina che li costringeva a stringersi l’uno all’altra, sedendo in riva al mare a guardare il sole sorgere.
Quando loro due erano gli unici già svegli, mentre tutta Narnia ancora dormiva.
Erano istanti magici, rilassanti, speciali, pieni di tenerezza e qualche volta di passione.
A volte, infrangere le regole era piacevole…
Ma se con loro c’erano anche Rilian e Myra, allora si divertivano a giocare, costruendo castelli di sabbia, raccogliendo conchiglie, rincorrendosi sulla spiaggia.
Poi tornavano di corsa al castello, richiamati dai servitori che, puntuali, ricordavano ai Sovrani i mille obblighi del giorno.
Erano un Re e una Regina, ma Cornelius, Miriel, Briscola e altri, riuscivano anche a vederli per quello che erano davvero: giovani.
Caspian aveva ventisei anni, Susan ventitré. Qualche volta, tornare ragazzini era più che lecito, e inevitabile.
Nonostante questo, nonostante la giovane età, erano due Sovrani e due genitori esemplari.
Susan istruiva personalmente i due principi, aiutata dal dottor Cornelius. Caspian, benché avesse meno tempo di lei, cercava sempre di essere presente.
Erano consapevoli di avere una doppia responsabilità: oltre a imprimere ai loro figli i giusti principi e valori, un giorno quei bambini sarebbero divenuti un Re e una Regina, e Caspian e Susan avevano un’idea molto precisa su come dovevano venire allevati per essere all’altezza del loro titolo.
Accettavano consigli, ma non si facevano influenzare.
Amavano i loro bambini con tutto il cuore. Li coccolavano, giocavano e studiavano con loro. Erano un padre e una madre affettuosi, ma anche severi quando serviva: Rilian e Myra non erano esenti dai rimproveri, e nemmeno da qualche bella sculacciata.
Avevano impartito loro le buone maniere e la disciplina, l’amore e il rispetto altrui, e soprattutto la fede in Aslan.
I gemelli adoravano ascoltare le vecchie storie di Narnia, soprattutto quelle in cui comparivano i loro zii e i loro genitori insieme al Grande Leone.
Avevano un solo ricordo di Aslan e pochi della famiglia della madre. Ma di Peter, Edmund e Lucy avevano visti i ritratti sia sui libri, che nella lunga Sala dei Dipinti di Cair Paravel (dov’erano appesi tutti gli affreschi dei Sovrani di Narnia dall’inizio dei tempi). Erano stati anche alla Casa di Aslan: Caspian e Susan li avevano portati laggiù qualche volta. Avevano anche visitato la Tavola di Pietra, Lanterna Perduta, la Diga dei Castori, il vecchio castello del defunto zio di loro padre, e tutti gli altri luoghi che apparivano nelle storie che Susan raccontava loro ogni sera prima di addormentarsi.
Non erano di aspetto identico. Rilian somigliava a Caspian in tutto e per tutto, tranne che per gli occhi, azzurri come quelli di Susan. Ma i capelli erano scuri come quelli di suo padre. Fin in tenera età, si rivelò essere un bambino coraggioso e un po’ spericolato, troppo a volte, con una spiccata curiosità e un’attitudine naturale per il tiro con l’arco e la scherma.
Myra, invece, assomigliava molto alla madre, con gli stessi lineamenti dolci, lo sguardo gentile e il carattere amabile e generoso. I capelli erano come quelli di sua madre, lunghi, dritti, di un bel castano lucente. Gli occhi invece erano quelli del padre, anche se non così scuri e profondi, ma di una bella sfumatura color nocciola scuro. Amava lo studio e la tranquillità, ed era una provetta cavallerizza.
Briscola li chiamava affettuosamente Caspian e Susan in miniatura.
Come tutti i fratelli, anche Rilian e Myra talvolta bisticciavano (lui le tirava i capelli e lei qualche calcio) ma per la maggior parte del tempo andavano molto d’accordo. Dove c’era l’uno c’era anche l’altro, complici di innocenti marachelle al povero vecchio Cornelius, che li considerava un po’ come dei nipotini. Avevano un legame molto forte, e questo loro attaccamento dipendeva soprattutto dal fatto che fossero gemelli. Separarli per troppo tempo era impensabile. Avevano ognuno la sua camera, ma spesso li si trovava a dormire assieme.
Le scene familiari sono le mie preferite! Quando narri della famiglia di Caspian e Susan devo ammettere che mi scende una lacrima :') perchè sono sempre stata fan del loro amore e adesso vederli così felici in pace, a Narnia, con dei figli bellissimi, cito la Dolce dicendo "cosa potrei chiedere di più?" :') fai emozionaare il modo in cui lo racconti, ne parli è splendido e ti devo ringraziare per queste grandi emozioni che mi porti ogni volt che scrivi :')
Quella mattina di maggio, nella quale niente sembrava poter turbare la pace del regno, Rilian e Myra dormivano ancora, e Caspian e Susan erano scesi in riva al mare, passando per la piccola scala di pietra nascosta sotto i tralci di gelsomino che cresceva sulla facciata ovest del castello, dove il balcone della stanza reale si affacciava sull’Oceano Orientale. La scaletta esterna girava per un piccolo tratto attorno alle mura e dava direttamente sulla spiaggia.
Il Re e la Regina la usavano spesso quando volevano scappare per un po’ dalle mura del palazzo, a volte opprimente, in quelle giornate oltremodo di stressanti, piene di visite di ambasciatori stranieri, ricevimenti, riunioni, pranzi e cene. Giornate nelle quali era perfino difficile dare un bacio ai propri bambini.
Fortunatamente non capitavano più così spesso, poiché dopo il secondo compleanno dei principi, nel quinto anno di regno di Caspian X, non solo il regno ma l’intero mondo di Narnia, entrò in un lungo periodo di pace.
Il sole era già sorto e faceva caldo. Fare il bagno fu piacevole.
“E’ presto per rientrare. Restiamo ancora un pò” disse Susan, quando uscì dall’acqua e vide Caspian porgerle gli abiti.
“Potrebbe vederci qualcuno. Il palazzo si sta svegliando, ormai”
Tornarono in camera e si asciugarono, continuando a chiacchierare allegramente. Susan strofinò energicamente i capelli di lui, e Caspian le pettinò la lunga chioma.
D’un tratto l’afferrò per la vita e la trascino sui guanciali, facendole appoggiare la schiena al suo petto.
“Sei un bugiardo senza ritegno” scherzò lei, mentre Caspian rideva e scendeva a solleticarle il collo con le labbra. “Non ti preoccupava affatto che qualcuno ci vedesse, avevi semplicemente in mente altro”
“Non lo nego” sussurrò il Re, continuando imperterrito ad assaporare la sua pelle.
Susan si voltò e gli fu di fronte. Si accomodò su di lui, allacciando le braccia attorno al suo collo. “Rilian e Myra saranno già in piedi” mormorò.
“Non, non penso. E’ presto”
Caspian iniziò a baciarla lentamente, prima le labbra, poi il viso, e infine scese di nuovo sul collo. Susan alzò il viso per permettergli maggiore accesso, lasciando andare un sospiro.
“Caspian…”
“Sì?”
“Cinque minuti?”
Lui rise. “Andata”
Il Liberatore la trasportò lentamente sotto di sé, cercando il contatto con il suo corpo.
“E la riunione di stamattina?” chiese Susan, ricordando all’improvviso che suo marito era atteso nella sala del Gran Consiglio di lì a poco.
Si fissarono un attimo soltanto.
“Al diavolo la riunione” sbuffò Caspian, rotolando sul letto con lei, cingendole i fianchi, iniziando ad approfondire il bacio. Le coccolò la schiena con delicate ma audaci carezze.
“Ho idea che i minuti diventeranno dieci” mormorò lei, facendogli una carezza tra i peli del petto, allungandosi per posarvi le labbra. “Facciamo anche quindici”
“Facciamo anche un’ora” la corresse Caspian, guardandola appena un attimo, prima di baciarla di nuovo.
Susan fremette tra quelle labbra meravigliosamente impazienti, tra quelle braccia forti che la facevano sentire protetta, sicura.
E vi furono solo le carezze di quelle mani grandi, delicate, gentili e bramose al tempo stesso, e i suoi occhi…Dopo anni, certe volte la facevano ancora arrossire.
Era un altro mondo. Non esisteva niente. Solo lui.
“Dovremmo farlo più spesso” disse piano, rilassata come non mai, sdraiata come lui a pancia sotto, l’uno a fianco all’altra. “Concederci queste mattine. Restare a letto un po’ di più”
“Sì, è vero”. Caspian le accarezzò la schiena, languidamente.
Susan si mosse appena. “Mi fai il solletico”.
Lui le sorrise, lo sguardo pieno d’amore e tenerezza.
Non riuscirono a staccarsi gli occhi di dosso.
Caspian la faceva quasi vergognare per come la faceva sentire in certe notti, in certi momenti, regalandole emozioni così forti da confonderla. Una vera signora non può provare certe sensazioni, o almeno così si diceva. Ma lui sapeva essere anche così dolce...
E anche quella mattina avrebbe dovuto arrossire fino alla punta dei capelli per il modo in cui si erano amati, e invece…sorrise.
Si sistemò meglio accanto a lui, voltandosi su un fianco e portandosi le lenzuola quasi fino al naso.
“Che c’è?” chiese il giovane.
Lei scosse il capo. “Niente”
Caspian si alzò su un gomito. “Dai, dimmelo”
Susan allungò una mano e con dita leggere giocherellò con una ciocca di capelli che gli ricadeva sulla fronte.
“Mi è piaciuto fare l’amore con te” sussurrò dolcemente.
“Anche a me”. Lui sorrise ancora e si chinò a baciarla. Poi si ridistese accanto a lei, avvicinando il viso a quella Susan, posando la propria fronte contro la sua.
“Certe volte…” disse la Regina, interrompendo quel tenero silenzio. “Certe volte mi capita ancora di sognare di lasciare Narnia, lasciare te. Penso che se dovessi tornare alla mia vecchia vita, ti giuro, potrei impazzire”
“Mi hai insegnato che i sogni che facciamo la notte sono solo sogni” disse lui, senza mai smettere di accarezzarle la schiena e le spalle, i capelli.
“Lo so. Ma certe volte mettono angoscia”
“Sei in ansia per qualcosa?”
Susan scosse il capo. “No. No, non c’è nulla che può turbarmi. Ho tutto ciò che desidero dalla vita. Ho l’amore, e sei tu: l’uomo e il marito più straordinario che esista”
Caspian sorrise di nuovo, allungandosi per baciarle una guancia, poi la spalla.
“Abbiamo due bellissimi bambini…”
“Due uragani” la corresse lui.
Susan rise. “Sì, è vero”. Appoggiò le mani al cuscino e poi vi poggiò il viso. “Tu, i nostri figli, la felicità, la pace a Narnia, la nostra gente e i nostri amici che vivono sereni... Cosa potrei chiedere di più?”
Caspian la strinse forte e si voltò sulla schiena, facendola sdraiare di nuovo su di sé.
“Potrei morire di te, lo sai?”
Susan appoggiò la testa al suo petto, posando il palmo della mano sul suo cuore. “Vorrebbe dire che mi ami?”
“Come il primo giorno”
Gli occhi della Regina splendettero di pura gioia.
Il Liberatore le strinse la mano e poi se la portò alle labbra. “Dovremmo vestirci”
“Già”
DEVI ASSOLUTAMENTE METTERLI DI PIU' MOMENTI DEL GENERE! SONO DA INFARTO!!! *__*!! i Supian sono in assoluto LA MIA COPPIA PREFERITA DI SEMPRE, non sono in Queen ma in tutto in ASSOLUTO! (per rispondere alla tua domanda di fine capitolo) Sono una gioia quei due insieme poi li loro momenti intimi sono una grazia da leggere, naturalemente è merito tuo per come sai raccontare certe scene con una classe che non è da tutti rendendo il tutto frutto dell'amore più puro e immortale, ma ciò che forse le rende ancor più apprezzate da me è che i protagonisti sono i Supian!! xD Mettine di più ti prego!!! (in aggiunta mi permetto di dire che Susan non si dovrebbe vergonare di provare certe cose perchè apparte chè è sposata e in pratica si è sposata in bianco perchè era destinata a sposarsi con Caspian, ma anche perchè con uno come Caspian.. beh credo abbia l'appoggio di tutte xD ma è fatta così e la amiamo per questo! )
Fecero appena in tempo a ricomporsi che la porta si aprì con un tonfo.
“Mami, papi, sveglia!” gridò una vocetta infantile, mentre il suo proprietario saliva sul letto e si metteva a saltellare allegramente, come fosse la cosa più naturale del mondo. “Sveglia! Sveglia! Sveglia!”
“Rilian…” fece Caspian, con voce bassa e minacciosa. Si alzò di scatto a sedere e afferrò suo figlio, iniziando a fargli il solletico. “Piccolo terremoto, vuoi smetterla di farmi venire un colpo tutte le mattine?!”
“Aiuto!” gridò il bambino, ridendo come un matto.
“Mamma! Papà!” esclamò un’altra voce, mentre una bella bambina di sei anni entrava nella camera correndo e si arrampicava sul letto. “Lora dice che possiamo saltare le lezioni del mattino visto che è domenica, e scendere subito in giardino giocare. E’ vero? Possiamo?”
“Lady Lora, tesoro” la corresse Susan. “Certo che potete scendere”
Caspian le scoccò un’occhiata. “Subito?”
La Regina fece un sorrisetto furbo, afferrando il guanciale. “Bè…prima direi di…”
“NO!” esclamarono il principe e la principessa, cercando di scappare. Ma i genitori li avevano già riacchiappati e trascinati in una favolosa lotta coi cuscini.
Le risate e le piume invasero la stanza reale, così come i caldi raggi del sole di primavera che fecero capolino dalle porte del balcone, lasciate socchiuse. Un uccellino si posò sulla balaustra di pietra, sbirciando nella stanza e commentando con un cinguettio la scena che osservò per qualche secondo: l’amore e la felicità assoluti.
“Fermi tutti!” esclamò Caspian all’improvviso. “Mi è appena venuta un’idea”
Rilian diede un’ultima cuscinata a Myra, che cadde dal letto. La bimba sbuffò perché era stata battuta.
Caspian la tirò su senza sforzo, con un braccio solo. “Fatta male?”
“No, no”
“Bene, allora ascoltatemi: che ne dite di fare una gita, oggi pomeriggio?”
“Sì!” esclamarono in coro i gemelli.
Poi si voltarono tutti e tre verso Susan. Lei sorrideva.
“Sono assolutamente d’accordo”
“Evviva!” gridò Rilian. “Andiamo in gita!”
“E dove andremo, papà?” chiese Myra, con la sua vocina tranquilla come quella della madre, osservando il genitore, in attesa.
Caspian guardò negli occhi di lei, così simili ai suoi. “Ah…io…credo di non saperlo ancora”.
Scese un silenzio imbarazzante. Il Re si passò una mano tra i capelli, assumendo un’espressione smarrita, cercando aiuto nello sguardo di sua moglie.
“Lo so io” agì subito la Regina, battendo le mani una volta. “Prenderemo i cavalli e galopperemo fino a Bosco Gufo. In questa stagione è davvero una delizia per gli occhi. E sapete cosa faremo una volta là?”
“Cosa?” chiesero in coro i gemelli.
“Un bel pic-nic”
“E staremo fuori tutto tutto il giorno, mamma?” domandò Rilian.
“Vedremo”
I due principini furono entusiasti all’idea. Erano occasioni speciali quelle in cui trascorrevano una giornata intera da soli con i loro genitori, senza noiosi paggi e ancelle che dicessero sempre al Re e alla Regina che era tardi, che dovevano fare questo o quello.
Alcune volte, ai due fratellini sembrava che papà e mamma venissero ripresi e rimproverati più di loro.
Dopo colazione, il principe e la principessa scesero nel parco assieme a Lady Lora. Caspian arrivò in tempo per la riunione fissata per il mattino. Susan si recò in cucina a dare disposizioni per la preparazione dei cestini del pranzo, mettendoci lo zampino lei stessa.
Verso le undici si cambiarono, indossando abiti comodi e leggeri. Il cielo era di un azzurro profondo, preludio di una giornata perfetta. Portarono comunque appresso i mantelli, poiché in quella stagione la pioggia poteva sorprenderli all’improvviso.
Il clima era così bello che trasmetteva il buonumore in chiunque. Persino quel muso lungo di Drinian si lasciò andare ai suoi rari sorrisi, mentre vigilava sui gemelli che giocavano nel parco. Per lui e Lora erano stati una cura al grande dolore che li aveva colpiti tanti anni prima.
Destriero e Aurora (la bianca giumenta di Susan) erano già stati sellati quando la famiglia reale scese alle scuderie.
“Sicuri di non volere che prepariamo la carrozza, Maestà?” chiese il capo scudiero.
“Sicurissimo” rispose Caspian, dando una pacca amichevole sul dorso del suo cavallo.
Rilian e Myra lo raggiunsero assieme alla madre, eccitatissimi.
“Tutto pronto?” chiese il Re.
“Direi di sì” fece la Regina, fissando le ceste alle selle.
Caspian prese braccio Myra e la posò sulla groppa di Aurora. Subito la bambina si mise a sedere all’amazzone, proprio come le aveva insegnato sua madre, rassettandosi la gonnellina rosa e osservando i goffi tentativi del fratello mentre cercava di salire da solo su Destriero.
“Ce la faccio” disse Rilian, protestando quando suo padre cercò di aiutarlo.
Il Liberatore sorrise, osservando il figlioletto saltellare su un piede solo, l’altro nella staffa.
“E’ troppo alto per te, Rirì” commentò Myra. “Lascia che papà ti aiuti, altrimenti faremo notte”
Rilian sbuffò e la guardò torvo. “Non siamo tutti bravi come te, Mia!”
“Su, su non bisticciate” li rabbonì Susan, salendo dietro la principessa. “Tua sorella ha ragione, amore, Destriero è troppo alto per te”
Rilian sembrò offeso e imbarazzato quando Caspian lo afferrò sotto le ascelle e lo posizionò sulla sella.
Il Re si issò dietro di lui e poi partirono, mentre Miriel, Clipse, Tara, Lora e Drinian salutavano, raccomandando la prudenza.
Procedettero al passo e uscirono in fretta dalla città, verso le praterie.
“Dovevamo portare i nostri pony” disse Rilian ad un tratto.
“Io ho un pony. Tu non sai ancora cavalcare” lo punzecchiò Myra.
“Non è vero, so cavalcare benissimo! E’ che voglio un cavallo come quello di papà”
“Quando sarai un po’ più grande, tesoro” disse Caspian. “Dai tempo al tempo, Rilian. Tra un paio d’anni sarai più alto di tua sorella e allora avrai un magnifico stallone tutto tuo”
Il bambino si voltò verso il Re, il malumore scomparso e sostituito da uno sguardo quasi adorante. “Veramente? Un cavallo vero tutto per me?”
Caspian gli sorrise e gli arruffò i capelli neri “Assolutamente sì. Io ricevetti Destriero in dono per il mio decimo compleanno”
“Io tra due anni ne avrò otto”
Il Re sorrise ancora. “Mi supererai, allora”
Rilian sfoderò un sorriso raggiante.
Intanto, dietro di loro, Susan stava rimproverando Myra.
“Non devi sempre ricordare a tuo fratello quello che non sa fare.”
“Ma Miriel dice che la sincerità è una qualità importante e io voglio essere sempre sincera”
“Una bugia a fin di bene qualche volta non fa male, soprattutto se si tratta di non ferire i sentimenti altrui”
“Quindi avrei dovuto mentire a Rilian e dirgli che è bravo a cavalcare anche se non è vero?”
“Sì”
La principessa guardò la madre con stupore. “E tu hai mai detto una bugia a fin di bene, mamma?”
“Qualche volta”. Susan staccò una mano dalle redini e sistemò il fiocchetto che la bimba portava sempre al lato del capo. Myra lo metteva per imitare sua madre, che nei capelli aveva sempre infilato il fiore blu che le aveva regalato il Re.
“Lo so che può sembrarti strano, Myra, che ti ho sempre insegnato a non dire bugie, ma ricordi cosa ho detto poco fa riguardo ai sentimenti?”
“Che non dobbiamo ferire quelli degli altri”
“Bravissima. Per cui, la prossima volta, incoraggia tuo fratello quando lo vedi in difficoltà. Lodalo per i suoi sforzi, anche quando non riesce in qualcosa. Miriel ha ragione: l’onestà è importante, ma a volte troppa sincerità può far male”
“Sì, ho capito” Myra sospirò. “Stavolta ho sbagliato io. Più tardi gli chiederò scusa”
Susan si chinò sulla bambina e le posò un bacio sul capo.
Raggiunsero Caspian e Rilian e cavalcarono fianco a fianco per tutto il tempo.
I due gemelli si scambiarono sguardi furtivi, mentre i genitori parlavano.
“Scusa Rirì” mormorò Myra, con sguardo sincero.
Lui distolse gli occhi azzurri da quelli nocciola di lei. “Sì, fa niente. Tanto tra un paio d’anni avrò un cavallo enorme tutto per me”
Myra spalancò occhi e bocca. “Non è vero!”
“E’ vero, invece. Me la promesso papà” disse Rilian, per il quale le parole di suo padre erano sacre.
Ricominciarono a bisticciare, ma in modo più scherzoso e presto i loro genitori si unirono alle risate che scaturirono dalla infantile discussione.
“Ve bene, adesso basta” disse infine il Re di Narnia, spronando Destriero al galoppo. “Facciamo a chi arriva prima al fiume”
“Non vale, siete partiti prima!” esclamò Myra, mentre Susan incoraggiava Aurora con un lieve colpo sul fianco.
I cavalli attraversarono un basso torrente, spruzzando lievemente d’acqua gli abiti dei loro cavalieri, risalendo poi sulla riva opposta.
La famiglia reale seguì il fiumiciattolo, che non era altri che un piccolo affluente del Grande Fiume, il quale percorreva Narnia da ovest a est, estendendosi per tutto il regno e oltre come un enorme serpente azzurro. Presero il sentiero che portava verso nord, lasciandoselo alle spalle.
Le loro risa si unirono ai suoni della foresta: canti d’uccelli e brusii di insetti che riempivano l’aria insieme ai profumi primaverili. Il paesaggio era un alternarsi di sfumature: macchie di colori sgargianti di fiori blu, rossi, gialli, bianchi, lilla e arancioni, il predominante verde dell’erba e degli alberi, la terra bruna, i riflessi dorati del sole tra gli alberi.
Incrociarono alcuni abitanti delle foreste: lepri, una famigliola di cinghiali, Fauni, Driadi e Amadriadi, e poi un gruppetto di Nani che tornava a casa per il pranzo di mezzogiorno. A Susan ricordarono tanti i sette nani della favola di Biancaneve.
La famiglia reale percorse un pezzo di tragitto assieme a loro, scendendo da cavallo e procedendo a piedi, finché non presero due strade diverse e dovettero salutarsi.
“Che Aslan benedica le Loro Maestà e le piccole Altezze Reali” li salutò il capo dei Nani, togliendosi il cappello, prima di sparire tra i cespugli insieme ai suoi compagni.
Rilian e Myra rimanevano sempre molto ammirati dall’affetto che gli abitanti di Narnia dimostravano nei confronti della loro mamma e il loro papà, quando si fermavano per salutarli. Erano davvero molto amati e i due bambini si sentivano fieri di averli per genitori.
E il Liberatore e la Dolce erano fieri di loro.
Si trovarono ora al limitare di una bassa collina, spronarono i cavalli al galoppo, e quando furono sulla cima, davanti a loro apparve una boschetto circondato da querce, noci, betulle e abeti.
“Eccoci” disse Caspian, iniziando a discendere subito il pendio opposto.
Si inoltrarono nel bosco quando il sole aveva ormai superato lo zenit. Era quasi l’una del pomeriggio e i bambini erano affamati. Sostarono in una radura verde e ondulata, al centro della quale uno laghetto dominato da una famigliola di tartarughe.
“Oh, è davvero incantevole!” esclamò Myra, quando vide i mille fiori selvatici che crescevano dappertutto: anemoni, campanule, denti di leone, margherite, narcisi e tantissimi altri. Myra ne conosceva il nome di ogni specie, mentre Rilian riconosceva gli insetti.
“Quello lì sull’albero è uno scarabeo stercorario e questo qui è un coleottero della famiglia delle Chrysomleidae”
Myra cacciò un urlo quando suo fratello le mostrò l’insetto che portava sul dito: una minuscola bestiolina dalla corazza verde e rossa.
Lei gridò e fuggi da lui, e il bambino la rincorse per tutto il prato con il coleottero in mano. “Non ti fa niente, Mia, è innocuo!”
“No, no, mi fa impressione!”
“Non fatevi male” li ammonì Susan, mentre si accomodava sotto un ciliegio in fiore e iniziava a stendere a terra la coperta e le varie leccornie.
Caspian tolse le selle a Destriero e Aurora, lasciandoli liberi di correre per la radura. Era giusto che anche loro godessero di quella giornata. I due cavalli andarono subito ad abbeverarsi allo stagno e poi iniziarono a brucare l’erba. Anche loro dovevano ristorarsi dopo la lunga cavalcata.
Il Liberatore si sdraiò sotto il ciliegio accanto alla Regina, ma senza mai perdere di vista un momento i gemelli, che nel frattempo avevano fatto amicizia con le tartarughe. Erano animali parlanti.
E a proposito di animali parlanti...
“Bu-hu, chi fa tutto questo chiasso?” fece una voce sopra le loro teste dei Sovrani.
Il Re e la Regina alzarono gli occhi, e tra i petali rosa e le foglie videro una massa di penne candide. Poco dopo spuntò una testa, un becco, e due occhi arancioni semichiusi.
“Buongiorno Pennalucida!” salutarono in coro.
“Giorno?” fece il gufo. “Ah, allora non è ancora il momento di svegliarmi. Uh-uh, ma chi è che parla?”
Il grosso volatile aprì le ali e le stiracchiò. Tirò la zampa destra e per poco, sostenuto solo dalla sinistra, non cadde dal ramo.
“Oh, uh! Le Loro Maestà!” arrossì tra le piume, ricomponendosi in fretta. “Non vi avevo riconosciuto, perdonatemi. Sono un po’ intontito, sapete, a quest’ora di solito dormo”
“Perdonaci tu, Pennalucida” disse Susan. “Vuoi che ci spostiamo?”
“No, no, Regina. Ma dico, cosa vi porta qui?”
Caspian si raddrizzò e si mise seduto. “Siamo venuti a fare un pic-nic. Non volevamo disturbare la quiete del vostro bosco”
“Nessun problema, Sire! Ci sono tanti animali che fanno chiasso, soprattutto in questa stagione. In primavera il mondo si risveglia. Per questo preferisco l’inverno, così tranquillo…”
“Sei davvero sicuro che vada bene se restiamo sotto il tuo albero?” chiese ancora Susan.
“Sì, sì...” annuì il gufo, sbadigliando.
Sotto le fronde del ciliegio, il caldo si attenuò e si alzò un bel venticello.
Caspian e Susan richiamarono i bambini per pranzare e presentarono loro Pennalucida. Chiacchierarono un po’ con lui, ma d’un tratto, a metà del discorso, notarono che il gufo era già bello che riaddormentato.
“Mi ricorda Grande Quercia” commentò Caspian. “Sta sempre a dormire”
“Non sta bene dire certe cose” sorrise Susan, porgendogli una fetta di dolce. “Questo l’ho fatto io”
Dopo pranzo, si fecero una nuotata nello stagno tutti insieme. Poi, Rilian e Myra chiesero il permesso di inoltrarsi un poco nel bosco.
“Non so…” fece Susan, apprensiva.
“Li accompagnamo noi” si offrirono le testuggini (madre, padre e cinque piccoli). “Non ci sono pericoli tra i nostri alberi, Maestà”
“Va bene” acconsentì Caspian, “Ma rimanete dove posiamo vedervi”
Così, i due bambini si allontanarono un poco. Il Liberatore e la Dolce rimasero sulla sponda del lago.
“Non avresti dovuto mandarli” disse Susan d’un tratto. “Non sono tranquilla”
“Calmati, amore, non c’è niente che non va” la rassicurò Caspian, posando una mano su quelle di lei.
La giovane sospirò, guardandolo ansiosa.
“Sue, non puoi tenerli sotto una campana di vetro”
“Non ho mai detto nulla del genere, ma hanno sei anni, sono così piccoli e indifesi…”
“Io scommetto” sorrise lui, scostandole una ciocca di capelli dalla spalla, “che se dovessero trovarsi davanti un serpente marino, sarebbero meno terrorizzati di noi”
“Myra odia i serpenti” rispose la Regina, le spalle rigide.
La battuta non la fece ridere come Caspian aveva sperato.
“Susy, rilassati”
Lei si passò una mano sul viso. “Oh cielo, scusami. Io…non so cosa mi prende”. Sospirò, cercando di calmarsi.
“E’ per il sogno che mi ai raccontato stamani?” chiese lui, guardandola attentamente.
Negli occhi celesti della Regina passò un lampo di terrore. “No, non proprio. Non è lo stesso, è un altro sogno che ho fatto qualche sera fa. Si tratta di…”. S’interruppe e tremò un poco. “Di lei”
Caspian la fissò, divenendo molto serio. Sapeva a chi Susan si riferiva. Non la nominavano da anni. “L’hai sognata? Hai sognato la Stre…”
“No, non dirlo!” esclamò la Dolce, posandogli un dito sulle labbra. “Non pronunciare il suo nome. Ho paura che se lo facciamo, lei possa tornare”
“Sue, è impossibile”
“Lo so, lo so, ma… allora perché? Perché l’ho sognata?”
Lui le accarezzò le braccia. “Perché non me lo hai detto prima?”
“Non lo so. Forse perché non volevo rovinare questa magnifica giornata. Forse perché non volevo pensarci, e perché non volevo darti preoccupazioni. In fondo è vero, hai ragione tu: un sogno è solo un sogno”
Susan cercò di scacciare l’inquietudine, di pensare che non sempre i suoi presentimenti si avverassero. Il punto era che si stava ingannando: i sui presentimenti, di solito, si avveravano sempre.
Ma non era il tipo di persona che si fa condizionare da un semplice incubo. Cercò di non farsi sopraffare dall’emotività.
Le accadeva tutte le volte… Tutte le volte che uscivano, o che doveva partire per un qualche viaggio insieme a suo marito e lasciarli al castello. Allontanarsi dai suoi figli era motivo di grande ansia per lei. Avrebbe sempre voluto essere vicino a loro per proteggerli da ogni male.
Sapeva che anche Caspian provava lo stesso desiderio di protezione, ma lui non era così apprensivo. Sapeva dominare meglio le sue emozioni, così da non risultare opprimente.
Non che Susan lo fosse, ma in ceti momenti...
“Vuoi tornare a casa?” le chiese poi Caspian.
Lei scosse il capo. “No, però andiamo a cercare i bambini. Voglio tenerli vicino a me”
Il Re si mise in piedi senza dire niente, porgendole le mani. Susan le afferrò saldamente e si lasciò sollevare.
“Non voglio diventare una madre assillante”
“Non lo sei”
“Mi dispiace, ho rovinato il nostro pomeriggio insieme. Mi sento così sciocca…”
“Susan, è normale che tu tema per loro” disse Caspian, abbracciandola per un momento. “Ma non c’è niente di cui tu ti debba preoccupare. Guardati attorno: vedi pericoli mortali?”
Lei storse le labbra e poi sorrise. “No”
Caspian la strinse di più, poi la sollevò e lei volteggiò tra le sue braccia, ridendo con lui. Quando la rimise a terra, il sorriso era ricomparso sul suo viso.
“Questa è la mia Susan” disse il Re, accarezzandole una guancia.
Lei si alzò in punta di piedi, appoggiandosi a lui e baciandolo sulle labbra. “Scusami”
Lui rispose al bacio e poi la prese per mano. “Dai, andiamo a cercarli”
Ancora momenti familiari! oggi vuoi uccidermi di diabete per la dolcezza di la verità! xD Sembro una bambina in un negozio di caramelle però vabbe sono così quando leggo di scene del genere!! Sono così dolci, belli da lasciare il fiato! quei ragazzi meritano il meglio che esista al mondo e spero che le cose anche se si complicheranno come è destinato ad essere spero potranno non soffrire troppo perchè a tutti e quattro li ho presi davvero a cuore. Susan meritava tutto questo, Caspian anche, e erano destinati ad essere l'una appartenente all'altro, si appartenevano da quando si sono visti la prima volta dopo il primo scontro tra Peter e Caspian, quello sguardo era solo un preannuncio di ciò che sarebbero stati ed è un amore cosi da favola (mi fa ricordare la canzone dei Modà- Favola sembra adatta ai Supian, su questa canzone oppure una dei The Calling- Wherever you will go ci potresti fare un video di Night&Day ), così puro,unico, speciale,immenso e infinito che farebbe sognare a chiunque di averne uno così, qualcuno che ti guardi come Caspian fa con Susan e viceversa.
Per questa volta ho finito, preferisco non commentare ancora i cattivi perchè preferisco spendere qualche parola quando avranno effettuato qualcosa in modo pratico, e perchè non voglio rovinare questo momento pieno di sentimenti positivi parlandone, l'unica cosa che voglio dire e che: ma quante vite ha Jadis!?!?!? No davvero questa fa concorrenza ai gatti!! Che la odio è palese ma davvero quand'è che si leva di torno!?!? Ha tante vite come Voldemort! Forse di più >.<
Scusami per le mie mega recensioni! Lo so he sono pallose da leggere, ma è da quando sono piccola che è così, se inizio a scrivere non finisco più xD perdonami ma la lughezza delle mie recenzioni è proporzionale all'ammirazione che provo nei tuoi confronti come scrittrice e a quanto ami la tua storia!
Al prossimo capitolo! Sarà emozionante come sempre , di questo ne sono sicura!
Bacioni <3

ps: mi hai lasciato a bocca aperta! Non sapevo che Anne e William fossero stati insieme! Li ho sempre visti come fratello e sorella, mai potuto associarli in quel modo! E poi Anne sta meglio con Ben xD xD pero vabbe il mio giudizio è condizionato xD
sono d'accordo sulla fanfic sul cast sarebbe bellissima e qualcosa mi dice che sarebbe anche molto divertente!!
(Recensione modificata il 30/01/2014 - 06:37 pm)

Nuovo recensore

Hola! Mi sono appena accorta di non aver recensito lo scorso ccapitolo quindi lo faccio brevemente wui.
Perfortuna Caspian è riuscito a guarire e Lord Erton è stato cacciato ( yupppie! non si vede che sono contenta vero?! ;)
Tornando a questo capitolo adoro il pezzo Justill ( è carino come nome) soprattutto quando Jill afferma che tra lei è Eustace c'è solo amicizia!
Anche il pezzo Suspian è molto dolce e Mira e Rillian son dolcissimi.
Hai chiesto qual'è la mia coppia preferita: mi piacciono tutte ma na turnalmente adoro la Justill
Bye ale

Nuovo recensore

Capitolo splendido come al solito, solo che stavolta c'è anche un po di love, che non fa mai male.
Sbaglio o Rabadash è ancora più s****** di quando era a Queen???? Già è brutto ora, figuriamoci tra un po!!! Riguardo al sondaggio,  credo che tu sappia ormai che io sono per la Lumeth.
Ci vediamo al prossimo capitolo, a presto.
fiamma di anor.