Ciao!
Ho scoperto la tua storia per caso, alla ricerca di qualcosa di leggero, e devo dire che all'inizio l'ho cliccata solo perché ero attratta dalla parola "Tassorosso". Sarà perché sono un Tasso su Pottermore, sarà perché ho un attaccamento viscerale ai sottovalutati, ma un titolo come il tuo mi fa effetto calamita.
Sempre a proposito di titoli, lasciami spendere due parole per la scelta stilistica dei titoli chilometrici dei capitoli. Mi piace. Mi piace assai. Sono divertenti, sanno un po' di parodia dei romanzi di un tempo, quelli in cui la protagonista femminile era sempre un'eterea verginella in grado solo di cacciarsi nei guai.
Il che, guarda caso, mi offre il destro per spiegarti come mai io sia arrivata fino in fondo nonostante, di norma, non legga letteramente mai nulla sulla Nuova Generazione: i personaggi. Di solito prendo con le pinze le storie in cui gli OC hanno un'importanza fondamentale, perché sono fin troppo cosciente di come il rischio Mary Sue sia costantemente in agguato, ma i tuoi mi sono veramente piaciuti. Finora nessuno è troppo perfetto per essere vero, sono ragazze e ragazzi a tutto tondo, ciascuno con le proprie stranezze. Mi sento una traditrice a dirlo, ma la mia preferita in tutta la baracca è Jeanie. Mi spiace un po' per Serena, che comunque ha tutto il mio supporto e un simpatico stacchetto da cheerleader con ponpon gialli e neri in omaggio, ma ho un amore incondizionato per le figure di secchiona con qualche difficoltà a lasciarsi andare.
Tanto per continuare lo sproloquio su quanto adori il cast di questa storia, permettimi di fare un inchino di fronte alla scelta dei nomi, perché c'è tutto. Ma veramente tutto.
C'è Jeanie Joy con la sua allitterazione. Vuoi mettere? Non esiste storia potteriana che si rispetti senza almeno un nome con iniziali doppie o magari triple.
Ci sono Chelsea e Candice con la stessa iniziale, e di nuovo punti per la figura retorica, oltre che per aver dato a una famiglia inventata un "tema ricorrente" nella scelta dei nomi. Le gemelle Patil in lingua originale cominciano entrambe per P, Padma e Parvati, tanto per dirne una. I Gaunt, sempre in inglese, tutti con la M: Marvolo, Morfin e Merope.
C'è Rosemary Higgs che rispetta la solita, eterna regola dei nomi floreali: la Rowling non è mai soddisfatta se non infila uno o più nomi di fiori o piante in ogni generazione, ed è giustissimo e intelligente che tu abbia fatto lo stesso, in particolare per una Serpeverde che sospetto provenire da una famiglia tradizionalista (subodoro una parentela con Terence Higgs, il Cercatore precedente a Draco. Qual è il grado?). Che poi, i nomi di fiori in Harry Potter sono ovunque, anche tra i Nati Babbani, ma solo nell'anno dei nostri eroi abbiamo due ragazze Serpeverde in quel filone: Pansy vuol dire "viola del pensiero" e Daphne etimologicamente significa "alloro". Un rametto di rosmarino ci sta, in tutto 'sto giardino botanico.
Poi: amo, amo, amo il tuo modo di fare l'occhiolino alla Hogwarts a luci rosse delle fyccine della peggior specie, pur continuando a rispettare lo spirito originario dei libri. Le voci sui festini che continuano a tornare ma che non vengono mai provate, soprattutto, sono un tocco di classe. Lo stesso dicasi per i vari riferimenti ad altre serie: non li capisco tutti al 100%, per esempio sono in grado di seguire i vaneggiamenti di Serena sui My Little Pony solo per sentito dire, ma so che i rimandi, quelli che afferro e quelli che non afferro, sono fatti con stile.
Ho temuto per un po' che la figura di Cunningham potesse essere troppo, anche se apprezzo la scelta di un cognome che cominci nello stesso modo ma non sia eccessivamente simile, ma una volta fatta l'abitudine alla sua presenza ho imparato a sorriderne senza farmi troppi problemi. Quando è comparso per la prima volta mi son detta: "Una strizzatina d'occhio va bene, ma una copia ambulante no, eh!". Invece l'idea sta cominciando a piacermi, dovevo solo scendere a patti.
Un'altra cosa che noto è che hai uno stile frizzante e scorrevole che è proprio quello che il mio cervello mi stava implorando di trovare. Si legge da solo, mai frasi troppo complesse ma nemmeno una particolare immaturità o povertà lessicale: è il giusto mezzo. Per una volta, i dialoghi mi sembrano naturali, anche quelli in cui l'imbarazzo sale alle stelle e il rischio di mettere in bocca ai personaggi una frase fatta dietro l'altra per levarli d'impiccio pure. Questo, ragazza mia, è un pregio. Dialoghi che sembrino "vivi" sono una vera rarità, specie su un sito di scrittura amatoriale. Sempre a proposito di parole, credo che il miglior indice di quanto ho gradito il tuo modo di scrivere sia la mia reazione all'uso piuttosto frequente di parolacce: assolutamente nessuna. Nessuna, perché ci stanno. Troppo spesso le parolacce sono gratuite, inserite a pioggia tanto per far sembrare i personaggi dei "duri", e non sai quanto mi irriti questo fenomeno. Le parolacce in generale non mi piacciono. Non che non ne usi mai, anzi, quando voglio sono una scaricatrice di porto, ma sono convinta che vadano adoperate con parsimonia, e non solo per educazione, ma perché a usarle troppo spesso perdono la loro forza, mentre se ti trattieni, ti trattieni, ti trattieni fin quasi a scoppiare e poi, quando la goccia fa traboccare il vaso, te ne esci con un bel "Vaffanculo", ha più sapore. Non trovi? Ecco, in questa storia le parolacce sono usate bene. Solo e soltanto dove ci vogliono veramente. Sono tante, ma mai troppe. A volte, non solo nelle storie, ma anche per la strada, incontro persone che ne usano così tante, ma così tante, che quando hanno finito di parlare ho bisogno di una doccia perché mi sento sporca. Serena & Co. non mi danno questa sensazione. Il Malefico Trio è simpatico così e non sarebbe lo stesso senza la sua scurrilità calcolata. Brava.
Ho solo alcuni punti che mi piacerebbe davvero che tu mi chiarissi. Non si tratta di veri e propri errori, tanto che non ho nemmeno il coraggio di metterti la bandierina neutra, solo di domande a cui una risposta dalla viva voce dell'autrice mi metterebbe il cuore in pace.
Punto primo: hai per caso intenzione di dirci di più, man mano che la storia procede, sulle circostanze esatte in cui Serena è stata ammessa a Hogwarts? Che io sappia, di solito gli allievi vengono solo dalle Isole Britanniche, e si presume che anche quelli il cui nome tradisce un'origine non inglese, come Cho Chang o le gemelle Patil, siano ormai naturalizzati. Si tratta di un'eccezione del tutto particolare? Se sì, com'è avvenuta? Altrimenti, devo immaginare che l'intera storia presupponga un cambio di politica da parte della scuola, che ha deciso di lasciar iscrivere anche maghi e streghe dei Paesi europei in cui manchi un grande istituto? Anche questo è possibile, dato che siamo dopo la fine. Tra parentesi, anch'io sono convinta (sigh...) che in Italia non ci siano le condizioni storiche e politiche per una comunità magica fiorente e complessa come quella inglese, e che un insegnamento formale della magia, se c'è, non possa essere concentrato in un'unica organizzazione delle dimensioni e della fama di Hogwarts. Su questa parte del ragionamento non ho proprio nulla da eccepire, ci mancano i fondamentali, mi spiace.
Punto secondo: mi stupisco che Serena non sappia niente, ma proprio niente, sulla seconda guerra magica. Che l'Italia non ne abbia sentito le conseguenze è molto probabile, che non sappia proprio tutto tutto è plausibilissimo, ma la sua ignoranza assoluta mi sembra davvero strana, se non altro perché gli eroi di guerra saranno certamente finiti sulle figurine delle Cioccorane. E poi, anche non sapendo perfettamente la lingua, bisogna essere dei pessimi osservatori per non notare che la gente sviluppa una strana tendenza a bisbigliare e darsi di gomito quando alcuni compagni passano. Possibile che in sei anni non le sia mai venuto in mente di chiedere alle sue amiche come mai tutti quanti fissassero i Potter e i Weasley? Dopotutto, la gente al binario nell'Epilogo lo faceva. Poniamo anche che il resto della popolazione della scuola si sia abituata a vederli in giro, dato che durante la tua storia sono già grandi. Ma Serena si è persa per un pelo il primo arrivo a scuola di James e ha assistito a quelli di Albus, Rose, Hugo e Lily, se ho fatto bene i conti. Non capisco come mai non le sia venuto mai un sospetto.
Punto terzo: sbaglio o hai un odio particolare per la traduzione "Paciock"? Perché mi è parso di notare che "Longbottom" fosse l'unico termine che hai mantenuto in lingua originale. Mi piacerebbe che tu mi spiegassi questa scelta, perché normalmente storco un po' il naso di fronte alle storie che usano in parte i nomi italiani e in parte quelli inglesi: o tutto o niente.
Punto quarto: comprendo solo fino a un certo punto la fissa per i prodotti Kinder. Fossero dolci fatti in casa, magari, potrei anche capire il valore sentimentale del farseli mandare da casa, ma ormai credo che li vendano anche all'estero. Sono il legame di Serena con il mondo Babbano, e va benissimo, ma da lì a ergerli a emblema della sua italianità... Magari, se ci avessi detto anche la sua regione di provenienza e avessi messo nel Pacco qualcosa di tipico che fosse anche facilmente trasportabile, saresti stata leggermente più coerente. E per la conservazione, non credo che dei comuni raffreddatori smettano di funzionare a Hogwarts. Pesano, per carità, e quindi poveri gufi, ma abbiamo già visto che se l'oggetto è grosso può essere trasportato da più di uno, per non farli stramazzare. Se il principio è puramente meccanico, l'aggeggio Babbano va. Se c'è di mezzo dell'elettronica, addio. Per esempio, gli orologi meccanici funzionano e quelli digitali credo di no, perché dentro i primi ci sono dei semplici ingranaggi che non temono interferenze. Allo stesso modo, non è che il ghiaccio perda il suo potere di preservare i cibi deperibili solo perché l'ambiente è magico.
Dopo tutta questa tirata, non preoccuparti: la storia mi piace ancora, e parecchio. Non lasciarti spaventare. Se ho messo la storia nelle seguite un motivo c'è, anzi, più di uno, e non devi davvero preoccuparti per lo spazio che mi sono trovata costretta a dedicare alle mie perplessità, che è davvero eccessivo in proporzione ai gran sorrisi che la lettura mi ha regalato. Continuerò certamente a seguirti. Ti sei guadagnata una nuova fan. |