Allooooraaaa! ecco che arriva "l'esaltazione da nuovo capitolo"!! Ti fai sempre perdonare dei tuoi ritardi con uno splendido capitolo!! Sembra tu sia una maga, ci sono storie in cui (oltre che su epf ma anche in libri "editoriali" diciamo cosixD) alcuni capitoli sono un po' così e così senza niente di bello, o anche non avvincenti e noiosi, parlo anche di best seller come Harry Potter; ma tu sei immune a questo! OGNI tuo capitolo è ovviamente diverso dall'altro ma equo in qualità di scrittura, momenti appassionanti,momenti teneri, momenti commoventi, momenti drammatici e nella qualità di tutti questi!Secondo me hai scoperto il segreto della Grande Magia! E' Narniano scrivere così bene non è umano!! xD Apparte gli scherzi davvero complimenti per il capitolo (so che di solito li metto a fine recensione ma questa volta ho pensato di scriverli prima per necessita impellente (xD) di complimentarmi con te per tutto questo!!), per la storia, per il tuo talento,per tutto cio che ci dai emozionalmente parlando a noi lettrici. Adesso è meglio iniziare la recensione vera e propria, sarei capace di farti i complimenti all'infinito se no xD:Lucy arrossi per il complimento.
Non era abituata a riceverne, non tanti quanti Susan. Ma era vero che era bella: ormai aveva diciassette anni ed era sbocciata in una splendida giovane donna. Numerosi corteggiatori si erano fatti avanti e avevano allarmato Peter e Edmund, i quali erano come sempre molto protettivi con la loro sorellina, specialmente il primo.
Ma non avevano di che preoccuparsi: Lucy declinava qualsiasi invito e scoraggiava ogni pretendente. Il suo cuore era già impegnato.
A scuola, le amiche mormoravano su chi potesse essere il misterioso ragazzo di Lucy; e lo stesso gli amici di Peter, all’università, si chiedevano chi mai fosse la sua fidanzata della quale parlava continuamente.
Anche il maggiore dei Pevensie aveva dovuto vedersela con le parecchie ragazze che avevano mostravano interesse per lui.
“Ma non lo sai?” dicevano i compagni di corso alle compagne. “Peter si deve sposare, è inutile provarci con lui. E’ fidanzato da quattro anni, ma lui e la sua ragazza vivono lontani. Appena prenderà la laurea la raggiungerà nel suo paese. Almeno, questo è quello che ha raccontato”
Edmund, invece, a differenza dei fratelli, non aveva disdegnato qualche uscita al cinema con qualche bella ragazza. Nulla di serio, comunque.
C’era una tizia, della quale Lucy e Peter non ricordavano il nome, che gli ronzava intorno piuttosto insistentemente, ma Ed non aveva voglia di impegnarsi.
Lucy sapeva perché.
“Pensa sempre a Shanna. E’ inutile che nega, io lo so”
I Pevensie sarebbero rimasti a Cambridge per tre giorni appena, e avrebbero preso stanza in un albergo poco lontano dalla stazione. Era un posticino accogliente, ma niente di che. Bisognava risparmiare, poiché il dopoguerra aveva gettato il paese nella crisi finanziaria ed economica, e la vita era diventata ancora più difficile.
Di questo si parlò a pranzo, a casa degli Scrubb, dove gli uomini discussero sulle idee del primo ministro statunitense, George Marshall, il quale aveva annunciato l’attivazione di un piano di aiuti economico-finanziari per l’intera Europa.
Finito di mangiare, gli adulti si spostarono in salotto e i ragazzi salirono in camera di Eustace a chiacchierare.
“Vi ricordate come ci detestavamo quando siamo venuti qui durante la guerra?” ricordò Edmund.
“Se è un modo per dirmi che stanotte vuoi dormire a casa mia…” fece Eustace. “Scordatelo!”
Peter e Lucy risero. Subito si immersero nei ricordi di quei giorni a casa Scrubb, e ovviamente tra quelli riguardanti Narnia.
Awwww i "piccoli" (si fa per dire) Pevensie e Eustace sono cresciuti tantissimi! Quattro anni non sono uno scherzo davvero e anche i più piccoli come Lucy e Eustace sono cresciuti! Quasi fa nostalgia ricordare Lucy vicino a quel lampione con il caschetto e la mollettina a sistemarle i capelli, le guance e il nasino rosso da freddo e gli occhi azzurri pieni di stupore nello scoprire Narnia, e adesso anni dopo adulta e bellissima divenuta, bella come la sorella ma di una bellezza diversa come Lucy solo poteva essere. E Eustace, cresciuto anche lui con la sua passione per la scrittura e ancora mi ricordo quando è svenuto a vedere il minotauro e spaventato a vedere Ripicìp sul Veliero dell' Alba. Edmund poi mi ha davvero sorpreso, lui con il suo "io sono gia grande ma non credo di voler capire", eppure proprio lui non si fa scrupoli a uscire con altre ragazze, anche se effettivamente è l'unico dei Pevensie che non si è impegnato effettivamente con qualcuno a Narnia quindi è normale anche se sappiamo tutti he Shanna resterà sempre Shanna e che lo catturerà divuovo al loro ritorno (che spero avvenga presto!! ).
Alla luce soffusa della lampada, vide l’impronta di una mano, di un rosso acceso, come un marchio inciso a fuoco.
“Oddio!”
Si alzò svelta e pigiò l’interruttore sulla parete accanto alla porta, e il lampadario si accese. Si guardò ancora il braccio, ma il segno era scomparso.
Che fosse stata la sua immaginazione?
Si accorse di tremare, di freddo e di terrore.
Pian piano, le immagini del sogno riapparvero: rammentò l’oscurità, fitta e impenetrabile. Ricordò una foresta pena di neve. Aveva avuto così freddo da battere i denti. Ricordò la bufera, i fiocchi di neve che si abbattevano feroci su di lei. Poi qualcuno l’aveva chiamata, per aiutarla, per farla uscire dalla foresta e condurla verso una collina verde e calda, piena di sole. E allora aveva sentito la fitta al braccio. Una morsa d’acciaio. Si era voltata, benché chi l’avesse chiamata le avesse intimato di non farlo. Dietro di lei aveva scorto solo neve vorticante, ma in mezzo ad essa erano apparsi due occhi di ghiaccio, che d’un tratto erano diventati neri come la pece. Avevano inghiottito il mondo intero, e anche lei, dentro quel sogno che era diventato un incubo. La creatura a cui appartenevano quegli occhi la teneva saldamente, per non permetterle di allontanarsi, per non farla risvegliare e impedendole di raggiungere la collina luminosa. Infine, un brontolio minaccioso.
“Oh, Signore, aiutami!” aveva esclamato Jill nella sua mente, e allora la mano aveva lasciato il suo braccio e lei era come caduta all’indietro, nel vuoto, mentre l’eco di un fragore vibrante risuonava lontano.
E le parve di sentirlo ancora, vicino a lei, sussurrare accanto al suo orecchio. Una voce che diceva cose che non capiva, perché tropo lontana.
Spense la luce grande e tornò verso il letto, le gambe improvvisamente molli. Jill fece un lungo sospiro, allungò la mano verso l’interruttore della lampada, ritirandola all’ultimo momento.
Era infantile, ma la voleva accesa.
Fece un altro lungo sospiro e si sdraiò sul fianco.
Suo padre le aveva insegnato a pregare ogniqualvolta si sentisse impaurita o smarrita, così chiuse gli occhi e si sentì improvvisamente meglio non appena invocò l’Iddio del cielo.
Forse era sciocco pregare solo perché si era spaventata per via di un incubo, ma il fatto era che qualcosa le diceva che il segno sul braccio non se l’era immaginato. C’era stato, e poteva ancora sentire il dolore di quella morsa gelata.
A poco a poco, l’inquietudine lasciò il posto a quella tranquillità che precede il sonno. Le parve di udire un suono, come le fusa di un grosso gatto, ma era troppo stanca per aprire di nuovo gli occhi.
Il Leone si chinò su di lei, ascoltando il suo respiro regolare.
Si era riaddormentata. Bene. Era al sciuro, ora.
“Non ancora, ma presto... Presto sarai con noi a Narnia” mormorò Aslan, soffiando su di lei, donandole un nuovo sonno senza sogni, per proteggerla da chi aveva cercato di farle del male.
Jill, Jadis, Aslan tutti in una medesima scena e non siamo ancora a Narnia!! Questo si che si chiama scrivere ed appassionare il lettore! (vedi non cela faccio a non farti i complimenti è più forte di me xD) Davvero emozionante il suo primo approccio intimo con Narnia e le sue creature (intendo senza Eustace di mezzo xD); Jadis già tenta di fare del male alla nostra Settima Amica di Narnia, ma Aslan arriva a proteggerla. Qui è davvero commovente più di tutti Aslan e cedo che è in situazioni del genere che si vede in particolar modo l'amore incondizionato di cui è capace Aslan, poichè è lui stesso amore puro e ama e protegge la "piccola" Pole pur non conoscendola effettivamente e davvero è una prova di grande amore. Pole inoltre fa qualcos che mi ha smosso dentro: si mette a pregare, invoca l'aiuto del Signore e si sente meglio, questo, oltre alla grande fede della ragazza che stringe il cuore, dimostra come sia molto simile a Lucy (il che è paradossale che la migliore amica di Eustace sia simile alla cugina con cui bisticcia spesso xD) e appunto in seguito avra una fede assoluta in Aslan.
Jill sapeva perché non c’era. L’amico le aveva raccontato tutto.
Sedette accanto a Lucy, presentandosi ai Pevensie, emozionata. Conoscerli era quasi come incontrare un famoso attore del cinema. Per un fugace momento pensò addirittura di chieder loro l’autografo. Erano delle specie di eroi per lei, che ne aveva seguito le gesta su carta. Era così strano averli davanti, ora…
“Tieni” disse infine Jill, porgendo all’amico il suo grande e pesante regalo.
Eustace fece una smorfia. Il pacchettino che le consegnò era molto più piccolo.
“Non è la dimensione che conta. Dai aprilo” lo esortò la ragazza, capendo il suo disagio.
“Prima tu”
“No tu”
“No, dai”
“Se andate avanti così ci mettete tutto il giorno” intervenne Edmund con aria divertita.
Infine, Jill si decise e aprì per prima il pacchettino rettangolare, ringraizando di cuore quando ne estrasse una magnifica penna stilografica. Jill ne faceva collezione oltre ad usarle. Quello che aveva tra le mani era un modello rarissimo, a tiratura limitata: un piccolo capolavoro laminato in oro, con particolari incisione sul corpo e sul cappuccio.
“Era quello che volevo. Grazie, Eustace! Adesso però tocca a te.”
Jill era impaziente.
Il ragazzo strappò la carta rossa e restò a bocca aperta quando vide ciò che aveva contenuto.
“Accidenti, che bella!” esclamò, posando la macchina da scrivere sul tavolino del salotto e contemplandola da tutte le direzioni.
Jill ne fu felicissima. “Sapevo che ti sarebbe piaciuta! Avevi detto che la tua non funziona più bene, e che te ne sarebbe servita una nuova al più presto. Così ci ho pensato io!”
“Grazie, è bellissima!”
“Così puoi finalmente finire di scrivere il…” continuò Jill, fermandosi in tempo.
“Il mio nuovo racconto, certo” le venne subito in aiuto Eustace.
“Hai una nuova opera in cantiere, figliolo?” chiese Harod. “Ehm...più o meno” mentì Eustace. Lui e Jill si scambiarono uno sguardo. Lo stesso fecero i fratelli Pevensie.
Da quel famigerato giorno in cui aveva perso i suoi appunti, il cugino aveva assicurato loro che la sua amica non sapesse e non avesse chiesto più nulla di Narnia. Eustace non aveva mai ammesso di ave rrivelato il segreto di Narnia a Jill. Il fatto era che non voleva che lo costringessero a mentirle ancora. Lei era l’unica amoca sincera che aveva. Ogni volta che lui terminava un pezzo glielo faceva leggere subito, e lei lo consigliava, gli correggeva gli errori, e poi chiedeva di Narnia, pregandolo di non smettere mai di raccontarle di quel mondo meraviglioso. Avevano formato un duo molto affiatato, anche se finivano per litigare spesso e volentieri. Lui non era sempre molto propeso ad ascoltare le critiche di lei, nemmeno quelle potenzialmente costruttive.
“Se hai un nuovo racconto” disse infatti Jill. “Allora la mia penna capita giusto in tempo per correggerti gli errori”
Eustace mise il broncio. “Non ne ho bisogno!”
A quel punto, Harold non perse tempo e si mise a decantare la bravura del figlio, dei successi che aveva conseguito in un concorso letterario indetto dal giornale della scuola.
“Per ora è poco, ma è un primo passo verso una brillante carriera!”
“Complimenti, Eustace” disse Robert, davvero compiaciuto.
Tutti in famiglia conoscevano la passione che Eustace aveva sempre avuto per la scrittura.
Peter, come tutti gli altri, osservò la bella macchina da scrivere nera lucente, pensando esattamente la stessa cosa che Jill Pole stava per dire poco fa: con quella, Eustace era finalmente in grado di terminare di battere in bella grafia il lungo romanzo che aveva intitolato Le Cronache di Narnia.
Il cugino aveva deciso di dividerlo in parti e di dare ad ognuna un titolo diverso. Per ora, le suddette parti erano tre, ma il ragazzo prometteva di cimentarsi nella stesura di una nuova avventura.
Certe volte, i Pevensie pensavano che fosse un peccato non poterlo far conoscere ad altri, ma non era possibile. Il segreto di Narnia doveva rimanere un segreto, almeno finché Aslan non avesse detto loro diversamente.
Condividevano quel segreto Peter, Susan, Edmund, Lucy e i loro genitori; Eustace, il professor Kirke e la sua amica Polly Plummer.
E poi c’era Jill Pole, che qualche anno prima era quasi venuta a conoscenza di cose che nessuno, al di fuori di coloro che avevano visitato Narnia, avrebbe mai dovuto sapere.
Eustace diceva che Jill era un’amica vera e che non avrebbe mai tradito il loro segreto.
Piccola parentesi: AMO il rapporto tra Eustace e Jill! Non voglio sbilanciarmi perchè preferirei approfondire il discorso più in là che questo rapporto più maturo venga approfondito, ma è davvero dolce!
“Ehi, che succede?” chiese il Giusto, guardando il fratello e facnedo un cenno con la testa verso la porta. “Che ha combinato?”
Peter raccontò brevemente i suoi timori. Edmund lo ascoltò con attenzione e poi scosse il capo.
“Non penso che Eustace abbia cantato”
Peter si appoggiò al tavolo. “Sai non è tanto Jill che mi preoccupa. Non è lei, è…questo mondo, la gente che ci vive. Io non vedo l’ora di tornare a Narnia”.
Edmund sospirò. “So cosa vuoi dire. Dopo la guerra, niente è stato più come prima. Tutto sta cambiando e in peggio. Se potessimo vivere laggiù…”
“Certe volte vorrei che tutto il mondo potesse conoscere Narnia” ammise Peter, notando lo sguardo sbalordito del fratello. Fece un sorrisetto. “So che ho appena detto a Eustace di non dire nulla a nessuno, so che l’ho tormentato per mesi su questo, ma non è forse per aiutare le persone del nostro mondo ad avvicinarsi a Narnia che Aslan ci ha scelti per essere suoi Re e Regine? Lo scopo è questo, Ed.”
Il Giusto abbassò lo sguardo, riflettendo intensamente. “Hai ragione. Me ne rendo conto solo ora che l’hai detto. Però Peter, Aslan ci disse di non parlarne. E se non ne parliamo, come possiamo far conoscere Narnia al mondo?”
“Forse tramite il libro di Eustace” azzardò Peter. “Forse un giorno lo pubblicherà davvero e allora tutti sapranno…E’ probabile che il giorno in cui Aslan ci dirà che il mondo è pronto per sapere, sarà il giorno in cui anche il settimo Amico di Narnia sarà con noi”
“Può darsi” annuì Edmund. “Io pensavo…ma non so”
“Avanti” lo esortò il Re Supremo.
“Sono passati quattro anni e non abbiamo ancora trovato traccia di questo settimo Amico. Inizialmente avevo creduto potesse trattarsi di Digory, o di zia Polly, ma loro stessi ci hanno assicurato di no”
Peter annuì. Ricordava quando, un paio d’estati prima, lui, Ed e Lucy erano andati a trovare Digory nella grande casa fuori Londra, insieme a Eustace. In quell’occasione era arrivata anche Polly.
Il vecchio professor Kirke e la sua migliore amica avevano ascoltato le nuove strabilianti avventure di Nanria, e poi avevano tolto ogni dubbio ai ragazzi: se uno di loro due fosse stato il detentore della Spada di Rhoop, l’avrebbero avvertito, percepito.
“Ma io e Polly abbiamo già dato a Narnia tutto ciò che potevamo” aveva detto Digory.
“Peter” continuò Edmund. “E se non trovassimo mai il settimo Amico di Narnia?”
“Non è possibile. Non essere sempre pessimista”
Edmund fissò il fratello con sguardo cupo. “Anch’io non ce la faccio più! Anch’io voglio tornare a Narnia! Vorrei poter rivedere nostra sorella, il mio migliore amico, i miei nipoti! Eppure Aslan non ci chiama, perché lo farà solo quando avremo trovato questo famigerato Amico. Ma se non lo trovassimo? Cosa succederebbe allora?”
“Ha detto che lo avrei trovato e lo troverò” rispose Peter, risoluto. “Ho completa fiducia in Aslan”
“Anch’io ne ho, ma quando accadrà? Quanto tempo passerà ancora? E quanto ne sarà passato laggiù? Non mi stupirei di trovare Rilian e Myra già adulti, e a quel punto Caspian e Susan potrebbero essere…”
Edmund si fermò prima di pronunciare quella terribile parola che rimase sospesa tra loro.
Peter lo fulminò con un solo sguardo. Lo sguardo del Re Supremo, davanti al quale il Giusto chinò il capo.
“Scusa”
“La possibilità che Caspian e Susan siano…” Peter prese un respiro, “non la devi nemmeno prendere in considerazione”
“Lo so, ma…” Edmund strinse i pungi. “E’ frustrante quest’attesa, molto più delle altre volte. Tu e Lucy sembrate così tranquilli…”
“Non è facile per nessuno, Edmund. Tantomeno quando sai che c’è una persona che ti aspetta, e che non vedendoti tonare potrebbe pensare che l’hai abbandonata”
Gli occhi di Peter divennero tristi. Immensamente tristi.
“No, Miriel non lo penserebbe mai” cercò di rassicurarlo Edmund.
Un attimo di silenzio, nel quale il nome della Driade li riportò tra i ricordi.
Poi, con uno sforzo immane, Peter si mosse, lentamente, afferrò il coltello e tagliò due fette del dolce di Lucy.
“Ne vuoi anche tu?”
“Eh?” fece Edmund, per un momento smarrito. “Ah, sì…”
Quando fecero per uscire dalla cucina, Peter disse: “Ed, che impressione ti ha fatto Jill?”
Edmund si volse indietro, la mano sulla maniglia. “Buona, direi. E’ simpatica” sintetizzò con un’alzata di spalle.
“Io ho come avuto l’impressione di conoscerla” aggiunse Peter, la fronte aggrottata in un’espressione pensosa. “Guardandola parlare con Lucy ho avuto come la sensazione che fossero…simili. Non saprei dirti come. Ho pensato che lei…bè, che abbia qualcosa di speciale.”
“Vuoi dire che…” balbettò Edmund.
“Non lo so. Non ne sono sicuro” si schermò Peter.
Peter è l'unico che non è cambiato per niente! Ed è quasi rassicurante questo anche perchè è una figura-colonna ed è bello vedere tutti cambiati comunque come è giusto che sia al pari passo del loro aspetto anche comunque nelle esigenze che la nuova età esige, ma lui comunque è cresciuto, si è formato ed essendo Re Supremo ha una peronalità più salda e il fatto che sia fidanzato ufficialemente con Miriel anche aiuta questo. Le sue preoccupazioni sono comprensibili ovviamente lui cela farà a trovare la Settima Amica di Narnia anzi effettivamente l'ha gia trovata! sene devve solo rendere conto!
C’erano decine di momenti meravigliosi durante le sue giornate, ma quello che Susan adorava più di tutti era concedersi una passeggiata sulla spiaggia, la mattina presto. A volte era sola, quando Caspian si svegliava prima di lei e non poteva andare con lei, richiamato dagli impegni di corte. Di solito, però, lui l’accompagnava sempre: mano nella mano, a piedi nudi sulla sabbia, le onde che lambivano leggere la loro pelle, la brezza mattutina che li costringeva a stringersi l’uno all’altra, sedendo in riva al mare a guardare il sole sorgere.
Quando loro due erano gli unici già svegli, mentre tutta Narnia ancora dormiva.
Erano istanti magici, rilassanti, speciali, pieni di tenerezza e qualche volta di passione.
A volte, infrangere le regole era piacevole…
Ma se con loro c’erano anche Rilian e Myra, allora si divertivano a giocare, costruendo castelli di sabbia, raccogliendo conchiglie, rincorrendosi sulla spiaggia.
Poi tornavano di corsa al castello, richiamati dai servitori che, puntuali, ricordavano ai Sovrani i mille obblighi del giorno.
Erano un Re e una Regina, ma Cornelius, Miriel, Briscola e altri, riuscivano anche a vederli per quello che erano davvero: giovani.
Caspian aveva ventisei anni, Susan ventitré. Qualche volta, tornare ragazzini era più che lecito, e inevitabile.
Nonostante questo, nonostante la giovane età, erano due Sovrani e due genitori esemplari.
Susan istruiva personalmente i due principi, aiutata dal dottor Cornelius. Caspian, benché avesse meno tempo di lei, cercava sempre di essere presente.
Erano consapevoli di avere una doppia responsabilità: oltre a imprimere ai loro figli i giusti principi e valori, un giorno quei bambini sarebbero divenuti un Re e una Regina, e Caspian e Susan avevano un’idea molto precisa su come dovevano venire allevati per essere all’altezza del loro titolo.
Accettavano consigli, ma non si facevano influenzare.
Amavano i loro bambini con tutto il cuore. Li coccolavano, giocavano e studiavano con loro. Erano un padre e una madre affettuosi, ma anche severi quando serviva: Rilian e Myra non erano esenti dai rimproveri, e nemmeno da qualche bella sculacciata.
Avevano impartito loro le buone maniere e la disciplina, l’amore e il rispetto altrui, e soprattutto la fede in Aslan.
I gemelli adoravano ascoltare le vecchie storie di Narnia, soprattutto quelle in cui comparivano i loro zii e i loro genitori insieme al Grande Leone.
Avevano un solo ricordo di Aslan e pochi della famiglia della madre. Ma di Peter, Edmund e Lucy avevano visti i ritratti sia sui libri, che nella lunga Sala dei Dipinti di Cair Paravel (dov’erano appesi tutti gli affreschi dei Sovrani di Narnia dall’inizio dei tempi). Erano stati anche alla Casa di Aslan: Caspian e Susan li avevano portati laggiù qualche volta. Avevano anche visitato la Tavola di Pietra, Lanterna Perduta, la Diga dei Castori, il vecchio castello del defunto zio di loro padre, e tutti gli altri luoghi che apparivano nelle storie che Susan raccontava loro ogni sera prima di addormentarsi.
Non erano di aspetto identico. Rilian somigliava a Caspian in tutto e per tutto, tranne che per gli occhi, azzurri come quelli di Susan. Ma i capelli erano scuri come quelli di suo padre. Fin in tenera età, si rivelò essere un bambino coraggioso e un po’ spericolato, troppo a volte, con una spiccata curiosità e un’attitudine naturale per il tiro con l’arco e la scherma.
Myra, invece, assomigliava molto alla madre, con gli stessi lineamenti dolci, lo sguardo gentile e il carattere amabile e generoso. I capelli erano come quelli di sua madre, lunghi, dritti, di un bel castano lucente. Gli occhi invece erano quelli del padre, anche se non così scuri e profondi, ma di una bella sfumatura color nocciola scuro. Amava lo studio e la tranquillità, ed era una provetta cavallerizza.
Briscola li chiamava affettuosamente Caspian e Susan in miniatura.
Come tutti i fratelli, anche Rilian e Myra talvolta bisticciavano (lui le tirava i capelli e lei qualche calcio) ma per la maggior parte del tempo andavano molto d’accordo. Dove c’era l’uno c’era anche l’altro, complici di innocenti marachelle al povero vecchio Cornelius, che li considerava un po’ come dei nipotini. Avevano un legame molto forte, e questo loro attaccamento dipendeva soprattutto dal fatto che fossero gemelli. Separarli per troppo tempo era impensabile. Avevano ognuno la sua camera, ma spesso li si trovava a dormire assieme.
Le scene familiari sono le mie preferite! Quando narri della famiglia di Caspian e Susan devo ammettere che mi scende una lacrima :') perchè sono sempre stata fan del loro amore e adesso vederli così felici in pace, a Narnia, con dei figli bellissimi, cito la Dolce dicendo "cosa potrei chiedere di più?" :') fai emozionaare il modo in cui lo racconti, ne parli è splendido e ti devo ringraziare per queste grandi emozioni che mi porti ogni volt che scrivi :')
Quella mattina di maggio, nella quale niente sembrava poter turbare la pace del regno, Rilian e Myra dormivano ancora, e Caspian e Susan erano scesi in riva al mare, passando per la piccola scala di pietra nascosta sotto i tralci di gelsomino che cresceva sulla facciata ovest del castello, dove il balcone della stanza reale si affacciava sull’Oceano Orientale. La scaletta esterna girava per un piccolo tratto attorno alle mura e dava direttamente sulla spiaggia.
Il Re e la Regina la usavano spesso quando volevano scappare per un po’ dalle mura del palazzo, a volte opprimente, in quelle giornate oltremodo di stressanti, piene di visite di ambasciatori stranieri, ricevimenti, riunioni, pranzi e cene. Giornate nelle quali era perfino difficile dare un bacio ai propri bambini.
Fortunatamente non capitavano più così spesso, poiché dopo il secondo compleanno dei principi, nel quinto anno di regno di Caspian X, non solo il regno ma l’intero mondo di Narnia, entrò in un lungo periodo di pace.
Il sole era già sorto e faceva caldo. Fare il bagno fu piacevole.
“E’ presto per rientrare. Restiamo ancora un pò” disse Susan, quando uscì dall’acqua e vide Caspian porgerle gli abiti.
“Potrebbe vederci qualcuno. Il palazzo si sta svegliando, ormai”
Tornarono in camera e si asciugarono, continuando a chiacchierare allegramente. Susan strofinò energicamente i capelli di lui, e Caspian le pettinò la lunga chioma.
D’un tratto l’afferrò per la vita e la trascino sui guanciali, facendole appoggiare la schiena al suo petto.
“Sei un bugiardo senza ritegno” scherzò lei, mentre Caspian rideva e scendeva a solleticarle il collo con le labbra. “Non ti preoccupava affatto che qualcuno ci vedesse, avevi semplicemente in mente altro”
“Non lo nego” sussurrò il Re, continuando imperterrito ad assaporare la sua pelle.
Susan si voltò e gli fu di fronte. Si accomodò su di lui, allacciando le braccia attorno al suo collo. “Rilian e Myra saranno già in piedi” mormorò.
“Non, non penso. E’ presto”
Caspian iniziò a baciarla lentamente, prima le labbra, poi il viso, e infine scese di nuovo sul collo. Susan alzò il viso per permettergli maggiore accesso, lasciando andare un sospiro.
“Caspian…”
“Sì?”
“Cinque minuti?”
Lui rise. “Andata”
Il Liberatore la trasportò lentamente sotto di sé, cercando il contatto con il suo corpo.
“E la riunione di stamattina?” chiese Susan, ricordando all’improvviso che suo marito era atteso nella sala del Gran Consiglio di lì a poco.
Si fissarono un attimo soltanto.
“Al diavolo la riunione” sbuffò Caspian, rotolando sul letto con lei, cingendole i fianchi, iniziando ad approfondire il bacio. Le coccolò la schiena con delicate ma audaci carezze.
“Ho idea che i minuti diventeranno dieci” mormorò lei, facendogli una carezza tra i peli del petto, allungandosi per posarvi le labbra. “Facciamo anche quindici”
“Facciamo anche un’ora” la corresse Caspian, guardandola appena un attimo, prima di baciarla di nuovo.
Susan fremette tra quelle labbra meravigliosamente impazienti, tra quelle braccia forti che la facevano sentire protetta, sicura.
E vi furono solo le carezze di quelle mani grandi, delicate, gentili e bramose al tempo stesso, e i suoi occhi…Dopo anni, certe volte la facevano ancora arrossire.
Era un altro mondo. Non esisteva niente. Solo lui.
“Dovremmo farlo più spesso” disse piano, rilassata come non mai, sdraiata come lui a pancia sotto, l’uno a fianco all’altra. “Concederci queste mattine. Restare a letto un po’ di più”
“Sì, è vero”. Caspian le accarezzò la schiena, languidamente.
Susan si mosse appena. “Mi fai il solletico”.
Lui le sorrise, lo sguardo pieno d’amore e tenerezza.
Non riuscirono a staccarsi gli occhi di dosso.
Caspian la faceva quasi vergognare per come la faceva sentire in certe notti, in certi momenti, regalandole emozioni così forti da confonderla. Una vera signora non può provare certe sensazioni, o almeno così si diceva. Ma lui sapeva essere anche così dolce...
E anche quella mattina avrebbe dovuto arrossire fino alla punta dei capelli per il modo in cui si erano amati, e invece…sorrise.
Si sistemò meglio accanto a lui, voltandosi su un fianco e portandosi le lenzuola quasi fino al naso.
“Che c’è?” chiese il giovane.
Lei scosse il capo. “Niente”
Caspian si alzò su un gomito. “Dai, dimmelo”
Susan allungò una mano e con dita leggere giocherellò con una ciocca di capelli che gli ricadeva sulla fronte.
“Mi è piaciuto fare l’amore con te” sussurrò dolcemente.
“Anche a me”. Lui sorrise ancora e si chinò a baciarla. Poi si ridistese accanto a lei, avvicinando il viso a quella Susan, posando la propria fronte contro la sua.
“Certe volte…” disse la Regina, interrompendo quel tenero silenzio. “Certe volte mi capita ancora di sognare di lasciare Narnia, lasciare te. Penso che se dovessi tornare alla mia vecchia vita, ti giuro, potrei impazzire”
“Mi hai insegnato che i sogni che facciamo la notte sono solo sogni” disse lui, senza mai smettere di accarezzarle la schiena e le spalle, i capelli.
“Lo so. Ma certe volte mettono angoscia”
“Sei in ansia per qualcosa?”
Susan scosse il capo. “No. No, non c’è nulla che può turbarmi. Ho tutto ciò che desidero dalla vita. Ho l’amore, e sei tu: l’uomo e il marito più straordinario che esista”
Caspian sorrise di nuovo, allungandosi per baciarle una guancia, poi la spalla.
“Abbiamo due bellissimi bambini…”
“Due uragani” la corresse lui.
Susan rise. “Sì, è vero”. Appoggiò le mani al cuscino e poi vi poggiò il viso. “Tu, i nostri figli, la felicità, la pace a Narnia, la nostra gente e i nostri amici che vivono sereni... Cosa potrei chiedere di più?”
Caspian la strinse forte e si voltò sulla schiena, facendola sdraiare di nuovo su di sé.
“Potrei morire di te, lo sai?”
Susan appoggiò la testa al suo petto, posando il palmo della mano sul suo cuore. “Vorrebbe dire che mi ami?”
“Come il primo giorno”
Gli occhi della Regina splendettero di pura gioia.
Il Liberatore le strinse la mano e poi se la portò alle labbra. “Dovremmo vestirci”
“Già”
DEVI ASSOLUTAMENTE METTERLI DI PIU' MOMENTI DEL GENERE! SONO DA INFARTO!!! *__*!! i Supian sono in assoluto LA MIA COPPIA PREFERITA DI SEMPRE, non sono in Queen ma in tutto in ASSOLUTO! (per rispondere alla tua domanda di fine capitolo) Sono una gioia quei due insieme poi li loro momenti intimi sono una grazia da leggere, naturalemente è merito tuo per come sai raccontare certe scene con una classe che non è da tutti rendendo il tutto frutto dell'amore più puro e immortale, ma ciò che forse le rende ancor più apprezzate da me è che i protagonisti sono i Supian!! xD Mettine di più ti prego!!! (in aggiunta mi permetto di dire che Susan non si dovrebbe vergonare di provare certe cose perchè apparte chè è sposata e in pratica si è sposata in bianco perchè era destinata a sposarsi con Caspian, ma anche perchè con uno come Caspian.. beh credo abbia l'appoggio di tutte xD ma è fatta così e la amiamo per questo! )
Fecero appena in tempo a ricomporsi che la porta si aprì con un tonfo.
“Mami, papi, sveglia!” gridò una vocetta infantile, mentre il suo proprietario saliva sul letto e si metteva a saltellare allegramente, come fosse la cosa più naturale del mondo. “Sveglia! Sveglia! Sveglia!”
“Rilian…” fece Caspian, con voce bassa e minacciosa. Si alzò di scatto a sedere e afferrò suo figlio, iniziando a fargli il solletico. “Piccolo terremoto, vuoi smetterla di farmi venire un colpo tutte le mattine?!”
“Aiuto!” gridò il bambino, ridendo come un matto.
“Mamma! Papà!” esclamò un’altra voce, mentre una bella bambina di sei anni entrava nella camera correndo e si arrampicava sul letto. “Lora dice che possiamo saltare le lezioni del mattino visto che è domenica, e scendere subito in giardino giocare. E’ vero? Possiamo?”
“Lady Lora, tesoro” la corresse Susan. “Certo che potete scendere”
Caspian le scoccò un’occhiata. “Subito?”
La Regina fece un sorrisetto furbo, afferrando il guanciale. “Bè…prima direi di…”
“NO!” esclamarono il principe e la principessa, cercando di scappare. Ma i genitori li avevano già riacchiappati e trascinati in una favolosa lotta coi cuscini.
Le risate e le piume invasero la stanza reale, così come i caldi raggi del sole di primavera che fecero capolino dalle porte del balcone, lasciate socchiuse. Un uccellino si posò sulla balaustra di pietra, sbirciando nella stanza e commentando con un cinguettio la scena che osservò per qualche secondo: l’amore e la felicità assoluti.
“Fermi tutti!” esclamò Caspian all’improvviso. “Mi è appena venuta un’idea”
Rilian diede un’ultima cuscinata a Myra, che cadde dal letto. La bimba sbuffò perché era stata battuta.
Caspian la tirò su senza sforzo, con un braccio solo. “Fatta male?”
“No, no”
“Bene, allora ascoltatemi: che ne dite di fare una gita, oggi pomeriggio?”
“Sì!” esclamarono in coro i gemelli.
Poi si voltarono tutti e tre verso Susan. Lei sorrideva.
“Sono assolutamente d’accordo”
“Evviva!” gridò Rilian. “Andiamo in gita!”
“E dove andremo, papà?” chiese Myra, con la sua vocina tranquilla come quella della madre, osservando il genitore, in attesa.
Caspian guardò negli occhi di lei, così simili ai suoi. “Ah…io…credo di non saperlo ancora”.
Scese un silenzio imbarazzante. Il Re si passò una mano tra i capelli, assumendo un’espressione smarrita, cercando aiuto nello sguardo di sua moglie.
“Lo so io” agì subito la Regina, battendo le mani una volta. “Prenderemo i cavalli e galopperemo fino a Bosco Gufo. In questa stagione è davvero una delizia per gli occhi. E sapete cosa faremo una volta là?”
“Cosa?” chiesero in coro i gemelli.
“Un bel pic-nic”
“E staremo fuori tutto tutto il giorno, mamma?” domandò Rilian.
“Vedremo”
I due principini furono entusiasti all’idea. Erano occasioni speciali quelle in cui trascorrevano una giornata intera da soli con i loro genitori, senza noiosi paggi e ancelle che dicessero sempre al Re e alla Regina che era tardi, che dovevano fare questo o quello.
Alcune volte, ai due fratellini sembrava che papà e mamma venissero ripresi e rimproverati più di loro.
Dopo colazione, il principe e la principessa scesero nel parco assieme a Lady Lora. Caspian arrivò in tempo per la riunione fissata per il mattino. Susan si recò in cucina a dare disposizioni per la preparazione dei cestini del pranzo, mettendoci lo zampino lei stessa.
Verso le undici si cambiarono, indossando abiti comodi e leggeri. Il cielo era di un azzurro profondo, preludio di una giornata perfetta. Portarono comunque appresso i mantelli, poiché in quella stagione la pioggia poteva sorprenderli all’improvviso.
Il clima era così bello che trasmetteva il buonumore in chiunque. Persino quel muso lungo di Drinian si lasciò andare ai suoi rari sorrisi, mentre vigilava sui gemelli che giocavano nel parco. Per lui e Lora erano stati una cura al grande dolore che li aveva colpiti tanti anni prima.
Destriero e Aurora (la bianca giumenta di Susan) erano già stati sellati quando la famiglia reale scese alle scuderie.
“Sicuri di non volere che prepariamo la carrozza, Maestà?” chiese il capo scudiero.
“Sicurissimo” rispose Caspian, dando una pacca amichevole sul dorso del suo cavallo.
Rilian e Myra lo raggiunsero assieme alla madre, eccitatissimi.
“Tutto pronto?” chiese il Re.
“Direi di sì” fece la Regina, fissando le ceste alle selle.
Caspian prese braccio Myra e la posò sulla groppa di Aurora. Subito la bambina si mise a sedere all’amazzone, proprio come le aveva insegnato sua madre, rassettandosi la gonnellina rosa e osservando i goffi tentativi del fratello mentre cercava di salire da solo su Destriero.
“Ce la faccio” disse Rilian, protestando quando suo padre cercò di aiutarlo.
Il Liberatore sorrise, osservando il figlioletto saltellare su un piede solo, l’altro nella staffa.
“E’ troppo alto per te, Rirì” commentò Myra. “Lascia che papà ti aiuti, altrimenti faremo notte”
Rilian sbuffò e la guardò torvo. “Non siamo tutti bravi come te, Mia!”
“Su, su non bisticciate” li rabbonì Susan, salendo dietro la principessa. “Tua sorella ha ragione, amore, Destriero è troppo alto per te”
Rilian sembrò offeso e imbarazzato quando Caspian lo afferrò sotto le ascelle e lo posizionò sulla sella.
Il Re si issò dietro di lui e poi partirono, mentre Miriel, Clipse, Tara, Lora e Drinian salutavano, raccomandando la prudenza.
Procedettero al passo e uscirono in fretta dalla città, verso le praterie.
“Dovevamo portare i nostri pony” disse Rilian ad un tratto.
“Io ho un pony. Tu non sai ancora cavalcare” lo punzecchiò Myra.
“Non è vero, so cavalcare benissimo! E’ che voglio un cavallo come quello di papà”
“Quando sarai un po’ più grande, tesoro” disse Caspian. “Dai tempo al tempo, Rilian. Tra un paio d’anni sarai più alto di tua sorella e allora avrai un magnifico stallone tutto tuo”
Il bambino si voltò verso il Re, il malumore scomparso e sostituito da uno sguardo quasi adorante. “Veramente? Un cavallo vero tutto per me?”
Caspian gli sorrise e gli arruffò i capelli neri “Assolutamente sì. Io ricevetti Destriero in dono per il mio decimo compleanno”
“Io tra due anni ne avrò otto”
Il Re sorrise ancora. “Mi supererai, allora”
Rilian sfoderò un sorriso raggiante.
Intanto, dietro di loro, Susan stava rimproverando Myra.
“Non devi sempre ricordare a tuo fratello quello che non sa fare.”
“Ma Miriel dice che la sincerità è una qualità importante e io voglio essere sempre sincera”
“Una bugia a fin di bene qualche volta non fa male, soprattutto se si tratta di non ferire i sentimenti altrui”
“Quindi avrei dovuto mentire a Rilian e dirgli che è bravo a cavalcare anche se non è vero?”
“Sì”
La principessa guardò la madre con stupore. “E tu hai mai detto una bugia a fin di bene, mamma?”
“Qualche volta”. Susan staccò una mano dalle redini e sistemò il fiocchetto che la bimba portava sempre al lato del capo. Myra lo metteva per imitare sua madre, che nei capelli aveva sempre infilato il fiore blu che le aveva regalato il Re.
“Lo so che può sembrarti strano, Myra, che ti ho sempre insegnato a non dire bugie, ma ricordi cosa ho detto poco fa riguardo ai sentimenti?”
“Che non dobbiamo ferire quelli degli altri”
“Bravissima. Per cui, la prossima volta, incoraggia tuo fratello quando lo vedi in difficoltà. Lodalo per i suoi sforzi, anche quando non riesce in qualcosa. Miriel ha ragione: l’onestà è importante, ma a volte troppa sincerità può far male”
“Sì, ho capito” Myra sospirò. “Stavolta ho sbagliato io. Più tardi gli chiederò scusa”
Susan si chinò sulla bambina e le posò un bacio sul capo.
Raggiunsero Caspian e Rilian e cavalcarono fianco a fianco per tutto il tempo.
I due gemelli si scambiarono sguardi furtivi, mentre i genitori parlavano.
“Scusa Rirì” mormorò Myra, con sguardo sincero.
Lui distolse gli occhi azzurri da quelli nocciola di lei. “Sì, fa niente. Tanto tra un paio d’anni avrò un cavallo enorme tutto per me”
Myra spalancò occhi e bocca. “Non è vero!”
“E’ vero, invece. Me la promesso papà” disse Rilian, per il quale le parole di suo padre erano sacre.
Ricominciarono a bisticciare, ma in modo più scherzoso e presto i loro genitori si unirono alle risate che scaturirono dalla infantile discussione.
“Ve bene, adesso basta” disse infine il Re di Narnia, spronando Destriero al galoppo. “Facciamo a chi arriva prima al fiume”
“Non vale, siete partiti prima!” esclamò Myra, mentre Susan incoraggiava Aurora con un lieve colpo sul fianco.
I cavalli attraversarono un basso torrente, spruzzando lievemente d’acqua gli abiti dei loro cavalieri, risalendo poi sulla riva opposta.
La famiglia reale seguì il fiumiciattolo, che non era altri che un piccolo affluente del Grande Fiume, il quale percorreva Narnia da ovest a est, estendendosi per tutto il regno e oltre come un enorme serpente azzurro. Presero il sentiero che portava verso nord, lasciandoselo alle spalle.
Le loro risa si unirono ai suoni della foresta: canti d’uccelli e brusii di insetti che riempivano l’aria insieme ai profumi primaverili. Il paesaggio era un alternarsi di sfumature: macchie di colori sgargianti di fiori blu, rossi, gialli, bianchi, lilla e arancioni, il predominante verde dell’erba e degli alberi, la terra bruna, i riflessi dorati del sole tra gli alberi.
Incrociarono alcuni abitanti delle foreste: lepri, una famigliola di cinghiali, Fauni, Driadi e Amadriadi, e poi un gruppetto di Nani che tornava a casa per il pranzo di mezzogiorno. A Susan ricordarono tanti i sette nani della favola di Biancaneve.
La famiglia reale percorse un pezzo di tragitto assieme a loro, scendendo da cavallo e procedendo a piedi, finché non presero due strade diverse e dovettero salutarsi.
“Che Aslan benedica le Loro Maestà e le piccole Altezze Reali” li salutò il capo dei Nani, togliendosi il cappello, prima di sparire tra i cespugli insieme ai suoi compagni.
Rilian e Myra rimanevano sempre molto ammirati dall’affetto che gli abitanti di Narnia dimostravano nei confronti della loro mamma e il loro papà, quando si fermavano per salutarli. Erano davvero molto amati e i due bambini si sentivano fieri di averli per genitori.
E il Liberatore e la Dolce erano fieri di loro.
Si trovarono ora al limitare di una bassa collina, spronarono i cavalli al galoppo, e quando furono sulla cima, davanti a loro apparve una boschetto circondato da querce, noci, betulle e abeti.
“Eccoci” disse Caspian, iniziando a discendere subito il pendio opposto.
Si inoltrarono nel bosco quando il sole aveva ormai superato lo zenit. Era quasi l’una del pomeriggio e i bambini erano affamati. Sostarono in una radura verde e ondulata, al centro della quale uno laghetto dominato da una famigliola di tartarughe.
“Oh, è davvero incantevole!” esclamò Myra, quando vide i mille fiori selvatici che crescevano dappertutto: anemoni, campanule, denti di leone, margherite, narcisi e tantissimi altri. Myra ne conosceva il nome di ogni specie, mentre Rilian riconosceva gli insetti.
“Quello lì sull’albero è uno scarabeo stercorario e questo qui è un coleottero della famiglia delle Chrysomleidae”
Myra cacciò un urlo quando suo fratello le mostrò l’insetto che portava sul dito: una minuscola bestiolina dalla corazza verde e rossa.
Lei gridò e fuggi da lui, e il bambino la rincorse per tutto il prato con il coleottero in mano. “Non ti fa niente, Mia, è innocuo!”
“No, no, mi fa impressione!”
“Non fatevi male” li ammonì Susan, mentre si accomodava sotto un ciliegio in fiore e iniziava a stendere a terra la coperta e le varie leccornie.
Caspian tolse le selle a Destriero e Aurora, lasciandoli liberi di correre per la radura. Era giusto che anche loro godessero di quella giornata. I due cavalli andarono subito ad abbeverarsi allo stagno e poi iniziarono a brucare l’erba. Anche loro dovevano ristorarsi dopo la lunga cavalcata.
Il Liberatore si sdraiò sotto il ciliegio accanto alla Regina, ma senza mai perdere di vista un momento i gemelli, che nel frattempo avevano fatto amicizia con le tartarughe. Erano animali parlanti.
E a proposito di animali parlanti...
“Bu-hu, chi fa tutto questo chiasso?” fece una voce sopra le loro teste dei Sovrani.
Il Re e la Regina alzarono gli occhi, e tra i petali rosa e le foglie videro una massa di penne candide. Poco dopo spuntò una testa, un becco, e due occhi arancioni semichiusi.
“Buongiorno Pennalucida!” salutarono in coro.
“Giorno?” fece il gufo. “Ah, allora non è ancora il momento di svegliarmi. Uh-uh, ma chi è che parla?”
Il grosso volatile aprì le ali e le stiracchiò. Tirò la zampa destra e per poco, sostenuto solo dalla sinistra, non cadde dal ramo.
“Oh, uh! Le Loro Maestà!” arrossì tra le piume, ricomponendosi in fretta. “Non vi avevo riconosciuto, perdonatemi. Sono un po’ intontito, sapete, a quest’ora di solito dormo”
“Perdonaci tu, Pennalucida” disse Susan. “Vuoi che ci spostiamo?”
“No, no, Regina. Ma dico, cosa vi porta qui?”
Caspian si raddrizzò e si mise seduto. “Siamo venuti a fare un pic-nic. Non volevamo disturbare la quiete del vostro bosco”
“Nessun problema, Sire! Ci sono tanti animali che fanno chiasso, soprattutto in questa stagione. In primavera il mondo si risveglia. Per questo preferisco l’inverno, così tranquillo…”
“Sei davvero sicuro che vada bene se restiamo sotto il tuo albero?” chiese ancora Susan.
“Sì, sì...” annuì il gufo, sbadigliando.
Sotto le fronde del ciliegio, il caldo si attenuò e si alzò un bel venticello.
Caspian e Susan richiamarono i bambini per pranzare e presentarono loro Pennalucida. Chiacchierarono un po’ con lui, ma d’un tratto, a metà del discorso, notarono che il gufo era già bello che riaddormentato.
“Mi ricorda Grande Quercia” commentò Caspian. “Sta sempre a dormire”
“Non sta bene dire certe cose” sorrise Susan, porgendogli una fetta di dolce. “Questo l’ho fatto io”
Dopo pranzo, si fecero una nuotata nello stagno tutti insieme. Poi, Rilian e Myra chiesero il permesso di inoltrarsi un poco nel bosco.
“Non so…” fece Susan, apprensiva.
“Li accompagnamo noi” si offrirono le testuggini (madre, padre e cinque piccoli). “Non ci sono pericoli tra i nostri alberi, Maestà”
“Va bene” acconsentì Caspian, “Ma rimanete dove posiamo vedervi”
Così, i due bambini si allontanarono un poco. Il Liberatore e la Dolce rimasero sulla sponda del lago.
“Non avresti dovuto mandarli” disse Susan d’un tratto. “Non sono tranquilla”
“Calmati, amore, non c’è niente che non va” la rassicurò Caspian, posando una mano su quelle di lei.
La giovane sospirò, guardandolo ansiosa.
“Sue, non puoi tenerli sotto una campana di vetro”
“Non ho mai detto nulla del genere, ma hanno sei anni, sono così piccoli e indifesi…”
“Io scommetto” sorrise lui, scostandole una ciocca di capelli dalla spalla, “che se dovessero trovarsi davanti un serpente marino, sarebbero meno terrorizzati di noi”
“Myra odia i serpenti” rispose la Regina, le spalle rigide.
La battuta non la fece ridere come Caspian aveva sperato.
“Susy, rilassati”
Lei si passò una mano sul viso. “Oh cielo, scusami. Io…non so cosa mi prende”. Sospirò, cercando di calmarsi.
“E’ per il sogno che mi ai raccontato stamani?” chiese lui, guardandola attentamente.
Negli occhi celesti della Regina passò un lampo di terrore. “No, non proprio. Non è lo stesso, è un altro sogno che ho fatto qualche sera fa. Si tratta di…”. S’interruppe e tremò un poco. “Di lei”
Caspian la fissò, divenendo molto serio. Sapeva a chi Susan si riferiva. Non la nominavano da anni. “L’hai sognata? Hai sognato la Stre…”
“No, non dirlo!” esclamò la Dolce, posandogli un dito sulle labbra. “Non pronunciare il suo nome. Ho paura che se lo facciamo, lei possa tornare”
“Sue, è impossibile”
“Lo so, lo so, ma… allora perché? Perché l’ho sognata?”
Lui le accarezzò le braccia. “Perché non me lo hai detto prima?”
“Non lo so. Forse perché non volevo rovinare questa magnifica giornata. Forse perché non volevo pensarci, e perché non volevo darti preoccupazioni. In fondo è vero, hai ragione tu: un sogno è solo un sogno”
Susan cercò di scacciare l’inquietudine, di pensare che non sempre i suoi presentimenti si avverassero. Il punto era che si stava ingannando: i sui presentimenti, di solito, si avveravano sempre.
Ma non era il tipo di persona che si fa condizionare da un semplice incubo. Cercò di non farsi sopraffare dall’emotività.
Le accadeva tutte le volte… Tutte le volte che uscivano, o che doveva partire per un qualche viaggio insieme a suo marito e lasciarli al castello. Allontanarsi dai suoi figli era motivo di grande ansia per lei. Avrebbe sempre voluto essere vicino a loro per proteggerli da ogni male.
Sapeva che anche Caspian provava lo stesso desiderio di protezione, ma lui non era così apprensivo. Sapeva dominare meglio le sue emozioni, così da non risultare opprimente.
Non che Susan lo fosse, ma in ceti momenti...
“Vuoi tornare a casa?” le chiese poi Caspian.
Lei scosse il capo. “No, però andiamo a cercare i bambini. Voglio tenerli vicino a me”
Il Re si mise in piedi senza dire niente, porgendole le mani. Susan le afferrò saldamente e si lasciò sollevare.
“Non voglio diventare una madre assillante”
“Non lo sei”
“Mi dispiace, ho rovinato il nostro pomeriggio insieme. Mi sento così sciocca…”
“Susan, è normale che tu tema per loro” disse Caspian, abbracciandola per un momento. “Ma non c’è niente di cui tu ti debba preoccupare. Guardati attorno: vedi pericoli mortali?”
Lei storse le labbra e poi sorrise. “No”
Caspian la strinse di più, poi la sollevò e lei volteggiò tra le sue braccia, ridendo con lui. Quando la rimise a terra, il sorriso era ricomparso sul suo viso.
“Questa è la mia Susan” disse il Re, accarezzandole una guancia.
Lei si alzò in punta di piedi, appoggiandosi a lui e baciandolo sulle labbra. “Scusami”
Lui rispose al bacio e poi la prese per mano. “Dai, andiamo a cercarli”
Ancora momenti familiari! oggi vuoi uccidermi di diabete per la dolcezza di la verità! xD Sembro una bambina in un negozio di caramelle però vabbe sono così quando leggo di scene del genere!! Sono così dolci, belli da lasciare il fiato! quei ragazzi meritano il meglio che esista al mondo e spero che le cose anche se si complicheranno come è destinato ad essere spero potranno non soffrire troppo perchè a tutti e quattro li ho presi davvero a cuore. Susan meritava tutto questo, Caspian anche, e erano destinati ad essere l'una appartenente all'altro, si appartenevano da quando si sono visti la prima volta dopo il primo scontro tra Peter e Caspian, quello sguardo era solo un preannuncio di ciò che sarebbero stati ed è un amore cosi da favola (mi fa ricordare la canzone dei Modà- Favola sembra adatta ai Supian, su questa canzone oppure una dei The Calling- Wherever you will go ci potresti fare un video di Night&Day ), così puro,unico, speciale,immenso e infinito che farebbe sognare a chiunque di averne uno così, qualcuno che ti guardi come Caspian fa con Susan e viceversa.
Per questa volta ho finito, preferisco non commentare ancora i cattivi perchè preferisco spendere qualche parola quando avranno effettuato qualcosa in modo pratico, e perchè non voglio rovinare questo momento pieno di sentimenti positivi parlandone, l'unica cosa che voglio dire e che: ma quante vite ha Jadis!?!?!? No davvero questa fa concorrenza ai gatti!! Che la odio è palese ma davvero quand'è che si leva di torno!?!? Ha tante vite come Voldemort! Forse di più >.<
Scusami per le mie mega recensioni! Lo so he sono pallose da leggere, ma è da quando sono piccola che è così, se inizio a scrivere non finisco più xD perdonami ma la lughezza delle mie recenzioni è proporzionale all'ammirazione che provo nei tuoi confronti come scrittrice e a quanto ami la tua storia!
Al prossimo capitolo! Sarà emozionante come sempre , di questo ne sono sicura!
Bacioni <3
ps: mi hai lasciato a bocca aperta! Non sapevo che Anne e William fossero stati insieme! Li ho sempre visti come fratello e sorella, mai potuto associarli in quel modo! E poi Anne sta meglio con Ben xD xD pero vabbe il mio giudizio è condizionato xD
sono d'accordo sulla fanfic sul cast sarebbe bellissima e qualcosa mi dice che sarebbe anche molto divertente!! (Recensione modificata il 30/01/2014 - 06:37 pm) |